LA ROMA SPARITA DI FRANZ

 

CONFRONTIAMO I MERAVIGLIOSI ACQUERELLI

DI FRANZ CON LA ROMA DI OGGI,

DA UN LUOGO DA FAVOLA A UNA GRANDE METROPOLI

 

Per questo testo sono debitore al

mio amico Giuseppe Di Russo che mi ha fornito

tutto il materiale necessario a questo itinerario.

 

BIOGRAFIA

    Ettore Roesler Franz nacque nel 1845 da un famiglia benestante di origini tedesche dei Sudeti che si era trasferita a Roma nei primi anni del secolo. Appassionatosi giovanissimo alla pittura con gli acquerelli, lavorava nella banca degli zii. Nel 1875 lasciò il posto in banca per fondare la Società degli Acquerellisti Romani con Onorato Carlandi, Vincenzo Cabianca, Pio Joris e Cesare Biseo, di cui fu più volte presidente. Nel 1883 per l’inaugurazione del Palazzo delle Esposizioni, furono esposte 40 tele di Franz che avevano per soggetto quasi sempre il Tevere. Una seconda serie di quaranta soggetti vide il completamento nel 1891, infine una terza serie di altre quaranta opere fu portata a termine nel 1897, anno in cui le ottanta opere furono esposte al pubblico (tutte di dimensioni 53x75). Tutte le opere furono acquistate dal Comune di Roma nel 1904. E’ stato tra i primi a dipingere il Ghetto, tra i suoi soggetti preferiti Tivoli e la valle dell’Aniene.

     Un centinaio di essi sono a palazzo Braschi, gli altri 20 al museo di Roma a Trastevere, solo alcuni sono esposti al pubblico. Il pittore è venuto a mancare nel 1907.

     Franz riproduceva i suoi soggetti in modo assai realistico, si avvelava anche della fotografia. Egli aveva capito che con la proclamazione della capitale a Roma, tutto un vecchio mondo stava scomparendo, voleva lasciarne una traccia per i posteri, auspicava che i suoi acquerelli fossero esposti in una sala con una mappa di Roma per capire dove erano situati i luoghi ritratti nei quadri.

     Una curiosità: fece un ritratto a Vittorio Emanuele II in visita a Roma in occasione della alluvione del Tevere del 1870 poco dopo la presa di Porta Pia.

 

BORGO ANGELICO

     Nell’acquerello siamo appena all’interno delle mura Leonine. Si vede il alto il Palazzo del Belvedere dei Palazzi Vaticani e il Nicchione del cortile della Pigna, questo è ancora visibile da piazza Risorgimento. Le casette sotto di esso sono state sostituite dal muro di confine dello Stato Pontificio. Il muro con il carretto davanti segnava il percorso di vicolo delle Grazie che è scomparso del tutto. Al di sopra del muro con carretto si vede bene la chiesa di Santa Maria delle Grazie che è stata demolita e ricostruita vicino tra piazzale degli Eroi e via Candia (quartiere Trionfale). Borgo Angelico è diventato piazza Risorgimento. La porta Angelica era sulla destra, ora i resti di tale porta sono sulla sinistra murati alle mura Vaticane. Lo stemma di Pio IV Angelo Medici con due angeli portacroce e la scritta: “Angelis suis mandavit te ut custodiante in omnibus uis tuis” = “In tutte le cose gli Angeli vegliano su di te” sono stati murati sulle mura della Città del Vaticano. Esiste una stampa di Giuseppe Vasi (incisore e architetto del Settecento). La porta deve il suo nome a Giovanni Angelo Medici, il papa Pio IV che la realizzò alla metà del Cinquecento. La porta e il bastione che lo collegava a Castel Sant’Angelo, come si vede nella pianta del Nolli (1748), vennero abbattuti nel 1888.

     Sulla piazza il museo Storico dell’Arma dei Carabinieri e il monumento agli stessi. All’angolo con via Ottaviano erano i Grandi Magazzini Vitelli (foto del 1920), oggi una banca. Recentemente una nuova porta è stata aperta nelle mura Vaticane, è opera dell’artista Oliviero Rainaldi, lo stesso della contestata statua a Giovanni Paolo II in piazza dei Cinquecento.

 

PONTE FABRICIO

     L’isola Tiberina era uno dei soggetti preferiti da Franz. L’acquerello è preso dalla spiaggetta di Regola che si vede in primo piano, dietro i ruderi medioevali si vede l’arcata sinistra di ponte Fabricio. Nell’immagine si vede una sola arcata del ponte Fabricio che collega ancor oggi l’isola al Ghetto (rione Sant’Angelo). Le molte case poste sulle sponde del fiume vennero demolite per far posto agli argini negli anni successivi al 1870. Anche l’isola vide molti cambiamenti, le casupole vennero demolite, rimasero solo la chiesa di San Bartolomeo e alcuni ambienti dell’antico ospedale Fatebenefratelli (completamente rifatto dall’arch. Cesare Bazzani negli anni 1924-1930).

     Ponte Fabricio, è detto comunemente “ponte dei Quattro Capi”. Dopo il ponte Milvio è il più antico di Roma, essendo stato costruito nel 62 a. C. dal console Lucio Fabricio è giunto quasi intatto fino a noi. E’ formato da due ampie arcate di travertino, fra queste vi è un’arcata minori sopra il pilone centrale. L’intradosso è in peperino. Sulle due fronti grandi iscrizioni in bei caratteri, col nome del costruttore. Alla testata due erme (scultura su pilastro raffigurante una testa umana e l’inizio del busto) marmoree quadrifronti.

