2023-11-26 Palazzi del Potere - seconda parte
 

I PALAZZI DEL POTERE - "Luoghi poco noti per funzioni molto importanti" – seconda parte
da Largo Corrado Ricci, Roma RM a Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (ADM) - Google Maps


1
I PALAZZI DEL POTERE - "Luoghi poco noti per funzioni molto importanti" – seconda parte
da Largo Corrado Ricci, Roma RM a Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (ADM) - Google Maps
1. CONI - Piazza Lauro de Bosis, 15
Il CONI cura l'organizzazione ed il potenziamento dello sport nazionale, ed in particolare la preparazione degli
atleti e l'approntamento dei mezzi idonei per le Olimpiadi e per le altre manifestazioni sportive nazionali o
internazionali. Nel 2020 il CONI rappresenta oltre 13 milioni 113 mila persone tesserate e 115.469
Associazioni/Società sportive dilettantistiche iscritte al Registro del CONI. A causa dell’emergenza sanitaria
da COVID-19 risultano persi oltre 1 milione e 760 mila tesserati e iscritti nell’anno sportivo 2020 o stagione
2019/2020 e 5.166 ASD/SSD in meno. Gli impatti generati dalla pandemia sull’attività federale hanno
riportato il numero di atleti delle FSN e DSA ai livelli del 2008, quando i tesserati censiti dal Monitoraggio del
CONI erano circa 4 milioni 170 mila.
Il Comitato olimpico nazionale italiano o CONI è l'organismo di governo dello sport in Italia.
Nacque nel 1914 come organismo privato allo scopo di organizzare la presenza olimpica degli atleti italiani,
divenne successivamente l'organizzazione di raccordo di tutte le federazioni sportive nazionali, ruolo che
ricopre tuttora sotto la veste giuridica di ente pubblico non economico sotto la vigilanza della presidenza del
Consiglio dei ministri.
Nonostante la vigilanza governativa il CONI non risponde in sede politica di questioni riguardanti l'ambito
sportivo in linea con le disposizioni del Comitato Olimpico Internazionale che obbliga i comitati dei Paesi
membri all'indipendenza dal potere governativo.
Il regime fascista, riconobbe il CONI come ente di diritto pubblico con personalità giuridica e con organi
territoriali; da qui l'istituzione dei comitati provinciali e regionali. Tale inquadramento normativo è rimasto
sostanzialmente invariato per oltre mezzo secolo.
2
Commissario straordinario del CONI fra il 1944 ed il 1946 fu nominato Giulio Onesti scelto dal
governo Bonomi e confermato dal governo Parri.
Nominato per liquidare il CONI, anche con l'aiuto di Adriano Ossicini e di altri appassionati (Bruno Zauli, Mario
Mazzuca, Bruno Fabjan, Mario Saini, Marcello Garroni, Luigi Chamblant, Sisto Favre e altri), Onesti riuscì ad
evitarlo ed a rilanciare questo ente nell'Italia liberale e democratica. Portò gli uffici allo Stadio delle Terme di
Caracalla. Nel novembre 1945, soppressi i contributi statali all'ente sportivo, ideò la gestione dei Concorsi
pronostici sugli avvenimenti sportivi attraverso la SISAL, con l'introduzione del Concorso
pronostici Totocalcio, passato nel 1948 alla gestione diretta del CONI. Nel 1965 Onesti ottiene dal Parlamento
l'approvazione della legge per la ripartizione degli introiti del Totocalcio suddivisi al 50% fra CONI e Stato.[3]
Onesti divenne presidente del CONI il 27 luglio 1946, con una nomina voluta dal presidente del
Consiglio Alcide De Gasperi e convalidata il 10 agosto 1947 dal Consiglio Nazionale del CONI. Nel marzo 1951
Onesti trasferì la sede del CONI al palazzo H del Foro Italico.[4]
Durante la sua presidenza all'Italia furono assegnati dal Comitato olimpico internazionale i Giochi Olimpici
Invernali di Cortina d'Ampezzo nel 1956 e i primi Giochi olimpici di Roma 1960. Nel 1966 nasce la Scuola
centrale per i Maestri dello sport. Nel 1968 nascono i Giochi della Gioventù.
Onesti restò presidente fino al 1978, quando fu dichiarato ineleggibile da una nuova legge e fu sostituito
da Franco Carraro, in quel momento presidente della FIGC. Nel 2003 viene fondata CONI Servizi, società
controllata dal Ministero dell'Economia e delle Finanze, che svolgeva le sue attività prevalentemente a favore
del CONI.
2. CONSIP – via Isonzo 19E
Consip (Concessionaria Servizi Informativi Pubblici) è una società per azioni, partecipata al 100% dal Ministero
dell’Economia e delle Finanze, che opera – secondo gli indirizzi strategici definiti dall’Azionista – al servizio
esclusivo della Pubblica Amministrazione, intervenendo con strumenti e metodologie per la digitalizzazione
degli acquisti pubblici.
Consip è un’azienda di oltre 400 persone con un know-how ventennale sul procurement.
Nasce nel 1997 per i servizi informatici del Ministero del Tesoro, ma la sua attività si è progressivamente
estesa anche ad altri ambiti. Dal 2019 il suo campo di intervento riguarda anche le concessioni e i lavori
pubblici. A marzo 2020 viene incaricata di acquistare grandi volumi di materiali e apparecchiature sanitarie,
in tempi brevissimi, per far fronte all’emergenza Coronavirus.
Fra le iniziative di gara più rilevanti compaiono ad esempio:
• SANITA’ (farmaci, DISPOSITIVI MEDICI, APPARECCHIATURE DI DIAGNOSTICA PER IMMAGINI)
• AUTOBUS URBANI
• VEICOLI PER LE FORZE DI SICUREZZA
• PULIZIA CASERME
• ENERGIA ELETTRICA per le PA
• Servizi di Information Technology
Attraverso la più grande piattaforma nazionale per il procurement digitale si incontrano incontrare ogni anno
oltre 130.000 imprese e 13.000 amministrazioni, per negoziare più di 500.000 contratti di acquisto, pari a un
valore di oltre 25 miliardi di euro (1% di PIL),: Sanità, IT, Telco, Energy e Building management.
Questa cifra è destinata a salire negli anni prossimi per i progetti di digitalizzazione previsti dal PNRR.
3
3. Consiglio Superiore delle Magistratura – Piazza dell’Indipendenza 6
Palazzo dei Marescialli è un palazzo di Roma sito in piazza dell'Indipendenza, nel rione Castro Pretorio. Dal
1962 è sede del Consiglio superiore della magistratura.
Nell'ambito della realizzazione di piazza dell'Indipendenza nel 1877 fu ottenuta una licenza edilizia per la
costruzione di un villino, che ha poi subito vari ampliamenti e passaggi di proprietà, fino a quando, sotto il
governatorato di Roma tra il 1935 ed 1939, il palazzo fu selezionato come sede dei Marescialli d'Italia e furono
portati avanti, soprattutto negli ambienti interni, dei lavori di ristrutturazione del palazzo che fu espropriato
con un decreto del prefetto di Roma.
Basta alzare un poco la testa per incrociare lo sguardo severo dei 16 marescialli con elmo e cipiglio.
Nonostante la sua asimmetria questo palazzo è uno dei frutti migliori del razionalismo dell'architettura
fascista. L'edificio ha infatti una facciata curiosamente asimmetrica con tre arcate in colonnato decentrate
che incorniciano l'ingresso spostandolo sulla sinistra del visitatore. Sicuramente la caratteristica dell'edificio
a tre piani in travertino e pietra sperone sono le citate figure dei marescialli poste all'apice delle cornici delle
finestre del primo piano, mentre le finestre al piano terra sono sovrastate da imperiali aquile. I marescialli
denotano l'originale funzione del palazzo, sede proprio dell'associazione dei Marescialli d'Italia, titolo
onorifico istituito da Mussolini nel 1924 per onorare Luigi Cadorna e Armando Diaz.
Nel secondo dopoguerra il palazzo diventò residenza del Ministro delle Finanze mentre all’inizio degli anni
60 fu individuato dal neoistituito Consiglio Superiore della Magistratura come propria sede. La cerimonia di
inaugurazione si è tenuta il 15 febbraio 1962.
Consiglio Superiore della Magistratura è quell’organo, disciplinato direttamente dalla Costituzione, chiamato
a garantire l’autonomia e l’indipendenza all’intero ordine giudiziario rispetto a tutti gli altri poteri dello Stato
(cioè rispetto al potere esecutivo del Governo e a quello legislativo del Parlamento). Spettano al Consiglio
Superiore della Magistratura, secondo le norme dell'ordinamento giudiziario, le assunzioni, le assegnazioni
ed i trasferimenti, le promozioni e i provvedimenti disciplinari nei riguardi dei magistrati.
La strada adiacente il palazzo è intitolata a Vittorio Bachelet che del CSM fu vice presidente dal 1976 al 1980.
Il suo assassinio da parte delle Brigate Rosse, avvenuto il 12 Febbraio del 1980 all'università La Sapienza,
rappresentò per il ruolo che ricopriva forse ancora più dell'omicidio di Aldo Moro il punto più alto dell'attacco
terroristico allo stato.
4. Agenzia delle Dogane - Piazza Mastai
L’Agenzia delle Accise, Dogane e Monopoli (ADM) ante litteram, nasce con regio decreto del 1853, per
garantire il controllo della fiscalità sulle imposte di fabbricazione e sul consumo, sui dazi doganali e sui regimi
di monopolio. Non è certo uno dei centri di potere più noti ma un breve elenco delle attività dell'agenzia
spiegherà la sua importanza: gestisce il sistema doganale italiano, le accise sull'alcool, sulla benzina e sui
tabacchi, ma soprattutto è l'ente che sovrintende a tutto il sistema del gioco pubblico dal superenalotto ai
gratta e vinci, dalla schedina del totocalcio alle slot machine.
Il contributo alle entrate dello stato nel 2022 è stato di 80 miliardi, di cui:
- 27 mld, DOGANE
- 26 mld, BENZINA
- 1 mld, ALCOL
- 11 mld, GIOCHI
- 15 mld, TABACCHI
L'origine del palazzo è però legata ai tabacchi ed è una storia interessante. Nel 600 la lavorazione dei tabacchi
veniva effettuata in tre diversi laboratori tutti situati nei rioni di Trastevere quando Papa Pio IX nel 1859
4
stabili di unificarla in un unico stabilimento, la manifattura Pontificia dei tabacchi, situata in questa piazza
che infatti porta il suo nome, piazza Mastai.
Il palazzo che vediamo oggi è un rimodernamento dell'imponente edificio dell'epoca originariamente più
lungo progettato da Antonio Sarti al quale fu messa mano una prima volta negli anni 30 e successivamente
nel 1950 con un completo rifacimento e la demolizione dei fabbricati laterali. Contemporaneamente alla
costruzione del palazzo veniva realizzato anche il primo laboratorio chimico delle gabelle, con il compito di
analizzare i prodotti sottoposti ad imposta, dai tabacchi, al sale ai prodotti petroliferi e naturalmente all'alcol.
5. Consiglio di Stato – Piazza capo di Ferro (se c’è tempo)
Il Consiglio di Stato è, nell'ordinamento italiano, un organo di rilievo costituzionale.
Previsto dall'articolo 100 della Costituzione, che lo inserisce tra gli organi ausiliari del Governo, è organo
giurisdizionale, ed è anche massimo giudice speciale amministrativo, in posizione di terzietà rispetto alla
pubblica amministrazione italiana, ai sensi dell'articolo 103 della Costituzione.
Il Consiglio di Stato e gli altri organi di Giustizia amministrativa hanno giurisdizione per la tutela nei confronti
della Pubblica amministrazione degli interessi legittimi e, in particolari materie indicate dalla legge, anche dei
diritti soggettivi. La giurisdizione amministrativa è esercitata, in primo grado, dai Tribunali amministrativi
regionali e, in secondo grado, dal Consiglio di Stato.
Palazzo Spada, già Palazzo Capodiferro, è l'edificio storico di Roma nel quale hanno sede il Consiglio di Stato
e la Galleria Spada. Fu costruito nel 1540 per il cardinale Girolamo Recanati Capodiferro . Il palazzo fu
comprato nel 1632 dal cardinale Bernardino Spada, il quale incaricò Francesco Borromini di modificarlo
secondo i nuovi gusti dell'epoca, propendenti per lo stile barocco.
Borromini creò, tra l'altro, il capolavoro di trompe-l'œil della falsa prospettiva nell'androne dell'accesso al
cortile, in cui la sequenza di colonne di altezza decrescente e il pavimento che si alza generano l'illusione
ottica di una galleria lunga 37 metri (mentre è di 8); in fondo alla galleria, in un giardino illuminato dal sole,
si trova una scultura che sembra a grandezza naturale, mentre in realtà è alta solo 60 centimetri.[2] [3]
Il palazzo ospita, al primo piano, un pezzo in argento in un salone attiguo alla sala delle Quattro stagioni,
anche una colossale scultura di Pompeo Magno, ritenuta essere quella ai cui piedi cadde Giulio Cesare.
Fu trovata sotto le mura di confine di due case romane nel 1552 nel vicolo dei Leutari (vicino alla Cancelleria):
doveva essere decapitata per soddisfare le pretese di entrambe le famiglie, ma il cardinale Capodiferro,
chiamato a dirimere la questione, intercedette a favore della scultura presso papa Giulio III, che la comprò,
donandola poi al cardinale Capodiferro.

La Roma di Sisto V: “Er Papa tosto”

Passeggiata del 19 marzo 2023


 

Breve biografia di Papa Sisto V

Felice Peretti nacque nel 1521 a Grottammare nelle Marche, ultimo figlio di una famiglia originaria di Montalto della Marca.

Ebbe un’infanzia molto triste e povera fino a quando, all’età di dieci anni, la famiglia lo mandò dallo zio frate nel convento dei Francescani Minori Conventuali di San Francesco a Montalto.

Divenne frate Felice, predicatore, consulente del Sant’Uffizio, professore alla Sapienza di Roma, inquisitore a Venezia. Conobbe San Filippo Neri e Sant’Ignazio di Loyola.

Suo amico e grande protettore fu il Cardinale Michele Ghisleri futuro papa San Pio V.

Il Cardinale Ugo Boncompagni gli era avverso e quando divenne papa con il nome di Gregorio XIII il Peretti perse tutte le cariche e si ritirò a vita da studioso, fece costruire una villa sul colle Esquilino dal suo architetto prediletto Domenico Fontana.

Nel 1585, alla morte di Gregorio XIII, fu eletto papa con il nome di Sisto V, in omaggio a Sisto IV Della Rovere anche egli frate francescano. Durante il Conclave le liste dei cardinali erano come le schedine del totocalcio: il Farnese stava a scudi diciotto e mezzo, il Savelli a undici e mezzo, il Santacroce ed il Montalto a sei e mezzo; ciononostante il cardinal Montalto ebbe la meglio forse perché i cardinali elettori volevano scegliere un papa “debole” e di transizione.

Il pontificato di Sisto V durò cinque anni durante i quali il Papa si rivelò tutt’altro che debole, fu energico, innovatore ed intransigente. Papa Sisto V morì il 27 agosto 1590 nel Palazzo del Quirinale all’età di 68 anni per febbri malariche.


 

Pontificato di Sisto V

Il Papa iniziò immediatamente un’opera rivoluzionaria di rinnovamento dei costumi in uso e dell’urbanistica della città:

  • Azione contro briganti e malfattori che infestavano l’urbe e il contado. Si diceva che c’erano più teste mozzate in Ponte che meloni in Banchi

  • Prostitute relegate nell’Ortaccio e poi rilasciate al loro mestiere con il divieto di frequentare il centro: le cortigiane sono state più forti del frate Papa

  • Realizzati dieci chilometri di strade nuove (Strada Felice, Strada Pia), lastricate 121 strade vecchie

  • Secondo il Papa tutto ciò che è rimasto pagano nella scenografia romana dovrà essere riproposto alla contemplazione, come richiamo al Cristianesimo. Ai suoi critici e detrattori Sisto V rispose: “ch’egli voleva tor via l’antichità difformi, con ristorare quelle che n’havevano bisogno”

  • Secoli dopo un giorno Napoleone chiese ad Antonio Canova con tono di superiorità: “A Roma voi lungo le vostre strade piantate alberi?” Canova rispose: “Ma no Sire, a Roma noi piantiamo obelischi!” (Gli obelischi eretti da Domenico Fontana furono quattro nei soli cinque anni di pontificato di Sisto V: obelisco lateranense, obelisco di Santa Maria Maggiore, obelisco di Santa Maria del Popolo, obelisco vaticano)


 


 

Elenco delle opere a Roma realizzate da Domenico Fontana

  • Nuovo Palazzo Laterano (residenza estiva del Papa)

  • Completamento cupola di San Pietro con Giacomo della Porta

  • Fondamenta nuova Bibioteca Vaticana

  • Ospizio dei Mendicanti: Papa Sisto V investe 30.000 scudi per la sua fondazione (per circa 2000 persone con vitto, alloggio, vestiario e possibilità di imparare un mestiere)

  • Restauro Colonna Traiana e di Marco Aurelio con installazione delle statue di San Pietro e San Paolo rispettivamente

  • Cappella monumentale di Santa Maria Maggiore

  • Distruzione delle rovine del Septizonio, il Papa autorizza l’abbattimento e il prelievo di materiale da costruzione, i lavori costano 905 scudi. Furono riutilizzati 33 blocchi di travertino per la fondazione dell’obelisco di Piazza del Popolo, 104 blocchi per restauro della colonna di Marco Aurelio con la base della statua di San Paolo che la corona, 15 blocchi per la cappella del Presepio a Santa Maria Maggiore più altri 15 per la tomba di Pio V, la scalinata per l’ospizio dei Mendicanti, la porta del palazzo della Cancelleria, la facciata nord di San Giovanni in Laterano con cortile e scalinata, il rifacimento chiesa di San Girolamo degli Schiavoni

  • Loggia di Sisto V o delle Benedizioni a San Giovanni in Laterano

  • Erezione dei quattro obelischi. Per trasferire l’obelisco vaticano dal Circo di Nerone (40 D.C.) al centro della piazza occorsero quattro mesi di lavoro, 900 uomini, 75 cavalli e 90 argani. Si ricorda l’aneddoto di “acqua alle corde”

  • Nel 1587 il Papa acquista dai Carafa la Villa di Monte Cavallo e fa realizzare dal Fontana l’ Ala Sistina

  • Integrazione di Borgo come XIV rione di Roma

  • Nuovo acquedotto, il primo dopo la fine dell’impero romano (vedi dopo voce acquedotto Felice)

  • Fontane monumentali: Fontana dell’acqua Felice mostra terminale dell’acquedotto, Fontana dei Dioscuri ed altre quattro fontane

  • Arco monumentale di Porta Furba e di Porta San Lorenzo


 

Villa Montalto Peretti

Il cardinale Felice Peretti nel 1570 acquista dal medico romano Guglielmini la vigna per 1500 scudi sul colle Esquilino servendosi di un prestanome tale Bartolomeo Bonamici. Poco dopo la proprietà fu intestata alla sorella Camilla, successivamente alla nuora di Camilla Vittoria Accoramboni e finalmente a sé stesso, acquisendo inoltre altre due vigne presso Santa Maria Maggiore e le Terme di Diocleziano. Il Papa Gregorio XIII avendo notato la grandiosità delle opere intraprese nella costruzione della villa abolì l’indennità di 100 scudi appannaggio dei cardinali poveri. Peretti sospese i lavori ma Domenico Fontana anticipò le spese e riprese i lavori finiti nel 1581. Nel 1585 dopo l’elezione a Papa si trasferì nella villa, poi la ridonò alla sorella nel 1586. La villa aveva un perimetro murario di 6 chilometri con sei porte e copriva un’area che dall’attuale Via del Viminale, Viale Enrico de Nicola, Via Marsala raggiungeva Porta San Lorenzo e Via Agostino Depretis. Era ricca di fontane, di maestose alberature e terrazzamenti; al centro si ergeva il Casino Felice e all’altezza della Porta Quirinalis c’era il grandioso Palazzo a Termini con accanto le botteghe di Farfa. La proprietà passò poi al nipote Michele Damasceni Peretti, dopo la morte di Camilla nel 1605 la proprietà decadde progressivamente. Nel 1696 la proprietà fu acquistata dalla famiglia Negroni, nel 1784 fu venduta al commerciante Giuseppe Staderini che vendette la maggior parte delle opere d’arte della proprietà, compresi gli alberi d’alto fusto. Nel 1789 la proprietà passò al marchese Francesco Camillo Massimo. Nel 1860 iniziò lo smembramento della villa per l’inizio dei lavori della stazione ferroviaria a Termini. La sola testimonianza della villa rimane a Roma la Fontana del Prigione sistemata a Via Goffredo Mameli ed il toponimo Largo di Villa Peretti. Lo Staderini vendette tra l’altro la statua Nettuno e Tritone del Bernini al Victoria and Albert Museum di Londra.

