2010.11.10 SANTUARIO DIVINO AMORE

 

MUNICIPIO XII

TEL. 7

BUS 218

da San Giovanni in

Laterano, oppure

702 da metro Laurentina

 

 

 

STORIA E

POSIZIONE GEOGRAFICA

 

     Il Santuario della Madonna del Divino Amore si trova al Km 12 della via Ardeatina (Km 3 dopo il Gra), nella Zona XXIII dell’Agro Romano: Castel di Leva che fa parte del XII Municipio del Comune di Roma (viale Ignazio Silone – Laurentino 38).

 

    

 

Foto aerea d’epoca, senza data, del Santuario, si noti come le macchine potevano arrivare fin sulla piazzetta del Santuario vecchio, da www.facebook.com/romasparita.

 

     Il santuario sorse tra il 1745 e il 1750[1] per custodirvi un’immagine della Madonna dipinta da ignoto del XIV secolo su una torre del Castel di Leva, fortezza degli Orsini, poi dei Savelli (potenti famiglie nobili medioevali). Distrutto il castello, rimase in piedi solo una torre dove c’era l’immagine della Madonna seduta in trono con in braccio Gesù Bambino e la colomba discendente su di lei.  A questa immagine  si rivolse un pellegrino assalito da cani randagi nella primavera del 1740, a quella immagine sacra fu attribuita la salvezza del viandante. La semplicità dell’episodio richiamò una grande folla sul luogo e in pochi anni venne innalzato il santuario che vide accorrere un gran numero di fedeli.

 

 

Foto d’epoca, senza data, di pastore, sullo sfondo la Torre del Primo Miracolo e il Santuario, dal sito www.santuriodivinoamore.it

 

     Un acquerello di Achille Pinelli ritrae le comitive di romani che vanno in processione al Divino Amore, Gigi Zanazzo[2] descrive queste gite fuori porta come un misto di sacro e profano, la partenza avveniva da piazza Margana, si cantava: “Evviva Evviva! La Madonna del Divino Amore. Fa le grazie a tutte l’ore”. Alcuni compivano il percorso a piedi e scalzi, altri percorrevano l’ultimo tratto di strada in ginocchio.

     “Arrivati lla, sse sentiva prima di tutto la messa; e doppo essese goduti tutti li gran miracoli che allora faceva la Madonna, come stòppi che buttaveno le stampelle, cechi che cce vedevano in sur subito, regazze indemoniate che vvommitaveno er domonio, donne affatturate che vvommitaveno trecce de capelli, et eccetera, si annava in de le bbaracche a ffa’ colazzione, e ddoppo essese infiorate bbene bbene la testa, er petto, li cappelli, le testiere de li cavalli, co’ li tremolanti e le rose, se partiva per Arbano. Llì se pranzava, se bbeveva a ggarganella da pe’ ttutte le bbèttole indove c’era er vino bbono, e ppoi cantanno li ritornelli, se faceva a cchi ppiù ccurreva pe’ ritornà a Roma”[3].

     Nel 1932 viene nominato rettore don Umberto Terenzi[4] che il 25 marzo 1942 istituisce la Congregazione delle Figlie della Madonna del Divino Amore cui seguirono, nel 1962 i sacerdoti Oblati che ancora oggi custodiscono il Santuario. Durante la II guerra mondiale, sotto il pericolo dei bombardamenti e delle altre minacce belliche, il quadro della Madonna viene trasferito nella chiesa di Sant’Ignazio[5] e la città viene posta sotto la sua protezione. Dopo la guerra l’immagine della Vergine è riportata nel Santuario sostando prima nella chiesa di San Francesco Saverio alla Garbatella.

 

 

Foto di festa al Santuario, senza data, dal sito santuriodivinoamore.it

 

     Negli anni successivi si sviluppano opere caritative, culturali e di apostolato, vengono pubblicate alcune riviste, si formano altre case religiose in varie parti d’Italia e dal 1971 in Colombia ed altri paesi extraeuropei. Dal 1983 è in funzione la Casa del Pellegrino per ospitalità, convegni e ritiri. Da quell’anno si tiene una spettacolare Via Crucis la domenica delle Palme e il venerdì Santo. Negli anni Ottanta vengono fatti importanti lavori di restauro, nel 1991 viene affrontato un delicato restauro del prezioso affresco della Madonna del Divino Amore.

     Il 4 luglio 1999, davanti al papa Giovanni Paolo II[6], viene consacrato il nuovo santuario opera dell’arch. Luigi Leoni. Questo ha per tetto un prato verde per tutelare il paesaggio dell’Agro Romano, le pareti sono costituite da vetrate colorate che danno una luce mistica a tutto lo spazio. In occasione del giubileo del 2000, si è pensato di tenere nei prati intorno al Divino Amore il grande raduno internazinale della gioventù del mese di agosto visto l’alto valore simbolico del posto. Esigenze di migliori infrastrutture viarie hanno fatto scegliere l’area di Tor Vergata dove sta sorgendo il Campus della omonima Università romana. In quell’occasione il XII municipio progettò un percorso pedonale e ciclabile che dalla basilica di San Paolo doveva giungere al Santuario, esso è stato realizzato solo in parte.

