2024-01-14 ITINERARIO VERDE

 

ITINERARIO VERDE
(Liberamente tratto da: Francesco Rutelli, “Roma, camminando” – Laterza)

Vi propongo un esperimento: una camminata interamente dedicata al verde nella storia della città.
[Francesco Erbani] Nei cinque secoli precedenti al 1870, l’area dell’ansa del Tevere, Via Giulia, Giulio II col suo architetto Bramante, e via della Lungara dall’altra parte del fiume, sarebbe dovuta essere il centro monumentale della città. Cambiano papi, cambiano architetti. Fine ‘500 la Roma di Sisto V con Domenico Fontana, via Sistina, via Merulana. Primi ‘800 Napoleone, prefetto Camille de Tournon, due grandi aree verdi, una da piazza del Popolo a Ponte Milvio, e l’altra da piazza Venezia all’Appia antica. Di questo piano resta ben poco, ma c’è l’embrione di quella che oggi è la Passeggiata Archeologica, e a piazza del Popolo i due emicicli del Valadier.  Qui l’assetto è quello voluto dal prefetto. Il secondo periodo delle trasformazioni è dopo il 1870 verso est, dal Quirinale in direzione della piccola stazione Termini, vengono realizzati i Ministeri, i quartieri residenziali ma anche di edilizia popolare, come in Prati, piazzale degli Eroi, Testaccio, Garbatella, città Giardino sotto Nathan (uno dei migliori piani regolatori) con strade e marciapiedi larghi, sistema radiale, gli assi…
Nell’anno 0 Roma aveva un milione di abitanti, nell’anno 1000 35,000. Negli  anni ’80 del ‘900, 2.700.000, oggi 2.800.000.
Anni ’60 boom demografico, abusivismo (Insolera) endemico. Un terzo di Roma è abusivo. Non più di necessità ma di speculazione. Piaga costata tantissimo per raggiungere questi brandelli senza illuminazione, marciapiedi, spazi comunitari, luoghi di raduno insomma.
Immaginario di Roma influenzato dall’antico, fase repubblicana e imperiale. Grande vuoto fino al 1870. Diderot, D’Alambert denunciano la trascuratezza dei rioni, il sudiciume del selciato romano. Molto meno popolata e più povera di Londra e Parigi. Anni ’50 Cinema, Roma di Pasolini, Cederna descrive una città che segue solo fini speculativi…
La decadenza a Roma è chiamata bellezza… (“La grande bellezza”)
“Il Colosseo è come il teschio di Argo: Nelle occhiaie vuote gli nuotano le nubi, ricordo dell’antico gregge”.
Josif Brodskij

    1. VIA DEI QUERCETI (Monumento alla Papessa Giovanna)
Un nome che riflette l’antica fisionomia del Celio (Querquetulanus). Non possiamo partire se non dal Celio, associato a giardini e vigne, di carattere rurale. Dentro il san Giovanni, resti di un complesso per produzione vino, gli antichissimi Horti di Domitia Lucilla.
“A poco a poco, la salita dei santi quattro si fa gradatamente campestre, non sembra più di essere in città” (F. Bellonzi)
Primo tratto di via dei Querceti si chiamava vicus papisse, sulla scia della leggenda della papessa Giovanna (cappellina all’angolo) Racconto di Gregorovius: una bella fanciulla (IX-X sec), figlia di un ags nata a Ingelheim, a Fulda monaco/a, amante benedettino, che muore e lei va a Roma col nome di Giovanni Anglico, modello di perfezione teologica, eletta papa, resta incinta, in processione a fra Colosseo e san Clemente doglie, partorisce maschio e muore, sepolta lì, i Romani le erigono statua con corona pontificia e bimbo in braccio. Da allora, sella stercoraria da cui si poteva vedere da sotto del sedile di marmo in Laterano il sesso maschile del papa eletto.

    2. ARCO DI DOLABELLA, SS. QUATTRO (Via Claudia)
Qui cominciava la Tuscolana. Sopra domus antica. Abside robusto con caratteri strutturali romani, tardoantichi, carolingi, romanici e rinascimentali. Nell’Aula Gotica c’era un tribunale della curia. Interno basilicale con matronei e ciborio, cripta e oratorio s. Silvestro, un catalogo che descrive il rapporto tra Costantino e papa Silvestro cui Costantino da’ mandato. Ciclo di metà duecento, statico, ripetitivo, con cornice fitomorfa, ossia con fregio in forma vegetale.
Monache agostiniane, chiostro duecentesco, archetti con doppie colonnine e capitelli a foglie acquatiche, e giardino. Affreschi Aula Gotica (vedi sito per visite): 12 mesi dell’anno, vizi e virtu’, arti, talamoni, stagioni, costellazioni, sole e luna, paesaggio marino. Decorazioni a tralci, cigni, gazze, pappagalli, fagiani. Rapporti tra umani di otto secoli fa e Madre Terra.
    3. CELIO
Aggirato l’ospedale del Celio attraversiamo l’arco di Dolabella e Silano (ricostruzione in travertino dell’antica Porta Celimontana), parte di mura serviane, utilizzato a sostegno dell’acquedotto neroniano diramazione di quello Claudio per portar acqua alla Domus Aurea. Entriamo a villa Celimontana, antica Vigna Mattei dove Filippo Neri nel ‘500 dava ristoro ai pellegrini delle Sette Chiese. Sotto, Aranciera di san Sisto.
3 bis – Passaggio a Via del Fagutale.

