LA PRIMA DELLE TANTE CITTA’ CHE ROMA FONDO’ NEL MONDO

 

IN QUESTO LUOGO LA CALDA TONALITA’

DELLE MURA DI LATERIZIO CONTRASTA CON IL VERDE CUPO O BRILLANTE DEGLI ALBERI E DEI CESPUGLI,

IL TUTTO E’ CORNICE AD UNA ANTICHISSIMA CITTA’

CHE RIEMERGE ANCORA VIVA

 

 

INTRODUZIONE

   Ostia Antica si trova nel X Municipio del Comune di Roma, lungo la via Ostiense, si compone di un borgo medioevale e dell’area archeologica di Ostia Antica con i resti del porto di epoca romana.

 

INFORMAZIONI PRATICHE

     Il Parco Archeologico di Ostia Antica apre tutti i giorni alle ore 8,30 e chiude con orario variabile secondo la stagione (ultimo ingresso alle ore 18 in estate, con chiusura alle ore 19). Chiuso tutti i lunedì. Biglietto € 10, ridotto € 5 (tra i 18 e i 25 anni, per i docenti di scuole statali a tempo indeterminato). Gratuito alle persone sotto i 18 anni, alle scolaresche.

     Il Castello di Giulio II ad Ostia Antica è aperto il sabato e la domenica con visita guidata ad orario. Questi gli orari di ingresso a febbraio 2018: 10,30 – 12 -15 – 16,30.

 

OSTIA ANTICA

     La cittadina  è annunciata da due quinte di edifici eclettici realizzati dall’ICP  tra il 1919 e il 1924.

     Il piccolo borgo fu fondato da Gregorio IV nell’830 con il nome di Gregoriopoli come presidio, dogana, centro delle saline e scalo commerciale. Oggi è formato da un nucleo di vecchie case, quasi totalmente rimodernate, cui si sono aggiunti nuovi fabbricati. La parte più antica è raccolta vicino al castello di Giulio II, uno dei primi esempi di architettura militare moderna che Giulio II[1], ancora cardinale, fece costruire da Baccio Pontelli[2] (1483-86).

     Il castello venne costruito a difesa dell’ultima curva del Tevere, ha forma di triangolo scaleno, pianta imposta dalla configurazione del suolo e dalla torre di Martino V[3] (1417-31), il maschio della nuova costruzione. Gli ingressi erano muniti di ponti levatoi con i solchi della saracinesca. Nelle casematte è ancora conservato un bagno per i soldati. Dei dipinti di Baldassarre Peruzzi[4] resta qualche traccia nella rampa cordonata.

     La chiesa di Sant’Aurea – di elegante architettura rinascimentale – è stata disegnata da Baccio Pontelli. Sorge sul luogo della primitiva basilica che ospitava i resti della martire ostiense. Nella cappellina di destra un frammento della lastra marmoriea su cui Anicio Auchenio Basso fece indidere un’iscrizione in onore di Santa Monica, madre di Agostino, morta ad Ostia e ivi sepolta. Il cero pasquale accanto all’altare maggiore è un resto dell’antica basilica del V secolo col monogramma S. AUR.

     Alle spalle della chiesa è situato il Palazzo Episcopale, ricostruzione del 1472 circa di un precedente episcopio (Ostia fu sede vescovile dal sec. IV). Il primo piano è decorato da un ciclo di affreschi commissionato dal cardinale Raffaele Riario a

     Tre file di case a doppia schiera a disposizione scalettata e la mole del castello creano un cono prospettico verso la chiesa di Sant’Aurea.

 

 

STORIA

     Al tempo della fondazione di Roma, lungo la costa, le acque marine s’impaludavano e poi evaporando lasciavano il sale elemento fondamentale per conservare carni e formaggi, per conciare le pelli. Quando Roma cominciò ad espandersi, uno dei suoi primi obiettivi fu quello di controllare questo luogo, per questo vi stabilì un presidio militare. Il nome Ostium vuol dire bocca, cioè foce del fiume. La tradizione pone la fondazione di Ostia intorno al 338 a.C. e l’attribuisce ad Anco Marzio. Un insediamento più antico era Ficana, sul monte Cugno, dove oggi è Acilia. Inizialmente abitata da 300 coloni con le loro famiglie con il compito di sorvegliare il transito sul fiume, sbarrare la foce alle incursioni di pirati o nemici, di rifornire di sale la città. Ma già un secolo dopo la città si allargava oltre le mura. In breve divenne lo scalo commerciale della città.

     Nell’età di Silla (fine II sec. inizi I sec. a.C.) fu costruita una nuova cinta muraria (m 2.500) che racchiudeva un’area 30 volte maggiore quella del castrum, al suo interno ampie aree verdi come era costume dei romani. Al tempo di Augusto e di Tiberio furono costruiti il teatro, il piazzale delle corporazioni, il Foro, l’acquedotto con le terme. Rimaneva un grave problema, quello dei detriti portati a valle dal Tevere. Così la flotta alessandrina, che portava il grano dall’Egitto, doveva fare scalo a Pozzuoli.

     Per risolvere il problema l’imperatore Claudio fece costruire un altro porto a monte delle foce, a 3 Km a nord della foce del Tevere, in parte scavato nella terraferma, in parte proteso nel mare aperto con due moli “a tenaglia”. Tra i due moli era il faro fondato sull’imbarcazione fatta costruire da Caligola per il trasporto dell’obelisco vaticano. Ma anch’esso si insabbiava, quindi Traiano, all’inizio del II secolo fece costruire un altro bacino, dalla innovativa forma esagonale, arretrato rispetto alla linea di costa, collegandolo al Tevere con un canale chiamato fossa Traianea, oggi canale di Fiumicino. Accanto al nuovo porto nacque un'altra città detta Porto. Gli anni di Traiano e Adriano furono gli anni d’oro di Ostia. Fu rialzato il livello della città di circa un metro, il Foro e il Campidoglio ebbero sistemazione monumentale; si costruirono la curia, la basilica, vari collegia, sedi corporazioni, grandi magazzini. Con gli Antonini (138-192) Ostia raggiunse i 50.000 abitanti (secondo altre fonti 100.000 abitanti e 100 ettari). Al tempo dei Severi (II-III secolo) fu costruita la via Severiana che collegava Ostia con Anzio e Terracina.

     Ostia accusò la crisi dell’impero quando Roma perse il suo ruolo di capitale dell’impero. La decadenza fu lunga e lenta. Si ebbe un inatteso risveglio di attività edilizia nel IV secolo quando si restaurarono gli edifici più importanti e si costruirono nuove domus, di questo non si conoscono le ragioni e neppure i destinatari. Nel V secolo solo alcuni quartieri erano abitati, dello stato di abbandono ne parla Rutilio Namaziano, sopraggiunsero le invasioni barbariche: Goti, Vandali, Saraceni, prima di raggiungere Roma saccheggiavano Ostia. Intanto il mare si ritirava e il porto si interrava. La via Ostiense era ricoperta di boschi (Procopio). Nel IX secolo gli ultimi abitanti abbandonarono Ostia, a causa delle scorrerie saracene, per spostarsi presso la chiesa di Sant’Aurea dove si formò il nucleo del paese medioevale.

     I resti imponenti di Ostia emergevano ancora nel 1190 quando un cronista che accompagnava Riccardo Cuor di Leone alla terza crociata annotava: “Vi sono immense rovine di antiche muraglie”. Tali resti imponenti erano attraversati dai carri diretti alle saline. La città fu depredata dai marinai delle Repubbliche marinare che si rifornirono di marmi per le loro cattedrali. Ma la spoliazione peggiore fu quella dei fabbricanti di calce.

     Una rovinosa e famosa alluvione nel 1557 spostò il corso del Tevere più a Nord. Oggi la linea di costa è a circa quattro chilometri da quella di epoca romana (superstrada che collega Ostia a Fiumicino).

     Gli scavi regolari incominciarono ai primi dell’Ottocento quando Pio VII[5] ne affidò la direzione al Fea. Sotto Pio IX, nel 1855, Pietro Ercole e Carlo Ludovico Visconti ripresero le ricerche archeologiche, continuate con particolare riguardo allo studio topografico, dal Lanciani e da altri. Scavi continuativi, con rigoroso metodo scientifico furono iniziati nel 1909 dal Vaglieri e proseguiti dal Paribeni e dal Calza. Sotto quest’ultimo è stato possibile ricostruire la divisione in Regiones e Insuale.

    

ITINERARIO

     Oltrepassata la biglietteria ci troviamo sulla via Ostiense, l’ultimo tratto della strada che proveniva da Roma.

NECROPOLI

     Sulla sinistra troviamo il cimitero che, secondo la legge romana, era situata in prossimità delle strade d’accesso alla città come stabilito dalla legge delle XII Tavole (V sec. a.C.). Tutte le tombe sono nella parte meridionale della via in ottemperanza a una disposizione del pretore Caninius (150-80 a.C.) che considerava la parte di terreno vicina al fiume suolo pubblico per consentire le attività portuali. Una colonna con tale disposizione è collocata nella vicina porta Romana.