La villa per il Papa rappresentò la vendetta diretta alla miseria della sua infanzia. L’amore per il trionfalismo e la bellezza fu influenzato anche dalla sorella Camilla trasformata da contadina a principessa. Emblematico è il dialogo tra Pasquino e Marforio: Un dì Pasquino comparve con la camicia lorda. “Perché non te la fai lavare?” gli chiese Marforio. “Perché non ho più la lavandaia dacché è principessa la sorella del Papa”.


 

Acquedotto Felice

A causa dell’assoluta mancanza di acqua sul colle Esquilino e Quirinale e Viminale dopo il taglio degli acquedotti durante le invasioni barbariche, Papa Sisto acquistò da Marzio Colonna per 25.000 scudi i terreni con le sorgenti in località Pantano vicino a Palestrina e incaricò Matteo Bortolani “esperto architetto di quel tempo ed in tali affari versato” a realizzare l’acquedotto. Il contratto stabiliva che l’opera dovesse terminare in due anni ma dopo quattordici mesi i lavori vennero fermati perché i calcoli di livellazione erano sbagliati: l’acqua tornava indietro. Subentrò allora Giovanni Fontana fratello di Domenico, esperto di ingegneria idraulica. La spesa totale raggiunse l’enorme somma di 300.000 scudi a lavoro terminato. Nell’agosto 1586 Camilla Peretti portò la prima acqua dell’acquedotto al fratello: fu definita “la migliore delle acque potabili”. Nell’ottobre 1586 l’acqua raggiunse Villa Montalto e a fine anno il Quirinale e zone limitrofe.

Aneddoti

L’episodio del Crocefisso sanguinante

Nella periferia romana c’era una piccola chiesa poco frequentata. Il parroco viveva una vita povera quando un giorno si sparse la voce che il Crocefisso di legno della chiesa trasudava sangue. Arrivarono numerosi pellegrini che portavano soldi e cibo. La notizia giunse in Vaticano ed il Papa volle andare di persona a vedere il “miracolo”. Papa Sisto restò solo nella chiesa con il Crocefisso e dopo un’ora chiamò tutti dentro. Alzò il Crocefisso davanti a tutti e disse: “Come Cristo ti adoro ma come legno ti spezzo”, ruppe il legno su un ginocchio e dentro fu trovata una spugna con del sangue di gallina. Al prete fu tagliata la testa. L’episodio fu così emblematico che quasi 250 anni dopo G.G. Belli ne fece un sonetto tra i più belli e famosi.


 

Fra tutti quelli c’ hanno avuto er posto

de vicarj de Ddio, nun z’è mmai visto

un papa rugantino, un papa tosto,

un papa matto uguale a Ppapa Sisto.


 

E nun zolo è dda di cche ddassi er pisto

a cchiunqu’omo che jj’annava accosto,

ma nnu la perdonò neppur’a Ccristo,

e nemmanco lo roppe d’anniscosto.


 

Aringrazziam’ Iddio c’adesso er guasto

nun po’ssuccede ppiù cche vvienghi un

fusto d’arimette la Cchiesa in quell’ incastro.


 

Perché nun ce po’ esse tanto presto

un antro papa che jje pijji er gusto

de méttese pe nnome Sisto Sesto.


 

L’insalata di Sisto V

Un avvocato amico del Papa era ridotto in miseria e ammalato gravemente. Il medico comunicò la notizia al Papa che non disse nulla. Il giorno dopo il Papa disse al medico che aveva mandato un’insalata all’avvocato. Il medico ritornò perplesso dall’avvocato e lo trovò in forma e allegro. In fondo alla cesta dell’insalata c’era un fagotto pieno di monete d’oro!


 

Briganti al Colosseo

La storia è ambientata nel cuore di Roma al Colosseo quando la città era infestata da banditi senza scrupoli. Una notte Sisto V decise di travestirsi da mendicante e con una bottiglia di vino nascosta sotto il mantello raggiunse i malfattori accampati nell’anfiteatro e chiese loro di poter passare la notte lì. I banditi accettarono a patto che lo straniero cucinasse per loro. Fu così che Papa Sisto si mise a girare lo spiedo sul quale cuoceva un maialino mentre i criminali bivaccavano. Il pontefice infastidito dalla loro arroganza ripeteva tra sé e sé una frase. “Non può durare in eterno…”. Al momento della cena il mendicante/papa tirò fuori il fiasco di vino e lo offrì ai banditi che ne bevvero in abbondanza. Poco dopo si addormentarono profondamente perché il vino era drogato. Sisto V lasciò quindi il Colosseo, avvisò le sue guardie che catturarono i criminali e li giustiziarono il mattino seguente.



 

 

 

RIONE 1 MONTI

 

GLI ITINERARI DI VISITA SI ARTICOLANO IN:

 

1 IL RIONE MONTI VERO E PROPRIO

 

(tra via Cavour e via Panisperna) pag. 2;

 

2 IL RIONE MONTI VERO E PROPRIO

 

(tra via Cavour e Colle Oppio) pag. 15;

 

3 LUNGO VIA NAZIONALE, pag. 21;

 

4 LUNGO VIA DEL QUIRINALE pag. 26;

 

6 IL COLLE OPPIO pag. 32;

 

7 LUNGO LO STRADONE, LA NAVICELLA, L’ESQUILINO pag. 35.

 

POSIZIONE GEOGRAFICA

 

E’ un rione molto grande, si estende a partire dalla zona dei Fori fino alle vette dell’Esquilino. I confini del rione Monti sono: via dei Fori Imperiali, Foro di Traiano (compreso), via Magnanapoli, via IV Novembre, largo Magnanapoli, via XXIV Maggio, piazza del Quirinale, via del Quirinale, via Quattro Fontane, via Depretis, piazza dell’Esquilino, via dell’Esquilino (compresa la Basilica di Santa Maria Maggiore), via Merulana, piazza di San Giovanni in Laterano, piazza di Porta San Giovanni, mura Aureliane da porta San Giovanni a porta Metronia, piazza di Porta Metronia, via della Navicella, via di Santo Stefano Rotondo, via di San Giovanni in Laterano, piazza del Colosseo, via dei Fori Imperiali.

 

 

TOPONOMASTICA

Il nome del rione ricorda la movimentata altimetria del suo territorio. Dopo il 1870 parte del rione andò a formare i rioni Esquilino e Castro Pretorio. Le vie sono per la maggior parte toponimi.

 

 

STORIA

Nella storia più antica di Roma gran parte del rione rientra nella Suburra, era all’interno delle mura Serviane. Le strade ricalcano quelle antiche. L’argiletum era l’attuale via Madonna dei Monti che sotto il Cispio si biforca in vicus Patricius oggi via Urbana e clivus Suburanus oggi via in Selci, schema riproposto nelle moderne via Cavour e via Lanza. L’età imperiale confermò l’aspetto residenziale, nella parte sud sorse la Domus Aurea poi coperta dalle terme di Tito e di Traiano.

Con l’avvento del Cristianesimo sorsero luoghi di culto in dimore private, i tituli, origine di Santa Prassede, Santa Pudenziana, San Martino ai Monti e San Pietro in Vincoli. Nel medioevo si spopolò e sorsero varie torri che restano ancora oggi come elemento caratterizzante del rione.

Sostanziali cambiamenti avvennero con Sisto V che realizzò l’acquedotto Felice, tracciò via Panisperna e sistemò via dei Serpenti. Gli interventi furono le premesse per il popolamento della zona. Non vi sorsero palazzi nobiliari a conferma del carattere popolare dell’area.

Il 1870 comportò cambiamenti ben più radicali con l’apertura di via Nazionale e via Cavour che con i palazzi di stile piemontese maschera le retrostante case basse più antiche. Dopo il 1870 sorse il rione Esquilino.

Secondo i dati del Comune di Roma del 2015 nel rione Monti abitano 13.028 persone.

 

 

 

 

 

ITINERARIO 1

 

IL RIONE MONTI VERO E PROPRIO

 

TRA VIA CAVOUR E VIA PANISPERNA

 

 

PIAZZA DELLA MADONNA DEI MONTI

L’itinerario non può che partire da qui, vero cuore del rione. Centro della movida giovanile. Nel centro la bella fontana di piazza Madonna dei Monti o dei Catecumeni (dal vicino palazzo del 1635, adiacente alla chiesa) di Giacomo Della Porta. Si tratta di una vasca ottagonale in travertino con i lati ornati da quattro stemmi alternati, due del papa Sisto V, due del comune di Roma. La vasca poggia su quattro gradini che hanno anche la funzione di livellamento orizzontale della piazza che è in pendenza verso la chiesa. Ebbe un restauro nel 1879-80 quando si trovava in una piazza sede di mercato di un rione densamente abitato, un altro nel 1997 (sindaco Rutelli) quando la piazza venne ripavimentata e finalmente pedonalizzata.

Sul lato Est una bella palazzina settecentesca di quattro piani con bel portoncino ornato e balcone a mensole, caratteristiche le finestre ovali sul lato destro.

Sul lato Nord la chiesa dei Santi Sergio e Bacco degli Ucraini, ufficiali dell’esercito romano e martiri della fede in Siria nel 303. La chiesa è di origini antiche, forse anteriore al IX secolo, ampiamente restaurata da Urbano VIII, affidata ai Minimi di San Francesco di Paola, a questi subentrarono i monaci ruteni di San Basilio che tutt’ora la gestiscono. Nel 1718, sotto l’intonaco fu rinvenuta una Madonna con Bambino comunemente conosciuta come Madonna del Pascolo, termine passato alla chiesa. E’ chiesa nazionale degli ucraini. La facciata è ottocentesca con portale in travertino del Seicento con statue di padri della chiesa d’Oriente inserite in nicchie. Il lato Ovest della piazza è attraversato da via dei Serpenti. Hai foto d’epoca (1940) di piazza Madonna dei Monti.

Qui sono stati girati i film “Notte prima degli esami” (2006), nel bar dove si ritrovano i ragazzi protagonisti del film; e il film “To Rome with love (2012) di Woody Allen.

 

Sul lato Ovest della piazza inizia via Baccina. Il nome gli viene dalla famiglia Baccini che qui ebbe proprietà. All’Ara Coeli si vede la tomba di Bartolomeo Baccini, fiorentino, datata 1581. Vi sorse l’albergo ad “Crucem Militensem”, che ricordava l’Ordine di Malta (come la scomparsa via della Croce Bianca). Fino al 1943 vi fu il giardino degli Agostiniani, area espropriata per la costruzione del mercato coperto. Vi sono due edicole sacre, una ad angolo con via Tor de Conti, l’altra con una lapide di Pio VI che ricorda le indulgenze ricevute. Nella strada anche un oratorio dedicato alla Vergine Addolorata, già granaio

La strada è in leggera salita, si incontra prima il mercato rionale, costruito come “mercato dei fiori” che nel 1965 è stato trasferito al Trionfale. Sempre sul lato destro la lapide dedicata a Ettore Petrolini1: “Qui / abitò / Ettore Petrolini / autore e interprete insuperato / legò il proprio nome a quello di Roma / con inimitabile spirito satirico / degnamente rappresentando / da solo / la folla anonima che creò Pasquino / Nel XIII anniversario della morte / XXIX giugno MCMXLIX”. La strada termina all’Arco dei Pantani (via Tor de Conti).

“E’ questa la zona dove operarono le loro opere di carità San Giuseppe Labre, il santo dei pidocchi che non li uccideva in quanto creature di Dio e Sant’Alfonso Maria de’ Liguori2 che qui abitò con i suoi padri operai”. Da: Rendina Paradisi “Le strade di Roma”, Newton, 2004, pag. 746.

 

CHIESA DELLA MADONNA DEI MONTI

Al suo posto era un fienile, ma quando gli operai iniziarono a smantellare il muro sentirono una voce di donna che li pregava di non fare del male al Bambino. Stupiti i manovali misero allo scoperto un affresco con la Vergine e il Bambino che adesso si ammira sull’altare maggiore.

E’ il capolavoro di Giacomo della Porta3, con armoniosa facciata (lapide Gregorio XIII4) a due ordini: lesene corinzie in quello inferiore, formanti cinque campate con portale e nicchie laterali; composite quelle superiori a tre campate e raccordi a volute, con finestrone a colonne e timpano, nicchie nei lati.

Interno a una navata e a croce latina, con volta a botte, cupola e abside decorate da stucchi e affreschi di Cristofano Casciani e altri (1620 circa – in restauro nel dicembre 2022). L’ultimo altare sinistro racchiude il corpo del francese San Giuseppe Labre, che, vissuto per umiltà da mendicante, morì qui presso nel 1783. Sotto la mensa la figura giacente del santo di Achille Albacini del 1892. Era detto il "santo dei pidocchi" perché non li uccideva in quanto creature di Dio.

 

Prendiamo via Madonna dei Monti.

 

VIA MADONNA DEI MONTI

A sinistra della chiesa, si trova il Monumento ai Caduti della Prima Guerra Mondiale (aquile e fasci in alto; stemma del rione in basso), segue un ampio palazzo conventuale a mattoni in vista con grande portale, una grande lapide ricorda che fu costruito da Urbano VIII5. Oggi è sede di facoltà di Architettura di Roma Tre (dipartimento Studi Urbani).

Nella prima traversa a sinistra – via del Pozzuolo - si trovano delle case medioevali con i servizi igienici sul balcone. Qui si trova un murales dedicato a Totti, rappresenta il capitano della Roma che esulta per lo scudetto del campionato 2000/01, è stato restaurato nel dicembre 2020. E’ opera di Lucamaleonte6.

Più avanti sulla destra si trova la chiesa San Salvatore ai Monti, oggi parrocchia ortodossa di Georgia. Nella strada al civico 82 si trovano 20 pietre d’inciampo7 delle famiglie Di Consiglio, Di Castro, Moscato e Di Tivoli. Nel dicembre 2018 furono rubate e subito riposizionate. I residenti si opposero alla pedonalizzazione della strada, di via Urbana (parziale) e all’allargamento dei marciapiedi di via dei Serpenti. Il Tar ha dato ragione al Comune nel novembre 2019.

Notare case medioevali con inserti di materiali di recupero.

Si avanza avendo come sfondo il muro del Foro di Augusto e la torre del Campidoglio. Alla fine della via si trova l’hotel Forum, con stupenda terrazza sui Fori, preferito da Beppe Grillo e Mario Monti. Si tratta di un antico convento dei frati domenicani costruito tra il 1750 e il 1753 dall’architetto Gabriele Valvassori8, sembra che l’artista non volle alcun compenso se non quindici messe annuali a suffragio della sua anima. Nel 1962 il convento fu trasformato in albergo.

Alla fine della strada ecco la:

TORRE DE’ CONTI

Fu, con la torre delle Milizie la maggiore di Roma. Ricordata dal Petrarca. Costruita nel 1203 per volontà di papa Innocenzo III9 e destinata alla sua famiglia che erano conti di Segni. La base appare esageratamente larga e poderosa in relazione alle dimensioni attuali, infatti era alta 60 metri mentre oggi arriva a 29 metri. Fino al 9 settembre 1349 quando Roma fu scossa da un violento terremoto che demolì anche parte di torre delle Milizie inclinandola come vediamo oggi, e fece crollare l’anello del Colosseo che guarda il Celio. E’ un esempio di torre-abitazione, venne costruita con il materiale prelevato dal tempio della Pace. In un primo tempo venne ricoperta di travertino, sempre prelevato dai fori, poi asportato per la costruzione di porta Pia. In seguito al violento terremoto del 1349 venne abbandonata, fin quando il papa Alessandro VIII10 la restaura con i contrafforti che ancora oggi si vedono. Dobbiamo immaginarla immersa in un dedalo di stradine, così possiamo capire l’effetto di potenza, forza e sicurezza che emanava. Hai una foto del 1843 e una del 1906.

Un lato della torre affaccia sul largo Corrado Ricci.

Il largo Corrado Ricci ricorda il direttore generale di Antichità e Belle Arti che diresse gli scavi dei Fori Imperiali (Ravenna 1858 – Roma 1934), era scrittore e storico dell’arte, fu senatore. Prima degli sventramenti degli anni Trenta, qui era piazza delle Carrette. Il largo si estende sul Foro della Pace o Tempio della Pace, voluto da Vespasiano di cui il resto più evidente è la grande aula che oggi costituisce la chiesa dei Santi Cosma e Damiano. Si sono rialzate il 21 aprile 2015 sette colonne in granito rosa di Assuan, al di là di via dei Fori Imperiali.

 

Si procede in via Tor de Conti, in salita verso la piazza del Grillo.

 

VIA TOR DE’ CONTI

 

All’inizio della strada, attaccata all’hotel Forum, si trova la chiesa dei Ss. Quirico e Giulitta (rispettivamente figlio e madre martirizzati sotto Diocleziano a Tarso in Cilicia). Antichissima chiesa risalente ai tempi di San Girolamo, ovvero al IV secolo, restaurata radicalmente da papa Vigilio (nel sec. VI tempo di Giustiniano), in origine dedicata ai santi Stefano e Lorenzo, al posto della facciata c’era l’abside (così è descritta nell’Itinerario dell’Anonimo di Einsiedeln della fine dell’VIII secolo). Nel 1606 Paolo V Borghese volle un radicale restauro e venne girata verso l’arco dei Pantani. I Domenicani, che ebbero la chiesa nel 1722 da Innocenzo XII la fecero restaurare dal Raguzzini11 e dal Valvassori12. Nell’interno, l’altare maggiore è costituito da un’imponente edicola del Seicento. Si può scendere a livello inferiore, altomedioevale, dove è allestito il Museo del Presepe (ingresso al civico 31).

La via corre lungo una grandiosa muraglia di blocchi squadrati di peperino, dove si stagliano aperture di epoche posteriori, è la muraglia del Foro di Augusto che serviva a proteggerlo da eventuali incendi. Qui si trova l’arco dei Pantani, magnifico nella sua rude architettura, era la via di comunicazione più battuta tra i Fori e la Suburra, il nome allude ai frequenti allagamenti. Edicola con la Vergine ad angolo con via Baccina.

Le due bifore lungo la muraglia e il sottostante portale con Annunciazione seicentesca, sono della scomparsa chiesa di San Basilio che ebbe anche altri nomi, come Ss. Annunziata.

 

PIAZZETTA DEL GRILLO

 

TORRE DEL GRILLO

 

La piazzetta è dominata dal palazzo del Grillo. Si tratta di una dimora seicentesca sovrastata da una torre medioevale, tutto il complesso è ancora oggi proprietà privata. L’edificio si compone di due parti, a sinistra quello a cinque piani con la torre; a destra da un altro a tre piani; i due sono collegati da un arco detto dei Conti. Le finestre presentano sia decorazioni con volute e fregi, sia teste di leone, sia conchiglie. Un magnifico portale barocco al civico 5 è decorato da una doppia conchiglia sovrastata da una protome leonina dalla quale dipartono due festoni. Uno scalone porta ad un piccolo giardino ricco di fontane e ninfei di stucco. Nel giardino un altro portale con quattro colonne affiancate dalle statue di Minerva e Mercurio. Nel secondo dopoguerra (1965-1987) ha ospitato lo studio e l'abitazione del pittore neorealista Renato Guttuso13 che vi è morto nel 1987.

