ALLA SCOPERTA DELLE

EDICOLE SACRE DI ROMA

 

INTRODUZIONE STORICA

 

     Le edicole sacre di Roma, dette anche “Madonnelle”, sono espressione della fede popolare, ingenua ma sincera, vengono realizzate in seguito a qualche evento miracoloso, per una calamità sventata, per una epidemia cessata, un’avvenuta guarigione, altre come espressione di fede di un committente. Intorno all’immagine sacra si disponevano ex voto da parte dei fedeli che avevano chiesto ed ottenuto una grazia. L’edicola sorge agli incroci delle strade per dare luce quando non esisteva l’illuminazione pubblica poichè la fiammella che ardeva perenne era alimentata dai devoti di quell’immagine. In certi casi l’edicola non ospitava un dipinto ma una scultura in terracotta o in gesso, un mosaico o una stampa. Sono tutte opere di anonimi artisti, non mancano però nomi illustri: Antonio da Sangallo il Giovane, Perin del Vaga, ed altri meno conosciuti ma artisti professionisti che hanno lasciato le loro opere nelle chiese romane: Bicchierari, Berrettoni, Moderati. La maggior parte risale ai secoli XVII-XVIII, quelle più antiche sono state portate nelle chiese nel periodo della Controriforma e rappresentano l’immagine più venerata nel luogo sacro. La presenza delle edicole sacre è molto numerosa e significativa a Trastevere e nei rioni Ponte e Campo Marzio, si potrebbe disegnare un itinerario solo per ciascuno di questi rioni. Negli anni dell’ultima guerra e dell’immediato dopoguerra ne sorsero molte altre soprattutto nei quartieri periferici.

     Il rapporto con le architetture di cui fanno parte ed il tessuto urbano fanno di queste immagini un’interessante testimonianza storico artistica della nostra città che non ha uguali per numero e pregio ad alcuna altra città italiana.

 

     Dal 13 settembre al 30 ottobre 1990 si è tenuta una mostra a palazzo Braschi, sede del museo di Roma, dal titolo “Edicole sacre romane, un segno urbano da recuperare”. La mostra ha sottolineato le implicazioni sociologiche, religiose e urbanistiche delle “Madonnelle” in vista della loro salvaguardia[1]. In vista del Giubileo del 2000 il Comune di Roma, allora era sindaco Francesco Rutelli[2], ha provveduto ad una verifica a tappeto dello stato conservativo delle edicole censendone circa 600 solo nel centro storico, selezionandone prima 180, poi facendo un’ulteriore selezione di 104, le più interessanti o a rischio, che ha poi provveduto a restaurare coinvolgendo i proprietari dei palazzi.

 

 

 

 

ITINERARIO

 

     L’itinerario inizia da piazza della Pigna dove, tra vicolo della Minerva e vicolo delle Ceste (dai fabbricanti di ceste che ebbero nella vicina via le loro botteghe, al n. 25 bel portale trecentesco della casa dei Porcari) si trova l’edicola:

 

Madonna col Bambino e i Ss. Pietro e Paolo, o Madonna di San Giovanni della Pigna una delle più eleganti di Roma. E’ posta sul fianco della chiesa di San Giovanni della Pigna[3]. L’affresco del Seicento, di ottima fattura, restaurato nel 1976, è incorniciato da due alte paraste ioniche, ognuna ornata di una pigna (dal nome del Rione) che sostengono un timpano triangolare spezzato con al centro la testa di un puttino e due ghirlande.