     Il sepolcro più interessante è la cd. Tomba di Ermogene del II sec. impiantata su una precedente costruzione di cui si vede la base circolare in tufo. L’epigrafe rivela il nome del personaggio C. Domitius Ermogenes, appartenente all’ordine equestre, che fu segretario degli edili, decurione e flamine, cioè addetto al culto dell’imperatore Adriano. Ebbe l’onore di un funerale pubblico con l’uso dell’esotico e costoso incenso, gli fu eretta una statua equestre nel foro.

     Parallela alla via Ostiense ecco la via delle Tombe. Tale necropoli è stata usata dal I sec. a.C. alla tarda età imperiale, adeguandosi ai vari reinterri previsti dai successivi piani regolari. Per questo si trovano tombe a livelli diversi o sovrapposte. Troviamo tombe a inumazione e a incenerazione. Si notano diverse tecniche murarie in blocchi squadrati di pietra o di tufo a cortina, oppure pareti in opus reticulatum, composte di blocchetti collocati in diagonale, a formare una rete, oppure ancora pareti di vario tipo e disposizione con archi, nicchie e modanature[6]. Qui si trova la Tomba 20 detta anche dei Colombari Gemelli, due edifici con la stessa pianta, dello stesso periodo (I sec.) e che avevano in comune, al centro, un ambiente rettangolare in cui è da riconoscere un ustrinum, cioè lo spazio destinato al rogo per la cremazione. Sul lato opposto, al di sopra di un basamento in travertino, si erge la possente mole del grande sarcofago di Carminio Partenopeo (II sec.). L’iscrizione ricorda le cariche del defunto: rango equestre, decurione, capo della corporazione dei costruttori.

 

     Giunti in fondo alla strada, pieghiamo a destra, torniamo sulla via Ostiense proprio davnti alla porta romana.

 

 

PORTA ROMANA

     Prima della cinta muraria, sulla destra, è il basamento della Salus Augusta, in marmo, che sorreggeva una statua dedicata alla Salute dell’Imperatore. Nell’iscrizione è citato Glabrio, Manio Acilio Glabrione, membro della famiglia degli Acilii, una delle famiglie più antiche e importanti di Ostia. La porta romana è un varco nelle mura repubblicane del tempo di Silla (la datazione accettata è dell’80 a.C.), in opera parzialmente reticolata. La porta è su due livelli perché al tempo di Domiziano fu ricostruita ad una quota superiore come la strada stessa. Aveva un ampiezza di cinque metri, leggermente arretrata rispetto alle mura stesse, fiancheggiata da due torri a pianta qudrata in blocchi di tufo. Sull’attico una iscrizione ne celebrava la costruzione e il restauro del I sec, quando venne rivestita di marmo, forse anche la statua di Minerva alata, cioè vittoriosa. Gli stipiti d’ingresso conservano gli incavi della saracinesca di chiusura. Hai ricostruzione ideale di questa porta.

Da qui ha inizio il decumano massimo, l’arteria principale che attraversa la città per tutta la sua lunghezza di Km 1,5 circa. Ecco sulla sinistra il

 

PIAZZALE DELLA VITTORIA

     Ha preso il nome dalla statua di Minerva Vittoria[7] eretta accanto a un fontanile dove si dissetavano uomini e animali in arrivo in città. Raffigura la divinità con elmo, peplo[8] e recante con la destra uno scudo rotondo. Si ipotizza che la statua sia stata riutilizzata per decorare la parte superiore della porta. Dirinpetto alla statua, su un muro moderno, sono stati sistemati frammenti di due iscrizioni identiche che occupavano l’attico della porta, in esse la storia edilizia della porta.  Sulla destra del decumano i Magazzini Repubblicani (in realtà una sorta di grande mercato costituito da botteghe circondate da un portico a pilastri di tufo) e subito dietro le Terme dei Cisarii, la corporazione dei carrettieri (cisia = calesse) che effettuavano il trasporto veloce di persone tra la città il porto e il suburbio con carri a due ruote, tirati da muli. Ancora più avanti sulla destra i pilastri del Portico dal Tetto Spiovente, sotto il quale si aprivano le botteghe (per oltre 100 metri). Le botteghe avevano un piano superiore, alle loro spalle si trovava un complesso di magazzini annonari (horrea), i più grandi della città, mai del tutto scavati. Nei buchi grigliati in mezzo alla strada ecco tratti di tubazione (fistula) dell’acquedotto[9]. Un pozzo scavato in tarda età si trova al centro della strada. Avanti sulla destra ecco le

 

TERME DI NETTUNO

     E’ uno dei complessi maggiori della città, che rientrano nel grande progetto di rinnovamento edilizio iniziato da Adriano e compiuto da Antonino Pio (metà del II sec.); per ammirare i vari ambienti si sale la scala che dal portico raggiunge una terrazza da cui si ha una vista d’insieme. “Nettuno sul carro circondato da Tritoni e Nereidi”[10] che cavalcano mostri marini, “Anfitrite[11] che va sposa al dio degli oceani”, sono alcuni dei soggetti dei mosaici pavimentali delle sale che affacciano sulla palestra all’aperto circondata da portici. Queste sono una delle venti terme presenti a Ostia, destinate ai residenti, le cui case non avevano servizi igienici, ma anche dei marinai e commercianti che si trovavano a Ostia di passaggio. L’acqua giungeva da un acquedotto sorto in età Giulio Claudia, la cui cisterna era sotto la palestra di queste terme, un altro acquedotto venne costruito sotto Vespasiano, la cisterna era subito fuori porta Romana. I mosaici sono coperti (gennaio 2018). Hai la ricostruzione ideale di un’aula di queste terme.

     Dal decumano, possiamo entrare nelle terme e vedere l’impianto di riscaldamento degli ambienti.

     Prendendo la via dei Vigili, che costeggia le terme, all’incrocio con via della Palestra, ecco il grande mosaico di un impianto termale più antico, posto al livello primitivo della città. Il mosaico raffigura teste maschili, personificazioni di alcune province romane (l’Africa ricoperta da pelle di elefante, l’Egitto con il coccodrillo, la Sicilia con le tre gambe, la Spagna coronata di olivo). Nell’isolato posteriore alle terme di Nettuno si trova la

 

CASERMA DEI VIGILI

     Che ospitava fino a 400 pompieri al comando di 4 centurioni. Si deve all’imperatore Adriano. L’edificio si sviluppa intorno ad un grande cortile porticato su cui affacciano le stanze di alloggio. Ai lati due grandi fontane e in fondo il caesareum, cioè la cappella per il culto degli imperatori. Per spengere gli incendi oltre a pompe ad acqua, coperte imbevute di aceto. I vigili erano equipaggiati con asce, falci e picconi.

     Uscendo si notano a fianco della porta, sulla strada, dei riquadri di mosaico con coppe di vino, è quanto rimane di tre osterie che servivano i vigili in libera uscita. Percorrendo via della Palestra e via della Fontana (così chiamata per la presenza di una fontana a bauletto, tipo molto diffusa a Ostia e ideale per mantenere l’acqua fresca) si supera un angiporto, cioè un passaggio coperto, per visitare , in fondo alla strada la

 

CAUPONA DI FORTUNATO

     E’ posizionata proprio alla fine di via della Fontana, sul decumano. E’ un’osteria decorata da un mosaico che reca, sotto la forma di un cratere la scritta: “Dice Fortunato, se hai sete bevi una coppa di vino”. Torniamo sui nostri passi, imbocchiamo l’angiporto, entriamo in via delle Corporazioni, la percorriamo verso sinistra fino a tornare sul decumano. Ecco uno dei pochi edifici cristiani di Ostia, un

 

ORATORIO

     Vi era sepolto San Ciriaco, martire del III secolo, in un sarcofago su cui è appoggiata una lastra con la scritta “Qui Ciriaco dorme in pace”, un rilievo raffigura Orfeo[12] che suona la lira, dove Orfeo è assimilato a Cristo. L’oratorio venne costruito non lontano dal sito in cui nel 269 furono uccisi diversi martiri tra cui Santa Aurea. E’ un vano con abside di età alto medioevale con murature che contengono materiali di reimpiego. L’oratorio fu oggetto di culto fino al medioevo, lo prova un documento del 1162 quando era meta di processioni che partivano da Gregoriopoli e si svolgevano lungo il decumano tra edifici ormai fatiscenti.

     Alla sinistra del decumano, a un livello più basso, sono gli Horrea di Ortensio, di età Giulio-Claudia, la più antica di questo tipo a Ostia. In corrispondenza dell’entrata principale del teatro si osservano i resti di tre piloni laterizi (erano quattro) di un arco onorario del 216 per Caracalla. Siamo giunti al

 

TEATRO

     Uno dei più antichi teatri in muratura, costruito al tempo di Augusto. Sotto il portico, tra le tabernae, c’è una scala che sala alla sommità della cavea da dove, al di sopra della scaena, vediamo il piazzale delle Corporazioni e, in lontananza, la campagna verso il fiume.

     Il teatro conteneva fino a 4.000 persone, noi lo vediamo come appariva dopo il restauro e l’ampliamento della fine del II secolo (Settimio Severo, ebbe un precedente restauro sotto Commodo). L’ultimo restauro fu eseguito nel IV secolo quando la città era in decadenza. E’ ancora in funzione, d’estate vi si tengono spettacoli.

