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     Le catacombe sono luoghi di grande fascino nell’immaginario collettivo, sono viste come luoghi di mistero per gli anni delle persecuzioni dei cristiani, per il mistero stesso dell’oltretomba. Un esempio di tale fascino romantico si trova in musica nei “Quadri di un’esposizione” di Modest Musorgskij, nel film “Mission Impossible III” del 2006 nel quale i protagonisti giungono in Vaticano attraverso le grotte.

 

COSA SONO LE CATACOMBE

     Le catacombe (dal greco “presso le grotte”) sono cimiteri sotterranei tipici delle prime comunità cristiane (ma ve ne sono anche ebraici), erano costituite da una serie di gallerie su più livelli nelle quali si aprono camere sepolcrali. Le salme erano deposte in loculi scavati in file verticali sia nelle pareti delle gallerie sia nelle piccole camere sepolcrali dette cubicoli, come la cripta dei Papi nelle catacombe di Callisto a Roma.

     Il nome deriva da un comple sso cimiteriale presso l’attuale basilica di San Sebastiano sull’Appia Antica, veneratissimo nei primi tempi del cristianesimo per esservi stati sepolti i corpi di Pietro e Paolo per un breve periodo. Nelle vicinanze si trovava il cimitero ufficiale della Chiesa romana da papa Zefirino in poi, le catacombe di Callisto, con le tombe dei papi del III e IV secolo.

     Erano luoghi di sepoltura e di preghiera, non erano luoghi di rifugio dei cristiani.

     Oltre che a Roma vi sono catacombe a Napoli, Siracusa, Malta e in Africa settentrionale, dove il terreno di tufo si prestava ad essere scavato. I loculi erano chiusi con lastre di marmo o mattoni e potevano contenere anche due/tre corpi. Alcune erano sormontate da una nicchia detta arcosolio. Le decorazioni sono riferite al Vecchio e al Nuovo Testamento, vi sono pitture di miti pagani ai quali era stato dato un nuovo valore simbolico (ad es. Orfeo, Amore e Psiche). Resti di mosaici si sono conservati nelle catacombe di Ermete e di Priscilla, in quelle napoletane. La scultura è presente sui sarcofagi. Non mancano vetri, avori, lucerne e ampolle. A papa Damaso (366-84 portoghese, sepolto in San Lorenzo in Damaso, palazzo della Cancelleria) si deve la ricerca delle catacombe e la loro monumentalizzazione.

     Tra il VII e il IX secolo furono sempre più frequenti le traslazioni dei corpi dei martiri e dei santi dalle catacombe alle chiese presenti nel centro della città, per questo motivo le catacombe furono abbandonate. Iniziò il loro culto con san Filippo Neri nel Cinquecento, mentre lo studio scientifico e la loro protezione si ebbe nell’Ottocento con Marchi e De Rossi. Con l’unità d’Italia tale processo si è intensificato.

     Le più famose e visitate catacombe di Roma sono quelle di San Callisto e San Sebastiano entrambe sull’Appia Antica, le catacombe di Domitilla lunga la via Ardeatina (via delle Sette Chiese 282) e le catacombe di Priscilla sulla Salaria. Anche le catacombe di Sant’Agnese sono aperte al pubblico (via Nomentana 349).

 

 

CATACOMBE DI SAN VALENTINO

(viale Maresciallo Pilsudski)

     La basilica fu voluta da papa Giulio I nel V secolo e poi ampliata nell’VIII. Accanto alla basilica esisteva un monastero nel quale si rifugiavano pescatori del fiume e vignaioli della zona quando la città era minacciata da scorrerie. Al di sotto dei ruderi è l’ingresso alla catacomba. Intorno al sepolcro del vescovo di Terni venne elevata la basilica. Dalla zona provengono sarcofagi e iscrizioni che vanno dal 318 al 523, anche un frammento lapideo di un carme in onore di san Valentino. La galleria più antica venne allargata per farne una cappella e ornata di pitture del secolo VII di cui restano oltre all’immagine della Madonna con il Bambino anche tracce di una Crocifissione. Dal Cinquecento alcune gallerie furono adattate a grotte e utilizzate per il deposito di botti di vino. Secondo una delle tante leggende urbane una galleria di queste catacombe raggiunge quelle delle catacombe di Priscilla sulla via Salaria.