La torre fu edificata a partire dal 1223, nel 1675 i marchesi del Grillo la ristrutturarono per integrarla al nuovo palazzo di famiglia e vi aggiunsero il caratteristico decoro a beccatelli. La torre detta anche della Miliziola per distinguerla dalla più grande torre delle Milizie, fu edificata come proprietà dei Carboni, poi dei Conti, finché nel 1675 fu acquistata dai del Grillo che la ristrutturarono nel contesto del palazzo aggiungendovi l'originale coronamento a beccatelli come indica l'epigrafe commemorativa "Ex marchione de Grillis" Hai una stampa del Seicento della piazzetta con il palazzo e la torre.

 

Il marchese Onofrio del Grillo è una figura storica realmente esistita, un burlone ai limiti della legalità, sordo ad ogni senso di giustizia, prevaricatore verso gli ebrei che, alla fine si ravvide di tutti i mali combinati per dare ascolto alla sua coscienza. Oggi la sua popolarità è dovuta al celebre film con Alberto Sordi del 1981 dal titolo: "Il marchese del grillo"14.

Nato a Fabriano nel 1714 si trasferì a Roma dove divenne ricchissimo per una eredità, così entrò nella Corte Pontificia e vi divenne celebre per il suo carattere eccentrico. La fama dei suoi colossali scherzi si diffuse in tutta Roma e fu ampliata dalla voce popolare che probabilmente fuse episodi appartenuti a personaggi diversi. Ritiratosi nella villa di famiglia a Fabriano (che tutt'ora esiste), vi trascorse gli ultimi anni della sua vita, si spense nel 1787, riposa in San Giovanni dei Fiorentini. Resta quindi un divario tra la figura storica che ha occupato tutto il Settecento e quella leggendaria a cui si è ispirato il film di Mario Monicelli che invece è riferita all'Ottocento, precisamente al periodo dell'occupazione napoleonica di Roma.

Nei racconti popolari ci appare come un uomo di mezza età annoiato da una vita di lussi tra il soglio papale chiaramente decadente e una plebe povera e senza speranza di emancipazione. Non perde mai l'occasione di tirare qualche brutto scherzo alla plebe che essendo in una posizione inferiore nulla può contro la nobiltà. Getta monete a due povere zingare, ma queste sono state rese incandescenti sul fuoco. Si rifiuta di pagare il falegname ebreo, chiamato in giudizio corrompe i giudici e il povero falegname è condannato, allora fa suonare a morto tutte le campane delle chiese di Roma, la gente pensa che sia morto il Papa, mandato a chiamare da Pio VII Chiaramonti gli rivela lo scherzo, "la giustizia è morta". Tira un brutto scherzo al carbonaio Gasperino, suo sosia, lo mette al suo posto, viene catturato dai gendarmi per alto tradimento, ma all'ultimo può beneficiare dell'amnistia e torna al suo posto.

 

Dalla piazzetta inizia via degli Ibernesi, prende il nome dal collegio degli Irlandesi - anticamente Ibernesi – che si trovava nella strada. La strada termina con una scalinata dominata da una fontanella, qui è stato girato il film “Film d’amore e di anarchia” (1973) di Lina Wertmuller con Giancarlo Giannini e Mariangela Melato.

Dalla piazzetta un passaggio pedonale, sotto alla Casa dei Cavalieri di Rodi, conduce in via dei Fori Imperiali (via Alessandrina), è un luogo molto suggestivo perché si affaccia sul Foro di Traiano e i Mercati di Traiano da un punto di vista straordinario. Alla fine di questo passaggio c’era piazza Campo Carleo con la Chiesa di Santa Maria in Campo Carleo. Il nome deriva dalla corruzione di Carolei di Leone, dignitario bizantino che aveva proprietà nella zona.

 

CASA DEI CAVALIERI DI RODI

In piazza del Grillo. Antica sede del Priorato romano dell'Ordine dei Cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme (detti poi di Rodi e di Malta). Fu eretta verso la fine del XII secolo come monastero di San Basilio sorto a sua volta sui resti del tempio di Marte Ultore. Restaurata e abbellita tra il 1467 e il 1470 dal cardinale Marco Barbo, nipote del papa Paolo II (Paolo Barbo), amministratore del Priorato che si giovò probabilmente delle stesse maestranze che avevano lavorato a palazzo Venezia. L'ingresso è da piazza del Grillo. Notare il pittoresco ingresso sormontato da una finestra crociata. La facciata sul foro d'Augusto presenta un bellissimo balcone trilobato (stile gotico) e due finestre crociate (tipiche del primo rinascimento romano). Su questo lato nel XV secolo c'era una scala. Un'altra bella finestra trilobata è sul lato che guarda i fori Imperiali.

Attraversato il salone d'onore con le bandiere dell'ordine, si passa nell'arengario15, nella sala della loggetta con i resti delle sculture del portico del foro d'Augusto, seguono alcune sale con soffitti in legno, sculture e dipinti di varie epoche, infine si accede nell'ariosa loggia a otto arcate affacciata sui fori. La pittura ad affresco molto deteriorata raffigura entro medaglioni imperatori romani e paesaggi, tali pitture sono attribuite alla cerchia di Andrea Mantegna16.

La cappella è ricavata nell'atrio di una casa di epoca romana, è dedicata a San Giovanni Battista patrono dell'ordine. La Casa è stata utilizzata nel film “Il marchese del Grillo” (1981) di Mario Monicelli come residenza del marchese.

 

LARGO CAMPO CARLEO

La piazza si trovava ai piedi del Mercato di Traiano, tra questo il Foro di Traiano e la Colonna stessa. Il nome resta ad un passaggio che unisce la via Alessandrina con la salita del Grillo. Tale passaggio non sempre è aperto.

Secondo le fonti la famiglia Kaloleo, originaria di Bisanzio, trasferitasi a Roma nel X secolo, acquisì numerose proprietà nella zona. Nel Catalogo del 1192 di Cencio Savelli si nomina una Chiesa di Santa Maria in Campi Caroleonis, al tempo di Alessandro VII17 (1655-1667), è definitivamente intitolata a Santa Maria in Campo Carleo per corruzione del nome originario. Nella pianta del Falda, del 1672, per la prima volta viene tratteggiata e citata una piazza Campo Carleo. Pochi anni dopo G. Vasi realizza una scenografica incisione del Campo Carleo e della Chiesa, da notare che questa appare come voluta da Sisto V18 (1585-1590). Nel 1884 in attuazione del programma di recupero di una parte delle vestigia del Foro di Traiano, precisamente della Basilica Ulpia, vennero demoliti gli edifici che delimitavano il largo di Campo Carleo che quindi scomparve. Negli anni 1932-36 venne realizzata la via dell’Impero, oggi via dei Fori Imperiali, per cui la zona assunse il volto attuale.

 

 

Torniamo in piazza della Madonna dei Monti e imbocchiamo via dei Serpenti. Che è

 

la strada che costeggia il lato Ovest della piazza.

 

VIA DEI SERPENTI

Nel Seicento chiamata Corso dei Monti, ha preso questo nome per una immagine della Madonna che schiaccia i serpenti o una bottega con l’immagine del Laocoonte. La pianta del Nolli (1748) testimonia il cambio di nome. Una lapide ricorda Mario Monicelli19, che qui ha vissuto, al civico 29 come “maestro di cinema e uomo libero”. Al civico 14 abita l’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano (2006-2015), già presidente della Camera, nato a Napoli nel 1925.

Contro la pedonalizzazione di via della Madonna dei Monti, via Urbana e allargamento dei marciapiedi in via dei Serpenti, i residenti protestano, ci sono incidenti in Campidoglio (giugno 2018). Nel novembre 2019 il TAR si è espresso contro le richieste dei residenti.

 

VIA CIMARRA

E’ la prima traversa di destra, va da via dei Serpenti a via Panisperna. In questa strada vi erano due case di tolleranza.

La via prende il nome dal palazzo appartenente a questa famiglia. Il palazzo sorge sul culmine della salita di via Panisperna, di fronte alla chiesa di San Lorenzo. Fu abitato da questa famiglia fino alla fine del Settecento, quindi divenne caserma, ancor oggi vi si trova la Pubblica Sicurezza.

 

 

Prendiamo ora la via degli Zingari che incrocia subito via del Boschetto.

 

VIA DEL BOSCHETTO

Da via degli Zingari a via Nazionale. Nelle adiacenze della chiesa di Sant’Agata dei Goti vi erano vigne, giardini e un boschetto di olmi voluti dal cardinale Gonzaga titolare della chiesa. Il boschetto ha dato il nome alla via. Al civico 124 una modestissima immagine di carta colorata della Madonna del Carmine attorniata da molti ex voto. Al civico 72 testa di satiro. In via del Boschetto era la sez. PCI Monti.

 

VICOLO DEI SERPENTI

Da via del Boschetto a via dei Serpenti. Siamo ormai in cima a via del Boschetto, prossimi a via Nazionale. Nel vicolo vecchie case con cassettoni alla romana e intelaiature alle finestre. Sul nome della strada si sono fatte varie ipotesi, i serpenti presenti nella zona quando la strada era in aperta campagna, la famiglia Serpenti che vi abitava, l'immagine della Madonna che schiaccia il serpente, il palazzetto Cerasola sulla cui facciata era affrescata l'immagine del Laocoonte20.

 

VIA DEGLI ZINGARI

 

ANGELO MAI

La strada prese il nome dalle carovane di zingari che affluivano a Roma e venivano nel Seicento concentrate in questa zona, che allora si chiamava del Pozzo per un pozzo qui esistente del quale conserva memoria il vicolo del Pozzuolo, dietro Madonna dei Monti. Dopo via San Giuseppe Labre la strada si restringe, sulla sinistra si trova una lapide che ricorda lo sterminio di rom, sinti e caminanti avvenuto nei campi di concentramento nazisti

Il regime nazista aveva dichiarato che gli zingari erano una “razza inferiore”. I rom, sinti e camminanti vennero sottoposti all’internamento, ai lavori forzati e al termine del loro sfruttamento venivano sterminati (erano segnalati con un triangolo marrone, i politici rosso, gli omosessuali rosa, gli asociali nero, la stella di David gli ebrei). Molti vennero uccisi in Serbia (stime tra 1.000 e 12.000) con la collaborazione dei governi fantoccio che appoggiavano il regime nazista, altri in Unione Sovietica (negli stati baltici almeno 30.000), migliaia nei campi di concentramento di Auschwitz-Birkenau (dove esisteva un settore riservato agli zingari, contrassegnati con un triangolo marrone), Chelmo, Belzec, Sobibor e Treblinka. La polizia francese internò almeno 3.000 rom, ma il numero di quelli inviati in Germania fu minore. La Romania, paese alleato della Germania, non procedette all’eliminazione dei rom, ma circa 26.000 furono deportati in Transnistria, una regione dell’Ucraina amministrata dalla Romania. In Croazia, paese alleato della Germania e governato dagli Ustascia, le autorità trucidarono l’intera popolazione rom, circa 25.000 persone. Non si hanno notizie precise di quanti zingari siano stati uccisi, si calcola il 25% di quelli che vivevano in Europa, cioè almeno 220.000. Solo alla fine del 1979 la Repubblica Federale di Germania riconobbe che la persecuzione dei Rom ad opera dei nazisti fosse motivata da pregiudizio razziale ed aprì la strada ai risarcimenti.

Dopo il crollo del muro di Berlino, nella capitale tedesca è stato creato un monumento in ricordo dello sterminio degli zingari, questo si trova a pochi passi dal Reichstag, il parlamento tedesco. Si compone di una fontana circolare larga 12 metri dal fondale nero con un triangolo vuoto nel centro (nei campi di concentramento erano identificati con un triangolo marrone), intorno ha dei massi con i nomi dei campi di concentramento dove sono stati uccisi uomini, donne e bambini zingari. Ai margini sono incisi i versi del componimento “Auschwitz” del poeta italiano di etnia rom Santino Spinelli. Il monumento è opera di un artista israeliano Dani Karavan. Nelle vicinanze si trova il memoriale in ricordo degli omosessuali uccisi nei campi di concentramento.

.

Nello stesso tratto si trova l’istituto Angelo Mai o Casa Stefanoni, si tratta di un edificio di grandi proporzioni a pianta ferro di cavallo con ampio giardino che arriva quasi a via Cimarra. Venne acquistato nel 1829 dalla Camera Apostolica per installarvi l’istituto Sant’Antonio, una scuola gestita dai Lasalliani che accoglieva i figli di artigiani e operai. Il palazzo conserva un ninfeo e nel sottosuolo una domus romana. Nel 2004 un gruppo di artisti occupò l’ex convento Angelo Mai in abbandono. Due anni dopo quello spazio venne liberato e agli artisti fu assegnata un’ex bocciofila nel parco di via San Sebastiano, dal 2018 è affiliato Arci. L’istituto Angelo Mai è tutt’ora in abbandono (dicembre 2022).

Il cardinale Angelo Mai è vissuto nell’Ottocento. Si tratta di una figura importante dal punto di vista culturale perché scoprì l’epistolario dello scrittore latino Frontone, opera fondamentale per conoscere la vita degli imperatori Marco Aurelio, Lucio Vero e Antonino Pio; inoltre a lui si deve la scoperta di frammenti di importanti opere politiche di Cicerone come il De Repubblica. Nel gennaio del 1820 Leopardi gli dedicò un’ode intitolata appunto “Ad Angelo Mai”.

Poco oltre, sulla destra della strada, al civico 50, si trova un palazzetto di tre piani con portone sovrastato da balconcino, qui è stato girato il film “Sindrome di Stendhal” (1996) di Dario Argento con Asia Argento.

Al civico 54 a si trova il Milzio’s Street Food con cucina rapida, hamburger, panini e dintorni. Si tratta di una piccola bottega, nei panini culatello con il lardo di colonnata, stracciatella di bufala e taleggio. Cavallo di battaglia è la tiella di Gaeta in più varianti, con polpo, scarola o baccalà. Selezione di birre artigianali laziali. Da Guida Rapida d’Italia del Tci, 2021.

 

PIAZZA DEGLI ZINGARI

Parzialmente pedonalizzata negli ultimi anni, è diventata un punto di ritrovo dei giovani nelle sere della movida. Qui ambientato il film “La banda degli onesti” con Totò e Peppino De Filippo (1956). In questa piazza, gli zingari di passaggio da Roma, tenevano i loro spettacoli circensi per l’ottima acustica. Sulla piazza si trova una originale panchina, un blocco di marmo bianco lungo 10 metri, un parallelepipedo, con incisa una frase di Ovidio. Sulla piazza la gelateria Fatamorgana, con gusti particolari tipo finocchio miele e liquirizia. Ha già due sedi: via Lago di Lesina e via Bettolo.

 

VIA DEI CAPOCCI

Da piazza degli Zingari a via Panisperna. La via prende il nome dalla famiglia romana dei Capocci, potentissima nei secoli XII e XIII. Il nome gli deriva dal soprannome di Capoccione dato al capostipite della famiglia. Giovanni detto Capoccio prese parte alla disfida di Barletta. La via prima era chiamata dei Paradisi per l’omonima famiglia che vi abitava.

 

Torniamo a piazza Madonna dei Monti e imbocchiamo via Leonina la continuazione

 

di via della Madonna dei Monti.

 

VIA LEONINA

E’ ignota l’origine del nome, se dipendesse dal nome di un papa Leone, sarebbe utile sapere quale Leone gli ha dato il nome. Qualche storico romanista ha avanzato l’ipotesi che sulle facciate delle case vi fossero rilievi con teste di leone, ma resta un’ipotesi.

 

PIAZZA DELLA SUBURRA

Via Leonina conduce a piazza della Suburra sin dall’antichità uno dei nodi del sistema viario della zona che qui si biforcava per salire all’Esquilino evitando la prominenza del Cispio. Tale ruolo è ora svolto da largo Visconti Venosta con via Cavour e via Lanza. Una colonna addossata a un palazzo reca inciso “Subura” e una lunga iscrizione del tempo di Alessandro VI Borgia rammenta l’esistenza di una edicola dedicata al Salvatore. Qui si trova la stazione della metro B Cavour, aperta al pubblico nel 1955, il tunnel della stazione venne usato come rifugio antiaereo durante la seconda guerra mondiale.

Nella piazza è stato girato il film “La banda degli onesti” (1956) con Totò e Peppino De Filippo, nel bar (oggi negozio di abbigliamento) c’è la famosa scena dello zucchero nel caffè.

 

Si prosegue per via Urbana.

 

La prima strada a sinistra è via de’ Ciancaleoni che incrocia via Capocci e quindi diventa una scalinata che porta in via Panisperna. Nella pianta del Nolli (1748) era chiamata vicolo. Il nome dipende dal palazzo della famiglia Ciancaleoni che ancora esiste al civico 45. Ma torniamo in via Urbana.

 

VIA URBANA

Da piazza della Suburra a via Agostino Depretis. Corrisponde all’antico vicus Patricius, la strada prese questo nome da quando Urbano VIII21 la ampliò e la migliorò. Si lascia a destra la facciatina della neoclassica chiesa di San Lorenzo in Fonte o Ss. Lorenzo e Ippolito, così detta dalla presenza nei sotterranei di età romana di un ambiente ritenuto prigione di san Lorenzo, qui il santo avrebbe battezzato un prigioniero cieco facendogli tornare la vista, così il suo carceriere Ippolito e tutta la guarnigione di soldati si sarebbe convertita. Nello stesso si trova un pozzo con la cui acqua Lorenzo avrebbe battezzato il suo carceriere Ippolito, purtroppo Lorenzo e Ippolito furono uccisi. Sull’altare maggiore tela di Andrea Camassei22 che raffigura tale leggenda. Nella chiesa è ambientato il film “Cuore sacro” (2005) di Ferzan Ozpetek con Barbora Bobulova.

 

Aromaticus. La panzanella è fatta con una fetta di pane casareccio, bagnato con acqua, olio, aceto. Se la si vuole rifinire si aggiunge basilico, pepe e pomodori.

Per assaggiare la vera panzanella romana, come la descrive Aldo Fabrizi, bisogna andare in via Urbana al civico 134, qui si trova Aromaticus, servono la panzanella in maniera originale al bicchiere realizzata con prodotti della campagna romana e del Lazio, quindi a Km Zero, come si dice oggi.

Il locale possiede anche un negozio con ampia selezione di piante aromatiche in vaso, di oggetti per giardinaggio “in piccolo” pensato per terrazze o balconi. In vendita Sali, pepi, peperoncini, spezie, oli extravergini di altissima qualità, vini bio e birre artigianali. Si possono mangiare insalate, tartare piemontesi, carpaccio di baccalà, carpaccio di carne sala trentina, prosciutto di tonno e tonno di coniglio. Per tripadvisor è al posto 1.517 di 9.403 ristoranti di Roma.

Se avete tempo e voglia di approfondire l’argomento ecco la Sagra della Panzanella a Monterotondo che si tiene nel periodo estivo.

Biciclettaro. Al civico 122. Laboratorio specializzato nella riparazione e vendita di biciclette. Un punto di riferimento per gli amanti delle due ruote, nasce da un’idea di Fabio Corrente e Massimiliano Baccanico (nel dicembre 2022 chiuso).

Al civico 100, sulla sinistra, un bel palazzetto completamente ricoperto di rampicante.

 

Superato l’incrocio con via Panisperna abbiamo a destra il prospetto della chiesa del Bambin Gesù, iniziata da Carlo Buratti nel 1731 e completata da Ferdinando Fuga nel1736. Adiacente il convento delle Oblate Agostiniane. Nell’interno a croce greca allungata dal profondo coro e dal vestibolo in cui si apre a destra la cappella della Passione di Virginio Vespignani del 1856 con le decorazioni di Francesco Grandi. All’altare destro Sant’Agostino trionfa sull’eresia di Domenico Maria Muratori del 1736.

 

Sulle mura del convento, presso l’angolo con via Ruinaglia (ricorda la famiglia Rovinaglia che aveva possedimenti nella zona), si trova la lapide che ricorda Don Pietro Pappagallo.

