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INTRODUZIONE

 

     Il mausoleo è una tomba di eccezionale monumentalità costruita per conservare il corpo di un grande personaggio e i membri della sua famiglia. In genere ha al suo interno una stanza in cui si conservano sarcofagi o urne cinerarie.

     Il termine deriva dal re Mausolo di Caria, satrapo persiano, la cui moglie Artemisia fece costruire il famoso Mausoleo di Alicarnasso (oggi Bodrun, Turchia, sul mar Egeo, non lontano da Rodi), nel 351 a.C. una delle sette meraviglie del mondo[1]. Vi lavorarono artisti come Prassitele, Briassi, Leochares, Timoteo e Skopas. Fu distrutto da un terremoto, oggi sono visibili le rovine e i resti dei cavalli e della quadriga al Britsh Museum di Londra.

 

 

MAUSOLEO DI AUGUSTO

in Campo Marzio, presso l'Ara Pacis.

 

     Noto anche come Augusteo è la tomba dell'imperatore Augusto e della sua famiglia, si tratta del più imponente monumento funerario del I secolo a.C. sorse in un'area chiamata Campo Marzio.

     Il Mausoleo di Augusto fu iniziato nel 29 a.C. al ritorno da Alessandria del primo imperatore dei romani dopo che aveva visitato l'Egitto e dove aveva visto la tomba di Alessandro Magno ispirata a quella di Alicarnasso.

 

     Il primo ad essere sepolto nel Mausoleo fu Claudio Marcello, nipote di Augusto, a cui è intitolato anche il teatro, tale sepoltura avvenne nel 23 a.C. Seguirono la madre di Augusto Azia Maggiore, Marco Vipsanio Agrippa, Druso Maggiore, Lucio e Gaio Cesare. Augusto venne sepolto nel 14 seguito da Germanico e Livia. Non sappiamo se vi furono sepolti Vespasiano e Claudio. L'imperatore Caligola vi portò le ceneri della madre Agrippina e dei fratelli. La figlia di Augusto Giulia Maggiore e l'imperatore Nerone vennero invece esclusi per indegnità. L'ultimo ad essere sepolto fu Nerva nel 98, mentre il suo successore Traiano venne cremato e le sue ceneri poste ai piedi della colonna Traiana. L'ultima ad esservi sepolta fu Giulia Domna, nel 217, moglie di Settimio Severo, che sosteneva di discendere dalla famiglia Julia.

 

     Il monumento venne per secoli saccheggiato e deturpato, trasformato in fortezza dai Colonna (detta l'Agosta conquistata e smaltellata da papa Gregorio IX), utilizzato come cava di materiali, addirittura fu trasformato in una terrazza per la coltivazione della vite, ospizio per signore indigenti, teatro e da ultimo come sala da concerti detta l'Augusteo. Nel 1354 venne utilizzato per cremare il corpo di Cola di Rienzo ucciso durante un tumulto e trascinato fin qui per sfregio per le strade della città. L'urna che conteneva le ceneri di Agrippina Maggiore, madre di Caligola, fu trasformata in contenitore e unità di misura di granaglie, usata al mercato del Campidoglio, piena conteneva una rubiatella ovvero un quintale di cereali. Su di essa venne inciso lo stemma del Comune di Roma sorretto da un balestriere. Oggi è conservata ai musei Capitolini. Dal Cinquecento, a cura della famiglia Soderini, venne adattato ad arena ed utilizzato per le giostre, esercitazini di giovani romani sulla groppa di tori o bufale, in quegli anni il luogo venne chiamato Corea dal nome dell'impresario di tali giostre il portoghese Vincenzo Corea, tali esibizioni vennero abolite nel 1829. Il banchiere Telfmer, ai primi del Novecento, lo coprì con un lucernaio e lo trasformò  in sala da spettacoli, quindi magazzino, poi studio dello scultore Chiaradia che vi modellò la statua di Vittorio Emanuele II posta sul Vittoriano. Dal 1905 il Comune di Roma lo adattò a sala da concerti, prese così il nome di Auditorium Augusteo. La programmazione musicale durò fino al 1930 quando la sala venne demolita per i lavori di scavo e indagine archeologica. In base al piano regolatore del 1931 il monumento venne liberato dall'interramento e dalle strutture che vi si erano appoggiate. La piazza realizzata tra il 1937 e il 1940 si deve all'architetto Vittorio Ballio Morpurgo[2] che si ispirò ad uno stile freddamente monumentale. Contestualmente si ebbe l'isolamento delle chiese di San Carlo al Corso (abside con le due gigantesche statue di San Carlo di Attilio Selva e di Sant'Ambrogio di Arturo Dazzi), di San Rocco e San Girolamo degli Illirici o dei Croati (più vicina a via Tomacelli).