     San Valentino (Terni 176 – Roma 273) era un vescovo romano martire sotto l’imperatore Claudio il Gotico. E’ venerato come santo dalla chiesa cattolica, ortodossa e anglicana; è il patrono degli innamorati e protettore degli epilettici. Le più antiche notizie su Valentino ci giungono dal Martyrologium Hieronymianum (documento del V-VI secolo) e nella Passio Sancti Valentini dell’VIII secolo che parla del martirio per decapitazione dopo tortura e della sua sepoltura a Terni. Non si è certi se si tratti della stessa persona, cioè del presbitero Valentino martire a Roma prima del 270 anno della morte di Claudio il gotico e sepolto in queste catacombe. Alcuni storici ritengono che quest’altro Valentino non sia mai esistito. La tradizione vuole che mentre Valentino era in prigione si innamorò, ricambiato, della figlia cieca del carceriere, allora Valentinò – dopo averla convertita al cristianesimo e averla battezzata gli ridiede miracolosamente la vista. Prima di avviarsi al patibolo avrebbe firmato un messaggio d’addio con le parole “vostro Valentino”.

 

 

CATACOMBE DI MASSIMO O SANTA FELICITA

Via Simeto 2

(in fondo alla via, sulla sinistra,

 quasi a piazza Benedetto Marcello)

     Derivano il nome dal proprietario del terreno di nome Massimo. Il cimitero era costituito da una vasta rete di gallerie e di due basiliche poste su due piani e collegate con una scala, secondo la tradizione la tomba di Felicita era collocata nella basilica superiore. Le costruzioni moderne hanno chiuso parte delle gallerie. Si conserva la basilica minore decorata con un dipinto riferibile al VII secolo in cui è raffigurato il Redentore nell’atto di benedire Santa Felicita[1]. Nei sotterranei un tratto dell’acquedotto Vergine[2] che probabilmente alimentava una vasca con funzione di battistero.

 

    Via Simeto termina in largo Benedetto Marcello, qui era il cinema Holiday, purtroppo, dopo sette anni di abbandono, nell’agosto 2014 è diventato un supermercato. Procedendo per via Salaria in direzione Nord, superato il grande incrocio con viale Regina Margherita/viale Liegi, si procede ancora su via Salaria, all’angolo con via Yser si trova la banca Mediolanum (vedi sotto cimitero di Trasone), si procede ancora per via Salaria, al prossimo incrocio a sinistra in viale di villa Grazioli, tra questa e via Bruxelles, si trova quello che rimane di villa Grazioli, la sua storia è legata al maresciallo Badoglio. Il conquistatore di Addis Abeba la ottenne come premio e la preferì ad un palazzo del centro storico. La villa è stata realizzata su progetto dell’arch. Busiri Vici. Una parte è stata lottizzata, un’altra è occupata dall’ambasciata del Canada, un’altra ancora è diventata villa pubblica.

 

 

CIMITERO DI TRASONE

Via Salaria 223

(botola davanti all’ingresso di Banca Mediolanum,

angolo via Yser)

     Si sviluppa sulla sinistra della Salaria con una rete di gallerie profonda cinque piani così da essere considerato il cimitero più profondo di Roma. E’ ricordato dalle fonti anche come ad San Saturninum e per la sepoltura di molti martiri, tali tracce non sono state trovate.

 

 

CIMITERO DEI GIORDANI

Via Anapo 2/4

Percorrendo la Salaria, costeggiando villa Ada,

si passa il primo ingresso

(quello con casetta rossa, quasi di fronte a via di villa Ada,

la seconda traversa di via Salaria (ovviamente a destra) è via Anapo,

la porta della catacomba è

all’inizio della strada, sulla destra.

     Venne messo in luce una prima volta nel 1578 e successivamente nel 1921, il nome sembra essere in relazione con il fiume Giordano. Qui si veneravano tre dei sette figli di Santa Felicita, i martiri Marziale, Vitale e Alessandro. Ma di nessuno di loro è stato rintracciato il sepolcro. Le catacombe si sviluppano su due piani di gallerie strutturate a grandi nicchioni ad arco digradanti fino al pavimento. Le pitture risalgono al III e IV secolo con scene riferibili al Vecchio e al Nuovo Testamento. Secondo i testi ospitavano i corpi dei martiri e santi coniugi: Crisanto e Daria[3]. Oggi i loro corpi si trovano nella cripta del duomo di Reggio Emilia.

 

 

 CATACOMBE DI PRISCILLA

Via Salaria 430

prima dell’incrocio con via di Priscilla.

