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CAMPANE DI ROMA

 

DAI RINTOCCHI MISTICI DELLE CHIESE

AGLI SCAMPANII LAICI DEL CAMPIDOGLIO E DI MONTECITORIO,

A ROMA SI PUO’ SENTIRE UN VERO E PROPRIO CONCERTO

DI CAMPANE

 

INTRODUZIONE

     Gli antichi romani usano vasi metallici, detti tintinnaboli, che venivano usati per richiamare il pubblico in speciali occasioni. I cristiani fecero propri questi strumenti e diedero loro il nome di campane, perché, secondo Isidoro di Siviglia[1], deriverebbe da Campania, dove dal V secolo si fabbricavano campane per merito di Paolino[2], vescovo di Nola. Roma ha il primato del numero di campane, secondo un calcolo fatto nel 1907, le campane di Roma sono 1.260.

     A Roma il popolino ha dato spesso un’interpretazione onomatopeica del loro suono. Pare che il campanone di Santa Maria Maggiore dica: “Avemo fatto li facioli, avemo fatto li facioli!”. La campana di San Giovanni risponde: “Con che? Con che?”, seguono le campane minori di Santa Croce: “Co’ le cotichelle, co’ le cotichelle!”.

     Sembra che l’uso di farle suonare la mattina e la sera sia stato introdotto da Urbano II[3] al tempo della Prima Crociata per ottenere l’intercessione della Vergine nella riconquista del Santo Sepolcro di Gerusalemme. Mentre il suono di mezzogiorno si deve a Callisto III[4] quale ringraziamento per la liberazione di Belgrado dall’assedio turco (1456).

     Anche se grandi e pesanti, per la loro fragilità le campane possono andare soggette a crepature improvvise che le rendono inutilizzabili, per questo le più antiche sono state fuse per farne di nuove.

 

     Le più antiche risalgono al XII secolo, una è nel campanile di San Benedetto in Piscinula, un’altra nella chiesa di San Marco, presso piazza Venezia, la cui iscrizione ricorda il cardinale titolare del XII secolo.

     Al Trecento risalgono le campane di San Nicola in Carcere e di Sant’Angelo in Pescheria. Inizialmente si incidevano degli antichi versi, solo più tardi dediche ai santi titolari o ai donatori.

     Nella Basilica di  San Pietro troviamo ben sei campane per un peso complessivo di quindici tonnellate. L’unica rimasta delle antiche è quella trecentesca detta della Rota, legata all’omonimo tribunale. La campana più grande è quella detta “Campanone” – sul lato sinistro del prospetto principale - voluto da Benedetto XIV[5] nel 1746, con un’altezza di circa 4 metri e un peso di 24.000 libbre[6]. L’anno dopo venne issato nella cella campanaria con una difficile operazione diretta da Nicola Zabaglia[7], capo dei sampietrini. Ma nel 1779 il campanone si crepò, venne nuovamente fuso da Luigi Valadier[8], padre di Giuseppe, l’operazione si presentava difficile, molte erano le critiche, per cui si suicidò, gettandosi nel Tevere dove annegò. La fusione riuscì alla perfezione, la sua voce è ancora potente e popolare.

     Notevole l’armonico concerto delle campane della Basilica di Santa Maria Maggiore. Un aneddoto vuole che una campana suonasse alle due di notte, venne chiamata “La Sperduta”, perché servì da guida a una giovane pellegrina che, essendosi sperduta nella campagna romana, riuscì a raggiugere la città seguendo il suono dei suoi rintocchi. Erano le ore nove di sera, la campana suona ancora a quell’ora. L’originale è ai musei Vaticani, galleria Urbano VIII (da Facebook Roma curiosa).

     Non tutte le campane romane sono state fuse in città. Una di queste è nella chiesa della Madonna dei Monti.

     Dopo la riforma anglicana, vi fu una spoliazione di chiese e monasteri, anche le campane vennero vendute nelle principali città europee. Una di queste è nella chiesa di San Giovanni dei Fiorentini, acquistata nel 1583 insieme ad altre due e si dice che provenissero dalla cattedrale di San Paolo a Londra. Un'altra pure londinese è nella chiesa del Gesù.

 

     Anche il Campidoglio presenta una campana che è documentata dal 1200, quando dopo una delle numerose contese tra romani e viterbesi, la “Patarina” venne presa dal comune di Viterbo e portata a Roma. Il nome gli deriva dal fatto che i viterbesi davano asilo agli eretici patarini. La campana veniva suonata per convocare i consigli pubblici, in occasione della presa di possesso del Senatore di Roma, per l’elezione o morte di un pontefice, per il passaggio del Papa diretto a San Giovanni. Sembra che tale campana sia durata fino al 1560, poi rifusa più volte per mantenere una tradizione che vuole il suo suono in occasione dell’elezione del sindaco di Roma.

