Stampa 

VIA CASILINA

 

INSOLITA PASSEGGIATA IN BICI ALLA SCOPERTA DI QUARTIERI

SORTI IN MANIERA SPONTANEA AI PRIMI DEL NOVECENTO,

QUARTIERI DI EDILIZIA ECONOMICA E POPOLARE DEL

SECONDO DOPOGUERRA, NUOVI PARCHI PUBBLICI

E MILLENARI ACQUEDOTTI ROMANI.

 

Mancano le note agli architetti del quartiere Torre Spaccata.

Manca approfondimenti alla  chiesa di Torre Spaccata.

 

VIA CASILINA

     Via Casilina era chiamata anche Labicana perché conduceva a Labicum, attuale Valmontone, talvolta fu chiamata Latina perché una sua diramazione saliva ai Colli Albani dove vivevano i Latini. Il nome Casilina deriva da Casilinum, oggi Capua, dove conduceva la strada e in quel luogo si congiungeva alla via Appia.

 

 

QUARTIERE INA CASA TORRE SPACCATA

     Il progetto del quartiere si deve all’arch. Plinio Marconi (capogruppo), risale al 1958, il primo nucleo venne inaugurato il 15 agosto 1961, su una superficie di ha 31,2 vennero realizzati 2.000 alloggi (11.154) per 11.200 abitanti. Venne abitato da impiegati statali, ferrovieri, appartenenti alle forze armate). Oggi siamo giunti alla terza generazione di “romanisti”. Il nome del quartiere si deve ad una torre medioevale situata nella parte Ovest, sorta su un edificio di epoca romana. Anche se il quartiere è ufficialmente chiamato Don Bosco. E’ delimitato da via Casilina, via di Torre Spaccata, un’area verde che lo separa dal vero e proprio quartiere Don Bosco e viale Palmiro Togliatti. Si trova nel VI Municipio del Comune di Roma. La strada principale è il viale dei Romanisti, una strada a quattro corsie con carreggiate separate, che purtroppo lo taglia a metà, si tratta di una strada molto pericolosa teatro di numerosi incidenti. Tutte le strade sono intitolate a poeti romaneschi o personaggi della cultura popolare romana come Rugantino e Sor Capanna.

     E’ stato progettato come quartiere residenziale popolare da contrapporre all’abusivismo imperante, per dare al ceto medio un quartiere dignitoso con ampi spazi verdi, dotato di oltre 100 cortili, con case che non superino i 3-4 piani, generalmente tutti gli ingressi che danno sui cortili e non sulle strade. L’uso della cortina di mattone, spesso trattata a formare superfici traforate e alternata a elementi strutturali in cemento armato a vista, conferiscono all’insieme carattere unitario, sebbene per realizzare 74 edifici è stato necessario l’impegno di 50 progettisti. Si è persa parte della documentazione originale, quindi non è certa l’attribuzione di alcuni fabbricati. L’area centrale presenta l’intrusione della caserma Vincenzo Piccinnini. La chiesa si deve a G. Nicolosi, la scuola a Plinio Marconi. Generalmente i corpi edilizi non sono mai coincidenti con il filo stradale, ispirazione tratta da esperienze scandinave.

     Entrando nel quartiere da viale Togliatti, il primo complesso di edifici sulla sinistra è stato progettato da Paniconi, sul lato opposto da Pediconi.

     In via Marforio si trova il complesso progettato dal gurppo Passarelli dominati da una torre alta sette piani a pianta  cruciforme e altri fabbricati in linea a 3 o 5 piani.

     A Nord di viale dei Romanisti si incontrano altri edifici attribuibili al gruppo coordinato da Ballio Morpurgo.

     Nella fascia di isolati tra via Berneri e via di Torre Spaccata, si trovano gli edifici di Giuseppe Nicolosi ispirati a sobria compostezza con facciate in laterizio e raffinati coronamenti traforati.

     Si è tentata anche l’idea di creare piccoli centri commerciali diffusi, ma purtroppo l’idea non ha funzionato, i negozi hanno chiuso e trasformati in abitazioni. Mancano un cinema, i campi sportivi, una vera piazza (realizzata solo nel 2005).

     Tutte le notizie del quartiere dal sito internet torrespaccata.org che si è avvalso del testo “Guida ai quartieri romani INA-Casa Dieci brevi itinerari attraverso i quartieri INA-Casa realizzati a Roma dal 1949 al 1969”a cura di Maria Margarita Segarra Lagunes e Rosalia Vittorini, ed. Gangemi.

