DELIMITAZIONE E STORIA

DEL PARCO DEGLI ACQUEDOTTI

      Il parco si trova nel territorio del VII Municipio (fino al 2013 era il X) fa parte del Parco Regionale dell'Appia Antica ed è compreso nei quartieri XXV Appio Claudio e XXVI Appio Pignatelli (Statuario -  Quarto Miglio). E' delimitato dalla via del Quadraro, via Lemonia, via delle Capannelle e la linea ferroviaria per Napoli (con due tracciati quasi paralleli: per Cassino e per Formia). L'estensione del parco è di 240 ettari[1]. Il parco è facilmente raggiungibile con la metro A scendendo alla fermata Giulio Agricola.

 

     Il nome deriva dalla presenza in elevato o sotterranea di sette acquedotti (sei romani[2] e uno rinascimentale): Anio Vetus (sotterraneo), Marcia, Tepula, Iulia e Felice (sovrapposti), Claudio e Anio Novus (sovrapposti). In passato l'area era nota come "Roma Vecchia" dal nome dell'omonimo casale. Fino agli anni Cinquanta - quando iniziò la costruzione del quartiere INA Casa Tuscolano la zona era meta delle passeggiate "fuori porta" del popolo romano, una sorta di vacanza alla portata di tutti.

     Nell'area del parco si trovano, oltre a testimonianze dell'epoca romana, manufatti di epoca rinascimentale e ottocentesca: la villa delle Vignacce, la tomba dei Cento Scalini, una cisterna con torretta, varie tombe, resti del basolato della via Latina, il casale di Roma Vecchia, il casello della ferrovia Roma Frascati di Pio IX.

     L'area venne destinata a verde pubblico dal PRG del 1965, negli anni Settanta è stata espropriata e liberata dai borghetti popolati da poverissimi immigrati dalle regioni meridionali dell'Italia e dalle campagne. Tale baraccopoli si addossava alle arcate degli acquedotti come avveniva in via del Mandrione al quartiere Tuscolano. Grazie all'opera di sensibilizzazione di un comitato di cittadini e all'appoggio di studiosi quali Lorenzo Quilici, nel 1988 il parco degli Acquedotti fu inserito nel Parco Regionale dell'Appia Antica costituito quell'anno.

     Nel 2011 è stato realizzato il ripristino idrico e paesaggistico della Marrana o Fosso dell'Acqua Mariana.

 

     Nel testo ricorrono spesso riferimenti alla via Latina, alla via Appia e alla via Tuscolana. Ne diamo alcune brevi informazioni di carattere generale. Per la via Latina vedi più avanti nell’itinerario.

     La via Appia, la "Regina viarum" dei romani, fu un'opera ancora più imponente della precedente, fu fatta costruire da Appio Claudio Cieco nel 312 a.C. per congiungere Roma con Capua senza seguire le vie naturali, anticipando così il concetto di autostrada. In seguito venne lastricata di selci e prolungata (verso il 190 a.C.) fino a Benevento e Venosa (fondata con 20.000 coloni romani), ancora dopo fino a Taranto e Brindisi divenendo la strada per l'Oriente. Il tratto Benevento Taranto Brindisi perse importanza quando venne sostituito dalla via Appia Traiana che toccava invece Aecaes (Troia), Canusium (Canosa), Barium (Bari). Era la più importante delle vie consolari anche per gli splendidi monumenti sepolcrali che sorgevano ai lati di essa. Dopo la decadenza dell'impero rimase a lungo inutilizzata e si deve a Pio VI Braschi (fine Settecento) la sua riapertura.

     La via Tuscolana non è una strada antica ma del Medioevo nata collegando tronchi preesistenti. Il nome deriva da Tuscolo, luogo di arrivo della strada, e gli rimane anche dopo la distruzione della città avvenuta nel 1191. La via, che oggi termina a Frascati, ha assunto in epoca moderna tutte le funzioni della via Latina nel collegamento con i Colli Albani. Se anticamente usciva da porta Asinaria, con Gregorio XIII il suo inizio fu spostato a porta San Giovanni. La zona da essa attraversata conservò l'attuale morfologia fino ai primi del Novecento quando il PRG del 1909 inserì il primo tratto della via fino al vallo ferroviario tra le aree edificabili con un sistema di piazze radiali. Il piano regolatore del 1931 incrementò la densità abitativa e portò il limite edificabile agli stabilimenti di Cinecittà che sorgeranno prima dell'ultima guerra. Negli anni Cinquanta e Sessanta il percorso della via Tuscolana fino agli stabilimenti cinematografici di Cinecittà assunse l'aspetto attuale.

 

ITINERARIO

     Si raggiunge la villa dei Sette Bassi dal centro storico percorrendo tutta la via Tuscolana, si raggiunge e si supera piazza di Cinecittà, si passa davanti agli stabilimenti cinematografici di Cinecittà e si giunge ad un grande quadrivio, si prende a destra via di Capannelle fino alla piazzalo che precede l’ingresso al Casale Consolini.

