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PASSEGGIATA ALLA SCOPERTA DEI LUOGHI

CON LA PRESENZA DEI PESCI NELLA “CITTA’ ETERNA”.

 

INTRODUZIONE

 

LA FARMACIA PESCI

Piazza di Trevi

     Al civico 89 di piazza di Trevi si trova la farmacia Pesci, la cui origine risale alla metà del XVI secolo. E’ la più antica di Roma, forse d’Europa. Molti sono gli oggetti antichi che essa conserva e che sono visitabili da tutti. A destra dell’ingresso, sopra una base di marmo, è visibile un grande mortaio in bronzo con inciso il numero 1552, forse riferito all’anno di apertura della bottega di speziali. Poggiati sul banco due vasi di porfido con coperchio, uno dei quali avrebbe dovuto contenere, per volere di Augusto Castellani, le ceneri di Giuseppe Garibaldi. In esposizione anche due denti ossidicati di pesce, dentellati, dono di missionari.

     Risalgono al Settecento i mobili in noce scuro, il banco di vendita, con sportelli muniti di piccole maniglie d’ottone, dello stesso secolo le eleganti scaffalature con 42 grandi scatole per le erbe in legno di sandalo, alcune con scritte. Notare i tre vasi in ceramica, unici superstiti dei 150 andati perduti nel 1911 durante il trasferimento da altra sede sempre sulla stessa piazza.

     Sulla parete di fondo della farmacia si trova un grande armadio settecentesco sormontato da un timpano, al di sopra il quadro della Madonna con Bambino tra San Francesco e San Giuseppe. Due porte, incorporate ai lati, separano l’antico laboratorio dal locale di vendita.

 

ACQUARIO ROMANO

Piazza Manfredo Fanti

     L’edificio nacque per iniziativa di un ittiologo, Pietro Garganico, che intorno al 1880 presentò al Comune un progetto per realizzare un acquario e luogo di piscicultura, l’edificio doveva sorgere in via Nazionale. In quegli anni l’Esquilino era il centro delle sviluppo edilizio di Roma, così nel 1882 il comune diede in concessione gratuita a Gargano il terreno di questa area per costruire l’acquario. Così venne costruito l’edificio su progetto di Ettore Bernich[1] tra il 1885 e il 1887. Ma la società che lo costruì presto fallì e l’edificio tornò al comune. La struttura fu riutilizzata per varie iniziative, spettacoli teatrali, cinematografici, feste, mostre, anche spettacoli circensi. Negli anni Trenta divenne un deposito del vicino teatro dell’Opera e di uffici comunali, cadde in abbandono. Nel 1984 iniziò un lungo restauro teso a restituire l’immagine originaria. Nel 2002 il comune di Roma (Veltroni sindaco) lo ha adibito a sede della Casa dell’Architettura, all’interno si trova una libreria specializzata in architettura e un caffè.

     Si tratta di una costruzione che imita lo stile classico, a pianta circolare e presenta un pronao con edicole. Il corpo cilindrico è scandito da semicolonne e paraste. Le decorazioni sono di stile marino. Nel giardino che precede e circonda l’edificio sono state scoperti resti archeologici durante i lavori di restauro degli anni Ottanta e Novanta. Nel giardino si espongono sculture di arte contemporanea.

 

     All’Eur, nel lato Nord del laghetto, è in costruzione un grande acquario. Si tratta di grande progetto che è in corso di realizzazione la cui inaugurazione era inizialmente prevista a giugno 2012. Si chiamerà SEA LIFE. Ospiterà 5.000 esemplari di 100 specie diverse, tra questi anche gli squali. Si svilupperà su 14.000 mq e comprenderà anche sale congressi e museali, ristoranti, negozi e offrirà lavoro a 200 persone. Il costo dell'opera è di 15 milioni di euro, sarà l'acquario più grande d'Italia superando quello di Genova e il secondo d'Europa dopo quello di Valencia. Si prevedono un milione di visitatori l'anno.