 

     Il mausoleo aveva un basamento quadrangolare alto m 12 e forse terminato da un fregio con metope e triglifi, su di esso poggiava l'edificio circolare (m 87 di diametro) composto da sette anelli concentrici collegati da muri radiali, al di sopra un tamburo con il tumolo (terra e piante sempreverdi). Al centro un grande pilastro contenuto in una stanzetta circolare con la tomba di Augusto (urna con le ceneri) in significativa corrispondenza con la statua bronzea dell'imperatore che sorgeva alla sommità del pilastro (m 44). Augusto morì nell'anno 14, il 19 sestile detto in suo onore Agosto. Sono stati ritrovate l'urna cineraria della sorella di Augusto Ottavia e l'epigrafe che ricordava Marcello. Doveva trovarsi all'interno di giardini aperti al pubblico.

     L'ingresso era sul lato Sud, davanti erano i due pilastri con affisse le tavole bronzee sulle quali era incisa l'autobiografia ufficilae di Augusto (Res gestae Divi Augusti detto Monumentum Ancyrarum dal nome della città in cui venne ritrovato Ancyra oggi Ankara) di cui una copia è giunta fino a noi (tempio di Augusto e Roma ad Ankara). Tale autobiografia è incisa oggi sulla parete esterna della teca che contiene l'Ara Pacis. L'ingresso era fiancheggiato da due obelischi provenienti dall'Egitto, oggi sono al Quirinale e all'Esquilino.

 

     La piazza è attualmente interessata da lavori di riqualificazione che sono stati assegnati dopo un concorso pubblico bandito nel maggio 2006, a luglio erano stati presentati 48 progetti, una commissione ne ha selezionati dieci e a novembre è stato scelto quello presentato dall'architetto Francesco Cellini. Contestualmente era previsto un sottopasso per il lungotevere in modo da unire l'Ara Pacis ad un affaccio pedonale al Tevere. Molte polemiche hanno fatto si che questo progetto fosse bocciato anche perchè si prevedeva un parcheggio sotterraneo. Il muro dell'Ara Pacis davanti alla fontana sarà abbassato per permettere la visuale delle facciate delle due chiese (San Girolamo degli Illiri e San Rocco) dal lungotevere. Il livello stradale della piazza (pedonalizzata) sarà abbassato per avvicinarlo all'ingresso dell'Augusteo. Dei gradini molto bassi e lunghi risaliranno verso il Tevere. I lavori cominceranno nel 2013 e dureranno un anno e mezzo, costo 17 milioni[3]. Dovrebbe essere tutto pronto per il bimillenario della morte di Augusto 14-2014.

 

 

MAUSOLEO DI ADRIANO

Castel Sant'angelo

 

     Grandiosa opera voluta e probabilmente ideata dallo stesso imperatore Adriano e forse eseguita dall'architetto Demetriano. Iniziato nel 135[4] fu compiuto da Antonino Pio nel 139, un anno dopo la morte dell'imperatore; per raggiungere questo luogo venne costruito il pons Aelius poi ponte Sant'Angelo, uno dei pochi ponti sul Tevere sempre funzionante, principale porta di accesso a San Pietro per i pellegrini e per i romani stessi. Nel corso dei secoli ha subito profonde trasformazioni fino a rederlo il castello della città, il suo punto difensivo più saldo. Il "Passetto" lo collega a San Pietro. Nonostante 1.900 anni di demolizioni, ricostruzioni, cambiamenti di funzioni, il monumento resta abbastanza leggibile. Oggi è sede del Museo Nazionale di Castel Sant'Angelo[5] visitato ogni anno da 700.000 persone.

 

     L'imperatore Adriano lo volle per se e la sua famiglia. Vi furono sepolti, oltre all'imperatore Adriano e a sua moglie Sabina, il suo successore e figlio adottivo Antonino Pio e sua moglie Faustina Maggiore con i loro tre figli, gli imperatori Elio, Commodo, Marco Aurelio con i suoi tre figli, Settimio Severo e sua moglie Giulia Domna con i figli e imperatori Geta e Caracalla. Era composto di una base cubica di m 84 di lato, rivestita di marmo lunense, con un fregio decorativo a teste di buoi, detti bucrani, e lesene angolari. Nel fregio prospiciente il fiume si leggevano i nomi degli imperatori sepolti all'interno. Sempre su questo lato si trovava l'arco di ingresso intitolato ad Adriano, il dromos (passaggio di ingresso al mausoleo) era interamente rivestito di marmo giallo antico.