 

     In fondo al vicolo della Minerva c’è la piazza del Minerva con la splendida chiesa omonima, vero museo aperto (Cristo di Michelangelo e Cappella Carafa di Filippo Lippi). Si imbocca la pedonalizzata via della Minerva che costeggia il Pantheon ed in breve eccoci in piazza della Rotonda (nome che popolarmente viene dato al Pantheon perché di pianta circolare). Guardando di fronte a noi si trova l’edicola dell’:

 

Immacolata. Per dimensione, realizzazione e ubicazione una delle più belle e conosciute edicole mariane di Roma. Risale al Settecento. Entro una splendida cornice in stucco ecco l’immagine di Maria a grandezza naturale realizzata ad affresco. In alto una colomba, simbolo dello Spirito Santo, in basso un cartiglio con una scritta in latino relativa alla Madonna sovrastata da un lumino.

 

     Dalla piazza prendiamo verso Est via del Seminario (perché al n. 120 era il seminario fondato da Paolo III, oggi il seminario è a San Giovanni in Laterano), quindi a sinistra in via delle Paste (dai venditori di paste alimentari), su palazzo Borromeo troviamo l’edicola della:

 

Vergine. Il dipinto della Vergine appare un’immagine di ottima fattura risalente, secondo alcuni al Quattrocento, secondo altri è stato realizzato ancora prima, quindi una delle più antiche di Roma. Maria ha il viso avvolto nel manto celeste e sovrastato dall’aureola in atteggiamento di adorazione del Bimbo disteso sulle sue ginocchia. Invece il tabernacolo è del Seicento ed in stile Barocco. Al di sopra si trova un baldacchino in ferro battuto di epoca recente, anche l’immagine sacra è protetta da una grata in ferro.

 

     Ci aspetta un non breve trasferimento, alla fine di via delle Paste imbocchiamo e percorriamo verso Ovest via dei Pastini (per i rivenditori di paste alimentari) pedonalizzata, fino a tornare a piazza della Rotonda, proseguiamo verso Ovest per via Giustiniani (per la presenza del palazzo omonimo iniziato da Carlo Fontana e terminato dal Borromini, oggi appartiene al Senato, vi fu firmata la Costituzione), alla fine della strada giriamo a sinistra per via della Dogana Vecchia (perché vi era la Dogana fino al 1625) arriviamo a piazza di Sant’Eustachio, contigua ad essa eccoci giunti in piazza dei Caprettari (così chiamata dal mercato di capretti e agnelli, ad angolo con via Monterone era il manifesto con l’indicazione dei prezzi calmierati) dove sulla facciata di palazzo Lante (di Jacopo Sansovino per incarico di Leone X) si trova l’edicola della:

 

Presentazione al Tempio. E’ il prototipo delle edicole barocche, i raggi di un sole splendente sono il segno caratteristico di queste. Il dipinto è piccolissimo e si vede malamente per la presenza del vetro, messo a protezione, che ne riflette la luce. Con un po’ di attenzione si vedono Maria con il bambino in braccio ed un sacerdote. Risale al secolo XVIII.

 

     Torniamo sui nostri passi, piazza di Sant’Eustachio, via degli Staderari (così chiamata per la presenza di venditori di stadere e bilance in una strada parallela a questa e demolita per ingrandire palazzo Madama) fino a giungere nella moderna Corso Rinascimento (aperta nel 1938 sconvolgendo il carattere della zona). Andiamo verso Nord fino a piazza delle Cinque Lune (così chiamata dal palazzetto dei Piccolomini – ora non c’è più - con lo stemma della casata provvisto di cinque mezzelune crescenti con croce coricata), da qui si imbocca via dei Coronari (per la presenza di botteghe di venditori di coroncine e immagini sacre in quanto la strada era sul percorso dei pellegrini diretti a San Pietro, oggi tali botteghe sono state sostituite da quelle degli antiquari) fino a piazza San Simeone (della chiesa è rimasta solo la facciata e si trova in piazza Lancellotti), contigua si trova piazza Lancellotti (dal palazzo di Carlo Maderno[4], aveva una collezione di arte antica ora ai Vaticani e il Discobolo di Mirone poi venduto all’estero) dove si trovano le edicole gemelle del:

 

Redentore e della Vergine in preghiera. Sono ai lati del disadorno palazzo Lancellotti. Si tratta di due splendidi esempi di edicole barocche. Ognuna ha un angelo dalle lunghe ali sospeso sulle nuvole e volti di cherubini. Lanterne in ferro battuto illuminano le immagini. Il dipinto originale del Redentore era opera della bottega di Raphael Mengs[5] venne staccato a metà Ottocento e portato all’interno del palazzo, al suo posto una copia in affresco[6].