     Altre campane laiche si trovano a Montecitorio, a Castel Sant’Angelo a Sant’Ivo alla Sapienza. Nell’ultimo caso la campana suonava per richiamare alle lezioni, un archibidello era addetto al suono. Suonò anche per invitare gli studenti ad arruolarsi volontari contro gli austriaci nel 1848. A Castel Sant’Angelo suonava per accompagnare i condannati a morte al patibolo.

 

ITINERARIO

 

BASILICA DI SAN PIETRO

Vedi nell’introduzione.

 

SAN NICOLA IN CARCERE

     Via del Teatro di Marcello, angolo con via del Foro Olitorio, rione Sant’Angelo. Sorge sui resti del tempio di Giunone le cui colonne di ordine dorico sono murate nel fianco sinistro della chiesa. Si tratta di un tempio di età repubblicana risalente alla fine del III sec. a.C. inizi del II, nel Foro Olitorio (mercato di frutta e verdura), mentre l’adiacente Foro Boario era per la carne. Le colonne immerse nella muratura destra della chiesa e nel campanile appartengono al tempio di Giano degli anni della Prima Guerra Punica. Il campanile è il riadattamento di una torre dei Pierleoni, sul lato opposto si trova ancora la Casina dei Pierleoni che si è salvata dalle demolizioni degli anni Trenta. Una delle campane è ancora quella commissionata da Pandolfo Savelli nel 1286 opera di Guidotto Pisano. Negli ambienti sotterranei sono visibili i podi dei templi e lo stretto vicolo che li separava. Nei podi si trovano piccole celle che hanno fatto pensare al carcere di San Pietro, confondendo tale luogo con il Tullianum. Si tratta invece di botteghe di cambiavalute.

 

     Una prima chiesa fu costruita nel VI secolo, una iscrizione del X secolo è su una colonna vicino all’ingresso, una placca sulla facciata risale al 1128. Ricevette il nome “in carcere” per la presenza di una prigione che la tradizione identificava con il Carcere Tulliano, ma risaliva all’epoca bizantina.  La dedica a San Nicola deriva dal fatto che l’area era abitata da una comunità greca che venerava questo santo. La chiesa venne ricostruita nel 1599 su progetto di Giacomo della Porta.

     Oggi è sede del culto mariano: della Madonna di Pompei e di Nostra Signora di Guadalupe. Interno basilicale a tre navate divise da 14 colonne, diverse per materiali e dimensioni, occupa in larghezza tutta l’area del tempio di Giunone. All’inizio della navata destra affresco Trinità e Angeli del Guercino[9], più avanti Madonna con Bambino di Antoniazzo Romano. Sopra l’altare maggiore il baldacchino è retto da quattro colonne di alabastro orientale (1865). Al principio della navata sinistra , il battistero con due colonne antiche. Sotto l’altare maggiore una vasca di porfido verde conteneva le reliquie dei martiri.

 

BASILICA DI SANTA MARIA MAGGIORE

Vedi nell’introduzione.

 

SAN GIOVANNI DEI FIORENTINI

     In piazza Dell’Oro, rione Ponte. Per le campane vedi l’introduzione. La chiesa fu voluta da Leone X[10] come tempio dei fiorentini; ai progetti presentati da Michelangelo, Peruzzi e Raffaello, il Papa preferì quello di Jacopo Sansovino[11] che iniziò nei primi del Cinquecento la costruzione della chiesa, continuata poi da Antonio da Sangallo il Giovane, da Giacomo della Porta e ultimata da Carlo Maderno[12] (abside e cupola) nel 1614.

     La facciata è opera di Alessandro Galilei[13] del 1734, tutta in travertino, con otto semicolonne corinzie nell’ordine inferiore e quattro in quello superiore.

