ROMA NASCOSTA

22-02-2015

CI SONO LUOGHI INACCESSIBILI DI ROMA

A VOLTE MONUMENTI MINORI

ALTRE VERI E PROPRI GIOIELLI

PROVIAMO A SCOPRIRNE ALCUNI

 

Possibile itinerario in bici: Casino del Cardinal Bessarione,

Chiesa di Sant’Urbano alla Caffarella, Museo dei Giustiziati,

Oratorio dei Sacconi Rossi, Casa Museo Hendrik Cristian Andersen.

 

INTRODUZIONE

    A tutti è capitato di fare un lungo viaggio per visitare una città o una regione e di trovarsi di fronte a un portone chiuso. Ciò non avviene solo per monumenti o musei minori, ma anche per veri e propri gioielli da anni chiusi al pubblico per motivi assurdi, a volte banali, altre volte per diritti di proprietà dubbi, altre ancora perchè il luogo necessiterebbe di grossi investimenti pubblici per restauri e in questi anni di spending review è difficile reperire i capitali necessari.

     Alcuni esempi di splendidi luoghi chiusi al pubblico o difficilmente accessibili sono la Villa dei Cavalieri di Malta sull'Aventino, le catacombe di Commodilla alla Garbatella in via delle Sette Chiese, l'Aurora di Guido Reni nel Casino del palazzo Rospigliosi Pallavicini sul Quirinale aperto solo il primo giorno del mese e per poche ore.

     Vi sono poi esempi eclatanti come la Domus Aurea chiusa da anni per pericolo frane, necessita di grossi lavori per la messa in sicurezza e per salvare le strutture e gli stucchi dell'epoca di Nerone, scandalosa è stata la chiusura del Museo Nazionale degli Strumenti Musicali presso la basilica di Santa Croce in Gerusalemme, uno dei musei più importanti al mondo per la cultura musicale che è chiuso al pubblico per la mancanza di fondi destinati a coprire solamente gli stipendi dei custodi, intanto alcuni strumenti si stanno deteriorando perchè manca la manutenzione, il museo geologico in largo di Santa Susanna è stato smembrato e i suoi elementi si trovano in più sedi creando difficoltà agli studiosi in un paese ad alto rischio sismico come l'Italia.

     Ma ci sono anche esempi positivi, per fortuna: il restauro e la riapertura al pubblico di villa Torlonia dopo sessant'anni di chiusura, la riapertura della Galleria Comunale d'Arte Moderna di Roma Capitale in via Crispi anch'essa chiusa per circa vent'anni, il Medagliere Capitolino mai esposto al pubblico, la sezione delle monete nel museo di palazzo Massimo e due esempi innovativi che non hanno uguali in Europa: la Centrale Montemartini e il Museo dell'Ara Pacis.

     In questo itinerario proviamo a scoprire questi luoghi inaccessibili di Roma, non sempre monumenti o chiese minori, sbirciando da un cancello e posizionandoci su un'altura e con l'aiuto di qualche foto d'epoca e/o stampa per "vedere" il gioiello nascosto.

 

 

CASINO DEL CARDINAL BESSARIONE

via di Porta San Sebastiano, rione XXI San Saba

ricorda che hai una bellissima foto del 1930

 

     Si tratta di un esempio tipico di rifugio suburbano, venne costruita dal cardinale Basilio Bessarione[1] che aveva la propria residenza in palazzo Colonna in quanto era titolare di Santi Apostoli. Ovviamente la sua costruzione è avvenuta utilizzando in parte costruzioni preesistenti.  Intorno al dotto umanista cardinale soleva radunarsi il fior fiore dell'intelligenza romana del primo Rinascimento. La casa, cinta da giardino, è una graziosa costruzione del Quattrocento, ad un solo piano rialzato con facciata e loggia rivolti verso il parco. Al di sotto si trovano gli ambienti di servizio. Nella costruzione furono utilizzati materiali di spoglio, abbondanti nella zona, come le colonne della loggia. Di notevole interesse gli affreschi del salone del piano nobile, si tratta di una ricca e complessa tematica decorativa. Gli ambienti interni sono arredati con mobili e opere d'arte del Rinascimento. Fino al 1930 era un'osteria. Restaurata tra il 1934 e il 1935, il 27 luglio del 1935 Benito Mussolini vi ha ricevuto il presidente del Consiglio ungherese. Attualmente è chiusa al  pubblico perchè utilizzata come sede prossisoria di uffici comunali e sede di rappresentanza del Comune di Roma.

