Possibile itinerario in bici: San Giovanni, piazzale delle Province, via Sistina,

piazza Trinità de’ Monti, via Bocca di Leone, piazza Colonna, piazza della Rotonda.

 

Ringrazio il mio amico Giuseppe D. R.

per avermi fornito parte importante del materiale

da cui ho tratto questo testo.

 

INTRODUZIONE

     Sembra incredibile, eppure in una città carica di storia, con molti culturi della romanità, della sua storia e delle sue tradizioni, esistono lapidi e monumenti che presentano errori di tutto rilievo. Oltre a quelli di cui parliamo diffusamente in questo breve e modesto testo, vi sono altri errori o strafalcioni che lasciano stupefatti. Alcuni errori sono stati corretti, ad esempio nella stazione Roma Tiburtina furono posti alcuni cartelli che indicavano la metropolitana in italiano e in inglese con la scritta Anderground invece di Underground. Per molto tempo alcune lapidi stradali indicavano lungomare Paolo Toscanelli con le date di nascita e di morte sbagliate di alcuni secoli.

     Un altro errore, o forse imprecisione è il monumento alla Guardia di Finanza che si trova in largo XXI Aprile nel quartiere Nomentano. Il monumento in blocchi di peperino formano una torre ornata da quattro alpini, e sovrastati da statua femminile che simboleggia la Patria armata. Ma il corpo degli alpini è solo una delle specializzazioni dell’Arma. La scritta in alto rammenta che venne eretto nel 1930 e definisce il Corpo “silenzioso”, un'altra “nella solenne atmosfera dove la Patria grandeggia, la Regia Guadia di Finanza vigila, difende e garantisce”. E’ opera dello scultore Amleto Cataldi presente con sue opere alla Gam di Roma in via Crispi. Sul sito del Senato è presente un filmato dell’Istituto Luce del giorno dell’inaugurazione del monumento alla presenza del re.

     La stazione della metro A Subaugusta fa riferimento ad una strada che non esiste più: viale Subaugusta oggi Palmiro Togliatti, ma ormai si chiama così e così resta. Ancora nella metro A, se uscite alla stazione metro Numidio Quadrato e cerca una via o piazza con questo nome, non lo trovate, semplicemente non esiste, è stato un errore degli ingegneri della metro in fase di progettazione della stessa. Ormai questa stazione resterà con questo nome.

 

LAPIDE NELLA SCALINATA DI TRINITA’ DE’ MONTI

piazza di Spagna

     Lungo la scalinata si trovano due grandi iscrizioni in latino, entrambe del 1725, la più alta recita: “Regnando Benedetto XIII Pontefice Massimo, Re Luigi XV, attraverso il suo ambasciatore, provvide a fornire questa marmorea scala a comodità del popolo”. Ma non esistendo il nome Luigi in latino, nome dei franchi, quindi di un barbaro si è sostituita con un altro nome di fantasia Ludovico.

     La seconda recita: “Questa magnifica scala, che qui si può ammirare, fatta per recare non esigua comodità ed ornamento al regio convento e alla città, venne ideata e dotata di un lascito testamentario dal nobile francese Stefano Gueffier, il quale, dopo aver curato egregiamente gli affari francesi presso vari pontefici ed importanti principi, morì a Roma il 30 giugno 1661. Questa scalinata rinviata per molte difficoltà, fu deliberata la prima volta sotto Clemente XI, allorchè vennero esaminati modelli e disegni; stabilita sotto Innocenzo XIII, affidata alla cura ed iniziata dal generale correttore dei Minimi di San Francesco di Paola (Bernardo Monsinat) e finalmente terminata sotto Benedetto XIII, felicemente regnante nell’anno santo 1725”.

 

     Da piazza di Spagna si sviluppa, fra fabbricati settecenteschi di colore acceso, la famosa SCALINATA DI TRINITA’ DEI MONTI, che costituisce una delle scenografie più movimentate e pittoresche di Roma settecentesca. Fu costruita in travertino (1723-26) da Francesco De Sanctis[1] (che certamente si è ispirato al porto di Ripetta disegnato da Alessandro Specchi) e finanziata con un lascito dell’ambasciatore francese Stefano Gueffier.

