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POSIZIONE GEOGRAFICA

     Il rione Prati (XXII e ultimo) si trova nel quadrante Nord di Roma. Ha per confini: viale delle Milizie a Nord, il fiume Tevere a Est, piazza Adriana, via Alberico II, via Stefano Porcari e piazza Risorgimento a Sud, via Leone IV a Ovest.

     E’ caratterizzato da terreno pianeggiante, le strade si tagliano ad angolo retto, sul limite settentrionale vi sono grandi caserme. Il rione è dotato di un ottimo sistema di piste ciclabili.

 

 

TOPONOMASTICA

     Le strade sono intitolate a personaggi che si sono battuti contro il potere temporale dei Papi: Cola di Rienzo, Crescenzio, Porcari o comunque che richiamano la storia laica della città: Giulio Cesare, i Gracchi, Cicerone, Ottaviano. E’ così chiamato ad indicare i prati di Castello che si estendevano ai piedi di Castel Sant’Angelo fino ai primi del Novecento.

 

 

STORIA

     In questa grande pianura che si estendeva da Castel Sant’Angelo fino a Monte Mario, e che spesso si allagava per le inondazioni del Tevere, fino al Cinquecento era possibile vedere i ruderi di un grande edificio identificato erroneamente come Circo di Adriano, erano a Nord Ovest di Castel
Sant’Angelo. Nel 1742 l’abate Diego De Revillas scavò in questi ruderi fino a trovare l’arena del circo e scale di accesso alle gradinate. Durante i lavori di costruzione del quartiere si rinvennero resti di questo edificio in via Cola di Rienzo angolo via Terenzio, in via Crescenzio angolo via Ovidio e in altri luoghi. Il Lanciani lo identificò come Gaianum, un’arena periferica per le esercitazioni circensi (Gaianum da Gaio Caligola). Altre importanti scoperte di sepolture vennero fatte nello scavo delle fondamenta del palazzo di Giustizia (vedi più avanti).

     I Prati vennero occupati più volte dagli eserciti che si avvicinavano a Roma per assediarla o per accompagnare il proprio imperatore. Vi si accamparono i Visigoti di Alarico (410), i Vandali di Genserico (455), gli Eruli di Odoacre, gli Ostrogoti di Teodorico, vi si accampò l’esercito di Carlo Magno quando venne a farsi proclamare imperatore nella notte di Natale dell’anno 800. Ancora nel 1527 vi si accamparono i Lanzichenecchi che posero l’assedio a Roma (papa Clemente VII). Ancora le truppe francesi nel 1798 e dieci anni dopo.

     Per i romani Prati era luogo di svago e riposo, vi si recavano per merende seduti sull’erba o sulle rustiche panche delle osterie fuori porta. Per attraversare il Tevere c’era una barca all’altezza del porto di Ripetta guidata da Bocalone, per le grandi bevute. Tre erano le osterie presenti in Prati dette: la Prima, la Seconda e la Terza. C’era chi si spingeva a piedi fino alla valle dell’Inferno (dove ora è la fermata della metro Valle Aurelia).

     Con l’unità d’Italia si pensa ad una espansione edilizia anche in questa parte della città. Il primo a costruire in Prati fu il conte Edoardo Cahen che aveva comprato gran parte della vigna Altoviti. Questi, con altri soci, aveva impiantato strade, marciapiedi alberati, illuminazioni a gas, fogne e alcuni palazzi. Il nuovo quartiere (1874) fu detto appunto quartiere Cahen, era tra le attuali vie Vittoria Colonna, Ulpiano e Calamatta. Nel 1879 i proprietari degli immobili formarono una società per costruire il ponte di Ripetta con strutture in ferro, il passaggio era a pagamento (5 centesimi). Solo nel 1882 il Comune incluse Prati nel proprio piano regolatore e, dopo accordi con il governo, si costruirono le caserme, il Palazzo di Giustizia (1888 posa della prima pietra) e una piazza d’Armi. Nel 1894 veniva fondata la chiesa del Sacro Cuore del Suffragio; in occasione del 50° anniversario dell’ordinazione sacerdotale di papa Leone XIII, fu eretta la chiesa di San Gioacchino (1898). Su piazza Cavour sorse la chiesa Valdese. Nel 1901 venne costruito ponte Cavour e demolito in ponte di ferro, detto ponte di Ripetta. Cominciarono così ad essere attive le prime linee tramviarie. Nel 1921 il Comune decretò la nascita del XXII rione di Roma, questo. Nel 1980 venne inaugurata la metropolita A che serve il rione con le fermate Lepanto e Ottaviano. Negli anni 90 è stata tracciata la pista ciclabile di via Cicerone – via Marcantonio Colonna – viale delle Milizie che si allaccia alla pista ciclabile di viale Angelico e quindi alla Dorsale Tevere.

 

ITINERARIO

 

PONTE CAVOUR

     E’ il ponte che permette l’ingresso al rione, attraverso via Vittoria Colonna si va direttamente a piazza Cavour. Progettato dall’arch. Angelo Vescovali, fu costruito tra il 1896 e il 1901, sostituì la passerella di Ripetta del 1878. Presenta cinque arcate in muratura rivestite di travertino, è largo 20 metri e lungo circa 110 metri.