 

     La progettazione dei quartieri INA-Casa di Roma era affidata ad Arnaldo Foschini. Questi i quartieri romani INA-Casa: Tiburtino (1949-52), Valco San Paolo (stessa data), Tuscolano (stessa data), Villa Gordiani (stessa data), Ponte Mammolo (1957-62), Acilia (1958-60), Colle di Mezzo (1958-60) e questo.

     Una particolarità del piano INA-Casa fu quella di apporre su tutti gli edifici realizzati ceramiche policrome che alludessero al tema del progetto o al tema della casa come luogo felice. Alcune furono realizzate da grandi artisti: Alberto Burri, Duilio Cambellotti, Tommaso Cascella, Piero Dorazio, Pietro De Laurentis.

 

CHIESA DI SANTA MARIA REGINA MUNDI

     Si trova in via Augusto Lupi. La chiesa parrocchiale fu consacrata dal card. Vicario di Roma Angelo Dell’Acqua il 21 febbraio 1970, è stata progettata da Eugenio Montuori e Giuseppe Nicolosi. Sulla sinistra svetta un agile ardito campanile di 30 metri e il battistero ora centro di accoglienza, sul lato opposto la casa parrocchiale. L’aula per le celebrazioni religiose ha la grandiosità di un santuario, può contenere 500 persone.

 

CHIESA SAN BONAVENTURA DA BAGNOREGIO

     Si trova in via Marcio Rutilio. Progettata da Francesco Paolo Riccobene e consacrata il 15 maggio 1999 dal cardinale vicario Camillo Ruini. A ricordo del santo titolare all’interno è stata collocata una pietra tufacea millenaria prelevata dalla casa paterna del Dottore Serafico e una lapide-ricordo estratta dalla cava basaltina di Bagnoregio unica al mondo.

 

 

EX AEROPORTO DI CENTOCELLE

     Anche se fa parte del quartiere don Bosco (ma rientra nel V Municipio) non possiamo non parlarne qui. L’aeroporto è intitolato all’asso dell’aviazione Francesco Baracca[1], è stato il primo aeroporto italiano. Il 15 aprile 1909 Wilbur Wright fece volare l’aereo di sua invenzione, si chiamava Flyer, il primo velivolo a motore più pesante dell’aria.

I voli si susseguirono per 11 giorni. Gli venne attribuito un compenso fu di 25.000 £,  per le esibizioni e per le lezioni di volo (altrettando per l’aereo[2]), l’aereo l’aveva portato in treno da Parigi, smontato in varie casse. Wright dormiva insieme al suo aereo in un capannone al limitare del pratone. La contessima Mery Macchi di Cellere, proprietaria del fondo, si incuriosì dell’operazione e lo invitò nella sua villa, in cambio gli offrì un volo sul suo aereo, così la contessina divenne la prima donna volante d’Italia.

     L’aereo riusciva a sollevarsi da terra di venti-trenta metri e rimaneva in aria per dieci minuti. Ad osservare le prove c’era un cronista d’eccezione Franz Kafka. Solo un anno dopo sorsero sette hangar.

     Qui instaurarono la prima scuola di volo italiana dove si formò l’ufficiale Mario Calderara. Nel 1920 da qui partirono gli aerei Sva per il volo sperimentale Roma-Tokyo. Nel 1919 da qui passò il mitico Lawrence d’Arabia[3] in volo da Londra al Cairo, il suo aereo fu costretto ad atterrare, si ribaltò, due membri dell’equipaggio morirono, lui si salvò per miracolo. Qui venne consegnata la bandiera di guerra alla Regia Aeronautica, il 4 novembre 1923, diventata arma autonoma. Qui venne custodita la bandiera fino alla inaugurazione del palazzo sede dell’aeronautica militare presso Castro Pretorio. Durante la seconda guerra mondiale fu oggetto di ripetuti bombardamenti.

     Dal 1961 non è più utilizzato per attività di volo. Permette l’attività di elicotteri ed è classificato come pista d’emergenza per i voli diretti a Ciampino. Attualmente è sede del Comando dell’Aeronautica Militare e di una stazione metereologica dell’Aeronautica Militare.