     L’ingresso principale è costituito da un corridoio centrale con volta a botte che porta al piano dell’orchestra: questa è una singolarità del teatro di Ostia. La volta era decorata in stucco da un motivo a ottagoni e tondi alternati a riquadri figurati, se ne conserva uno con una fanciulla alta, la Vittoria, che incorona Ercole, divinità a cui Commodo era particolarmente legato. La scena, ora tenuta a giardino era sicuramente pavimentata con lastre di marmo. Le tre file di gradini marmorei vicino all’orchestra erano posti d’onore per personaggi importanti. La scena presenta in basso un prospetto con nicchie rettangolari e curvilinee; nella parte retrostante sono sistemati, su di un muro di tufo, tre maschere marmoree e alcuni elementi architettonici della decorazione del muro di fondo della stessa scena. Dietro di essa alcune colonne in cipollino. Si riconoscono alcune maschere, riproduzione di quelle realmente usate in stoffa o legno per amplificare la voce degli attori e per interpretare meglio i ruoli femminili, visto che era proibito alle donne calcare le scene. Alle tragedie e commedie si aggiunsero generi più popolareschi come il mimo e la farsa e, nel quarto secolo i tetimini, giochi acquatici. Hai la ricostruzione ideale del teatro e una foto d’epoca dello stesso luogo.

 

Usciamo dietro la scena del teatro a destra, eccoci nel

 

PIAZZALE DELLE CORPORAZIONI

     Un complesso veramente singolare che non si ritrova in nessun altra città romana a noi nota. La più importante testimonianza delle attività commerciali che si tenevano nella città. Si tratta di un vasto spazio rettangolare dove un doppio ordine di portici incorniciavano una superficie verde al cui centro si ergeva, su un alto podio con pronao a due colonne, il tempio di Cerere[13]. Sotto i portici una serie di stationes, cioè agenzie che ospitavano gli uffici di rappresentanza di varie corporazioni, chiamate scholae, di naviculari cioè armatori o di negotiantes cioè commercianti o imprenditori che trafficavano con i paesi d’oltremare. Forse il piazzale era l’ingresso del teatro dove gli spettatori si intrattenevano prima o dopo lo spettacolo, oppure potevano ripararsi in caso di pioggia. Realizzato da Augusto, assunse la forma attuale tra il II e il III secolo. Facciamo il giro in senso antiorario per vedere le 60 postazioni.

     La prima è quella degli stuppatores, i commercianti di corda e stoppa. La seconda il corpus pellion(um) ost(iensium) cioè conciatori di pelli. Nella terza si vedono due navi e in mezzo il faro di Ostia, nell’iscrizione: “Degli armatori che trasportano e commerciano il legno”, il legno era importante per la costruzione delle navi, delle case, per il riscaldamento delle terme per questo gli armatori che gestivano quel commercio godevano di privilegi. Alla quinta un commerciante di granaglie pareggia un moggio, un recipente considerato unità di misura ufficiale (circa 7 Kg). Alla quattordicesima un elefante ricorda che a Sabrata in Libia c’è disponibilità di pachidermi e di avorio. La diciottesima è l’agenzia dei naviculari di Cartagine. Nella ventunesima i naviculari Karalitani, cioè di Cagliari.

     Girato l’angolo, sul lato corto troviamo nella seconda postazione, l’illustrazione di un trasbordo d’anfore da una nave d’alto mare a una più piccola, adatta al Tevere. Appresso si vede il Nilo, con il suo delta, da cui arrivava la maggior parte del grano per Roma. Verso la metà di questo lato ecco i navi(culari) narbonenses che importavano vino dalla Francia. Alcune figure sono ricorrenti: le navi, le anfore, la torre a gradoni del faro di Claudio.

     Sull’altro lato lungo ci sono gli (ale)xandrin d’Egitto e i codicari, cioè i traghettatori. Il simbolo di un’anfora tra due palme con la scritta m(auritania) c(aesarensis) informa che la Mauritania produce e fornisce le anfore di cui si vede stipata la nave della postazione seguente. Le ultime piazzole si trovano a un livello inferiore e quindi più antico.

     Nell’ultimo ambiente del lato occidentale si trova il calco dell’altare del tempio di Cerere (originale al museo Nazionale Romano), con episodi delle origini di Roma, tra cui Faustolo e i gemelli con la lupa. Hai la ricostruzione ideale di questo luogo.

 Concluso il giro prendiamo subito a destra per la

 

DOMUS DI APULEIO

Di cui conosciamo il nome perché inciso su una tubazione. E’ un esempio di casa signorile d’età repubblicana, cioè più antica. Dal vestibolo si raggiunge il cortiletto porticato, ornato da una vasca, su cui si affacciano le camere e si apre un breve corridoio che disimpegna altri ambienti decorati con mosaici e stucchi. Tra i mosaici va segnalato quello con cerchi concentrici e triangoli convergenti al centro dove è la testa di Gorgone.

 

     Attiguo alla Domus di Apuleio si trova il Mitreo delle Sette Sfere o dei Sette Cieli dedicato a Mitra. Culto di origine persiana, introdotto a Roma dalla metà del II secolo dai militari inviati in Oriente. Qui si trova il calco del rilievo (originale ai Vaticani) raffigurante Mitra vestito di corta tunica che uccide il toro, simbolo della vittoria della luce sulle tenebre. Il pavimento è decorato da un mosaico in cui sono raffigurati i sette pianeti (Luna, Mercurio, Giove, Marte, Venere e Saturno) che rappresentano i sette gradi di iniziazione attraverso i quali dovevano passare i fedeli. Non ci si entra (gennaio 2018).

 

     A Sud del Mitreo si trova l’Area Sacra dei Quattro Tempietti, uno dei più antichi santuari della colonia di Ostia. Quando venne costruito (tra il 90 e il 60 a.C.) si trovava in zona extraurbana, fuori dalla mura del Castrum.

 

     Riprendiamo il decumano massimo. Sul lato opposto della strada, subito dopo l’Arco di Caracalla di cui abbiamo parlato prima, si trova la mole del Tempio Collegiale, costruito dalla corporazione dei costruttori, forse la più importante di Ostia. Segue, sempre sulla sinistra la via degli Augustali che porta alla Fullonica e al Mitreo di Felicissimo.

 

FULLONICA

     Era un impianto di lavanderia e tintoria dove si effettuava anche la follatura dei tessuti grezzi, cioè la lavorazione per restringerli e rassodarli. E’ la più grande e la meglio conservata delle quattro trovate a Ostia. Si presenta come un vasto ambiente scandito da pilastri, al centro sono allineati quattro vasconi, lungo il perimetro numerose vaschette. Gli operai addetti, i folloni, immergevano i tessuti in catini ripieni di liquidi speciali e li pigiavano con i piedi sorreggendosi ad appositi muretti. Dopo vari lavaggi nei vasconi, i tessuti venivano stesi ad asciugare sul terrazzo, a testimonianza resta, sulla destra, la scala di accesso.

     Per ottenere il colore desiderato le si strofinava e mescolava in liquidi a base di ammoniaca (meglio sale d’ammonio). Tra le tinte più richieste vi era il rosso, usato in particolare per il bordo delle toghe dei senatori e ottenuto diluendo con urina l’estratto di un mollusco.

 

Alla fine della strada si arriva in via della Fortuna Annonaria, subito a sinistra ecco il:

 

MITREO DI FELICISSIMO

L’interesse di questo è costituito dal fatto che il mosaico pavimentale, conservato lungo tutto il corridoio fra i podi, fornisce uno dei rari documenti per la conoscenza del culto mitriaco. Purtroppo a febbraio 2018 i mosaici sono coperti.

 

 Torniamo sul decumano massimo, sulla sinistra la:

 

SEDE DEGLI AUGUSTALI

La schola dei sacerdoti addetti al culto della casa imperiale. Era una corporazione formata da liberti che, per le funzioni che espletava, era molto appoggiata dai regnanti. Due colonne affiacavano l’ingresso, attraverso il vestibolo si raggiunge il grande cortile porticato sul cui fondo si apre l’aula absidata che custodiva le statue degli imperatori. Le decorazioni dei pavimenti a mosaico presentano vari motivi, tra cui il noto piccolo riquadro dei due amorini che sorreggono una corona. Qui dovevano trovarsi le statue degl imperatori, quelle attualmente esposte sono calchi in gesso, gli originali al museo Ostiense come la statua di Massenzio nelle vesti di Pontefice Massimo.

 

    Dopo un centinaio di metri troviamo i resti della porta orientale del CASTRUM. Prendiamo a destra la via dei Molini. Nel primo tratto le antiche mura del castrum fatte di blocchi squadrati di tufo, cioè in opus quadratum. Poco più avanti sulla destra i

 

GRANDI HORREA

     I più grandi magazzini di Ostia. Un enorme edificio rettangolare, dalle spesse mura di tufo, composto da vasti locali che circondano un grande cortile. Lo spessore dei muri impediva il propagarsi degli incendi e assicurava un buon isolamento termico, mentre i pavimenti, appoggiati su muretti che formavano una sottostante camera d’aria, proteggevano le merci dall’umidità. La facciata principale era sul lato Nord, verso il Tevere, con ingressi minori sui lati occidentale e orientale. E’ formato da 64 celle, nel cortile al centro un portico a colonne di tufo.