 

PIAZZA CAVOUR

     Piazza Cavour è sistemata a giardini e ha al centro la statua dello statista piemontese Camillo Benso Conte di Cavour opera di Stefano Galletti[1] del 1895. Sulla piazza lo storico cinema teatro Adriano, si tratta di un teatro risalente al 1898, su progetto di Luigi Rolland, era in legno, dopo solo sette mesi fu distrutto in un incendio. Ricostruito parzialmente in cemento armato venne reinaugurato con la Gioconda di Ponchielli. Aveva sala a ferro di cavallo e nella volta era rappresentato l'imperatore Adriano. Tra il 1936 e il 1950 vi si tennero i concerti dell'Accademia di Santa Cecilia. Nel 1950 l'interno venne smantellato per trasformarlo in due sale cinematografiche: l'Adriano con ingresso da piazza Cavour e l'Ariston con ingresso da via Cicerone. Nel 1965 vi si esibirono i Beatles nella loro unica tournee romana. Nel 1997 venne trasformato in multisala con ben 10 schermi. Solo la facciata è originale.Vi affaccia una chiesa cristiana Valdese di stile goticheggiante su progetto dell'arch. Paolo Bonci coadiuvato dall'ing. Mario Rutelli.

     Ma l'edificio che domina con la sua mole la piazza è il Palazzo di Giustizia. I romani lo chiamarono da subito “Il palazzaccio” per i problemi di staticità che ebbe sempre. Si caratterizza per l’eccesso scenografico smisurato. Fra i più imponenti e grandiosi di Roma post unitaria, massima opera di Guglielmo Calderini[2]. I lavori durarono 22 anni, venne inaugurato nel 1910, ma la quadriga bronzea venne collocata solo nel 1926. Appare costruito in travertino ma è solo rivestito di questo materiale, è in cemento armato, uno dei primi palazzi d’Europa. E’ un edificio rettangolare tutto in travertino, di massiccia ed elaborata architettura ispirata a forme del tardo impero e del barocco romano. La movimentata facciata sul lungotevere (piazza dei Tribunali): corpo mediano a tre piani e due ali più basse, è coronata da una quadriga bronzea di Ettore Ximenes[3], statue colossali di giureconsulti di Maccagnani, Quattrini, Benini, Tripisciano, Dazzi e Biondi ne ornano le rampe d’accesso. Dal portale mediano, sormontato dal gruppo scultoreo con “La Giustizia tra la Legge e la Forza”, di Quattrini, si passa nel cortile dove è una grande statua delle Legge dello stesso Quattrini, anche qui statue di giureconsulti. Nel salone d’onore affreschi di Cesare Maccari. La facciata su piazza Cavour presenta, ai lati dello scalone di ingresso, due fontane a vasca. Oggi è sede della Corte Suprema di Cassazione. E’ stato recentemente sottoposto a lunghi lavori di ristrutturazione delle fondazioni.

     “La biblica e solenne imponenza del Palazzo di Giustizia, mentre soddisfa l’esibizionismo della giovane capitale, trascura del tutto le esigenze di funzionalità. Il tormento delle linee architettoniche esprime forse le perplessità dell’autore, Guglielmo Calderini. Iniziato nel 1880 e terminato nel 1911, questo composito ammasso di travertino, dopo soli cinquant’anni frana su se stesso, quasi ad esemplificare le ansie di chi l’aveva progettato”. Irene de Guttry, Guida di Roma moderna, De Luca ed., 1978, pag. 10.

     La piazza è stata interessata per ben 8 anni da lavori per la costruzione di un parcheggio sotterraneo, il 25 gennaio 2012 è stata riaperta al pubblico e pedonalizzata l'area ai piedi del palazzo di Giustizia, attualmente l'area a verde e pedonale si estende per 14.000 mq[4].

 

 

     Il 10 maggio 1889 mentre si scavavano le fondamenta del palazzo di Giustizia, per noi romani il Palazzaccio, vennero alla luce due sarcofaghi, nel primo lo scheletro di un uomo anziano, nell'altro istoriato era penetrata dell'acqua, in esso si trovava una giovinetta, aveva il capo scheletrito ricoperto di una folta capigliatura ondeggiante nell'acqua, questi capelli scuri erano così lunghi che scendevano oltre la cintura. Una coroncina di mirto bloccata da un fermaglio d'argento era posata sulla testa e si era fossilizzata rimanendo intatta. Aveva al dito un anello con il nome Fileto e una stupenda bambola d'avorio al fianco. Aveva orecchini in oro e perle, anelli con ametiste, collane di smeraldo. Sul sarcofago il nome Trifena Crepareya.