     Il 15 settembre 2000 avviene l’inaugurazione dell’Auditorium da 800 posti, nello stesso anno aprono un centro mostre e il ristoro pellegrini[7].

     Il 30 dicembre 2001 viene inaugurato il laghetto con la scultura “Cristo creatore del Tempo e dello Spazio, opera dello scultore Luigi Leoni e padre Costantino Ruggeri.

 

Foto d’epoca, senza data, del trasporto pellegrini con camion, da facebook.com/romasparita.

     A testimonianza della venerazione popolare della Madonna del Divino Amore sorgono a Roma numerosissime edicole sacre a lei dedicate, ne citiamo solo alcune: al rione San Saba, nella via omonima sul muro della chiesa; al quartiere Trieste, in via Tagliamento, dove è stato realizzato un vero e proprio altare; a porta Pinciana, sul lato di piazzale Brasile, sulle mura Aureliane; al quartiere Centocelle, in via delle Rose; in piazza dell’Alberone in angolo con via Appia Nuova, e tante altre ancora[8]. 

 

     La festa del Santuario si celebra la domenica di Pentecoste (quest’anno il 22 maggio). Ogni sabato, da Pasqua alla fine di ottobre, si tiene il pellegrinaggio notturno a piedi dal palazzo della Fao fino al Santuario stesso, la partenza è a mezzanotte, l’arrivo alle cinque.  

 

 

 

 

 

 

 

 

ITINERARIO

DAL COLOSSEO AL SANTURIO

 

 

     Dal Colosseo per giungere al Santuario della Madonna del Divino Amore bisogna percorrere via di San Gregorio, piazza di Porta Capena, via delle Terme di Caracalla, via di Porta San Sebastiano.

     Oltre la porta si inizia a percorrere la via Appia Antica, dopo 800 metri si giunge al Quo Vadis? ci troviamo ad un bivio: a sinistra prosegue l’Appia, a destra inizia la via Ardeatina che percorriamo per 12 Km, attraverso terreno ondulato, fino a giungere al Santuario.

     Il tracciato antico iniziava dalla porta Ardeatina fatta abbattere da Paolo III Farnese per le fortificazioni del Sangallo nel 1538, conduce ad Ardea.

     La strada sale per 500 m con pendenze tra il 5 e l’8%[9] fino a giungere ad un bell’edificio oggi sede dell’ambasciata del Lussemburgo. La strada prosegue in piano e piega leggermente a sinistra fino all’incrocio delle Sette Chiese (Km 1,1 dal Quo Vadis?), qui troviamo un ingresso alle:

 

CATACOMBE DI SAN CALLISTO

 

     Si estendono su quattro piani entro un’area di oltre m 400 X 300, formando una intricata ragnatela, finora sono state esplorate per oltre 20 Km. Vennero costruite al principio del III secolo sotto la direzione del preposto Callisto, questi divenuto papa le ampliò fino a farne il luogo di sepoltura dei vescovi di Roma.

     Per una scala databile al 380 si giunge nella cripta dei papi con tombe di più pontefici martiri del III secolo, nella cripta contigua era la tomba di Cecilia le cui reliquie vennero portate nella omonima chiesa di Trastevere.

 

Ripresa la via Ardeatina, ora in discesa, subito a destra ecco il:

 

MAUSOLEO DELLE FOSSE ARDEATINE.

 

     Questo è il luogo nel quale i tedeschi, che occupavano Roma, uccisero per rappresaglia il 24 marzo 1944 ben 335 italiani.

     Si entra da un cancello in bronzo opera di Mirko Basaldella, a sinistra spicca il gruppo di “Martiri” di Francesco Coccia. Di fronte ecco la parete di tufo in cui avvenne l’eccidio, a lato il sacrario, formato da un blocco di cemento armato che copre le 336 tombe uguali e perfettamente allineate, una in più delle vittime, la prima, in onore di tutti i caduti per la libertà. E’ opera degli architetti Aprile, Calcaprina, Cardelli, Fiorentino e Perugini. Fu inaugurato nel 1949. Un piccolo museo ricostruisce la storia della guerra di Liberazione.