 

LA FONTANA DEL FRITTO MISTO

Piazza Vittorio Emanuele

     Questa scultura è quanto resta della mostra dell’acquedotto chiamato Acqua Pia – Marcia, inaugurato d Pio IX pochi giorni prima della presa di Porta Pia. La mostra si trovava tra l’attuale piazza della Repubblica e la stazione Termini, era formata da una serie di vasche a varie altezze, senza decorazioni. In occasione della visita dell’imperatore tedesco Guglielmo II, furono collocate leoni di gesso ai quattro angoli della fontana per migliorarne l’aspetto. I romani si lamentarono di questa sistemazione provvisoria, così il comune chiamò lo scultore siciliano Mario Rutelli che propose quattro sculture di ninfe acquatiche: le Najadi. Quando le sculture vennero poste in opera furono molto criticate, perché si trattava di nudi femminili, mancava la statua centrale. Per questa Rutelli preparò un gruppo insolito comprendendo tre figure umane, un delfino e un polpo avvinghiati in una lotta. Il modello in malta fu posto in cima alla fontana, ma venne ancor più duramente criticato e detto “il fritto misto”. Allora Rutelli fuse nel bronzo una figura maschile che abbraccia un delfino e il “fritto misto” finì nei giardini di piazza Vittorio dove decorava un laghetto. Negli anni Settanta il laghetto fu eliminato per la costruzione della metropolitana, e il “fritto misto” è rimasto lì – ancora una volta – senza scopo.

 

     La piazza più vasta (m 316x174) e rappresentativa di quelle realizzate a Roma nel periodo umbertino secondo il modello delle square inglesi (forma rettangolare, giardino centrale ed edifici residenziali di tono monumentale), per la presenza dei portici sembra ricordare le piazze torinesi, il progetto è degli arch. Koch (che fece il disegno urbanistico e la facciata centrale dei palazzi posti sui lati lunghi) e Podesti (1882-87). Dal 1902 è stato sede di un mercato ortofrutticolo frequentatissimo ed economico di generi alimentari (lato stazione) e di abbigliamento (lato merulana). Nel 1971 il crollo di uno dei palazzi porticati per i lavori della metro A, hanno rotto l’unità stilistica della piazza. Il 15 settembre 2001 è stato l’ultimo giorno di mercato sulla piazza, la sera ha avuto inizio lo sgombero dei banchi. Il 2 ottobre 2001 il mercato è stato inaugurato nella nuova sede l’ex caserma Pepe “una delle strutture più belle e moderne del mondo” per l’assessore al commercio Daniela Valentini. Il 19 maggio 2004 aprì il mercato di merci varie nell’attigua ex caserma Sani (54 banchi di merci non alimentari: vestiario, scarpe…). Fra le due strutture è stato riportato alla luce e valorizzato un ninfeo di epoca romana imperiale.

     I giardini al centro della piazza sono stati restaurati e riqualificati nel 1995.

Su un lato si trovano i cosiddetti Trofei di Mario grandiosi resti in laterizio, così chiamati dalle panoplie (= letteralmente collezioni di armi, il termine è usato per indicare l’insieme delle armi in dotazione agli opliti ellenici, fanteria) marmoree di età domizianea ora sulla balaustra del Campidoglio, appartenenti ad una fontana eretta da Alessandro Severo nel 226 con funzione di castello di distribuzione idrica. A sinistra dei ruderi è stata ricomposta la Porta Magica, curiosità creata dal marchese Massimiliano di Palombara nel 1680 nella sua villa: sugli stipiti simboli alchemici e sentenze in ebraico e latino relativi alla formula della fabbricazione dell’oro. Ai lati della porta sono state collocate due statue del dio Bes, rivenuti nello sterro del Quirinale nel 1888.