     Trifena aveva diciannove anni, siamo nell'epoca dell'imperatore Marco Aurelio, le legioni romani combattevano in Oriente contro i Parti, in Occidente, lungo il Danubio contro i Quadi e Marcomanni, la città era splendida per i suoi monumenti e un tiepido sole autonnale la scaldava. Tifena era innamorata di Fileto, aveva dovuto attendere il suo uomo che era a combattere lungo i confini dell'impero. Lo aveva conosciuto a 13 anni e si erano promessi amore eterno. Si erano visti poche altre volte, adesso aveva 19 anni e per i tempi era quasi una zitella.

     Quando il suo uomo era partito per l'Oriente a combattere con l'esercito romano guidato da Lucio Vero, Trifena aveva baciato i suoi occhi, la sua bocca e gli aveva donato la bambola fatta apposta per lui. Non era una bambola era il corpo di una adolescente curato nei minimi particolari secondo una sensibilità naturalistica, la testa poi era il perfetto ritratto di Trifena, il naso alla greca, gli occhi grandi, il labbro superiore sporgente che sembra sorridere. Una fidanzata bambina.

     Per Fileto era l'altra Trifena, una sua foto ricordo, il suo doppio, l'innamorata gli aveva regalato se stessa.

     Fileto aveva portato con se quella bambola, attraverso mille marce, dormento in cento accampamenti diversi, sopravvivendo a cento battaglie, finalmente era ritornato a Roma. Una grande gioia coglieva i due innamorati, tutto era pronto per la cerimonia nuziale. Lei avrebbe donato la bambola al tempio di Venere come segno di passaggio tra l'adolescenza e la maturità. Un banchetto nella casa di lui, spezzare il pane insieme e mangiarlo come segno di unione, il corteo nuziale avrebbe accompagnato i due sposi nella loro casa tra canti e qualche battuta frizzante, giunti sulla porta di casa lui l'avrebbe presa in braccio per superare la soglia di casa, sarebbe stato un brutto segno del destino se lei avesse inciampato.

     Ma... una febbre maligna la colpì e la notte prima del matrimonio Trifena morì. La casa si riempì delle urla di dolore della donne e della servitù, poi i familiari e le amiche provvidero alla sepoltura. Per tomba fu scelto un terreno appartato destinato a ville private sulla riva destra del Tevere non lontano dal mausoleo di Adriano, oggi Castel Sant'Angelo e da una strada fiancheggiata dai sepolcri dove ora è via della Conciliazione, tale strada continua sotto la navata centrale della basilica di San Pietro dove era e c'è ancora oggi una vasta necropoli, fra tante tombe anche quella dell'apostolo Pietro.

 

     La scoperta di questa tomba con la bambola fu un fatto veramente eccezionale, colpì l'immaginazione di tutti, in particolare del poeta Giovanni Pascoli[5] che ammaliato scrisse una poesia a lei dedicata: "Ti nascondevi, o fanciulla, nell'acqua trasparente, e sull'onda nuotavano i tuoi capelli di felce. Avevi concesso alla notte oscura di scioglierli?". La vicenda immaginata dal poeta parte dall'anello con incisa la parola "Filetus", che potrebbe essere il suo promesso sposo, infatti venivano sepolte con la bambola le donne vergini. Oggi, giugno 2016, la bambola è conservata alla Centrale Montemartini[6].

 

CINEMA ADRIANO

piazza Cavour 22, rione Prati

     Si tratta di un teatro risalente al 1898, su progetto di Luigi Rolland, era in legno, dopo solo sette mesi fu distrutto in un incendio. Ricostruito parzialmente in cemento armato venne reinaugurato con la Gioconda di Ponchielli. Aveva sala a ferro di cavallo e nella volta era rappresentato l'imperatore Adriano. Tra il 1936 e il 1950 vi si tennero i concerti dell'Accademia di Santa Cecilia. Nel 1950 l'interno venne smantellato per trasformarlo in due sale cinematografiche: l'Adriano con ingresso da piazza Cavour e l'Ariston con ingresso da via Cicerone. Nel 1965 vi si esibirono i Beatles nella loro unica tournee romana. Nel 1997 venne trasformato in multisala con ben 10 schermi. Solo la facciata è originale.

 

 

CASA MADRE DEI MUTILATI E DELLE VEDOVE DI GUERRA

     Si trova in lungotevere Castello. I romani lo chiamano il “Pentagono”, perché ha una pianta pentagonale con cortile interno. Costruito tra il 1925 e il 1937 su progetto di Marcello Piacentini, presenta al suo interno un ciclo di affreschi che esaltano i vari corpi dell’esercito nella prima guerra mondiale.

     Nella sala Pietro Ricci si trovano medaglioni con teste di uomini illustri: Francesco Rismondo, Guglielmo Oberdan, Nazario Sauro, Cesare Battisti, Fabio Filzi, Damiano Chiesa, sono opere di Ettore Colla in collaborazione con Federico Papi. La decorazione parietale realizzata su cartoni è di Edoardo Del Neri.

     Sulla facciata esterna il motivo di teste di fanti con l’elmo è di Giovanni Prini, la facciata esterna lato nord  con Due angeli che porano la bandiera è sempre di Giovanni Prini.