 

     Si prosegue, ora in pianura, avendo sulla sinistra il parco dell’Appia Antica[10] e sulla destra le ultime case del quartiere Ardeatino (municipio XI), lasciata a destra via Sartorio (Km 1,8 dal Quo Vadis?), si prosegue ormai in aperta campagna. Sulla nostra destra (fino a via dell’Annunziatella) abbiamo la tenuta di Tor Marancia che fa parte del parco dell’Appia Antica, l’ingresso è da piazza Lante.  Sulla sinistra, ad angolo con via di San Sebastiano, la simpatica Hostaria Pizzeria al Bivio (Km 2,3). La strada è ora in discesa. La parte di parco sulla sinistra, oltre quest’ultima strada, è la Tenuta Farnesiana. Entrambe le tenute sono ancora in larga parte in mano privata per cui sono visitabili solo in occasione delle visite guidate organizzate dall’Ente Parco[11]. Poco dopo si stacca sulla destra il vicolo dell’Annunziatella. Da questo punto in poi la nostra strada rappresenta il confine Ovest del parco dell’Appia Antica.

     Al Km 3,3 si trova la Fondazione Santa Lucia, con due ingressi, in un tratto di strada pianeggiante. Si tratta di un istituto di ricovero e cura a carattere scientifico specializzato per la riabilitazione neuromotoria. Nato nel 1960 con il nome di Clinica Santa Lucia si è specializzato negli anni per pazienti affetti da lesioni al sistema nervono o all’apparato mio osteo articolare. Nel 1992 è giunto il riconoscimento dal Ministero della Sanità di essere un “Istituto di Ricerca e Cura a Carattere Scientifico”, dal 1997 è diventato una Fondazione.

     Il vicolo dell’Annunziatella era un tempo un borgo agricolo lontano dalla città, oggi il paesaggio è stato sconvolto dalla costruzione del quartiere di Roma Settanta, che ha il suo centro in via Calderon della Barca e via Mosca. La strada piega decisamente a sinistra quindi, dopo un rettifilo di nuovo a destra, supera un dosso e un tratto in discesa, scavalca il fosso di Grotta Perfetta (Km 4,0), sulla destra un parco con un ponticello in legno sul fosso, segue una salita, a Km 4,4 si torna in pianura, quindi il dosso al cui colmo giunge dalla destra via di Grotta Perfetta (Km 4,5) che convoglia il traffico dalla via Cristoforo Colombo. Sull’incrocio è l’ingresso dell’Istituto Agrario Giuseppe Garibaldi. Il fondo apparteneva al monastero di Sant’Alessio sull’Aventino ma, nel 1891, fu espropriato dallo stato per la bonifica dell’Agro Romano, dal 1931 la Provincia vi istituì la scuola che possiede stalle, orti, vigneti sperimentali. Segue sulla sinistra una bella area verde con il “Bonsai Idea Vivai”.

     Al Km 4,9 eccoci ad un grande quadrivio con l’edificio rosso dell’ex Dazio, a sinistra confluisce via di Tor Carbone (da Quarto Miglio)  a destra via di Vigna Murata porta alla Laurentina e all’omonima stazione capolinea della metro B. Al quadrivio si sottopassa il fosso di Vigna Murata che ha un percorso parallelo alla via omonima ma risulta intubato a Colle di Mezzo.

     Proseguiamo dritti per la via Ardeatina in un falsopiano in leggera salita, sulla sinistra un bellissimo casale recentemente restaurato, a Km 5,1 a destra si dirama via della Cecchignola, oltre questo bivio, abbiamo a destra il quartiere Millevoi (Centro Commerciale) mentre a sinistra (Tenuta San Cesareo, con traverse della linea ferroviaria) continua l’area verde protetta del parco dell’Appia Antica, con ampio panorama.  Nel quartiere Millevoi si trova il:

 

MUSEO DELLE CARROZZE.

 

     Si tratta di un museo privato creato in 40 anni di attività da un collezionista che è anche il costruttore del quartiere Millevoi. Negli ambienti sotterranei che dovevano essere di un garage, con ingresso da via Millevoi 693, su una superficie di 3.000 mq sono in esposizione circa 300 carrozze di varie epoce e paesi europei, dal Settecento al Novecento. Completa la collezione una raccolta di finimenti per cavalli. Il proprietario noleggia per il cinema e per cerimonie tali carrozze[12].

 

     Sempre nello stesso quartiere, con ingresso da via Ardeatina 610 (Km 6,0) o da largo Fabio Montagna si trova la Casa del Giardinaggio, sorella povera delle case del comune di Roma quali la Casa del Jazz, del Cinema, del Teatro, ed altre. E’ un centro permanente rivolto all’educazione ambientale dei giovani in età scolare, è sorto nel Casale di San Placido, un casale di bonifica del XX secolo, restaurato dopo un lungo periodo di abbandono per iniziativa di un gruppo di giardinieri comunali. Attualmente dispone di un parco di 25.000 mq donato dal costruttore del quartiere. In media ogni anno accoglie 1.600 alunni di 80 diverse scuole romane per attività didattiche coordinate dalla pedagogista Maria Angela Grassi. Vi si svolgono anche corsi dell’Upter[13].