In via Urbana 2 abitava Don Pietro Pappagallo. Pugliese di Terlizzi, concittadino e amico di Gioacchino Gesmundo, venne a Roma come gestore di un convitto per gli operai della Snia Viscosa, chierico di Santa Maria Maggiore, divenne cappellano del convento del Bambin Gesù in via Urbana, dove risiedeva. Ospitò ebrei, militari italiani e soldati fuggiti dai campi di concentramento, partigiani. Qualche giorno prima del suo arresto aveva ospitato un ufficiale che si era dichiarato disertore, era il delatore Giacomo Cherubini. Il 29 gennaio alle ore 12,30 don Pappagallo andò ad aprire alla porta, erano i nazisti che prima di portarlo a via Tasso, aspettarono la sera, per poter arrestare altre persone che si sarebbero recate da lui per documenti falsi. Fu rinchiuso nella cella n. 13 al terzo piano insieme ad altri detenuti. “Il suo arrivo fu quello di un padre” ricorda Oscar Caggegi. Lo stesso ha raccontato che la mattina del 24 don Pietro si svegliò raccontandogli di averlo sognato uscire illeso da una fornace. Il disertore austriaco Josef Reider, presente all’eccidio delle Ardeatine, dichiarò che poco prima della morte don Pappagallo riuscì a liberarsi i polsi, con le mani impartì la benedizione ai presenti. A strage avvenuta si seppe che Kappler aveva deciso di far morire don Pappagallo “così quelli delle Ardeatine avranno anche un prete”. La sua figura, insieme a quella di don Morosini, ispirò a Roberto Rossellini la figura del prete (don Pietro) interpretata da Aldo Fabrizi nel film “Roma città aperta” (1945).

E’ medaglia d’oro al valor civile, Giovanni Paolo II ha incluso don Pappagallo tra i martiri della Chiesa. La Rai ha trasmesso un film in due puntate a lui dedicato, nel 2006, dal titolo “La buona battaglia” nel quale don Pappagallo è interpretato da Flavio Insinna, la sua perpetua Paola Tiziana Cruciani, per la regia di Gianfranco Albano.

 

In via Urbana 152 era il teatro Manzoni inaugurato il 4 novembre 1876 con “I Lombardi alla prima crociata” di Verdi. Furono messe in scena commedie dialettali. Costruito su progetto di Fiorentino Delluni era poco più grande del Valle, vi recitò Ettore Petrolini, lentamente decadde, divenne un cinema, nel 1960 fu acquistato dal Messaggero e trasformato per ospitarvi le rotative per la stampa del quotidiano. Oggi è un condominio. L’esterno non è stato toccato. Oggi il teatro Manzoni si trova in via Monte Zebio 147C (Della Vittoria).

Di fronte al convento si trova la chiesa di Santa Pudenziana.

 

CHIESA DI SANTA PUDENZIANA

In via Urbana. E' una chiesa che risale al IV secolo, è dedicata ad una santa sorella di santa Prassede entrambe figlie del senatore romano Pudente, che avrebbero ospitato l'apostolo Pietro e li avrebbe battezzati. Sorge sulla domus del senatore Pudente i cui resti sono stati individuati nove metri sotto la basilica. Attualmente è chiesa nazionale dei filippini di Roma.

E' una delle più antiche di Roma, negli atti del sinodo del 499 risulta un titulus Pudentis. Il campanile fu aggiunto nel XIII secolo, per la sua erezione fu chiuso un vano della navata laterale sinistra. L'edificio attuale è in gran parte frutto di un restauro del Cinquecento che demolì un portico, il coro e costruendo alcuni pilastri per rinforzare le colonne. La facciata fu restaurata nel 1870 per volontà del cardinale titolare della chiesa che per ironia della storia era un nipote di Napoleone: Lucien Louis Joseph Napoleon.

L'interno era a tre navate ma nel restauro cinquecentesco fu ridotta ad una unica navata su progetto del Volterra23 (Francesco Cipriani) a cui si deve anche la cupola, mentre gli affreschi della cupola stessa sono del Pomarancio24 (Niccolò Circignani). La cappella Caetani, che si apre sulla sinistra, è di Carlo Maderno25.

Importantissimo il mosaico dell'abside raffigurante Cristo circondato dagli apostoli, risale al 390 (il mosaico absidale più antico è quello di Santa Costanza 360). Si possono vedere Cristo in trono circondato dagli apostoli (ne sono rimasti dieci, gli altri sono scomparsi con le ristrutturazioni cinquecentesche) e da due donne che porgono una corona ciascuna, sarebbero le sante Pudenziana e Prassede, altri affermano che sarebbe la raffigurazione delle due chiese quella cristiana e quella ebraica. Solo il Cristo ha l'aureola e tiene in mano un libro. Sullo sfondo un'esedra porticata con una città da identificare con Gerusalemme (forse con le chiese fatte costruire da Costantino), al centro una croce ricoperta di gemme (come quella fatta erigere da Costantino sul Calvario). Intorno alla croce nuvolette azzurre e rosacee e i quattro viventi dell'Apocalisse: l'angelo, il bue, il leone e l'aquila.

 

Torniamo all’incrocio con via Panisperna e saliamo per via Santa Maria Maggiore fino

 

a trovare le absidi della basilica. La strada che costeggia la basilica si chiama via

 

Liberiana

 

VIA LIBERIANA

CASA DI BERNINI

In un edificio ad angolo con via di Santa Maria Maggiore, al civico 24, ha abitato Gianlorenzo Bernini. Il palazzo fu costruito dal padre Pietro che qui abitò con lui dal 1606 al 1642, una targa posta dal Comune nel 1968 ricorda questo evento. Il pianterreno del palazzo era utilizzato per realizzare opere di scultura, qui Pietro realizzò (1627-1629) la struttura portante della fontana della Barcaccia oggi in piazza di Spagna.

Qui il giovane Gian Lorenzo Bernini ha realizzato tre sculture commissionate dal cardianle Scipione Borghese ed ora alla Galleria Borghese: il “Ratto di Proserpina” (1621-22), il “David” (1623-24) e “l’Apollo e Dafne” (1624-25). Tutte opere che furono apprezzate da Maffeo Barberini, futuro papa Urbano VIII26.

La via prende questo nome dalla basilica di Santa Maria Maggiore che la fiancheggia perché per tradizione si ritiene fondata da papa Liberio (352-366).

 

EDICOLA DI SANTA MARIA MAGGIORE

L'edicola sacra o "Madonnella", come si chiamano a Roma, si trova in via Liberiana che prende il nome da papa Liberio27 colui che fece costruire la primitiva chiesa di Santa Maria Maggiore. E' posta sull'angolo con via Paolina che prende il nome da papa Paolo V Borghese28 a cui va il merito di aver aperto la strada.

All'interno di una cornice ovale, sostenuta da due grandi angeli di stucco, si trova l'immagine della Madonna della Pietà di epoca ottocentesca. Davanti una lampada in ferro battuto decorata con fiori e arabeschi. Purtroppo l'immagine di Maria non è ben visibile a causa del riflesso della luce, ella ha le mani giunte in atto di pregare davanti al corpo senza vita di Gesù. Ai lati dell'edicola due quadri raccolgono numerosi ex voto. All'angolo anche una fontanella, l'acqua sgorga dalla testa di un angioletto.

 

PIAZZA DELL’ESQUILINO

Solo il lato Ovest è nel rione Monti. Risulta dall’unione di due antichissime piazzette, del Pozzo Roncone e delle Case d’Orlando, scomparse. Fu Sisto V a creare la piazza attuale per la collocazione dell’obelisco che giaceva spezzato in via San Rocco. La piazza venne chiamata della Tribuna di Santa Maria Maggiore. Hai foto di piazza dell’Esquilino del 1850, è impressionante.

 

OBELISCO ESQUILINO

Nella piazza dell'Esquilino. Ancora una volta fu Sisto V a commissionare a Domenico Fontana l'erezione in questo sito, ai piedi della scalinata della basilica di Santa Maria Maggiore, dell'obelisco alto m 14,80 imitazione di quelli egizi che, con il gemello che ora è al Quirinale, ornava l'ingresso del Mausoleo di Augusto. Hai foto di piazza dell’Esquilino del 1850, è impressionante.

 

PIAZZA SANTA MARIA MAGGIORE

Per la descrizione della piazza vedi testo

Basilica Santa Maria Maggiore

Hai foto della piazza del 1955 con i filobus che passano.

Hai foto della colonna dell’Abiura posta in quella che oggi è via Carlo Alberto.

 

BASILICA DI SANTA MARIA MAGGIORE

Vedi testo omonimo

 

VIA PANISPERNA

Incerta l’etimologia. Tracciata da Sisto V per collegare Santa Maria Maggiore con piazza Venezia, fa un doppio saliscendi tra Esquilino, Viminale e Quirinale. Lasciata a destra via Balbo con il muraglione del Viminale, si costeggia il palazzo Cimarra (civico 198), iniziato nel 1736, con facciate articolate da cornici e paraste angolari.

Sul lato opposto è la chiesa di San Lorenzo in Panisperna, eretta secondo la tradizione da Costantino sul luogo del martirio del santo e riedificata nel 1300, ancora nel 1574. Il portale esterno, restaurato da Leone XIII che fece costruire la doppia scala nel 1893, si apre su un cortile che conserva a destra una rara casa d’impianto medioevale con scale esterne. La facciata cinquecentesca accoglie una porta lignea del 1664. Interno a unica navata con tre cappelle per lato, decorato nel 1756-57, nella tribuna Martirio di San Lorenzo di Pasquale Cati, a sinistra Crocifisso del sec. XV.

Sulla vigna del monastero sorse l’edificio del Viminale e l’edificio dell’Istituto di Fisica dell’Università di Roma, legato agli esperimenti che portarono alla scissione dell’atomo tra il 1928 e il 1938 di Enrico Fermi (Nobel per la fisica nel 1938 che da Stoccolma fuggì negli USA per sfuggire alle leggi razziali), Ettore Majorana, Segre e Arnaldi. Il 26 ottobre 2019 ha aperto il Centro di Ricerca e Spazio Espositivo con ingresso in piazza del Viminale 1. Hai un afoto del 1934 dei ragazzi di via Panisperna nella quale il primo a destra è Enrico Fermi.

 

Nella perpendicolare via Milano, all’interno dell’edificio che accoglie l’Istituto di Patologia del Libro “Alfo Gallo”, è una torre medioevale mozza ritenuta dei Capocci. In via Milano, al civico 76, si trova l’Istituto Italiano per la Storia Antica, fondato nel 1935, promuove e coordina la ricerca scientifica nel campo della storia delle prime civiltà del vicino Oriente fino alla tarda età antica.

Torniamo in via Panisperna, al civico 55 si trova una lapide che ricorda Achille Tomei. “Qui dimorò / Achille Tomei / capitano delle brigate Garibaldi / eroe della Resistenza / fece olocausto della sua vita perché l’Italia / fosse libera dalla tirannide fascista / e del tedesco oppressore / n. 12.4.1918 m. 14.6.1945 / I famigliari e il popolo del rione Monti / nel V anniversario della sua morte / posero questa lapide a perpetuarne la gloria”. Notare nell’ultima riga RERPETUARNE invece di PERPETUARNE.

Andando ancora avanti, in salita sulle pendici del Quirinale, ad angolo con via Sant’Agata dei Goti, si trova la chiesa di San Bernardino da Siena, consacrata nel 1625, restaurata nel 1991-92. Presenta un interno a pianta ellittica, nella cupola Gloria di San Bernardino e di santi francescani di Bernardino Gagliardi, mentre sulla porta della sacrestia i Santi Francesco, Chiara e Agata di Giovanni Baglione del 1617.

L’ultima traversa sulla destra è via Mazzarino, qui si trova la chiesa di Sant’Agata dei Goti o in Suburra. Facciata di Francesco Ferrari del 1729, fondata nel sec. V, unica testimonianza rimasta del culto ariano praticato dalla comunità gotica di Roma, venne consacrata da Gregorio Magno alla religione cattolica con il titolo attuale. L’interno conserva in parte la struttura del sec. V, con aggiunte barocche e ottocentesche. E’ divisa in tre navate divise da colonne con capitelli ionici e pulvini rivestiti in stucco del Seicento. All’altare maggiore ciborio cosmatesco del sec. XII-XIII, nel catino Gloria di Sant’Agata di Paolo Gismondi (1633-36). Nel quadriportico tra facciata e interno, bel pozzo cinquecentesco.

Da via Mazzarino è anche l’ingresso a

 

VILLA ALDOBRANDINI

L’ingresso è da via Mazzarino 11, dal 1926 è proprietà dello Stato italiano. E’ un giardino pensile racchiuso da muraglioni. Nel Novecento il palazzo e parte del giardino furono assegnati all’Istituto Internazionale per l’Unificazione del Diritto Privato.

La storia di questa villa inizia nel 1566 quando monsignor Giulio Vitelli, originario di città di castello, acquistò una vigna in località monte Magnanapoli. Secondo una schema diffuso nel Cinquecento la villa comprendeva: il casino, il giardino segreto e un parco che arrivava fino a palazzo Pallavicini Rospigliosi (ancora non esistente). L’architetto Carlo Lambardi29 vi fece lavori di restauro e abbellimento come il portone d’ingresso ad angolo con via Panisperna. Nei primissimi anni del Seicento la villa fu acquistata da papa Clemente VIII per donarla al nipote Pietro Aldobrandini. Giacomo della Porta30 dotò il palazzo di scale e logge e di una facciata sul giardino. Il giardino stesso fu arricchito con alberi di alto fusto in parte ancora esistenti, statue, vasi, cippi, sedili, alcune fontane e una peschiera oggi non più esistente.

Ai piani superiori era ospitata una ricchissima collezione di opere d’arte lasciate in eredità da Lucrezia d’Este duchessa d’Urbino. Vi erano quadri di Giovanni Bellini, Tiziano, Dosso Dossi, della scuola veneta e ferrarese, oltre a Raffaello e ambiente romano. “Le nozze aldobrandini”, pittura romana ad affresco, di epoca augustea, venute alla luce all’Esquilino nel 1601 sono ora ai musei vaticani. La villa passò ai Pamphili e ai Borghese che spostarono la collezione nelle proprie gallerie.

Tra il 1811 e il 1814 la villa fu sede del governatore francese di Roma, con la restaurazione tornò agli Aldobrandini che la tennero fino al 1926 quando passò allo Stato ormai ridotta per l’apertura di via Nazionale. Negli anni Trenta Piacentini aggiunse un corpo neocinquecentesco su via Panisperna. La scalinata di ingresso su via Mazzarino si deve a Cesare Valle (1938).

 

E’ stata restituita alla cittadinanza, il 21 aprile 2016 in occasione del Natale di Roma, era chiusa dal 2013. Grazie ai fondi Arcus, la società per lo sviluppo dell’arte, della cultura e dello spettacolo. L’Arcus ha ripristinato l’impianto idrico delle fontane fermo da anni, recuperato specie botaniche in via di estinzione, rinnovato gli arredi, restaurato la pavimentazione e messo a norma gli affacci. La sovrintendenza è intervenuta su marmi antichi, statue e fontane ora totalmente riqualificate.

 

Esiste una imponente villa Aldobrandini a Frascati voluta sempre da Clemente VIII per il nipote Pietro Aldobrandini. Anch’essa si deve a Giacomo della Porta a cui subentrarono Carlo Maderno e Giovanni Fontana. Nella villa affreschi del Domenichino, Zuccari e Cavalier d’Arpino.

 

Si è giunti così a largo Magnanapoli.

 

Subito sulla sinistra si trova – in angolo con la salita del Grillo – la Chiesa dei Santi

 

Domenico e Sisto e l’Angelicum.

 

CHIESA SANTI DOMENICO E SISTO

Si trova in largo Angelicum, presso la salita del Grillo, detta anche San Sisto Nuovo per distinguerla dalla chiesa presso le terme di Caracalla. E’ caratterizzata dall’ampia scalinata a due rampe terminante in una terrazza ellittica. La chiesa è dedicata al fondatore dell’ordine dei Domenicani e al papa Sisto II. Fu voluta dal papa Pio V insieme all’annesso convento perché il precedente alle terme di Caracalla era infestato dalla malaria. Il progetto della chiesa è di Giacomo Della Porta, Nicola Torriani, Orazio Torriani e Vincenzo Della Greca che terminò la facciata nel 1655. Sull’architrave del portale è posto lo stemma dei Domenicani: un cane con una torcia accesa tra i denti. Nel 1870 lo Stato italiano confiscò parte del convento e lo destinò a sede della Corte dei Conti e poi del Fondo per il Culto. Nel 1928 il governo italiano autorizzò il Collegio di San Tommaso d’Aquino ad acquistare l’ex convento nel quale si insediò il Pontificio Collegio dell’Angelicum proveniente da Santa Maria Sopra Minerva. I lavori di restauro e adattamento furono condotti dall’arch. Tullio Passarelli. Nel 1963 il collegio fu trasformato in Pontificia Università di San Tommaso.

L’interno della chiesa, a navata unica, è ricco di decorazioni e marmi ed è adornato di bellissimi affreschi del Seicento. Di particolare suggestione il gruppo scultoreo Noli me tangere di Antonio Raggi. Sia l’altare maggiore che la prima cappella adiacente all’ingresso sono del Bernini.

 

In questa chiesa è stato ambientato il film “Prima comunione” di Blasetti nel 1950, con Aldo Fabrizi. Verso la fine del film “La grande bellezza” (2013), in questa chiesa si tengono i funerali del figlio di Viola; Jep e Romano con altri due amici portano la bara fuori dalla chiesa, in tale esercizio Jep, piange vistosamente, facendo tutto l’opposto di quello che si dovrebbe fare in una tale occasione. Così almeno aveva detto a Ramona. Nel film “Gli anni più belli” con Pierfrancesco Favino, Micaela Ramazzotti e altri del febbraio 2020, una scena importante è girata davanti all’Angelicum che funge da scuola media superiore. Qui la protagonista dice al suo compagno che lo lascia per il suo migliore amico.

 

Sul largo Magnanapoli si trovano la chiesa di Santa Caterina e un piccolo giardino con i resti delle Mura Aureliane. Vedi l’itinerario dedicato a via Nazionale.

 

ITINERARIO 2

 

IL RIONE MONTI VERO E PROPRIO

 

TRA VIA CAVOUR E COLLE OPPIO

 

Ripartiamo da piazza della Madonna dei Monti

 

Imbocchiamo via Cavour in salita verso Termini. Dopo poco ecco l’hotel Palatino, qui il 29 gennaio 2020 due coniugi cinesi di Wuhan si ammalarono, vennero portati nel reparto di terapia intensiva dello Spallanzani (resteranno ricoverati oltre un mese per poi essere trasferiti al San Filippo Neri per la riabilitazione, da questo ospedale usciranno il 20 aprile finalmente guariti. Lo Spallanzani fu il primo in Europa che il 2 febbraio isolò il virus). Il sospetto del coronavirus si rivelò fondato. Si trattò del primo caso in Italia di covid, il 21 febbraio 2020 vennero confermati 16 casi a Codogno (Lodi) in Lombardia, aumentati a 60 il giorno successivo, con i primi decessi segnalati il 22 febbraio a Casalpusterlengo e a Vo’.

Torniamo sui nostri passi fino alla Torre dei Conti. In questo tratto di via Cavour troviamo sulla sinistra la scuola Istituto di Istruzione Superiore Leonardo da Vinci che si trova in un complesso di più edifici scolastici, posti alle spalle di questo, che arrivano fino a largo Agnesi con vista sul Colosseo. Hai foto d’epoca di via Cavour con gli scavi per la costruzione della metropolitana. Prendiamo a destra via del Colosseo, uno dei principali accessi all’anfiteatro prima dell’apertura di via dei Fori Imperiali. Da questa si diparte via Frangipane, si tratta di un tracciato di età romana che conduceva alla Basilica di San Pietro in Vincoli (ora non più per l’apertura di via degli Annibaldi. In via Frangipane 12 si trova la palestra Audace, qui si allenava il pugile ebreo Leone Lefrati, per tutti Lelletto. Ebreo, deportato ad Auschwitz, riuscì a salvare il figlio di sei anni gettandolo dal camion che lo portava via da Roma. Morì in quel campo di concentramento il 19 aprile 1944, nelle camere a gas. Con le leggi razziali del 1938 non potè proseguire la carriera sportiva. Era uno dei migliori 10 pesi piuma al mondo. I guantoni ritrovati nel luglio 2017 e restituiti alla famiglia in Israele. hai alcune foto d’epoca.