     Nel cortile delle Vittorie l’Aquila è di Ettore Colla, nel lato est le Battaglie combattute dai soldati italini sono di Cirpiano Efisio Oppo (1936-37), quelle del lato ovest sono di Antonio Giuseppe Santagata, la Vittoria è di Guido Galletti.  Nel vestibolo est le erme di giulio Giordani e Fulcieri Paulucci de Calboli sono di Adolfo Wildt.

     Nel sacrario delle Bandiere si trova l’affresco del Duce con Vittorio Emanuele II a cavallo, opera di Mario Sironi del 1938.

 

CHIESA SACRO CUORE DEL SUFFRAGIO

     Anche conosciuta come chiesa del Sacro Cuore di Gesù o “Piccolo Duomo di Milano” è stata progettata dall’ing. Giuseppe Gualandi in stile neogotico, consacrata il 17 maggio 1921. Nel 1893 il missionario Victor Jouet fondò a Roma l’Associazione del Sacro Cuore del Suffragio delle anime del Purgatorio, qui venne acquistato un terreno per l’edificazione della Chiesa. L’edificio fu costruito tra il 1908 e il 1917 e aperto al culto il primo novembre dello stesso anno. Nello stesso anno venne fondata la parrocchia.

     Presso la sacrestia si trova il Museo delle Anime del Purgatorio. In seguito ad un evento miracoloso avvenuto nella cappella preesistente alla chiesa, durante il quale, nel corso di un incendio apparve l’anima di un defunto la cui effige rimase impressa sulla parete, Victor Jouet decise di raccogliere le testimonianze sulle manifestazioni delle anime del Purgatorio.

 

 

PONTE UMBERTO I

     Per noi romani, più semplicemente ponte Umberto. Collega i rioni Ponte e Prati. Come ponte Cavour è stato progettato dall’arch. Angelo Vescovali e costruito tra il 1885 e il 1895, fu inaugurato da re Umberto I e dalla regina Margherita di Savoia. Presenta tre arcate in muratura rivestite di travertino e pietra di Subiaco, è lungo m 105 circa, largo m 20.

 

 

MUSEO STORICO DEI CARABINIERI

Nel museo viene ricostruita la storia del corpo

e il suo contributo durante il primo conflitto mondiale

con molti cimeli.

     Si trova in piazza Risorgimento. Nel corso della Prima Guerra Mondiale i carabinieri si distinsero nelle battaglie dell’Isonzo, del Carso, del Piave, sul Sabotino e San Michele, in particolare sulle pendici del Podgora. I carabinieri furono i primi ad entrare a Gorizia il 9 agosto 1916. Il 2 novembre 1918 circa 200 militari del Battaglione Carabinieri Mobilitato presso il Comando Supremo, furono i primi a sbarcare a Trieste liberata. Il loro comandante Umberto Russo fu il primo a toccare il suolo di Trieste. Durante il conflitto caddero 1.400 carabinieri, 5.000 furono feriti. Ai reparti e singoli militari furono conferiti una Croce all’Ordine Militare di Savoia, 4 medaglie d’Oro, 304 d’Argento, 831 di bronzo, 801 Croci di Guerra e 200 Encomi solenni, tutti al valor militare.

     Tutto ciò è documentato nel museo che esiste dal 3 dicembre 1925, allora disponeva di sole sei sale, dal 1937 si estende su tutta la palazzina di fine Ottocento che è stata ristruttura e decorata per il nuovo ufficio dall’arch. Scipione Tadolini. Nel 1985 il museo è stato ristrutturato e ammodernato, alla sua inaugurazione è intervenuto il ministro della difesa Spadolini.

 

 

PIAZZA DELLA LIBERTA’

     Ci troviamo nel rione Prati, al di là di ponte Margherita, all’inizio di via Cola di Rienzo. La piazza è costituita da due aiuole verdi e circondata da villini o palazzi di stile eclettico, la costruzione del sottopasso del lungotevere nel 1960 ha snaturato in parte la bellezza del luogo. Oltre alla lapide che ricorda la fondazione della Lazio, vi si trova il monumento al drammaturgo Pietro Cossa e Casa De Salvi, una palazzina del 1930 opera di Pietro Aschieri (autore della piazza e del palazzo della Civiltà Romana all’Eur con altri, case popolari alla Garbatella, in via Taranto, della Casa di Lavoro dei Ciechi di guerra in via Rovereto). “Rappresenta un classico della palazzina romana che ebbe in Aschieri un magistrale interprete, con quell’andamento ritmico e ondulato delle finestre e dei balconi in un’alternanza di concavo e convesso, tipica espressione di gusto scenografico particolarmente accentuata nella plastica accentuazione delle angolare” (da: Rendina – Paradisi, Le strade di Roma, ed. Newton, 2003, vol. II, pag. 707). In questa piazza c’era l’ufficio elettorale per Francesco Rutelli sindaco nel 1993. Una lapide ricorda la fondazione del Comitato di Liberazione Nazionale il 9 settembre 1943 con a capo Ivano Bonomi. Un’altra lapide ricorda Massimo Gizzio, nel punto in cui venne ucciso dai fascisti mentre conduceva una manifestazione di studenti del vicino liceo Dante. Il 20 maggio, il giardino del lato Nord è stato intitolato a Ettore Troilo comandante della brigata partigiana che agiva sulla Majella, in Abruzzo. Sempre nel lato Nord della piazza, ma più vicino al Tevere si trova il monumento a tutti i Caduti delle Forze dell’Ordine. In angolo con via dei Gracchi e via Orsini si trova uno dei più bei villini liberty di Roma: il villino Cagiati.In esso Garibaldi Burba si diverte a recuperare lo stile medioevale componendo liberamente gli elementi di una costruzione. Eccezionale la qualità delle decorazioni. Splendido il sottotetto con dipinto di girasoli, sopra e sotto le finestre altri dipinti floreali, sono opera di Galimberti. Un gazebo sul giardino di via dei Gracchi. Le ceramiche sul muro di cinta di via Orsini sono di Galileo Chini, particolari portalumi all’ingresso.