 

Sempre in via dei Coronari, angolo vicolo Domizio (dalla gens Domizia qui ricordata) ecco l’edicola dell’

 

Incoronazione della Vergine, più conosciuta come Immagine di Ponte. Nel 1523 il notaio Serra del Monferrato, proprietario del palazzo, diede incarico a Antonio da Sangallo il Giovane[7] di restaurare l’edicola in cattivo stato di conservazione. Su una parete di massiccio bugnato, su un angolo, sorge l’edicola, affiancata da due semicolonne e sovrastata da un timpano triangolare. Il Sangallo chiese poi a Perin del Vaga, allievo di Raffaello di eseguire “qualche onorata pittura”. Questa storia la racconta Giorgio Vasari che definisce il soggetto della pittura “Cristo quando incorona la Nostra Donna”. Il committente riuscì a sfuggire in maniera rocambolesca ai Lanzichenecchi durante il Sacco di Roma del 1527, rifugiatosi in Castel Sant’Angelo, vi morì per infarto appena varcata la soglia[8]. Dopo il restauro del 1968 si può vedere qualche frammento attraverso un vetro impolverato.

 

     Da piazza San Simeone torniamo indietro per via dei Coronari per breve tratto. Volgiamo a destra per via Arco della Pace, proseguiamo per via della Pace, in questo punto ci dobbiamo voltare alle nostre spalle per vedere il meraviglioso complesso della chiesa di S. Maria della Pace di Pietro da Cortona con all’interno le Sibille di Raffaello e la cappella Cesi di Michelangelo, nell’adiacente convento si trova il chiostro del Bramante. La prima a destra è piazza del Fico (da un fico solitario un tempo presente che dava il nome anche ad una osteria). Procediamo con cautela per via del Corallo (attenzione siamo contromano, il nome della via da una famiglia Coralli che aveva qui il suo palazzo dove morì il famoso astronomo padre Lais), quindi incrociamo via del Governo Vecchio e proseguiamo per via della Chiesa Nuova (sempre contromano) fino a giungere nella omonima piazza che ha l’impronta del genio del Borromini (per l’Oratorio dei Filippini, oggi archivio storico capitolino mentre la chiesa di Santa Maria in Vallicella voluta da Filippo Neri è di Martino Longhi il Vecchio, nell’interno tele del Rubens). Di fronte a noi la breve via Larga (aperta nel 1627 e così detta perché per i tempi era larga) porta in via del Pellegrino (perché percorsa dai pellegrini diretti a San Pietro e per una locanda che aveva l’insegna con un pellegrino). In questa via, all’altezza dell’arco di Santa Margherita, si trova l’edicola con la statua della:

 

Vergine col bambino. Una delle più famose edicole barocche di Roma, opera in stucco voluta dal card. Pietro Ottoboni nel 1716. Autore fu Francesco Moderati, scultore e stuccatore che realizzò varie opere nelle chiese della città. Si tratta di una delicata immagine della Vergine posta in una nicchia, al di sopra i raggi del Sole con due angeli, al di sotto il volto di San Filippo Neri che ha operato nella zona. L’aquila a due teste è simbolo della famiglia Ottoboni. Sopra a tutto un baldacchino in lamiera. Un’opera così sontuosa richiama le macchine da processione.