     La strada prosegue con un lungo rettifilo, sulla destra i Vivai San Placido con laghetto, voliera e centro bonsai. La strada piega poi a sinistra con un falsopiano in discesa, una salita, si incontra quindi il fosso di Torricola che scavalchiamo al grande incrocio con la via (Km 7,2) di Torricola (da sinistra), importante arteria di circonvallazione che proviene dall’Appia Antica e da Capannelle, e con la via di Tor Pagnotta[14] che porta alla Città Militare della Cecchignola e alla Laurentina. In questo punto terminiamo di costeggiare il confine Ovest del parco che segue il fondovalle rappresentato dal fosso di Torricola.

     Ancora un chilometro (prima in leggera salita, poi in discesa), a destra si stacca la via Centro del Bivio, segue la Iaf (Isola dell’Amore Fraterno[15]) e sui due lati della strada uno sterminato deposito di camion. Eccoci al Grande Raccordo Anulare (uscita n.24). Appena superato, la strada inizia una lunga salita con pendenza intorno al 10% (sulla destra le case di Castel di Leva), giunti al colmo della salita, vediamo di fronte a noi il Santuario, una lunga discesa fiancheggiata da bellissimi bagolari, porta al nuovo ingresso del Divino Amore.    

 

 

 

 

 

 

 

 

 

IL SANTUARIO DEL

DIVINO AMORE

 

     Si entra per la via del Santuario in salita (pendenza 15%), si lasciano a sinistra il nuovo piazzale per il parcheggio, la Casa del Pellegrino (Hotel), un primo piccolo piazzale con il parcheggio e l’ufficio postale, si piega a sinistra – la strada è ormai pedonalizzata – si sale ancora fino all’arco di ingresso della piazza del Santuario Antico.

     Sembra di trovarsi in un borgo agricolo, ecco di fronte a noi la:

 

 

Chiesa del Divino Amore da opuscolo in distribuzione nel Santuario stesso.

 

     CHIESA è dovuta all’arch. Filippo Raguzzini[16]. Nell’interno, a pianta quadrata, all’altare maggiore la Madonna del Divino Amore autrice del miracolo sorretta da angeli di stucco alla maniera berniniana. Nelle tre sale di sinistra una grande raccolta di ex voto, tra questi: l’ex voto di Umberto Nobile per la spedizione in dirigibile al Polo Nord del 1928. Schiantatisi sui ghiacci vissore sette settimane in una “tenda rossa”. Il radiotelegrafista Biagi riuscì a collegarsi via radio dopo un’invocazione alla Madonna del Divino Amore. Furono soccorsi dalla rompighiaccio russa Krasin.

     Sulla piazzetta un busto a Giovanni XXIII, sul fianco destro una scultura di Gilberto e Gino Giammei (1994) in ricordo di Umberto Terenzi e Pio XII.

     Negli anni Sessanta è stato costruito un nuovo santuario su progetto dell’architetto Arnaldo Foschini[17]. Per raggiungerlo bisogna dirigersi a sinistra (per chi guarda la facciata della chiesa) superare un ponte che scavalca la rupe su cui sorge il santuario antico.

     Alle nostre spalle si trova un locale adibito alla vendita di libri, immagini e oggettistica sacra, in esso si trovano gli ex voto di sportivi, spiccano la bicicletta donata da Eddy Merkx[18], quella di Felice Gimondi[19] e quella di Francesco Moser[20] senza freni con la quale stabilì il record dell’ora a Città del Messico. Il ciclista romano (di Centocelle) Leonardo Giordani ha donato la maglia di campione del mondo dilettanti vinta a Verona nel 1999. Anche Francesco Totti[21] e Antonio Cassano[22] hanno donato la propria maglia alla Madonna del Divino Amore. Il Santuario è meta di passeggiate dei ciclisti romani.

 

Segue immagine della Madonna del Divino Amore, da opuscolo in distribuzione nel Santuario stesso dal titolo:Madonna del Divino Amore Roma.

 

 

     Si scende per le scale che si trovano a destra della chiesa, in breve si giunge ad un ripiano, voltando a destra si trova la:

 

     RASSEGNA MARIANA INTERNAZIONALE. Si tratta di una raccolta di immagini di Maria (copie) che sono venerate in tutto il mondo. L’idea nacque nel 1973 e fu proposta dal sacerdote don Alessandro Vinciotti. In occasione dell’anno santo del 1975 si realizzò una esposizione che si tenne presso la “Cittadella dell’Immacolata” del Padre Kolbe all’Eur (dietro il palazzo del Museo della Civiltà Romana). Nel novembre di quello stesso anno si decise di rendere permanente tale esposizione, nell’estate 1976 venne nuovamente allestita nei locali attuali. Il cardinale vicario Ugo Poletti inaugurò la Rassegna il 17 ottobre 1976. Durante l’inverno vennero raccolte le immagini di Maria con storia gloriosa presenti a Roma, ben 152. Nel 1978 la Madonna di Fatima, nel suo pellegrinaggio alle capitali delle Nazioni, sosta al Divino Amore, la rassegna si arricchisce di altri 85 quadri.