   Tra le più antiche e vaste di Roma, il nome deriva da una matrona di una potente famiglia patrizia imparentata con Manio Acilio Glabrione console nel 91 accusato e forse condannato per la sua fede cristiana. Le catacombe di Priscilla si dispongono su due piani, al primo si è riconosciuto il nucleo più antico, formato da tre ambienti, appartenente dal II secolo, originariamente dotati di ingressi indipendenti. L’ambiente più importante, detto cappella greca, per la presenza di scritte in rosso a caratteri greci. Qui pitture e stucchi del Vecchio Testamento: l’arca di Noè, il Sacrificio di Abramo, il Miracolo della fonte, i tre fanciulli di Babilonia, Daniele tra i leoni.

   Sono visitabili, hanno un regolare orario di ingresso.

 

 

CIMITERO DI PANFILO

Via Paisiello dopo il civico 24 b

presso chiesa santa Teresina

è la prosecuzione di via Pinciana verso via Rossini

     Si trova lungo il tracciato della Salaria Vetus. Dalle fonti sappiamo che qui si veneravano, oltre a Panfilo, i martiri Candido e Quirino. Il cimitero è stato identificato nel 1920 quando è stato costruito il quartiere. Il cimitero era formato da un’area cimiteriale sopraterra, di cui restano solo frammenti epigrafici, e il cimitero ipogeo costituito da gallerie scavate nel tufo, a tratti sostruite in muratura, che si articolano su tre livelli.

 

IPOGEO DEI PUPAZZI

Via Paisiello 53

Praticamente, alla fine della strada, quasi a via Rossini.

Vi si accede da una botola situata nella moderna carreggiata stradale.

   I primi esploratori pensavano che si trattasse di una parte del cimitero di Panfilo. Invece si tratta di un’area sepolcrale a carattere privato, quindi appartenuta a una o più famiglie. Presenta una galleria principale sulla quale si aprono diversi cubicoli. Nel cubicolo A vi sono decorazioni pittoriche sia geometriche sia a soggetti di caratter biblico eseguiti con la tecnica dell’affresco.

 

    

CIMITERO DI ERMETE

Via Bertoloni 3

In prosecuzione di via Paisiello, all’inizio della strada,

di fronte alla residenza dell’ambasciatore americano.

   Le gallerie si estendono fino a piazza Pitagora. Si articolano su due livelli, il loro accesso era dalla Salaria Vetus, si sviluppò a partire dal III secolo, continuando a sfruttare spazi funerari precedentemente occupati dai pagani. Gli itinerari di epoca medioevale parlano di diversi luoghi di culto dedicati ai martiri di cui si è persa la traccia. La pratica delle traslazioni dei corpi dei martiri dal IX secolo non comportò l’abbandono del sito che continuò ad essere frequentato almeno fino al XIII secolo.

 

COEMETERIUM MAIUS e Minus

Via Asmara 6

Vicinissimo a via Nomentana villa Leopardi

     Nell’area di una villa suburbana, nel 1961, venne scoperta questa catacomba del III secolo su due livelli. Il Martirologio Geronimiano ricorda in questo cimitero la deposizione di Vittore, Felice, Alessandro, Papia, Mauro tutti soldati convertiti al cristianesimo secondo la Passo Marcelli del V secolo, ed Emerenziana[4], ricordata anche dalla Passio Agnetis del V secolo come sorella di latte di Agnese.

     Nelle vicinanze si trova piazza Sant’Emerenziana con la chiesa parrocchiale omonima.

     Caratterizzato da cubicoli monumentalizzati, ornati da modanature, nicchie e mensole intagliate nel tufo. La regione detta “delle cattedre”, posta a sud ovest dell’originario nucleo, prende il nome dalla presenza di banconi e cattedre scavate nel tufo. Questo è legato all’uso del “refrigerio”, che prevedeva la consumazione del cibo con il defunto, frutto di una comunità ancora imbevuta di credenze pagane. La tradizione poneva in questa catacomba la “cathedra Petri”, dalla quale San Pietro impartiva il battesimo.

     Il Ceometeterium Minus si trova la civico 222 sempre di via Asmara. Scoperto nel
Seicento e chiamato fino a tempi recenti di “Vigna Roselli”. In epoca moderna i due cimiteri sono stati uniti da un corridoio sotterraneo. Di questo cimitero si conoscono solo alcune gallerie, le altre sono impraticabili a causa dei fondamenti dei palazzi.

