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PARCO CANALE DELLO STAGNO

     Si trova in via Mar dei Coralli. Lo si raggiunge dal lungomare Duilio, si costeggia il canale dei Pescatori, si supera il Borghetto dei Pescatori, passiamo sopra alla ferrovia, proseguiamo e vediamo sulla destra, oltre il canale la pineta di Castel Fusano, mentre a sinistra il PARCO DEL CANALE DELLO STAGNO, punto verde qualità del comune di Roma. Prende questo nome dal canale che costeggia detto dello Stagno o dei Pescatori. Superato il cancello d’ingresso abbiamo un edificio circolare bianco con tante finestrelle quadrate in basso, è il bar ristorante +39, sul lato opposto ha un portico, oltre si vede il Pala di Fiore, una tensostruttura verde comunale per attività sportiva. Segue un laghetto con canneto e un bosco di pioppi. Giochi per bambini e ragazzi tra cui una fune che lascia sospesi. Il tutto è ben tenuto, caso raro tra le aree verdi di Roma e di Ostia.

 

 

PARCO 25 NOVEMBRE 1884

     Si trova in viale della Pineta di Ostia. Si può raggiungere dal lungomare Paolo Toscanelli, o meglio dal piazzale Magellano, andando verso l’interno, imboccando il  viale della Vittoria, dopo soli duecento metri si trova il PARCO 25 NOVEMBRE 1884[1] sulla sinistra e il PARCO GIANNI RODARI[2] sulla destra. Il parco è costeggiato dal lato mare da via della Pineta di Ostia che conduce in piazza G. della Rovere e di lì, attraverso via dei Misenati in piazza Anco Marzio. Dal lato opposto il parco è costeggiato da corso Regina Maria Pia che porta in piazza Regina Pacis.

     Il parco ricorda la data di arrivo dei ravennati ad Ostia per bonificarne il territorio e permetterne la nascita del centro abitato.  Il territorio in cui oggi sorge Ostia e il suo entroterra è stato per secoli paludoso e preda della malaria. Vari tentativi erano stati compiuti dal governo pontificio di bonificare queste terre, ma si deve aspettare che il governo italiano decida nel 1880 di varare un programma di bonifica, questa opera viene affidata alla Associazione Generale Operai Braccianti di Ravenna.

     Il 25 novembre 1884 arrivano i ravennati e iniziano l’opera di bonifica creando 94 Km di canali e attivando alcune idrovore, la prima fu messa in funzione il 16 dicembre 1889 (in via del Fosso di Dragoncello è ancora visibile il vecchio impianto di idrovore, da wikipedia.org). I lavori di bonifica furono portati a termine in sette anni. Il primo luglio 1893 si potè mietere il primo raccolto.

 

     Il parco 22 Novembre, ha una bassa recinzione, non ha solo pini ma anche altri tipi di alberi, sul lato di viale della Vittoria è stato realizzato un piccolo anfiteatro in pietra ed una fontana abbandonata da tempo, è illuminato. L’estate viene istallato uno delle Arene di Roma per il cinema all’aperto.  Il parco Gianni Rodari è in gran parte occupato dai capannoni di un circolo bocciofilo e da un edificio in muratura che accoglie un ristorante pizzeria. Nello spazio verde si trovano giochi per bambini.

 

 

PARCO GIUSEPPE PALLOTTA

     Tra via Martinica e via dell’Appagliatore si trova il PARCO GIUSEPPE PALLOTTA inaugurato il 29 aprile 2006 dal sindaco Walter Veltroni, si sviluppa su un area di sei ettari ed è subentrato ad una discarica abusiva e baraccopoli, è recintato, tra gli alberi piantati per l’occasione prevalgono pini, lecci, pioppi. Alte arcate a mattoni rossi e sasso formano dei quadrati non coperti nei quali prevale il tono del rosso. In uno di questi, più grande, collocato al centro del parco è dotato di una fontana in mattoni blu, alla base c’è una vasca poligonale, all’interno una tazza circolare con semisfera. Altre quattro vasche a base quadrata sono predisposte con getti d’acqua verso l’alto. Purtroppo le fontane non funzionano. Nel lato Nord del parco si trova un parco giochi. Vicino all’entrata di via dell’Appagliatore si trova un MONUMENTO di Mario Rosati formato da una vela di marmo bianco e una sfera posta su una mensola. Alla base è scritto: “Un luogo senza passato è un luogo senza futuro / All’impengo degli ostiensi per la città / 2006”. Giuseppe Pallotta (1922-1976) è stato il primo comandante dei Vigili Urbani di Ostia[3].

