SAN SABA

 

STORIA E POSIZIONE GEOGRAFICA

 

San Saba è il XXI rione di Roma, sorge su un altura detta Piccolo Aventino.

Il rione è delimitato da viale Aventino e viale della Piramide Cestia fino a porta San Paolo, seguono le mura Aureliane fino a porta San Sebastiano, via di Porta San Sebastiano, viale delle Terme di Caracalla fino a tornare a piazza di Porta Capena.

     Anticamente il rione era poco abitato e, mentre l’Aventino entro dentro il perimetro delle mura Serviane, questo era fuori. Con la costruzione delle mura Aureliane la zona entrò a far parte della città a tutti gli effetti, era la Regio XII Piscina Publica poiché esisteva un vasto bacino dove in seguito sorsero le terme di Caracalla.

     Un tracciato antico ricalcava l’attuale via della Piramide Cestia, era il vicus Portae Raudusculanae, che usciva dall’omonima porta delle mura serviane, un altro era quello dell’attuale via di San Saba dove era situata la caserma della IV Coorte dei Vigili, i cui resti sono stati individuati sotto la chiesa di San Saba. Dalla porta Capena usciva la strada che poi sarà la via Appia.

     Tra le poche abitazioni di epoca imperiale sono state trovate tracce della casa del poeta latino Ennio, la casa con i giardini di Asinio Pollione con la celebre statua del “Supplizio di Dirce” ora al museo nazionale di Napoli.

Nel corso del IV secolo in alcune abitazioni si formarono ambienti di culto della nuova religione cristiana, la chiesa più antica fu comunque quella di San Saba.

     A partire dal Cinquecento vi furono importanti interventi papali: la costruzione del bastione di Sangallo e lo scavo delle terme di Caracalla voluto da Paolo III Farnese.

     Dopo l’unità d’Italia, per volere del ministro della Pubblica Istruzione Guido Baccelli si realizzò la passeggiata archeologica per valorizzare la zona delle terme di Caracalla, l’naugurazione ci fu il 21 aprile 1917.

     Contemporaneamente si stava costruendo il rione di case popolari su progetto di Quadrio Pirani, caratterizzati dalla cortina in esterno di opera laterizia e dalla limitata altezza. Poche altre costruzioni ci furono nella zona, tra queste è imponente il palazzo della Fao inaugurato nel 1951.

     Le strade del quartiere sono intitolate ad artisti che hanno operato a Roma.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ITINERARIO

 

 

     L’itinerario non può che iniziare da piazza Gian Lorenzo Bernini, il cuore del rione,  progettato e costruito da Quadrio Pirani (con la collaborazione dell’ing. Bellucci) per conto dell’Istituto Case Popolari, costituisce ancora oggi un esempio di architettura “a misura d’uomo”. Tutto l’impegno del socialista Pirani si concentra nello sforzo di dare dignità e carattere alla casa del lavoratore. L’attenta pianificazione urbanistica delle strade tiene conto e si avvantaggia dei dislivelli del terreno; la coerenza stilistica è elemento unificante della varietà di tipologie. Con la cura di un artigiano Pirani personalizza le facciate per mezzo di ingegnosi particolari decorativi[1].

     La finitura laterizia, che rimanda alle vicine mura Aureliane e alla chiesa di San Saba, unita ad altri materiali della tradizione (travertino, tufo, intonaco grezzo, stucco), concorre alla varietà delle soluzioni di facciata, i cui motivi decorativi sono coerenti con la struttura; il pendio SE verso viale Giotto riduce inoltre l’incidenza volumetrica delle costruzioni, che hanno altezze variabili e corti interne articolate, dove rampe e scale raccordano le diverse quote[2].

Il quartiere venne realizzato tra il 1907 e il 1921.

Segue foto del rione prima della sua edificazione e della piazza (lato via Giotto), da facebook.