     Al di sopra del cubo di base era posato un tamburo realizzato in peperino e opera cementizia di m 64 di diametro, il tutto rivestito in travertino e lesene scanalate. Al di sopra di esso vi era il tumulo di terra alberato circondato da statue di cui restano frammenti. In cima si trovava una quadriga in bronzo guidata dall'imperatore Adriano in figura di sole. Attorno al mausoleo correva un muro di cinta con cancellata in bronzo decorata da pavoni, due di essi sono conservati ai musei Vaticani. All'interno si trova la scala elicoidale in laterizio che sale alla cella posta al centro del tumolo. La cella era a pianta quadrata, rivestita di marmi policromi e sormontata da altre due sale, ancora esistenti, anch'esse celle sepolcrali.

 

     Il mausoleo cambiò nome nel medioevo, quando nel 590 la città era afflitta da una grave pestilenza, per allontanarla il papa Gregorio I Magno organizzò una processione che - giunta in prossimità del mausoleo - si fermò in quanto il papa disse di aver visto l'arcangelo Michele che rinfoderava la spada, segno dell'imminente fine dell'epidemia. Da allora i romani chiamarono il mausoleo Castel Sant'Angelo. A ricordo del prodigio, nel XIII secolo venne posta la statua dell'angelo nel punto più alto del Castello. La statua bronzea attuale è opera di Pietro Von Verschaffelt e sostituisce l'antica in pietra di Raffaellino da Montelupo, uno dei collaboratori più stretti Michelangelo, oggi nel cortile d'onore o delle Palle per i cumuli di palle di granito e travertino munizioni del castello.

 

     Quando nel 403 l'imperatore Onorio incluse l'edificio nelle mura Aureliane, da quel momento divenne un baluardo avanzato oltre il Tevere nella difesa della città. Il castello fu valido punto di difesa e non venne conquistato durante il Sacco di Roma dei Visigoti di Alarico nel 410 e durente il sacco del Vandali di Genserico nel 455. In quest'ultima occasione i difensori del castello scagliarono contro i barbari tutto quello che avevano, comprese le statue, così il fauno Barberini sarà ritrovato nei fossati. Esso ebbe parte importante nella guerra gotica. Teodorico fu il primo a farne un carcere.

     Il suo possesso fu causa di lotte tra le famiglie nobili romane. Nel X secolo fu possesso del senatore Teofilatto e della sua famiglia tanto che la figlia di costui Marozia (concubina di Sergio III) volle sposarsi nella camera sepolcrale degli imperatori. Da allora il castello venne usato anche come prigione, uso che conservò fino al 1901.

     Il castello passò poi ai Crescenzi (tanto che venne chiamato Castrum Crescentii), ai Pierleoni e agli Orsini. Niccolò III Orsini (1216 - 1280, papa dal 1277) vi trasferì parzialmente la sede apostolica perchè il palazzo Lateranense era considerato poco sicuro. In quell'occasione fece costruire il celebre "Passetto". Nel 1367 le chiavi del castello vennero simbolicamente affidate ad Urbano V per invogliarlo a porre termine alla cattività avignonese (1305 - 77). Da allora in poi il Castello identifica la sua storia con quella dello stato della Chiesa, non fu solo fortezza e rifugio nei momenti di pericolo, anche archivio, tesoro, tribunale e prigione. Nel 1395 il papa Bonifacio IX incaricò l'architetto Niccolò Lamberti di eseguire una serie di interventi di potenziamento, da allora entrare nel castello sarà possibile solo attraverso un ponte levatoio. In pieno Rinascimento Nicolò V dotò il Castello di una residenza papale. Alessandro VI Borgia incaricò Antonio da Sangallo il Vecchio di ulteriori lavori di fortificazione per cui furono costruiti i quattro bastioni pentagonali dedicati agli Evangelisti, lo stesso papa fece erigere un nuovo appartamento affrescato dal Pinturicchio. Queste opere permisero di reggere l'assalto dei Lanzichenecchi del 6 maggio 1527 durante il famoso Sacco di Roma durante il pontificato di Clemente VII.

Quest'ultimo papa fece costruire la Stufa, cioè il bagno privato, una piccola stanza affrescata con ornamenti profani.

     Visto il buon esito dell'assedio i succesivi papi fecero eseguire altre fortificazioni e per la decorazione delle stanze venne chiamato Perin del Vaga e Livio Agresti (sotto papa Paolo III). Clemente IX (tra il 1667-69) fece collocare dieci angeli di marmo sul ponte che da allora si chiamerà Sant'Angelo. Nell'Ottocento venne utilizzato come carcere politico. Dopo l'unità d'Italia venne impiegato come caserma, sottoposto a restauri da parte del genio militare e finalmente il 13 febbraio 1906 destinato a museo. Nel 1933-34 furono ripristinati i fossati e sistemata a giardino tutta la zona intorno al castello.

