Stampa 

Bicincittà della Liberazione

 

PARCO CADUTI DEL 19 LUGLIO 1943

     Ci troviamo a San Lorenzo, lungo la via Tiburtina, in uno dei quartieri popolari di Roma per eccellenza, sorto a partire dal 1878 a sud della Tiburtina con destinazione popolare. Le case ripropongono in modo più dimesso l'eclettismo che caratterizzava i quartieri borghesi del tempo (Esquilino, Prati), mentre all'interno le esigenze di sfruttamento intensivo imposero in alcuni casi l'adozione della tipologia a ballatoio rara per Roma.

     Il 19 luglio 1943 alle undici del mattino il quartiere fu colpito dal famoso bombardamento alleato, in varie ondate arrivarono 662 bombarieri e 268 caccia dalla Tunisia, Algeria e Libia. L’unica breve relazione italiana parla di 3.000 bombe sganciate e di oltre 2.000 morti e 2.000 feriti, in realtà si è accertato successivamente che i morti furono non meno di 3.000 (la metà di questi nel solo quartiere di San Lorenzo) e i feriti tra gli 11.000 e i 12.000. Le bombe avevano un peso complessivo di 1.060 t, vennero sganciate da un’altezza di 6.000 metri, impiegarono a toccare terra 1’10”. Si verificò immediatamente un massiccio esodo degli abitanti anche con il ritorno ai paesi di origine (in genere paesi dell’Italia centrale), il quartiere restò quasi deserto e le infrastrutture distrutte. La ricostruzione eliminò gli ultimi spazi non costruiti e fu accompagnata da una spinta di immigrazione proveniente dal Sud Italia. L'effetto sulla popolazione romana fu devastante, era chiaro a tutti che dopo lo sbarco delle truppe anglo americane in Sicilia (10 luglio) e questo bombardamento al quale nulla era stato opposto, la guerra era ormai chiaramente persa. Il 25 luglio la riunione del Gran Consiglio del Fascismo vide la messa in minoranza di Mussolini con l'ordine del giorno Grandi. Nello stesso giorno Mussolini fu arrestato, era la caduta del fascismo, il re affidava il governo al generale Badoglio. A questo bombardamento ne seguirono 51, il 13 agosto Roma fu vittima di un secondo bombardamento. Il 14 agosto Badoglio dichiarò che Roma era una città aperta, cioè si impegnava a trasferire i comandi militari dalla capitale e a non usare le infrastrutture cittadine per spostare uomini, mezzi e armamenti.

 

     Il parco 19 luglio 1943, presenta un semplicissimo ma commovente monumento in ricordo dei morti di quel bombardamento, su una lastra di cristallo lunga 70 metri – che circonda l’aiuola centrale, scorrono i nomi di 1.492 morti. Spicca la famiglia De Angelis con 11 nomi. Il primo nome è Crescenzo Carroccia, l’ultimo Luigia Grettele. La sera si illumina. Il monumento è stato inaugurato il 19 luglio 2003 alla presenza del presidente della Repubblica Ciampi e del sindaco di Roma Veltroni. Il progetto del monumento di Luca Zevi è stato scelto da una commissione presieduta dal preside di architettura Roberto Palumbo perchè “nella sua essenzialità è anti retorico”. Una canzone di Francesco De Gregori dal titolo San Lorenzo inserita nell’album Titanic (1982) racconta di questo tragico bombardamento (da wikipedia.org).

     Foto del bombardamento in Pafi Benvenuti, Roma in guerra, ed. Oberon, 1985, pag. 6 e 7.