 

Ma restiamo in via del Colosseo, al civico 61 di via del Colosseo si presenta la severa fabbrica cinquecentesca di

 

PALAZZO RIVALDI

anche detto villa Rivaldi, iniziato negli anni Quaranta del Cinquecento da Antonio da Sangallo il Giovane per Eurialo Silvestri, cameriere segreto di Paolo III. L’edificio venne decorato con ricchi soffitti a cassettone e con affreschi attribuibili alla bottega di Perin del Vaga e di Francesco Salviati. Svanite le speranze di carriera del Silvestri alla morte di Paolo III i lavori furono interrotti. Gli eredi vendettero la proprietà nel 1577 ad Alessandro de Medici il quale avviò lavori di ristrutturazione affidati a Jacopo del Duca. Nel 1660 la residenza fu venduta al Conservatorio delle Zitelle Mendicanti, istituzione a cui andò il lascito di Ascanio Rivaldi. Divenne anche luogo di lavorazione di lana e filati. Il complesso perse gran parte del giardino che arrivava alla Basilica di Massenzio, per l’apertura di via dei Fori Imperiali. Nel 1957 divenne proprietà degli Istituti Santa Maria in Aquiro, attuale proprietario dell’immobile. Negli anni Settanta venne occupato, conosciuto a Roma con il nome di Convento occupato. E’ in abbandono e minacciato di cedimenti strutturali, esiste – dal 10 luglio 2007 un progetto sottoscritto da Comune, Regione Lazio e Istituto, per il suo restauro e di uso in funzione dell’area archeologica dei Fori Imperiali. Importo dei lavori: 21 milioni.

 

Al termine di via del Colosseo si arriva al largo Gaetana Agnesi31

 

LARGO AGNESI

pedonalizzata a settembre del 2018. Sul largo affaccia la Scuola Elementare Vittorino da Feltre che ha il suo ingresso in via delle Carine (sul lato opposto). Oltre al bel panorama sul Colosseo, possiamo attraversare il bel ponte pedonale su via degli Annibaldi, strada aperta alla fine dell’800 che taglia in due le ultime propaggini dell’Esquilino. Dal ponte guardando verso sinistra si vedono diversi edifici scolastici, prima la scuola Elementare Vittorino da Feltre (è la scuola frequentata da Gigi Proietti bambino), poi il liceo Scientifico Cavour. Guardando verso destro abbiamo la mozza torre degli Annibaldi dei primi del Duecento.

 

PONTE PEDONALE SU VIA ANNIBALDI

Il ponte venne realizzato in vista del Giubileo del 2000, è stato progettato dall’architetto Francesco Cellini, quello a cui si deve il progetto di sistemazione dell’area tra Mausoleo di Augusto e Ara Pacis. Il ponte si rese necessario per favorire l’afflusso dei turisti che avevano il pullman al Colle Oppio e volevano raggiungere il Colosseo o la stazione metro. Il ponte recupera il tracciato di via della Polveriera. I due muraglioni su cui poggia il ponte presentano una differente quota, per cui il ponte arriva su largo Agnesi ad un’altezza di circa 120 cm maggiore del piano stradale. Presenta una panca centrale. Il ponte è illuminato di notte.

 

TORRE DEGLI ANNIBALDI

Si trova in via del Fagutale ma domina via degli Annibaldi. Fu costruita nel 1204 da Pietro Annibaldi, cognato di papa Innocenzo III (1198-1216). L’edificio è formato alla base da tufelli e sopra in laterizi, poggia sul ciglio dell’altura detta Fagutale, una delle tre dell’Esquilino. Gli Annibaldi costruirono questa torre in contrapposizione ai Frangipane che avevano fatto del Colosseo la loro roccaforte. Con il decadimento della famiglia la torre passò ai Caetani, quindi ai Maroniti che ancora ne sono proprietari. Si noti il vano semicilindrico nel lato Sud, è il vano delle scale. Era tristemente nota perché qui venivano inchiodate le mani dei ladri, soprattutto chi aveva trafugato oggetti preziosi dalle chiese.

 

NINFEO DEGLI ANNIBALDI

In via degli Annibaldi si trova un Ninfeo scoperto nel 1895 durante i lavori per il taglio della via. Si tratta di un ambiente con una vasca centrale riccamente decorato, databile tra la fine del I secolo a.C. e l’inizio del I secolo d.C. Apparteneva a una famiglia aristocratica.

In origine aveva una forma simiellittica con una vasca al centro ed era ornato da nicchie delle quali quattro sono tuttora visibili; sopra clipei e lesene. Tutta la parete ricurva è decorata con un mosaico volutamente rustico; le lesene sono ornate da file di conchiglie piccolissime, mentre altre più grandi sono incastrate al centro. Ugualmente sono sagomati capitelli e cornici; altre decorazioni sono in madreperla e smalto con frammenti di pietra pomice e brecce.

Nel 1986 è stata eseguita una complessa opera di risanamento delle pareti.

 

Da largo Gaetana Agnesi via Cesare Salvi scende alla piazza del Colosseo, a destra di questa, nei giardini, sono visibili le terme di Tito (anno 80 contemporaneo del Colosseo). Caratteristica dei Flavi fu quella di restituire ad uso pubblico gli spazi in precedenza occupati da Nerone. Il complesso ci era noto soprattutto grazie ai disegni redatti da Andrea Palladio alla fine del Cinquecento, occupava le pendici meridionali del Colle Oppio e aveva una scalinata di accesso dal Colosseo. Gli scavi eseguiti tra il 1986 e il 1991 hanno evidenziato una serie di murature di notevole consistenza che costituiscono una piccola parte del complesso.

 

Torniamo al ponte pedonale che scavalca via degli Annibaldi, lo attraversiamo, la strada che è parallela a via degli Annibaldi, ma a un livello più alto, è via del Fagutale.

 

VIA DEL FAGUTALE

Qui era l’appartamento del ministro delle Infrastrutture Claudio Scajola di cui non seppe dire chi glielo avesse acquistato. La vicenda in merito allo scandalo Grandi Eventi del 2010 (G8 alla Maddalena, Mondiali di nuoto di Roma del 2009) che vide coinvolto anche Guido Bertolaso. L’imprenditore Diego Anemone.

 

Dal ponte pedonale procediamo dritti, percorriamo via della Polveriera e via Eudossiana, si arriva infine alla

 

CHIESA DI SAN PIETRO IN VINCOLI

detta anche basilica Eudossiana perché ricostruita da Eudossia moglie dell'imperatore Valentiniano III32, per custodirvi le catene di San Pietro rivenute a Gerusalemme e a lei regalate da sua madre Eudocia, moglie di Teodosio II. Consacrata nel 439 da papa Sisto III, fu restaurata da Adriano I (774-95) e poi dopo il mille; notevoli lavori vi fece il nipote di Sisto IV il cardinale Giuliano della Rovere dal 1471 al 1503, anno in cui fu eletto papa con il nome di Giulio II. All'inizio del Settecento fu modificata da Francesco Fontana. In scavi degli anni Cinquanta sono stati rinvenuti resti di precedenti costruzioni risalenti al periodo repubblicano della storia di Roma antica. Questi sono in parte accessibili da sotto il portico a destra.

La facciata è preceduta e nascosta da un elegante portico a cinque arcate su pilastri ottagonali che si innalza da un'ampia gradinata. L'opera è attribuita dal Vasari a Baccio Pontelli33, altri la attribuiscono a Meo del Caprino. Nei capitelli l'emblema araldico di Giuliano della Rovere. Notare il grande portale marmoreo quattrocentesco con stemmi rovereschi sull'architrave.

Interno di una certa grandiosità per la sfilata delle venti splendide colonne scanalate di marmo imezio34 con capitelli dorici e basi ioniche che lo dividono in tre navate.

Il soffitto della navata principale è a volta molto ribassata, inciso da un profondo cassettonato, al centro luminoso affresco di G.B. Parodi "Il miracolo delle catene" del 1706. Prima di questo soffitto ve n’era un altro quattrocentesco di cui si conserva in alto a destra la trave della catena centrale divisa in due, vi si legge ancora in latino il nome del cardinale Cusano e l’anno 1465.

L'arco trionfale in fondo è sostenuto da due colonne di granito con capitelli corinzi.

Nella controfacciata le cinque arcate in laterizio della polifora che metteva in comunicazione con il nartece. Subito a sinistra dell'ingresso il monumento ad Antonio e Piero del Pollaiolo con i busti dei due fratelli artisti, opera di Luigi Capponi (dopo il 1498).

Navata destra. Primo altare: Sant'Agostino del Guercino. Secondo altare: Liberazione di San Pietro del Domenichino (copia).

Braccio destro del transetto. Qui è il Mausoleo di Giulio II di Michelangelo, riduzione in modeste proporzioni dell'opera colossale ordinata dal pontefice nel 1513 e concepita dall'artista che vi attese per tre anni e ne fu stornato, con suo grande disdegno, da Leone X (la definì la tragedia della sepoltura). Altre sculture destinate al monumento sono i Prigioni che si trovano tra Firenze e Parigi. Grandeggia in basso la statua seduta di Mosè che sceso dal Sinai contempla sdegnoso gli Ebrei idolatri. Lo sguardo terribile, la posa solenne, la gran barba biblica, danno a questa figura una grandiosità suprema. Le curiose corna sulla testa rappresentano i raggi della "Divina Sapienza".Sul ginocchio si può notare una lieve linea di frattura legata alla famosissima leggenda secondo la quale Michelangelo avrebbe colpito la statua con un mazzuolo gridando: "Perchè non parli?". Venne realizzata tra il 1514 e il 1516. Ai lati, entro nicchie, le due belle statue di Lia e di Rachele35 (1542-45) simboli della vita attiva e contemplativa, di Michelangelo che le fece ultimare da Raffaellino da Montelupo. Le restanti parti del mausoleo sono di discepoli. Significativa è la posa del pontefice rappresentato nell'atto di risorgere dal sarcofago come per destarsi dal torpore della morte fisica.

 

A sinistra del monumento bella porta lignea intagliata della prima metà del XVI secolo immette nell'antisagrestia in cui è "La liberazione di San Pietro" del Domenichino.

Nella cappella a sinistra del Mosè è "Santa Margherita" del Guercino.

L’abside è stata dipinta da Giacomo Coppi nel 1577. Nel catino sono rappresentate le scene della Ricrocifissione di Beyrt, avvenuta nel VII secolo, l’immagine di Cristo per sfregio crocifissa gettò sangue. La parete è coperta da tre grandi affreschi: a sinistra la “Liberazione di Pietro dal carcere di Gerusalemme per opera dell’angelo”; al centro “Eudocia che riceve le catene da Giovenale”; a destra Eudossia che mostra le catene al Papa”. Sempre nell’abside si trova una antica cattedra marmorea, l'altare maggiore è dominato dal baldacchino di Virginio Vespignani del 1872.

Al di sotto si trova la confessione sempre del Vespignani nella quale, sopra l'altare vi sono due sportelli con scene della vita di San Pietro, bassorilievo in bronzo dorato del Caradosso 1477, all'interno le catene di San Pietro che si espongono il 1° agosto (secondo la tradizione le due catene che avevano avvinto l'apostolo in Palestina e a Roma, poste a contatto, si saldarono). Nella cripta sotto l'altare si trova un sarcofago paleocristiano con le reliquie dei sette fratelli Maccabei36.

Navata sinistra. Al secondo altare un mosaico bizantino del VII secolo raffigura San Sebastiano barbuto e anziano; segue il monumento al cardinale Cinzio Aldobrandini di marmi policromi, con la morte che esce da dietro il sarcofago, è del 1707. Al primo altare "Cristo deposto" del Pomarancio (Cristoforo Roncalli); a sinistra tomba di Niccolò Cusano, vescovo di Bressanone, cardinale e governatore di Roma, con bassorilievo policromo di Andrea Bregno: "San Pietro tra il cardinale e l'angelo liberatore".

 

A proposito del Mosè di Michelangelo scrive Argan: “Michelangelo l’aveva concepita come monumento classico alla Cristianità: sintesi di architettura e scultura, fusione di eroico antico e delle spirituale cristiano…”, da Argan, Storia dell’arte italiana, ed. Sansoni, vol. III pag. 52.

 

“Freud ha amato molto Roma, come scrive ai familiari o nei suoi libri, anche se ha aspettato quarantasette anni per vederla. Poi però ci ha soggiornato sette volte, la prima col fratello nel 1901, l’ultima con la figlia nel 1923. Ma già in precedenza l’aveva sognata, come racconta per esempio in L’interpretazione dei sogni: “Una volta sognai di vedere il Tevere e il ponte Sant’Angelo dal finestrino della carrozza, poi il treno si mette in moto e mi accorgo di non essere neppure sceso in città.”

Nel 1912 dedicò molto tempo al Mosè di Michelangelo, per lui quasi un’ossessione poiché vi si recò ogni giorno per cercare di carpirne il significato. “Quante volte ho salito la ripida scalinata che porta dall' infelice via Cavour alla solitaria piazza della chiesa deserta; e sempre ho cercato di tener testa allo sguardo corrucciato e sprezzante dell' eroe”. La statua rappresenta la “più alta impresa psichica possibile all' uomo” ovvero la capacità, espressa dagli equilibri di forze creati da Michelangelo, di “soggiogare la propria passione a vantaggio e in nome di una causa alla quale ci si è votati”. Da Memorie di Roma. Lilli Ticchi 11.12.21”.

 

Hai una stampa di San Pietro in Vincoli. Hai foto da quadro di Franz della piazza con torre.

 

A destra della basilica si trova il palazzo della Facoltà di Ingegneria progettato da Enrico Guj nel 1885 ma portato a termine da Giovanni Battista Milani (autore del distrutto stabilimento Roma ad Ostia, della stazione di Napoli Mergellina) nel 1925. Include un bel chiostro ad arcate con colonne d'ordine ionico, attribuito a Giuliano da Sangallo37 (1489-92, terminato nel 1503), nel mezzo elegante pozzo che il Vasari attribuisce a Antonio da Sangallo il Giovane.

Nella finzione del film “Notte prima degli esami” (2006) la facoltà è il liceo classico dei ragazzi protagonisti del film. Nel film “I ragazzi di via Panisperna” (1989) con Virna Lisi e Laura Morante sugli studi di Enrico Fermi che portarono all’energia atomica, la scena iniziale è ambientata nel chiostro.

 

Sulla piazza si trova un mandorlo piantato – nel 2014 - in ricordo di Carlo Macro che abitava nelle vicinanze. Il 17 febbraio il giovane di 30 anni è stato ucciso in via Garibaldi da un indiano che viveva in una roulotte, la radio della macchina del giovane lo disturbava, è uscito dalla roulotte e con un cacciavite lo ha colpito al petto uccidendolo. L’albero venne piantato dal sindaco Marino.

Dalla piazza si vede il campanile della chiesa di San Francesco di Paola, è la medioevale (sec. XII) torre dei Borgia in laterizio, a base quadrata, coronata nel XV secolo a beccatelli in travertino; ad essa venne aggiunta la cella campanaria. In realtà appartenne prima ai Cesarini poi ai Margani. E’ vicinissima alla torre degli Annibaldi che si vede bene dalla via omonima.

 

Da un basso arcone sulla piazza si scende in via di San Francesco di Paola, suggestiva scalinata che sottopassa il cosiddetto palazzo dei Borgia, in realtà appartenuto ai Margani; secondo la tradizione questo sarebbe il vicus sceleratus, ove Tullia38 passò sul corpo del padre il re Servio Tullio. Hai foto del quadro di Franz della Casa dei Borgia. Si arriva in piazza San Francesco di Paola, una terrazza aperta su via Cavour. A sinistra sostruzioni medioevali a fasce bianche e nere di fortificazioni dei Cesarini, cui fa angolo l’omonimo ex convento, costruito per i Minimi a metà Seicento ma riedificato nel successivo da Luigi Barattoni39 e oggi sede dell’istituto Centrale per il Restauro. Gli è contigua la chiesa nazionale dei calabresi.

 

CHIESA DI SAN FRANCESCO DI PAOLA

Costruita da Orazio Torregiani nel 1624-30, ampliata nel 1645-50 e completata nella decorazione dal Barattoni agli inizi del sec. XVIII. La parte inferiore della facciata è in travertino, con portale e due nicchie a edicola tra lesene con teste di cherubini; la superiore ebbe una modesta finitura a intonaco nel Settecento. L’interno è a navata unica coperta a botte con tre cappelle per lato di cui le centrali più ampie. Nella seconda cappella destra Miracoli del santo di Giuseppe Chiari40. All’altare maggiore di Giovanni Antonio de Rossi41 (1655), con scenografica panneggio di stucco imitante il bronzo e sostenuto da angeli. Nella volta della sacrestia Apparizione della Vergine a San Francesco di Paolo del Sassoferrato42 (1660); nella cappella attigua Crocifissione e San Francesco di Paola di Francesco Cozza.

 

A destra della chiesa di San Pietro in Vincoli si prende via delle Sette Sale (prende nome dalla grandiosa cisterna che Nerone fece costruire per la sua Domus Aurea, in seguito utilizzata per le terme di Traiano. Le Sette Sale si possono vedere nella via omonima angolo via Mecenate) e si scende nella prima scalinata a sinistra in largo Visconti Venosta, punto nevralgico del traffico.

 

CHIESA DEI SANTI GIOACCHINO E ANNA

Eretta alla fine del Cinquecento ma completata nel 1770-78 da Giovanni Francesco Fiori con interno a croce greca. Nel 1774 durante lavori di ampliamento della chiesa venne trovato, racchiuso in una camera murata, un ricco tesoro con oggetti in oro e argento, statue di metallo dorato, candelabri di cristallo, era parte di un corredo nuziale di Secundus e Proiecta della famiglia degli Aproniani (la notizia ce la danno l’Armellini e Visconti). La tradizione popolare attribuiva il tesoro ad un re polacco che abitava in zona, da qui il nome della rampa di scale che costeggia la chiesa, ossia monte Polacco. Qui si riunisce la comunità ortodossa etiope su concessione di papa Giovanni Paolo II. Segue il monastero delle Agostiniane che racchiude la chiesa di Santa Lucia in Selci, diaconia sorta sul lato Nord del portico di Livia e già esistente nel sec. VIII, l’edificio sacro fu ricostruito da Carlo Maderno. Oggi il convento è sede del Comando dell’Arma dei Carabinieri legione Lazio. Nella vicina via Monte Polacco, con scalinata che raggiunge via delle Sette Sale, si trova il ristorante Cuoco e Camicia. “Un locale di recente e convincente storia, con una clientela giovanile. Rustico e moderno al contempo propone un menu degustazione a un prezzo corretto. Pane e dessert sono fatti in casa”. Da Guida Rapida d’Italia del Tci, 2021.

 

Si prende via in Selci con la

 

CHIESA DI SANTA LUCIA IN SELCI

Diaconia sorta sul lato Nord del portico di Livia e già esistente nel sec. VIII, ricostruito da Carlo Maderno nel 1604.

L’interno è un’aula rettangolare voltata a botte con due altari per lato in nicchie tra lesene doriche. Sulla controfacciata cantoria attribuita a Francesco Borromini e Dio Padre del Cavalier d’Arpino. Primo altare destro: “Martirio di Santa Lucia” di Giovanni Lanfranco43. Secondo altare “Visione di Sant’Agostino” di Andrea Camassei44. L’altare maggiore ottocentesco, sostituisce quello originario di Borromini , sua la grata della mensa: “Annunciazione” di Anastasio Fontebuoni del 1606. Secondo altare sinistro “Comunione della Madonna” dalle mani di San Giovanni del Camassei, ciborio con marmi policromi e statue dorate e in alabastro attribuito al Maderno. Prima cappella Landi opera di Borromini del 1637-39, “Ss. Trinità e i Santi Agostino e Monica” del Cavalier d’Arpino.