 

     Numerosi i detenuti del castello. Tra i più celebri Benvenuto Cellini (1538) che riuscì ad evadere con un corda fatta con le lenzuola; il celebre avventuriero Giuseppe Balsamo detto conte di Cagliostro, il celebre umanista Platina, lo studioso Pomponio Neto, la sventurata Beatrice Cenci, il frate riformatore Giordano Bruno. Numerosi i patrioti nel Risorgimento.

     Le prigioni costituiscono lo scenario del terzo atto della Tosca di Giacomo Puccini.

 

     Oggi guardando dall'esterno si presenta in basso con una cinta quadrata rafforzata agli angoli da bastioni, al centro il nucleo romano riconoscibile dai grandi blocchi di travertino e peperino, quindi il maschio cilindrico rialzato da Benedetto IX (1033 - 44)

e completato in alto dalla bella cortina in cotto di Alessandro VI Borgia coronata da beccatelli, più sopra ancora la costruzione rinascimentale degli appartamenti papali, ornata dalla leggiadra loggia marmorea di Giulio II Della Rovere; in cima, la grande terrazza sormontata dalla statua bronzea dell'Angelo ad ali spiegate. Il giorno di San Pietro e Paolo, 29 giugno, santi patroni di Roma, vi si tiene uno spettacolo pirotecnico denominato la "Girandola", rievocazione di analogo spettacolo rinascimentale documentato da dipinti oggi al Museo di Roma in Trastevere.

 

 

MAUSOLEO DI LUCILIO PETO

su via Salaria prima dell'incrocio con via Po.

     Chiuso da una cancellata, semicoperto dalla vegetazione, si trova dopo villa Albani, di fronte a via Basento. Grandioso monumento dell'epoca augustea, cilindrico e con grande epigrafe sulla fronte che ci informa che Lucilio Peto lo costruì quando era ancora in vita per sè e la sorella Lucilia Polla, era coperto da un tumulo di terra e contiene una camera sepolcrale. Il basamento cementizio è rivestito di travertino, con cornice a dentelli. Nella parte posteriore la porta che dà accesso al corridoio nelle cui pareti sono scavati numerosi loculi, il corridoio conduce alla camera sepolcrale.

     Nel IV secolo al di sotto del mausoleo fu scavata una catacomba, a questa si giunge sempre attraverso il corridoio.

 

     Nei pressi, ma sull'altro lato della strada, si vede villa Albani Torlonia di proprietà privata (famiglia Torlonia) opera settecentesca dell'architetto Carlo Marchionni[6]. Conserva un'importante collezione di arte antica, in particolare sono di notevole interesse le pitture della tomba Francois di Vulci (IV sce. a.C.) e altri reperti di quell'area etrusca del viterbese. Il parco della villa è sistemato secondo il gusto dei giardini all'italiana. Nel casino centrale sono conservate opere di Perugino, Tintoretto, Giulio Romano, David e altri.

   Poco più avanti una lapide ricorda il luogo esatto in cui fu ucciso dalle Brigate Rosse il professor Massimo D'Antona, consulente del ministero del Lavoro, il 20 maggio 1999. Gli autori del tragico fatto di sangue sono stati arrestati e condannati dopo tre gradi di giudizio.

 

 

MAUSOLEO DI SANTA COSTANZA

su via Nomentana

presso sant'Agnese fuori le mura.

     Fatto costruire nel 350 da Costantina, figlio dell'imperatore Costantino presso la sepoltura di sant'Agnese. Vi furono sepolte Costantina e la sorella Elena. Erroneamente Costantina fu scambiata per una santa e quindi prese questo nuovo nome. Nel Rinascimento, a causa delle sue caratteristiche l'edificio fu lungamente studiato, anche se per le scene di vendemmia fu scambiato per un tempio di Bacco.

 

     Dal punto di vista stilistico l'edificio è esempio dell'architettura tardo classica e dell'architettura paleocristiana. Ha una pianta centrale con un vano circolare coperto da una cupola e illuminato da dodici finestre concluse ad arco situate nel tamburo. La cupola possia su 12 coppie di colonne binate in senso radiale disposte ad anello. Oltre si trova un deambulatorio (corridoio circolare) coperto da volte. Tale struttura crea spazi fortemente caratterizzati dal contrasto tra luce e penombra. La pianta circolare di questo edificio fa pensare al tempio della Minerva Medica oggi in via Giolitti (ninfeo degli Orti Liciniani), anche se qui c'è il deambulatorio. All'esterno correva un altro ambulacro oggi scomparso, si può fare riferimento alla chiesa di Santo Stefano Rotondo al Celio. All'interno si trovava il sarcofago in porfido di Costantina oggi ai Musei Vaticani.

     Quando il mausoleo fu trasformato in battistero venne costruito un nartece che precede ancor oggi la chiesa vera e propria.