 

VILLA DEI SETTE BASSI

     Purtroppo l'area è recintata, il punto migliore da cui osservarla è da via di Capannelle presso il vivaio Flora (molto comodo il marciapiede che dal grande quadrivio Tuscolana/via di Capannelle/via di Torre Spaccata conduce in sicurezza allo spiazzo antistante il cancello del vivaio) oppure dallo spiazzo che precede il casale Consolini. Il casolare al centro della tenuta agricola è ben visibile dalla via Tuscolana. Si tratta della villa più estesa del suburbio, dopo quella dei Quintili, attribuita al console Settimio Basso, tra le poche che conservino la planimetria complessiva costruita ai tempi di Antonino Pio[3].

     La villa occupa un piccolo pianoro collinare e si compone, nella sua parte residenziale, di tre corpi edilizi contigui, che furono eretti in tre fasi diverse, ma che si susseguirono così da vicino che si può pensare ad un progetto unitario realizzato a scaglioni: si tratta in pratica di tre corpi di fabbrica ciascuno a perimetro rettangolare, allineati tra loro in diagonale e completati da giardini.

     Il primo edificio è posto a Sud Est, si riconosce perchè è costruito tutto in laterizio, ha pianta quadrata di 50 metri di lato e si accompagnava ad un peristilio-giardino oggi scomparso. Si conserva una sala soggiorno con pareti alte ancora oggi circa 10 metri.

     Il secondo edificio è quello centrale, fu costruito verso il 140-150, in opera mista di reticolato di tufo con ammorsature laterizie. E' la parte più alta dei resti archeologici dell'area.

     Il terzo edificio fu costruito verso la fine del regno di Antonino Pio: è il più fastoso per le sue vaste aule a più piani e a prospetti finestrati (crollati nel 1951), venne a costituire il lato di fondo del peristilio-giardino. A Nord vi era un impianto termale, a Sud ampie sale di soggiorno. L'ippodromo giardino, lungo 320 metri, si può riconoscere nel suo perimetro per il dislivello del terreno o per il blocco edilizio che lo circonda nel lato corto e nel lato Nord occidentale.

     La villa non era isolata nella campagna, ma circondata da altre costruzioni: cisterne, magazzini, abitazioni, templi. Tra queste a Nord Est della villa è ben conservato un piccolo tempio in laterizio a pianta rettangolare della fine del II secolo oggi mancante della facciata in antis[4] e della copertura (visibile in google maps, a Est dei ruderi principali, come edificio rettangolare senza tetto e coperto in tre lati su quattro). Un altro gruppo di rovine si trova su via di Capannelle prima della grande curva a destra, costituiva un avancorpo della villa sulla via Latina. Nelle vicinanze resti di un acquedotto, ramo privato dell'Acqua Claudia (anch'esso ben visibile da google maps).

 

Si prosegue per via di Capannelle fino ad una grande curva verso destra, qui è stata realizzata recentemente una rotonda dalla quale si stacca via Lucrezia Romana. Poco dopo c’è un’entrata al parco degli Acquedotti. Percorriamo un sentiero rettilineo, fino a raggiungere un grande quadrivio dove si trova la:

 

CASA CANTONIERA DEL SELLARETTO

     Relativa alla ferrovia per Frascati del 1857 (prima ferrovia dello stato Pontificio e una delle più antiche d'Italia, disponeva di 6 locomotive con 6 vagoni viaggiatori, impiegava 28 minuti; era di costruzione inglese) poi proseguita a Ceprano del 1862.

 

A destra un largo viale alberato scende verso l'incrocio tra via Tuscolana e via di Capannelle, al termine un cancello permette solo il passaggio ai pedoni attraverso le sbarre in fello del cancello stesso (a sinistra ristorante "La Cascina", a destra il meraviglioso vivaio "Flora").

 

Nell'ultimo tratto la discesa è ripida e il fondo stradale sconnesso. Percorrendo questo viale vediamo sulla sinistra il grande palazzo vetrato della Polizia di Stato che ha il suo ingresso in via Tuscolana dopo piazza di Cinecittà e prima degli Studi Cinematografici. Nel panorama che abbiamo sulla sinistra si vede anche la chiesa di Don Bosco.

     La chiesa, consacrata il 2 maggio 1959, opera di Gaetano Rapisardi[5], che è autore anche della piazza, è a forma di parallelepipedo, su cui sovrasta una grandiosa cupola orientaleggiante visibile da vari punti di Roma (es. Appia Antica). La cupola è coronata da statue di bronzo di Alessandro Monteleone[6].  Nella facciata si apre un portico a tre fornici: quello mediano è sormontato da un altorilievo raffigurante il Santo titolare fra Angeli e giovinetti, di Arturo Dazzi[7], mentre quelli laterali incorniciano le statue degli Arcangeli Gabriele e Michele, di Ercole Drei[8]; nelle nicchie le statue di San Francesco di Sales, di Giovanni Amoroso, di San Giuseppe Cafasso di Antonello Venditti, di Pio IX e Pio XI di Francesco Nagni. Sotto il portico si aprono cinque porte bronzee, di cui la mediana ornata di bassorilievi di Federico Papi e le due estreme sormontate dalle statue bronzee del Redentore e di San Giovanni Battista di Attilio Selva. La cupola ha un diametro di m 31.

 

     Il viale che si diparte dal quadrivio verso sinistra raggiunge l'acquedotto, subito prima supera un fosso, quindi sottopassa l'acquedotto e porta al campo di golf. Qui un sentiero corre parallello all'acquedotto sia verso Nord che verso Sud.

