EX OSPEDALE

 

 

SANTA MARIA DELLA PIETA’

 

 

Nel 1548 per opera della Confraternita di Santa Maria della Pietà viene realizzato l’Hospitale de’ poveri, forestieri et pazzi. Dalla piccola sede del monastero di Santa Caterina dei Funari, passa in una casa a piazza Colonna nel 1550. Benedetto XIII dispone nel 1725 il passaggio delle competenze amministrative e mediche al Commendatore di Santo Spirito, trasferendo la sede in via della Lungara.

Con l’Unità d’Italia la sua gestione passa alla provincia di Roma. Il concorso per la progettazione del nuovo ospedale, composto da padiglioni viene vinto nel 1907 dagli ing. Edgardo Negri e Silvio Chiera. Il moderno manicomio si trova lungo la via Trionfale, a sei Km dal centro, vicino alla linea ferroviaria Roma Viterbo, ad una altitudine di m 120. Il 31 maggio 1914 il re Vittorio Emanuele III inaugura la nuova sede. I padiglioni sono riservati alle varie categorie: osservazione, infermeria, tranquilli, sudici, semiagitati, agitati, prosciolti e sorvegliati. Tutti i padiglioni hanno un medesimo impianto. A piano terra: salone per il giorno, refettori, sala dei sorveglianti, bagni. Al primo piano la zona notte. A sinistra i padiglioni per la degenza femminile, a destra quella maschile. Al centro i Servizi generali: guardaroba, forno, pastificio, macello, edificio per la produzione di energia elettrica, uffici, farmacia, biblioteca, laboratorio di analisi, chiesa, cucina, lavanderia. Il complesso comprendeva 41 edifici di cui 24 adibiti alla degenza e i rimanenti destinati agli uffici ed ai servizi vari. Praticamente una città nella città. Il padiglione più grande era il XXII detto “il Bisonte” che ospitava più di trecento pazienti cronici. In tutti i reparti i pazienti più problematici venivano spesso costretti a letto con fasce di contenzione o sedati, altri invece detti “malatini” perché più tranquilli, godevano di più libertà e aiutavano gli infermieri.

Il complesso era circondato da una Colonia agricola composta di 23 edifici, tra questi: vaccheria, porcilaia. Nel 1936 con la realizzazione dell’ultimo padiglione la capienza di questo villaggio raggiunge i 2.602 posti letto e 3.681 ricoverati l’anno. Qui nel 1938 Ugo Cerletti dà avvio alla pratica dell’elettroshock. Dal 1955 si sviluppa l’uso di psicofarmaci cercando di creare un ambiente terapeutico meno restrittivo. Nel 1963, per il cinquantenario dell’ospedale, si ha la visita del presidente della Repubblica Antonio Segni, la Santa Sede dona una copia della Pietà di Michelangelo oggi conservata nel padiglione 26. Dal 1967 Gerlando Lo Cascio avvia una riorganizzazione assistenziale che guarda con interesse ai nuovi percorsi deistituzionalizzanti avviati da Franco Basaglia. La nuova organizzazione prevede una continuità terapeutica tra ospedale e servizi del territorio. Nel 1968 la legge 431 (Legge Mariotti) introduce il ricovero volontario da parte del paziente e abolisce l’obbligo dell’annotazione sul casellario giudiziario. La popolazione cala regolarmente. La legge Basaglia, legge 180 del 13 maggio 1978, prevedeva il superamento della logica del manicomio, impose la chiusura dei manicomi e regolamentò il trattamento sanitario obbligatorio, istituendo i servizi di igiene mentale pubblici. La legge istitutiva del Servizio Sanitario Nazionale (Legge 23 dicembre 1978 n. 833) conteneva al suo interno gli stessi articoli della legge 180. Alla fine del 1999 l’ospedale viene definitivamente chiuso. Tutte le notizie da: aslroma1.it.

 

All’interno della struttura si trova il MUSEO LABORATORIO DELLA MENTE che ripercorre la storia dell’ospedale dalla sua fondazione alla sua definitiva chiusura avvenuta nel 1999. Il museo è stato inaugurato nel 2000. La Biblioteca Cencelli contiene circa 9.000 volumi suddivisi in un fondo antico con testi dal Cinquecento al Settecento e una parte moderna dall’Ottocento al 1993. Fa parte del Sistema Bibliotecario Nazionale.

 

 

I quotidiani del 20.1.21 annunciano il via la ristrutturazione da 24,5 milioni del Santa Maria della Pietà, ci sarà nuova vita per i 37 padiglioni. Nei padiglioni 11 e 15 due ostelli pronti ad aprire, sono da 61 e 77 posti. Si tratta del più grande investimento dalla chiusura dell’ospedale dal 1999. Entro marzo partirà la gara per riconvertire con 6,6 milioni i padiglioni 21 e 4 nella nuova sede del Nue e del centro di formazione avanzata per il personale medico, il più importante centro dell’Italia centrale dotato di sale operatorie attrezzate con tecnologie robotiche per la simulazione di interventi durante le emergenze e le esercitazioni in realtà virtuale aumentata. Rinasce il museo della Mente nei padiglioni 2,6 e 19. Si sta formalizzando la cessione dei padiglioni 16, 18 e 31 al Comune che così potrà centralizzare gli uffici del municipio XIV. Il padiglione 20 diventerà la casa dell’associazione Antea che si occupa di assistenza domiciliare. Il 31 sarà destinato alla cultura e all’associazionismo.

 

Il padiglione n. 8 ha ospitato il pittore Mario Schifano e la poetessa Alda Merini. Il cantante Simone Cristicchi ha conosciuto in questo luogo Alda Merini, a lei ha dedicato la canzone “Ti regalerò una rosa”, presentata al festival di Sanremo del 2007.

 

 

MURALES SANTA MARIA DELLA PIETA’

 

 

Un museo di street art all’aperto nel parco del Santa Maria della Pietà. Più di 30 opere di 28 artisti diversi per dare un volto nuovo al parco. Progetto Caleidoscopio presentato il 14 novembre 2015. Il filo che lega tutti i muri è la tematica sociale, spiega Maruizio Mequio, ideatore del progetto, far vedere il bello in un luogo difficile attraverso i colori della street art. Artisti hanno lavorato gratis, la Asl RmE ha coperto le spese per i materiali. Ecco il volto espressionista del filippino Jerico, mentre Monica Pirone ha coinvolto i detenuti minorenni del centro di recupero Macondo. Quattro muri dipinti da Gomez tra cui l’opera simbolo del progetto cento mani che si intrecciano di ogni età fatto con gli utenti del centro diurno per pazienti psichiatrici Bambù e della comunità per disabili “Fuori dal Tunnel”. Entro metà dicembre i muri dipinti diventeranno quaranta. Il team che cura il progetto Caleidoscopio ha portato i bambini delle scuole elementare e gli ospiti di due centri di accoglienza per richiedenti asilo a conoscere le opere.