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La Roma di Sisto V: “Er Papa tosto”

Passeggiata del 19 marzo 2023


 

Breve biografia di Papa Sisto V

Felice Peretti nacque nel 1521 a Grottammare nelle Marche, ultimo figlio di una famiglia originaria di Montalto della Marca.

Ebbe un’infanzia molto triste e povera fino a quando, all’età di dieci anni, la famiglia lo mandò dallo zio frate nel convento dei Francescani Minori Conventuali di San Francesco a Montalto.

Divenne frate Felice, predicatore, consulente del Sant’Uffizio, professore alla Sapienza di Roma, inquisitore a Venezia. Conobbe San Filippo Neri e Sant’Ignazio di Loyola.

Suo amico e grande protettore fu il Cardinale Michele Ghisleri futuro papa San Pio V.

Il Cardinale Ugo Boncompagni gli era avverso e quando divenne papa con il nome di Gregorio XIII il Peretti perse tutte le cariche e si ritirò a vita da studioso, fece costruire una villa sul colle Esquilino dal suo architetto prediletto Domenico Fontana.

Nel 1585, alla morte di Gregorio XIII, fu eletto papa con il nome di Sisto V, in omaggio a Sisto IV Della Rovere anche egli frate francescano. Durante il Conclave le liste dei cardinali erano come le schedine del totocalcio: il Farnese stava a scudi diciotto e mezzo, il Savelli a undici e mezzo, il Santacroce ed il Montalto a sei e mezzo; ciononostante il cardinal Montalto ebbe la meglio forse perché i cardinali elettori volevano scegliere un papa “debole” e di transizione.

Il pontificato di Sisto V durò cinque anni durante i quali il Papa si rivelò tutt’altro che debole, fu energico, innovatore ed intransigente. Papa Sisto V morì il 27 agosto 1590 nel Palazzo del Quirinale all’età di 68 anni per febbri malariche.


 

Pontificato di Sisto V

Il Papa iniziò immediatamente un’opera rivoluzionaria di rinnovamento dei costumi in uso e dell’urbanistica della città:


 


 

Elenco delle opere a Roma realizzate da Domenico Fontana


 

Villa Montalto Peretti

Il cardinale Felice Peretti nel 1570 acquista dal medico romano Guglielmini la vigna per 1500 scudi sul colle Esquilino servendosi di un prestanome tale Bartolomeo Bonamici. Poco dopo la proprietà fu intestata alla sorella Camilla, successivamente alla nuora di Camilla Vittoria Accoramboni e finalmente a sé stesso, acquisendo inoltre altre due vigne presso Santa Maria Maggiore e le Terme di Diocleziano. Il Papa Gregorio XIII avendo notato la grandiosità delle opere intraprese nella costruzione della villa abolì l’indennità di 100 scudi appannaggio dei cardinali poveri. Peretti sospese i lavori ma Domenico Fontana anticipò le spese e riprese i lavori finiti nel 1581. Nel 1585 dopo l’elezione a Papa si trasferì nella villa, poi la ridonò alla sorella nel 1586. La villa aveva un perimetro murario di 6 chilometri con sei porte e copriva un’area che dall’attuale Via del Viminale, Viale Enrico de Nicola, Via Marsala raggiungeva Porta San Lorenzo e Via Agostino Depretis. Era ricca di fontane, di maestose alberature e terrazzamenti; al centro si ergeva il Casino Felice e all’altezza della Porta Quirinalis c’era il grandioso Palazzo a Termini con accanto le botteghe di Farfa. La proprietà passò poi al nipote Michele Damasceni Peretti, dopo la morte di Camilla nel 1605 la proprietà decadde progressivamente. Nel 1696 la proprietà fu acquistata dalla famiglia Negroni, nel 1784 fu venduta al commerciante Giuseppe Staderini che vendette la maggior parte delle opere d’arte della proprietà, compresi gli alberi d’alto fusto. Nel 1789 la proprietà passò al marchese Francesco Camillo Massimo. Nel 1860 iniziò lo smembramento della villa per l’inizio dei lavori della stazione ferroviaria a Termini. La sola testimonianza della villa rimane a Roma la Fontana del Prigione sistemata a Via Goffredo Mameli ed il toponimo Largo di Villa Peretti. Lo Staderini vendette tra l’altro la statua Nettuno e Tritone del Bernini al Victoria and Albert Museum di Londra.