     Nelle vicinanze si trova il mercato coperto Appagliatore e la chiesa di Nostra Signora di Bonaria di Francesco Berarducci, Giovanni Monaco e Giuseppe Rinaldi, del 1982[4]. La chiesa è dedicata ad un’ immagine miracolosa di Maria, ritrovata sulla spiaggia, venerata nel santuario di Cagliari posto in cima ad un colle. Il santuario originale è del 1324, quello moderno risale al 1926, possiede un museo, è parrocchia della città[5]. Questa parrocchia di Ostia è stata creata nel 1965 con decreto del cardinale vicario Traglia, la chiesa è stata consacrata il 17 aprile 1982 dal cardinale vicario Ugo Poletti. Presenta un tetto spiovente che arriva fino a terra sul lato Martinica, la croce che la sovrasta è legata da tiranti ed il campanile è formato da due lastre bianche di cemento armato con tre campane.

     L’interno è un ambiente circolare in cemento grezzo, dal soffitto pende uno spazio vuoto a forma di imbuto rovesciato che lascia cadere la luce proprio sull’altare. Dietro all’altare si trova un cilindro di cemento che lascia vedere il crocifisso, un altro per l’ostensorio, un altro in bronzo è per una copia della Signora di Bonaria. Nell’interno non ci sono le panche ma muretti in cemento grezzo rivestiti di legno solo nella parte superiore.

 

 

 

 

PARCO LETTERARIO PIER PAOLO PASOLINI

     Si trova in via dell’Idroscalo,  in una zona verde, oasi della Lipu. Siamo nel luogo nel quale fu ucciso il 2 novembre 1975 il poeta e regista Pier Paolo Pasolini. Al centro di esso si trova il MONUMENTO A PASOLINI originariamente in cemento grezzo, opera di Mario Rosati, un tronco spezzato indica la morte violenta, la colomba è simbolo di libertà, la luna il sogno. Il 31 dicembre 2005 è stato restaurato con una cerimonia di reinaugurazione a cui era presente l’autore e l’assessore Borgna[6]. Ad esso sono state aggiunge alcune grandi pietre che riportano versi di poesie del poeta.

 

     Nel film “Caro diario” di Nanni Moretti del 1993, il regista raggiunge il  luogo nel quale ancora si vede la porta del gioco del calcio dove avvenne l’omicidio, il parco non esisteva né la recinzione attuale. Qui  le scene iniziali del film “Pasolini, un delitto italiano”, 1995 di Marco Tullio Giordana con Carlo De Filippi, Claudio Amendola, Giulio Scarpati, Nicoletta Braschi, Adriana Asti. Nel 1983 qui si svolge la scena finale del film “Amore tossico” di Claudio Caligari, “particolarità del film è quella di avere come attori protagonisti persone realmente eroinomani o che comunque avevano avuto un passato di tossicodipendenza” (da it.wikipedia.org). Nel 2004 è uscito il film Pasolini di Abel Ferrara con Willem Dafoe, Ninetto Davoli, Riccardo Scamarcio, Valerio Mastandrea, Adriana Asti e altri. Il film racconta l’ultimo giorno di vita del poeta e la sua tragica morte. E’ stato presentato alla Mostra del Cinema di Venezia.

 

     Nella vicina via Atlantici si trova TOR SAN MICHELE massiccio fortilizio voluto da papa Pio V[7] eretto su probabile disegno di Michelangelo e realizzato, alla morte del maestro, da Nanni di Baccio Bigio entro il 1568[8]. Ha forma ottagonale, è circondato da un fossato. Venne restaurato nel 1930, in quell’occasione furono aperte le finestre, è stato utilizzato come faro. Negli anni dell’ultimo conflitto mondiale fu occupato prima dai tedeschi, poi dagli americani. Appartiene alla Sovrintendenza Archeologica di Ostia[9]. Ci troviamo nel borghetto dell’idroscalo, costituito da piccole case – ad un solo livello – probabilmente abusive. La piazza dei Piroscafi (capolinea atac) è il centro dell’abitato. Nulla è rimasto dell’IDROSCALO realizzato e inaugurato il 3 marzo 1926 qualche centinaio di metri più a monte di un precedente del 1919 che fu smantellato. Il 7 aprile 1926 fu inaugurata la rotta di idrovolanti Genova – Roma – Napoli – Palermo. Prima della loro ritirata i tedeschi resero inservibili le strutture dello scalo aereo.