 

    Per via del Pellegrino e vicolo della Moretta (da un’insegna di farmacia con una fanciulla di colore, dal 1940 si è creato uno slargo per la demolizione di alcune case, si doveva aprire una via tra ponte Mazzini e corso Vittorio, una tela di Mario Mafai alla Gnam ricorda quegli anni e questo luogo) in breve arriviamo a via Giulia (la più lunga strada rettilinea di Roma di oltre un chilometro, prende il nome dal papa che l’ha voluta Giulio II), in questa via, sulla facciata del convento annesso alla chiesa di San Biagio della Pagnotta (detta così dall’uso di distribuire un pane nel giorno del patrono) ecco l’edicola della:

 

Vergine delle Grazie con il Bambino. Tra le finestre del primo e secondo piano del palazzo definito dei Sofà di via Giulia[9]. Si tratta di un grazioso tabernacolo del Settecento in legno dipinto a finto marmo sovrastato da timpano spezzato con l’iniziale di Maria Vergine. L’immagine è poco visibile nonostante fosse stata restaurata nel 1975.

 

     Percorriamo via Giulia verso ponte Sisto. Prima di palazzo Farnese voltiamo a sinistra per via dei Farnesi, al n. 82, tra due porte gemelle di un edificio del Settecento (Pontificia Università della Santa Croce[10]: biblioteca), ecco il:

 

Cristo Risorto. Non è una vera e propria edicola mariana, si tratta di un medaglione a stucco, appeso a un chiodo da nastri svolazzanti, con l’immagine ad altorilievo del Cristo Risorto, opera del 1734 di Pietro Bracci[11], scultore abbastanza famoso. Cristo è seduto sul sepolcro con la scritta Charitas.

 

     Proseguiamo per via Giulia, fino a piazza San Vincenzo Pallotti, da lì scavalchiamo il Tevere attraverso ponte Sisto (costruito sotto Sisto IV da Baccio Pontelli nel 1474, rappresenta l’unico ponte sul Tevere fatto costruire dai papi dopo oltre mille anni dai ponti romani, famoso è l’occhialone) per inoltrarci in Trastevere dove si trovano numerose edicole mariane. Dalla bella piazza Trilussa prendiamo, sulla destra del Fontanone, via di ponte Sisto, via di Santa Dorotea (nella strada la chiesa omonima dovuta all’arch. Giovan Battista Nolli, più famoso per la precisa carta di Roma del Settecento, dalla chiesa partì il primo movimento antiriformistico capeggiato da Paolo Carafa poi papa Paolo IV e San Gaetano da Thiene[12]), ed eccoci alla porta Settimiana. Qui si trova l’edicola della:

 

Orazione nell’orto. L’affresco è collocato sulle mura a sinistra della porta e vicino ad un modesto bar di periferia. E’ sormontato da un baldacchino ligneo, si tratta di un tema speciale per le edicole romane in genere dedicate alla Madonna con Bambino. Gesù è sulla sinistra, sulla destra appare un angelo che lo distrae dalla preghiera. L’autore dell’opera è certamente un pittore manierista della seconda metà del Cinquecento. L’ultimo restauro risale al 1995/96.

 

     Passiamo sotto porta Settimiana, percorriamo per breve tratto via della Lungara (per la sua lunghezza in rettifilo, è la strada del carcere di Regina Coeli), subito a sinistra si stacca via Corsini (dal nome del palazzo che è sulla destra oggi sede del museo Nazionale d’Arte Antica, in esso visse Cristina di Svezia e vi fondò un’accademia da cui nacque l’Arcadia, il palazzo venne sontuosamente ricostruito nel Settecento da Ferdinando Fuga), addossata al prospetto laterale di palazzo Torlonia ecco l’edicola della:

 

Madonna con bambino e i santi Gaetano e Antonio. Un certo Dionigi Alberti di Padova fece costruire l’edicola nel 1635 per atto di fede. In anni successivi e non precisati, al di sotto, è stato collocato un sarcofago romano strigilato adattato a fontana. Un bel connubio di fontana ed edicola sacra presente anche alla rampa di San Sebastianello presso piazza di Spagna.