Subito prima si trova la chiesa di San Cesario de Appia, nota anche con San Cesareo in Palatio, sorta sopra un edificio termale romano e rifatta alla fine del XVI secolo forse da Giacomo Della Porta[2], con facciata a lesene su alto basamento, ornata da specchiature e preceduta da protiro. Davanti alla chiesa, in un'aiuola, antica colonna di granito con croce. Interno assai semplice e severo, ad aula rettangolare e soffitto a riquadrature dorate su fondo azzurro con le insegne araldiche di Clemente VIII e figura del santo titolare. Presbiterio, pergamo,  paliotto dell'altare e cattedra ricomposti con elementi cosmateschi di finissima fattura. Nella calotta dell'abside il Padre Eterno fra due Angeli e all'esterno dell'arco Annunciazione, mosaici su disegno del Cavalier d'Arpino[3].

 

 

SEPOLCRO DEGLI SCIPIONI

via di Porta San Sebastiano, rione XIX Celio

      Scoperto nel 1780 sistemato negli anni Venti del Novecento. Il recinto degli scavi è dominato dai tre piani di una casa romana del III secolo. A destra della casa un breve braccio di una catacomba cristiana, nello spiazzo di fronte alla casa una scaletta scende a un colombario rettangolare con le pareti traforate dalle nicchiette per urne cinerarie da cui il nome colombario.

     A sinistra della casa romana il sepolcro degli Scipioni una delle più grandi famiglie della Roma repubblicana, i cui componenti continuarono ad essere cremati anche quando l'inumazione divenne abituale. Della facciata rimangono il basamento, resti di una porta, un tratto di cornice e le basi di due colonne di un portico in peperino.

     L'interno si presenta come un labirinto di stretti cunicoli, subito a sinistra resti di un sarcofago di un giovane questore nel 167 a.C. l'epigrafe ricorda che il padre sottomise il re Antinco. Si prosegue dritti e si passa in un punto stretto tra due sarcofaghi: quello del figlio di Scipione Barbato console nel 259 a.C. e conquistatore della Corsica, e quello probabile del fratello dell'Ispano. Poi di fronte la copia (originale in Vaticano) del sarcofago di Scipione Barbato, console nel 298 a.C. conquistatore del Sannio e della Lucania e avo di Scipione Africano (è la persona che ha fatto costruire questo sepolcro). A sinistra di esso il sarcofago di Cornelio Scipione Asiatico. Proseguendo a sinistra si trova il sarcofago di Paola Cornelia sposa dell'Ispanico e due loculi forse appartenti alla famiglia dei Corneli Lentuli, eredi degli Scipioni. Si arriva a una calcara dove venivano ridotti in calce i marmi del sepolcro come era uso nel medioevo e nel rinascimento.

     Nel biglietto di ingresso è compreso la visita al colombario di Pomponio Hylas scoperto nel 1830 e perfettamente conservato. Si trova nell'attigua villa degli Scipioni.

     Il complesso archeologico è stato chiuso ai visitatori dal 1992 per lavori di consolidamento della collina tufacea e per il restauro delle strutture metalliche di sostegno realizzate nel secolo scorso. Il sepolcro è stato riaperto al pubblico alla fine del 2011. Oggi è aperto tutti i giorni (tranne il lunedì) dalle ore 9 alle ore 14, i volontari del Touring Club Italiano accolgono e assistono i visitatori[4].

 

 

CHIESA DI SANT'URBANO ALLA CAFFARELLA

vicolo omonimo, quartiere IX Appio-Latino

     Adattamento di un antico tempio ritenuto di Cerere[5], esso adornava la villa di Erode Attico, letterato e mecenate del tempo di Marco Aurelio (fine secondo secolo d.C.), il quale - erede di una colossale fortuna - con opere benefiche cercò di far dimenticare la cattiva fama di cui godeva soprattutto per essere sospettato di aver ucciso la sua sposa Annia Regilla.