     Ci troviamo alle spalle del PORTO TURISTICO della capitale inaugurato il 23 giugno 2001 dal neo eletto sindaco Veltroni. Il porto è stato realizzato in tre anni con capitali privati e un costo di 120 miliardi di lire, dispone di 800 posti barca dagli 8 ai 60 metri, per un costo da 69 a 930 milioni l’uno, ristoranti, bar, pizzerie, negozi, un ufficio postale, l’unità della Guardia di Finanza e dei Carabinieri, 1.200 posti auto[10]. La scuola elementare di via Mar dei Caraibi 102° C.D. ha adottato in maniera simpatica il porto turistico e la Tor San Michele[11].

     Siamo dentro il CENTRO HABITAT MEDITERRANEO (CHM) della LIPU (Lega italiana protezione uccelli) una delle mete in cui gli uccelli possono trovare un riparo sicuro e stabile, dove riposarsi e procurarsi il cibo isolati da elementi di disturbo, nel corso dei loro viaggi migratori. In primavera e estate vengono accolti piccoli uccelli caduti dai nidi e in inverno i rapaci feriti dai bracconieri. Gli animali vengono curati ed aiutati a riprendersi e lasciati andare una volta guariti. Il centro svolge una attività didattica con ludoteca.

 

 

PIER PAOLO PASOLINI

“La sua fine è stata al tempo stesso simile alla sua opera e dissimile da lui. Simile perché egli aveva già descritto, nella sua opera, le modalità squallide e atroci, dissimile perché egli non era uno dei suoi personaggi, bensì una figura centrale della nostra cultura, un poeta che aveva segnato un’epoca, un regista geniale, un saggista inesauribile”. Alberto Moravia.

 

     (Bologna 1922 – Roma 1975) è stato un poeta, scrittore, regista, sceneggiatore ed editorialista considerato uno dei maggiori artisti ed intellettuali del Novecento. Attento osservatore delle trasformazioni sociali soscitò accesi dibattiti per la radicalità dei suoi giudizi sulla società dei consumi, sul Sessantotto, sul suo essere omosessuale.

 

L’infanzia e l’adolescenza.

     Nasce da Carlo Alberto, ufficiale di fanteria bolognese e da Susanna Colussi, maestra elementare, in una foresteria militare. A causa del lavoro del padre cambiò spesso domicilio fino a quando nel 1928 si stabilirono a Casarsa della Delizia in Friuli ospiti dei nonni materni, poiché il padre era stato arrestato per debiti di gioco. Uscito di prigione il padre continuò a spostarsi quasi annualmente sempre per motivi di lavoro, ma i soggiorni estivi rimasero a Casarsa. Negli anni del liceo crebbero in lui la passione per la poesia e la letteratura, perse il fervore religioso, si appassionò al calcio che praticò sempre. Al liceo Galvani di Bologna incontrò il primo vero amico della giovinezza Luciano Serra. A soli 17 anni si iscrisse alla facoltà di lettere di Bologna dove si appassionò alle arti figurative grazie la critico Roberto Longhi. Frequentò il cineclub di Bologna e fece gite in bici organizzate dall’Università, anche campeggi estivi. Nell’estate del 1941 scrisse poesie che condivideva con Serra, Roberto Roversi e Francesco Leonetti.

     Nel luglio del 1942 vennero pubblicate alcune poesie in friulano dal titolo “Poesie a Casarsa” che saranno notate da Gianfranco Contini, Alfonso Gatto e da Antonio Russi. Nel 1945 discusse la tesi di laurea sulla poesia di Pascoli, fu vicedirettore di una rivista della Gil di Bologna che ebbe solo sei numeri ma rappresenterà per Pasolini una esperienza importante.

 

Gli anni della guerra.