     Il 9 agosto 2013 presso la Sala Convegno del Comando è stato scoperto l’affresco di Ciro Cellurale che rappresenta il Flyer dei fratelli Wright, di fatto il primo volo in Italia. L’affresco misura cm 150x250 ed è stato realizzato con le sfumature di bianco e nero per rappresentare lo stato d’animo dei pionieri del volo votati all’incertezza[4].

     Non possiamo tacere che per molti anni, in una parte dell’ex aeroporto, all’incrocio tra via Casilina e viale Togliatti era il campo nomadi più grande d’Europa, si chiama Casilino 900. Il 14 febbraio 2010 il campo è stato sgomberato (Alemanno sindaco).

 

Su youtube.com  è possibile vedere un video dell’Istituto Luce dal titolo “All’aeroporto di Centocelle di Roma l’arrivo del primo aereo Berlino-Roma”, durata 53” (1931). Hai diverse foto dell’aeroporto in quelle del quartiere “Don Bosco”[5].

 

VILLA DE SANCTIS

     Il parco di Villa De Sanctis detto anche parco Casilino Labicano. Il  parco ha una superficie di circa 12 ettari, fu aperto al pubblico dal sindaco Rutelli il 5 novembre 1994 (solo una zona di tre ettari all'angolo tra via Casilina e via dei Gordiani). L'area era precedentemente occupata da depositi di auto in demolizione, depositi di materiali edili, un circolo sportivo e un ristorante "La carovana". Nel 1942 Filippo De Sanctis, proprietario del fondo, lascia in testamento il terreno all'Ente Comunale di Assistenza di Roma. Solo nel 1950 la villa viene finalmente consegnata al Comune ma la proprietà era stata affittate e subaffittata. Nel 1981, con il sindaco Petroselli, viene costituito il parco pubblico, dopo lunghe battaglie legali si arriva finalmente allo sgombero, alla bonifica eall'inaugurazione del 1994. Fino alla costruzione del quartiere di Casilino 23 era possibile vedere nella zona delle greggi al pascolo.

Nel 2003 (sindaco Veltroni) è stato inaugurato il Parco delle Sculture con la collocazione di 5 opere d'arte contemporanea realizzate utilizzando cinque materiali diversi:

- "Freeze" di Anna Ajò, in vetroresina;

- "Porta Magica" di Immacolata Datti, in terracotta;

- "Porta" di Giuliano Giuliani, in travertino;

- "Romana" di Carlo Lorenzetti, in acciaio;

- "Luna" o "Luna verde" di Costas Varatsos, in vetro[6].

     Nel perimetro della villa si trova il MAUSOLEO DI ELENA. Venne costruito dall'imperatore Costantino tra il 326 e il 330 per se stesso ma venne poi utilizzato come sepolcro per Elena, madre dell'imperatore, morta nel 328.

     Il mausoleo si trovava all'interno di una vasta proprietà imperiale denominata "Ad duos Lauros" che si estendeva dall'attuale basilica di santa Croce fino al III miglio della via Labicana, il suo territorio coincide con l'attuale VI Municipio. Fanno parte di quest'area le catacombe dei Santi Marcellino e Pietro, la basilica omonima di cui restano pochi ruderi e sui quali fu costruita la chiesa attuale.

Uscendo da villa De Sanctis da via dei Gordiani, andanto verso la Casilina c’era la fabbrica della BIRRA PILSEN, prima di questa vi era, negli anni Cinquanta, una PORCARECCIA, gli animali allevati in questo luogo erano alimentati con gli scarti alimentari prelevati dalla immondizia pubblica[7].

 

ACQUEDOTTO ALESSANDRINO

     Si deve all’imperatore Alessandro Severo (222-235) che volle così rifornire di acqua il Campo Marzio (qui aveva restaurato le terme di Nerone). Attingeva l’acqua presso Pantano Borghese, a sud della Prenestina e di Gabii. Tali sorgenti furono riutilizzate da papa Sisto V per l’acquedotto Felice. Diversamente dagli altri acquedotti la piscina limaria era alla sorgente. Il percorso dell’acquedotto era di Km 22 fino a porta Maggiore, da lì in poi le sue tracce sono andate perdute.

     Ancora oggi gli archi appaiono poderosi quando superano il fosso di Tor Bella Monaca, Essi misurano m 2,32 di lato, e distano tra loro m 3,50 con arcate alte fino a m 15. Un altro tratto sta in via di Torrenova e quindi oltrepassa il fosso di  Vallelunga e quello della Mistica. Un altro tratto con 33 arcate supera il fosso di Tor Tre Teste, mentre alcuni resti con una torre sono in via di Casa Calda.