      Fino al 30 giugno 1931 qui era il capolinea della ferrovia per Tivoli inaugurata il 17 giugno 1879 su progetto pontificio. Inizialmente dotata di locomotive a vapore, fu elettrificata agli inizi del Novecento. Si effettuavano cinque corse al giorno, impiegava un’ora e mezzo circa, la prima partenza da Tivoli era alle 5,43 e l’ultima partenza da Roma alle 18,05. Dette un non lieve contributo allo sviluppo del quartiere (da I rioni e i quartieri di Roma, ed. Newton, 1990, pag. 1666, anche in Muscolino, Appunti immagini curiosità sui tram di Roma e del Lazio, ed. Filopress, 2004; alle pag. 11 e 12 manifesti con orario e bel dipinto del treno presso ponte Lucano con l’Aniene, pag. 22 e 23 foto del treno con terrazza panoramica posteriore, pag. 87 bus per Tivoli a via Gaeta del 1941 e bus articolato del 1961).

 

 

VIALE GIULIO CESARE / VIA C.A. DALLA CHIESA episodio di Teresa Gullace, nata Talotta; è la figura a cui si è ispirato Roberto Rossellini nel film "Roma città aperta" affidandone il ruolo ad Anna Magnani/Pina. Il 3 marzo 1944 alle ore 10,30 un folto gruppo di donne si erano radunate per chiedere la liberazione dei loro uomini arrestati nel corso di un rastrellamento (qui vi era il comando dell'81° fanteria). Teresa era una donna di 37 anni, madre di cinque figli ed in attesa di un sesto. Abitava a porta Cavalleggeri. Quando Teresa, con il figlio Umberto di 12 anni per mano, scorse il marito Girolamo da una finestra, cercò di avvicinarsi ad esso, forse per dargli del cibo o semplicemente per parlargli, partì un colpo di pistola, colpì Teresa che morì sul posto. Carla Capponi estrasse la pistola e venne bloccata dai militari, per fortuna Marisa Musu fu svelta a infilargli una tessera del Pnf in una tasca, quella tessera gli salvò la vita. Le donne improvvisarono una camera ardente in strada.

   I suoi funerali videro la partecipazione di molte donne. Il liceo scientifico a lei intitolato a piazza Cavalieri del Lavoro ospita un busto opera di Ugo Attardi. Dal 1977  è medaglia d’oro al merito civile.

 

 

 

 

PALAZZO CESI GADDI IN VIA DELLA MASCHERA D’ORO. Il palazzo è sede della Procura Generale Militare, qui negli scantinati, nel 1994, il procuratore generale militare presso la corte di cassazione Antonio Intelisano, scoprì il cosiddetto “Armadio della Vergogna”. Fu un giornalista dell’Espresso, Franco Giustolisi, a denuciarene per primo l’esistenza. All’interno erano stati nascosti seicentonovantacinque fascicoli sui crimini commessi dai nazifascisti tra il 1943 e il 1945: Marzabotto, Sant’Anna di Stazzema, Fivizzano, Civitella Val di Chiana e tante altre stragi.

     Pagine della nostra storia ricostruite grazie alle testimonianze dei sopravvissuti e al lavoro di carabineri e soldati americani o inglesi che registrarono quelle voci a ridosso degli accadimenti. Un capitolo archiviato nel 1960. La ragione era sostanzialmente quella di mantenere buoni rapporti con la Germania. Finalmente nel 2003 venne istituita una  commissione parlamentare d’inchiesta. Ora in rete il loro lavoro. Tra le novità emerse: dieci istituti religiosi romani dove trovarono rifugio i gerarchi nazisti: la cosiddetta via dei conventi. Tra questi: il convento dei Salvatoriani in via della Conciliazione, dei Pallattini in via dei Pettinari, dei Frati Cappuccini in via Veneto dove fu nascosto Adolf Eichmann (organizzatore dei campi di concentramento, sfuggito al processo di Norimberga, catturato in Argentina dai servizi segreti israeliani). Al centro della tela il vescovo austriaco Alois Hudal che era nazista convinto. Tutte le notizie da: la Repubblica del 17.2.16, “Ecco i segreti nascosti nell’armadio della vergogna” a firma di Simonetta Fiori e Concetto Vecchio, pag.46 e 47.