     Alla fine del 1942 la famiglia decise di sfollare a Casarsa, in Friuli, ritenuto luogo più tranquillo. Qui il giovane fu colto dai primi turbamenti erotici che in passato aveva cercato di allontanare: “Un continuo turbamento senza immagini e senza parole batte alle mie tempie e mi oscura”. Arruolato a Pisa, dopo solo una settimana, con l’armistizio dell’8 settembre, riuscì a fuggire e a raggiungere Casarsa. Qui, con alcuni amici appassionati di poesia, fondò l’Academiuta di lenga furlana. Nell’ottobre del 1944 Pier Paolo e la madre si trasferirono a Versuta, ritenuto un luogo lontano da obiettivi militari. Nel villaggio mancava una scuola per cui i due Pasolini vi aprirono una scuola gratuita. In essa Pier Paolo visse il primo amore per un allievo tra i più grandi e al contempo una giovane violinista slovena Pina Kalc, anche lei sfollata, si innamorò di lui. Il fratello si era arruolato tra i partigiani ma, il 2 maggio 1945 giunse la notizia che i partigiani comunisti lo avevano ucciso insieme ad altri 16 della brigata Osoppo a Porzus in Friuli. Nell’autunno del 1945 il padre tornò dalla prigionia in Kenya (era stato fatto prigioniero in Etiopia dagli inglesi).

 

Gli anni a Casarsa in Friuli.

     Nel 1946 Pasolini lavorò ad un romanzo autobiografico incompiuto intitolato dapprima Quaderni rossi poi Pagine involontarie e infine Il romanzo di Narciso. In queste pagine l’autore descrive per la prima volta le sue esperienze omosessuali. Nel corso del 1947 si iscrisse al Pci di San Giovanni di Casarsa di cui divenne segretario nel 1949.

     Per due anni consecutivi ebbe l’incarico di insegnante di lettere alla scuola Media di Valvasone che raggiungeva in bicicletta (circa Km 5). Partecipò ad una manifestazione di contadini che si concluse con scontri con la polizia, da questa esperienza decise di scrivere un romanzo pubblicato solo nel 1962 dal titolo “Il sogno di una cosa”, poi “La meglio gioventù”. Il 15 ottobre 1949 venne denunciato per corruzione di minorenni e atti osceni in luogo pubblico, venne espulso dal partito e tolto l’incarico di insegnamento. A questo punto si era convinto di essere un “poeta maledetto”.

 

Gli anni Cinquanta a Roma.

     Nel gennaio del 1950 si rifugiò con la madre a Roma in piazza Costaguti (al Ghetto) in una stanza in affitto. La madre fece la cameriera. Continuò a scrivere, pubblicare qualche articolo, partecipare a premi di poesia, strinse amicizia con Sandro Penna, amico di passeggiate notturne sul lungotevere e con un giovane imbianchino Sergio Citti che gli insegnò il romanesco. Finalmente ottenne un posto di insegnante in una scuola di Ciampino che gli permise di affittare una casa in via Tagliere (Rebibbia) dove li raggiunse il padre. Strinse amicizia con Giorgio Caproni, Carlo Emilio Gadda e Attilio Bertolucci, nel 1954 riescì a far pubblicare “La meglio gioventù”, una raccolta di poesie in friulano. Risale al 1954 il suo primo lavoro cinematografico, la sceneggiatura di un film di Mario Soldati “La donna del fiume”. Questo lavoro gli permise di lasciare l’insegnamento e di trasferirsi in via Fonteiana (Monteverde).

     Nel 1955 venne pubblicato da Garzanti il romanzo “Ragazzi di vita”, a causa del teme trattato: la prostituzione omosessuale, causò all’autore accuse di oscenità. Da allora Pasolini assunse un ruolo centrale nel panorama culturale italiano.

     Pasolini aderì attivamente alla rivista letteraria Officina, pubblicò una antologia di poesia popolare dal titolo “Canzoniere italiano” con dedica al fratello; con Giorgio Bassani partecipò alla sceneggiatura del film “Il prigioniero della montagna”, cinema e letteratura procedono paralleli nell’attività professionale di Pasolini.

     Il processo a Milano contro Ragazzi di vita si concluse con l’assoluzione piena anche grazie alle testimonianze di Pietro Bianchi, di Carlo Bo che disse: “il libro è ricco di valori religiosi perché spinge alla pietà verso i poveri e i diseredati, non contiene oscenità perché i dialoghi dei ragazzi sono quelli della realtà” e di Giuseppe Ungaretti che inviò una lettera ai magistrati nei quali diceva che si trattava di un abbaglio clamoroso perché il romanzo era semplicemente la cosa più bella che si poteva leggere in quegli anni. Pasolini si dichiarava ateo e anticlericale ma “io so che in me ci sono duemila anni di cristianesimo, io con i mei avi ho costruito le chiese romaniche, poi gotiche, poi barocche: esse sono nel mio patrimonio, nel contenuto e nello stile”.