 

     Torniamo alla porta Settimiana. Prendiamo via della Scala (prende nome da una scala di una casa in cui vi era una immagine della Madonna autrice di diversi miracoli tanto da convincere fedeli e autorità a trasformare la casa nell’attuale chiesa di Santa Maria della Scala opera di Francesco da Volterra, la facciata è di Ottaviano Mascherino, 1592), superiamo la piazza omonima, alla fine della via, addossata al fianco della chiesa di Sant’Egidio, ecco l’edicola dell’:

 

Assunta. Si tratta di un’immagine ad affresco risalente al Seicento, Maria è avvolta da un insieme di nuvole e circondata da angeli. Al di sopra un aggraziato baldacchino a punta, ai lati due pilastri con puttini. L’iscrizione non è più leggibile.

 

     Dall’estremità opposta prendiamo via della Lungaretta che passando per piazza Santa Maria in Trastevere e piazza Giuditta Tavani Arquati giunge a piazza Sidney Sonnino. Dall’attigua piazza G.G. Belli percorriamo i lungoteveri Anguillara, Alberteschi, Ripa, passiamo sul ponte Sublicio, finalmente la via Marmorata ci porta in piazza di porta San Paolo dove si conclude il nostro itinerario davanti all’edicola di:

 

San Pietro. Ecco un’immagine non dedicata a Maria o al Cristo. L’edicola è a forma di tempietto neoclassico come era il primitivo sepolcro di Pietro nelle grotte Vaticane[13]. L’immagine di Pietro, di stile michelangiolesco, è rivolta verso la città e protetta da un protiro. L’autore ignoto è dell’epoca di Sisto V[14], il santo ha in mano le chiavi e i libri sacri.

 

 

 

 

 

FUORI ITINERARIO

 

     A Roma vi sono ancora tante altre edicole sacre di particolare bellezza o significative dal punto di vista della ricostruzione della storia delle arti e tradizioni popolari. Per completare questo breve scritto ne menzioniamo alcune.

 

Edicole di importante valore artistico

 

     Per il loro alto valore artistico due non sono da perdere. La prima edicola è quella della Consolatrice degli afflitti, si trova sull’abside della chiesa di Santa Maria della Consolazione nella via omonima sotto il Campidoglio, merita una visita perché è opera firmata dal pittore Niccolò Berrettoni, allievo di Carlo Maratta, autore degli affreschi della cappella di Sant’Anna nella chiesa di S. Maria in Montesanto a piazza del Popolo. Questa edicola fu realizzata per ringraziamento della fine dell’epidemia di peste del 1656-7 come ricorda l’iscrizione posta sotto l’immagine.

     Un’altra importante edicola è quella della Madonna di via dell’Anima posta in una monumentale finestra che si apre sul retro della chiesa di Sant’Agnese in Agone. L’immagine è attribuita ad un anonimo pittore romano del secolo XIV seguace di Pietro Cavallini[15]. Il vetro è purtroppo appannato e non permette di vedere bene l’immagine.

 

Edicole espressione di arte povera

 

     Sono le edicole di più spontanea devozione popolare, non c’è la mano di un artista, sono povere ma testimoni di avvenimenti anche importanti.

     La Vergine dell’Isola Tiberina si trova alla base del campanile della chiesa di San Giovanni Calabita. Si narra che durante la disastrosa piena del Tevere del 1577 il lumino posto alla base dell’immagine sacra, continuasse ad ardere. L’immagine fu traslata all’interno della chiesa, una copia fu collocata al suo posto, il tabernacolo ligneo del 1930 è opera dell’architetto Cesare Bazzani[16].