     Nella casina, tra i giardini, ha sede la fondazione Gabriele Sandri, un tifoso della Lazio ucciso l’11 novembre 2007 alla stazione di servizio Badia al Pino, presso Arezzo, da un solo colpo di pistola sparato dall’agente di Polizia Luigi Spaccarotella che si trovava sull’altra carreggiata dell’autostrada. Gabriele è colpito al collo mentre si trovava all’interno di un’auto. L’intervento dell’agente era stato sollecitato da una rissa tra tifosi laziali e juventini nel parcheggio dell’area di servizio. Dopo vari gradi di giudizio Spaccarotella viene condannato per omicidio volontario a 9 anni e 4 mesi di reclusione. In tutti gli stadi si osserva un minuto di silenzio, la partita Roma – Cagliari viene rinviata, nonostante ciò un centinaio di ultras laziali e romanisti attaccano la stazione di polizia in via Guido Reni, un commissariato in via Fuga, gli uffici del Coni e la caserma dei carabinieri di Ponte Milvio. La fondazione, organizzazione senza fini di lucro, ha lo scopo di onorare la memoria del giovane attraverso la promozione di iniziative per lo studio e il contrasto della violenza, soprattutto fra i giovani e i bambini. Un gruppo si occupa di donazione del sangue, un altro di premi letterari, un altro ancora di iniziative nelle scuole.

 

 

PONTE REGINA MARGHERITA

     Il ponte collega l’asse di via Cola di Rienzo (Prati) con la zona di piazza del Popolo (Campo Marzio). Come ponte Umberto e ponte Regina Margherita, fu progettato dall’arch. Angelo Vescovali, e fu costruito tra il 1886 e il 1891 e dedicato alla prima regina d’Italia. Fu il primo ponte in muratura sul Tevere costruito dopo molti secoli (ponte Sisto). Presenta tre arcate in muratura rivestite di travertino, è lungo circa 110 metri.

 

 

PIAZZA COLA DI RIENZO

     Uno dei centri del quartiere, ha forma rettangolare, è sempre animata per la presenza di negozi, cinema e locali di intrattenimento. La piazza è stata completamente riqualificata nel luglio 2007 (Veltroni sindaco). Il cinema Cola di Rienzo, oggi Eden, fu realizzato negli anni Venti e costruito al posto del demolito teatro Verdi per varietà che risaliva al 1901. Davanti il busto a Totò ricorda che nel cinema teatro si è esibito più volte. Sullo stesso lato il Caffè Portofino, di fronte la libreria Mondadori. La piazza è attraversata dalla pista ciclabile di via Cicerone – via Marcantonio Colonna.

     Ricorda il tribuno e senatore romano Nicola Gabrini figlio di Lorenzo (1313-1354) detto Cola di Rienzo, che fu arbitro della città nel 1347 in una repubblica di origine popolare. Scacciato da una successiva sommossa, scomunicato, arrestato come ertico e tradotto in catene ad Avignone, fu poi incaricato di restaurare in Roma l’autorità pontificia. Rientrato trionfalmente in Roma, si rese impopolare e fu ucciso in una sommossa ai piedi del Campidoglio.

     Al n. 153, all’angolo con via Attilio Regolo, della via si trovava il Caffè Latour, creato ai primi del Novecento da discendenti di un generale di Napoleone originari della Lorena, negli anni Settanta è diventato un negozio di scarpe. Ha mantenuto fino alla fine il caratteristico arredo curato all’interno nel 1924 da Melchiorre Bega. Ad angolo con la piazza c’era la gelateria Pellacchia che purtroppo a chiuso negli anni Novanta per lasciare il posto ad una banca (Deutsche Bank). Aveva il bancone per il gelato in marmo con i tipici pozzetti chiusi da una sorta di tappo metallico.