     Si articola in una successione di rampe di 12 gradini ciascuna (in totale 138) che si restringono, si allargano e si dividono in branche, con andamento rettilineo e poligonale, concavo e convesso. All’inizio, si trovano i cippi con i gigli di Francia e le aquile di Innocenzo XIII[2] Conti. Fino a non molti anni fa qui erano i posteggi dei fiorai con i caratteristici ombrelloni (in maggio tutta la scalinata è infiorata con le azalee). A destra la casina rossa dove morì nel 1821 il poeta inglese John Keats[3] con piccolo museo dedicato anche a Shelley[4]. Nel primo terrazzo viene allestito un presepio ispirata alla Roma sparita di Franz[5]. A metà salita due branche laterali in curva portano a un’ampia terrazza cinta da balaustrata, dopo la quale due ultime branche a tenaglia sboccano in piazza Trinità dei Monti dalla cui balaustrata si ha un bellissimo panorama sulla città. Nell’Ottocento ai piedi della scalinata sostavano le ragazze di Anticoli Corrado che vendevano fiori e facevano da modelle ai pittori di via Margutta.

     In estate si tengono sfilate di moda, il 14.11.08 Laura Pausini ha presentato il suo ultimo cd in questo luogo ed annunciato il suo imminente matrimonio. Dal 2008 un ascensore, ad uso della metropolitana, porta in cima alla scalinata. Il 16 gennaio 2008 lo pseudo artista Graziano Cecchin ha fatto cadere sulla scalinata mezzo milione di palline rosse. Nel 2002 centinaia di uova di Pasqua giganti, sistemate sulla scalinata, hanno reclamizzato questo prodotto.

     Nel marzo del 2014 Bulgari ha stanziato 1,5 milioni per il restauro della scalinata in occasione dei 130 anni della maison in via Condotti, alle cerimonia Carla Bruni. Ultimo restauro nel 1995.

 

 

 

LAPIDE A LUDOVICO ARIOSTO

in piazza della Rotonda 63

IN QUESTO ALBERGO

DEL SOLE

GIA’ DEL MONTOONE

ALLOGGIO’

LODOVICO ARIOSTO

NEL MARZO E APRILE 1513

 

     Nella lapide si legge che il poeta vi prese alloggio dal marzo all’aprile 1513 mentre dalle fonti sappiamo con sicurezza che vi dormì una sola notte.

 

 

LAPIDE A ROBERTO E ELISABETTA BROWNING

via Bocca di Leone 43

QUESTA CASA OSPITO’

ROBERTO E ELISABETTA

BROWNING

CHE L’ITALIA EBBERO PATRIA IDEALE

E IN CARMI IMPERITURI

NE PROFETARONO

I NUOVI DESTINI

COMPIENDOSI IL PRIMO

CENTENARIO DELLA NASCITA DEL POETA

IL MUNICIPIO DI ROMA

POSE

VII MAGGIO MCMXII

 

A sinistra: “Le sue memorie eterne / attestano che l’Italia è immortale”; a destra “Aprendo il mio cuore / vi troverete inciso Italia”. L’errore è nel tradurre l’imperativo aprite in gerundio aprendo. Volendo metterci il carico da quaranta si nota come la lapide vuole onorare i coniugi, ma è il centenario del marito a ricorrere, non quello di entrambi.

 

 

LAPIDE A NICOLA GOGOL

via Sistina 125

IL GRANDE SCRITTORE RUSSO

NICOLA GOGOL

IN QUESTA CASA DOVE ABITO’

DAL 1838 AL 1842

PENSO’ E SCRISSE

IL SUO CAPOLAVORO

LA COLONIA RUSSA DI ROMA

Q.M.P.

MCMI

 

     La lapide venne posta per il cinquantesimo della morte del poeta russo, presenta in alto un medaglione in bronzo di anonimo, al centro una epigrafe bilingue e in basso una corona d’alloro pure in bronzo. Il testo contiene alcune inesattezze: non si può dire che qui scrisse il suo capolavoro perché l’opera (Anime morte) rimase incompiuta, lo scrittore abitò nel palazzo dal 1837 al 1843 anche se la sua permanenza non ebbe carattere continuativo, il cinquantenario della morte dello scrittore non cade non cade nel 1901 ma nel 1902.

 

 

COLONNA DI MARCO AURELIO

piazza Colonna

L’iscrizione fu dettata da Domenico Fontana quando, nel 1589 compì il restauro del monumento:

DIVI ANTONINI AUG.

PIO ANTONINUS AUGUSTUS

ED VERUS AUGUSTUS FILII.

Cioè: “Al divino Augusto Antonino Pio (dedicarono) i figli Antonino Augusto (ovvero Marco Aurelio) e Vero Augusto. In realtà la colonna fu eretta nel 193 per Marco Aurelio e le sue vittorie sui Marcomanni, Quadi e Sarmati, mentre il Fontana accreditò la tradizione popolare che la chiamava Antonina. Tra l’altro la vera colonna Antonina – che si trovava in Campo Marzio – è andata perduta, ne rimane il basamento che si trova all’ingresso dei musei Vaticani. Da piazza Colonna parte via della Colanna Antonina, che non esiste, ed ecco ancora un altro errore.