     Proseguendo per via dei Mulini, ecco a sinistra:

 

IL MOLINO E PASTIFICIO

     Chiamato anche “Molino del Silvano”. Risale al II secolo era un luogo di produzione semi industriale. Ad Ostia c’erano 20 aziende di questo tipo, oggi ne restano due. Tra i maggiori di Ostia, occupava diversi ambienti situati dietro le botteghe che vendevano i prodotti del forno. Il pane ostiense veniva consumato anche a Roma dov’era rinomato come oggi quello di Velletri o Genzano. In un grande ambiente sono rimaste le macine in pietra lavica (proveniente dalla rupe di Orvieto) formate da una base fissa detta meta a forma di cono, sovrapposta c’è un cono rovesciato detto capillus. Due buchi servivano per infilare un palo di legno che era fatto girare da un asino. Nel cono superiore veniva immesso il grano, che usciva farina. Notare il pavimento che era in basoli come nelle strade, un pavimento più resistente. Nel corridoio le vasche per impastare la farina. In fondo a destra un grande forno per cuocere il pane. Esistevano vari tipi di pane: il fiscalis era a prezzo controllato, il nauticus era a lunga conservazione, per i marinai, l’autopirus era un pane integrale, poi vi era il pane più pregiato fatto con miele, vino, latte, olio, frutta candita. Il pane non lievitato serviva per i riti sacri.

     Torniamo indietro di pochi passi e imbocchiamo la via di Diana, tipico esempio di via romana del tempo dell’impero, con case d’abitazione a più piani e botteghe, tra queste, sulla destra la

 

CASA DI DIANA

     Riconoscibile per la balconata che gira lo spigolo del fabbricato. E’ un’insula, cioè un edificio per abitazione collettiva, ad appartamenti o singole camere d’affitto che prendevano luce dai lati esterni oppure dal cortile centrale, poteva essere anche di 4/5 piani. L’ingresso al piano stradale è vicino alla scala. Si entra in un corridoio dove a destra c’è lo sgabuzzino della portineria e dopo ecco la latrina comune. Segue un vasto ambiente con la delicata decorazione originale che lo abbelliva prima che diventasse una stalla. Nel cortile c’è la fontana comune. Al primo piano lo stesso schema. Il nome Casa di Diana gli deriva da una lastra di terracotta raffigurante Diana[14]. Si può salire ad un punto panoramico (gennaio 2018).

     Nella via di Diana altre case con balconi, nell’ultima si aprono le tre luci del famoso:

 

THERMOPOLIUM DELLA VIA DI DIANA

    Mescita di vino e tavola calda del III secolo quando furono costruiti i muri sotto le mensole, con sedili per i clienti e decorati con motivi geometrici. Nella sala centrale c’è il bancone con i sottostanti bacini per lavare le stoviglie e una scaffalatura per i prodotti. Nel bacino o vaschetta per lavare le stoviglie è riutilizzata una lastra con dedica a Fulvio Plauziano, prefetto del pretorio ucciso da Caracalla nel 205: la lastra permette di datare il termopolium al III secolo. Una parete vicina, anch’essa a scaffali, è decorata con un pannello che reclamizza la frutta e i cibi che si potevano consumare (uova, olive e rapa piccante come antipasto). A destra c’è la cucina di cui rimane un frammento d’orcio e un fornello. Nella buona stagione si poteva stare all’aperto nel cortiletto retrostante rallegrato da una fontanella. Nel termopolio si poteva bere un vino caldo con erbe e resina di pino, una bevanda per tutte le ore, come il caffè di oggi (la pianta del caffè giunge dall’Etiopia, la portarono in Europa i veneziani nel Cinquecento, ma i primi caffè aprirono nel Seicento). Oppure il vino tiepido con il miele, unico dolcificante conosciuto (lo zucchero venne importato dagli arabi in Sicilia e Spagna nel IX secolo). Inoltre focacce, vasetti di miele e dolciumi vari. Hai una ricostruzione ideale di questo luogo, anche interno.

 

     Al termine della strada imbocchiamo, sulla destra, la via dei Dipinti lungo la quale si susseguono tre insulae signorili del II secolo, ciascuna con un solo appartamento per piano: l’insula di Giove e Ganimede, l’insula di Bacco fanciullo e infile l’insula dei Dipinti che ha dato il nome alla strada. Si può entrare nell’ultimo ambiente, si può vedere un mosaico grande con figure femminili (volti) e uccelli (gennaio 2018). In fondo sulla destra ecco il

 

CASEGGIATO DEI DOLI

     Un edificio commerciale di cui è rimasto soltanto il pavimento della cantina con 35 dolia interrati, orci di terracotta in cui si conservano olio e vino. La capacità media di questi doli, indicata su alcuni di essi, era di 40 amphorae, una anfora conteneva circa 26 litri. Circa 1.000 litri.

Subito dopo i resti di una mensola che appartiene alla sinagoga che si trova fuori porta Marina (notare il candelabro a sette braccia). La strada termina sotto una breve scalinata che porta al

 

MUSEO OSTIENSE

     Ricavato nel quattrocentesco “Casone del Sale” costruito dal governo pontificio, qui è ospitata la direzione degli scavi. Edificio con facciata neoclassica, adattato da Pio IX a museo.

     Dal portale principale si entra in un corridoio, a sinistra di esso si trovano due sale dedicate ai culti orientali, nella prima è un grande coperchio di sarcofago di un archigallo, sommo sacerdote del culto di Cibele e Attis (dall’isola Sacra); nella seconda sala il piccolo sacello di Attis dal Campo della Magna Mater presso la porta Laurentina, in fondo il gruppo statuario di Mitra che uccide il toro dal Mitreo delle Terme di Mitra (via della Foce), firmata da Kriton, artista ateniese, vicino la copia della collezioni Giustiniani.

     Scendendo alcuni scalini ecco la prima sala. Al centro della parete di fondo la grande statua di Minerva – Vittoria che si trovava sulla porta Romana. Notevole il rilievo in travertino dell’aruspice Fulvius Salvis, datato 80-65 a.C., proveniente dal tempio di Ercole, raffigura il recupero straordinario in mare di una statua di Ercole.

     La sala sulla destra presenta la centro la statua di Perseo con testa di medusa proveniente da una villa suburbana fuori porta Laurentina. Tra la statuaria minore di arredo è visibile sulla destra della sala il piccolo gruppo di Amore e Psiche, rivenuto nella omonima domus, e quello delle Tre Grazie.

     La sala sulla sinistra raccoglie soprattutto copie romane di originali greci tra cui una testa di Atena con elmo corinzio dal caseggiato dei Triclini, una statua di Artemide in veste amazzonica dalla domus della Fortuna Annonaria, una testa di Efebo del I secolo con tracce di policromia dalla necropoli dell’Isola Sacra. Sul fondo della sala è stato recentemente collocato un lungo fregio figurato in marmo lunense del II sec. raffigurante scene del mito di Atena ed Efesto, probabilmente destinato al culto di Vulcano.

     La sala centrale del museo è dedicata alla ritrattistica romana. Nella parete di ingresso la grande statua votiva in nudità eroica di Cartilio Poplicola (I sec. a.C.), dal tempio di Ercole (il sepolcro di Cartilio Poplicola è fuori porta Marina. Sulla sinistra i ritratti di Agrippa, Augusto, Marciana (sorella di Traiano), Traiano. L’imperatrice Sabina è raffigurata in due statue, sulla destra Iulia Procula da un sepolcro dell’Isola Sacra.

     La sala successiva continua la serie dei ritratti imperiali, notiamo un busto di Settimio Severo e la statua della moglie Giulia Domna. Sulla parete di fondo spicca la possente statua di Massenzio vicina alla esile statua della moglie Fausta rinvenute nel Collegio degli Augustali. La più notevole statua della sala è quella dell’Iside Pharia o Pelagia con serpente in marmo bigio che doveva essere raffigurata in piedi sulla pura di una nave oggi mancante.

     L’ultima sala che segue sulla sinistra espone diversi sarcofagi tra cui spiccano due esemplari provenienti dalla necropoli di Pianabella (a sud est dell’attuale Ostia Antica, oltre l’attuale via Ostiense). A sinistra il sarcofago con scene dell’Iliade, il mito di Achille, la vestizione dell’eroe a sinistra e la scena del pianto funebre intorno al corpo del defunto Patroclo a destra. Di fronte sarcofago con centauromachia. Tutte le notizie dal sito internet: ostiaanticatickets.it.

