TOR BELLA MONACA

 

 

     Il moderno quartiere di Tor Bella Monaca prende il nome da una torre di proprietà di un certo Pietro Monaca che risulta da atti del 1317. Questa torre e la tenuta agricola giunse nel 1923 in proprietà del costruttore romano Romolo Vaselli che la inglobò nel casale agricolo denominato Castello di Torrenova.

     Negli anni Venti e Trenta del Novecento, a ridosso della via Casilina sorsero le borgate di Torre Nova e Torre Angela. Si trattava di insediamenti abitativi spontanei costituiti da piccole case formate dal solo piano terra o tutt’al più da un piano sopraelevato con un piccolo orto intorno. Erano abitazioni di famiglie provenienti dall’Italia meridionale o dal Lazio.

     La contemporanea costruzione della tranvia per Fiuggi Alatri e la edificazione della fabbrica Breda (con le abitazioni per gli operai) comportarono un incremento della popolazione nella zona. Tale fabbrica, neglia anni della seconda guerra mondiale, ebbe un grande sviluppo per la produzione bellica.

     Negli anni Sessanta e Settanta, tutta la zona della Casilina oltre il Gra ebbe un intenso sviluppo abitativo, tutto avvenne fuori da ogni controllo da parte del piano regolatore.

Neglia anni Ottanta avvenne la costruzione del quartiere di Tor Bella Monaca grazie alla legge 167/62, lo Stato e il Comune stanziarono 175 miliardi di lire per la edificazione del Piano di Zona Tor Bella Monaca al fine di realizzare abitazioni per 30.000 abitanti. Tra il 1980 e il 1983 Pietro Barucci[1] (con altri) realizzò il complesso denominato “Il Serpentone” per 1.200 alloggi[2] (via dell’Archeologia).

 

 

     Sorse così un quartiere dormitorio, con pochi o scarsi servizi, abitato da gente povera o poverissima, spesso nominato da stampa e tv per fatti di cronaca nera.

     Negli anni Novanta e Duemila il comune di Roma ha rivolto la sua attenzione al quartiere con consistenti investimenti economici al fine di colmare le lacune presenti. In quest’opera il comune si è servito del “Programma Urban” con fondi messi a disposizione dalla Comunità Europea. Il quartiere è oggi dotato di una rete viaria di livello europeo, la via di Tor Bella Monaca la collega al Gra e alle autostrade, nel quartiere c’è la sede dell’VIII Municipio del comune di Roma, vicino si trova l’università di Tor Vergata sempre più in espansione, piazza Castano è stata riqualificata, presso il Liceo Amaldi è sorto un cinema, è in funzione una ludoteca,dal 9 dicembre 2005 è in funzione il Teatro di Tor Bella Monaca diretto da Michele Placido. 

CHIESA DI SANTA MARIA

MADRE DEL REDENTORE

 

     La chiesa di Tor Bella Monaca è stata progettata da Pierluigi Spadolini[3], la sua costruzione è iniziata nel 1985 quando tutto intorno vi era il grande cantiere delle case popolari in costruzione, a fianco un campo nomadi. La copertura della chiesa è dovuta ai calcoli dell’ing. Riccardo Morandi[4]. La chiesa è famosa perché tutti gli arredi interni opera dello scultore Mario Ceroli[5].

 

 

     ESTERNO

     Nelle intenzioni dell’architetto Spadolini la forma della chiesa vuole ricordare una tenda che si innalza verso il cielo con due pinnacoli, come le due braccia di un uomo che volge la sua preghiera al Signore. Spicca il fatto che in cima non ci sia una croce, la croce è il risultato della frattura tra i due pinnacoli e risulta dalla luce. Non c’è un campanile, il sagrato è molto esteso a segnare con forza il passaggio dalla vita di tutti i giorni alla casa del Signore luogo di meditazione e di preghiera.