 

 

PIAZZA DEI QUIRITI

     La piazza ricorda il nome che presero i romani dopo la fusione con i sabini di Tito Tazio che provenivano dalla città di Curi. Per alcuni da qui deriva anche Quirinale. Questa piazza circolare ha al centro un giardino con cipressi e la fontanadi Attilio Selva[7] del 1928. Indicata in tutti i testi come “fontana” o “fontana di piazza”, venne realizzata su concorso del Governatorato. E’ costituita da una grande vasca circolare, delimitata da un largo bordo sporgente di poco elevato sul livello stradale, al centro del quale si innalza, su elaborato balaustro, il catino inferiore sporgente, convesso e centinato. A sostenere con il capo e le braccia il catino superiore sono quattro figure di donna presentate nude, aspetto che fece scalpore, per questo è detta anche “fontana delle cariatidi”. Conclude la fontana una pigna da cui esce l’acqua.

 

 

MUSICARTE

     Musicarte si trova in via Fabio Massimo 32. Questo negozio nasce nei primi anni Cinquanta per iniziativa della cantante lirica Wanda Martella che in questo modo rinuncia alla carriera artistica, subito diventa un punto di riferimento nel mondo musicale romano, in questa prima fase vende solo spartiti e libri di musica. Negli anni Sessanta il figlio Nanni subentra nella direzione del negozio alla madre e introduce la vendita degli strumenti musicali. Alla fine degli anni Settanta viene assunto personale specializzato per i vari settori in cui si divide il negozio. Vengono introdotti i primi computer Apple con software adeguati per gestire più strumenti musicali. Nel 2005 il negozio si espande ed occupa un intero isolato[8].

 

 

CHIESA DI SAN GIOACCHINO

     Si trova in via Pompeo Magno, vicinissima a piazza dei Quiriti.Eretta da Raffaele Ingami in occasione del giubileo sacerdotale di Leone XIII Pecci (1891-98). E’ una costruzione caratteristica per lo stile alquanto ibrido del tempo, con cupola in alluminio traforata a stelle (anche nella facciata c’è uso di metallo). Il mosaico sul portico “Adorazione riparatrice del mondo cattolico” è di Virginio Monti. Interno a tre navate divise da colonne in granito con capitelli bronzei, ha matronei laterali e, tra gli archi, medaglioni scolpiti con gli “Apostoli” di Michele Tripisciano. Le 14 cappelle decorate rappresentano le varie nazioni cattoliche, nella cappella della Spagna, a destra dell’abside, “Immacolata” statua di Michele Tripisciano del 1902. Nella cripta affreschi di Virginio Monti.

 

 

MERCATO DI PRATI

      Il mercato si trova in piazza dell’Unità.E’ il mercato del rione Prati, si trova lungo via Cola di Rienzo, una delle vie dello shopping cittadino, presenta negozi tra i più eleganti di Roma. E’ aperto anche il pomeriggio. All’interno sono visibili belle e grandi foto d’epoca in cui si vede il mercato ma non la struttura edilizia attuale, la piazza era libera e non occupata dall’edificio. Il Comune prevede per questo mercato un’apertura anche serale, convertendolo in luogo per un pasto veloce dopo teatro, come avviene per il mercato di viale Parioli.

 

 

CASTRONI

     Si trova in via Cola di Rienzo 196/198. Dal 1932 è a Roma il tempio del gusto, in via Cola di Rienzo. Aperto da Umberto e la moglie Augusta, quando vendettero il chiosco che avevano sul lungotevere per installarsi nell’attuale negozio di via Cola di Rienzo, negli anni Cinquanta entrarono in azienda i fratelli Castroni: quattro femmine e due maschi, da allora vennero raddoppiati gli spazi. Negli anni Sessanta i sei figli aprirono nuovi punti vendita il cui punto di forza è rappresentato dal fatto che in ogni negozio c’è un membro della famiglia; oltre alla vasta gamma di prodotti tutti di alta qualità. Negli anni Ottanta il Castroni di via Cola di Rienzo allargò la superficie fino a 200 mq. Nel 2000 altra acquisizione di 200 mq che portò la superficie totale a 400 mq. Nel 2010 entrò in attività la quarta generazione ed aprono altri punti vendita.

     Da Castorni vari tipi di caffè, sale dell’Himalaya, sale verde delle Hawaii, sale nero di Cipro, pepe, spezie, marmellate, caramelle, pasta, riso, prodotti tipici italiani come biscotti, dolci, miele e proveniente da ogni paese del mondo. E’ famoso tra gli stranieri residenti a Roma perché qui è possibile trovare prodotti da ogni paese. Oggi a Roma si trovano 12 negozi di Castroni, gli altri sono: via Flaminia 28, piazza della Balduina 1/a, via Boccea 173/175, via Cassia 1821b/c, via Catania 54, via Frattina 79, via Nazionale 71, via Ottaviano 55, viale Marconi 102, viale Parioli e piazza Irnerio 73.

 

 

VIA GERMANICO

Via Germanico 107 -109: casa per appartamenti di Marcello Piacentini del 1920.

 

L’AZZURRO SCIPIONI

     In via degli Scipioni 82 (Prati) si trova un piccolo cinema sconosciuto al grande pubblico, Azzurro Scipioni, due sale, una arredata con poltrone di aerei, proietta solo grandi classici e pellicole rare. E’ gestito da Silvano Agosti, figura assolutamente unica nel panorama italiano, scrittore, sganciata da contributi statali e non condizionato da poteri forti.