 

 

 

 

     Si scende per via di San Saba, prima della curva – sulla sinistra – si trova il TEATRO ANFITRIONE già cinema, attualmente gestito dalla cooperativa La Plautina, compagnia che dal 1965 porta avanti il repertorio di Plauto alla Quercia del Tasso. Riprendiamo a scendere per via di San Saba fino all’angolo con via Ponzio Flaminio, alta su un poggio si trova la:

 

 

Foto d’epoca della chiesa di San Saba, senza data, da facebook/romasparita.

 

CHIESA DI SAN SABA. La tradizione vuole che Santa Silvia, madre di Gregorio Magno[3], abbia qui avuto una casa con un oratorio e che fosse qui il primitivo monastero dedicato a San Saba, capo del monachesimo orientale. Il primo dato certo di insediamento religioso è il 768 quando vi venne imprigionato il falso papa Costantino. Dopo alterne vicende fu restaurato nel 1932 – 33. Un acquerello di Franz raffigura il protiro della chiesa in un panorama agreste[4].

     Per un protiro del sec. XIII si entra in una corte su cui prospetta la facciata: il portico e la galleria con loggiato celano la facciata originaria e vennero realizzate (con l’affresco dell’arco trionfale) nel 1463 dal cardinale Francesco Piccolomini. Nel portico sono reperti archeologici e medioevali fra cui un sarcofago strigilato con la “dextrarum iunctio”. Il portale ha una bella cornice marmorea con decorazione musiva e iscrizione recante data e firma dell’autore (Jacopo di Lorenzo di Cosma[5], 1205); le deperite pitture appartengono all’interventodi Gregorio XIII per il giubileo del 1575.

     L’interno, di rude semplicità, è a tre navate, spartite da 14 colonne di spoglio e terminanti in altrettante absidi; il pavimento cosmatesco (sec. XIII) fu ricollocato dopo il restauro del 1907. Il ciborio, l’altare maggiore e la cattedra episcopale vennero ricostruiti, secondo la descrizione di Pompeo Ugonio, con pezzi antichi reperiti agli inizi del Novecento. Nel catino absidale gli affreschi furono fatti eseguire per il giubileo del 1575. Sopra la cattedra episcopale “Crocifissione” molto ridipinta del sec. XIV. L’Annunciazione sulla parte alta a spiovente dell’arco del presbiterio e la fascia lungo le pareti sotto il tetto furono fatte eseguire dal card. Piccolomini.

    La cosiddetta quarta navata a sinistra, originariamente forse un portico, è coperta a crocere; alle pareti la Leggenda di San Nicola di Bari e delle tre zitelle, Pontefice in trono fra due santi, Vergine in trono tra i Ss. Andrea e Saba, affreschi del maestro di San Saba (sec.XIII – inizio XIV).

 

     In via di San Saba 12 (sulla sinistra per chi scende) si trova nel cortile condominiale la lapide che ricorda il tenente Romeo Rodriguez Pereira, arrestato il 10.12.43, fu ucciso alle Fosse Ardeatine il 24.03.44.

 

     Si ritorna in piazza Bernini per svolgere un itinerario nel cuore del rione e notare i particolari delle case con ingresso indipendente e precedute da un piccolo giardino. Si imbocca via Maderno, alla fine di questa si svolta a destra per via Maratta, quindi ancora a destra per via Federico Zuccari, si torna così in piazza Bernini. In via Maratta si trovava la storica sez. del Pci di San Saba a cui era iscritto Armando Cossutta (nato nel 1926) che fu tra i protagonisti del dibattito politico interno al partito con Berlinguer dal 1981 sull’”esaurimento della spinta propulsiva dell’Unione Sovietica”, nel 1989-91 si oppose alla scioglimento del Pci per dar vita al Pds e quindi creò il Partito della Rifondazione Comunista. Quando poi Bertinotti tolse il suo appoggio al governo Prodi nel 1998, Cossutta diede vita al Partito dei Comunisti Italiani (con Dilibero e Rizzo) a cui la sezione ancora oggi appartiene. Nel 2007 si è ritirato dalla vita politica.