Il 1° maggio 1979, in occasione della visita del papa Giovanni Paolo II alla raccolta si aggiunse l’immagine della Madonna di Czestochowa, a cui era particolarmente devoto[23].

Tra le immagini si trova la Madonna del Ghisallo, patrona dei ciclisti, il santuario è sul percorso del Giro di Lombardia, la classica di chiusa del ciclismo professionistico, in nuovi locali adiacenti al santuario è stato creato un museo del ciclismo.

Attualmente sono esposte oltre 1.000 immagini suddivise in riquadri regionali. Di fronte, in un ambiente più piccolo, c’è la mostra della Sindone.

 

Poco più avanti si trova un punto di ristoro (bar-ristorante) con area all’aperto per i pic-nic.

 

Torniamo al ripiano, scendendo ancora alcuni scalini si entra nella:

 

     CRIPTA. Era la cisterna dell’antico castello, nel 1947 don Umberto Terenzi volle il mosaico del Buon Pastore nell’abside e quello del sepolcro di Gesù con l’Addolorata. Nella cripta sono sepolti: don Umberto Terenzi[24], primo Rettore e parroco del Santuario; i beati Luigi e Maria Beltrame Quattrocchi, si tratta dei primi sposi beatificati insieme, genitori di quattro figli furono legati al Santuario e nel 1940 affidarono i loro figli alla Madonna. Dal 28 ottobre 2001 riposano in questo luogo.

 

 

Immagine di Don Umberto Terenzi, primo rettore e parroco, da opuscolo in distribuzione nel Santuario.

 

     Tornati alla chiesa, guardando la facciata, prendiamo le scale a sinistra della stessa, le scale proseguono con un sentiero in discesa fiancheggiato da ulivi secolari. La vista spazia sulla Campagna Romana. Alla fine della discesa ecco la:

 

     TORRE DEL PRIMO MIRACOLO ovvero il luogo in cui avvenne il miracolo che ha dato origine al Santuario. Sulla torre è stata posta una copia dell’immagine della Madonna del Divino Amore in mosaico.

 

 

La Torre del Primo Miracolo (1740) in una foto da opuscolo in distribuzione al Santuario stesso.

 

     Oltrepassata la porta ci si trova in uno spazio erboso, di fronte a noi in una grotta nel tufo è stata posta nel 1958 una copia della Madonna di Lourdes a ricordo del centenario della sua apparizione, invece su una collinetta sorge da pochi anni un luogo di raccoglimento e di preghiera voluto dalla comunità nomade romana, si tratta della:

 

CHIESA ROM SENZA TETTI NE’ MURI. Si tratta di uno spazio circolare parzialmente delimitato da 12 blocchi di pietra che rappresentano gli apostoli, l’area è dedicata al beato Zefferino Gimenez Malla[25], primo zingaro elevato agli altari il 4 maggio 1997 da Giovanni Paolo II. Il rom abruzzese Bruno Morelli[26] ha scolpito la scultura in bronzo del beato. L’inaugurazione di questo luogo di culto è avvenuta il 26 settembre 2004[27].

 

     Tornati alla Torre del Primo Miracolo percorriamo un largo sentiero in discesa che conduce al:

 

 

Interno del Nuovo Santuario (1999), da opuscolo in distribuzione nel Santuario stesso.

 

SANTUARIO NUOVO. Progettato dal frate francescano Costantino Ruggeri[28] di Pavia insieme all’arch. Luigi Leoni, venne consacrato – dopo dieci anni di lavori - dal papa Giovanni Paolo II il 4 luglio 1999 in vista dell’anno santo del 2000. Ha per tetto un prato verde, per meglio inserirlo nel contesto della Campagna Romana, le pareti sono costituite da grandi vetrate colorate (1.300 mq) che diffondono una luce particolare all’interno. Sulle vetrate è raffigurato un sole rosso, rappresenta il Signore immenso Sole della vita; nelle fiammate rivive il calore della fede, nella stella bianca Maria avvolta dal vento dello Spirito, l’unica scritta presente è “Ave Maria”.  

     L’unico possente pilastro – vero prodigio strutturale – è proteso verso il presbiterio, quasi ad indicare il centro e il cuore del santuario: la cascata di luce da un grande lucernario sovrasta l’immagine della Madonna opera dell’artista Roberta Boesso[29]. E’ stata collocata nel Santuario Nuovo il 3 gennaio 2004, nella corona vi sono 20 gemme, quanti sono i misteri del Rosario, è frutto di un dono di Giovanni Paolo II per il suo 25° di pontificato.