     In via del Banco di Santo Spirito si apre un oscuro sottopassaggio dove è collocata una immagine di Maria Santissima affrescata su pietra a forma ovale. Si tratta di una pittura ottocentesca di nessun valore artistico ma caratteristica del gusto popolare. E’ stata restaurata negli anni Ottanta, il fondo celeste, l’arco a cortina di mattoni, i resti di un cielo stellato sono tutti elementi di un’arte povera.

     La Vergine col Bambino tra via della Pace e piazza del Fico è una delle più povere della città ed una delle pochissime che conserva il tabernacolo in legno. L’immagine non è probabilmente quella originale, le corone d’argento e gli ex voto a forma di cuore la circondano. Un piccolo crocifisso, una misera mensola per i vasetti con i fiori, rendono l’edicola tipicamente popolare.

 

Edicole poste a protezione dei campi

 

     Come nell’antica Roma immagini degli dei erano poste a protezione dei campi e ne segnavano i confini, anche nell’era cristiana le immagini religiose vennero poste con la stessa funzione. Fino alla proclamazione di Roma capitale all’interno delle mura Aureliane esistevano vaste zone non edificate destinate ad uso agricolo. Di quel periodo restano alcune edicole poste sui muri di cinta di orti e vigne.

     Il Redentore situato in via di Porta Latina, a pochi passi dalla porta stessa, era una di queste. All’interno di una nicchia con cornice marmorea vi era un dipinto oggi andato perduto, al suo posto una statuetta in gesso raffigurante il Cristo. Notare il nome inciso di colui che fece collocare l’immagine probabilmente nel XVIII secolo: Angelo Carpino. Più in basso una lapide con i seguenti versi: “O voi devoti che / da qui passate un / Pater e una Ave / Maria diciate per / le anime che sono / da questo mondo passate”.

     Il cippo marmoreo con l’immagine scolpita della Vergine col Bambino posta davanti alla chiesa della Ss. Trinità de Monti, poggiata sopra un capitello romano, ricorda le edicole di campagna poste nei crocicchi delle strade. Dovrebbe risalire al Settecento.

     In via Anicia a Trastevere si trova, addossata al muro di cinta del convento di San Francesco a Ripa, di fronte alla chiesa di Santa Maria dell’Orto, una edicola sacra che è l’unica rimasta di una serie di cappelle della Via Crucis della seconda metà del Seicento, quando tutta la zona era campagna con alcuni conventi. Nell’interno un dipinto settecentesco: Vergine con il Bambino. E’ stata restaurata nel 1951.

 

Edicole sacre moderne

 

     Anche dopo l’ultimo conflitto mondiale sono sorte edicole sacre, nel centro storico e nei quartieri moderni. In via Gramsci, angolo via Buozzi (ai Parioli), nei primi anni Cinquanta, è stata collocata una immagine della Vergine con Bambino realizzata a mosaico e posta su un fondo di blocchetti di basalto. Dal gran numero di ex voto collocati ai suoi piedi si può intuire che è un’immagine molto venerata.

     Le sofferenze dei soldati italiani durante la seconda guerra mondiale, specialmente quelli della spedizione in Russia, sono ricordate dalla Madonna del Divino Amore collocata nel 1950 in via Sforza nel rione Monti. Quindi un’edicola per ringraziamento o ex voto.

     Alla Madonna del Divino Amore si attribuisce la salvezza di Roma durante l’occupazione tedesca, a questo evento è dedicata la piccola edicola alla Madonna del Divino Amore posta in piazza dell’Alberone angolo via Appia Nuova. Molte altre se ne trovano in tutta la città.

 

UNA FRASE PER RIFLETTERE

 

La fede è conoscenza del cuore e oltrepassa il potere della dimostrazione.

Kahlil Gibran

(Bsharri 1883 – New York 1931)

Poeta, filosofo libanese di fede cristano – maronita.

 

BIBLIOGRAFIA

 

AA.VV. Guida d’Italia. Roma, ed. Tci, 1993. Sempre la base per ogni ulteriore ricerca.