 

VILLINI IN PRATI

 

VILLINO CAGIATI

     In via Virgilio Orsini n. 25 (ad angolo con via dei Gracchi) si trova il villino Cagiati (1902). Lo prendiamo ad esempio dei tanti villini liberty costruiti nel rione. In esso Garibaldi Burba si diverte a recuperare lo stile medioevale componendo liberamente gli elementi di una costruzione. Eccezionale la qualità delle decorazioni. Splendido il sottotetto con dipinto di girasoli, sopra e sotto le finestre altri dipinti floreali, sono opera di Galimberti. Un gazebo sul giardino di via dei Gracchi. Le ceramiche sul muro di cinta di via Orsini sono di Galileo Chini, particolari portalumi all’ingresso.

 

VILLINO ROBERTINI via Crescenzio 14, angolo via Virgilio, rione Prati. Abitazione privata in un quartiere di pregio risalente al 1909 è opera dell'architetto Arturo Pazzi autore del palazzo del Messaggero in via del Tritone (già hotel Select) e del palazzo delle Assicurazioni Generali Venezia in piazza Venezia (con Manassei). Il villino è caratterizzato dal mattone rosso e dall'altana elegante che si apre sul lato di via Virgilio ma ben visibile da diverse angolazioni.

 

 

PALAZZO BLUMENSTHIL via Vittoria Colonna 1, rione Prati. Si tratta dell'ultimo palazzo nobiliare costruito a Roma insieme a palazzo Brancaccio, entrambi di Luca Carimini[9]. Questo palazzo venne costruito tra il 1888 e il 1890, l'architetto si è rifatto allo stile del Quattrocento italiano, presenta quattro facciate, l'ingresso è sua via Vittoria Colonna con portale e imponenti colonne. Nell'interno pitture parietali nelle scale e nel piano nobile. Dal lungotevere spicca l'altana a tre serliane. Nel periodo umbertino fu salotto letterario. Sul lungotevere si trova la celebre pasticceria Ruschena.

 

 

VILLINO ROY via Crescenzio 38, rione Prati. Si tratta di un vero e proprio palazzo dei primi anni del Novecento, edificato in stile parigino, ha dargli questo tratto è soprattutto la guglia che si trova in alto ad angolo con via Ovidio. Il piano terreno è bugnato, il palazzo si alza per quattro piani, l'ultimo livello è più basso e presenta finestre meno rifinite.

 

 

Altri villini in Prati. Possiamo scegliere fra alcuni villini che sono particolarmente indicativi dello stile dell’epoca, si tratta dello status simbol della borghesia. Una grande varietà di stili, dal rococò, al neoclassico, al liberty, al moresco, per distinguersi e qualificare le ville e il loro proprietario. In lungotevere delle Armi (è il tratto di lungotevere tra ponte Risorgimento e ponte Matteotti): il villino Rossellini,al civico 24 (dopo l’incrocio con via Montanelli, non il villino d’angolo, ma quello successivo) degli ing. Gennari e Saccomanni, ora foresteria del Circolo Ufficiali (ministero della Difesa); il villino Campos, al n. 20, di G.B. Milani, oggi Cricolo Ricreativo della Difesa, ad angolo, il portale della cancellata ha il timpano spezzato, una torre si alza sulla sinistra, le finestre sono barocche; il villino Luciani, al n.13, ad angolo con piazza delle Cinque Giornate, presenta una torretta, pitture sotto il cornicione su fondo rosso e anche sotto la linea marcapiano del piano nobile, è stato realizzato su progettodi Vannini e Del Moro del 1913. Nel 1917 Marcello Piacentini, un nome di tutto rispetto, che lascerà il segno nell’architettura della nostra città, realizza il villino Allegri in via Giovanni Nicotera 3 (vicinissimo a piazza delle Cinque Giornate, ad angolo con via Luigi Settembrini), oggi è sede della Residenza Universitaria Fondazione Rui.

 

 

IL QUARTIERE NEL CINEMA

    

 

 

BIBLIOGRAFIA

 

SITOGRAFIA

Piero Tucci

24.6.16

 

AGGIORNAMENTI

1.12.16 Liceo Caravillaninel rione Prati in piazza Risorgimento 46 b, chiude per danni dal terremoto, i solai del piano superiore presentano debolezze strutturali. Le 26 classi trasferite al Mamiani.

23.2.17 Via Cola di Rienzo. Protesta dei negozianti per le bancarelle. Sono legali ma troppe, oscurano le vetrine e rendono impossibile la passeggiata nel corso di Prati. 20 in 80 metri.

23.10.17 Prati. Crolla un albero in piazza delle Cinque Giornate (di fronte a ponte Matteotti) su un taxi, illesi tassista e due turiste; colpite altre due auto.

17.12.17 Cronaca. Prati. Molotov contro il commissariato Prati in via Ruffini. A scagliare la bottiglia incendiaria è un uomo con il volto coperto dal casco a bordo di uno scooter. Si indaga su anarchici e ultrà.