     La trasformazione in chiesa avvenne nel IX-X secolo. Nel restauro del 1634  furono incorporate nel muro le quattro colonne corinzie del pronao, bellissimi i muri esterni della antica cella, in cotto con fregi finemente lavorati. Nell'interno importanti pitture  del 1011 opera di un certo Bonizo come si deduce da un'iscrizione della "Crocifissione" che è sulla porta. Nel muro in fondo "Cristo benedicente in trono", questa immagine presenta una curiosità inspiegabile, la mano del Signore presenta sei dita. Inoltre scene della "Storia del Salvatore, di sant'Urbano  e di santa Cecilia". Una "Madonna con Bambino e santi" risale al X secolo.

     Per anni la chiesa era inaccessibile, in quanto compresa all'interno di uno spazio privato che organizzava ricevimenti. Attualmente è chiusa al pubblico, periodicamente il Comitato del parco della Caffarella la apre con visite guidate.

 

 

CHIESA DI SANTA MARIA DELLA PACE

via della Pace, rione V Ponte

     Eretta da Baccio Pontelli ai tempi di papa Sisto IV[6] (1480 circa). E' formata dall'unione di due organismi: un'aula rettangolare nella parte anteriore, seguita da un ottagono a cupola, aggiunto forse dal Bramante. Nel 1656 Pietro da Cortona[7] restaurò la chiesa per ordine di Alessandro VII Chigi[8] e vi aggiunse la convessa facciata barocca preceduta da un portico semicircolare, a colonne doriche binate, e il fondale a esedra che concludono con mirabile azione scenografica la piccola piazza limitata da eleganti edifici.

     Sopra l'arco della prima cappella a destra le celbri Sibille dipinte da Raffaello nel 1514 per commissione  del banchiere Agostino Chigi, da sin.: la Cumana, la Persica, la Frigia e la Tiburtina, ciascuna di esse pronte a ricevere da un angelo la Rivelazione. Nella prima cappella sinistra, all'esterno due monumenti rinascimentali della famiglia Ponzetti (1505-09), all'altare la Madonna tra le sante Brigida e Caterina e il card. Ponzetti affresco di Baldassarre Peruzzi[9].

     Nella cappella a destra dell'altare maggiore Battesimo di Gesù di Orazio Gentileschi. Il coro e il ricco altare maggiore sono del Maderno, sull'altare l'immagine della Madonna della Pace del sec. XV che, colpita da un sasso, avrebbe, secondo la tradizione, versato sangue, ed ebbe da Sisto IV il voto della costruzione della chiesa.

     L'attiguo chiostro è la prima opera eseguita a Roma dal Bramante[10] (1500-04) per commissione del card. Oliviero Carafa. Di mirabili proporzioni e conservato inalterato in ogni sua parte , è circondato da un portico ad arcate su pilastri cui sono addossate svelte lesene e reggenti una lunga trabeazione continua con lunga iscrizione nel fregio; il loggiato superiore ha pilastri con lesene a fascio alternati a colonne e cornicione terminale a mensole.

     La facciata di questa chiesa e la via davanti sono stati l'ambientazione di un celebre film "Fantasmi a Roma" del 1961 con Marcello Mastroianni, Sandra Milo, Eduardo De Filippo, Tino Buazzelli, Vittorio Gassman, per la regia di Antonio Pietrangeli.

 

 

CONVENTO DI SANTA FRANCESCA ROMANA

MONASTERO DELLE OBLATE

via del Teatro di Marcello, rione X Campitelli

     Fondato  nel sec. XV da Santa Francesca Romana, si presenta come una severa muraglia, sopra al suo ingresso, al civico 32, Santa Francesca Romana e l'Angelo, altorilievo marmoreo entro cornice ovale attribuito a Filippo Valle. Il complesso ha il nome di Tor de Specchi, la torre si può vedere da via Montanara. L'ingresso della casa del Quattrocento è sovrastato dall'affresco con "La Madonna tra Santa Francesca e San Benedetto". Da qui si accede ad un locale pavimentato con blocchetti di basalto adibito a stalla, fungeva da mangiatoia un coperchio di sarcofago rovesciato. Qui si trova il gruppo marmoreo "Santa Francesca e l'Angelo" (Giosuè Meli 1866). Sempre al piano terreno vi sono una serie di stanze anguste e spoglie, addossato alle mura della torre si trova il forno utilizzato nel Quattrocento dalla comunità monastica.