 

     Le catacombe si trovano nel perimetro di villa Leopardi. Villa signorile ottocentesca dei conti Leopardi Dittajuti, si estende su una superficie di 19.500 mq, luogo di villeggiatura della nobile famiglia romana imparentata con il grande poeta Giacomo Leopardi di Recanati. Attualmente l’edificio padronale in stile neo-medioevale, è in abbandono. Il parco fiancheggiato da moderni muretti ha completamente perduto l’aspetto originario che si è progettato di recuperare. In due edifici minori hanno sede la biblioteca comunale con ingresso da via Makallè e il Centro Anziani del II municipio. Nel 1975 il complesso è stato espropriato dal comune e destinato a parco pubblico. L’edificio principale è stato adibito, fino al 2000 a sede di uffici di circoscrizione che gli ha fatto perdere le caratteristiche residenziali per cui era nato.

 

 

CATACOMBA DI SANT’IPPOLITO

Via dei Canneti

Vi si accede da una traversa di viale Ippocrate, via Ercole Pasquali.

Alla fine della strada si trova un sentiero,

un cancello non permette di proseguire, l’ingresso

della catacomba è oltre sulla destra.

     Si sviluppa su cinque livelli riutilizzando in parte cunicoli idrici, è quasi del tutto inaccessibile. I due livelli inferiori sono invasi dall’acqua, è visitabile solo un corridoio centrale, che è stato sconvolto dalla costruzione di un santuario nel luogo in cui è stato seppellito il santo/martire. Ippolito è stato identificato con l’antipapa avversario di Callisto, esiliato e ucciso in Sardegna intorno al 235. Il santuario si deve a papa Damaso.

     Nella catacomba venne scoperta la statua di Sant’Ippolito a grandezza naturale e in ottimo stato di conservazione. La scoperta avvenne nel 1533, oggi è conservata all’ingresso della Biblioteca Vaticana.

     Nella vicina viale delle Province si trova la chiesa parrocchiale di Sant’Ippolito.

 

CATACOMBA DI NOVAZIANO

Viale Regina Elena 303

     La catacomba si articola su due livelli, di cui quello superiore fu distrutto nel 1926 per la realizzazione di viale Regina Elena. Venne costruita nel III secolo partendo da un’area sepolcrale pagana. Qui fu deposto il martire Novaziano identificato in base all’iscrizione dipinta. Novaziano era stato fondatore di una chiesa indipendente e di un movimento contrario ai “lapsi”, i cristiani che durante la persecuzione di Decio (248-251) avevano rinnegato la fede. Lo scioglimento della comunità e la confisca dei beni dei novazianisti, da parte dei papi Innocenzo I e Celestino I, fu probabilmente la causa del brusco abbandono del cimitero agli inizi del V secolo.

 

CATACOMBA DI SAN LORENZO O DI CIRIACA

Piazzale del Verano

L’ingresso è dall’abside della chiesa o dal chiostro.

     La catacomba risale al III secolo e venne realizzata nel colle Verano, è stata in parte distrutta dal moderno cimitero che ne ha compromesso la comprensione e ridotto  le parti percorribili ora accessibili dal chiostro della basilica di San Lorenzo e dalla chiesa stessa.

     Il cimitero, detto in agro Verano, dal VI secolo prese questi due nomi perché vi venne sepolto Lorenzo, venerato il 10 agosto, diacono di papa Sisto II, fu sottoposto al supplizio della graticola roventata all’epoca della persecuzione di Valeriano (258) e sepolto nel terreno della vedova Ciriaca.

     Il culto di Lorenzo ebbe un notevole sviluppo nel V secolo tanto che tre pontefici (Zosimo, Sisto III e Ialaro) si fecero seppellire presso la sua tomba. Visto il grande afflusso di pellegrini, vicino ad esso furono costruiti ospizi per i poveri, chiese, battisteri, terme e una biblioteca.

     Nella catacomba, articolata su cinque livelli, è presente un cubicolo con pavimento di marmo, trasformato successivamete in ambiente a L con pareti in muratura che presenta un pilastro centrale come sostengo del soffitto in tufo e nicchie su un lato. Qui venne ricavata una tomba di piccole dimensioni. Su di essa venne ricavato un pozzo per permettere la visione della tomba dall’alto. La tomba di Lorenzo venne monumentalizzata da Costantino, con una parte in porfido, una grata in argento e altro.