     Per quanto riguarda il cinema questi sono gli anni nei quali collabora con Bolognini per la sceneggiatura de “Marisa e la civetta” e con Fellini alle “Notti di Cabiria”. Nel 1957 pubblica “Le ceneri di Gramsci” nel quale si può trovare un eco del dibattito seguito alla svolta di Kruscev di Urss. Il libro accese un forte dibattito e in quindici giorni esaurì la prima edizione. Assistette nuovi giovani scrittori: Arbasino, Sanguineti e Alfredo Giuliani. Fece nuove amicizie: Laura Betti, Adriana Asti, Enzo Siciliano e Ottiero Ottieri.

     Nel 1958 terminò “Una vita violenta” che consegnò all’editore Garzanti nel 1959, anche questo romanzo venne molto criticato ma anche apprezzato da Ungaretti, Moravia, Gadda, Bassani e Debenedetti. Grazie al suo lavoro di sceneggiatore va ad abitare in via Giacinto Carini (Monteverde Vecchio). L’azione Cattolica denunciò per oscenità “Una vita violenta”, ma venne subito archiviata.

 

Gli anni Sessanta.

     Collabora a Vie Nuove, fa un viaggio in India con Moravia e Morante. Nel 1961 esce a Parigi il film Accattone con Franco Citti protagonista, il film non ottenne il visto della censura per la proiezione in Italia. Dopo la presentazione alla Mostra del Cinema di Venezia  fu il primo film italiano a ottenere il divieto ai minori di anni 18. La prima del film a Roma, al cinema Barberini, il 23 novembre 1961, vide l’interruzione di un gruppo di neofascisti che vandalizzarono la sala. Nel corso della sua vita Pasolini ricevette 24 denunce o querele, nel 1961 il suo appartamento venne perquisito, era accusato di tentata rapina a un benzinaio di San Felice Circeo, il processo che ne seguì lo portò alla condanna per minaccia con arma.

     Nel 1962 al cinema Quattro Fontane di Roma venne presentato il film “Mamma Roma” con Anna Magnani, Pasolini fu aggredito da un gruppo di neofascisti. Nel 1963 esce “La ricotta” che viene sequestrato lo stesso giorno della sua uscita con l’accusa di vilipendio alla religione di Stato. Pasolini venne condannato a quattro mesi di reclusione. Nel 1963 si trasferì con la madre a via Eufrate all’Eur.

     Nel 1964 venne presentato a Venezia il film “Il Vangelo secondo Matteo” che era stato girato a Matera e Massafra, utilizzando comparse del luogo, ottenne un grande successo di pubblico in tutta Europa.

     Nel 1965 lavorò il film “Uccellacci uccellini” che trattava il tema della crisi del marxismo, nel film Totò e Ninetto Davoli, un film tra il reale e il surreale, dove Totò era stato scelto perché un po’ clown, i titoli di testa e di coda erano cantati da Domenico Modugno. Il film uscì nel 1966 ed ebbe un grande successo e il giudizio positivo di Roberto Rossellini. Nello stesso anno uscì una raccolta narrativa dal titolo “Alì dagli occhi azzurri”. Ancora Moravia e Carocci lo chiamarono a dirigere la rivista Nuovi Argomenti. Compì un viaggio in Nord Africa.

     Nel 1968 al festival del Cinema di Venezia presentò il film Teorema e con Maselli e Zavattini contestò la mostra del cinema in quanto mostra di produttori e non di autori, questi occuparono la sala Volpi, solo l’intervento della Polizia permise la ripresa del festival. In seguito la Procura di Roma ordinò il sequestro della pellicola per oscenità.

     In seguito ai fatti di Valle Giulia – scontro tra studenti che volevano occupare la facoltà di architettura e la polizia – Pasolini si schierò con i poliziotti, figli di contadini del Sud, mentre gli studenti erano i figli di borghesi.

     In quegli anni fu anche autore di canzoni spesso tratte dalle sue poesie come Cristo al Mandrione cantata e incisa da Gabriella Ferri. Collaborò con Sergio Endrigo e Domenico Modugno. Compì viaggi in Africa.