10.1.18 Prati. Lazio Calcio. Festa in piazza per i 118 anni della società sportiva, 2.000 tifosi presenti.

7.2.18 Botteghe Storiche. Castronidi via Cola di Rienzo ha rinnovato il suo bar.

3.3.18 Prati. Ancora un caso di construzione in pieno centro. Non si tratta di una demolizione e ricostruzione ma di una costruzione nuova accanto a quella esistente a ridosso del fronte strada su via Pompeo Magno, su un’area libera di 800 mq. Due piani fuori terra per uffici e servizi scuola e due interrati per il parcheggio. La proprietà è la Università Cattolica Lumsa nell’ex scuola e convitto dei Fratelli Cristiani d’Irlanda via Marcantonio Colonna 19.

22.6.18 Prati. La Lumsaannuncia la nascita di un nuovo edificio di due piani con pareti di cirtallo nel giardino della sede in via Marcantonio Colonna 19. E’ un’area di 800 metri quadri, la nuova palazzina è ritenuta un ampliamento come residenza distaccata. Italia Nostra chiede alla Regione di sopprimere i nefasti art 4 e 6 della legge sulla Rigenerazione, o Piano Casa.

 

 

 

 

 



[1] Stefano Galletti (Cento 1832 – Roma 1905) studiò all’Accademia di San Luca con Pietro Tenerani, uno dei firmatari del manifesto del Purismo. Sua la statua di San Lorenzo (1865) sulla colonna posta davanti alla basilica romana, la statua a Girolamo Savonarola a Ferrara del 1875, la statua della libertà a San Marino. Fu presidente dell’Accademia di San Luca.

[2] Guglielmo Calderini (Perugia 1837- Roma 1916) Esponente dell’eclettismo accademico, fu docente a Perugia, Pisa quindi a Roma. Lavorò lungamente al Genio Civile. A Roma ha realizzato il Palazzo di Giustizia, iniziato nel 1880, finito nel 1911, il Quadriportico della basilica di San Paolo e la cappella del Coro con stalli lignei. A Perugia ha realizzato la chiesa di San Costanzo, palazzo Bianchi e palazzo Cesaroni attuale sede del Consiglio Regionale dell’Umbria, oltre all’imponenete palazzo che porta il suo nome, costruito sulla demolita Rocca Paolina. Suoi i progetti per la facciata del duomo di Savona e per il palazzo comunale di Messina. A Città di Castello Calderini progettò l’edificio delle Terme di Fontecchio. Morì suicida forse per le forti critiche ricevute per il palazzo di Giustizia di Roma.

[3] Ettore Ximenes (Palermo 1855- Roma 1926) scultore e illustratore. Diplomatosi a Palermo si trasferì prima a Napoli quindi a Firenze dove risentì l’influsso del Rinascimento. Sue opere a Roma: monumento a Ciceruacchio ora al Gianicolo, gruppo marmoreo il Diritto al Vittoriano, quadriga bronzea sul Palazzo di Giustizia. A Parma il monumento a Giuseppe Verdi. Monumenti a Giuseppe Garibaldi a Pesaro, Carpi e Milano, il monumento a Zanardelli oggi nel tribunale di Brescia. Alla Gnam: Primavera. Molte opere all’estero, Usa, Argentina, Ucraina.

[4] Giardini piazza Cavour. La notizia dalla cronaca di Roma de "la Repubblica" del 26.01.12.

[5] Giovanni Pascoli (San Mauro di Romagna 1855 - Bologna 1912) poeta e figura emblematica della letteratura italiana di fine Ottocento. Nonostante la sua formazione positivistica è con Gabriele D'Annunzio il maggior poeta decadente italiano.

[6] La bambola di Trifena. Questo racconto è preso da: Cecilia Gatto Trocchi, Storie e luoghi segreti di Roma, ed. Newton, 1988, pag. 32

[7] Attilio Selva (Trieste 1888 – Roma 1970) studiò a Trieste, quindi si stabilì a Milano e Torino dove lavorò con Bistolfi, dal 1909 si stabilì a Roma. Realizzò la fontana di piazza dei Quiriti a Roma, la statua di San Carlo a piazza Augusto Imperatore, il monumento a Guido Baccelli in piazza Salerno a Roma, il monumento a Oberdan a Trieste, il monumento a Nazario Sauro a Capodistria, a Montecassino il gruppo bronzeo della Morte di San Benedetto e paliotto in argento nel 1970, ma la sua opera più celebre resta il monumento ai caduti di Trieste presso San Giusto.

[8] Musicarte. Tutte le notizie da: musicarte.com.

[9] Luca Carimini (Roma 1830-1890) autore della chiesa di Sant'Ivo dei Bretoni in via Campana presso via della Scrofa, della chiesa e del collegio di San Giuseppe di Cluny in via Poliziano presso via Merulana, della chiesa e collegio di Sant'Antonio in via Merulana. Ha progettato cappelle funebri al Verano.