     Sulla piazza affaccia la chiesa di Sant’Eusebio, una delle più antiche di Roma, (il titulus è ricordato nel sec. V), la facciata è sopraelevata per gli sbancamenti determinati dalla creazione della piazza. La facciata in stile “borrominiana” è opera di Carlo Stefano Fontana, mentre il nascosto campanile è del tempo di Onorio III.

Cinema.     La piazza piemontese di Roma, con i portici, che è diventata negli ultimi anni il cuore della città multietnica (in prevalenza di cinesi) è stata protagonista nel cinema dal 1943 con “I bambini ci guardano” di De Sica, nei giardinetti della piazza avviene l’incontro proibito tra una donna sposata e il suo amante. Il bambino vede la scena e capisce tutto, sarà abbandonato.

     Dal mercato di piazza Vittorio inizia la ricerca della bici rubata del protagonista di “Ladri di biciclette” (De Sica, 1948), il protagonista passa in rassegna le bici, una serie di inquadrature tutte uguali di tante bici rende bene l’idea dell’ossessione del protagonista.

 

DAL FILETTARO

Largo dei Librari

     Ci troviamo in una piazzetta lugo via dei Giubbonari, non lontano dal vociare del mercato di Campo dei Fiori, qui è il tempio del filetto di baccalà, una specialità romana racchiusa in una leggera pastella croccante, fritta e portata ad unta doratura nel grembo di tre diverse padellacce di ferro annerite. Si può mangiare al volo, avvolto nella carta canepina o seduti. Nel menù poche voci: pane e alici, affettati misti, zucchine fritte, fagioli, bruschette e – in estate – fette di cocomero. Un piatto speciale sono le “puntarelle”, cicoria con salsa di acciughe e aglio. Servizio essenziale, tavoli di legno e tovaglie di carta, personale giovane e cordiale. In estate i tavoli invadono con discrezione la piazza. E’ aperto solo la sera , ferie ad agosto. Sembra che le Monde lo abbia recensito, Eugenio Pacelli, papa Pio XII, mandava il suo cameriere personale a comprare i filetti di baccalà.

 

     La chiesa risale al secolo X, costruita nell’emiciclo del teatro di Pompeo. Un’iscrizione sulla parete interna sinistra attesta che appartenne a Giovanni Crescenzio, signore di Roma, uccise il papa Giovanni XIV, impose tre antipapi finchè venne catturato e decapitato in Castel Sant’Angelo. Il volto attuale si deve al restauro del 1601 quando divenne sede dell’Università dei Librari. Il tempio è a croce greca. Nel 1878 i librari abbandonarono la chiesetta che venne sconsacrata e adibita a magazzino, tutti i suoi ornamenti trasferiti in San Carlo ai Catinari. Tra il 1974 e il 1980 è stata restaurata e riaperta al culto nel 1982. Oggi ospita concerti di musica sacra. Ogni anno il 4 dicembre, festa di Santa Barbara, viene aperto al pubblico lo storico presepe conservato nella chiesa: “Arti e mestieri nella Roma del Settecento”.

     Via dei Giubbonari è così chiamata dagli artigiani di gipponi, ovvero tessitori di corpetti.

 

IL PORTICO D’OTTAVIA

Via del Portico d’Ottavia

     Nel medioevo il mercato del pesce era tra le rovine del Portico d’Ottavia e rimase lì fino alla fine dell’Ottocento, divenendo uno dei luoghi più pittoreschi di Roma.

     Nel periodo imperiale il mercato del pesce, detto Foro Piscario, era a Nord del Foro Romano, presso l’Argileto. Dopo il 1870 il mercato del pesce venne portato in via di San Teodoro dove ora è il mercato di Campagna Amica con prodotti a Km zero. Dal 2002 (sindaco Veltroni) è stato portato nel Centro Agroalimentare che si trova nella Tenuta del Cavaliere (Guidonia).