 

Gli anni Settanta.

     Nell’autunno del Settanta acquistò la Torre di Chia presso Soriano nel Cimino, qui fece costruire un appartamento – rifugio per due. Fu firmatario di una lettera aperta sull’Espresso sul caso Pinelli in cui definiva il commissario Calabresi un torturatore. Lavorò alla cosiddetta “Trilogia della vita”, ovvero i film Decameron, I racconti di Canterbury e Il fiore delle Mille e una notte. Per questi compì viaggi in Egitto, Giordania, Guinea, India e Ghana. Girò il documentario “Le mura di Sana’a”, un appello a salvare l’antica città yemenita. I film ebbero grande successo di pubblico e giudizi critici alterni.

     Nella torre di Chia lavorò al romanzo Petrolio, pubblicato postumo nel 1992; lavorò anche al film “Salò o le 120 giornate di Sodoma” che fu presentato postumo, il 22 novembre 1975 al festival di Parigi. Scrisse il testo del suo intervento al congresso del partito radicale, ultimo documento pubblico, testo che fu pubblicato postumo. Nel 1975 uscì “Scritti corsari” che raccoglieva i suoi articoli su diversi giornali italiani.

 

La tragica fine di Pasolini.

     La notte tra il primo e il 2 novembre 1975 Pasolini si reca all’Idroscalo di Ostia con una persona conosciuta la sera stessa, qui viene ucciso in modo brutale: percosso e travolto dalla sua stessa auto. Il cadavere massacrato verrà ritrovato da una donna alle ore 6,30 del mattino. Sarà Ninetto Davoli, attore e amico, a riconoscerlo. L’omicidio fu commesso da Pino Pelosi un ragazzo di 17 anni di Guidonia che si dichiarò colpevole. Pelosi affermò che conobbe Pasolini al bar Gambrinus della stazione Termini, da questi invitato a salire in macchina dietro un compenso in denaro. La cena fu offerta dallo scrittore nella trattoria “Al biondo Tevere” presso la basilica di San Paolo. La tragedia scaturì dalle pretese sessuali di Pasolini, litigarono, ne nacque una colluttazione nella quale Pier Paolo ebbe la peggio. Allora Pelosi prese la macchina, passò sul corpo di Pasolini fracassandogli la cassa toracica, scappò, venne bloccato sul lungomare di Ostia che guidava contromano, poco dopo l’omicidio.

     Pelosi venne condannato in primo grado per omicidio volontario in concorso con ignoti a 9 anni e 7 mesi di reclusione, mentre nella sentenza della Corte d’Appello si escludeva ogni riferimento ad altre persone. Nel maggio 2005, alla trasmissione tv “Ombre sul giallo”, Pelosi affermò di non aver ucciso Pasolini, ma di essersi accollato la responsabilità per minacce di morte rivolte a lui e alla sua famiglia da persone sconosciute, forse militanti dell’estrema destra. Dopo aver scontato la pena Pelosi ha compiuto altri reati ed è entrato in carcere nuovamente, dal 2009 è tornato libero.

     Molti pensano che dietro la morte di Pasolini si celi un mistero, tra questi, i suoi amici più intimi, Laura Betti, Walter Veltroni. Oriana Fallaci su l’Europeo ipotizzava la premeditazione, il concorso di più persone. Il film “Pasolini, un delitto italiano” di Marco Tullio Giordana, uscito per i venti anni della morte di Pasolini, sviluppò la storia come una inchiesta sostenendo che Pelosi non fosse solo al momento dell’omicidio, anche se lo stesso Giordana dichiarò al Corriere della Sera che non voleva creare a tutti i costi una matrice politica, non escludeva la possibilità di una pratica sadomaso. Numerosi scrittori e amici di Pasolini non credono per nulla al complotto e non ritengono attendibile la ritrattazione di Pelosi. In questo caso si privilegia la chiave interpretativa dell’uomo legata alla sua omosessualità particolare. Di questo sono convinti Edoardo Sanguineti che parla di suicidio per delega, Franco Fortini e il curatore dell’opera omnia, Walter Siti che ritrova nelle sue opere una tendenza masochista votata all’autodistruzione.