     Attraverso la cosiddetta Scala Santa si arriva all'oratorio decorato con il celbre ciclo di affreschi attribuiti ad Antoniazzo Romano[11]. Dello stesso autore sono gli affreschi della scala tra cui il "Cristo uscente dal Sepolcro". La stanza tra la torre e l'oratorio era forse utilizzata come refettorio, una parete è coperta di affreschi in monocromo (sempre del Quattrocento, si fanno i nomi di Benozzo Gozzoli e Antoniazzo Romano, restauri nel 1984). Una piccola stanza, interna alla torre, recentemente restaurata, era quella dove la santa si ritirava a pregare o meditare, in una teca i vestiti della santa.

     L'oratorio ha le pareti completamente coperte da affreschi attribuiti ad Antoniazzo Romano, Benozzo Gozzoli[12] e ad un seguace di Piero della Francesca (1468). Le scene narrano la vita e le opere della Santa descritti in testi didascalici in volgare quattrocentesco romano. Singolare rappresentazione dell'Inferno. Questi affreschi sono stati recentemente restaurati.

     Splendido il refettorio barocco con il pulpito, vi sono affrescati paesaggi di fantasia della campagna romana del XVIII secolo. Le scene sono incorniciate. Sulla parete di fondo è una immagine di "Madonna con Bambino tra i santi Giovanni e Caterina della Rota", molto rimaneggiata ma del Seicento.

     Nel complesso si trova un grande chiostro Seicentesco porticato su tre lati, sulla parete sono murati reperti e laapidi che ricordano lastoria delmonastero e la famiglia della santa. Dieci rocchi di colonne di granito sono utilizzati per sostenere limoni in vaso. Carlo Maderno non deve essere estraneo alla costruzione.

     Nel monastero è un alto corpo di fabbrica che ingloba due chiese sovrapposte. La chiesa di Sotto, nota nell'iconografia della città come Santa Maria de Curte, venne annessa al monastero verso la fine del Cinquecento, demolita e ricostruita negli anni seguenti.

     Al di sopra di questa vi è il Coro della SS. Annunziata riccamente decorato di marmi, affreschi e soffitto ligneo barocchi. Nel catino absidale è San Michele Arcangelo tra angeli musicanti e in preghiera, tali affreschi sono stati realizzati per il giubileo del 1750 da Bastiano Ceccarini e Lorenzo Gramiccia. L'Annunciazione al centro dell'altare è di Alessandro Allori e sovrasta un ricco tabernacolo barocco. Due riquadri ai lati dell'altare raffigurano l'Adorazione dei Magi e quella dei Pastori, sono di autori ignoti del Seicento. L'ambiente è stato restaurato per il giubileo del 2000.

     Il giorno della festa della santa, il 9 marzo, il monastero è aperto al pubblico.

    

 

MUSEO DEI GIUSTIZIATI

via san Giovanni Decollato, rione XII Ripa

     Siamo a due passi dal luogo in cui avvenivano le esecuzioni capitali, ovvero in piazza Bocca della Verità. Qui si trova la chiesa di San Giovanni Decollato, costruita nell'ultimo decennio del Quattrocento da alcuni devoti fiorentini che avevano istituito la Compagnia della Misericordia che si occupava dell'assistenza spirituale dei condannati a morte e alla sepoltura dei giustiziati. Il papa Innocenzo VIII approvò l'istituzione, nel 1540 Paolo III[13] conferì alla compagnia, che nel frattempo aveva preso il nome attuale di San Giovanni Decollato, il privilegio di liberare ogni anno un condannato a morte, in occasione della festa del santo titolare (29 agosto). Anche Michelangelo fece parte di questa confraternita. Accanto alla chiesa venne costruito un oratorio dove i confratelli si riunivano in preghiera ed un chiostro con ambienti annessi. In uno di questi c'è un piccolo e raccapricciante museo, denominato camera storica dove si conservano gli strumenti di giustizia dal Cinquecento in poi. Sono conservati gli strumenti che servirono all'esecuzione capitale dei Cenci e di Giordano Bruno. Nei sotterranei si trova l'ossario con i resti dei condannati.