     Il tratto che scavalca l’attuale viale Togliatti è forse il più spettacolare, sono da notare, alla sommità dei piloni ad una sola arcata, le coppie di mensole marmoree inserite dagli antichi nella muratura per essere utili al collocamento di ponteggi per lavori di manutenzione. Si è in grado di calcolare che l’acquedotto conduceva oltre 200 litri di acqua al secondo in città.

 

VILLA CERTOSA

     Si tratta di uno degli insediamenti edilizi spontanei dei primi anni del Noveento. L’asse di attraversamento della piccola borgata è via dei Savorgnan; ci troviamo nel borghetto degli Angeli detto anche VILLA CERTOSA, perché parte di una lottizzazione promossa dalla parte della villa negli anni Venti. La lottizzazione consiste in appezzamenti di terreno molto piccoli edificati in totale autonomia da edili e netturbini immigrati dalle campagne laziali negli anni del fascismo. La via inizia da una edicola mariana della Madonna degli Angeli che dà il nome al borghetto.

     Scrive Pasolini in Ragazzi di vita: “Tutt’intorno s’alzavano impalcature e casamenti in costruzione, e grandi prati, depositi di rottami, terreni fabbricabili; da lontano, forse dalla Marranella, dietro il Pigneto, si sentiva giungere la voce d’un grammofono ingrossata dall’alto parlante… quando ch’ebbero lasciato alle spalle, passo passo Porta Furba e si furono bene bene internati in una Shangai di orticelli, strade, reti metalliche, villaggetti di tuguri, spiazzi… erano quasi arrivati alla borgata degli Angeli che si trova tra Tor Pignattara e il Quadraro”.

     In via Alessi 132 si trova la lapide che ricorda Pietro Principato e Guerrino Sbardella, partigiani, il primo ucciso a Tor Pignattara il giorno della liberazione di Roma, il secondo fucilato a Forte Bravetta.

     Al civico 99 si trova la trattoria da Betto e Mary specializzata nella cucina romana: trippa, coratella, coda alla vaccinara, paiata, costolette di agnello. Per tripadvisor n. 2.741 di 9.237 ristoranti di Roma con 569 recensioni.

 

VILLA FIORELLI

     Dal Catasto Gregoriano del 1818 sappiamo che esisteva qui una proprietà di Vincenzo Costantini con edificio rustico.

     Nel 1849, Giuseppe Garibaldi con la moglie Anita e alcuni fedelissimi, fuggì da Roma verso Venezia perché ogni tentativo di resistere ai francesi era risultato vano. L’eroe dei due mondi si fermò in questo casolare a far abbeverare il suo cavallo che forse legò al vecchio e malandato gincko che si trova al centro della villa stessa, vicino c’è un altro esemplare della stessa famiglia che gode di ottima salute. Nel 1982 fu posta una lapide a ricordo dell’avvenimento.

     La figlia Teresa sposò tale Luigi Fiorelli che ampliò il rustico e la proprietà appare con il nome di Villa Fiorelli nella pianta dell’Istituto Cartografico Italiano del 1891 composta di tre edifici, di cui uno più grande, posizionati a corte, in un assetto tipico della Campagna Romana. Si giungeva all’ingresso della via dalla via Tuscolana attraverso lo scomparvo vicolo dei Canneti.

     Nel 1924 la tenuta agricola risulta dimezzata per la costruzione dei caseggiati tra via Voghera e via Terni. Il piano Regolatore del 1931 stabilisce la sistemazione del quartiere a palazzine, mentre il nucleo centrale viene recuperato come piazza – giardino. Il Governatorato di Roma acquistò la parte rimanente della villa, ormai ridotta in abbandono, nel 1930. Con delibera comunale del 28 agosto 1931 venne stanziata la somma di 138.000 £ per il recupero dei giardini, il progetto di sistemazione fu affidato all’architetto De Vico[8], tale progetto fu pubblicato sulla rivista Capitolium.[9] L’architetto sfruttò la configurazione del terreno per ricavarne una plamimetria ellittica di circa 10.000 mq, circondata da strade ad anello da cui partivano una serie di strade a raggera.

