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SPQR SONO PETTEGOLI QUESTI ROMANI

 

DAI GIOCHI EROTICI DELLE VESTALI AL SUICIDIO DI CESARE,

DAL PAPA MORTO TRA LE BRACCIA DELLA SUA AMANTE

ALL’AVARIZIA DI MICHELANGELO,

DAL SUICIDIO DI CESARE ALLE PRESUNTE AMANTI DI FELLINI.

 

TEMPIO DI VESTA

I GIOCHI EROTICI DELLE VESTALI

     La tradizione voleva che le migliori famiglie romane indicassero una bambina per diventare vestale, ovvero quelle sacerdotesse addette a tenere sempre acceso il fuoco sacro. Solo nel mese di marzo il fuoco poteva essere spento, perché era il mese dedicato a Marte. Erano riunite in un collegio di quattro, poi sei sacerdotesse, fondato da Numa Pompilio.  Per voto vi restavano 30 anni, dieci come allieve, dieci per esercitare e dieci per istruire le novizie. Se durante il loro servizio non conservavano la verginità venivano sepolte vive, nelle rare occasioni in cui uscivano, se incontravano un condannato a morte, quest’ultimo era graziato e lasciato libero. A selezionarle era il Pontefice Massimo, secondo criteri rigorosi, dovevano essere libere da difetti fisici, avere entrambi i genitori, essere di famiglia patrizia (quest’ultimo obbligo venne eliminato alla fine del periodo repubblicano). Un uomo le sceglieva con la formula: “Ita te amata capio”, ovvero “Amata ti prendo”, e questo faceva nascere mille pettegolezzi, rafforzati dalla leggenda di Romolo e Remo figli di Marte e Rea Silvia, vestale di Alba Longa. Le chiacchiere imperversavano.

 

PASSETTO DEL BISCIONE

IL SUICIDIO DI CESARE

     Molte le chiacchiere sul conto di Cesare, che avendo avuto tanti successi militari prima, e politici poi, suscitava gelosie e voglia di rivalsa in tante persone. Sembra che qualche malevolo lo abbia chiamato “Regina di Bitinia” percè, all’età di vent’anni fu inviato ambasciatore in Bitinia dal re Nicomede IV per chiedere l’aiuto della flotta del re nell’assedio di Mitilene nell’isola di Lesbo. Sembra che grazie alla sua bellezza Cesare conquistò subito la fiducia del re e il suo letto, di certo ottenne la flotta richiesta. Nella lotta contro Pompeo i suoi detrattori lo accusarono di voler diventare re della città, quindi di voler abbattere la repubblica, fecero girare la battuta che “prima aveva avuto un re e adesso voleva un regno”. Cesare non rispose mai a queste accuse.

     Dopo l’assassinio di Cesare, il 15 marzo del 44 a.C. i suoi detrattori fecero girare la voce che fosse stato proprio lui a orchestrare il suo omicidio. Dissero che Cesare, gravemente ammalato, abbia deciso di suicidarsi per porre fine ai suoi giorni e uscire di scena da vincente. Sembra che soffrisse di crisi epilettiche, col passare degli anni, queste si facevano sempre più frequenti. Venne a conoscenza del complotto e non prese alcuna precauzione, anzi la sera prima inscenò una sorta di addio, confermando di aver vissuto una vita lunga e gloriosa e di auspirare una morte rapida e inaspettata. Sarebbe così avvenuto il primo suicidio assistito della storia.

 

PALAZZO DEL LATERANO

IL PAPA MORTO TRA LE BRACCIA DELL’AMANTE

     Il papa Giovanni XII, Ottaviano dei Conti di Tuscolo (papa dal 955 al 963, e per un breve periodo nel 964) venne posto sul trono di Pietro con la violenza da parte del padre Alberico II di Spoleto, forte del suo potere si concesse ogni vizio e capriccio. Amava il lusso sfrenato e l’ancor più sfrenato piacere. Trasformò il palazzo del Laterano in una sorta di casa di piacere dove si circondava di belle donne e bei ragazzi, si dedicava alle cacce, spesso si ubriacava. Sul comportanto del Papa, che si faceva pagare per le nomine religiose, fu convocato un sinodo speciale, al quale inviò una minaccia di scomunica.