 

 

     INTERNO

     Appena si entra spicca la grande croce dietro l’altare alta 15 metri, la croce in legno è un albero, in questo Mario Ceroli ha voluto recuperare una antica simbologia dei primi cristiani. Gesù sulla croce non è morto ma vivo, in una posizione ieratica come se la croce fosse il suo trono. Facendo riferimento ad un passo del vangelo di Giovanni, ai piedi della croce si trovano Maria e Gesù. A Maria l’artista ha dato le sembianze di Madre Teresa di Calcutta (notare il sari), mentre Giovanni è il papa Giovanni Paolo II che ha in mano un cartiglio con la scritta “Sollecitudo rei socialis” un’enciclica di Wojtyla.

 

    Nell’arredo interno alla chiesa rivolgiamo la nostra attenzione all’altare, ha la forma di una nave perché la chiesa è una nave che viaggia tra i flutti della storia (stessa simbologia nella chiesa delle vele di Meyer). L’ambone è il luogo della parola di Dio, là dove il sacerdote legge il Vangelo, è formato da tante colonne in legno tutte diverse una dall’altra, vuole simboleggiare le tante lingue presenti sulla terra, ma il Vangelo è per tutti. Il fonte battesimale è una fontana vera e propria, l’acqua sgorga da un globo formato con marmi policromi, anche qui si vuole simboleggiare le varietà di popoli e nazioni, ma il battesimo è per tutti. Il tabernacolo ha la forma di un tempietto, presenta la sagoma di Cristo che spezza il pane e lo porge ad angeli e uomini.

Notare anche la cappella feriale e i due confessionali.

 

 

All’inaugurazione di una sua mostra Mario Ceroli disse: “L’ombra è la cosa che mi è stata più vicina da quando sono nato, le sagome le scopro dall’ombra, la cosa a me più cara”.

 

BIBLIOGRAFIA

 

Irene de Guttry, Guida di Roma Moderna, ed. De Luca, 1989.

AA.VV., Stradaroma 2004, ed. Lozzi, 2003.

 

SITOGRAFIA

www.comune.roma.it

www.it.wikipedia.org

www.smmr.it

www.maps.google.it

www.casadellarchitettura.it

 

 

Piero Tucci

28.03.10

 

 



[1] Pietro Barucci (Roma 1922) Centro Direzionale p.le Caravaggio (1963-69); quartieri Iacp Spinaceto (1965-77), Laurentino (1971-84), Torrevecchia e Quartaccio.

[2] Il serpentone di Tor Bella Monaca. Notizie da Irene de Guttry, Guida di Roma moderna, ed. De luca, 1989.

[3] Pierluigi Spadolini (1922-2000) architetto e designer di Yacht, fratello di Giovanni capo del governo tra il 1981 eil 1982. Ha realizzato il palazzo dei Congressi a Firenze, il padiglione Spadolini nella Fortezza da Basso a Firenze nel 1974 e la chiesa di San Carlo Borromeo nel Centro Direzionale di Napoli.

 

[4] Riccardo Morandi (Roma 1902-89), ingegnere specializzato nella tecnica del cemento armato precompresso, le sue opere sono caratterizzate da assoluta correttezza strutturale e da un notevole rigore stilistico. Tutti i libri di storia dell’arte riportano le sue opere fondamentali: il ponte sulla lagura di Maracaibo in Venezuela (1957), il viadotto Polcevera a Genova (1960) e il ponte sualla Fiumarella a Catanzaro (1958-62). A Roma ha realizzato il cinema Maestoso, il mercato coperto garage di via Magna Grecia (entrambi nel 1956), il ponte sul Tevere alla Magliana per l’autostrada per Fiumicino e l’Hangar dell’Alitalia 1960-1963.

 

[5] Mario Ceroli ( Castel Frentano 1938) scultore vivente, tra i massimi rappresentanti dell’arte povera, i suoi lavori sono caratterizzati da sagome in legno di figure umane o oggetti, prive di colore, ripetute in serie. La sua prima opera che lo ha reso famoso è “Ultima cena” del 1965, seguì “Uomo di Leonardo” del 1964, “La Cina” del 1966, “Unicorno alato” del 1987 per il centro rai di Saxa Rubra. Svolse un’intesa attività di scenografo per il Teatro alla Scala di Milano e per il Teatro Stabile di Torino. Quando nel 2007 il palazzo delle Esposizioni di Roma ha riaperto al pubblico, una sua retrospettiva lo ha inaugurato.