     L’interno è tutto chiaro d’intonaco, a croce latina e a tre navate separate da poderosi pilastri con addossate lesene corinzie, con cinque cappelle per lato. Navata destra. Nell’andito della terza arcata in una nicchia sopra la porta della sagrestia San Giovannino marmo di Mino del Reame[14], a sinistra lapide con il busto di Clemente XII[15] di Filippo Valle 1750 a ricordo dell’erezione della facciata della chiesa. Nel transetto destro: Martirio dei Santi Cosma e Damiano , forse l’unica pala d’altare  dipinta da Salvator Rosa[16] (1668). Presbiterio di Pietro da Cortona[17], grandioso altare del Borromini, con colonne e lesene di diaspro di Sicilia, in mezzo Battesimo di Gesù, gruppo marmoreo di Antonio Raggi, a destra monumento di Orazio Falconieri e Ottavia Sacchetti con la Carità gruppo di Domenico Guidi;  a sinistra monumento del cardinale Lelio Falconieri con la Fede di Ercole Ferrata, ambedue disegnati dal Borromini. Nella cripta cappella sepolcrale dei Falconieri pure del Borromini. Navata sinistra. All’ultimo pilastro a sinistra monumento di Girolamo Sanminiati di Filippo Valle del 1733, su quello di fronte monumento di Alessandro Gregorio Capponi disegnato da Ferdinando Fuga[18] con marmi policromi e sculture di Michelangelo Slodz (1746).

     Nella chiesa furono sepolti il Maderno e il Borromini, del primo la lastra tombale si trova nella navata mediana, sotto la cupola, il Borromini è ricordato in una lapide murata nel terzo pilastro di sinistra.

     In sacrestia ricordi di San Filippo Neri, che fu rettore 1564-75 di questa chiesa. Nel museo (istituito nel 2001) posto nel sottotetto della navata destra si trova una campana del 1253 opera di un certo Magister Petrus.

 

SAN MARCO E/O CAMPIDOGLIO

Vedi nell’introduzione.

     Il Campidoglio presenta una campana che è documentata dal 1200, quando dopo una delle numerose contese tra romani e viterbesi, la “Patarina” venne presa dal comune di Viterbo e portata a Roma. Il nome gli deriva dal fatto che i viterbesi davano asilo agli eretici patarini.

     Il movimento dei patarini, o patari, fu un movimento sorto in seno alla chiesa milanese mediovale. Alcuni esponenti del clero seppero coinvolgere la popolazione nella lotta alla simonia, al matrimonio dei preti e in generale contro la ricchezza e la corruzione morale delle alte cariche ecclesiastiche. Con l’inizio delle crociate le tensioni tra Roma e Milano persero vigore, ne rimase un movimento eretico contro la gerarchia ecclesiastica. L’etimologia della parola è oscura, forse viene dal milanese patèe, cioè straccioni.

 

Piero Tucci

15.6.18

 

 

 



[1] Isidoro di Siviglia. 560 c- - 636, teologo, scrittore e arcivescovo cattolico. Fu vescovo di Siviglia da cui prese il nome durante il dominio dei Visigoti. E’ venerato come Santo e dottore della Chiesa.

[2] Paolino da Nola.  (Bordeaux 355 – Nola 431) vescovo originario della Aquitania, venerato come Santo. Fu vescovo di Nola nel V secolo. E’ considerato il patrono dei campanari napoletani, a lui è attribuita l’invenzine dell campane come oggetto utilizzato in ambito ecclesiastico.

[3] Urbano II. aaa

[4] Callisto III. Papa dal 1455 al 1458. Alfonso Borgia di Valencia. Iniziatore del nepotismo, bandì invano una crociata contro i Turchi padroni di Costantinopoli (1453). Da non confondere con Alessandro VI Borgia 1492-1503, famoso per aver riconosciuto la paternità di quattro figli.

[5] Benedetto XIV. Prospero Lambertini di Bologna 1740-58. Consacrò il Colosseo volle la bolla contro lo schiavismo.

[6] Libbre. Una libbra equivale a poco più di tre etti. Quindi 24.000 libbre = hg 72.000 = Kg 7.200.

[7] Nicola Zabaglia. Inventore, ingegnere e maestro muratore italiano. Lavorando nella fabbrica di San Pietro si mostrò geniale nell’inventare macchine e ponteggi per i lavori edilizi che vi si svolgevano. Pubblicò un libro con la descrizione di queste macchine. E’ sepolto in Santa Maria in Traspontina.

[8] Valadier. (1762-1839) architetto orafo e argentiere italiano nato a Roma vissuto tra Settecento e Ottocento, principale esponente del neoclassicismo romano. Suo il disegno di piazza del Popolo e del Pincio con la casina che porta il suo nome, il duomo di Urbino, l'orologio sulla facciata di San Pietro, la facciata della chiesa dei Santi Apostoli a Roma. Ha progettato il rifacimento del teatro Valle e del teatro Tor di Nona. Importante la sua opera per il restauro di opere antiche come l'Arco di Tito, il tempio della Fortuna Virile (meglio tempio di Portunus in piazza Bocca della Verità) e ponte Milvio.