 

     La chiesa ha un interno a unica navata, armoniosamente diviso da paraste d'ordine dorico, presenta tre altari per lato fra altrettante arcate. Al terzo altare destro "Visitazione" del Pomarancio, all'altare maggiore "Decollazione di San Giovanni" tavola del Vasari del 1553.

 

     Nell'oratorio una serie di affreschi del momento più caratteristico del manierismo romano (metà Cinquecento). Nella parete di fondo all'altare tavola con la "Deposizione" capolavoro di Jacopino del Conte del 1550, ai lati "San Bartolomeo e Sant'Andrea" affreschi di Francesco Salviati. Nella parete destra ""Natività di San Giovanni" e "Visitazione" sempre del Salviati, mentre l'"Annunzio a Zaccaria della nascita di Giovanni" è di Jacopino. Nella parete d'ingresso "Predicazione del Battista" e "Battesimo di Gesù" sempre di Jacopino. Nella parete sinistra: "Decollazione del Battista "di ignoto e "Convitto di Erode" di Pirro Ligorio, inoltre "Cattura del Battista" di Battista Franco. Si tratta sempre di artisti della metà del Cinquecento.

 

     Si può visitare il giorno della festa del santo titolare San Giovanni Decollato, il 29 agosto, anche il 24 giugno giorno in cui nacque San Giovanni Battista, lo stesso che fu poi decollato per ordine di Erode Antipa. La confraternita ancora esiste, è dedita a opere di beneficienza.

 

 

ORATORIO DEI SACCONI ROSSI

piazza San Bartolomeo all'Isola, rione XII Ripa

     Siamo sull'isola Tiberina, in quella piazza che fronteggia la chiesa di San Bartolomeo all'Isola, guardando a sinistra fra le case si trova l'Oratorio dei Sacconi Rossi, nessun segno all'esterno lo contraddistingue, solo un portone sormontato da un grande fregio ovale.

     Il loro vero nome era "Confraternita dei devoti di Gesù del Calvario e di Maria SS. Addolorata in sollievo delle Anime Sante del Purgatorio", ma il popolo la chiamava dei Sacconi Rossi per via del cappuccio di tela rossastra, era nata nel 1760 per iniziativa di due fratelli Giovanni Antonio e Michele Scolari e di un loro compagno Giuseppe Denzi. Venti anni dopo il sodalizio acquista il locale attuale e nel 1784 ottiene il permesso di costruire il cimitero per i confratelli. Nel 1836 il cimitero viene chiuso per ragioni igieniche, riaperto dopo la sconfitta della Repubblica Romana e definitivamente chiuso nel 1870, la confraternita perde i beni e scompare.

     La confraternita dei Sacconi Rossi non ci sono più dagli anni Sessanta, al loro posto c'è un sodalizio detto Piccola Famiglia. Vestiti con un caratteristico sacco rosso, corda alla vita da cui pendeva un rosario di legno, si erano assunti il compito di pregare per le anime dei poveri affogati nel Tevere. Nel mese dei morti scendevano lungo il fiume fino alla punta dell'isola tiberina con i falò accesi per illuminare la strada, qui si trovava un tumulo che ricordava i defunti che avevano sotto protezione. Nei sotterranei dell'Oratorio c'è ancora il cimitero dei confratelli con una mostra di teschi, tibie e ossa di varie misure.