 

 

Usciti dal museo voltiamo subito a destra per raggiungere il Cardo Massimo, la strada che andava dal Foro al fiume. Fiancheggiano la strada i portici di Pio IX, chiamati così in ricordo di una visita del Papa. Andiamo al

 

FORO

     Il centro della città romana dove si svolgevano le attività religiose, politiche, amministrative e commerciali. I resti che vediamo si riferiscono all’età di Adriano (120), ma attraverso le cavità aperte nel pavimento della piazza si vede l’impianto precedente. Vediamo gli edifici principali, subito a destra, sul lato corto della piazza, ecco il Capitolium, sul lato lungo destro della piazza si susseguono la Curia e la Basilica. Sul fondo il tempio di Roma e Augusto. Al centro del Foro si trovano i resti di un’area circolare dedicata ai Lares[15] augusti, cioè le divinità che proteggevano l’imperatore.

 

CAPITOLIUM

     E’ il tempio dedicato alla triade Giove, Giunone e Minerva. Con lo stesso nome e con gli stessi dei fu costruito in ogni città e colonia romana in quanto era considerato il principale culto di Stato, la triade capitolina, che corrispondeva al tempio capitolino di Giove Ottimo Massimo. Salita la scalinata entriamo, attraverso i resti del colonnato, nel tempio che ci appare completamente spoglio. Non è rimasto altro che la grande soglia d’ingresso in marmo africano. Sotto si estendono tre vasti ambienti, probabile archivio di Stato e tesoro pubblico. Hai una ricostruzione ideale di questo monumento, anche foto d’epoca.

 

CURIA

     L’edificio, con sei colonne sulla fronte, ampio pronao, ospitava una grande aula rettangolare per le assemblee dei rappresentanti del popolo. L’aula era fiancheggiata da due corridoi.

 

BASILICA

     Sede del tribunale, ma anche luogo dove si trattavano affari, con la grande sala colonnata a tre navate di cui la centrale più grande. Al centro del pavimento resti cospicui in marmo. Il portico frontale dà sulla piazza del Foro e sul decumano con un doppio portico a pilastri laterizi rivestiti di marmo con un fregio di putti e festoni.

 

TEMPIO DI ROMA E AUGUSTO

     Dell’edificio restano alcuni frammenti del frontone e la statua della dea Roma in costume di amazzone che poggia un piede sul globo terrestre. E’ probabile che sulla facciata del tempio vi fosse una tribuna per gli oratori e per i giudici. Hai una ricostruzione ideale del tempio e della parte sud della piazza.

 

In fondo alla piazza, sulla sinistra, prendiamo via della Forica, subito a sinistra si trova la

 

LATRINA PUBBLICA O FORICA

     Luogo per fermarsi a fare un bisogno veloce mentre si era in giro per la città. Fu ricavata modificando una bottega di età adrianea, forse nel periodo in cui vennero costruite le terme. E’ formata da una fila di venti sedili in marmo, ciascuno con il proprio foro, al di sotto dei quali corre una canaletta per lo scolo dell’acqua. Si accedeva da una porta girevole, si conserva il foro centrale nella soglia d’ingresso.

 

Di fronte c’è l’ampio ingresso delle

 

TERME DEL FORO

     Non ci si può entrare da questo lato ma dal retrostante cardo massimo (gennaio 2018).  Le terme più grandi e sontuose di Ostia, iniziate nel 160, ancora in uso nel V secolo. Una serie di saloni suddivisi da colonne si affianca al salone centrale che era il frigidariu, destinato ai bagni freddi. Al di là vi erano le sale calde riscaldate a ipocausto, cioè per mezzo di aria calda prodotta dalla centrale sotterranea. Queste sale si aprivano su una grande palestra all’aperto circondata dai portici. Gli scavi hanno restituito molti aghi crinali, le forcine d’osso con cui le donne fermavano i capelli: quindi era frequentato anche da donne, ovviamente con orari differenti rispetto agli uomini, anche se la norma non era sempre rispettata. Hai una ricostruzione ideale di questo luogo.

 

Tra le termee il decumano si trova il caseggiato dei Triclini, sede della corporazione dei costruttori. Subito dopo  si estende un vasto piazzale della fine del IV secolo, circondato da portico colonnato, detto Foro della Statua Eroica per la presenza di una statua di uomo senza la testa.

 

Torniamo sui nostri passi, attraversiamo il Foro, imbocchiamo il decumano tra Curia e Basilica, oltrepassata quest’ultima eccoil grande piazzale che ha sul fondo il

 

TEMPIO ROTONDO

Forse un Pantheon, cioè un tempio dedicato a tutti gli dei, una scalinata sale al pronao di 16 colonne corinzie antistanti la grande cella rotonda già coperta da cupola. Due scale a chiocciola (una in parte conservata) consentivano di salire alla cupola. E’ un’opera tarda, della metà del III secolo, restaurato sotto Costantino. Si ritiene che il tempio di aspetto solenne e scenografico fosse sede del Senato in occasioni particolarmente importanti. Hai una ricostruzione ideale di questo luogo.

     Di fronte si trova il Caseggiato del Larario, si tratta di un mercato costruito nel 120. Ha il suo ingresso tra due botteghe, segue un cortile con altre taberne, ognuna ha scalette per accedere ai soppalchi abitazioni. Notare l’edicola decorata con mattoni rossi e gialli che conteneva i Lari, ovvero i protettori di questa comunità. Hai foto d’epoca del retro della Curia e di questo monumento.

 

     Proseguendo sul decumano, dopo poco, ecco la Porta occidentale del Castrum, segue una biforcazione. La biforcazione è preceduta da altre due strade, una a sinistra: via del Pomerio (che percorreremo nel ritorno), una a destra: via Epagatiana. Quest’ultima conduce all’ingresso degli Horrea Epagathiana e Epaphroditiana, grande complesso di magazzini, così chiamati su una lastra marmorea che fa riferimento ai due proprietari, dal nome erano greci, probabili liberti arricchiti con i commerci

 

     Sul punto di biforcazione, sulla sinistra si incontrano le Tabernae dei Pescivendoli, con una vasca vivaio, il tavolo della vendita, il bancone dove si cucinava il pesce e un mosaico pavimentale con un delfino (considerato disturbatore della pesca e quindi da calpestare) che addenta un polipo,

con una scritta contro il malocchio: “O invidioso ti calpesto”.

Alle loro spalle il Macellum, mercato delle carni.

 

MACELLO

Nel grande piazzale trapezoidale delimitato dal decumano e dalla via del Pomerio, pavimentato con mosaico e dotato di una vasca centrale, si svolgeva il mercato delle carni. La documentazione epigrafica ci permette di ricostruire la storia del luogo e della famiglia Gamala, una delle più influenti di Ostia.

 

     Prendiamo a destra via della Foce (la strada conduceva alla foce del Tevere), mentre a sinistra il decumano prosegue fino a porta Marina, fatti pochi passi ecco sulla destra l’

 

AREA SACRA REPUBBLICANA

     Qui si trovano alcuni tra i più antichi edici di culto della città. Li troviamo a un livello più basso, costruiti in tufo o peperino, orientati secondo gli allineamenti cittadini primitivi. Il maggiore è il tempio di Ercole del II secolo a.C. sede di un oracolo che gli ammiragli della flotta romana consultavano prima di imbarcarsi per le imprese di guerra. Al centro del pronao su alto podio c’è l’altare con la dedica: “Deo invicto Herculi”. Nel pronao il calco (originale nel museo) di una statua ritratto maschile stante, del tipo eroe in riposo, dono votivo di Cartilio Policola, lo stesso del sepolcro fuori porta Marina. Sulla parete di un edificio attiguo è murato il calco di un rilievo (l’originale nel museo) trovato presso il tempio. La scena si articola in tre momenti: la pesca miracolosa della statua di Ercole, Ercole estrae da una cassetta un oracolo e lo consegna ad un uomo, un aruspice lo consegna ad una terza persona sulla quale vola una Vittoria. Sul lato Nord si trova il tempio tetrastilo con colonne di tufo e capitello in peperino (fine II sec. a.C.). Il terzo tempio, detto dell’Ara Rotonda, per il ritrovamento di un altare circolare, si trova sotto via della Foce, quasi occultato da quello di Ercole. Hai una ricostruzione ideale del tempio di Ercole.

     Alle spalle del tempio ecco la

 

DOMUS DI AMORE E PSICHE

     Esempio di domus signorile di tarda età, del IV secolo. Forse di un funzionario imperiale che la abitava solo in estate perché in essa non è stato trovato impianto di riscaldamento. Dal vestibolo si raggiunge una galleria che, attraverso archi e colonnine si affaccia su un giardino interno. Sulla sinistra tre camere: quella di mezzo, con pavimento a specchiature marmoree, era ornata dal gruppo di Amore e Psiche ora al museo (ma sul posto un calco). La sala principale, che si apre sul fondo, aveva le pareti rivestite di marmo e un bellissimo pavimento a tarsie policrome, nell’angolo sinistro della sala una scala saliva al piano superiore (resti). Hai una ricostruzione ideale della domus di Amore e Psiche.