 

 

LAPIDE AD ANTONIO GRAMSCI

Cimitero inglese o Acattolico alla Piramide

 

     Sulla tomba del fondatore del partito comunista italiano c’è una sintetica scritta “Cinera Antonii Gramscii”, ma doveva esserci scritto cineres. In latino cinis, cineris è maschile della terza declinazione per cui al nominativo plurale è cineres non cinera, il sostantivo è stato confuso con un neutro della seconda declinazione. Pier Paolo Pasolini nella raccolta di poesie Le ceneri di Gramsci del 1957 “eleggeva per la prima volta a intenso luogo poetico il cimitero degli inglesi, un piccolo Pere Lachase raccolto e severo nella sua compostezza che è romantica e neoclassica insieme, incastonato nei margini della Roma barocca e cattolica” (da: Corrado Augias, I segreti di Roma, Mondadori, 2005, pag. 16).

 

 

LAPIDE A INNOCENZO VIII CYBO

Basilica di San Pietro in Vaticano

     La tomba del Papa è nella navata sinistra dopo la cappella della Presentazione. Nell’epigrafe sotto la statua in trono del Papa è scritto che il pontefice vixit otto anni, dieci mesi e venticinque giorni, ovviamente questo è errato, si tratta del periodo nel quale regnavit. Nell’iscrizione del sarcofago si legge che Cristoforo Colombo scoprì il Nuovo Mondo sotto il suo pontificato, in realtà morì una settimana prima che Colombo salpasse da Palos. La scoperta dell’America avvenne il 12 ottobre 1492, la morte del Papa il 25 luglio di quello stesso anno.

 

 

LAPIDE SOTTO OBELISCO LATERANENSE

Piazza San Giovanni in Laterano

     Il massiccio basamento che sorregge l’obelisco ha iscrizioni su tutti e quattro i lati che ne ripercorrono la storia e come venne trasferito a Roma. Una delle iscrizioni ci ricorda che in questo luogo, cioè nella vicina basilica, fu battezzato l’imperatore Costantino da papa Silvestro. E’ falso, se pure si è convertito ciò è avvenuto in punto di morte e non a Roma ma a Nicomedia in Asia Minore.

 

     L’obelisco sorge quasi al centro della piazza, si tratta di un obelisco egizio di granito rosso, il più alto (31 metri, 47 col basamento) e il più antico di Roma; alla base fontana del 1607.

     Fu innalzato davanti al tempio di Ammone a Tebe in Egitto dai faraoni Tutmes III e Tutmes IV nel sec. XV a. C.; Costanzo II, figlio di Costantino, lo trasportò a Roma nel 357 con una nave appositamente costruita, e lo innalzò nel Circo Massimo ove fu ritrovato in tre pezzi nel 1587; fu qui rialzato l’anno dopo, per ordine di Sisto V da Domenico Fontana. Al suo posto si trovava la statua di Marco Aurelio.

 

 

ANACRONISMO NELLA CAPPELLA CHIGI

Chiesa di Santa Maria del Popolo in piazza del Popolo

     La cappella Chigi è famosa per il film Angeli e Demoni tratto dal romanzo di Dan Brown, qui si consuma il primo di una serie di orribili omicidi. Ci sono alcune imprecisioni nel film, la cappella non ha una cripta sotterranea, la statua dell’angelo che indica San Pietro in realtà dà una indicazione molto vaga, in quella direzione prima della basilica Vaticana si trovano altre chiese.

     Il bassorilievo nell’arco dietro l’altare raffigura il papa Pasquale II (papa dal 1099 al 1118) che taglia l’albero cresciuto sulla tomba di Nerone, in tale gesto è cricondato da un manipolo di guardie svizzere. Ma l’ordine delle guardie svizzere non era ancora stato fondato ai tempi di Pasquale II, si tratta di un anacronismo di circa 400 anni, il corpo delle Guardie Svizzere Pontificie venne fondato il 22 gennaio 1506.

     La cappella Chigi è la seconda della navata di sinistra, venne costruita su progetto di Raffaello per il banchiere Agostino Chigi, restaurata dal Bernini per Fabio poi papa Alessandro VII. Sono di Raffaello i cartoni per i mosaici della cupola, sull'altare Nascita della Vergine di Sebastiano del Piombo.