 

     Sull’isola Tiberina si trova l’Ospedale San Giovanni di Dio e dei Fatebenefratelli, rifatto da Cesare Bazzani nel 1930. Tale antichissima istituzione continua la tradizione del luogo già dedicato a Esculapio. Sulla pittoresca piazzetta: guglia a quattro facce e chiesa di San Bartolomeo all’Isola eretta alla fine del X secolo dall’imperatore Ottone III. Dopo la piena del 1557 fu restaurata nel 1624 da Orazio Torriani con la facciata barocca su due piani e a portico. Arretrato a sinistra il campanile romanico a trifore. L’interno è diviso in tre navate da 14 colonne di marmo antiche, sono presenti tre cappelle per lato. Dall’aprile del 2008 la chiesa, officiata dalla comunità di Sant’Egidio, ospita il Memoriale dei Cristiani morti per la fede. Gli altari laterali offrono testimonianze dei nuovi martiri. Tra questi il Messale di monsignor Oscar Romero, il pastorale di card. Ocampo ucciso dai narcotrafficanti, la Bibbia di Flribert Bwana Chui ucciso in Ruanda nel 2007, la stola di Andrè Jarlan cileno, il calice e la stola di don Andrea Santoro ucciso in Turchia nel 2006 a Trebisonda. Nel memoriale sono ricordati anche protestanti e ortodossi.    

 

 

CASA MUSEO HENDRIK CHRISTIAN ANDERSEN

Via Pasquale Stanislao Mancini 20

     Ci troviamo nei pressi di piazzale Flaminio. Si tratta della casa nella quale ha vissuto per oltre 40 anni lo scultore norvegese, naturalizzato cittadino Usa, Hendrik Christian Andersen. Nato a Bergen in Norvegia nel 1872, emigrato ancora bambino negli Usa, a Newport in Rhode Island, il giovane Andersen intraprese il viaggio di formazione in Europa nel 1894, e dopo un soggiorno a Parigi, si stabilì definitivamente a Roma. Alla sua morte, il 19 dicembre 1940, lasciò in eredità allo stato italiano la sua abitazione-studio e tutto quello che conteneva: sculture, arredi, carte d’archivio, materiale fotografico, libri. Ma solo dopo la morte della sorella adottiva Lucia (usufruttuaria del lascito), nel 1978, il bene immobile con tutto ciò che vi era contenuto fu affidato alla Gnam di cui rappresenta un museo satellite come la casa di Mario Praz, la casa museo di Manzù, il Museo delle arti decorative Boncompagni Ludovisi. I lavori di ristrutturazione dell’edificio, finanziati dal ministero e dal gioco del Lotto, portaro all’ap ertura del museo nel 1999.

     Nel piano terrerno si trova lo studio dove lavorava lo scultore, qui si possono vedere una selezione delle oltre duecento grandi sculture in gesso e bronzo, duecento dipinti e duecento opere grafiche. Il tutto è incentrato intorno all’idea da sognatore di una grande città mondiale, sede internazionale e perenne di creazione di idee nel campo delle arti, delle scienze, della religione, della cultura fisica. A tale progetto aveva dedicato, nel 1913 un poderoso volume consultabile nel museo.

     L’edificio fu costruito tra il 1922 e il 1925 su progetto dello stesso Andersen in una zona di nuova espansione subito fuori porta del Popolo. Venne battezzato villino Helen, dal nome della madre dell’artista. L’insime decorativo dei prospetti, arricchito di motivi simbolici e allusivi ai complessi legami affettivi dell’artista, si ispira allo stile rinascimentale.

     Dal 19 febbraio e fino al 17 maggio 2015, al primo piano del villino si terrà la mostra personale di Andrea Mastrovito. Prendendo spunto dalla storia della famiglia Andersen e dal progetto della città mondiale, l’artista affronta il tema del sogno e dell’ideologia in un periodo storico in cui i poteri forti sembrano affermarsi a livello globale. Nelle sue sculture Mastrovito sembra parafrasare le grandi sculture di Andersen. In ogni stanza le statue dialogano con una serie di collage che ripercorrono le grandi utopie del nostro tempo, le ideologie, i loro cortocircuiti e la loro caduta. Progressivamente le statue crollano una alla volta come sono venuti a mancare i membri della famiglia Andersen: prima il fratello Andreas, pittore, poi la moglie Olivia, mecenate, poi la madre Helene quindi Hendrik stesso. Nel salone non rimangono che le macerie delle statue sulle quali è il disegno immaginario del centro mondiale.

 

 

 

BIBLIOGRAFIA

- AA.VV. Guida d’Italia, Roma, ed. Tci, 1993.