 

Piero Tucci

18.9.15

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inbiciperoma.blogspot.com

 

 

 

 

 

Trascrizione dell’orazione di Moravia

ai funerali di Pasolini – 5.11.75


«Poi abbiamo perduto anche il simile. Cosa intendo per simile: intendo che lui ha fatto delle cose, si è allineato nella nostra cultura, accanto ai nostri maggiori scrittori, ai nostri maggiori registi. In questo era simile, cioè era un elemento prezioso di qualsiasi società. 

Qualsiasi società sarebbe stata contenta di avere Pasolini tra le sue file. Abbiamo perso prima di tutto un poeta. E poeti non ce ne sono tanti nel mondo, ne nascono tre o quattro soltanto in un secolo (applausi). 

Quando sarà finito questo secolo, Pasolini sarà tra i pochissimi che conteranno come poeta. Il poeta dovrebbe esser sacro. 

Poi abbiamo perduto anche un romanziere. Il romanziere delle borgate, il romanziere dei ragazzi di vita, della vita violenta. Un romanziere che aveva scritto due romanzi anch’essi esemplari, i quali accanto a un’osservazione molto realistica, c’erano delle soluzioni linguistiche, delle soluzioni, diciamo così, tra il dialetto e la lingua italiana che erano anch’esse stranamente nuove. 

Poi abbiamo perso un regista che tutti conoscono no? Pasolini fu la lezione dei giapponesi, fu la lezione del cinema migliore europeo. Ha fatto poi una serie di film alcuni dei quali sono così ispirati a quel suo realismo che io chiamo romanico, cioè un realismo arcaico, un realismo gentile e al tempo stesso misterioso. Altri ispirati ai miti, il mito di Edipo per esempio. Poi ancora al grande suo mito, il mito del sottoproletariato, il quale era portatore, secondo Pasolini, e questo l’ha spiegato in tutti i suoi film e i suoi romanzi, era portatore di una umiltà che potrebbe riportare a una palingenesi del mondo. 

Questo mito lui l’ha illustrato anche per esempio nell’ultimo film, che si chiama Il Fiore delle Mille e una notte. Lì si vede come questo schema del sottoproletariato, questo schema dell’umiltà dei poveri, Pasolini l’aveva esteso in fondo a tutto il Terzo mondo e alla cultura del Terzo mondo. Infine, abbiamo perduto un saggista. Vorrei dire due parole particolari su questo saggista. Ora il saggista era anche quello una nuova attività e a cosa corrispondeva questa nuova attività? Corrispondeva al suo interesse civico e qui si viene a un altro aspetto di Pasolini. Benché fosse uno scrittore con dei fermenti decadentistici, benché fosse estremamente raffinato e manieristico, tuttavia aveva un’attenzione per i problemi sociali del suo paese, per lo sviluppo di questo paese. Un’attenzione diciamolo pure patriottica che pochi hanno avuto. Tutto questo l’Italia l’ha perduto, ha perduto un uomo prezioso che era nel fiore degli anni. Ora io dico: quest’immagine che mi perseguita, di Pasolini che fugge a piedi, è inseguito da qualche cosa che non ha volto e che è quello che l’ha ucciso, è un’immagine emblematica di questo paese. Cioè un’immagine che deve spingerci a migliorare questo paese come Pasolini stesso avrebbe voluto (applausi)».

 

Da: cinquantamilagiorni.it

 



[1] E’ la data di arrivo dei ravennati per la bonifica di Ostia.

[2] Gianni Rodari (Omegna 1920- Roma1980) scrittore, poeta per l’infanzia, nel 1970 ha ricevuto il premio Andersen.

[3] Da Repubblica del 30 aprile 2006.

[4] Da Guida di Roma del Tci, 1993. Citata anche in De Guttry, cit.. L’architetto Berarducci, nato nel 1924, ha progettato l’edificio per la Rai in viale Mazzini nel 1963-65 e la chiesa di San Valentino al Villaggio Olimpico nel 1987.

[5] Da sito internet del santuario cagliaritano.

[6] Per Mario Rosati, autore degli affreschi nella chiesa Regina Pacis vedi il capitolo precedente.

[7] Pio V Michele Ghisleri, papa dal 1566 al 1572, istituì la Congregazione dell’Indice.

[8] Da Guida di Roma del Tci, 1993.

[9] Da ostionline.it.

[10] Le notizie sul Portodi Roma da Repubblica di domenica 24 giugno 2001. Anche da: Giulio Mancini, Ostia set naturale, cit.

[11] Da: La scuola adotta un monumento 2005/07, ed. Palombi, pag.92.