 

CATACOMBE DI PRETESTATO

Via Appia Pignatelli 1

     Si trova nella zona dell’Appia Antica. Ebbe un momento di celebrità quando nel 1830 vi si scopersero pitture del II secolo fra cui uno dei primissimi Battesimi di Cristo. Vi furono sepolti San Gennaro (non quello di Napoli), San Felicissimo e Sant’Agapito, tutti martiri.

 

CATACOMBE DEI SANTI PIETRO E MARCELLINO

Via Casilina 643 presso l’omonima parrocchia

     Siamo sulla via Casilina dopo Tor Pignattara, nel punto in cui si trova il Mausoleo di Elena. Fu giudicata addirittura la più ricca di Roma per le sue pitture. Nel marzo del 2014 sono terminati importanti lavori di restauro, da allora sono aperte ogni sabato e domenica. Le catacombe sono le terze di Roma per estensione, sono stati restaurati i due terzi dei cubicoli e tutti gli affreschi. Una rappresentazione del V secolo del Cristo con gli apostoli Pietro e Paolo insieme a tutti i martiri sepolti nelle catacombe da Pietro e Marcellino a Tiburzio e Gorgonio. Splendida la figura di Orfeo dipinta nella lunetta di un arcosolio dove il mito pagano è riletto in chiave cristiana. Nella chiesetta dentro il mausoleo la soprintendenza ha creato un piccolo museo con oltre 200 testimonianze archeologiche come la stele delle tombe degli equites singulares, le guardie a cavallo dell’imperatore, che nella battaglia di ponte Milvio si schierò con Massenzio e ebbero la damnatio memorie.

ULTIMO AGGIORNAMENTO 12.4.14Mausoleo di Elena e catacombe dei Santi Marcellino e Pietro. Riaprono domani dopo i restauri. Saranno aperte ogni sabato e domenica, le catacombe sono le terze di Roma per estensione, sono stati restaurati i due terzi dei cubicoli e tutti gli affreschi. Una rappresentazione del V secolo del Cristo con gli apostoli Pietro e Paolo insieme a tutti i martiri sepolti nelle catacombe da Pietro e Marcellino a Tiburzio e Gorgonio. Splendida la figura di Orfeo di pinte nella lunetta di un arcosolio dove il mito pagano è riletto in chiave cristiana. Nella chiesetta dentro il mausoleo la soprintendenza ha creato un piccolo museo con oltre 200 testimonianze archeologiche come la stele delle tombe degli equites singulares, le guardie a cavallo dell’imperatore, che nella battaglia di ponte Milvio si schierò con Massenzio e ebbero la damnatio memorie.

 

 

CATACOMBE DI SAN NICOMEDE

Via dei Villini 32

     Piccola, a due piani, uno dei quali scavato nell’arenaria, è considerata tra le più antiche di Roma. Il cimitero originariamente era un ipogeo privato che riutilizzava precedenti cunicoli idrici di una grande villa romana. La vasta necropoli è andata distrutta con la costruzione dei villini all’inizio del Novecento. Nicomede era un prete dell’epoca di Domiziano, martirizzato dopo il 96, il suo discepolo Giusto ne raccolse le spoglie e le dopose in questo luogo. Sopra il sepolcro, riccamente decorato con marmi, venne costruito un oratorio nel VII secolo in cui furono traslate le spoglie di Nicomede prima di essere portate in Santa Prassede da papa Pasqule I.

 

CIMITERO DI GENEROSA

Via delle Catacombe di Generosa (Magliana Vecchia)

   Si trova dove erano i boschi dei Fratelli Arvali. In una piccola basilica eretta da papa Damaso e nell’adiacente cappella dei Martiri si trovano le sepolture dei Santi martiri Simplicio, Beatrice e Faustina, alle pareti si intravedono resti di pitture.