La villa per il Papa rappresentò la vendetta diretta alla miseria della sua infanzia. L’amore per il trionfalismo e la bellezza fu influenzato anche dalla sorella Camilla trasformata da contadina a principessa. Emblematico è il dialogo tra Pasquino e Marforio: Un dì Pasquino comparve con la camicia lorda. “Perché non te la fai lavare?” gli chiese Marforio. “Perché non ho più la lavandaia dacché è principessa la sorella del Papa”.


 

Acquedotto Felice

A causa dell’assoluta mancanza di acqua sul colle Esquilino e Quirinale e Viminale dopo il taglio degli acquedotti durante le invasioni barbariche, Papa Sisto acquistò da Marzio Colonna per 25.000 scudi i terreni con le sorgenti in località Pantano vicino a Palestrina e incaricò Matteo Bortolani “esperto architetto di quel tempo ed in tali affari versato” a realizzare l’acquedotto. Il contratto stabiliva che l’opera dovesse terminare in due anni ma dopo quattordici mesi i lavori vennero fermati perché i calcoli di livellazione erano sbagliati: l’acqua tornava indietro. Subentrò allora Giovanni Fontana fratello di Domenico, esperto di ingegneria idraulica. La spesa totale raggiunse l’enorme somma di 300.000 scudi a lavoro terminato. Nell’agosto 1586 Camilla Peretti portò la prima acqua dell’acquedotto al fratello: fu definita “la migliore delle acque potabili”. Nell’ottobre 1586 l’acqua raggiunse Villa Montalto e a fine anno il Quirinale e zone limitrofe.

Aneddoti

L’episodio del Crocefisso sanguinante

Nella periferia romana c’era una piccola chiesa poco frequentata. Il parroco viveva una vita povera quando un giorno si sparse la voce che il Crocefisso di legno della chiesa trasudava sangue. Arrivarono numerosi pellegrini che portavano soldi e cibo. La notizia giunse in Vaticano ed il Papa volle andare di persona a vedere il “miracolo”. Papa Sisto restò solo nella chiesa con il Crocefisso e dopo un’ora chiamò tutti dentro. Alzò il Crocefisso davanti a tutti e disse: “Come Cristo ti adoro ma come legno ti spezzo”, ruppe il legno su un ginocchio e dentro fu trovata una spugna con del sangue di gallina. Al prete fu tagliata la testa. L’episodio fu così emblematico che quasi 250 anni dopo G.G. Belli ne fece un sonetto tra i più belli e famosi.


 

Fra tutti quelli c’ hanno avuto er posto

de vicarj de Ddio, nun z’è mmai visto

un papa rugantino, un papa tosto,

un papa matto uguale a Ppapa Sisto.


 

E nun zolo è dda di cche ddassi er pisto

a cchiunqu’omo che jj’annava accosto,

ma nnu la perdonò neppur’a Ccristo,

e nemmanco lo roppe d’anniscosto.


 

Aringrazziam’ Iddio c’adesso er guasto

nun po’ssuccede ppiù cche vvienghi un

fusto d’arimette la Cchiesa in quell’ incastro.


 

Perché nun ce po’ esse tanto presto

un antro papa che jje pijji er gusto

de méttese pe nnome Sisto Sesto.


 

L’insalata di Sisto V

Un avvocato amico del Papa era ridotto in miseria e ammalato gravemente. Il medico comunicò la notizia al Papa che non disse nulla. Il giorno dopo il Papa disse al medico che aveva mandato un’insalata all’avvocato. Il medico ritornò perplesso dall’avvocato e lo trovò in forma e allegro. In fondo alla cesta dell’insalata c’era un fagotto pieno di monete d’oro!


 

Briganti al Colosseo

La storia è ambientata nel cuore di Roma al Colosseo quando la città era infestata da banditi senza scrupoli. Una notte Sisto V decise di travestirsi da mendicante e con una bottiglia di vino nascosta sotto il mantello raggiunse i malfattori accampati nell’anfiteatro e chiese loro di poter passare la notte lì. I banditi accettarono a patto che lo straniero cucinasse per loro. Fu così che Papa Sisto si mise a girare lo spiedo sul quale cuoceva un maialino mentre i criminali bivaccavano. Il pontefice infastidito dalla loro arroganza ripeteva tra sé e sé una frase. “Non può durare in eterno…”. Al momento della cena il mendicante/papa tirò fuori il fiasco di vino e lo offrì ai banditi che ne bevvero in abbondanza. Poco dopo si addormentarono profondamente perché il vino era drogato. Sisto V lasciò quindi il Colosseo, avvisò le sue guardie che catturarono i criminali e li giustiziarono il mattino seguente.