    Torniamo su via della Foce, avanti, ancora a destra prendiamo via delle Terme di Mitra, terme che si trovano sul lato sinistro. Anche qui si riconosce il piano interrato di servizi e cisterne. Raggiunta la sala maggiore, che si riconosce da una colonna superstite, troviamo in un angolo un’apertura da cui usciamo sul vicolo retrostante, una scaletta ci porta nel

 

MITREO

     Un tempio dove si officiava il culto del dio Mitra, religione ellenistica basata sul culto del dio persiano Mitra e da altre divinità dello zoroastrismo. Fu una religione misterica. Questa religione, nata nel Medio Oriente intorno al II-I secolo a.C. raggiunse il massimo sviluppo nel III – IV secolo, venne portata a Roma da soldati provenienti dall’Oriente, aveva ad Ostia 17 luoghi di culto, o almeno tanti ne sono stati ritrovati. La religione ruotava intorno all’idea di un’anima e della sua possibilità di diventare eterna attraverso le sette sfere planetarie. Erano escluse le donne, fu praticata da elite di militari e burocrati amministratori dell’impero. Non ebbe testi scritti, i suoi rituali erano tenuti segreti. Si spense gradualmente con l’editto di Teodosio del 390 che dichiarava il Cristianesimo unica religione dell’impero. Lungo le pareti triclini, banchi in muratura, ovvero i triclini in cui si sedevano i fedeli come a una mensa. Dal fondo emerge la statua di Mitra (originale al museo) che compie il scarificio del toro propiziatorio di fertilità e abbondanza. Ma in questo caso l’episodio è colto un attimo prima, Mitra afferra la testa del toro, alza il alto il pugnale che non c’è più. Torniamo su via della Foce, poco più avanti ecco una

 

CALCARA ?

Cioè una di quelle fornaci che nel medioevo trasfromavano in calce i marmi di Ostia.

Torniamo su via della Foce, avanziamo ed ecco, sempre a sinistra, tre edifici: uno termale e due di abitazione. Entriamo nel primo

 

CASEGGIATO O INSULA DEL SERAPIDE

Composto da tabernae al piano stradale e appartamenti ai piani superiori, disposti tutti intorno a un cortile porticato con pilastri alti due piani. Prende il nome da una raffigurazione di Serapide[16] collocata entro un’edicola nel cortile. Lo attraversiamo, eccoci nelle

 

TERME DEI SETTE SAPIENTI

     Erano a disposizione degli abitanti del complesso, ma forse anche aperte al pubblico. Entriamo nel frigidarium, sala molto grande, circolare, coperta da cupola. Sul pavimento è raffigurata un’elaborata scena di caccia. Da una nicchia a sinistra dell’entrate si passa in una saletta dove erano le immagini di sette sapienti di cui restano i nomi in greco: Solone di Atene, Talete di Mileto, Chilone di Sparta. Delle terme e dei due caseggiati hai alcune foto d’epoca.

     Dal vano centrale, attraverso ambienti decorati (Venere Anadiomene, cioè emergente dalle acque) e un’ampia sala ad arcate, si esce in uno stretto passaggio che divide le terme dal

 

CASEGGIATO DEGLI AURIGHI

     Auriga era colui che guidava la biga nei giochi del circo. Gli aurighi vittoriosi si vedono raffigurati sulla facciata, vicino all’ingresso. Raggiungiamo il vasto cortile fiancheggiato da portici, da cui partono due corridoi che disimpegnano appartamenti signorili decorati con affreschi. Sul lato Nord del portico si ammirano due interessanti quadretti raffiguranti due aurighi su bighe. Fini anche le pitture delle stanze dell’appartamento del lato destro con pannelli in cui sono rappresentati amorini, nature morte e scene di caccia al cerevo o alla pantera. Le strutture si sono conservate per circa dieci metri, fino all’imposta della volta del terzo piano.

     Lungo il corridoio di destra usciamo sulla via Tecta degli Aurighi, coperta da una serie di arcate con tabernae. Il caseggiato si affaccia sul cardo degli Aurighi che percorriamo verso sinistra fino a incontrare via delle Volte Dipinte che ha preso il nome dalla seconda casa a sinistra, la

 

INSULA DELLE VOLTE DIPINTE

     Interessante esempio di abitazione romana in età adrianea, un parallelepipedo regolare con un solo appartamento per piano. Tutte le stanze prendono luce dall’esterno, quindi il cortile è abolito. Si conserva parzialmente anche il primo piano. L’insula è nota per le pregevoli pitture sulle pareti e sulle volte (caso rarissimo). Negli ambienti di rappresentanza vi è un fondo giallo o rosso con motivi architettonici, geometrici o figurati (uomini o animali), mentre negli ambienti privati su fondo bianco vi sono elementi architettonici e decorativi schematizzati. C’è un termopolium. Di fronte abbiamo:

 

INSULA DELLE MUSE

     Contemporanea alla precedente ma di taglio più tradizionale: un grande e decorato appartamento per piano si sviluppa intorno a un peristilium su cui si affacciano le camere. Nella decorazione pittorica delle stanze si tenne conto dell’orientamento della luce per cui i vani posti in ombra avevano pitture dai colori chiari e leggeri per dare luce e spazio, invece quelli con ampie aperture erano dipinti con colori forti e scuri.

     Proseguendo raggiungiamo uno slargo (panchina di design) su cui si apre, sulla destra, il monumentale ingresso al quartiere delle

 

CASE A GIARDINO

     Altro esempio dell’evoluzione abitativa romana. Era un signorile complesso residenziale, isolato da strade e botteghe, nel verde di un giardino privato con sei fontane. E’ formato da due blocchi gemelli e paralleli, ciascuno con due coppie di appartamenti separati da un passaggio coperto sul quale si aprono gli ingressi. L’appartamento tipo del piano terreno è composto da un corridoio d’ingresso che conduce a  un ambiente largo e luminoso che disimpegna sia le camere di rappresentanza esterne, che quelle da letto e di servizio. Vicino all’ingresso c’è la scala per il primo piano. All’esterno, accanto al passaggio coperto, un’altra scala conduceva agli alloggi dei piani superiori. Hai un’immagine tratta da google maps, visione dal satellite.

     Uscendo dal quartiere delle case a giardino e piegando a destra si passa davanti alla

 

DOMUS DEL NINFEO

Del IV secolo con alte arcate su colonne e il ninfeo a nicchie rivestito di marmi.

 

     Si torna sul decumano massimo. Procedendo verso destra si arriva a:

 

PORTA MARINA

    a poca distanza dall’antica spiaggia (circa 150 metri). La porta è posta a un livello più basso rispetto alla quota imperiale.  E’ formata da un solo vano con murature in blocchi di tufo in opera quadrata fiancheggiata da due torri esterne. Presenta una struttura più poderosa rispetto alle altre porte di Ostia perché punto più esposto a eventuali attacchi provenienti dal mare. La porta venne presa d’assalto da Mario nell’87 quando era in guerra con Silla e venti anni dopo dai pirati. Sulla sinistra la Caupona di Alexander. La caupona era un’osteria/taverna di basso livello, mal frequentata. Al centro una vasca, sul lato un banco di mescita con due vaschette. Sul pavimento un mosaico con due lottatori, sopra i loro nomi, Venere nuda, con una mano regge uno specchio, con l’altra si copre le parti intime, quindi due ballerini, uno con il fallo nella parte posteriore.

 

     Subito oltre porta Marina si trova un nuovo quartiere sorto nel primo secolo dell’impero e che ebbe la sistemazione definitiva nel II secolo. Le ragioni di questa espansione sono da ricercare nella presenza della via Severiana che collegava Porto con Anzio. Subito fuori la porta si trova, a destra, un monumento funerario con basamento e corpo cilindrico con colonne, copertura conica (probabilmente del 40-30 a.C.). Sul lato opposto si apre un ampio piazzale detto Foro di Porta Marina, di età adrianea, un’area quasi quadrata circondata da colonnato. Proseguendo sul decumano ecco sulla sinistra (ma bisogna imboccare la via a sinistra) il Sepolcro di Cartilio Poplicola di tarda età repubblicana. Ovviamente è ad un livello inferiore. Non lontano si scorgono le Terme di Porta Marina, dette anche di Marciana, perché di età Traianea, Marciana era la sorella dell’imperatore. I mosaici pavimentali conservano ancora rappresentazioni di atleti premiati, soggetti ittici e scene marine.

     Ad est delle terme un sentiero mal tracciato conduce alla sinagoga del I secolo, primo esempio di tempio israelitico in Italia e nel Mediterraneo. Presso di esso si osserva il basolato stradale della via Severiana. Il tempio è del I secolo ma venne completamente rifatto nel IV in opera listata[17]. Dalla strada si entra in un nartece, quindi nell’edificio formato da due grandi vani. Il primo ha quattro alte colonne, un’edicola ornata da due colonnine con i calchi di mensole sulle quali è il candelabro a sette braccia (Menorah), era il luogo più sacro dove si custodiva l’arca delle leggi (Thorah[18]). L’altra sala era per le riunioni. Vi è inoltre un ambiente con forno e un bancone in marmo per impastare il pane. Sul lato ovest è un tratto della diga realizzata per proteggere dalle mareggiate.