[9] Guercino. Soprannome di Giovanni Francesco Barbieri (Cento 1591-Bologna 1666) autore dell’Aurora nel Casino Ludovisi e della Sepoltura di Santa Petronilla nella Pinacoteca Capitolina.

[10] Leone X Giovanni Lorenzo de Medici di Firenze, papa dal 1513 al 1521, secondo figlio di Lorenzo il Magnifico, eletto a soli 37 anni, negli anni della guerra tra Francia e Spagna per il predominio sull’Italia, favorì l’elezione di Carlo V all’impero.

[11] Jacopo Sansovino. Jacopo Tatti detto... (Firenze 1486-Venezia 1570)  architetto e scultore, allievo e figlio adottivo di Andrea. Fu a Roma con Bramante e Giuliano da Sangallo. Trasferitosi a Venezia fu proto delle Procuratie Vecchie, cioè massimo architetto della repubblica. E' autore del palazzo Corner in piazza San Marco a Venezia e della libreria Marciana e della loggetta ai piedi del campanile di San Marco. Palazzo Del Bufalo Niccolini in via del Banco di Santo Spirito. E' autore della Madonna del Parto in Sant'Agostino a Roma.

[12] Carlo Maderno. (Capolago 1556 - Roma 1629) Deve la sua fama ad aver progettato e realizzato la facciata e la navata trasversale della basilica di San Pietro. Sua anche la chiesa di Santa Susanna in via XX Settembre, san Giovanni de Fiorentini (dove è sepolto) e sant'Andrea della Valle. Cappella Salviati in San Gregorio al Celio.

[13] Alessandro Galilei. (Firenze 1691-Roma 1737) architetto discendente di Galileo, ha lavorato in Inghilterra e Irlanda, ha Roma ha realizzato la cappella Corsini in San Giovanni e la facciata della basilica di San Giovanni in Laterano, poi la facciata di San Giovanni dei Fiorentini.

[14] Mino del Reame. Scultore italiano del Rinascimento, attivo a Roma nel 1460-80, non sussistono sue opere e la critica moderna dubita della sua stessa esistenza, riconducendo molte sue opere a Mino da Fiesole. Era così detto perché proveniva dal Regno di Napoli.

[15] Clemente XII. Lorenzo Corsini di Firenze, papa dal 1730-40.E' famoso per aver fatto costruire la nuova facciata di San Giovanni in Laterano da Alessandro Galilei, la fontana di Trevi, la fontana di Porta Furba ed aver acquistato la collezione di antichità del cardinale Albani oggi ai Capitolini. Ripristinò il gioco del lotto. Il nipote fece costruire il palazzo Corsini alla Lungara su progetto di Ferdinando Fuga. Fece costruire il porto di Ancona con una grande isola pentagonale come Lazzaretto, ampliò il porto di Civitavecchia. Tentò di occupare la Repubblica di San Marino e dovette rinunciarvi. Emanò il primo decreto contro la Massoneria scomunicando gli aderenti (1738). Procedette con vigore contro i giansenisti francesi. La sua tomba è in san Giovanni in Laterano dove fece costruire una cappella per Sant'Andrea Corsini, suo parente del XIII secolo.

[16] Salvator Rosa. (Napoli 1615 – Roma 1673), pittore, incisore e poeta italiano di epoca barocca. Attivo a Napoli, Roma e firenze, fu personaggio eterodosso e ribelle dalla vita movimentata. Spirito libero rifiutò di lavorare alla corte di sovrani, principi o papi. E’ sepolto in Santa Maria degli Angeli a Roma dove si era stabilito.

[17] Pietro da Cortona. Pietro Berrettini detto… (Cortona 1596 - 1669) pittore e architetto, fra i protagonisti del barocco. Elaborò uno stile illusionistico come si vede negli affreschi di palazzo Pitti a Firenze o nel Trionfo della Divina Provvidenza in palazzo Barberini a Roma. Affrescò la navata centrale della chiesa di Santa Bibiana a Roma con episodi della vita della santa. In architettura usò un linguaggio scenografico basato sul classicismo cinquecentesco. A Roma eresse la chiesa dei Santi Luca e Martina ai Fori e Santa Maria della Pace. Sua la cupola di San Carlo al Corso.

[18] Ferdinando Fuga. (Firenze 1699-Roma 1781) fu architetto dei palazzi pontifici, a Roma realizzò la Manica Lunga al Quirinale, il palazzo della Consulta, la facciata di Santa Maria Maggiore e a Napoli l'Albergo dei Poveri e la chiesa dei Girolamini. Palazzo Ferrini Cini in piazza di Pietra. Ha parzialmente ricostruito il Triclinio Leoniano in piazza di Porta San Giovanni.