 

     Torniamo sui nostri passi per rispettare i sensi unici, di nuovo in via Maderno, giunti in fondo questa volta svoltiamo a sinistra per via Pinelli una delle più caratteristiche del rione che danno l’esatta percezione delle tipologie costruttive. In fondo alla strada si deve obbligatoriamente svoltare a sinistra perché a destra vi è una scalnata che porta in viale Giotto con grande palma al centro. Per via Andrea Palladio si torna in piazza Gian Lorenzo Bernini, la si percorre tutta fino all’estremità opposta. Si notano le absidi della chiesa di San Saba, la piazza è stata recentemente riqualificata, aveva su un lato i banchi di un mercato ortofrutticolo, ora spostati nella via Salvator Rosa in una sede più idonea.

     Si imbocca via Salvator Rosa, si nota subito a sinistra (n.26 della piazza) la Scuola Elementare Leopoldo Franchetti[6], tra le prime costruite a Roma con questa funzione e non in locali adattati a scuola. Si passa davanti al ristorante pizzeria “Al Callarello” in romanesco il recipiente per la brace rovente, in italiano “caldano”, facile intuire che in esso la carne e il pesce alla brace sono i protagonisti. Ma c’è posto anche per i rigatoni alla matriciana, gli spaghetti alla carbonara o le penne all’arrabbiata. Dispone di 72 posti, chiude alle 23, spesa media 35 € vini esclusi[7].

 

     Giunti all’incrocio si piega a destra per via Alberti. In via Alberti 25 una lapide ricorda l’abitazione romana del poeta russo VJACESLAV IVANOV[8]. Tale lapide fu posta dal Comune di Roma nel 1983.  Si prende la prima a destra: via Camuccini[9] tra le più belle del quartiere, come la via Piranesi subito a sinistra, ma proseguiamo per via Camuccini fino a via Bramante che porta in viale Giotto.

     Viale Giotto si percorre verso sinistra, si passa davanti alla Uisp di Roma, si prosegue per il largo Carlo Lazzerini, ancora per viale Giotto fino al largo Enzo Fioritto con meravigliosa vista sulle Terme di Caracalla.

     Dal largo si prende a sinistra via di Santa Balbina che conduce alla:

 

CHIESA DI SANTA BALBINA. La prima menzione di un titulus Sanctae Balbinae, figlia del martire Quirino e martire anch’essa, risale al 595, l’attuale chiesa fu eretta su un’aula appartenente alla casa di Lucio Fabio Cilone console nel 204.

Il tempio fu restaurato da Marco Barbo[10], nipote di Paolo II, nel 1489, e varie altre volte finchè nel 1927-30 Antonio Munoz[11] diresse il radicale ripristino cui deve l’odierno aspetto.

     L’interno consiste in una fredda aula absidata con nicchie quadrate e semicircolari nei lati; le finestre transennate, il pavimento (i mosaici bianchi e neri provengono dalla necropoli scavata nel 1939 per l’apertura della via Imperiale) e la schola cantorum sono ripristinati dal Munoz, mentre le capriate sono quattrocentesche.

     Nella quarta nicchia destra “Crocifissione fra Maria e San Giovanni”, bassorilievo marmoreo attribuito a Mino del Reame[12], proveniente dal sepolcro di Paolo II, già nel vecchio San Pietro in Vaticano.

     Nell’altare maggiore (1742) urna di diaspro contenente le reliquie dei Ss. Baldina, Felicissimo e altri. Sull’arco trionfale lo stemma di Clemente VIII che fece eseguire gli affreschi del catino dell’abside con il Redentore infloria tra i Ss. Balbina, Felicissimo, Quirino e un pontefice (1599 Anastasio Fontebuoni).