     Il Portico d’Ottavia era un complesso monumentale di Roma antica del periodo augusteo, sostituiva il portico di Metello del II sec. a.C. Era un recinto porticato che circondava i templi di Giunone Regina e di Giove Statore. I resti attualmente visibili appartengono ad un radicale restauro dei tempi di Settimio Severo (193-211).

     Il tempio di Giove Statore è visibile sul retro della chiesa di Santa Maria in Campitelli, è opera di un architetto greco Ermodoro di Salamina, il primo interamente in marmo di Roma (131 a.C.). Il portico di Metello Macedonico (vincitore della Macedonia nel 146 a.C.) conteneva le 24 statue equestri dei compagni di Alessandro Magno morti nella battaglia di Granico, opera di Lisippo, provenienti da Dion in Macedonia. Vi era anche la statua di Cornelia, la madre dei Gracchi, prima statua di donna esposta a Roma. Dal circo Flaminio (dove oggi è via del Portico d’Ottavia e la sinagoga) partivano i cortei trionfali.

     Tra il 27 e il 23 a.C. si ebbe una radicale ricostruzione del complesso, finanziata dal bottino della conquista della Dalmazia di Ottaviano, che lo dedicò alla sorella Ottavia. In questi lavori venne aggiunto l’ingresso monumentale sporgente al centro del lato verso il circo Flaminio. Nel 442 subì i danni di un terremoto, in seguito al quale due delle colonne dell’ingresso vennero sostituite dall’arcata tutt’ora esistente. Intorno al 770 venne edificata la chiesa di “San Paolo in summo circo”, poi Sant’Angelo in Pescheria, tutt’ora esistente. Dalla sua istituzione entrò a far parte del ghetto di Roma (1555 Paolo IV Carafa).

     La chiesa di Sant’Angelo in Pescheria ha una impronta quattrocentesca, in fondo alla navata sinistra si trova la “Madonna degli Angeli” affresco di Benozzo Gozzoli o della sua scuola. Si tratta di un importante pittore toscano allievo del Beato Angelico. Di notevole interesse la cappella di Sant’Andrea, sede della Compagnia dei Pescivendoli, ornata dal pavimento in marmo con al centro la tecnica dell’opus sectile che raffigura lo stemma dell’università dei pescivendoli. La chiesa deve la sua fama ad un evento storico: nel 1347, la notte di Pentecoste[2], da qui prese le mosse Cola di Rienzo per prendere il Campidoglio e ristabilire la Repubblica.

     La facciata è formata da un muro a mattoncini, una lastra di marmo, in basso, con dicitura in latino dice: “Le teste dei pesci più lunghe di questo marmo, datele ai conservatori fino alle prime pinne”. I conservatori erano gli attuali consiglieri comunali, ovviamente di nomina papale.

 

BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA

- AA.VV. Guida d’Italia, Roma, ed. Tci, 1993.

- AA.VV. Roma, libri per viaggiare, ed. Gallimard – Tci, 1994.

- AA.VV. I rioni e i quartieri di Roma, ed. Newton & Compton, 1989.

- AA.VV. Le strade di Roma, ed. Newton & Compton, 1990.

- Claudio Rendina (a cura di), Enciclopedia di Roma, ed. Newton & Compton, 2005.

www.comune.roma.it

www.archeoroma.beniculturali.it

www.sovraintendenzaroma.it

www.romasegreta.it

www.romasparita.eu

www.info.roma.it

Piero Tucci

20.5.17

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[1] Ettore Bernich (Roma 1848 – 1918) architetto, oltre all’Acquario Romano ha progettato il palazzetto che porta il suo nome in piazza del Colosseo (quello dove è ambientato il film “La grande bellezza”), e vari palazzi nel centro storico di Roma.

[2] Pentecoste. Giorno nel quale si ricorda la discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli riuniti con Maria nel Cenacolo, cinquanta giorni dopo la Resurrezione di Cristo.