     L’altare in marmo bianco di Carrara, presenta una sorta di fiocco, è scolpito con morbidezza in modo da acquistare vita e calore.

     Le panche in legno sono state create appositamente per questo Santuario, sono caratterizzati da un alto schienale e da un largo posto di seduta.

     L’organo monumentale è stato creato dalla ditta Karl Schuke di Berlino, è costituito da 3.424 canne (di cui 214 in legno), 50 registri reali, 4 corpi sonori, 3 tastiere.

     Il pulpito ligneo a destra dell’ingresso, proviene dalla chiesa di Sant’Ignazio a Roma, da esso venne pronunciato il voto dei romani per la salvezza della città il 4 giugno 1944, la sera le truppe tedesche abbandonarono Roma senza colpo ferire e gli alleati entrarono in città.

     Ha una capienza di 2.000 posti.

     La cappella del Santissimo è il luogo più intimo del Santuario, le vetrate creano sfumature di verde riposante. Il cuore del luogo è il tabernacolo in marmo di Carrara, la porticina dorata presenta un grande pane con il segno della croce, recentemente, al di sopra è stato posto un reliquiario.

     Il battistero, posto vicino all’ingresso a monte, è scolpito nel marmo di Carrara, ha forme morbide curve, presenta una vasca più grande e una più piccola, l’acqua passa da una all’altra. Nelle vasche sono incisi dei pesci, uno dei simboli paleocristiani.

 

     Al di sotto si trova un Auditorium da 800 posti per convegni, concerti e spettacoli. Un blocco di travertino a taglio naturale costituisce la prima pietra dell’edificio. E’ dotato di sale, di una regia audio video e di cabine per la traduzione simultanea. E’ stato inaugurato il 15 settembre 2000.

 

     Proseguendo il giro intorno all’antico Santuario ecco giungere al:

 

LAGHETTO CON IL MONUMENTO A CRISTO CREATORE DEL TEMPO E DELLO SPAZIO. L’autore dell’opera è lo stesso del nuovo santuario Luigi Leoni con padre Costantino Ruggeri, ed è stato inaugurato il 30 dicembre 2001 alla presenza di S.E. Luigi Moretti segretario generale del Vicariato di Roma. L’opera è stata realizzata dalla Associazione Comunità Betania di Talla (Arezzo) e donata al Santuario.

     Al centro della creazione c’è la figura di Cristo alta 5 metri in vetro fra due elementi di bronzo, uno alle spalle e uno davanti che compongono una grande vela. La vela raggiunge l’altezza di 7 metri.  La parte bassa ha forme simili a nuvole, ad indicare la situazione del credente che vola al di sopra delle difficoltà (o nuvole) della vita. Il tutto poggia su un blocco di marmo di Carrara con la scritta: “A Cristo, Creatore del tempo e dello spazio”.

 

 

Statua di Cristo creatore del tempo e dello Spazio opera di padre Costantino Ruggeri e dell’arch. Luigi Leoni. Da depliant in distribuzione al Santuario stesso.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

BIBLIOGRAFIA

 

AA.VV. Guida di Roma, ed. Tci, 1965.

AA.VV. Le strade di Roma, ed. Newton e Compton, 1987.

C. Bonvicini, Il Divino Amore da Gadda a Fellini, scene da un santuario  metropolitano, da “la Repubblica” del 29.1.03.

C.Rendina, In corteo al Divino Amore, fede tavolate e stornelli, da “la Repubblica” del 19.5.02.

Rivista “Roma ieri, oggi e domani”, aprile 1992, n. 44, pag.35, articolo di Claudio Rendina, Divino Amore e amor di vino.

Rivista Capitolium, maggio 2000.

AA.VV. Mappa dei percorsi ciclopedonali, ed. Comune di Roma, 2008.

AA.VV. Stradaroma 2004, ed. Lozzi, 2004.

 

SITOGRAFIA

 

www.santuariodivinoamore.it

www.it.wikipedia.org

www.parcoappiaantica.it

www.060608.it

www.lecarrozzedepoca.it

www.santiebeati.it

www.facebook.com/romasparita

 

www.google.it/maps

 

Piero Tucci

tuccigf@tiscali.it

14.11.10

 



[1] Chiesa. La chiesa venne consacrata nel 1750 dal cardinale veneziano Carlo Rezzonico poi divenuto papa Clemente XIII (1758-69) è il papa che avversò l’illuninismo, mise all’indice l’Enciclopedia di Diderot e D’Alambert e le opere di Rousseau. Il nipote fece costruire la villa dei Cavalieri di Malta all’Aventino.

[2] Gigi Zanazzo. (Roma 1860-1911) poeta, commediografo, antropologo e bibliotecario. Studioso delle tradizioni del popolo romano e poeta romanesco, è considerato con Francesco Sabatini il fondatore della Romanistica. Alla sua scuola mosse i primi passi Trilussa. In via dei Delfini (Botteghe Oscure) nel luogo dove nacque, si trova un monumento a lui dedicato opera dello scultore Amleto Cataldi. Una via gli è intitolata a Trastevere (piazza Sidney Sonnino). Da info.roma.it e da it.wikipedia.org.