- AA.VV. Roma, libri per viaggiare, ed. Gallimard – Tci, 1994.

- AA.VV. I rioni e i quartieri di Roma, ed. Newton & Compton, 1989.

- AA.VV. Le strade di Roma, ed. Newton & Compton, 1990.

- Claudio Rendina (a cura di), Enciclopedia di Roma, ed. Newton & Compton, 2005.

- Giorgio Carpaneto, I palazzi di Roma, ed. Newton & Compton, 1991.

- Mariano Armellini, Le chiese di Roma, ed. Pasquino, 1982.

- Carlo Zaccagnini, Le ville di Roma, ed. Newton Compton, 1991.

- Willy Pocino, Le fontane di Roma, Newton & Compton, 1996.

- Giuliano Malizia, Gli archi di Roma, ed. Newton Compton, 1994.

- Giuliano Malizia, Le statue di Roma. Storia, aneddotti, curiosità, ed. Newton Compton, 1996.

- Mauro Quercioli, Le mura e le porte di Roma, ed. Newton Compton, 1993.

- Sergio Delli, I ponti di Roma, ed. Newton Compton, 1992.

- Carlo Villa, Le strade consolari di Roma, ed. Newton Compton, 1995.

- Alessandro Tagliolini, I giardini di Roma, ed. Newton Compton, 1992.

- FabioMartini e Stefania Nardini, Roma nascosta, ed, Newton, 1995.

- AA.VV. Enciclopedia Universale, ed. Garzanti, 2003.

- AA.VV. Enciclopedia dell’Arte, ed. Garzanti, 2002.

- Roma ieri, oggi e domani, ed. Newton Compton.

- Forma Urbis, ed. Service Sistem.

- AA.VV. Stradaroma, ed. Lozzi, 2005.

- AA.VV. Tutto Città, 2011/2012, ed. Seat.

 

SITOGRAFIA

www.comune.roma.it

www.archeoroma.beniculturali.it

www.museiincomune.roma.it

www.romasegreta.it

www.laboratorioroma.it

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www.info.roma.it

www.abcroma.com

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www.tesoridiroma.net

www.iloveroma.it

www.romasotterranea.it

www.sotterraneidiroma.it

www.medioevo.roma.it

www.vicariatusurbis.org (del vicariato, ricco di info su parrocchie con delim. territori)

www.repubblica.it

www.corriere.it

www.ilmessaggero.it

www.romatoday.it

www.ansa.it

www.tordespecchi.it

www.it.wikipedia.org

www.treccani.it

www.sapere.it

www.maps.google.it

www.viamichelin.it 

www.tuttocittà.it

Piero Tucci

22.02.15

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inbiciperoma.blogspot.it



[1] Basilio Bessarione (Trebisonda, oggi Trabzon in Turchia sul mar Nero 1408 - Ravenna 1472) svolse una poderosa opera per salvare i testi della cultura greca che affluivano in Italia dopo la conquista di Costantinopoli da parte dei Turchi. Ebbe un grande ruolo nel diffondere la conoscenza della lingua greca antica come fonte della cultura occidentale. Tentò una mediazione per giugere alla riappacificazione tra ortodossi e cattolici.

[2] Giacomo Della Porta scultore e architetto, chiesa del Gesù, fontana delle Tartarughe, ha terminato la cupola di San Pietro lasciata incompiuta da Michelangelo.

[3] Cavalier d'Arpino pittore del Seicento, autore degli affreschi nella sala degli Orazi e Curiazi in Campidoglio e degli affreschi della cupola di San Pietro.

[4] Sepolcro degli Scipioni le notizie sull'orario di apertura da: www.sovraintendenzaroma.it.

[5] Cerere, per il latini divinità materna della terra e della fertilità, nume tutelare dei raccolti ma anche della nascita perché tutti gli esseri viventi sono suoi doni (fiori, frutta, uomini). Si pensava che avesse insegnato agli uomini la coltivazione dei campi.

[6] Sisto IV Francesco della Rovere, Pecorile oggi Celle Ligure (Savona). Papa dal 1471 al 1484.  E' il Papa che fece costruire la cappella Sistina e il ponte Sisto sul Tevere a Roma. Francescano, docente in varie università italiane. Il suo monumento funebre, simile ad un cofanetto di arte orafa si trova in San Pietro.