 

IPOGEO DI VIA LIVENZA

Via Livenza (presso piazza Fiume)

     Sorge all’interno del grande Sepolcreto Salario, scavato alla fine dell’Ottocento.  Nel 1923 scavi per la costruzione di una palazzina portarono alla scoperta del sito, ma portarono alla distruzione di gran parte dell’antica costruzione. E’ datato concordemente alla seconda metà del IV secolo, ma nessun elemento ne spiega la reale funzione. L’ipogeo era a pianta allungata, composto di un’aula principale absidata e alcuni ambienti secondari.  All’ipogeo si accede grazie ad una scala antica. Nella parte settentrionale si aprono tre archi, qui si trova una vasca rettangolare separata da una transenna marmorea che veniva riempita d’acqua da un tubo che fuoriusciva dal muro. Al di sopra è presente una decorazione a mosaico di cui restano alcuni frammenti. Vi si può vedere San Pietro che come Mosè fa scaturire l’acqua dalla roccia per battezzare il centurione convertito. Nella parete di fondo è un affresco imitante l’opus sectile e nel catino absidale è dipinto un kantharos su cui posano colombe. Accanto è la figura di Diana cacciatrice che si accinge a saettare due cervi e ancora una ninfa che accarezza un capriolo. La coesistenza tra soggetti pagani e cristiani e la presenza della vasca fece pensare che l’ipogeo fosse una sorta di santuario sincretistico di culti tanto pagani che cristiani, utilizzato da un gruppo iniziatico a noi sconosciuto. Altri pensano si tratti solo di una fontana monumentale. Altri ancora avanzano l’ipotesi di un luogo di culto dedicato alla dea tracia Cotys, o di un antico battistero. Un bollo di mattone data il tutto al IV secolo.

 

CATACOMBE DI COMMODILLA

Via Giovannipoli (Garbatella)

     Luogo di sepoltura dei martiri Felice e Adautto, fratelli di papa Damaso. Da una cronaca del tempo sembra che questo Adautto sia un ignoto che si è voluto unire al sacrificio di Felice avendolo incontrato casualmente mentre era diretto al martirio (Adautto = aggiunto). Il nome delle catacombe derivano da quello della proprietaria. Comprendono una basilichetta ipogea del IV sec. con scene bibliche, un Cristo orientale e le effigi di San Felice e Sant’Adautto. Nelle catacombe è presente una celebre iscrizione incisa nella cornice di un affresco nella cripta dei santi Felice e Adautto. Il graffito occupa un posto importante nella storia della lingua italiana dal momento che rappresenta la testimonianza di una lingua intermedia tra il latino e il volgare. Il testo è il seguente: “Non dicere ille secrita a bbocce”, cioè “Non pronunciare i segreti a voce (alta)”.  Si tratta di orazioni segrete che dovevano essere pronunciate a voce bassa.

     Il luogo è stato adottato dagli alunni della Scuola Media Statale Giuseppe Moscati di via Macinghi Strozzi (da Scuola adotta un monumento 2005/07, ed. Palombi).

 

CATACOMBE DEI SANTI PROCESSO E MARTINIANO

Via Aurelia Antica 3

     Secondo la leggenda Processo e Martiniano sarebbero stati i carcerieri di San Pietro, martirizzati dopo la crocifissione di San Pietro e decapitati sull’Aurelia. Furono sepolti da una matrona di nome Lucina. L’ubicazione del cimitero è controversa, dovrebbe essere all’interno di villa Pamphili dove si trovano diversi ipogei e dove è stata trovata una iscrizione che allude alla festa di Processo e Martiniano.

 

CATACOMBE DI CALEDOPIO

Via del Casale di San Pio V 15

     Le fonti tramandano che Calepodio era un prete gettato nel Tevere sotto Alessandro Severo e sepolto da papa Callisto nel cimitero dell’Aurelia. In seguito qui verrà sepolto il papa stesso e, nel IV secolo papa Giulio I che vi fece erigere una basilica. Il corpo di papa Callisto venne portato nella basilica di Santa Maria in Trastevere. Restano l’abside dell’antica chiesa sorta sopra la catacomba e tracce di un lecernaio.

 

CATACOMBA DI PONZIANO

Via Alessandro Poerio 57 a Monteverde Vecchio

     Si trova all’interno dell’Istituto per la Dottrina Cristiana. Nel cimitero erano sepolti diversi martiri tra cui i nobili persiani Addon e Sennen, uccisi durante la persecuzione di Decio a metà del III secolo. Il culto dei due martiri fu molto popolare fino all’VIII secolo. Alle catacombe originarie del III secolo se ne aggiunsero altre nel periodo di Diocleziano. Allora vennero eretti due oratori, uno in onore di Santa Candida, l’altro intitolato ai due Santi, quest’ultimo doveva contenere il sepolcro dei due martiri. Nella parte centrale si trovano pitture in stile bizantino del VI secolo, nella cripta il sarcofago in mattoni di Adfon e Sennen. Il sotterraneo racchiude anche un battistero.