 

 

     Si riprende il viale centrale, detto di Roma Vecchia, perché era il viale di ingresso al Casale omonimo dalla via Tuscolana, meravigliosamente alberato, si sorpassa un acquedotto che appena sporge dal terreno, sulla sinistra si vedono – ad un livello più basso – i resti della

 

VIA LATINA

     La via Latina è una strada molto più antica dell'Appia che ripercorre tracciati preistorici, fu percorsa dagli Etruschi per raggiungere la Campania, in effetti la strada rappresentò sempre un'alternativa all'Appia anch'essa diretta a Sud, ma percorrendo le valli del Sacco e del Liri (oggi Ciociaria). Il tracciato definitivo è del IV - III sec. a.C. Oggi il suo percorso è spezzettato nel tessuto urbanistico di Roma. Iniziava dall'isola Tiberina, poi da porta Capena insieme all'Appia, quindi dalla porta Latina nel tracciato delle mura Aureliane. Saliva verso Tusculum, passava dal passo dell'Algido[9], seguiva nella valle del Trerus oggi Sacco dove si congiunse in seguito con la via Labicana (Casilina), rasentava Anagnia e Ferentinum. A Fregellae scavalcava il fiume Liris (Liri), attraversava Aquinum, Casinum (ultima città del Latium) quindi passava tra gli Appennini e il gruppo vulcanico di Rocca Monfina (il primitivo tracciato si dirigeva a Nord Est per Venafro mettendo in comunicazione con la terra dei Sanniti) per arrivare dove oggi è la stazione ferroviaria di Caianello, toccava Capua (dopo 191 km di percorso), attraversava il Volturno e si immetteva sull'Appia. Durante il III sec. d.C. - grazie ad un imponente sforzo ingegneristico - la strada fu rettificata, basti pensare che il tratto da Roma a Grottaferrata era un unico rettifilo di 15 Km.

     Il punto in cui è meglio visibile il vecchio tracciato è il parco delle Tombe Latine, un altro è nella Caffarella, tra la via di Vigna Fabbri e via Cordara.

 

     Si procede per il viale di Roma Vecchia fino a trovare il

 

CASALE DI ROMA VECCHIA

     Prende il nome dalla vicina villa dei Sette Bassi in quanto, data l'estensione delle sue rovine, nel Settecento si riteneva che questa era un'altra città antica vicina a Roma o precedente a Roma stessa (la stessa cosa accadde per la villa dei Quintili sulla via Appia Antica). Si tratta di un casale torre databile al XIII sec. Si trova in posizione strategica tra gli acquedotti dell'Acqua Claudia e Marcia lungo la via Latina, probabilmente era usata come stazione di posta. Nel cortile è una importante raccolta di materiali archeologici. Vi sono anfore, dolii e frammenti marmorei di ogni genere: cornici e architravi fastigiati, basi, colonne, capitelli, statue e sarcofaghi. Tra le iscrizioni si noterà quella di T. Statilio Optato, riguardante il personaggio di ordine equestre al tempo di Claudio o Nerone, e quella in versi con un acrostico scherzoso di Tito Elio Fausto che in vita godè i favori degli imperatori Marco Aurelio e Commodo[10].

 

     Numerosi film sono stati girati in questo luogo. Ne citiamo solo uno: "Orgoglio", una fiction prodotta dalla Titanus e da Rai Fiction e trasmessa in tre serie (39 puntate) da Rai Uno a partire dal 2004. Il film è ambientato nell'agro romano ai primi del Novecento, per le scene è stato utilizzato palazzo Chigi di Ariccia, tra gli interpreti: Daniele Pecci, Elena Sofia Ricci, Franco Castellano, Cristiana Capotondi, Paolo Ferrari e Gabriella Pession. Regia di Giorgio Serafini e Vittorio De Sisti.

 

Si prende a destra del casale fino a trovare lo

 

STAGNO E FOSSO O MARRANA DELL'ACQUA MARIANA

     Fosso artificiale fatto realizzare da papa Callisto II[11] nel 1120 per riportare a Roma l'acqua degli acquedotti Tepula e Julia, in gran parte era scoperto. Già nel Medioevo prese il nome di Marrana e tale nome presero in seguito tutti i fossi presenti nell'Agro Romano. Tale fosso ha origine nel bacino della Molara tra i colli Tuscolani e quelli Albani in essa confluiscono le acque della valle di Squarciarelli. Anticamente andava in direzione di Morena, poi Tor Sapienza (fosso di Tor Tre Teste) e si immetteva nell'Aniene. Fu il papa Callisto II a deviarlo da Morena (Centroni) sulla via Latina verso il corso dell'acquedotto Claudio e portarlo a Roma. Passava davanti a porta San Giovanni dove formava un laghetto usato come abbeveratoio, entrava nelle mura da porta Metronia, seguiva l'attuale via Druso, Circo Massimo, e sfociava nel Tevere presso la Cloaca Massima. La manutenzione era affidata al senatore della città, poi Bonifacio IX la demandò al capitolo di San Giovanni in Laterano. Innocenzo XII Pignatelli (1691-1700) durante la piena del Tevere del 1695 ordinò lo sbarramento dell'Acqua Mariana prima della confluenza nel Tevere, questo causò l'allagamento delle terre lungo il percorso. Con l'Unità d'Italia fu immessa nel collettore sinistro all'altezza della cosiddetta Passeggiata Archeologica, alla vigilia della prima Guerra Mondiale il fosso venne coperto da porta San Giovanni, negli anni Venti e Trenta venne coperto anche il tratto precedente lungo gli acquedotti. Nel 1957 il suo corso fu deviato nel fiume Almone.