     Fino all’ultimo giorno di vita si concesse ai piacere del sesso. Sembra che sia morto tra le braccia della sua amante Stefanetta, moglie di un oste, secondo alcuni era stato il marito che avendoli sorpresi nell’amplesso aveva scaraventato il Pontefice fuori dalla finestra. Altri invece che fosse colto da ictus nel letto con la sua amata nel maggio del 964, a 27 anni, con un grande e compiaciuto sorriso sulle labbra. E’ sepolto in San Giovanni in Laterano.

 

SAN PIETRO IN VINCOLI

L’AVARIZIA DI MICHELANGELO

     Michelangelo proveniva da una famiglia che vantava antenati in primo piano nella scena politica fiorentina, il padre era stato podestà di Caprese, ma era caduta in povertà, situazione che il giovane Michelangelo mal tollerava. I suoi contemporanei lo giudicavano tirchio, aveva un forte desiderio di accumulare denaro, e sentiva forte la necessità di non sprecare.

     La casa nella quale visse gli ultimi cinquanta anni di vita e dove morì era in via Macel de Corvi, una strada scomparsa, dove adesso passa via dei Fori Imperiali, ma è rimasta una lapide a ricordarla sul fianco destro del palazzo delle Assicurazioni Generali Venezia (piazza Madonna di Loreto). Non era sua ma messa a disposizione dagli eredi di papa Giulio II perché finisse la tomba del pontefice. Risparmia così i soldi dell’affitto o dell’acquisto di una casa. Cercava di risparmiare anche sulle domestiche, spesso venivano licenziate perché da lui definite “di facili costumi”.

     Per quadagnare di più spesso mandava via i suoi assistenti, fece a meno dell’intermediario che teneva i contatti tra i committenti dei lavori e l’artista stesso. Prendeva gli stipendi dei suoi collaboratori, degli scalpellini, e li tratteneva, mai in banca, sempre in casa. La gente diceva che qualche volta non aveva pagato i suoi fornitori o collaboratori, il tutto per pochi denari.

     Alla sua morte in casa furono trovati fazzoletti logori, vestiti  lisi, pochi mobili e di poco conto, due coperte di lana e una d’agnello, vasi di rame ammaccati, camicie mai usate. Alcuni sacchetti di monete erano chiusi a chiave in un armadio.

     Insomma un vero e proprio tirchio, così almeno diceva la gente.

 

VIA MARGUTTA

LE PRESUNTE AMANTI DI FELLINI

     Innamorato di una sola donna tutta la vita, Giulietta Masina, questo sappiamo di Federico Fellini, ma sedotto da molte altre donne, questo si dice di lui, si raccontano tante storie che traggono vita dal mondo del cinema negli anni della Dolce Vita.

     Anche un grande giornalista e scrittore di storia come Indro Montanelli diceva che Anita Ekberg avesse dato appuntamento a Fellini nel suo albergo, dove lo avrebbe accolta sdraiata su letto completamente nuda. Il regista, non pronto alla performance, avrebbe simulato un attacco di appendicite così bene da farsi operare. Si diceva che la prima volta di Fellini, in una casa chiusa, fosse stata traumatica per lui, tanto da lasciargli una sorta di ansia da prestazione.

     Qualche anno dopo la morte di Fellini, una donna Anna Paciocca uscì allo scoperto e racconto la storia d’amore con Federico iniziata nel 1957 e proseguita per anni. Fellini l’aveva vista per strada e l’aveva seguita in pasticceria da Ruschena (in Prati), l’aveva corteggiata e finalmente aveva avuto una serie di incontri con lei. Alcune foto apparse sulla stampa confermarono la conoscenza dei due. Marcello Mastroianni, amico e confidente di Fellini, raccontò che più di una volta lo aveva accompagnato in piazza Ungheria per appuntamenti misteriosi, si faceva lasciare di fronte alla chiesa e rimaneva ferma, solo quando Marcello era andato via, allora si muoveva. La donna abitava in via Lima, non era sposata, la loro relazione, se è esistita, è durata quaranta anni. Fellini avrebbe avuto una figlia da lei, Patrizia, il certificato di nascita recita “di padre ignoto”, ma la bambina sarebbe nata cinque anni prima della loro conoscenza. Al matrimonio della ragazza Fellini fece da testimone. Il dubbio rimane.

 

Piero Tucci

22.06.18

Per questo testo sono debitore verso Valeria Arnaldi e al suo libro “SPQR Sono pettegoli questi romani” ed. Ultra 2014, da cui ho preso più di una idea e alcuni br