 

CATACOMBE DI SANT’AGNESE

Via Nomentana 349 (sotto la basilica stessa)

     Il martirio della santa avvenne perché rifiutò di sposare il figlio del prefetto. Dopo essere stata esposta in un luogo infame, gettata su una catasta ardente senza essere toccata dalle fiamme, la martire fu uccisa con un colpo di spada e il corpo venne deposto in questo luogo dai parenti dove avevano un terreno di loro proprietà. Il luogo del supplizio fu nell’attuale piazza Navona.

     L’area cimiteriale è anteriore alla deposizione della santa. Nel IV secolo venne costruita sopra la tomba della santa una basilica con il tetto sporgente dal terreno che poi venne restaurata e ampliata più volte.

     Il cimitero si articola su tre piani in quattro regioni: l’area primitiva, a sinistra della basilica, è anteriore al III secolo, vi sono due gruppi di gallerie che risalgono al quarto secolo, uno di questi mette in comunicazione Sant’Agnese con Santa Costanza. Il complesso è privo di pitture.

 

 

CATACOMBE DI SANT’ERMETE O SANTA BASSILLA

Via Bertoloni 13

   Bassilla era una martire romano o la proprietaria del luogo. Qui venne costruita una grande basilica semipogea dedicata a Sant’Ermete, martire greco del III secolo. Si tratta dell’edificio sotterraneo più grande di Roma, fu voluto da papa Damaso e restaurato da Adriano I nell’ottavo secolo. E’ scavato nel tufo. Quando il corpo del santo venne portato nella chiesa di San Marco, il luogo venne sostituito da un oratorio in superficie. Nell’abside dell’oratorio si trova un affresco del nono/decimo secolo raffigurante Il Salvatore, la Vergine col Bambino in trono affiancati dagli arcangeli Gabriele e Raffaele e dai Santi Ermete, Benedetto e dall’Evangelista Giovanni. La tomba del santo doveva essere dinanzi all’abside sotterranea mentre la cripta doveva contenere la tomba di qualche altro martire, forze della stessa Bassilla.

   Le catacombe si sviluppano su due piani che conservano affreschi e iscrizioni. Dall’ingresso della basilica si diramano delle gallerie, una delle quali conduce a un arcosolio con una insoltia pittura raffigurante i Due martiri locali  nell’atto di condurre il defunto al tribunale di Cristo.

 

 

 

CATACOMBA DI VIA DINO COMPAGNI

Via Latina 258

     Si tratta della catacomba più importante del periodo tardo antico. Venne scoperta nel 1955 a seguito dei lavori di costruzione del palazzo sovrastante (via Latina 258) che causarono lo sfondamento di molti soffitti antichi , mentre accanto ai piloni antichi si trovano quelli moderni. Si trova a 16 metri sotto il livello stradale, la galleria principale è lunga 50 metri. L’indagine archeologica venne condotta dalla Pontificia Commissione di Archeologia Sacra per cui la scritta sul tombino. In essa si alternano pitture con episodi biblici (L’arrivo in Egitto della famiglia di Giacobbe, Mosè che batte la rupe, Il sacrificio di Isacco, Il passaggio del mar Rosso) ad altri pagani (La morte di Cleopatra). In una bella sala rotonda vi sono colonne, capitelli dipinti, mensole, decorazioni floreali e vegetali e scene di vita pastorale. In un cubicolo Sansone in lotta con i leoni e Adamo ed Eva con il serpente. In una sala quadrangolare vi è il mito di Eracle, nella volta puttini ed eroti alati. Nell’ultimo cubicolo sono riproposte scene del Vecchio e Nuovo Testamento come: La Resurrezione di Lazzaro, Il passaggio del Mar Rosso e Noè nell’Arca. Era una catacomba privata realizzata nei primi decenni del IV secolo, in quell’età di passaggio quando il Cristianesimo fu accettato. Ampia la descrizione che ne fa Argan nella sua storia dell’arte.

 

SEPOLCRO DI SAN PAOLO

Via Ostiense 186

     Il corpo di San Paolo fu sepolto nella proprietà della matrona Lucina. Intorno al 258 le sue spoglie con quelle di San Pietro furono portate sulla via Appia, per ritornare nel luogo originario con papa Dionisio, quando i cimiteri vengono restituiti alla Chiesa sotto Gallieno.