 

     La cupola dell'edificio era ricoperta di mosaici distrutti nel 1620. Le pareti del tamburo erano in opus sectile, con tarsie di marmi preziosi. Rimangono ancora i mosaici originari del IV secolo nella volta del deambulatorio. Si tratta di una delle più alte testimonianze di cultura artistica del periodo paleocristiano. Vi sono rappreseentati motivi geometrici e naturalistici: pavoni, colombe, rami con frutti; scene di vendemmia, protomi (cioè ritratti del volto) femminili a mosaico tra cui è riconoscibile Costantina. Certamente è uno dei primi casi di adattamento di temi pagani ai nuovi temi cristiani.

 

 

MAUSOLEO DETTO "IL TORRIONE" o "IL TORRACCIO"

tra via Prenestina e via Ettore Fieramosca.

 

     Ci troviamo al Pigneto, l'area è fortemente segnata dalla Tangenziale Est. E' consigliabile entrare da via Ettore Fieramosca e fare poi il giro del giardino recentemente riqualificato. Al tempo dell'antica Roma qui eravamo al II miglio[7] della via Prenestina. Si tratta di una tomba a tumulo dell'ultimo quarto del I secolo a.C. Come tutti i mausolei aveva un ampio tamburo circolare in calcestruzzo ricoperto di marmo dal diametro di 62 metri, quindi il più grande di Roma dopo il mausoleo di Augusto e il mausoleo di Adriano. Ovviamente c'era una camera sepolcrale all'interno, in questo caso stranamente l'ingresso era dal lato della strada. Il cono di terra che sovrastava il monumento culminava con una colonna, al di sopra si trovava la statua del defunto in abiti ufficiali. Non sappiamo chi sia il committente. Un cartello posto da Legambiente sul lato di via Prenestina afferma che la critica moderna attribuisce l'opera ad un certo Marcus Aurelius Syntonus o Titus Quintus Atta. Nel tardo medioevo quest'area fu proprietà dei Ruffini, che lo adibirono a cantina, costruendovi a fianco un casolare con uno spazio recintato come è alla Torre del Quadraro in piazza dei Consoli, inoltre vi era una torre merlata a più piani. Di questi fabbricati nulla è rimasto come di una fontana medioevale. Dal 1911 appartiene allo Stato italiano.

 

Due immagini del Torraccio

con vista interna ed esterna,

foto di Piero Tucci del nov. 2012.

 

     Il giardino che circonda il Torrione ha riaperto al pubblico dopo due anni di restauri il 28 dicembre del 2010, l'area  verde è stata ampliata da 5 a 8.000 mq, comprende un'area per cani, due fontanelle e un'area giochi per bambini. Costo dell'operazione 1.250.000 €.

 

 

TOMBA DI CECILIA METELLA

su Appia Antica prima del III miglio

dopo la villa di Massenzio

     Cecilia Metella era la figlia di Quinto Cecilio Metello Cretico e moglie di Crasso, il figlio di quel Crasso che aveva costituito il primo triunvirato con Cesare e Pompeo (aveva anche soffocato la rivolta di Spartaco nel 60 a.C.). Si tratta quindi di un mausoleo del I secolo a.C. e le scene di guerra che accompagnano l'epigrafe sono evidente intento di celebrare l'importanza della famiglia.

 

     Il monumento era formato dall'edificio circolare che ancora è visibile, alla sua base si trovava un'opera cementizia quadrangolare. Il tamburo ha il diametro di 30 metri ed è alto 39. Era interamente rivestito di blocchi di travertino, probabilmente terminava con una piccola cupola, ancora nel Mille veniva denominato monumento appuntito. Al di sopra della tabula con l'intitolazione correva un fregio di festoni floreali alternati a bucrani, per cui nel medioevo la zona fu chiamata Campo di Bove.

     Alla fine del XIII secolo i Caetani, la potente famiglia che diede alla Chiesa il papa Bonifacio VIII, creò intorno alla Tomba di Cecilia Metella un vero e proprio castello a cavallo della via Appia, di tale castello la tomba costituiva il maschio. Nel recinto esisteva un borgo abitato e la chiesa intitolata a Nicola di Bari di cui oggi restano in piedi solo i muri perimetrali. Il castello passò poi ai Savelli, agli Orsini, ai Colonna, ai Cenci e infine, con le tenute circostanti (anche la Caffarella) ai Torlonia.

 

    

 

MAUSOLEO DI CASAL ROTONDO

su Appia Antica al VI miglio

angolo via di Casal Rotondo/via di Torricola.