 

L’ultimo tratto della via in Selci è fiancheggiata a destra dal prospetto di un edificio databile al sec. I a.C. ne resta un portico murato con pilastri in travertino. Potrebbe essere il Portico di Livia, dedicato da Augusto alla moglie.

Si sbocca in:

 

PIAZZA DI SAN MARTINO AI MONTI

alberata con magnolie (come via Giovanni Lanza), vi sorgono due torri, a sinistra dei Graziani, a destra, isolata, quella dei Capocci di m. 36,10.

 

TORRE DEI CAPOCCI E DEI CERRONI

In piazza San Martino ai Monti. Forse la torre più vistosa di Roma, quella che dà meglio l’idea di come doveva essere la Roma medioevale. Dopo gli sventramenti di fine Ottocento la torre dei Capocci si erge solitaria al centro della piazza, di fronte alla torre dei Cerroni. La costruzione si deve alla famiglia Arcioni (di fatti è detta anche torre Arcioni), poi passata in proprietà alla famiglia Capocci che attorno vi edificarono una piccola cittadella fortificata. E’ databile al XII secolo. Oggi la torre è alta ben 36 metri, poggia su base quadrata ed è decorata da finestrelle, in cima i tipici merli medioevali non originali.

Tra via Giovanni Lanza e via dei Quattro Cantoni sorge la torre dei Cerroni, costruita tra il XII e il XIII secolo, oggi è inglobata nella Casa Generalizia dell’Istituto delle Figlie di Maria Santissima dell’Orto. E’ appartenuta ai Cerroni, come dice il nome, in seguito ai Graziani. Presenta poche aperture, tipico il coronamento a merli pieni. Hai una foto del 1900 e una stampa del 1600 circa.

 

Sulla piazza osservare l’abside romanica della chiesa di San Martino ai Monti, costruita su massi di tufo forse di età repubblicana, a sinistra pittoresca e movimentata scala su archi rampanti adducenti all’ingresso posteriore della chiesa; a destra edificio moderno della Curia Generalizia dei Caarmelitani, d’ispirazione barocco-rinascimentale. Questo edificio venne utilizzato come commissariato di Polizia Monti nel film tv “Nero a metà” (2018) diretto da Marco Pontecorvo con Claudio Amendola, il commissario Carlo Guerrieri.

 

Prima di andare a visitare l’interno della chiesa, imbocchiamo a sinistra della piazza la via dei Quattro Cantoni. Il nome della strada deriva dall’incrocio con via Paolina per la dispozione dei fabbricati che formano quattro angoli con un piccolo largo al centro (da Rendina – Paradisi, Le strade di Roma, ed. Newton, pag. 1091). Al civico 50, oltre un recinto settecentesco rimaneggiato a fine Ottocento, si trova l’ex Villa Sforza ora Ufficio delle Imposte di Fabbricazione. Costruita nella prima metà del Seicento su modelli palladiani con salone centrale. La facciata è preceduta da doppia scalinata con belle cornici barocche, è sormontata da un belvedere in corrispondenza del salone centrale.

 

CHIESA DI SAN MARTINO AI MONTI

La chiesa di San Martino ai Monti è originata da un oratorio istituito da San Silvestro Papa (314-35) nella casa di un sacerdote Equizio, era il titulus Equitii, papa Simmaco (498-414) fece edificare la basilica, dedicata a Martino di Tours apostolo della Gallia, restaurata e ricostruita varie volte, finché dal 1635 al 1664 subì un radicale rimodernamento per opera di Pietro da Cortona45, del quale è pure la facciata (portale del 1575). Lungo le pareti delle navate laterali affreschi con paesaggi.

Nella navata destra Storie di Sant’Elia, al primo altare Santa Maria Maddalena dei Pazzi con busto di Giovanni Paolo II (reliquia); tra il secondo e il terzo altare urna contenente statua del Beato Angelo Paoli.

Nella navata sinistra “Paesaggi della Campagna Romana” di Gaspare Dughet e prospettive, un affresco riproduce “la basilica di San Giovanni” prima del rinnovamento borrominiano, segue altro affresco con San Silvestro che convoca due concili, ancora oltre “l’antica basilica di San Pietro” di ignoto.

Dalla cripta si scende al titolo di Equizio, raro esempio di chiesa domestica del III secolo, ricavata in annessi alle terme di Traiano. Si scende di tre livelli rispetto all’attuale.

 

Dalla piazza si prende via di San Martino ai Monti fino a raggiungere sulla sinistra la chiesa di Santa Prassede.

 

In via di San Martino ai Monti, sulla sinistra si trova una lapide che l’abitazione del Domenichino (Bologna 1581 - Napoli 1641) pittore, fervente fautore del classicismo, nei suoi dipinti, dove il disegno appreso da Ludovica Carracci, assume un ruolo preponderante, tende a realizzare composizioni di semplicità e chiarezza narrativa, trasfigurate in un ideale di bellezza classica. Suoi i dipinti della cupola e il coro di Sant’Andrea della Valle; a Grottaferrata nell’abbazia di San Nilo ha dipinto la cappella dei Santissimi Fondatori Bartolomeo e Nilo.

 

CHIESA DI SANTA PRASSEDE

 

CAPPELLA DI SAN ZENONE

Ha origini molto antiche come attesta una lapide del 491 che parla di un “titulus Praxedis”, quindi si riferisce alla famiglia del senatore Pudente che la tradizione vuole convertito al cristianesimo da san Paolo. Nove metri sotto l’attuale chiesa si trovano i resti della villa di Pudente. La chiesa attuale si deve al rifacimento di papa Pasquale I nell’anno 817, la chiesa accolse le ossa dei martiri sepolti nel cimitero di Priscilla. Papa Innocenzo III affidò la chiesa ai monaci di Vallombrosa che ancora adesso la possiedono. Nel XIII secolo fu aggiunto il campanile occupando parte del transetto di sinistra.

Interno. Nel presbiterio si trova il ciborio sostenuto da quattro colonne in porfido rosso. All’interno della cupola dipinto di Antonio Bicchierai del 1730. Catino absidate ricoperto di mosaici del IX secolo fatti eseguire da Pasquale I. Parte superiore. Al centro il Cristo in piedi con aureola dorata ha la mano destra alzata per mostrare i segni dei chiodi, la mano sinistra ha un rotolo. Sopra il Cristo è la mano di Dio Padre con la corona della gloria. A sinistra di Gesù: san Pietro, santa Pudenziana e un diacono; a destra: san Paolo, santa Prassede e papa Pasquale I con l’aureola quadrata. Le due palma richiamano il paradiso. La parte inferiore è separata dalla superiore dal fiume Giordano. Parte inferiore. Sono rappresentati i 13 agnelli. Al centro il Cristo, Agnello pasquale, da questo sgorgano quattro fiumi, rappresentano i quattro evangelisti, i dodici agnelli rappresentano i dodici apostoli, ai lati le città di Betlemme e Gerusalemme.

Arco absidale. Si fa riferimento al libro dell’Apocalisse46, al centro il Cristo – Agnello seduto in trono, ai lati sette candelabri, quattro angeli e simboli dei quattro evangelisti.

Arco trionfale. Anche qui si fa riferimento al libro dell’Apocalisse. Al centro di una cittadella si trovano 21 personaggi con il Cristo in tunica rossa, affiancato da due angeli, al di sotto a sinistra Maria e Giovanni Battista, a destra santa Prassede. Seguono i dodici apostoli, sei per lato. Alle estremità si trovano Mosè con una tavola in mano (Legge), a destra il profeta Elia con le braccia verso il Cristo. All’esterno della cittadella su due ordini sono rappresentati gli eletti di cui parla l’Apocalisse.

Navata destra. Tra la cappella del Crocifisso (all’interno Crocifisso ligneo dipinto del XIV secolo che secondo la tradizione ha parlato a Santa Brigida di Svezia) e quella di San Zenone si trova il monumento funebre a Giovanni Battista Santoni, opera giovanile di Gian Lorenzo Bernini, la sua prima opera compiuta a sedici anni. La cappella che segue quella di San Zenone è dedicata alla Serva di Dio Enrichetta Beltrame Quattrocchi (figlia dei beati Luigi e Maria Beltrame Quattrocchi i primi sposi beatificati, sepolti nella cripta del Santuario del Divino Amore) con il sarcofago moderno di Santa Prassede.

A metà della navata destra si trova la Cappella di San Zenone eretta da Pasquale I47 come mausoleo per la madre Teodora. Le due colonne di granito nero ai lati del portale e la ricca cornice curva - sono di recupero - sostengono un'urna cineraria di età classica con i resti di Zenone, sacerdote e martire. Nel giro interno di medaglioni “Madonna con Bambino”, i santi Novato e Timoteo, Prassede e Pudenziana e sei busti di donna non identificabili. Nel giro esterno di medaglioni Cristo e gli Apostoli. L'interno è a volta con colonne di granito negli angoli, è magnifica in quanto ricoperta da mosaici che sono stati definiti "Il giardino del Paradiso". Nella volta il Salvatore entro medaglione sorretto da quattro angeli. Nel lunettone di destra San Giovanni Evangelista, Andrea e Giacomo; nella lunetta sottostante Cristo tra i santi Pasquale I e Valentiniano. Nella piccola nicchia all’altare “Madonna con Bambino in trono e le sante Prassede e Pudenziana. Ai lati della finestrella quadrata sopra l’altare “San Giovanni Battista e la Madonna”. Nel lunettone di sinistra Sant’Agnese a destra e le Sante Prassede e Pudenziana a sinistra. Nella lunetta della nicchia sottostante “Teodora episcopa” con il nimbo quadrato dei viventi, la Madonna e due Sante. Il pavimento è in opus sectile. A destra è custodita la colonna portata a Roma da Gerusalemme nel 1223 che secondo la tradizione è quella a cui fu legato e flagellato Gesù.

 

 

ITINERARIO 3

 

LUNGO VIA NAZIONALE

 

Via Nazionale appartiene al rione Monti

da via Quattro Fontane / via Depretis alla fine. Qui è descritta tutta.

 

Via Nazionale è la prima strada della Roma moderna che voleva unire la stazione al cuore della città. Il primo tratto della strada (Repubblica-IV Fontane) venne ideato e realizzato da monsignor De Merode (1864-66), ministro delle Armi di Pio IX. Con l’unità nazionale la strada ebbe questo nome anche nel tratto che ora è corso Vittorio. Riprende il percorso del vicus Longus tra le terme di Diocleziano e il foro di Augusto. Le strade che la intersecano ricordano le capitali degli stati pre-unitari.

Il primo incrocio è via Torino che inquadra l’abside di Santa Maria Maggiore e la Chiesa di Santa Susanna. Hai foto di un negozio di giocattoli di via Nazionale del 1910. Più avanti a sinistra la

 

CHIESA DI SAN PAOLO ENTRO LE MURA

Il primo tempio non cattolico accolto in città, chiesa anglicana, costituisce un documento unico in Italia del movimento inglese Arts and Crafts. Il progetto è di George Edmund Street48 (1872-76) che gli diede un carattere romanico-gotico a linee orizzontali di travertino e mattoni rossi, nel campanile bifore e trifore. Intorno al rosone e al portale doppio, mosaici di George Breck (1909), le porte in bronzo sono del 1977.

Nell’interno a tre navate, con archi ogivali su pilastri polistili, soffitto ligneo a carena trilobata di tipo veneto e volte a crociera sulle navate laterali, torna la dicromia nei corsi di mattoni e pietra rosa di Arles ed è presente un raffinato apparato decorativo, con maioliche parietali su disegno di William Morris. Nel presbiterio, mosaici ispirati all’iconografia bizantino-medioevale, su cartoni del preraffaellita Edward Burne Jones49 (1885-94). E terminati nella parte inferiore da Thomas Matthews Rooke (1906-07).

 

Prima di giungere all’incrocio con via delle Quattro Fontane, sulla destra della via si trova la farmacia Piram, al civico 228. Hai foto d’epoca del Milite Ignoto che transita nella via su un carro trainato da cavalli.

 

Si giunge così all’incrocio con via Quattro Fontane e via Depretis, l’antica strada Felice, sullo sfondo ancora l’abside di Santa Maria Maggiore. Entriamo nel rione Monti.

Lungo via Quattro Fontane l’ex Pontificio Collegio Canadese di Luca Carimini50 del 1888 (oggi sede dello SPRAR Sistema protezione richiedenti asilo e rifugiati) e il palazzo dell’Istituto Mobiliare Italiano e dell’Ufficio Italiano Cambi di Mario Paniconi51, Giulio Pediconi e Vincenzo Passarelli degli anni 1953-56 (nel marzo 2020 lavori in corso). Si tratta di una delle più espressive architetture romane degli anni Cinquanta e uno dei più intelligenti inserimenti nel tessuto storico. Il prospetto, rivestito di travertino con bugne irregolari lisce e rustiche, è concepito come quinta urbana che si apre, tramite l’atrio trasparente, sulla retrostante via Piacenza.

 

Lungo via Depretis, sulla destra, si trova la chiesa di San Paolo primo eremita, sconsacrata, ultima espressione del barocco romano, opera di Clemente Orlandi del 1767-75. Si arriva così in piazza del Viminale, sistemata ad Esedra nel 1929-30, al centro la fontana di Publio Morbiducci.

A marzo del 1945 si svolge in questa piazza la manifestazione di protesta per la fuga “pilotata” del gen. Roatta, capo di stato maggiore dell’esercito, accusato di non aver difeso Roma l’8 settembre 1943; tragico il bilancio: 2 morti e 17 feriti. Il 5 giugno 1946 alle ore 18 il ministro dell’interno Romita annunciò dal palazzo del Viminale i risultati del referendum monarchia o repubblica.

La piazza è dominata dal grandioso

 

PALAZZO DEL VIMINALE – MINISTERO DELL’INTERNO

Venne costruito nel 1920 su progetto dell’architetto Manfredo Manfredi52, in stile neo cinquecentesco, si caratterizza per una scalea centrale e una doppia rampa carrozzabile che sale al palazzo. Al centro della piazza una fontana a livello della strada con una tazza quadrangolare sulla quale sono scolpiti tre monti (simbolo del rione) e la lupa. Le rampe e la piazza con la fontana furono sistemate nel 1930. I lavori per la costruzione del palazzo portarono alla demolizione del convento di San Paolo e della chiesa di Santa Maria della Sanità con il suo ospizio dei Convalescenti. L’area di 60.000 mq venne spianata ad opera del Genio Civile, la terra rimossa venne scaricata dove oggi è la Città Universitaria. A ridosso di San Lorenzo in Panisperna furono trovati resti di un impianto termale.

Attuale ministro dell’Interno (marzo 2020 - oggi denominato al singolare) è Luciana Lamorgese, nata a Potenza nel 1953, indipendente.

 

Di fronte, al civico 14, il palazzo per appartamenti di Marcello Piacentini del 1914-19. Segue il palazzo dell’ex Supercinema ora Teatro Nazionale di Arnaldo Foschini53 e Attilio Spaccarelli54 del 1924-25.

Fu qui, al Supercinema, nell’ottobre del 1930 che a partire dal giorno 6 venne presentato al pubblico il primo film sonoro italiano: “La canzone dell’amore” di Gennaro Righelli (il giorno prima era stato presentato a Mussolini). La grande novità era stata preceduta da Hollywood da tre anni.

Proseguendo ancora per via Depretis si raggiunge in angolo con via Cesare Balbo il monumentale palazzo dell’Istituto Nazionale di Statistica del 1929-31, la biblioteca specializzata, con 150.000 volumi.

 

Oltrepassato l’incrocio con via Genova si trova la

 

CHIESA DI SAN VITALE

Titolo completo: “Chiesa di San Vitale e compagni martiri in Fovea”. E’ parrocchia. Consacrata da Innocenzo I nel 412, in gran parte ricostruita da Leone III nei secoli VIII – IX e restaurata in età romanica. Originariamente a tre navate precedute da nartece fu ridotta alle dimensioni attuali da Sisto IV nel 1475; nel 1589 Clemente VIII la concesse ai Gesuiti che la collegarono alla ciesa di Sant’Andrea al Quirinale e ne iniziarono un integrale restauro. Gli interventi degli anni Trenta hanno ripristinato il prospetto evidenziando la rarissima tipologia facciata aperta degli inizi del V secolo: alle cinque arcate su colonne del protiro ne corrispondevano altrettante poi murate nella facciata che ospita al centro un portale con iscrizione e stemma di Sisto IV e battenti lignei magnificamente scolpiti degli inizi del Seicento.

L’interno è oggi ridotto ad una sala rettangolare absidata. Alle pareti, entro riquadri incorniciati da colonne binate dipinte, e sulla controfacciata, “Storie di martiri e profeti” di Tarquinio Ligusti e Andrea Commodi. Le Sante Vergini martiri al primo altare e i Santi Confessori al primo altare di sinistra sono di G. B. Fiammeri. Gli affreschi del transetto con la Lapidazione e il Martirio di San Vitale sono di Agostino Ciampelli del 1601-03, quelli dell’abside del Commodi.

 

Segue il

 

PALAZZO DELLE ESPOSIZIONI

Eretto su disegno di Pio Piacentini55 e inaugurato nel 1883 destando critiche per le caratteristiche distributive come l’enfatizzazione dell’ingresso, un enorme serliana su colonne corinzie sotto cui prosegue la scalinata e l’assenza di aperture sulle pareti delle ali, ritmate da paraste e coronate da 12 statue di artisti celebri. Ai lati del fornice “Arte industriale a architettura” di Giuseppe Trabacchi, la “Pittura e la Scultura” di Giovanni Biggi; i due altorilievi raffigurano i “Festeggiamenti per la Modonna di Cimabue” di Giovanni Puntoni e il “Ritrovamento del Laocoonte” di Filippo Ferrari. Il gruppo marmoreo a fastigio “l’Arte tra la Pace e lo Studio” e di Adalberto Cencetti. Nell’interno riallestito da Costantino Dardi, le sale sono illuminate tramite lucernai.

Alla base del palazzo Keith Haring realizzò un murales durante la mostra Arte di frontiera a lui dedicata nel 1984. Venne cancellato nel 1992 in occasione della visita di Gorbaciov a Roma, insieme ad altri muri cittadini. Sembra che il presidente del Palazzo delle Esposizioni Marco Delogu voglia ripristinare il murale di Haring (dal Corriere della Sera del 25.7.22).

 

In questa strada, di fronte al palazzo delle Esposizioni, negli anni dell’ultima guerra, c’era un negozietto dove il grande Federico Fellini faceva delle caricature o ritratti veloci ai soldati americani di passaggio per Roma. Il tutto per sbarcare il lunario. Inoltre disegnava cartelloni con monumenti di Roma antica o scenette riferite alla sua storia nella quale il soldato americano poteva infilar la testa. Scattata la foto l’acquirente mandava un ricordino a casa.

 

 

Subito dopo vi è l’incrocio con via Milano, rettifilo in prosecuzione di via del Babuino e via Due Macelli, secondo il PRG del 1909 avrebbe dovuto proseguire fino a San Giovanni in Laterano.

Il 7 dicembre 1931 entra in funzione il primo semaforo della Capitale tra via Milano e via Nazionale, anche in largo del Tritone, tra via Due Macelli e via Capo le Case, e tra via del Parlamento e via del Corso.