 

BIBLIOGRAFIA

AA.VV. Guida di Roma, ed. Tci, 1993.

AA.VV. Guida di Roma, Gallimard Tci, 1994.

AA.VV. I rioni e i quartieri di Roma, ed. Newton e Compton, 1991.

AA. VV. Le strade di Roma, ed. Newton e Compton, 1987.

AA.VV. Enciclopedia dell’arte, ed. Garzanti, 2002.

Irene de Guttry, Guida di Roma moderna, ed. De Luca, 1989.

Alessandro Briotti, Il quartiere di San Saba e l’Aventino, Ed. Kappa.

Rivista Roma ieri, oggi e domani, Newton Compton editori.

 

SITOGRAFIA

www.it.wikipedia.org

www.romasegreta.it

www.treccani.it

Piero Tucci

Roma 02.05.10



[1] Queste informazioni da: Irene de Guttry, Guida di Roma Moderna, De Luca editore.

[2] Queste informazioni da: Guida di Roma del Tci.

[3] Gregorio Magno. Papa dal 590 circa, avviò la cristianizzazione dei longobardi e degli anglosassoni presso i quali inviò Agostino di Canterbury (596). Sostituì a Roma l’autorità papale a quella bizantina. Scrisse omelie, opere morali e agiografiche. Prima della sua elezione al soglio pontificio trasformò la casa paterna in monastero sentendo forte il bisogno di una vita ascetica, fu il primo nucleo dell’attuale chiesa di San Gregorio al Celio. Festa il 12 marzo.

[4] Acquerello di Franz su San Saba. Da: rivista Roma ieri oggi e domani, n.22, pag. 101.

[5] Cosmati. I Vassalletto e i Cosmati furono, fra le numerose botteghe attive dal XII al XIII secolo i rappresentanti più celebri dell’arte dei marmorari romani, eredi dell’arte antica. Questa arte prese nome di cosmatesca.Preziosi esempi sono la cattedra episcopale di San Lorenzo fuori le mura, il chiostro di San Paolo fuori le mura e il candelabro pasquale della stessa basilica.

[6] Leopoldo Franchetti. (livorno 1847-Roma 1917) politico, economista, filantropo. Fu tra i primi studiosi della questione meridionale, anzi fu proprio lui con Sidney Sonnino a svolgere una inchiesta parlamentare sulla sistuzione economica siciliana che rese di pubblico dominio il problema della mafia. Più volte deputato e poi senatore, condusse una fattoria modello a Città di Castello ed fondò una scuola per i figli dei contadini chiamndo a dirigerla Maria Montessori. Morì suicida, è sepolto nel cimitero protestante della Piramide.

[7] Al Callarello, le notizie da “Ristoranti di Roma 2008 ed. la Reubblica.

[8] Vjaceslav Ivanov. (Mosca 1866-Roma1944) Si spostò a Berlino per gli studi universitari con Mommsen. Dal 1924 a Roma, nel 1926 si convertì al Cattolicesimo. E’ sepolto al cimitero Inglese alla Piramide. Poeta, drammaturgo di ispirazione simbolista. Da: it.wikipedia.org e da: treccani.it.

[9] Via Camuccini. Qui sono stati girati vari spot pubblicitari.

[10] Marco Barbo è il cardinale che completò Palazzo Venezia inizito dallo zio. Si tratta della prima costruzione civile a Roma del Rinascimento, è opera di Leon Battista Alberti.

[11] Antonio Munoz storico dell’arte ma anche architetto e pittore (m. a Roma nel 1960) fu soprintendente ai monumenti del Lazio dal 1914 al 1928. La sua opera più celebre il restauro di Santa Sabina.

[12] Mino del Reame Cosiddetto perché operò a Napoli, il Vasari gli dedica una biografia, secondo i moderni è confuso con Mino da Fiesole. Artista autore del Ciborio in S, Maria Maggiore e del Tabernacolo in S.Maria in Trastevere.