 

     Il mausoleo è così chiamato perchè nel medioevo al di sopra vi fu costruito un casale oggi trasformato in villa privata. Vicino al mausoleo l'archeologo Luigi Canina fece edificare nell'ottocento una quinta architettonica ornata con i frammenti di marmo riportati alla luce nell'area circostante (forse un'edicola circolare situata sulla cima del mausoleo).

 

     Il mausoleo risale al 30 a.C., è costituito da un grande cilindro del diametro di 35 metri chiuso da un anello di base decorato da un fregio di grifi e un tetto conico a squame. Nella parte inferiore si trovavano una sorta di sedili per la sosta. Nell'iscrizione compare solo il cognome Cotta in cui è stata riconosciuto Messalla Corvino console nel 31 a.C., ma si tratta solo di un ipotesi.

 

 

MAUSOLEO DI ELENA

in via Casilina (Tor Pignattara)

     Ci troviamo al III miglio[8] dell'antica via Labicana[9]. Venne costruito dall'imperatore Costantino tra il 326 e il 330 per se stesso ma venne poi utilizzato come sepolcro per Elena, madre dell'imperatore, morta nel 328.

     Il mausoleo si trovava all'interno di una vasta proprietà imperiale denominata "Ad duos Lauros" che si estendeva dall'attuale basilica di santa Croce fino al III miglio della via Labicana, il suo territorio coincide con l'attuale VI Municipio. Fanno parte di quest'area le catacombe dei Santi Marcellino e Pietro, la basilica omonima di cui restano pochi ruderi e sui quali fu costruita la chiesa attuale. Nella zona era anche il cimitero degli Equites singulares ma non è stato possibile individuare l'esatta ubicazione.

 

     Come tutti i monumenti romani, nel medioevo, venne smantellato per essere riutilizzato per materiale da costruzione. Nell'VIII secolo divenne fortezza difensiva, nonostante ciò continuò ad ospitare la tomba di Elena fino al Mille quando il sarcofago fu portato in Laterano (invece il corpo all'Ara Coeli), oggi è conservato nei Musei Vaticani (il fatto che sul sarcofago vi siano scene militari ha fatto pensare che fosse stato costruito per Costantino e poi utilizzato per la madre di lui). All'interno del mausoleo si trova una chiesetta intitolata ai santi Marcellino e Pietro dei tempi di Urbano VIII (1632), dai primi del Novecento e fino alla costruzione della vicina chiesa, questa era la parrocchia di Torpignattara.

     Si tratta di un edificio a pianta circolare formato da due cilindri sovrapposti e terminante a cupola. Il cilindro inferiore (che internamente è ottagonale) ha un diametro esterno di m 27,74 ed interno di m 20,18. L'altezza era di m 25,42, mentre oggi è di circa 18. Ai vertici troviamo delle nicchie che nell'anello superiore diventano otto finestre ad arco. Per alleggerire il peso della cupola sono state inserite delle anfore ancora oggi ben visibili, per il popolo erano delle "pignatte" per cui Tor Pignattara, il nome attuale.

     Tra il 1993 e il 2000 il mausoleo ha subito un'importante opera di restauro e di completamento delle opere di scava iniziate precedentemente. Durante gli scavi è stato scoperto un pozzo al centro del mausoleo dal quale sono stati recuperati vasi dei secoli XI e XII. Il restauro ha permesso la realizzazione di due ballatoi che permettono la vista dall'alto di apprezzarne la dimensione e l'insieme. Sono stati restaurati i pochi frammenti rimasti del pavimento originario.

 

     Oggi il mausoleo risulta nel cortile - oratorio - campo di calcio della parrocchia dei Santi Marcellino e Pietro, per giungervi bisogna oltrepassare un portale settecentesco. La chiesa fu costruita nel 1922 su progetto dell'architetto Guglielmo Palombi.

     Una bella visione del mausoleo si ha dal parco di Villa De Sanctis detto anche parco Casilino Labicano. Il  parco ha una superficie di circa 12 ettari, fu aperto al pubblico dal sindaco Rutelli il 5 novembre 1994 (solo una zona di tre ettari all'angolo tra via Casilina e via dei Gordiani). L'area era precedentemente occupata da depositi di auto in demolizione, depositi di materiali edili, un circolo sportivo e un ristorante "La carovana". Nel 1942 Filippo De Sanctis, proprietario del fondo, lascia in testamento il terreno all'Ente Comunale di Assistenza di Roma. Solo nel 1950 la villa viene finalmente consegnata al Comune ma la proprietà era stata affittate e subaffittata. Nel 1981, con il sindaco Petroselli, viene costituito il parco pubblico, dopo lunghe battaglie legali si arriva finalmente allo sgombero, alla bonifica eall'inaugurazione del 1994.