 

Alle nostre spalle si trova, appena sopra il livello del terreno:

 

L’ACQUEDOTTO DELL’ACQUA MARCIA

     E' l'acquedotto dell'Acqua Marcia condotta a Roma nel 144 a.C. dal pretore Quinto Marcio Re, alla fine del Cinquecento fu utilizzato per l'acquedotto Felice cosiddetto dal nome del papa Sisto V (1585-90) Felice Peretti.

     L’Acqua Marcia è il terzo acquedotto di Roma antica in ordine di tempo (Aqua Appia e Anio Vetus), lungo circa 90 Km di cui 80 sotterranei, subì nel tempo numerosi restauri: con Augusto fu in gran parte ricostruito e venne raddoppiato nella portata con la captazione di una nuova sorgente detta Aqua Augusta nei pressi di Agosta, con Caracalla venne potenziata la portata con una nuova sorgente presso Arsoli e realizzò la diramazione dell’Aqua Antoniniana, da porta Furba (tracce sotterranee in circonvallazione Appia, sopraelevate in piazza Galeria, scavalca l’Appia sull’arco di Druso) destinata ad alimentare le terme di Caracalla. Diocleziano fece lo stesso. Le sue arcate vennero utilizzate anche per i condotti dell’Aqua Tepula e l’Aqua Iulia. Augusto, Tito e Caracalla lasciarono sulla porta Tiburtina iscrizioni a memoria dei loro interventi.

     Raccoglieva l’acqua da una sorgente nell’alto corso dell’Aniene, oggi presso Marano Equo. Il primo tratto costeggiava la riva destra del fiume, lo scavalcava poco prima di Vicovaro, aggirava i monti Tiburtini, arrivava alla Prenestina. Giunto a Capannelle puntava su Roma seguiva la via Latina per circa Km 9, giungeva a Porta Maggiore (“ad spem veterem”) dove giungevano altri acquedotti, seguiva le mura Aureliane, superava quella che poi divenne porta Tiburtina e terminava presso porta Collina, dove oggi è via XX Settembre/via Piave. Qui sorgeva un castello di distribuzione delle acque. Il ramo principale copriva i 2/3 delle regioni urbane, un ramo secondario partiva da porta Tiburtina e serviva Celio e Aventino. La sua portata alla sorgente era di 2.251 litri al secondo.

 

 

Di fronte a noi, in tutta la sua imponenza:

 

L’ACQUEDOTTO DELL’ACQUA CLAUDIA

     E' l'acquedotto che con una serie di arcate imponenti rendono caratteristico il luogo, la loro altezza arriva fino a 28 metri, al di sopra si trova in condotto nel quale scorreva l'acqua per una lunghezza di 68 Km. L'opera fu iniziata nel 38 d.C. da Caligola e portata a termine nel 52 d.C. dall'imperatore Claudio, ma numerosi furono gli interventi di restauro e trasformazione cui fu soggetto l'acquedotto durante i secoli dell'impero al fine di assicurarne sempre il buon funzionamento. Le arcate dell'acquedotto Claudio raggiungono la massima altezza in via del Quadraro. E' in blocchi di tufo tranne le chiavi di volta in travertino, ad esso si sovrappone l'Anio Novus in laterizio, anche questo acquedotto è dovuto agli stessi imperatori.

     Raccoglieva le acque di ottima qualità da varie sorgenti nell’alta valle dell’Aniene presso i monti Simbruini, terminava il suo percorso a Porta Maggiore (“ad spem veterem”). Dal VII miglio della via Latina correva su arcate condivise con l’Anio Novus. In località Tor Fiscale incrociava due volte l’Acqua Marcia formando un recinto trapezoidale che venne utilizzato come fortificazione dagli Ostrogoti di Vitige in lotta con Belisario (539), il luogo si chiamò Campo Barbarico. Un ramo secondario fu voluto da Nerone per portare l’acqua alla Domus Aurea (Celio), ancora Domiziano lo deviò per i palazzi imperiali sul Palatino (resti in via di San Gregorio). La portata era di 2.211 litri al secondo. Il percorso era lungo Km 68 di cui 54 in canale sotterraneo.

 

     L’Anio Novus che in questo tratto si sovrappone all’Acqua Claudia, fu anch’esso iniziato da Caligola e terminato da Claudio nel 52. A differenza del precedente captava le acque direttamente dal fiume Aniene. Era l’acquedotto più lungo, misurava Km 87 dei quali 73 in canale sotterraneo. La sua portata era di 2.274 litri al secondo, la maggiore di tutte.

 

Nel sito del parco appia antica / itinerari / parco acquedotti, c’è una bella mappa che chiarisce la direzione dei vari acquedotti.