    4. PORTA CAPENA
Scendiamo a Porta Capena (non c’è piu’), entriamo nel Circo Massimo percorrendo la Valle Murcia, tra Palatino e Aventino.  Fino a 300,000 persone, massima concentrazione di popolazione romana, saliamo da Mazzini.
Già Plinio il Vecchio (Naturalis Historia) parlava di terra nostra madre che il desiderio di sfarzo dei Romani portava a distruggere. Inquinamento lampade a olio e fornaci industriali.

Quanto era verde Roma? Non c’era piano regolatore, solo le maggiori famiglie realizzavano horti, giardini (scipionis, luculliani, pompeiani, caesaria, sallustiani, agrippae, Maecenatis). Dapprima esterni alle mura (salvo Cesare e a ltri) e poi dopo Augusto urbani. Spariranno i luci, piccoli boschi urbani dal significato sacro o simbolico, come quello di Vesta, o il lucus Libitinae (vicino piazza Mazzini) che persiste ed era legato alla conservazione dei registri dei morti.
    5. ROSETO COMUNALE
Andiamo al Roseto Comunale e giardino degli Aranci. Uva e alberi da frutto nel regime alimentare della Roma tardomedievale: cavolo e lattuga, rucola, portulaca, spinaci rape carote finocchio zucche, cipolle, agli, scalogni e porri, erbe aromatiche, senape, prezzemolo comune e coriandolo; medicinali, il senecione, emolliente e antiemorragico.

Il Roseto nasce 1932 sul colle Oppio; qui sull’Aventino era l’Orto degli Ebrei, con un piccolo cimitero fino al ’34. Dopo la distruzione di quello di colle Oppio durante la guerra, nel’50 l’area assunse forma simbolica di menorah, il candelabro. Rose vincitrici del premio Roma, annuale. Oggi oltre 1,100 specie da tutto il mondo.
    6. GIARDINO DEGLI ARANCI – CLIVO ROCCA SAVELLA
Parco degli Aranci o Savello, era l’orto del convento dei Domenicani di s. Sabina. Nome dall’arancio presso il quale predicava s. Domenico.

Scendiamo dal romantico clivo di Rocca Savella. Il nome ricorda struttura del 1000 costruita dai Crescenzi. Traversiamo il fiume da ponte Palatino e camminiamo sulla banchina destra, controcorrente, superando l’Isola Tiberina, ponte Garibaldi e ponte Sisto.
    7. VILLA CHIGI – VIA DELLA LUNGARA
Arriviamo a Villa (Agostino) Chigi (banchiere, ricco anche per la concessione dell’allume, fondamentale per la tessitura, sui Monti della Tolfa), di Baldassarre Peruzzi (entrambi senesi). Poi la villa passa ai Farnese, poi ai Borbone, poi passò allo Stato (Accademia d’Italia, poi dei Lincei). Accanto, John Cabot University.

Nella loggia a cinque arcate gli affreschi della favola di Psiche (dall’Asino d’Oro di Apuleio) eseguiti su cartoni di Raffaello da Giulio Romano. Nella Sala di Galatea, Galatea sul cocchio tirato da delfini di Raffaello, affreschi di Sebastiano del Piombo e soffitto di Peruzzi. Nel giardino all’italiana, lungo la Galleria dei lauri è incisa la frase “Per te che vieni qui: ciò che ti sembra brutto è per me bellissimo. Se ti piace, rimani; se non ti piace, va pure via; comunque grazie”. Chigi non la definiva “villa” ma “viridarium”, luogo verde suburbano, con agrumeti, innesti, siepi, vigne e grotte sotterranee. (Mercurio indica fico aperto penetrato da una zucca a forma di pene).

Camminiamo ora a via della Lungara verso Porta Settimiana, e a destra di Palazzo Corsini arriviamo a largo Cristina di Svezia entrando nell’Orto botanico, qui dal 1883, con 3,500 specie su 12,000 mq. La parte pianeggiante era, prima, il giardino di Palazzo Corsini con l’orto dei semplici pontificio.