 

     Torniamo indietro, ci lasciamo a sinistra il cardo degli Aurighi, ecco la Fontana a lucerna, forse la più bella di Ostia (l’acqua fuoriusciva da sette bocche a forma di lucerna), si va ancora avanti, ma sulla destra ecco la

 

SCHOLA DEL TRAIANO

sede della corporazione dei “fabri navales”, i ricchi armatori ostiensi proprietari anche del

 

TEMPIO DEI FABRI NAVALES

Che si erge di fronte alla schola. Presso il cortile sono accatastate, oltre a basi e capitelli numerose colonne di marmo greco, è pertanto probabile che in tarda età imperiale la costruzione fosse adibita deposito di marmi e officina per la loro lavorazione.

     Poco più avanti sulla sinistra ecco l’ingresso della

 

BASILICA CRISTIANA

     Il maggiore degli edifici cristiani di Ostia. Risale alla fine del IV secolo, è composta da due navate separate da una fila di colonne. Sulla navata di destra si aprivano tre cappelle, seguono altre due interne. Quella di sinistra ha un’architrave con la scritta: “In Christo…” e si conclude con “Accostatevi alle fonti dei cristiani”. A sinistra c’è una vasca semicircolare. Entrambe le navate terminano con un’abside.

     Raggiunto il bivio del decumano da cui siamo passati prima, troviamo sulla destra le tabernae dei pescivendoli. Dietro di esse il Macello.

 

MACELLO

Nel grande piazzale trapezoidale delimitato dal decumano e dalla via del Pomerio, pavimentato con mosaico e dotato di una vasca centrale, si svolgeva il mercato delle carni. La documentazione epigrafica ci permette di ricostruire la storia del luogo e della famiglia Gamala, una delle più influenti di Ostia.

     Dal retro del macello si esce sulla via del Pomerio, dopo pochi passi, svoltiamo a sinistra nella via del Tempio Rotondo che percorriamo fino a raggiungere il cardo Massimo nel ramo che, dopo l’interruzione del Foro arriva alla Porta Laurentina. Sorpassato un ninfeo ornato da cinque nicchie, in una delle quali c’è ancora una statua di Venere, incontriamo un’altra forica. Da una lastra rovesciata osserviamo che i sedili furono ottenuti riciclando i bassorilievi di monumenti più antichi.

 

     Pochi metri appresso (siamo sul cardo massimo) troviamo sulla destra, la più bella fontana della città

 

NINFEO DEGLI EROTI

     Il nome ninfeo significava originariamente santuario delle Ninfe, è stato poi adoperato per indicare fontane di particolare pregio architettonico. In questo caso si tratta di un piccolo complesso dove la fontana è racchiusa in un recinto marmoreo ornato da nicchie e, un tempo, da statue tra le quali quella di Eros, il dio dell’Amore, nell’atto di scoccare la freccia. La statua deriva da una nota scultura di Lisippo, attualmente conservata nel museo Ostiense.

     Proseguendo ci inoltriamo in una zona dove si trovano i resti di alcune tra le più belle domus di epoca tarda, del IV secolo, quando diverse insule rimaste disabitate, furono demolite per fare posto a queste nuove domus che costituiscono l’ultimo tipo edilizio della città in decadenza.

     All’angolo con via della Caupona si trova una delle più grandi, la

 

DOMUS DELLE COLONNE

     Dall’atrio si accede al cortile porticato; al centro, alla primitiva vasca con colonne, venne in seguito aggiunto un ninfeo con due absidi. Tra le camere che si affacciano sul portico c’è subito a sinistra, una saletta con un elegante ingresso decorato da due colonne. Ugualmente decorato è il tablino, la grande sala di ricevimento che si apre in fondo al cortile, affiancata da altre camere, forse cubicola, cioè camere da letto.

     Dietro questa casa, con ingresso da via della Caupona si trova un altro esemplare di domus del IV secolo.

 

DOMUS DEI PESCI

     L’ingresso sulla via è quello di servizio, quindi la visita della domus va a ritroso.  Raggiunto il salone di ricevimento, decorato con un bel mosaico geometrico con 48 formelle, usciamo sul peristilio ornato da fontane di diverse epoche.

     Dal cortile entriamo nel corridoio che lo circonda, su cui si aprono, da destra, un salottino, poi una camera più ampia fornita di riscaldamento (come si nota dalle condutture poste nello spessore delle pareti), infine l’anticamera che precede il vestibolo, cioè l’ingresso principale, con un mosaico che raffigura un pesce dentro una coppa e due pesci all’esterno. Per il significato simbolico di questa figura si pensa che la casa fosse di proprietà di una famiglia cristiana. La parola pesce in greco era la sigla di Gesù Cristo Salvatore Figlio di Dio.

     Di fronte all’ingresso di servizio da cui siamo entrati c’è la CAUPONA DEL PAVONE, osteria o albergo, già abitazione privata, che ha dato il nome alla strada. E’ chiamat così perché nel larario domestico si trova una pittura raffigurante un pavone (quasi del tutto scomparsa). Gran parte delle pareti sono decorate da affreschi dell’età severiana (210-220). Sono pannelli gialli o rossi con figure dionisiache e di muse, decorazioni vegetali e animali.

     Riprendiamo il cardo verso porta Laurentina. Proprio all’incrocio del cardo con via della Caupona, ma sulla sinistra si trova una forica triangolare. Si riprende il cammino sul cardo, prima di giungere alla porta si trova il Campo della Magna Mater, un vasto piazzale triangolare delimitato dal tratto finale del cardine e dalle mura repubblicane. Comprende templi, sacelli e scholae relativi al culto della Magna Mater, dea orientale della Fertilità, il cui culto fu introdotto a Roma nel 204 a.C.

     Si è giunti alla Porta Laurentina, la meglio conservata, con un solo vano e fiancheggiata da due torri quadrate. Da qui usciva la via che conduceva a Laurentum, oggi nella Tenuta Presidenziale di Castel Porziano. La via Laurentina partiva dalla via Ostiense all’altezza di Tor di Valle, seguiva il fosso di Vallerano, giugneva a Laurentum oppi nella Tenuta Presidenziale di Castel Porziano.

     Torniamo sui nostri, prima di giungere alla Caupona del Pavone lasciamo il cardo massimo per una piccola traversa di destra detta Semita dei Cippi. In essa c’è un altro grande

 

MOLINO E PASTIFICIO

Conserva molte attrezzature e il forno. La SEMITA DEI CIPPI, unica strada ostiense di cui si conosce il nome originale: “Haec semita hor(rreorum)… est”, questa è la strada dei magazzini. La percorriamo a sinistra fino a raggiungere la via della Fortuna Annonaria, che ha preso il nome dalla casa d’angolo.

 

 

 

DOMUS DELLA FORTUNA ANNONARIA

     Un altro esempio di domus di tarda età ricavata dalla ristrutturazione di una casa più antica. L’ingresso a “protiro”, cioè con portichetto antistante, ci introduce, tramite un vestibolo, nel vasto cortile porticato su tre lati e chiuso sul quarto da un muro decorato da nicchie e statue; la statua a destra, con cornucopia e remo è quella della Fortuna che ha dato il nome alla casa.

   Nel cortile c’è una  vera di pozzo decorata. Sulla destra si apre la sala principale – per banchetto -  con tre arcate su colonne abbellita da un ninfeo e chiusa in fonda da un’abside; ha pavimento e pareti rivestiti di marmi. Sul lato opposto del cortile c’è un’altra sala con pavimento musivo a figure, tra le quali la Lupa che allatta i gemelli.

 

   In fondo alla via della Fortuna Annonaria si trova il Mitreo di Felicissimo, quindi a sinistra per la via degli Augustali con la Fullonica si sbocca sul decumano tra gli Augustali a sinistra e il tempio collegiale a destra. Siamo poco prima del teatro.

 

RICORDI DI ANZIANI

“Il professore di Lettere, era così bravo! Una volta ci ha portato agli scavi di Ostia, che credo fossero stati aperti da poco. Andammo con il treno e dopo ci portò a vedere il mare. Ostia! Beh! E’ stata la prima volta che ho visto il mare! Ostia è a un passo da Roma!” Dal racconto di Emma Castelnuovo, in AA.VV. I nonni di Roma raccontano la storia, ed. Comune di Roma, 2006, pag. 24.

 

OSTIA ANTICA AL CINEMA

     Nel film “Ex – Amici come prima” (2011) di Fausto Brizzi, diretto e co-sceneggiato da Carlo Vanzina, la scena iniziale del film è ambientata nella piazzetta davanti alla chiesa di Sant’Aura. Nel cast Enrico Brignano, Alessandro Gassman, Vincenzo Salemme, Tosca D’Aquino, Natasha Stefanenko, Gabriella Pession e altri.

   Nel film tv “Non è mai troppo tardi” che racconta la vita del maestro Alberto Manzi, interpretato da Claudio Santamaria, la storia d’amore tra il maestro e la futura moglie è ambientato nel borgo di Ostia Antica, si vede distintamente la piazza con la chiesa di Sant’Aurea, la fontana e di scorcio il Castello di Giulio II. Il film è andato in onda in prima serata su Rai Uno in due puntate nel febbraio 2014.

 

 

BIBLIOGRAFIA SITOGRAFIA

Guida di Roma del Tci,

Giulio Massimi, Scoprire i dintorni di Roma, ed. Nuove edizioni romane, 1992.