 

 

Si riprende il viale centrale verso l’uscita, raggiunta l’area giochi, invece di uscire su via Lemonia, si aggira, dentro il parco stesso, la chiesa di San Policarpo, per raggiungere in un altopiano la:

 

VILLA DELLE VIGNACCE

     Risale al 125-130 d.C. attribuita a Q. Servilio Pudente, ricco produttore di laterizi dei tempi di Adriano[12] (117-138) come dimostrano i bolli laterizi e i tubi in bronzo (fistulae) recanti il suo nome. I resti sono riferibili al complesso termale e a una cisterna a due piani alimentata dal vicino acquedotto Marcio.

     E' da questa villa che provengono la testa colossale marmorea di "Giulia Domna", le statue di "Tyche" di Antiochia e di "Ganimede rapito dall'aquila" custodite ai musei Vaticani[13].

 

     "A nord-est un terrazzo lungo oltre 120 metri ha al centro una fontana e si conclude con cisterne coperte. Una grande aula a sud era forse un ninfeo, mentre a est era la parte termale. Circa 130 metri a sud ovest si trova una grande cisterna"[14].

 

     "La villa sorgeva su un grande terrazzamento che fronteggia via Lemonia e che si ornava al centro di una fontana absidata e all'esterno di una serie continua di speroni (l'insieme è però riconoscibile a fatica o non lo è affatto). Il nucleo principale rimasto è la parte termale con una sala circolare (è la prima che si vede venendo da san Policarpo) ne rimane circa un quarto) già coperta a cupola e circondata da altri piccoli ambienti absidati che ne sostenevano l'arco della volta sul tamburo.  A nord ovest sono i resti di una vasta aula rettangolare absidata, cui si accompagnavano su ciascun fianco altri due ambienti. Notare il muro in opus reticolatum.

     La villa fu costruita in età adrianea".[15]

 

Torniamo sui nostri passi, troviamo un viale sterrato alla nostra destra che va verso gli archi del primo acquedotto. Il viale passa sotto questo primo acquedotto, il fornice prima contiene, a terra, una grande pietra che ricorda don Roberto Sardelli. Nel sopralluogo effettuato il giorno 11.11.15 la lapide è scomparsa.

 

DON ROBERTO SARDELLI

   molto si prodigò per i poverissimi immigrati (650 famiglie) che abitavano le arcate degli acquedotti fino ai primi anni Settanta. La lapide è stata posta dal collettivo di artisti e architetti che studia e mappa la città con particolare attenzione verso i territori marginali della città o in via di trasformazione. Qui le baracche erano senza luce, acqua e fogne, in una di esse don Sardelli fondò la "Scuola 725" dal numero della baracca, di m 3 x 3, con candele e una stufa sbuffeggiante. Nato a Pontecorvo nel 1935 aveva frequentato la scuola di Barbiana di don Milani, quindi in Francia tra i preti operai, poi a Roma nella parrocchia di San Policarpo, quando decise di andare a vivere in una baracca. Nella sua scuola insegnava a leggere e scrivere ad adulti e bambini, con loro compilava un giornale nel quale gli studenti raccontavano le loro storie, commentavano le notizie dei giornali, il testo così ottenuto diventava libro di testo: "Non tacere". Nella baracca capitarono  intellettuali come Moravia, Pasolini e il sociologo Franco Ferrarotti. Nel 1973 le ruspe abbatterono le baracche e gli abitanti furono trasferiti in case popolari ad Acilia o a Nuova Ostia. In seguito si interessò dei Rom e creò un gruppo che praticava il flamenco. Dal 1989 al 1998 si occupò dei malati terminali di Aids.

 

Questo è un ottimo punto per osservare la:

 

CHIESA DI SAN POLICARPO

     Rappresenta l’edificio principale di una delle poche piazze di Roma con portici.  La chiesa è posizionata, nella pianta del quartiere, come corrispondente, ma opposta, alla chiesa di San Giovanni Bosco (via Giulio Agricola – via Marco Fulvio Nobiliore). 

     La costruzione è avvenuta tra il 1964 e il 1967 su progetto dell’arch. Giuseppe Nicolosi[16], la sua consacrazione il 15 luglio 1967. L’impianto è esagonale e ribadito dal tiburio che si staglia sullo sfondo verde del parco degli Acquedotti, la costruzione è visibile anche a grande distanza, come dall’Appia Antica. La semplicità della figura geometrica di base esalta la semplicità dell’interno e la forza scultorea dell’esterno. L’autore si è ispirato ad una lanterna. Sei pilastri interni sorreggono altrettante travi a sostegno della volta che formano la figura della stella di David. Notare i mattoni messi di punta. Singolare la via Crucis formata da chiodi di lunghezza e tipologia diversa. San Policarpo è stato vescovo e martire di Smirne (attuale Turchia), nato nel 69, morto martire nel 155. Fu posto a capo della chiesa di Smirne dagli apostoli stessi. Nel 154 si recò a Roma per discutere con il papa Aniceto sulla data della Pasqua. E’ stato ucciso con la spada.