     Secondo wikipedia, alla voce Palazzo Cesi Gaddi, l’armadio della vergogna venne scoperto dal procuratore generale militare presso la corte di cassazione Antonio Intelisano nel 1994. Il palazzo è sede della Consiglio della Magistratura Militare. Nel palazzo, nel 1603, venne fondata l’Accademia dei Lincei, la più antica accademia scientifica del mondo, di essa fu ospite Galileo Galilei.

     Via della Maschera d’oro si chiama così per la maschera dorata effigiata sulla facciata del palazzo Milesi che è in questa via al civico 9. Questo palazzo risale agli inizi del Cinquecento fu decorato a graffiti da Polidoro di Caravaggio e Maturino prima del 1527 con scene di vita romana, la favola di Niobe e al centro una maschera dorata circondata da putti che finì col dare il nome alla strada.

 

VIA DEGLI ZINGARI lapide a ricordo degli zingari perseguitati dai nazisti e deceduti nei campi di concentramento.

      Il regime nazista aveva dichirato che gli zingari erano una “razza inferiore”. I rom, sinti e camminanti vennero sottoposti all’internamento, ai lavori forzati e al termine del loro sfruttamento venivano sterminati. Molti vennero uccisi in Serbia (stime tra 1.000 e 12.000) con la collaborazione dei governi fattoccio che appoggiavano il regime nazista, altri in Unione Sovietica (negli stati baltici almeno 30.000), migliaia nei campi di concentramento di Auschwitz-Birkenau (dove esisteva un settore riservato agli zingari), Chelmo, Belzec, Sobibor e Treblinka. La polizia francese internò almeno 3.000 rom, ma il numero di quelli inviati in Germania fu minore. La Romania, paese alleato della Germania, non procedette all’eliminazione dei rom, ma circa 26.000 furono deportati in Transnistria, una regione dell’Ucraina amministrata dalla Romania. In Croazia, paese alleato della Germania e governato dagli Ustascia, le autorità trucidarono l’intera popolazione roma, circa 25.000 persone. Non si hanno notizie precise di quanti zingari siano stati uccisi, si calcola il 25% di quelli che vivevano in Europa, cioè almeno 220.000. Solo alla fine del 1979 la Repubblica Federale di Germania riconobbe che la persecuzione dei Rom ad opera dei nazisti fosse motivata da pregiudizio razziale ed aprì la strada ai risarcimenti.

    Dopo il crollo del muro di Berlino, nella capitale tedesca è stato creato un monumento in ricordo dello sterminio degli zingari, questo si trova  a pochi passi dal Reichstag, il parlamento tedesco. Si compone di una fontana circolare larga 12 metri dal fondale nero con un triangolo vuoto nel centro, intorno ha dei massi con i nomi dei campi di concentramento dove sono stati uccisi uomini, donne e bambini zingari. Ai margini sono incisi i versi del componimento “Auschwitz” del poeta italiano di etnia roma Santino Spinelli. Il monumento è opera di un artista israeliano Dani Karavan. Nelle vicinanze si trova il memoriale in ricordo degli omosessuali uccisi nei campi di concentramento.

     La strada ha questo nome perché le carovane di zingari che affluivano a Roma nel Seicento, venivano concentrate in questa zona, detta allora del Pozzo. Il toponimo è rimasto nel vicolo del Pozzuolo, dietro alla Madonna dei Monti. Il muro su cui si trova la lapide, fa parte dell’Angelo Mai una scuola gestita da religiosi per alunni maschi intitolata al cardinale Angelo Mai vissuto nell’Ottocento. Si tratta di una figura importante dal punto di vista culturale perché scoprì l’epistolario dello scrittore latino Frontone, opera fondamentale per conoscere la vita degli imperatori Marco Aurelio, Lucio Vero e Antonino Pio; inoltre a lui si deve la scoperta di frammenti di importanti opere politiche di Cicerone come il De Repubblica. Nel gennaio del 1920 Leopardi gli dedicò un’ode intitolata appunto “Ad Angelo Mai”. Il palazzo dopo anni di abbandono fu occupato da un centro sociale, dal 2006 trasferito in viale delle Terme di Caracalla.

 

Piero Tucci

Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

25.4.16