Sergio Gittarelli, A passeggio per Roma alla ricerca delle edicole sacre, ed. Acm, 2008. E’ il testo di maggiore validità scientifica, le edicole sono ordinate per rione, di ognuna c’è la foto, alla fine del volume si trova un elenco alfabetico delle vie che hanno edicole,  un elenco delle edicole con ceramiche maioliche policrome, un elenco degli emblemi di ordini e confraternite, completa l’opera un glossario e la bellissima pianta monumentale di Ravaglioli Piffero.

AA.VV. Edicole sacre nel centro storico, opuscolo della Sovrintendenza comunale per il Giubileo del 2000. s.d. Molto utilile, pratico e soprattutto aggiornato, un’utile carta stradale del centro storico completa l’opera.

Giovanna Tesei, I gioielli di Roma. Le edicole sacre, ed. Anthropos, 1988. Un libro prezioso, da sfogliare con cura e calma. Grazioso.

Claudio Rendina (a cura di), Enciclopedia di Roma, ed. Newton 2003. Alla voce Madonnelle (vol. III, pag. 673) si trova un’accurata e approfondita descrizione delle edicole sacre di Roma. Chiude la voce un elenco completo delle stesse divise per rione con indicazione della via e del numero civico. Belle le due stampe di Pinelli.

AA.VV. Le edicole sacre di Campo Marzio, ed. Palombi, 1998. Un altro rione di Roma che meriterebbe un itinerario a parte. Fa parte del progetto “La scuola adotta un monumento”, è stato realizzato dai ragazzi del Liceo Artistico Alberto Savinio di largo Pannonia, molto belli i disegni degli studenti.

AA.VV. Le Madonnelle di Roma. Santa Maria in Trastevere, ed. Trullo, s.d. Una semplice pubblicazione adatta ai bambini della scuola Elementare, ricca di informazioni chiare e scritta in modo coinvolgente.

Sira Testi, Le edicole sacre, da rivista Roma ieri, oggi e domani, n.27, ottobre 1990, pag. 22.

Ludovico Pratesi, L’Immagine di Ponte, da rivista Roma ieri, oggi e domani, n. 70, settembre 1994, pag. 110.

AA.VV. Stradaroma, ed. Lozzi, 2004.

 

 

SITOGRAFIA

 

www.romasegreta.it sempre il sito meglio documentato su Roma.

www.it.wikipedia.org per un’informazione rapida di carattere generale.

www.youtube.com cliccando “Le Madonnelle di Roma” un bel filmato di min. 4,27 in cui si fa una panoramica delle edicole sacre senza scendere in particolari scientifici. Bel sottofondo musicale.

www.maps.google.it utile per predisporre l’itinerario e per verificare i sensi unici.

Piero Tucci

tuccigf@tiscali.it

16.01.11



[1] Mostra a palazzo Braschi. Dal quotidiano “la Repubblica” dell’ 8 settembre 1990.

[2] Francesco Rutelli. (Roma 14 giugno 1954), sindaco di Roma dal 1993 al gennaio 2001, è stato ministro dei Beni Culturali e vicepresidente del Consiglio dei Ministri del governo Prodi.

[3] Chiesa di San Giovanni della Pigna. Di antichissima origine, dedicata a Eleuterio e Genesio, parte del corpo di quest’ultimo è sotto l’altare maggiore, altra parte è a Santa Susanna. Nel 1282 fu assegnata alla Confraternita della Pietà verso i carcerati. TALE CHIESA SI CONSIDERA IL MAUSOLEO DEI PORCARI. L’umanista Stefano Porcari, umanista del Quattrocento, tentò una rivolta repubblicana in Roma, fu impiccato ai merli di Castel Sant’Angelo nel 1453.