[3] Processione del Divino Amore. Descrizione contenuta in: Gigi Zanazzo, Tradizioni romane; il testo riportato tra virgolette è preso dalla rivista Roma ieri oggi e domani, aprile 1992, n. 44, pag. 37.

[4] Don Umberto Terenzi. (Roma 30.10.1900-3.1.1974) vedi più avanti la sua biografia.

[5] Madonna del Divino Amore a Roma. Inizialmente venne portata nella chiesa del Divino Amore presso largo della Fontanella Borghese ma, visto il grande afflusso di folla, fu trasferita nella chiesa di San Lorenzo in Lucina. Per lo stesso motivo si decise il trasferimento in Sant’Ignazio.

[6] Giovanni Paolo II. Karol Wojtyla (Wadovice 1920-Roma2005) papa dal 16 ottobre 1978. E’ stato in visita al Santuario anche il 1° maggio 1979, e il 7 giugno 1987 per l’apertura dell’Anno Mariano. L’ultima visita di un papa al Divino Amore è stata il 1° maggio 2010 di Benedetto XVI.

[7] Storia del Santuario. Tutte le notizie sulla storia del santuario da: Guida di Roma, ed. Tci,1965, opuscolo Santurario Divino Amore – Roma, edito dal Santuario stesso e dal sito internet santuariodivinoamore.it

[8] Edicole Divino Amore. Da: wikimedia commons in wikipedia.

[9] Pendenze della via Ardeatina. Le pendenze sono valutate sulla base dell’esperienza di chi scrive.

[10] Parco dell’Appia Antica. Dopo lunghe e accanite lotte condotte da Antonio Cederna (1921-1996 archeologo e giornalista) il parco è stato istituito  con la legge regionale n. 66 del 1988 (Bruno Landi PSI era allora presidente della giunta regionale), dal 1997 (Piero Badaloni) comprende anche la tenuta di Tor Marancia (220 ha). Ha un’estensione di 3.400 ha, comprende la Caffarella (200 ha), il parco degli Acquedotti (240 ha). Lo scopo del parco è quello della conservazione e valorizzazione del territorio.

[11] Tenute Tor Marancia e Farnesiana. Le notizie da opuscolo del Parco Regionale dell’Appia Antica: “Un parco unico al mondo”, senza data. Anche da: parcoappiaantica.it.

[12] Museo delle carrozze. Le notizie da: lecarrozzedepoca.it e dal catalogo del museo.

[13] Casa del Giardinaggio. Le notizie da: Fabio Maialetti, Per il giardino scolastico, ed. Comune di Roma, assessorato alle politiche ambientali ed agricole, 2006. Altre dal sito: www.060608.it

[14] Via di Tor Pagnotta. Qui si trova l’impianto onde corte della Rai Tor Pagnotta costruito intorno al 1930. Tale sito, per le sue alte antenne che si vedono da vari punti di Roma Sud, anche dal Gra, è caratteristico. Una foto d’epoca in facebook/romasparita.

[15] Iaf.  E’ un’associazione di volontariato cattolico per l’assistenza ai detenuti o ex detenuti o persone in difficoltà. Offre residenze e attività di falegnameria, allevamento animali da cortile, orticultura, edilizia e carpenteria. Accoglie solo uomini. Da sito internet: isolaiaf.it.

[16] Filippo Raguzzini. (Napoli 1680 – Roma 1771) architetto. La sua opera più famosa e riuscita è la sistemazione di piazza di Burrò a Roma nel 1724 davanti alla chiesa di Sant’Ignazio, in essa unì cinque blocchi di case in maniera allusiva alle quinte teatrali. Ebbe forniture grazie al favore accordatogli da Benedetto XIII Orsini di Gravina di Puglia, realizzò la chiesa di Santa Maria della Quercia e la cappella di San Domenico in Santa Maria Sopra Minerva. Lavorò molto anche a Benevento, fu membro dell’Accademia di San Luca.

[17] Arnaldo Foschini (Roma 1884-1968) architetto, professore universitario, preside di architettura e direttore dell’Ina Casa dal 1948. Le sue opere più famose sono l’ingresso alla Città Universitaria (1932), il palazzo della Farnesina oggi Ministero degli Esteri con Del Debbio e Ballio Morpurgo (1935), la chiesa di San Pietro e Paolo all’Eur.

[18] Eddy Merkx (Leensel-Kiezegem Brabante Belgio 1945) ciclista professionista dal 1965 al 78, vincitore di 5 Giri d’Italia e 5 Tour de France, 3 mondiali, 7 Milano Sanremo e 5 Liegi Bastogne Liegi. Detto “il Cannibale”. Da: Sandro Picchi, La storia illustrata del ciclismo, ed. la Casa dello Sport, 1987.