     La tomba di Paolo si trovava in un cimitero, forse tra colombari, su una strada che si staccava dalla via Ostiense, più a valle rispetto al sepolcro storico. Nel secolo I il papa Anacleto costruisce un piccolo oratorio che con Costantino diventa la basilica. La costruzione della basilica, in tempi successivi, danneggia il cimitero di Lucina.

 

 

 

SEPOLCRO DI SAN PIETRO

All’interno della Basilica di San Pietro in Vaticano

     Le spoglie di San Pietro furono sepolte frettolosamente, perché non fossero profanate, ai margini della via Cornelia. La tomba doveva essere una piccola stanza in parte sottoterra, papa Anacleto nel 76-78 ha fatto erigere una memoria, ossia un piccolo oratorio al di sopra di essa. All’imperatore Costantino si deve la primitiva basilica.

     La necropoli sotterranea precostantiniana è formata da una serie di mausolei in muratura disposti lungo una piccola strada e riccamente decorati da affreschi, stucchi e da numerosi sarcofagi del II, III e IV secolo.

     I mausolei più notevoli sono quelli della famiglia dei Caetennii della famiglia dei Giulii con una decorazione musiva parzialmente integra raffigurante il Buon Pastore e il Pescatore, simboleggiante San Pietro

     Il sarcofago dell’Apostolo Pietro si trova l’altare papale, nella camera della confessione il cui pavimento ricoperto di bronzo dorato rappresenta l’immagine della croce, della tiara, delle chiavi e della colomba.

 

 

BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA

- AA.VV. Guida d’Italia, Roma, ed. Tci, 1993.

- AA.VV. Roma, libri per viaggiare, ed. Gallimard – Tci, 1994.

- AA.VV. I rioni e i quartieri di Roma, ed. Newton & Compton, 1989.

- AA.VV. Le strade di Roma, ed. Newton & Compton, 1990.

- Claudio Rendina (a cura di), Enciclopedia di Roma, ed. Newton & Compton, 2005.

- Mariano Armellini, Le chiese di Roma, ed. Pasquino, 1982.

- Carlo Zaccagnini, Le ville di Roma, ed. Newton Compton, 1991.

- G.C. Argan, Storia dell'arte italiana, ed. Sansoni, 1975.

- AA.VV. Storia dell'Arte, Istituto Geografico De Agostini,1975.

 

- www.comune.roma.it (sito del comune utile per gli aspetti politici, le novità)

- www.archeoroma.beniculturali.it (sito della sovrint. fondamentale per l'aspetto archeologico)

- www.sovraintendenzaroma.it

- www.romasotterranea.it

- www.sotterraneidiroma.it

- it.wikipedia.org

- santimarcellinoepietro.it

- comitatocatacombedigenerosa.it

Tucci Piero

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349.455.15.21

31.10.15



[1] Santa Felicita. Romana, martire con i suoi sette figli. La memoria liturgica della santa è il 23 novembre, per i figli il 10 luglio. La Passio di Felicita, composta tra il IV e il V secolo narra di una ricca vedova romana condannata a morte dopo i sette figli nel periodo dell’impero di Antonino Pio (138-161).

[2] Acquedotto Vergine. E’ l’acquedotto costruito da Agrippa per le terme nel Campo Marzio nel 19 a.C. Le sorgenti sono all’ottavo miglio della via Collatina, la leggenda vuole che una fanciulla indicasse le fonti ad un reparto dell’esercito romano che si trovava assetato nella campagna. L’acquedotto, in parte su arcate, raggiungeva la città alle pendici del Pincio da qui si dirigeva al Campo Marzio, ne resta un tratto in via del Nazareno. Percorso di Km 20, portata di l 1.202 al secondo.

[3] Beati Luigi Beltrame Quattrocchi e Maria Corsini. Prima coppia di sposi elevata alla gloria degli altari,  beati non malgrado il matrimonio ma proprio in virtù di esso. Il papa Giovanni Paolo II li ha beatificati il 21 ottobre 2001. Sono stati genitori di quattro figli, lui avvocato generale dello Stato, lei scrittrice di libri educativi.

[4] Sant’Emerenziana. Le poche notizie sulla sua vita vengono dalla Passio Agnetis, venne lapidata al funerale della sorella di latte, è invocata per il mal di ventre e dolori intestinali. Nell’XI secolo il suo corpo fu trasportato in Sant’Agnese fuori le mura, successivamente sotto l’altare maggiore.