 

TRAFORO UMBERTO I

Permette di passare sotto il Quirinale, fu aperto da Alessandro Viviani, inaugurato il 6 dicembre 1901 dal re Vittorio Emanuele III alle ore 15,35 (lo percorre a piedi); ma già il 15 gennaio gli operai si erano incontrati a metà della struttura, il sindaco Prospero Colonna percuote l’ultimo diaframma. Un’altra inaugurazione avvenne il 20 ottobre 1902. I lavori previsti per tre anni si conclusero in sei mesi. Durante i lavori venne scoperta l’abitazione di Fulvio Plauziano, prefetto del pretorio e padre di Plautilla, moglie di Caracalla. Si recuperarono colonne intere e a pezzi, su un tubo di piombo il nome del proprietario. Il traforo è lungo 347 metri e 70 centimetri. La testata su via Milano fu realizzata da Pio Piacentini e Giulio Podesti nel 1905, quello verso piazza di Spagna da Angelo Tommasi. La copertura interna al traforo era in maioliche bianche decorate a fiori della Richard Ginori. Hai foto d’epoca delle maioliche che si trovavano all’interno del traforo e una foto dell’imboccatura lato Nazionale. Hai foto del Traforo trasformato in rifugio antiaereo negli anni 1943-44.

 

Seguono ai numeri 191-193 il villino Huffer (oggi Centro Convegni della Banca d’Italia) di Jules Antonie Pellechet del 1880-83, che si distingue per lo stile tra il rinascimentale e Luigi XVI. Sull’altro lato abbiamo il palazzo della Banca d’Italia di Gaetano Koch56, in stile tardo cinquecentesco, con parte centrale in leggero aggetto coronata da attico e ingresso a tre fornici. Foto d’epoca dell’11 maggio 1945 in cui si vedono i camion che riportano 50.000 Kg di oro sottratti dai tedeschi e trovati a Fortezza sul Brennero.

 

Sulla destra ecco il

 

TEATRO ELISEO

Il teatro Eliseo è il più giovane dei grandi teatri romani sorto nella primavera del 1900 come teatro all'aperto dotato del solo palcoscenico in legno, era situato praticamente sulla terrazza del palazzo Rospigliosi. Il nome era praticamente obbligato Arena Nazionale. Solo sei anni dopo si decise di erigere un vero e proprio teatro in muratura e fu il primo teatro interamente in cemento armato, cambiò il proprio nome in teatro Apollo.

Nel 1912 il ridotto (spazio separato per eventi minori) venne reso indipendente. Il teatro si chiamò Cines, mentre il ridotto Sala Apollo divenne un locale notturno. Nel 1914 la facciata assume lo stile liberty attuale e il Cines divenne sala cinematografica ma saltuariamente vi si tennero spettacoli teatrali. Durante la prima guerra mondiale cambiò ancora nome in Gran Cinema.

Con la fine della "grande guerra" il teatro assunse finalmente il nome di teatro Eliseo. Vi si tennero operette, opere liriche e ancora prosa. Nel 1938 avvenne un ulteriore rifacimento ad opera di Luigi Piccinato57 che diede al teatro una forma più elegante e simile all'attuale. Venne aumentata la capienza del teatro, si passò da 600 a 1300 spettatori, venne ampliato lo spazio scenico per l'introduzione di nuovi macchinari e allargato il boccascena.

Nel 1979 si entrò in possesso del Piccolo Eliseo dove si tennero regolari stagioni di prosa in uno spazio per 300 spettatori. Nel 1982 Giancarlo Capolei ristrutturò l'Eliseo riducendo i posti a 956, per una maggiore comodità e visibilità, ammodernando gli impianti.

Attualmente il teatro Eliseo e il Piccolo Eliseo Patroni Griffi58 hanno un cartellone regolare che spazia dalla prosa classica alla contemporanea, è tra i teatri più frequentati della capitale.

 

Tra l'Eliseo e il Piccolo Eliseo si trovano gli ex magazzini Rovatti del 1901, poi salone Renault, negozio de La Gardenia e Golden Point, oggi Ubi Banca, con strutture in ghisa e cemento armato che consentono superfici vetrate a tutta altezza. Insieme teatro e ex magazzini costituiscono uno degli esempi più rilevanti del liberty romano.

 

LARGO MAGNANAPOLI

La strada termina in largo Magnanapoli che si è formato negli anni 1875-76 in seguito all’abbassamento del livello stradale che portò al ritrovamento di esigui resti di mura Serviane, ora nell’aiuola al centro, un altro tratto con un arco è visibile nel palazzo Antonelli al civico 158 (porta Senqualis). Palazzo di origine cinquecentesca, ristrutturato da Andrea Busiri Vici nel 1854-69, appartenne al cardinale Giacomo Antonelli, oggi della Banca d’Italia. In fondo all’androne, decorato da numerosi frammenti antichi, è un eccezionale avanzo delle mura Serviane con un arco a conci di tufo pertinente a una camera balistica del I secolo a.C.

Il nome del luogo pare derivi da Bannum Neapoli: si sarebbe trattato di un campo fortificato di bizantini dove bannum significa bando, cioè luogo di raccolta delle milizie. La presenza dei bizantini nella zona sarebbe provata dalla chiesa di Sant’Abbaciro sulla via Biberatica nei mercati di Traiano. Questo toponimo ricorre fin dal X secolo.

Un alto muraglione sostiene il giardino di Villa Aldobrandini vedi itinerario precedente.

Indirettamente affaccia sulla piazza la chiesa di San Domenico e Sisto detta anche San Sisto Nuovo per distinguerla da quella alle Terme di Caracalla, vedi itinerario precedente. Hai foto della piazza del 1874, è incredibile.

A sinistra si trova la

 

CHIESA DI SANTA CATERINA A MAGNANAPOLI

Fondata col convento delle domenicane da Porzia Massimi intorno al 1575, la ricostruzione della chiesa, a opera di Giovanni Battista Sorìa59, avvenne tra il 1628 e il 1641. La facciata di gusto tardo cinquecentesco, compiuta nel 1641, è a due ordini della stessa ampiezza; al portico a tre navate si accede dalla scala a doppia rampa (moderna), sotto cui è stata ricavata la cripta dei caduti (1934, all’altare Crocifisso bronzeo di Romano Romanelli60).

Interno a sala con tre cappelle per lato e luminoso presbiterio, armoniosamente ricco di decorazioni. Nella volta “Gloria di Santa Caterina” di Luigi Garzi. Al monumentale altare maggiore a due ordini di colonne di marmo nero, “Spirito Santo ed Estasi di Santa Teresa” di Melchiorre Caffà (prima del 1667), prezioso tabernacolo in agata, lapislazzuli e bronzo dorato di Carlo Marchionni61 del 1787. Ai lati “Santa Rosa da Lima e Sant’Agnese da Montepulciano”, altorilievi in stucco di Pietro Bracci. Nella cupola “Eterno in gloria” di Francesco Rosa.

Hai foto della chiesa da quadro di Franz.

 

TORRE DELLE MILIZIE

In largo Magnanapoli. La torre pendente di Roma, la torre che conoscono anche i turisti, quelli che vengono in città per una visita veloce di 2/3 giorni. La pendenza sembra sia dovuta al terremoto del 1348 che provocò il crollo del terzo piano, di cui resta un moncone. Ci troviamo sul colle del Quirinale, è chiamata anche torre di Nerone per la leggenda che la vuole punto di affaccio su Roma dal quale il triste imperatore si godette lo spettacolo della città incendiata. Ma è solo una leggenda, è del XIII secolo, fu fatta erigere da papa Gregorio IX dei conti di Segni. Il crudele imperatore romano assistette si all’incendio ma dalla villa di Mecenate (all’incirca dove oggi è palazzo Brancaccio e il cosiddetto Auditorium di Mecenate). A pianta quadrata, si compone di tre corpi sovrapposti e si eleva “a stringere” verso l’alto, giunge a quota 50 metri. Bellissimo il colpo d’occhio da via dei Fori Imperiali. In alcune occasioni viene aperta al pubblico, allora si può salire fino in cima, da qui si gode un panorama unico al mondo. Hai foto del 1929 e un’altra d’epoca (anno non conosciuto).

 

 

 

ITINERARIO 4

 

LUNGO LA VIA DEL QUIRINALE

 

Partiamo da largo Magnanapoli dove si è concluso l’itinerario precedente. Percorriamo via XXIV Maggio, la piazza del Quirinale, quindi via del Quirinale (fino a via Quattro Fontane), dando la descrizione dal lato sinistro anche se appartiene al rione Trevi.

 

VIA XXIV MAGGIO

La strada è in leggera salita, ricorda l’entrata in guerra dell’Italia nella prima guerra mondiale. Sulla sinistra (quindi rione Trevi) si trova

 

CHIESA DI SAN SILVESTRO AL QUIRINALE

Fu riedificata tra il 1524 e il 1527 sul luogo di una chiesa medievale concessa da Giulio II ai domenicani. Nel 1877, per lavori di allargamento della strada furono demolite alcune campate e ricostruita la facciata. Interno a una navata a croce latina, soffitto a cassettoni, intagliato e dorato, il presbiterio a volta con affreschi tardo cinquecenteschi dei fratelli Alberti rappresenta uno dei primi esempi di pittura prospettiva nelle volte delle chiese. Nella prima cappella a sinistra notare il pavimento a piastrelle maiolicate, i graziosi paesaggi e fasce decorative di Polidoro da Caravaggio e di Maturino. Nel transetto sinistro si trova la cappella Bandini (su progetto del Mascherino, vedi più avanti il palazzo del Quirinale) ornata di pitture del Domenichino62 e statue di Algardi63. Nella seconda cappella di destra la “Madonna del Latte”, grazioso dipinto del Duecento.

 

Andando più avanti, ormai quasi in piazza ecco il

 

PALAZZO PALLAVICINI ROSPIGIOSI

Costruito tra il 1611 e il 1616 da Vasanzio64 e Maderno65 per il cardinale Scipione Borghese sui resti delle Terme di Costantino. Appartenne, tra gli altri al cardinale Mazzarino che lo fece ingrandire e infine passò ai Pallavicini Rospigliosi, tuttora proprietari del palazzo. Nel Casino dell’Aurora si conserva il celebre dipinto dell’Aurora di Guido Reni66 del 1613. Al primo piano del palazzo è la splendida Galleria Pallavicini con capolavori del Botticelli, Rubens, Carracci, Poussin, Signorelli e Domenichino. Alle spalle del palazzo c’è un altro giardino che aveva un loggia demolita per l’apertura di via Nazionale. E’ rimasta una fontana disegnata dal Vasanzio con statue del Tevere e dell’Arno che svettano dalle cavità delle grotte.

 

Quasi di fronte si trova

 

VILLA COLONNA

Giardini del Cinquecento collegati, per mezzo di tre archi su via della Pilotta, a palazzo Colonna che affaccia su piazza Santi Apostoli. Il portale e la balaustrata con imponente coronamento di statue risale al 1617. A questo ingresso venne aggiunta una scalinata di effetto scenografico per lavori di abbassamento del livello stradale. Il casino fu costruito sui resti del tempio di Serapide (dei tempi di Caracalla), negli anni Venti altri edifici furono abbattuti per la costruzione dell’Università Gregoriana.

Qui una lapide ricorda Luigi Albertini, direttore del Corriere della Sera dal 1900 al 1925, abitò in questo luogo dal 1926 al 1941.

 

Siamo giunti in

 

PIAZZA DEL QUIRINALE

La piazza del Quirinale è una delle più belle di Roma, cinta su tre lati da edifici e aperta sul panorama della città dominato in fondo dalla cupola di San Pietro. Ci troviamo sul colle Quirinale (m 61 s.l.m.), il più elevato dei Sette Colli di Roma, così detto da un tempio di Quirino o dalla città di Curi da cui mossero e Sabini per stabilirsi in questo sito. Al centro della piazza si trovano le colossali statue dei Dioscuri67 (alte m 5,60) replica romana di un originale greco del V – VI secolo a.C. I due gruppi furono ritrovati nelle vicine Terme di Costantino e qui portati da Sisto V, sotto Pio VI furono spostati per far posto all’obelisco tolto al Mausoleo di Augusto. Nel 1818 vi fu aggiunta la fontana per la quale Raffaele Stern68 utilizzò la grande vasca di granito bigio che si trovava come abbeveratoio nel Foro Romano. Sul lato opposto a quello del Palazzo del Quirinale si trovano le Scuderie del Quirinale opera anch’essa di Ferdinando Fuga (primo progetto di Alessandro Specchi) su incarico di Clemente XII, ma private della facciata quando il papa Pio IX decise di aprire la strada che saliva direttamente dal rione Trevi. Dopo essere stata utilizzata per secoli come scuderia e poi come autorimessa (dal 1938) ad uso del Quirinale, così utilizzata fino al 1997 quando passò in uso al Comune di Roma (sindaco Rutelli) in vista dell’Anno Santo del 2000, per essere convertita in sede espositiva su progetto dell’architetto Gae Aulenti69. Sono stati ridisegnati gli interni disposti su tre piani per una superficie complessiva di 3.000 mq. Si è creato uno spazio per la caffetteria con un suggestivo affaccio sulla piazza. Al piano terra, lungo le pareti corrono a vista le murature romane del Tempio di Serapide, mentre al livello superiore un sistema di contropareti, lasciando intatto lo spazio storico del vecchio Stallone per 86 cavalli, nasconde sofisticati impianti per valorizzare e tutelare le opere d’arte. Delle sette sale del secondo piano, dove alloggiavano i cocchieri e poi gli autisti, si arriva ad una scala in acciaio e vetro voluta da Gae Aulenti. Gran parte di questa descrizione, soprattutto gli interni da: Guida alla Nuova Roma, Newton, pag. 66.

 

PALAZZO DEL QUIRINALE

Iniziato da Gregorio XIII Boncompagni nel 1574, sul posto di una villa del cardiale Ippolito d’Este (il figlio del duca Alfonso e di Lucrezia Borgia), per farne la residenza estiva dei papi. Vi lavorarono successivamente il Mascherino, Domenico Fontana, Flaminio Ponzio, Carlo Maderno, il Bernini e Ferdinando Fuga, fu compiuto sotto Clemente XII Corsini (1730-40), ma già Clemente VIII era andato ad abitarvi e, dopo di lui tutti i papi fino al 1870. Da quell’anno divenne la reggia dei Re d’Italia e, dopo il 1947, la residenza del Presidente della Repubblica Italiana.

L’ampia facciata del tardo Rinascimento è a due piani con finestre a piattabanda e a timpano, a sinistra basse costruzioni e un baluardo circolare ne nascondono la parte inferiore. A destra il grande portale di Carlo Maderno, fra due colonne reggenti un ricco timpano arcuato con cornice spezzata su cui le statue di San Pietro (di Stefano Maderno) e San Paolo del 1615. Al di sopra grande balcone fiancheggiato da lesene, fregiato nel mezzo del timpano spezzato da una Madonna con Bambino, di Pompeo Ferrucci (1635). Sulla destra emerge il lato breve della sopraelevazione della “Manica lunga”.

Nell’interno il vasto cortile porticato è di Domenico Fontana, mentre la torretta dell’orologio, la scala a chiocciola a colonne doriche binate sono del Mascherino70. Le tre finestre del piano nobile, ad angolo con via del Quirinale corrispondono alla Cappella Paolina che prende il nome da Paolo V Borghese che la fece costruire da Carlo Maderno, ha le stesse dimensioni della Cappella Sistina in Vaticano. Nell’Ottocento quattro papi vi furono eletti. Ad essa segue il Salone dei Corazzieri o sala Regia, sempre del Maderno con affreschi di Giovanni Lanfranco e C. Saraceni, in essa si svolgono le principali cerimonie tra cui l’insediamento del Presidente della Repubblica. Al balcone corrisponde la sala del Balcone, seguono – affacciando sulla piazza: la sala Gialla, la sala di Augusto, la sala degli Ambasciatori. Queste sale furono ricavate da un’unica galleria in epoca napoleonica.

Al piano nobile del palazzo del Quirinale si trova la Biblioteca di Piffetti, uno studiolo realizzato in legni pregiatissimi con tarsie di avorio, dal famosissimo ebanista piemontese Pietro Piffetti. Manufatti di grandissimo pregio realizzati per la Regina a Torino, poi trasferiti nel 1879 ed adattati all'appartamento privato del Quirinale, di Margherita moglie di Umberto I . L'ambiente è molto suggestivo ed è visitabile su prenotazione.

Sul “Torrino” sventola la bandiera italiana, una delle più grandi del nostro paese, misura m 6x4; insieme ad essa c’è la bandiera europea e la bandiera del Presidente della Repubblica. Quest’ultima è issata quando il presidente è in sede o a Castel Porziano.

Hai foto d’epoca del palazzo del Quirinale in occasione del matrimonio del principe Umberto.

 

PALAZZO DELLA CONSULTA

Il Palazzo della Consulta fu eretto da Clemente XII Corsini su progetto dell’architetto Ferdinando Fuga tra il 1732 e il 34 per il Tribunale della Sacra Consulta, dopo il 1870 fu sede del Ministero degli Esteri, quindi del Ministero dell’Africa Italiana, oggi vi risiede la Corte Costituzionale. La facciata, forse la più bella del Fuga, a due piani con interposto ammezzato, divisa da paraste, ha tre ricchi portali con frontoni ornati da trofei e statue di Filippo Valle (1739); al sommo stemma di Clemente XII fiancheggiato da stemmi alati e con grandi angeli.

La Corte Costituzionale è un organo previsto dall’art. 135 della Costituzione composto di 15 giudici 1/3 di nomina presidenziale, 1/3 di nomina parlamentare e 1/3 di nomina dei giudici stessi; durano in carica 9 anni. La Corte giudica sulle controversie relative alla legittimità costituzionale delle leggi, sui conflitti di attribuzione tra i poteri dello Stato, sulle accuse contro il Presidente della Repubblica, sull’ammissione dei referendum. Il presidente è (dall’ 11 dicembre 2019) Marta Cartabia (nata a San Giorgio su Legnano MI nel 1963), dura in carica tre anni.

 

TERME DI COSTANTINO

Le terme di Costantino sono l'ultimo complesso termale costruito a Roma dal grande imperatore nel 315 ma probabilmente iniziato da Massenzio. Si trovavano in un'area oggi compresa tra piazza del Quirinale, via Ventiquattro Maggio e villa Aldobrandini.

Costruite con imponenti lavori di livellamento del terreno, tenere presente che non esisteva l'attuale via Nazionale, le terme furono danneggiate da un incendio nel 367 e saccheggiate dai Visigoti di Alarico nel famoso Sacco di Roma del 410. Restaurate sotto Teodorico e quindi abbandonate con il taglio degli acquedotti durante la guerra gotica. I resti delle terme sono rappresentati in stampe e disegni cinquecenteschi, soprattutto del Palladio, ma vennero distrutti per la costruzione di palazzo Rospigliosi prima e per il palazzo della Consulta poi

Per le dimensioni ridotte erano praticamente limitate al solo edificio termale con pochi annessi e una semplice area aperta.

Da qui provengono i Dioscuri che oggi si trovano alla base dell'obelisco della piazza del Quirinale, due statue di Costantino (una in San Giovanni, l'altra in piazza del Campidoglio), una del figlio Costantino II anch'essa sulla balaustrata del Campidoglio, le statue del Nilo e del Tevere oggi nella fontana che si trova sulla piazza del Campidoglio.

Altri resti sono nel muro di cinta del palazzo Rospigliosi, nel piano cantinato del palazzo e sotto il giardino. Il palazzo fu costruito dal cardinale Scipione Borghese, nipote di Paolo V come grande dimora al lato della residenza papale del Quirinale. La costruzione fu affidata a Flaminio Ponzio (autore del Casino di villa Borghese, della basilica di San Sebastiano fuori le mura, della cappella Paolina in Santa Maria Maggiore) nel 1613 e dopo la sua morte a Carlo Maderno. E' ancora proprietà della famiglia che vi custodisce una collezione di quadri rinascimentali e barocchi. Pregevole è l'affresco di Guido Reni (1614) nel Casino dell'Aurora.

In via della Dataria, proprio sotto la piazza del Quirinale, si trovano alcune copie di sculture ritrovate nelle terme, sono posizionate in quattro nicchioni, al centro una grande lapide ricorda che la strada fu aperta da papa Pio IX. La via porta questo nome perché qui si trovava la Dataria Apostolica sede del Tribunale di Benefici che apponeva la data sui documenti, analogo al nostro Ufficio del Bollo. La strada si chiamava anche salita di Montecavallo.