     Un locale sottostante, utilizzato per l’illuminazione, era il rifugio antiaereo degli abitanti della zona durante l’ultima guerra.

     Tale progetto sarà modificato nel 1967, lasciando in essere solo un piccolo rustico oggi adibito a sede del Servizio Giardini. Il Casino Padronale, che si vede nel progetto pubblicato su Capitolim, non fu possibile recuperarlo per il pessimo stato di conservazione dovuto all’incuria e all’abbandono, pertanto fu demolito, di esso rimase il piano interrrato, utilizzato come rifugio antiaereo durante l’ultima guerra.

     Un intervento di riqualificazione, mirante a ripristinare il progetto di De Vico è stato eseguito dal Comune nel 2004[10]. Sono state reimpiantate le specie arboree originarie (pini, cipressi, ulivi, cedri, magnolie, siepi di alloro). E’ stata creata una piazza in sampietrini, circondata da un pergolato e con al centro un maestoso cedro.

     La villa è stata dotata di una cancellata di recinzione, un nuovo impianto di deflusso dell’acqua piovana, una nuova illuminazione, due nuove fontanelle e l’impianto di irrigazione automatico. E’ stata realizzata un’area per cani. Al centro della villa vi è anche un centro anziani.

     L’intervento più importante è stato quello di pedonalizzare le strade che formano un anello intorno alla villa. Tale iniziativa ha reso più tranquilla e sicura, per i bambini, la villa stessa. Non sono mancate polemiche da parte dei residenti.

     Villa Fiorelli è stata riaperta al pubblico il 2 dicembre 2004[11]. Il 30 marzo 2005 tre vie all’interno della villa sono state intitolate a gioranlisti: Paolo Frajese, Giuseppe Fiori e Giovanni Forte[12]. Nel marzo 2006 una strada della villa è stata intitolata ad Andrea Santoro, sacerdote ucciso da un fanatico religioso in Turchia.

     L’ingresso principale della villa è di fronte alla chiesa dei Santi Fabiano e Venanzio[13], in corrispondenza con via Terni. Una leggenda metropolitana dice che dalla villa parte una galleria sotterranea che arriva a San Giovanni. Probabilmente si riferisce ad una falda acquifera, come dimostrato durante i lavori di costruzione della metra A in piazzale Appio. Hai due foto d’epoca, senza data, di villa Fiorelli.

 

     Sulla piazza affaccia la

 

CHIESA DEI SANTI FABIANO E VENANZIO

costruita intorno al 1934 su progetto di Clemente Busiri Vici[14]. E’ la chiesa nazionale dei camerinesi residenti a Roma. La parte superiore in stile littorio presenta lo stemma di Pio XI Ratti. Fabiano fu il ventesimo papa 236-250 e Venanzio fu il giovinetto di Camerino martirizzato come Fabiano nello stesso anno. La chiesa prese il nome dalla demolita chiesa di San Fabiano al Foro Romano, secondo un’altra fonte dalla chiesa di San Giovanni in Mercatello in piazza dell’Ara Coeli demolita nel 1928 per la sistemazione della cosiddetta via del mare, di quest’ultima si conservano tele e arredo liturgico. Due lapidi commoventi ricordano i circa 140 caduti per cause di guerra durante il bombardamento  dell’ultima guerra del 15 agosto 1943 e la visita del papa Pio XII Pacelli tra i colpiti dal bombardamento. Bisogna ricordare che ad accompagnare il Papa c’era il segretario di stato Giovanni Battista Montini che poi diventerà (1963) papa Paolo VI. Un’altra lapide ancora ricorda don Andrea Santoro, già parroco di questa chiesa dal 1994 al 2000, ucciso in Turchia il 5 febbraio 2006 da un fanatico religioso.

 

 



[1] Francesco Baracca (Lugo 1888 – Nervesa della Battaglia 1918) è stato il principale asso dell’aviazione italiana e medaglia d’oro al valor militare nella prima guerra mondiale. Gli vengono attribuite 34 vittorie aeree.

[2] 25.000 £ dei primi del Novecento equivalgono a circa 100.000 € di oggi. Da answers.yahoo.com

[3] Lawrence d’Arabia. Tenente colonnello inglese, agente segreto, militare, archeologo e scrittore nativo del Galles (1888-1935), è ricordato per essere stato uno dei capi della rivolta araba degli inizi del Novecento contro l’impero Ottomano.