     La parrocchia è preesistente alla chiesa, infatti fu istituita dal cardinale Clemente Micara nel 1960. Negli anni Cinquanta e Sessanta qui vennero girati film del Neorealismo in cui si vede la campagna romana prossima alle case in costruzione e i baraccati che vivono ai margini della città legale. In questo punto venne girato il film di Pasolini “Mamma Roma”[17]. Nei primi anni Settanta la chiesa venne occupata dai baraccati che vivevano sotto gli archi dell’acquedotto alle spalle della chiesa per chiedere una casa popolare, la protesta avvenne con il consenso del parroco don Sardelli. Ottennero la casa a Nuova Ostia in un palazzo lungo Km1,4 che fiancheggia via dell’Idroscalo.

 

Si riprende il viale centrale, ormai ridotto a sentiero, che segue le mura dell’acquedotto. Si sottopassa la via del Quadraro grazie ad un passaggio reso meno scosceso dai volontari del parco che ci permette di giungere in breve nel parco di Tor Fiscale.

 

PARCO DI TOR FISCALE

     Il parco è stato inaugurato ad aprile 2001, si tratta di una delle aree archeologiche più interessanti e meno conosciute di Roma. Fa parte del Parco Regionale dell’Appia Antica dal 2005, quando la giunta regionale (presidente Piero Marrazzo) approvò una delibera in tal senso.

     Per raggiungerlo dobbiamo prendere dalla via Appia Nuova, la via di Tor Fiscale, in fondo ad essa ecco il parco con la grande torre spostata sulla destra. Tor Fiscale è una magnifica costruzione del XIII secolo alta circa 30 metri, costruita proprio nel punto in cui si incrociavano gli acquedotti Marcio e Claudio in modo che si potesse rilevare maggiormente. Detta anche Torre Branca, dal nome del tesoriere (fiscale) proprietario delle vigne della zona nel secolo XVII, permetteva il controllo della via Latina e di un vasto tratto di campagna romana. La torre è situata all’incirca al IV miglio della via Latina. A monte di Tor Fiscale gli acquedotti Marcio e Claudio si intersecano nuovamente tra loro, racchiudento uno spazio trapezoidale. Questo luogo così singolare porta ancora oggi il nome di Campo Barbarico perchè nell'assedio di Roma del 539 da parte dei Goti di Totila, questi, per controllare le vie di accesso alla città tenuta da Belisario costruirono proprio qui un campo trincerato, utilizzando la particolare conformazione degli acquedotti e chiudendo con pietre e terra le luci.

     Scrive lo storico Procopio: "Esistono ancora oggi due acquedotti tra la via Latina e la via Appia, molto alti e per lungo percorso rilevati su archi. Questi acquedotti, alla distanza di 50 stadi da Roma, vengono ad incontrarsi, volgendo poi in senso contrario, così che quello che prima era sulla destra passa alla sinistra, riunendosi poi ancora e riprendendo il precedente percorso. I barbari, stipati con pietre e fango la parte inferiore dei fornici diedero al luogo la forma di castello ponendovi così un presidio di non meno di 7.000 uomini perchè controllassero che i nemici non introducessero in città vettovaglie".

     Nei pressi è stato restaurato un casale (2012) adibito a ristorante aperto il sabato e la domenica, un altro casaale è diventato museo del parco. E' presente un punto informativo del parco. Nei pressi si trova una fungaia ancora oggi utilizzata con questo scopo ed aperta al pubblico su prenotazione.

 

BORGATA DI TOR FISCALE

     Tor Fiscale è una borgata nata con funzioni agricole poi popolata di immigrati dall'Italia meridionale e dalle campagne del Lazio. All'ultimo censimento vi abitano 2.174 persone. Tra il 1970 e il 1980 il Comune avviò alcune opere di urbanizzazione primaria: rete idrica, fognaria, illuminazione e gas metano), il 24 aprile 1976 venne perimetrata l’area di Tor Fiscale in funzione di un suo recupero urbanistico. Negli anni Novanta, a causa del calo demografico, la chiusura della scuola Media prima, e della scuola Elementare poi, tolsero un importante servizio al quartiere. In quegli anni, all’interno di un deposito Cotral dismesso, si stabilirono degli extracomunitari, che vivevano in gravissime condizioni igieniche, l’accampamento venne eliminato dal Comune di Roma dopo alcuni mesi.

     Dalla via Appia si volta a sinistra su via Anicio, quindi a sinistra su via Monte d'Onorio fino a via del Campo Barbarico. All'incrocio di queste due ultime vie, sotto l'apparenza di un VECCHIO FIENILE si conserva in tutta l'altezza un sepolcro rettangolare laterizio di età antonina. Al suo interno si noterà sul fondo una grande nicchia tra due minori e superiormente un'abside con copertura a catino, sempre tra due minori a fondo piano e copertura ad arco ribasssato, sono visibili resti della decorazione a stucco.

     “Si tratta di un colombario di ragguardevoli dimensioni… dell’ingresso antico non c’è più traccia, così come è andata del tutto distrutta la volta del primo piano allorquando il monumento fu trasformato in fienile. Il rivestimento interno conserva stucchi originari e delle decorazioni in cotto. Lo stato di conservazione generale è discreto”[18].