 

     Nel 2003 è stato inaugurato il Parco delle Sculture con la collocazione di 5 opere d'arte contemporanea realizzate utilizzando cinque materiali diversi:

- "Freeze" di Anna Ajò, in vetroresina;

- "Porta Magica" di Immacolata Datti, in terracotta;

- "Porta" di Giuliano Giuliani, in travertino;

- "Romana" di Carlo Lorenzetti, in acciaio;

- "Luna" o "Luna verde" di Costas Varotsos[10], in vetro.

 

 

 

CAPPELLA DI SAN ZENONE

nella chiesa di Santa Prassede,

come mausoleo di Teodora voluta dal figlio papa Pasquale I.

     La chiesa si trova in via di San Martino ai Monti nel rione Monti, molto vicina alla Basilica di Santa Maria Maggiore. A metà della navata destra si trova la Cappella di San Zenone eretta da Pasquale I[11] come mausoleo per la madre Teodoro. Le due colonne di granito nero e la ricca cornice curva sostengono un'urna cineraria con i resti di Zenone, sacerdote e martire. L'interno è a volta con colonne negli angoli, è magnifica in quanto ricoperta da mosaici che sono stati definiti "Il giardino del Paradiso".  Vi sono rappresentati: il Cristo, la Madonna, Santa Prassede e Teodora con il nimbo quadrato dei viventi. Sopra l'altare la Madonna con Bambino. Il pavimento è in opus sectile. A destra è custodita la colonna portata a Roma da Gerusalemme nel 1223 che secondo la tradizione è quella a cui fu legato e flagellato Gesù.

 

 

BIBLIOGRAFIA

- AA.VV. Guida d’Italia, Roma, ed. Tci, 1993.

- AA.VV. Roma, libri per viaggiare, ed. Gallimard – Tci, 1994.

- AA.VV. I rioni e i quartieri di Roma, ed. Newton & Compton, 1989.

- AA.VV. Le strade di Roma, ed. Newton & Compton, 1990.

- Claudio Rendina (a cura di), Enciclopedia di Roma, ed. Newton & Compton, 2005.

- Giorgio Carpaneto, I palazzi di Roma, ed. Newton & Compton, 1991.

- Mariano Armellini, Le chiese di Roma, ed. Pasquino, 1982.

- Carlo Zaccagnini, Le ville di Roma, ed. Newton Compton, 1991.

- Giuliano Malizia, Gli archi di Roma, ed. Newton Compton, 1994.

- Giuliano Malizia, Le statue di Roma. Storia, aneddotti, curiosità, ed. Newton Compton, 1996.

- Mauro Quercioli, Le mura e le porte di Roma, ed. Newton Compton, 1993.

- Sergio Delli, I ponti di Roma, ed. Newton Compton, 1992.

- Carlo Villa, Le strade consolari di Roma, ed. Newton Compton, 1995.

- AA.VV. Enciclopedia Universale, ed. Garzanti, 2003.

- AA.VV. Enciclopedia dell’Arte, ed. Garzanti, 2002.

- Roma ieri, oggi e domani, ed. Newton Compton.

- Forma Urbis, ed. Service Sistem.

- AA.VV. Stradaroma, ed. Lozzi, 2005.

- AA.VV. Tutto Città, 2011/2012, ed. Seat.

 

SITOGRAFIA

www.comune.roma.it

www.archeoroma.beniculturali.it

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www.romasegreta.it

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www.info.roma.it

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www.vicariatusurbis.org

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www.ilmessaggero.it

www.corriere.it

www.it.wikipedia.org

www.treccani.it

www.sapere.it

www.maps.google.it

www.viamichelin.it 

www.tuttocittà.it

 

Piero Tucci

29.06.12

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http://inbiciperoma.org

 

 

AGGIORNAMENTI

 

 23.9.13 Mausoleo di Augusto. Due milioni di euro dal “decreto valore cultura” del governo per restaurare il mausoleo nel bimillenario della morte di Augusto. Una somma insuffficiente per il restauro ne occorrono 12. Un terzo dei soldi dovrebbe metterli lo stato, un altro terzo il Comune, il terzo mancante dovrebbe venire da privati ancora da trovare. Il bando del 2012 è andato deserto.  Il monumento è chiuso al pubblico da 77 anni.

25.10.13Mausoleo di Augusto. L’ass. Caudo dichiara come rinascerà l’area che sarà pedonalizzata e avrà una scalinata tra Mausoleo e Ara Pacis, avrà una cavea. Da via del Corso a via Ripetta sarà tutta ripavimentata entro l’anno.