 

 

LAPIDE SUL FONTANONE DEL GIANICOLO

Via Garibaldi

     Una grande lapide sulla fronte del Gianicolo ricorda che Paolo V fece restaurare nel 1613 l’antico acquedotto che portava la saluberrima acqua Alsietina (Augusto 2 d.C.) da Bracciano a Roma. E’ un errore, l’acqua Alsietina non era potabile, serviva per irrigare i campi e per le fontane monumentali, non veniva da Bracciano ma dal lago di Martignano. Quindi non si trattava di questo acquedotto, ma di quello di Traiano, costruito oltre un secolo più tardi.

 

 

IL VICOLO CHE NON ESISTE

Via del Moro, Trastevere

     Se chiedete ad un romano dov’è vicolo del Moro, vi risponde sicuro che si trova a Trastevere. Ma una tale strada non è mai esistita, esiste invece via del Moro, presso Santa Maria in Trastevere. La confusione deriva da un racconto drammatico di Americo Giuliani “Er fattaccio”, del 1911, ambientato nel vicolo, è la storia di un ragazzo che uccide il fratello, questi aveva preso una cattiva strada, stava dilapidando ogni bene della famiglia, costringendo la madre vedova a vendere ogni cosa. Questo racconto venne rappresentato in teatro e nelle feste popolari in dialetto romanesco, suscitando grande commozione e successo.

     Oggi la via è tanto tranquilla la mattina, quanto piena di vita la sera poiché si anima per la movida notturna.

 

 

PROVINCE O PROVINCIE

Piazzale e viale delle Province

     Il piazzale delle Province e il viale omonimo, fino a qualche anno fa era indicato, sulle targhe stradali con la dicitura “provincie”, era un grossolano errore che l’ufficio toponomastico del Comune di Roma ha provveduto a correggere. Il nome esatto è province in quanto, se al singolare vuole la i = provincia, al plurale perde la i = province. Sulla piazza vi è un bar che porta la forma corretta del nome.

     Google maps e viamichelin portano ancora la forma sbagliata mentre, tuttocittà.it scrive il viale senza la i e il piazzale con la i.

 

 

 

 

 

 

 

BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA

- Willy Pocino, Quelle lapidi sono sbagliate, articolo contenuto nella rivista Roma, ieri, oggi e domani.

- Claudio Rendina, Errori di stampa e falsi storici / tutte le bugie dei monumenti, in cronaca di Roma de la Repubblica.

- Claudio Colaiacono, Roma perduta e dimenticata, ed. Newton, 2013.

- AA.VV. Guida d’Italia, Roma, ed. Tci, 1993.

- AA.VV. Roma, libri per viaggiare, ed. Gallimard – Tci, 1994.

- AA.VV. I rioni e i quartieri di Roma, ed. Newton & Compton, 1989.

- AA.VV. Le strade di Roma, ed. Newton & Compton, 1990.

- Claudio Rendina (a cura di), Enciclopedia di Roma, ed. Newton & Compton, 2005.

- AA.VV. Stradaroma, ed. Lozzi, 2005.

- AA.VV. Tutto Città, 2011/2012, ed. Seat.

- www.romasegreta.it

- www.romasparita.eu (con bellissime foto d'epoca)

- www.info.roma.it

- www.abcroma.com

- www.maps.google.it

- www.viamichelin.it

 

 

Piero Tucci



[1] Francesco De Sanctis ( Roma 1679 – 1731), architetto. Autore anche della chiesa della Trinità dei Pellegrini.

[2] Innocenzo XIII, Michelangelo Conti (Poli 1655 – Roma 1724), papa dal 1721, appartenente alla famiglia dei Conti di Segni, discendente di Innocenzo III di Anagni (1160-1216) massimo assertore della supremazia della Chiesa sul potere politico. Nello stemma un’aquila coronata colorata al suo interno a scacchiera. Rinnovò la condanna al Giansenismo, non fece uso del nepotismo, alla sua morte fu sepolto nelle grotte vaticane tranne il cuore che per sua volontà è nel santuario della Mentorella a Guadagnolo.

[3] John Keats (Londra 1795 – Roma 1821) poeta romantico inglese, riposa nel cimitero inglese di Roma, sulla sua tomba: “qui giace uno il cui nome è scritto sull’acqua”.

[4] Percy Bysshe Shelley (Field Place 1792 – Viareggio 1822) poeta romantico inglese. Annegò in una tempesta tra Livorno a San Terenzo, il suo corpo fu ritrovato sulla spiaggia di Viareggio e subito cremato, le sue ceneri furono tumulate al cimitero inglese di Roma. Il cuore rimase alla moglie.

[5] Ettore Roesler Franz (Roma 1845 – 1907) pittore di famiglia originaria dalla Svizzera, dipinse prevalentemente acquarelli con molte vedute di Roma. Molti suoi acquarelli sono al Museo di Roma in Trastevere.