 

 

PORTICO D’OTTAVIA

     Uno dei soggetti preferiti da Franz era il Ghetto ebraico di Roma a cui dedicò diversi acquerelli. I resti fanno parte del Portico d’Ottavia, un quadriportico di m 120x130 circa circondato da una doppia fila di colonne su quattro lati e accessibile con altrettante porte, statue, giardini e al centro due piccoli templi dedicati a Giove e Giunone. Fu edificato da Ottaviano Augusto e dedicato alla sorella Ottavia negli anni 30-25 a.C. (del 31 è la battaglia di Azio e la nascita dell’impero romano), quello che vediamo è una porta. Dal 1555 (Paolo IV Carafa, anche autore dell’Indice) al 1870 (già con l’invasione francese vennero aperte le porte del Ghetto, tornate con la Restaurazione poi di nuovo aperte con Pio IX) rappresentò il confine Nord del Ghetto ebraico. Agli ebrei era fatto obbligo di risiedere nel Ghetto, le cui porte erano chiuse dal tramonto all’alba, ovviamente sorvegliate dall’esercito. Vi erano case di più piani per sfruttare al massimo lo spazio disponibile e collegate tra loro da passaggi interni utili in caso di persecuzioni. Frequenti le esondazioni del fiume Tevere.

     Fin dal Medioevo sotto il Portico d’Ottavia si teneva il mercato del pesce, tradizione che durò fino ai primi del Novecento.

 

PORTA SAN PAOLO

     Il dipinto mostra il lato interno della porta che ha conservato la struttura originale del III secolo, con un doppio fornice di laterizio e pietra, nel medioevo il fornice sinistro venne murato, sempre nel medioevo sorse l’edicola dedicata a San Pietro al di sopra del fornice attivo. Visibile la Piramide di Caio Cestio, come lo è oggi. La porta era usata per il passaggio di uomini e merci, non esistevano i varchi attualmente posti a sinistra e destra, quello di sinistra fu aperto ai primi del Novecento quando sorse i rioni Testaccio, San Saba e fuori le mura i Mercati Generali.

 

ARCO DI SAN MARCO VIA GIULIO ROMANO

     Qui il panorama è completamente diverso da quello attuale, se non fosse per le cupole delle due chiese di Santa Maria di Loreto e del Santissimo Nome di Maria, non avremmo punti di riferimento per riconoscere il luogo. Si tratta di due strade che correvano ai piedi del Campidoglio verso il Foro di Traiano, la prima costeggiava il Palazzetto Venezia costruito da papa Paolo II Barbo insieme al più vasto palazzo Venezia. Per i lavori di costruzione del Vittoriano (1885-1911) il palazzetto venne smontato e ricostruito arretrato sulla attuale piazza San Marco. Entrambe le strade avevano un arco che mettevano in comunicazione il Campidoglio con palazzo Venezia. In entrambi i dipinti si vede la chiesa del Santissimo Nome di Maria, mentre la prima e la colonna Traianea era coperta dalle case.

 

 

 

TORRE DEI FRANGIPANE

     Al bivio tra via dei Pianellari e via dell’Orso si trova palazzo Scapucci, una costruzione del XVI secolo sovrastata da una torre della fine dell’XI secolo che porta il nome dei Frangipane (da non confondersi con l’omonima al Circo Massimo o della “Moletta”). E’ comunemente chiamata torre della scimmia da un avvenimento curioso avvenuto tanto tempo fa. Una scimmia viveva in casa come animale domestico, un giorno l’animale prese un neonato e lo portò con sé in cima alla torre, i genitori si appellarono alla Madonna, la scimmia scese tranquillamente riportando nella culla il piccolo. In segno di gratitudine i genitori fecero erigere una statua della Madonna in cima alla torre che è illuminata la notte..

     In questo dipinto Franz modificò un po’ la veduta del luogo per fini artistici facendo apparire la via un po più larga. A sinistra il retro del convento della chiesa di Sant’Agostino che ospita la biblioteca Angelica, poi sede dell’Avvocatura di Stato. Il palazzo ha preso le forme attuali nel 1750 su progetto di Luigi Vanvitelli (autore della reggia di Caserta). Sul lato opposto si trova la chiesa di Sant’Antonio dei Portoghesi, nel dipinto si vede parzialmente la facciata con un angelo che suona la tromba nella parte superiore.

     La torre si erge nel punto esatto in cui si incontrano tre rioni: Campo Marzio, Ponte, Sant’Eustachio.

 

BIBLIOGRAFIA

- Bruno Leoni, Roma sparita, ed. Intra Moenia,2015.

- AA.VV. Guida d’Italia, Roma, ed. Tci, 1993.

- AA.VV. Roma, libri per viaggiare, ed. Gallimard – Tci, 1994.

- AA.VV. I rioni e i quartieri di Roma, ed. Newton & Compton, 1989.

- AA.VV. Le strade di Roma, ed. Newton & Compton, 1990.

- Claudio Rendina (a cura di), Enciclopedia di Roma, ed. Newton & Compton, 2005.

 

SITOGRAFIA

ettoreoeslerfranz.com

roma.andreapollet.com

museodiromaintrastevere.it

it.wikipedia.org

www.archeoroma.beniculturali.it

www.romasegreta.it

www.romasparita.eu

www.info.roma.it

www.abcroma.com

 

 

Piero Tucci

24.2.2020