AA. VV. Ostia Antica, guida agli scavi, Soprintendenza Archeologica di Ostia, 2000.

AA.VV. Ostia Antica, un porto per Roma, ed. Vision, 2015. Con ricostruzioni.

 

AGGIORNAMENTI

4.4.14Ostia e Fiumicino. Un archobus per scoprire Porto, Isola Sacra e Ostia Antica con la sua necropoli durante lo scalo tra un aereo e l’altro. Stanno per partire il restauro delle due navi romane scoperte nel 2011. Potrebbe partire già dall’estate, un  idea del comune di Fiumicino (Esterino Montino) e della Soprintendenza.

 

 17.4.14 Ostia Antica. Oltre l’ansa del Tevere, sull’Isola Sacra, riaffiora dalle ricerche archeologiche l’altra metà della città romana finora sconosciuta. Mura possenti circondavano 70.000 mq di magazzini, trovato un edificio con portico ancora misterioso, strade e domus. Era il doppio di Pompei. Le scoperte fatte con il magnetometro in grado di rivelare strutture sepolte senza scavare. E’ dal 2007 che vanno avanti queste indagini. Prima sono state scoperte le mura, poi quattro grandi complessi di età imperiale, tre erano magazzini, uno misterioso, forse magazzino, forse deposito di navi, forse una residenza monumentale, forse un edificio con funzioni pubbliche. L’archeologo Fausto Zevi scavò nell’area nel 1968, trovò resti archeologici ma non capì la loro importanza.

 

18.7.14 Ostia Antica. Ritrovata tomba di bimbo con un anatema contro i profanatori nel parco dei Ravennati. Nuove scoperte dalle sepolture del mausoleo circolare tardo repubblicano foderato in travertino appartenuto a una famiglia aristocratica riportato in luce durante l’estate scorsa insieme ad una strada basolata di età imperiale, forse la prosecuzione della via Ostiense. Ancora ritrovamenti di una domus arsitocratica del IV secolo , tombe del III – IV secolo, molte furono rimaneggiate anche successivamente, fra le tombe a inumazione c’è quella del bamino protetta da un anatema.

 

03.11.17 Ostia Antica. Domus, portici e tabernae dopo il restauro durato quattro anni splende il Decumano. Recuperati i 187 ambienti posti sul lato sinistro della via che attraversava l’intera cittadina. Franceschini: “Come Pompei”. 187 gli ambienti recuperati tra edifici pubblici negozi e magazzini. 13.000 i mq liberati da erbacce e aperti al pubblico. 1,8 i milioni spesi, 138 euro al mq.

1.2.18 Ostia Antica. Demolito antico mulino e casale degli anni Venti per far posto ad un centro commerciale con supermercato.

26.2.18 Oggi chiusa per neve l’area archeologica.

1.3.18 Ostia Antica. Fondi e progetti per la valorizzazione e la riapertura di alcune aree di Ostia Antica  ma anche un nuovo sistema di visita che riconnetta il complesso di Portus. Dei circa 40 milioni di euro deliberati oggi dal Cipe per Roma e il Lazio, Ostia se ne aggiudica 32, utili per una nuova Pompei.

28.3.18 Ostia Antica. Una laguna nel porto di Ostia che collegava la foce del Tevere direttaemnte a Portus, l’attuale Fiumicinio, questa la scoperta fatta in questi giorni e spiega il ritrovamento di navi da fiume all’isola sacra. Oggi saranno presentate le scoperte archeologiche relative al porto di Claudio del I secolo d.C. Con la costruzione del molo meridionale si bloccarono le correnti che spingevano a nord le sabbie del tevere. I detrici formano un tombolo, una duna, che intrappola il mare e crea una laguna con acque stagnanti. La scoperta con i lavori del 2011 per il nuovo ponte della Scafa. Sotto la medioevale tor Boacciana (via Tancredi Chiaraluce) si trova il basamento del faro romano.

19.5.18 Ostia Antica. Liberati dai ponteggi le mura del borgo dopo 12 anni. Lavori di restauro mai completati, impossibile risalire alla proprietà.

 

 



[1] Giulio II. Giuliano Della Rovere (1503-13).Detto il papa terribile dai contemporanei, promosse la lega contro Venezia e la lega Santa contro i francesi per cacciarli da Milano. Chiamò Michelangelo a lavorare nella cappella Sistina. Celebre il suo ritratto di Raffaello ora al National Gallery di Londra.

[2] Baccio Pontelli. (1450-1495) architetto, soprattutto militare ed ebanista nativo di Firenze. Rocca di Ostia e chiesa di Sant'Aurea, rocca di Senigallia, mura di Jesi, progetto della Cappella Sistina realizzata da Giovannino De Dolci. Chiesa di San Pietro in Montorio. Sue le tarsie nello studiolo di Federico da Montefeltro ad Urbino.

[3] Martino V Colonna. Papa dal1414 al 1447. Eletto dal Concilio di Costanza che depone tre papi contemporaneamente per risolvere i problemi insorti con il trasferimento della sede papale da Avignone a Roma.

[4] Baldassarre Peruzzi. (Siena 1481 - Roma 1536) architetto, ingegnere militare, pittore, e archeologo. A Roma fu a contatto con Bramante e gli altri artisti che lavoravano in Vaticano divenendo così uno dei maggiori architetti del Cinquecento, realizzò la villa Farnesina con l'originale pianta ad U, il palazzo Massimo alle Colonne, palazzo Altemps. A Bologna la cappella Ghisilardi in San Domenico. Introdusse nell'architettura temi manieristici.

[5] Pio VII Barnaba Chiaramonti, papa dal 1800 al 1823 di Cesena.

[6] Modanatura. Una modanatura è una fascia sagomata secondo un profilo geometrico, contnuo per tutta la sua lunghezza che si trova nella decorazione architettonica con la funzione decorativa di sottolineare la suddivisione in parti dell’oggetto, oppure mediare il passaggio tra due superfici disposte ad angolo, per esempio le parti sporgenti. Le modanature possono essere lisce oppure intalgiate con decorazioni, prevalentemente a motivi vegetali stilizzati o geometrici.

[7] Minerva. Dea della lealtà nella lotta, della saggezza, delle strategie e tessiture. Protettrice degli artigiani. Corrisponde alla greca Atena. Animale sacro la civetta, figlia di Giove, nata dalla testa.

[8] Peplo. Abito unicamente femminile di colore bianco dell’antica Grecia indossato dalle donne prima del 500 a.C. Consisteva essenzialmente in un panno di lana fissato al fianco da una cintura che forma le tipiche pieghe, normalmente aperto sul lato destro e fermato sulla spalla da fibule.

[9] Acquedotto di Ostia. Costruito da Caligola (31-41), captava le acque nei pressi di Trigoria, seguiva il corso del fosso di Malafede, resti sono venuti alla luce nei primi anni Novanta presso il casale di Malafede. La carta di Eufronio della Volpaia del 1547 ne riporta i resti imponenti.

[10] Nettuno. Dio del mare, delle acque correnti, equivalente di Poseidone greco. Viene rappresentato ritto su un carro trainato da cavalli marini, con un tridente nella mano destra, simbolo di comando. Nereidi  ninfe marine figlie di Nereo e della Oceanina Doride, immortali e benevole, facevano parte del corteo di Poseidone insieme ai tritoni, a cavallo di delfini o cavalli marini, capelli ornati di perle. Anfitrite era la più nota nereide

[11] Anfitrite. Sposa di Poseidone e madre di Tritone. E’ una delle Nereidi ed ha i capelli neri e veste un’armatura color verde. Nella mitologia romana viene chiamata Salacia.

[12] Orfeo. Figura mitologica greca che con il suo canto ammaliò Caronte e potè entrare agli inferi, raggiugnere la sua amata Euridice e riportarla sulla terra.

[13] Cerere. Dea delle messi e dell’abbondanza, quindi in senso lato della prosperità derivata dai commerci.

[14] Diana. Dea della caccia, signora delle selve, protettrice delle donne, dea della Luna. Corrisponde ad Artemide nella mitologia greca. Figlia di Giove e Latona, è gemella di Apollo o Febo.

[15] Lari e Penati. I Lari (dal latino lares = focolare) sono figure della religione pagana che rappresentano gli spiriti protettori degli antenati defunti, che vegliavano sul buon andamento della famiglia e delle sue attività in genere. I Penati sono esseri spirituali simili agli angeli custodi del Cristianesimo. Proteggono la casa e la famiglia, ma esistevano anche i Penati pubblici che proteggevano lo Stato, tale culto era connesso a Vesta. I Penati familiari risiedevano nella parte più interna della casa dove si teneva il cibo.

[16] Serapide. Dio greco-egizio il cui culto fu introdotto ad Alessandria da Tolomeo I, dove fece costruire il Serapeo.

[17] Opera listata. E’ una tecnica edilizia romana nella quale il paramento del nucleo cementizio è costituito da filari di laterizi alternati a filari di altri materiali (soprattutto blocchetti di tufo, poco più grandi dei mattoni),

[18] Thorah o Torah, si tratta dei primi cinque libri della Bibbia.