[4] Carlo Maderno. Autore della facciata di San Pietro e Santa Susanna. Il portale, le colonne e il balcone del palazzo sono del Domenichino Bologna, m. 1641), cupola di Sant’Andrea della Valle e Caccia di Diana alla Galleria Borghese. Interno del Guercino (Giovanni Francesco Barbieri nato a Cento BO nel 1666) autore della Sepoltura di Santa Petronilla ora alla Pinacoteca Capitolina, ha affrescato il Casino Ludovisi.

[5] Raphael Mengs. (1728-1779) pittore e teorico dell’arte attivo anche a Roma e Madrid, è stato considerato dai contemporanei il maggior esponente del Neoclassicismo (Winckelmann), si formò sullo studio degli antichi e di Raffaello. Da: it.wikipedia.org

[6] Edicola del Redentore in p. Lancellotti. La notizia del suo trasferimento da: AA.VV. Edicole sacre del Centro Storico a cura della Sovrintendenza comunale.

[7] Antonio da Sangallo il Giovane diresse con Raffaello la fabrica di San Pietro, poi da solo. Lavorò alla realizzazione di Palazzo Farnese.

[8] Immagine di Ponte. Parte delle notizie qui riportate da: Ludovico Pratesi, L’Immagine di Ponte, dalla rivista Roma ieri, oggi e domani,  n. 70 del settembre 1994, pag. 110.

[9] Sofà di via Giulia è il basamento del Palazzo dei Tribunali, iniziato da Bramante per Giulio II e non più costruito.

[10] Pontificia Università della Santa Croce è una università di studi ecclesiastici, affidata alla prelatura di Santa Croce e Opus Dei, nata nel 1990, è dotata delle facoltà di Teologia, Diritto Canonico, Filosofia e Comunicazione Sociale. Da: pusc.it.

[11] Pietro Bracci (Roma 1700-1773), scultore. La sua opera più nota è la statua del Nettuno al centro della fontana di Trevi.

[12] Santa Dorotea. Nel convento attiguo si riunirono nel marzo1959 un gruppo di esponenti democristiani: Antonio Segni, Mariano Rumor, Paolo Emilio Taviani, Emilio Colombo ed altri e diedero vita alla corrente più importante del partito che assunse una posizione centrale all’interno dello stesso. Gli esponenti di tale corrente si chiamarono appunto Dorotei. Da: it.wikipedia.org.

[13] San Pietro. La considerazione che così doveva essere il primitivo sepolcro di Pietro è dovuto alle ricostruzioni fatte dagli archeologi nelle grotte Vaticane nel 1954. Da: Sergio Gittarelli, cit.

[14] Sisto V. Felice Peretti (Grottammare AP 1520 - 1590) papa dal 1585. Attuò riforme finanziarie attirandosi l’ira di Pasquino che interpretò il malessere popolare, guidò la Chiesa e lo Stato con grande energia, continuò l’azione controriformatrice, represse il brigantaggio, promosse importanti opere pubbliche come l’acquedotto che porta il suo nome: acquedotto Felice. Da Enciclopedia Universale Garzanti, 2003.  

[15] Pietro Cavallini. Pittore romano vissuto nel XIII secolo, di lui ci restano gli affreschi in Santa Cecilia in Trastevere e nella BasilicaSuperiore di San Francesci ad Assisi. Con lui la pittura romana cambiò registro, superò gli schemi bizantini, abbracciò quel naturalismo che Giotto esprimeva negli stessi anni.

[16] Cesare Bazzani. (Roma 1873-1939) ingegnere e architetto esponente dell’eclettismo e delle correnti tradizionaliste del Novecento italiano. A Roma progettò e realizzo il palazzo delle Belle Arti per la Galleria d’Arte Moderna, il Ministero della Pubblica Istruzione a viale Trastevere, l’Ospedale Fatebenefratelli all’isola Tiberina e la chiesa della Gran Madre di Dio a ponte Milvio. Da: Dizionario di Architettura e Urbanistica diretto da Paolo Portoghesi, Ist. Ed. Romano, 1968.