[4] Affresco ai fratelli Wright. La notizia da: aeronautica.difesa.it

[5] Aeroporto di Centocelle. Tutte le notizie da it.wikipedia.org alla voce Aeroporto di Centocelle, dal sito dell’Aeronautica Militare, e dal Messaggero 19 aprile 2009, articolo a firma di Carlo Mercuri (la notizia di Kafka, della contessina e di Lawrence d’Arabia).

[6] Parco di Villa De Sanctis. Tutto il paragrafo è preso da: Mausolei di Roma.

[7] Birra Pilsen e Porcareccia. Le notizie di questi due siti da un colloquio orale con Masci Corinto.

[8] Raffaele De Vico. Architetto dei giardini del Comune. 1923-4 Parco di villa Glori, 1925 Giardino di piazza Mazzini, 1926 Monumento ai caduti della I Guerra Mondiale al Verano, 1927 Serbatoio dell’acqua a porta Maggiore,1919 Ingresso al Colle Oppio da via Mecenate, 1929 – 35 Sistemazione ampliamento del Giardino Zoologico oggi Bioparco (in precedenza aveva realizzato il serbatoio dell’acqua), 1930 Parco Virgiliano, 1932 Giardino degli Aranci sull’Aventino, 1935 Uccelliera per il Giardino Zoologico, 1960 sistemazione arborea dei giardini del alghetto dell’Eur. 

[9] Valore della Lira. Tentiamo di ipotizzare il valore di una Lira negli anni Trenta con il valore dell’Euro negli anni 2010. 1 £ = 10 €, il valore dei lavori di ripristino dovrebbe essere di 1.380.000 € attuali.

[10] 2004. Sindaco di Roma era Walter Veltroni, nato a Roma il 3 luglio 1955. E’ stato sindaco della Capitale dal 1 giugno 2001 al 13 febbraio 2008. E’ stato il primo segretario nazionale del Pd.

[11] Riapertura Villa Fiorelli. La notizia da “Nove Nuove”, mensile del IX Municipio, di gennaio 2005.

[12] Intitolazione vie di villa Fiorelli. Da: la Repubblica, cronaca di Roma, del 31.3.05.

Paolo Frajese.  (Roma 1939 – Parigi 2000) giornalista conduttore tv, in Rai dal 1961. Presentò la Domenica Sportiva dal 1974al 76, nel 78 raccontò in modo esemplare il rapimento di Aldo Moro da via Fani. Presntò il Tg1 della sera dal 1984 al 1994.  

Giuseppe Fiori. (Silanus 1923 – Roma 2003) giornalista, scrittore e politico. Vicedirettore del Tg2, direttore di Paese Sera e senatore della Sinistra Indipendente. Fra i suoi vari libri: Vita di Antonio Gramsci, Vita di Emilio Lussu, Vita di Enrico Berlinguer.  

Giovanni Forti. (Roma 1954-92) giornalista del Manifesto, poi dell’Europeo quindi dell’Espresso. Dopo aver avuto una relazione con la figlia di Pajetta, da cui ebbe un figlio; dichiarò la propria omosessualità e si battè per il riconoscimento della dignità gay (si sposò con un giornalista americano in una sinagoga Usa). Scopertosi malato di Aids, raccontò con lucidità e in maniera ottimistica la sua malattia che lo condusse alla morte molto presto.

[13] Chiesa dei Santi Fabiano e Venanzio. Chiesa costruita da Clemente Busiri Vici nel 1936 e subì diversi danni dai bombardamenti dell’ultima guerra. Una commovente lapide ricorda i parrocchiani morti nel bombardamento del 13 agosto 1943. La porta in bronzo centrale reca tuttora i segni del mitragliamento aereo.

[14] Clemente Busiri Vici. (1887-1965) Proveniente da una famiglia di architetti che ha ampiamente lavorato a Roma. Ha progettato: chiesa di San Roberto Bellarmino a piazza Ungheria nel 1932-33, chiesa dei Santi Fabiano e Venanzio a villa Fiorelli nel 1936, chiesa di sant'Ippolito al quartiere Nomentano nella via omonima nel 1933, chiesa di san Saturnino in via Avigliana al quartiere Trieste nel 1935, l'Istituto Nazionale Luce in via Tuscolana 1055 nel 1937, Case Gescal in viale Spartaco tra viale Publicola e viale Agricola (in coll.) nel 1963-65.