[19] Felice Gimondi (Sedrina BG 1942) ciclista professionista dal 1965 al 78, vincitore del titolo mondiale a Barcellona nel 1973, del Tour del 1965 e di tre Giri d’Italia. Da. Sandro Picchi, cit.

[20] Francesco Moser (Palù di Giovo TN 1951) professionista dal 1973 al 1988. Campione del Mondo a San Cristobal in Venezuela nel 1977, vinse il Giro d’Italia nel 1984, nello stesso anno portò il record dell’ora a Km 51,151 a Città del Messico. Vincitore di tre Parigi Roubaix e tre campionati italiani. Da: Sandro Picchi, cit.

[21] Francesco Totti. (Roma 1976) calciatore della Roma. Ha donato la maglia n. 20 della Nazionale italiana di calcio il 3.7.2000 e una maglia della Roma.

[22] Antonio Cassano. (Bari 1982) calciatore della Sampdoria, già della Roma negli anni 2001-06.

[23] Rassegna Mariana. Tutte le informazioni dall’opuscolo “Rassegna Mariana Internazionale”, ed. Santuario stesso, settembre 2000.

[24] Don Umberto Terenzi. Nato a Roma il 30 ottobre 1900 studia nel Semiario Romano dove riceve l’ordinazione sacerdotale il 31 marzo 1923. Nominato Rettore Parroco del Santuario vi rimane fino al 3 gennaio 1974, giorno della sua morte.

[25] Zeferino (Ceferino) Gimenez Malla. Nato a Benavent de Sangna in Catalogna (E) nel 1861, morto a Barbastro in Aragona (E) nel 1936. Zingaro analfabeta, sposato, senza figli adottò una nipote della moglie. Uomo dalla figura imponente, stimato da tutti per la sua generosità, un giorno soccorse un notabile del paese che per uno sbocco di sangue era stato da tutti abbandonato sulla strada. Ricevuto denaro dalla famiglia del notabile diventa negoziante di muli e cavalli, aiuta gli zingari più poveri, prega pubblicamente. Nel luglio 1936, durante la guerra civile spagnola, è arrestato da un reparto di anarchici a 75 anni perché voleva liberare un preta da questi arrestato. Quando lo fucilarono, nella mano teneva alta la coroncita del rosario come una bandiera. La sua festa è il 2 agosto.  Da: santiebeati.it.

[26] Bruno Morelli. Nato ad Avezzano nel 1957, pittore rom autodidatta, ha studiato al Liceo Artistico di Roma quindi all’Accademia di Belle Arti dell’Aquila, espone dal 1981. Le sue opere sono state esposte alla Conciergerie di Parigi. Al Museo Laboratorio di Arte Contemporanea dell’Università La Sapienza di Roma, al Museo delle Arti e Tradizioni Popolari di Roma, ed in molte altre sedi. Da: verdon.it.

[27] Chiesa rom senza tetti ne muri. La notizia da: “la Repubblica” del 20.9.04.

[28] Costantino Ruggeri. “Sarà una grande grotta azzurra, dove finisce il prato e inizia la scarpata ho pensato di continuarla creando una zolla che si rialza, sopra ci sarà un bel prato verde con i fiori di campo” Intervista a Costantino Ruggeri sul momento dell’ispirazione, dal sito internet del santuario stesso. Costantino Ruggeri è un frate francescano di Canepanova (Pavia), è pittore, scultore e progettista. Ha studiato all’Accademia di Brera e si è diplomato in scultura con Minguzzi. La sua prima personale del 1951 ha avuto la presentazione dello scultore Mario Sironi. E’ stato amico di Lucio Fontana. Nel 1952 ha progettato con Figini e Pollini la chiesa della Madonna dei Poveri a Milano, nel 1960 con Gio Ponti la cappella dell’Ospedale San Carlo. Dagli anni Settanta collabora con Luigi Leoni alla progettazione ed esecuzione di varie chiese (Santa Maria della Gioia a Varese, San Paolo a Rho, San Francesco Saverio a Yamaguchi in Giappone). E’ morto nel 2007. Da: Chiara Gatti, Architetto divino, Costantino Ruggeri guru dell’arte cristana, da “la Repubblica” del 27.12.05 pag. 10.

[29] Roberta Boesso. Nata a Roma nel 1960, dopo gli studi classici studia all’Istituto Centrale di Restauro dove consegue l’idoneità nell’87 per i restauro di dipinti. Ha lavorato al restauro di dipinti di Giotto, Mantegna, Signorelli, Giulio Romano e altri. Dipinge opere su tavole lignee, pergamene e muro. Le sue opere sono presenti in molte chiese italiane ed europee. Da: artcrel.it.