[7] Pietro da Cortona Pietro Berrettini (Cortona 1596- Roma 1669), pittore e architetto. Come pittore il suo capolavoro e l’affresco nel salone di palazzo Barberini che porta il suo nome “Trionfo della Divina Provvidenza”. Ha affrescato la cupola e la navata principale della Chiesa Nuova al Corso Vittorio, la volta del salone di palazzo Pamphili con "Storie di Enea". Come architetto ha realizzato la chiesa dei Ss. Luca e Martina al Foro Romano, S. Maria della Pace (indicata anche questa come suo capolavoro) e S. Maria in Via Lata. Sua la cupola di San Carlo al Corso. Una sala gli è dedicata alla pinacoteca Capitolina.

[8] Alessandro VII Fabio Chigi di Siena. Papa dal 1655-1667 Lo stemma quadripartito ha i tre monti con una stella e la quercia con i frutti. Membro di una famiglia di banchieri si avvalse del nepotismo in maniera ampia. Protettore del Bernini gli diede l'incarico di progettare il colonnato di piazza San Pietro e la sua tomba nella Tribuna di San Pietro. Impartì il battesimo a Cristina di Svezia. E' sepolto in San Pietro nel passaggio tra abside e transetto sinistro.

[9] Baldassarre Peruzzi  (Siena 1481 - Roma 1536) architetto, ingegnere militare, pittore, e archeologo. A Roma fu a contatto con Bramante e gli altri artisti che lavoravano in Vaticano divenendo così uno dei maggiori architetti del Cinquecento, realizzò la villa Farnesina con l'originale pianta ad U, il palazzo Massimo alle Colonne, palazzo Altemps. A Bologna la cappella Ghisilardi in San Domenico. Introdusse nell'architettura temi manieristici.

[10] Bramante Donato di Angelo Pascuccio (Fermignano PU 1444 – Roma 1514) pittore e architetto. A Milano: Santa Maria presso San Satiro, Sant’Ambrogio (chiostri e canonica), Santa Maria delle Grazie (tribuna). A Roma: chiesa di Santa Maria della Pace con il chiostro, tempietto di San Pietro in Montorio, palazzo del Belvedere in Vaticano. A Urbino il mausoleo dei Duchi. Ebbe incarico da Giulio II di demolire la antica basilica di San Pietro tanto da guadagnarsi il titolo di "mastro ruinante".

[11] Antoniazzo Romano  Antonio di Benedetto Aquilio degli Aquili detto... (attivo tra il 1460 e il 1510) pittore tra i più importanti del Rinascimento a Roma, influenzato da Beato Angelico e Piero della Francesca. Ha lavorato alla Cappella Sistina con Perugino. Sue opere a palazzo Barberini, nel palazzo Capranica. Celebre l'Annunciazione in santa Maria sopra Minerva.

[12] Benozzo Gozzoli    (Scandicci Firenze 1420 - Pistoia 1497) Benozzo di Lese di Sandro. Celebre per la cappella dei Magi a Firenze in palazzo Medici. Sue opere nei maggiori musei del mondo, in Umbria, nel Lazio a San Gemignano, in val d'Elsa e val d'Era.

[13]Paolo IIIAlessandro Farnese di Canino,primo Papa della controriforma e l’ultimo del Rinascimento. Convocò il concilio di Trento nel 1545. Nel 1540 approva la regola della Compagnia di Gesù. Sotto il suo pontificato nasce l’Indice dei Libri Proibiti, è la biblioteca Vaticana a stilare l'elenco. Nel 1548 Filippo Neri fonda la Congregazione dei preti dell’Oratorio o Filippini. Neutrale davanti ai conflitti franco asburgici. Prodigo di favori verso i familiari, investì il figlio Pier Luigi del ducato di Parma e Piacenza nel 1545.

     Lo stemma della sua famiglia è composto dai gigli. Celebre il suo ritratto opera di Tiziano a Capodimonte.

     E' sepolto in San Pietro nell'abside o tribuna, capolavoro di Guglielmo della Porta.