     In questa via, ma ad angolo con via di Torre del Fiscale si trova il CASALE RAMPA e il suo borgo, il cuore della borgata, il casale era un'antica vaccheria (quest'ultima notizia da: comune.roma.it / municipio IX / parco di tor fiscale). “La cisterna, di cui rimangono solo alcuni tratti di muratura in opera reticolata, è inglobata nell’antico casale Rampa, nel mezzo di alcuni casali della stessa età. Lungo la strada che fiancheggia la costruzione e che ricalca sempre il tracciato della via Latina, si possono riconoscere alcuni blocchi di marmo romano e frammenti di materiale archeologico[19]”.

     Nella stessa via si trova la CHIESA DI SANTO STEFANO PROTOMARTIRE costruita nel 1955 prende il nome dal santo a cui è dedicata la basilica del V secolo voluta da Leone Magno nel vicino parco delle Tombe Latine. La chiesa fu visitata da papa Paolo VI il 10 aprile 1966 e da papa Giovanni Paolo II il 26 aprile 1998. E’ a pianta rettangolare, presenta sull’altare maggiore una statua in ceramica che raffigura colui che la Chiesa ritiene il primo martire della sua storia ucciso il giorno di Pentecoste, come raccontato negli Atti degli Apostoli. Sopra il portone d’ingresso il santo è raffigurato tra due palme che simboleggiano il martirio. Campanile a vela.

     Via di Campo Barbarico ricalca il percorso della via Latina.

     In fondo a via di Tor Fiscale si trova via di Torre Branca che costeggia il parco di Tor Fiscale e sulla quale si aprono vari ingressi del parco stesso. Hai una foto d’epoca di via di Torre Branca scattata mentre passa una processione. In vicolo di Tor Fiscale si trova l’ingresso al centro sportivo – ristorante LA TORRE, vicinissimo a Tor Fiscale stessa.

     “Il piano particolareggiato di Tor Fiscale, avviati nel contesto di quelli in zona “O” di piano regolatore per il recupero delle borgate ha rappresentato un buon esempio di riqualificazione dell’area e ha saputo stabilire un rapporto organico con le importanti emergenze archeologiche e monumentali della zona”[20].

 

AGGIORNAMENTI

6.5.15 Ripristino del paesaggio. Lungo il viale di Roma Vecchia sono stati messi a dimora 25 nuovi alberi di pino domestico in sostituzione di altrettanti morti negli ultimi anni. Questo viale costituisce una delle vedute più belle e famose di Roma. La sostituzione è opera dell’Ente Parco Appia Antica, del Comune e del Municipio VII. Gli alberi hanno una età variabile tra i 10 e i 15 anni, avranno cure attente per i prossimi tre anni.

Giugno 2015 Il restauro degli acquedotti presenti nel parco di Tor Fiscale (compresa la torre stessa) è stato appena concluso.

 

BIBLIOGRAFIA

- AA.VV. Guida d’Italia, Roma, ed. Tci, 1993.

- AA.VV. Roma, libri per viaggiare, ed. Gallimard – Tci, 1994.

- AA.VV. I rioni e i quartieri di Roma, ed. Newton & Compton, 1989.

- AA.VV. Le strade di Roma, ed. Newton & Compton, 1990.

- Claudio Rendina (a cura di), Enciclopedia di Roma, ed. Newton & Compton, 2005.

- AA.VV. Charta Appia, ed. Palombi, s.d.

- AA.VV. Il parco dell'Appia Antica, ed. dipartimento X del Comune di Roma, s.d.

- AA.VV. Il parco dell'Appia Antica, ed. Humus, s.d.

- Carlo Villa, Le strade consolari di Roma, ed. Newton Compton, 1995.

- AA.VV. Enciclopedia Universale, ed. Garzanti, 2003.

- AA.VV. Enciclopedia dell’Arte, ed. Garzanti, 2002.

- Stefania Quilici Gigli, Roma fuori le mura, ed. Newton Compton, 1986.

- Roma ieri, oggi e domani, ed. Newton Compton.

- Forma Urbis, ed. Service Sistem.

- Capitolium, ed.

- AA.VV. Stradaroma, ed. Lozzi, 2005.

- AA.VV. Tutto Città, 2011/2012, ed. Seat.

- AA. VV. Carta dei parchi e delle aree naturali protette.

- Mappa dei percorsi ciclopedonali, 2008.

- Roma in bici. Mappa del pc presenti e future, Comune di Roma, 2001-08.

 

 

SITOGRAFIA

www.comune.roma.it

www.archeoroma.beniculturali.it

www.romasegreta.it

www.laboratorioroma.it

www.romasparita.eu

www.info.roma.it

www.abcroma.com

www.romanoimpero.com

www.archeoroma.com

www.amicidiroma.it

www.romaspqr.it

www.tesoridiroma.net

www.iloveroma.it

www.romasotterranea.it

www.sotterraneidiroma.it

www.repubblica.it

www.corriere.it

www.ilmessaggero.it

www.romatoday.it

www.ansa.it

www.it.wikipedia.org

www.treccani.it

www.sapere.it

www.maps.google.it

www.viamichelin.it 

www.tuttocittà.it

www.parcoacquedotti.it

www.parcoappiaantica.it

 

Piero Tucci

22.11.15

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[1] Estenzione del parco il dato è fornito da: it.wikipedia.it e confermato da: parcoacquedotti.it. Non è credibile amicidiroma che parla di soli 15 ettari.