 

Ven. 17.1.14  Piazza Augusto Imperatore. Verso il bimillenario della morte dell’imperatore Augusto. Sbloccati 17 milioni di euro per riqualificare la piazza. Una grande piazza al livello del monumento, una scalinata che degrada dall’abside di San Carlo al Corso e una che risale verso l’Ara Pacis tra le due chiese San Girolamo degli Illiri e San Rocco. La commissione roma Capitale ieri ha dato l’ok definitivo al progetto. Il progetto è dell’arch. Cellini, ma ad esso hanno partecipato l’assessore Caudo, Mario Manieri Elia e Renato Nicolini. Non è previsto il restauro del monumento che spetta alla Sovrintendenza. Entro l’estate la gara d’appalto.

 6.3.14Piazza Augusto Imperatore. 12 milioni per il gioiello del Tridente. La giunta sblocca i fondi. Caudo: “Sarà l’ingresso spettacolare del nuovo centro pedonalizzato. Fondi anche per Monti (ripavimentazione delle strade con 3 milioni) e via Boncompagni (trasformazione di un isolato da 22.000 mq). Il complesso immobiliare si trova tra via Boncompagni, via Puglia, via Sicilia e via Romagna. Sono tre fabbricati disposti a corte, la facciata ipermoderna su progetto dello Studio Mad di Pechino con un gioco di onde e vetrate. E’ proprietà di Unicredito Immobiliare Uno, controllata da un fondo lussemburghese e da una società del gruppo Unicredit.

20.8.14  Mausoleo di Augusto. Nel giorno del bimillenario della morte di Augusto il fossato si allaga per un guasto nelle tubature e viene a mancare la corrente. Il Comune annuncia che la gara per il restauro e per la nuova piazza partirà entro il 2014.

 

17.4.15 Piazza Augusto Imperatore.Finalmente il 22 giugno saranno assegnati i lavori che inizieranno a metà ottobre. Il progetto di Cellini prevede due scalinate che scendono a livello del Mausoleo.



[1] Le sette bellezze del mondo antico sono: la piramide di Cheope, i Giardini Pensili di Babilonia, il Faro di Alessandria, la tomba di Mausolo ad Alicarnasso, il Colosso di Rodi, il tempio di Artemide ad Efeso e la statua di Zeus a Olimpia.

[2] Vittorio Ballio Morpurgo (Roma1890 - 1966) casa d'abitazione in via Sannio via Ardea, ministero degli Affari Esteri (in coll.). Nel dopoguerra:  torre dei Molini Pantanella in via Casilina, quartiere Ina Casa Torre Spaccata (in coll.), palazzo della Esso all'Eur in  p.le dell'Industria (con Luigi Moretti). E' stato docente universitario e preside della facoltà di Architettura.

[3] Riqualificazione piazza Augusto Imperatore le notizie da Repubblica, da casaeclima.com e da romacapitalenews.com

[4] Mausoleo di Adriano sulla data  di inizio dei lavori i testi sono discordanti. La guida di Roma del Tci  del 1993 fornisce la data del 123, wikipedia quella del 125, l'enciclopedia di Roma di Claudio Rendina non fornisce la data di inizio dei lavori solo quella di fine, come "I rioni e i quartieri di Roma" della Newton Compton.

[5] Museo Nazionale di Castel Sant'Angelo opere di Luca Signorelli, Lorenzo Lotto, Dossi Dossi, Carlo Crivelli e del Cavalier d'Arpino.

[6] Carlo Marchionni è famoso per aver progettato e realizzato la sacrestia della basilica di San Pietro.

[7] un miglio romano equivale a m 1.480.

[8] Un miglio romano equivale a m 1.480.

[9] Via Labicana Una delle più antiche strade romane, probabile sentiero del periodo preistorico. Si tratta di un percorso alternativo alla via Latina perchè le due strade si congiungevano a Labicum. Usciva dalla porta Esquilina delle mura Serviane (arco di Gallieno), poi da porta Maggiore delle mura Aureliane, seguiva il percorso dell'attuale via del Pigneto fino a piazza della Marranella dove proseguiva sul percorso dell'attuale Casilina. Passava per Tusculum, quindi arrivava a Labicum sulle pendici settentrionali dei Colli Albani congiungendosi con la via Latina. La via arrivava così a Casilinum oggi Capua, nel medioevo il suo nome divenne Casilina.

[10] Costas Varotsos (Atene, 1955) scultore greco, si è trasferito a Roma per studiare e poi diplomarsi all'Accademia di Belle Arti di Roma, poi si laurea in architettura a Pescara. Dal 1999 è docente all'Università Aristotele di Salonicco la più grande università grea. I materiali ulitizzati sono il vetro, l'acciaio e la pietra.

[11]Papa Pasquale I   (papa dal 817-824, romano, santo) Fu lui a ritrovare il corpo di Santa Cecilia nelle catacombe di San Callisto e portarlo nella omonima chiesa di Trastevere. Fece costruire S. Cecilia, S. Prassede e S. Maria in Domnica.