[2] Acquedotti costruiti dai romani in tutto erano 11.

[3]Antonino Pio imperatore romano dal 138 al 161. Rientra tra gli imperatori per adozione, fu successore di Adriano. Di carattere mite, diminuì le spese dell’impero, visse modestamente e passò alla storia come il migliore imperatore romano.

[4] Tempio in antis = nei templi greci e latini erano così chiamati quelli che avevano le pareti dei lati lunghi che si rpolungavano in avanti fino a costituire le ante (antae) per delimitare lateralmente il pronao.

[5] Gaetano Rapisardi (Siracusa 1893 - Roma 1988) architetto. Sposò la figlia di Gino Coppedè. Con Piacentini prese parte al progetto della Città Universitaria. Progettò il palazzo di Giustizia di Palermo e di Pisa. Con lo scultore Arturo Dazzi iniziò a costruire a Livorno il mausoleo della famiglia Ciano, rimasto incompiuto.

[6] Alessandro Monteleone (Taurianova, Reggio Calabria 1897 - Roma 1967) principalmente scultore, titolare della cattedra di scultura all'Accademia di Roma. Con Nagni ha realizzato una delle porte di San Pietro.

[7] Arturo Dazzi (Carrara 1881 - Pisa 1966) scultore. Una delle sue prime opere I costruttori fu acquistata dalla Gnam. Lavorò con Rapisardi al mausoleo di Ciano rimasto interrotto. Realizzo un colosso marmoreo in piazza della Vittoria a Brescia, simbolo del fascismo, rimosso dopo la liberazione ed ora nei depositi comunali.

[8] Ercole Drei (Faenza 1886 - 1973) soprattutto scultore ma anche pittore e disegnatore. Ha abitato a villa Strohl Fern dal 1921 alla morte. Bassorilievi per il ponte Duca d'Aosta a Roma, la stele per il lavoro nei campi nel giardino dell'Eur, il Seminatore alla Galleria d'Arte Moderna di Roma Capitale. Presente alla Quadriennale romana e alla Biennale.

[9] Passo dell’Algido. Si trovava tra Lariano e i Pratoni del Vivaro (Tuscolo). Fu importante nei primi anni della Repubblica Romana per le battaglie con gli Equi e i Volsci.

[10] Casale di Roma Vecchia le notizie della raccolta archeologica presente nella corte del casale da: Stefania Quilici Gigli, Roma fuori le mura, ed. Newton, 1986, pag.145.

[11] Callisto II papa dal 1119 al 1124. Fu ecclesiastico riformatore e aveva un forte punto di vista sulla “lotta per le investiture”, ma fu disposto a negoziare con Enrico V che lo portò a raggiungere il Concordato di Worms con il quale venivano stabiliti i mutui diritti di Chiesa e Impero. Nel 1123 tenne il Primo Concilio Laterano. Era di nascita francese.

[12] Adriano (imperatore dal 117 al 138) Saggio quanto il suo predecessore Traiano, fu un uomo molto colto. Viaggiando continuamente attraverso l’impero controllò personalmente le necessità dei suoi sudditi. In Britannia eresse il famoso Vallo, a Roma la Mole Adriana poi Castel Sant’Angelo, presso Tivoli la villa che porta il suo nome e dove fece riprodurre i monumenti più belli che aveva conosciuto girando per l’impero.

[13] Statue proveniente dalla villa delle Vignacce la notizia da: "I rioni e i quartieri di Roma" op.cit. vol. VIII pag. 2224.

[14] Villa delle Vignacce questa descrizione è tratta dal depliant "Il parco regionale dell'Appia Antica" ed. Humus.

[15] Villa delle Vignacce, questa descrizione è tratta da: Stefania Quilici Gigli, Roma fuori le mura, ed. Newton, 1986, pag.144.

[16] Giuseppe Nicolosi (1901-1981) nel 1928 realizzò cinque villini alla Garbatella, nel 1956 progettò l'ampliamento della facoltà di Ingegneria di Roma, fu tra i progettisti del quartiere Ina Casa di Torre Spaccata con la chiesa Regina Mundi. Fu tra gli autori del PRG della Città dell'Aria a Guidonia, progetto abbandonato in seguito alle distruzioni belliche.

[17] Film "Mamma Roma"  del 1962 con Anna Magnani e Franco Citti, soggetto, sceneggiatura e regia di Pier Paolo Pasolini. Altre scene girate nel palazzo dei ferrovieri a Casal Bertone e al quartier Ina Casa Tuscolano. Spesso appare in lontanza la cupola di Don Bosco.

[18] Fienile di Tor Fiscale. Questo paragrafo è tratto da: Maria Letizia Sementilli, Il patrimonio archeologico della IX Circoscrizione, Comune di Roma, 1988, pag.75.

[19] Casale Rampa. Il paragrafo tra virgolette è preso da: Sementilli, Il patrimonio archeologico della IX Circoscrizione, Comune di Roma, 1988, pag. 76.

[20] Piano Particolareggiato di Tor Fiscale. La considerazione urbanistica è tratta da: Paolo Grassi, Il IX Municipio dal 1870 ad oggi, in: AA.VV. Il parimonio culturale del IX Municipio, ed. Comune di Roma – Palombi editore, 2010, pag. 127.