 

 

VIA DEL QUIRINALE

Sulla destra della via si trova il Giardino Pubblico del Quirinale o Villa Carlo Alberto, realizzato nel 1888 per la visita del kaiser Guglielmo II di Germania a Roma. Per questo furono abbattute due chiesette: Santa Maria Maddalena e Santa Chiara. Si disse che gli occhi del kaiser si dovevano posare su qualcosa di ameno, per i romani divennero i giardini del Kaiser. Nel 1900 vi fu inaugurato il monumento equestre a Carlo Alberto, un’opera di Raffaello Romanelli71 per il cinquantenario dello Statuto Albertino. Il giardino sovrasta la galleria Umberto I, permette di scendere rapidamente in via Milano e quindi in via Nazionale. Hai foto di via del Quirinale del 1890.

 

CHIESA DI SANT'ANDREA AL QUIRINALE

Sede del Noviziato della Compagnia di Gesù, situata di fronte alla manica lunga del Quirinale, la chiesa fu costruita tra il 1658 e il 1671 su progetto di Gian Lorenzo Bernini per commissione del nipote di Innocenzo X72 il cardinale Camillo Pamphili.

La facciata si apre su un piccolo sagrato dilatato da due ali concave che ampliano lo spazio in modo illusionistico. La facciata è completata da una gradinata semicircolare ed un portico monumentale con lo stemma dei Pamphili retto da colonne corinzie che copre la finestra della facciata.

L'interno ha una pianta ovale con l'asse maggiore trasversale, è splendido di marmi, dorature, stucchi. L'altare maggiore è costituito da una cappella in cui la pala d'altare è illuminata da una fonte di luce nascosta secondo un espediente teatrale (la stessa cosa aveva fatto Bernini nella cappella Cornaro in Santa Maria della Vittoria) Crocifissione di Sant'Andrea del Borgognone73 al di sopra splendida raggera dorata con angeli e cherubini del Raggi. Nella prima cappella di destra all'altare Morte di San Francesco Saverio74 del Baciccia 1706. Nella seconda cappella a sinistra La Madonna appare a San Stanislao Kostka75 di Carlo Maratta76, 1687.

Il successivo ampliamento della strada ha comportato la riduzioni delle ali della facciata in modo che oggi appaiono arretrate rispetto alla scalinata. Nelle stanze annesse alla chiesa, la statua di San Stanislao Kostka morente, di Pierre Legros.

Nell'andito a sinistra dell'altare maggiore è sepolto Carlo Emanuele IV di Savoia77.

 

GIARDINO DI SANT’ANDREA AL QUIRINALE

Faceva parte del convento di Sant’Andrea al Quirinale. Ha un’estensione di 6.000 mq. E’ stato aperto al pubblico nel 1969 su iniziativa del Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat, ma solo nel settembre 1998 consegnato ufficialmente al Comune di Roma. Il 22 maggio 2014, in occasione del bicentenario dell’Arma dei Carabinieri, è stato inaugurato il monumento “Pattuglia di Carabinieri nella tormenta” dell’artista fiorentino Antonio Berti (1909-1990 autore della statua a Pio XII Pacelli nel piazzale del Verano). Il giardino permette di scendere rapidamente a via Genova e quindi in via Nazionale.

 

CHIESA SAN CARLINO ALLE QUATTRO FONTANE

In via del Quirinale angolo via delle Quattro Fontane (rione Monti). Uno dei massimi capolavori dell'architettura barocca, non solo romana. Fa parte del convento dei Trinitari. La chiesa è dedicata a Carlo Borromeo78, arcivescovo di Milano ma è soprannominata dai romani san Carlino per le ridotte dimensioni, la sua base è uguale a quella di uno dei quattro pilastri che sorreggono la cupola di San Pietro in Vaticano.

Chiesa, chiostro e convento vennero realizzati da Francesco Borromini tra il 1634 e il 1644. Dopo la morte dell'architetto i lavori vennero continuati dal nipote Bernardo Borromini sulla scorta dei disegni del maestro. Ci sono rimasti molti progetti originali per la chiesa che Borromini aveva realizzato per trovare una soluzione che si adattasse a due importanti necessità: il costo minore possibile, in quanto i frati non disponevano di molto denaro ed il massimo sfruttamento del poco spazio a disposizione. Grazie al genio dell'artista, che seppe unire queste qualità ad un risultato elegante e innovativo, la chiesa e il convento possono dirsi massima espressione dell'architettura barocca. I Trinitari sono un ordine di origine spagnola, si erano insediati da poco a Roma, avevano una regola che imponeva una vita "non sfarzosa", quindi anche nei materiali doveva essere "povera", materiali umili come l'intonaco e lo stucco che anche Borromini prediligeva.

La chiesa è a pianta mistilinea e le parti corrispondenti ai vertici sull'asse maggiore sono concluse da absidi semicircolari. La cupola, costruita in laterizio, poggia su un ovale, è incisa da un profondo cassettonato nel quale si alternano forme diverse (ottagoni, esagoni, croci) illuminate da due finestre poste alla base della lanterna superiore. Il movimento ondulatorio dei muri, l'alternarsi di forme sporgenti e rientranti danno luogo a un organismo palpitante senza decorazioni sontuose.

Nella facciata il Borromini utilizza due ordini: nella parte inferiore è concava- convessa - concava, nella superiore presenta tre parti concave di cui la centrale ospita un'edicola convessa. Nella nicchia la statua di San Carlo Borromeo di Antonio Raggi79 (1675 - 1680), due cherubini hanno le ali che si uniscono e formano una copertura per la statua. La facciata culmina con un medaglione ovale sorretto da angeli in volo.

Il chiostro. Piccolissimo, ha una pianta derivata da un ottagono: gli ambienti si dividono su due ordini di loggiati. Quello inferiore è composto di serliane, quello superiore formato da semplici colonne è abbellito da una balaustra a eleganti pilastrini triangolari dritti e rovesci realizzata nel 1644. In questo modo, con grande raffinatezza, Borromini riesce a dare un senso di accoglienza togliendo il senso di oppressione che deriverebbe dalle esigue dimensioni.

 

QUATTRO FONTANE

Quando Sisto V aprì la via Felice volle che l’incrocio con la via Porta Pia (oggi Quirinale – XX Settembre) fosse adornato di quattro statue di santi, ma Domenico Fontana preferì quattro fontane e riuscì a realizzarle, queste sono: il Tevere, l’Aniene (secondo altri l’Arno), la Fedeltà e la Fortezza. Quest’ultima si dice che sia opera di Pietro da Cortona, ma è da escludere su valutazione artistica. Le statue sono in travertino e giacciono in nicchioni, accompagnate da un pittoresco sfondo di alberi e grotte.

Caratteristica unica di Roma, dall’incrocio si possono vedere tre obelischi e la michelangiolesca Porta Pia. Siccome Sisto V aveva finito i soldi con la costruzione dell’acquedotto Felice e la fontana del Mosè, per queste Quattro Fontane si rivolse ai privati. Due fontane furono finanziate da Muzio Mattei, che già aveva costruito la fontana delle Tartarughe, le altre da monsignor Grimani e Giacomo Gridenzoni che avevano proprietà nell’incrocio. Furono realizzate tra il 1588 e il 1593, presentano due figure maschili barbute: Tevere e Arno e due femminili Diana e Giunone, ovvero Fedeltà e Fortezza.

Questo è il punto di incontro di tre rioni diversi: Monti, Trevi e Castro Pretorio.

 

 

 

 

 

 

ITINERARIO 5

 

IL COLLE OPPIO

 

 

PARCO DI COLLE OPPIO

Il parco ha un ingresso dal Colosseo, uno da via delle Terme di Traiano e un altro da via delle Terme di Tito (attraverso quest’ultimo si entra in viale del Monte Oppio).

Il colle Oppio, insieme al Fagutale (oltre via Cavour- Monti) e al Cispio (dove si trova Santa Maria Maggiore) fa parte del colle Esquilino, il più alto ed esteso tra i sette colli di Roma.

Fu sede di uno dei villaggi che diede origine a Roma, in età neroniana fu occupata dalla Domus Aurea, su di essa sorsero le terme di Tito e quelle di Traiano. Nel medioevo, la zona rimase disabitata sorsero le chiese di San Pietro in Vincoli e San Martino ai Monti. Subito dopo il 1870 l’area venne destinata a giardini pubblici e fu più tardi inserita nel grandioso progetto di tutela della zona monumentale. Il primo nucleo del parco fu realizzato tra il 1928 e il 1932 dall’arch. Raffaele De Vico80. Il giardino si impernia sull’incrocio di due grandi assi viari: viale Mizzi81 e viale della Domus Aurea dotati di ingressi monumentali arricchiti da una serie di fontane, tra queste il grande ninfeo con decorazioni in tufo realizzate da Giorgiutti e le due fontane affacciate sul via Labicana. La più importante è la fontana delle anfore. Nei viali si trova la statua di Alfredo Oriani82, opera di Ercole Drei83 del 1935. La sistemazione del settore superiore del colle, comprendente i resti delle terme di Traiano, si deve a Antonio Munoz84 e venne realizzata tra il 1935 e il 1936.

Il grande ninfeo con decorazioni in tufo e le due fontane gemelle affacciate su via Labicana fu scelto dalla Contessa Mary Gailey Senni come sede del Premio Roma per le nuove varietà di rose. Il concorso si svolgerà presso il Roseto Comunale al Parco di Colle Oppio fino a che lo stesso non sarà trasferito presso il cimitero Ebraico dell'Aventino, tutt'ora sede del Roseto di Roma.

Nel 1910, un certo Ruggero Partini, lavorando nella sua proprietà tra via Labicana e Via Mecenate, trovò a 9 metri di profondità una statua di Augusto in veste di Pontefice Massimo. (scultura che possiamo ammirare a Palazzo Massimo alle terme).

 

Era un luogo di ritrovo per le manifestazioni operaie prima dell’avvento del fascismo. Qui nel 1922 si tenne l’ultima manifestazione del Primo Maggio, prima che il fascismo ne vietasse la celebrazione. Hai foto dell’ingresso al parco di Colle Oppio degli anni Venti/Trenta. La foto è scattata da via delle Terme di Traiano.

 

E’ stato restaurato nel marzo del 2016 (sindaca Raggi) nell’arco degli interventi per impermeabilizzare la Domus Aurea. Da allora si è deciso di chiudere di notte i cancelli di Colle Oppio, un modo per tutelare il parco di 11 ettari85 con vista Colosseo e sottrarlo al degrado. Il provvedimento dopo la riqualificazione da 309.000 €. Sono stati restaurati i viali, i lampioni, le fontane e i nasoni, sono stati effettuati degli interventi di ingegneria ambientale per evitare il dilavamento delle colline verso il Colosseo, è stato ripristinato il roseto e sistemato il pozzo per l’irrigazione dei giardini.

Dove si trovano i due campetti di basket c’era la Polveriera. Fu una fabbrica e deposito di salnitro per la produzione di polvere da sparo. Fu costruita da Pio VI nei locali ceduti dai Canonici Lateranensi di San Pietro in Vincoli. Venne in seguito ampliato e rimodernato durante l’occupazione francese. Hai foto del 1860 di tale struttura.

 

 

TERME DI TRAIANO E DI TITO

L'ingresso del parco del Colle Oppio è all'inizio di via Labicana. Venne disegnato da Raffaele De Vico86 nel 1928-32 espropriando parte dei giardini di palazzo Brancaccio E' in pendio e di aspetto molto vario. Nella parte più alta le aiuole e le siepi segnano delle terme. Ai primi del Novecento era questo il roseto comunale, vi erano piantate oltre 2.000 rose. Girando da sinistra si trova: l'ingresso alla Domus Aurea, un avanzo grandioso delle terme, un ingresso al parco da via delle Terme di Traiano, una fontana con gruppi di anfore, un altro ingresso in via della Domus Aurea (bel panorama sul Colosseo), terrazze sulla via Labicana e altra fontana.

Al principio del Parco è l'entrata alle rovine della Domus Aurea di Nerone, il palazzo imperiale costruito dopo l'incendio del 64 che non sopravvisse all'imperatore, l'area su cui si trovava la Domus Aurea venne divisa con diverse funzioni e il palazzo venne sepolto per la costruzione delle terme di Traiano. I vastissimi ambienti sotterranei furono già visti, ammirati e disegnati da diversi artisti del Rinascimento che da queste grotte, dette allora terme di Tito trassero i motivi decorativi detti "grottesche" e lasciarono i loro nomi incisi sulle pareti. Vedi documento “Domus Aurea”.

Le Terme di Tito87 erano più piccole, si trovavano tra il Colosseo e l'attuale San Pietro in Vincoli, ne rimangono poche tracce visibili in via Nicola Salvi ad un livello più basso (i pilastri laterizi con semicolonne prospicienti il Colosseo appartengono al portico di accesso). Meglio conservate sono invece le murature grandiose delle terme di Traiano88, inaugurate nel giugno del 109, notevole è la cisterna denominata "Le Sette Sale" che si trova nel giardino di palazzo Brancaccio (ingresso al n. 9 di via delle Terme di Traiano), si tratta di una costruzione formata da nove ambienti paralleli intercomunicanti, coperti a volta, larghi 5 metri, lunghi da 30 a 40 metri dato l'andamento curvilineo della parete di fondo che è appoggiata al terrapieno. Un sistema di aperture tra una sala e l'altra, su assi diagonali, evitano le correnti o il ristagno delle acque. Sul terrazzo superiore della cisterna, disposta su due piani, si impiantò una ricca domus della quale gli scavi degli anni Sessanta hanno riconosciuto due fasi edilizie del II e del IV secolo. Nel medioevo uno degli ambienti fu utilizzato come sepoltura, in esso sono stati trovati circa 1.000 scheletri. Si è sempre pensato che le Sette Sale facessero parte della Domus Aurea, invece approfonditi studi archeologici hanno rinvenuto bolli laterizi nelle murature che attribuiscono la costruzione a Traiano. Sono così chiamate perché solo nel 1760 vennero scoperte altri due ambienti e allora divennero nove.

Nella costruzione delle sue terme l'imperatore Traiano si avvalse dell'opera dell'architetto Apollodoro di Damasco, lo stesso che aveva progettato il foro di Traiano e i mercati. La pianta di queste terme rimase un modello per i secoli successivi, infatti vi è quasi un'identità tra questa pianta e quella delle terme di Caracalla e Diocleziano. Le imponenti mura che rimangono a vista appartengono all' esedra della palestra Est e sale del muro di recinzione.

 

 

 

 

ITINERARIO 6

 

LUNGO LO STRADONE, LA NAVICELLA, L’ESQUILINO

 

Partiamo dal Colosseo, percorriamo lo stradone fino a San Giovanni, quindi andiamo verso la Navicella, torniamo a San Giovanni per percorrere via Merulana fino alla Basilica di Santa Maria Maggiore.

 

LO STRADONE

 

Attenzione, solo il lato sinistro appartiene al rione Monti,

il lato destro è del Celio.

Per i romani la via di San Giovanni in Laterano è semplicemente “lo stradone”. La via venne aperta e selciata da Sisto V che anzi voleva farla proseguire tagliando a metà il Colosseo per arrivare al Campidoglio, quindi a San Pietro. La strada costituiva l’ultimo tratto della via Papalis, ovvero del tragitto che il corteo pontificio faceva quando il papa appena eletto andava a prendere possesso del Laterano.

All’inizio, al civico 10 si trova il Casino Fini, del Seicento, il cui parco giungeva fino a via dei Santi Quattro. Notare il putto dentro nicchia sulla facciata. Nel primo tratto, sulla destra si vedono i resti del Ludus Magnus. Mentre sul lato destro si susseguono negozi di intrattenimento frequentati dai giovani per la movida.

 

 

LUDUS MAGNUS

La principale palestra per i gladiatori dell’antica Roma, rimessa in luce nel 1960, tra la piazza, via Labicana e via di San Giovanni in Laterano. Aveva l’aspetto di un piccolo anfiteatro con l’asse corrispondente a via di San Giovanni in Laterano. Intorno un cortile rettangolare e vari ambienti usati anche come abitazioni. All’esterno aveva dei portici.

“Scoperta nel 1937, ma si conosceva della sua esistenza dalla Forma Urbis. Ludus Magnus e Colosseo erano collegati da un passaggio sotterraneo. All’angolo nord occidentale è stata restaurata una delle quattro piccole fontane triangolari, che si inserivano negli spazi di risulta tra il muro curvo della cavea e il colonnato di cui restava un nucleo di calcestruzzo tra due pareti a cortina convergenti ad angolo acuto”. Da: sovrintendenzaroma.it.

 

Il primo tratto di strada è, dal 2007 (sindaco Veltroni), riconosciuto ufficialmente gay street, per la presenza di locali nei quali si ritrovano giovani appartenenti a questa comunità, qui anche sedi di tali associazioni LGBT. In occasione di tale inaugurazione (Fabrizio Marrazzo) la strada venne parzialmente pedonalizzata nelle ore serali dei fine settimana.

 

Dopo il Ludus Magnus spicca la facciata tardo barocca della chiesa di Santa Maria delle Lauretane (dedicata alla Madonna di Loreto), è quanto resta dell’omonimo monastero della prima metà del Settecento, un ospedale per convalescenti dimessi dall’Ospedale del Salvatore. Una lapide ricorda che tale ospedale venne fondato dal Beato Angelo Paoli. Hai foto della lapide. Nell’Ottocento nobildonne romane, guidate dalla principessa Tersa Doria Pamphili, si occupavano di dare asilo a fanciulle pericolanti. Sconsacrata la chiesa, il complesso fu acquistato dalla Banca Monte dei Paschi di Siena, praticamente demolito tra il 1959 e il 1961, quindi sede dell’esattoria comunale fino al 2007. Hai foto d’epoca dello smantellamento del monastero/ospedale. All’altezza del civico 71 si trova un’altra chiesa conosciuta come Oratorio del Preziosissimo Sangue dell’ottocento. All’angolo con via dei Querceti si trova una Madonnella risalente al Settecento, “Madonna con Bambino”. Un’altra Madonnella, sempre del Settecento è all’altezza del civico 55

 

Sull’altro lato si vede via Labicana che ricade in questo rione.

 

VIA LABICANA

La strada venne aperta a fine Ottocento e così denominato per ricordare la strada che usciva da porta Esquilina (via di San Vito) delle mura Serviane, percorreva piazza Vittorio, via Principe Amedeo e usciva da porta Maggiore per raggiungere la città di Labico (oggi Montecompatri).

Partendo dal Colosseo, subito dopo un hotel 5 Stelle lusso “Palazzo Manfredi” che ha sull’attico il ristorante Aroma, segue il palazzo dell’Ufficio Tributario della Regione Lazio, ancora dopo si vedono le costruzioni relative alla chiesa di San Clemente. Sul lato opposto si trova l’hotel Delta costruito su progetto di Giuseppe Perugini89 tra il 1972 e il 1975, completamente bianco, con la sua pianta ad H è riuscito a conservare le palme sulla facciata.

Molto più avanti si trova sulla sinistra via Pietro Verri che sale a piazza Iside, pedonalizzata, una scala la collega a via Ruggero Bonghi. I resti sono da identificare con il tempio di Iside, fondato da Cecilio Metello Pio, console con Silla nell’80 a.C. Si articolava scenograficamente con portici e fontane su una serie di terrazze collegate da rampe e scalinate, come nei santuari ellenistici (Fortuna Primigenia a Palestrina). I ruderi sono interpretabili come una fontana monumentale abbellita di vasche, stucchi e marmi. I primi scavi si devono a Pirro Ligorio, ad Altemps e a Bartoli. Alcune sculture qui ritrovate sono ora ai musei Capitolini.

Quasi di fronte a via Pietro Verri, si trovano dei magazzini militari con il Museo Vite di IMI (Internati Militari Italiani). Prima di arrivare in via Merulana si vede la chiesa dei Santi Marcellino e Pietro

 

Torniamo sullo Stradone di San Giovanni. Dopo via dei Normanni si trova la

 

CHIESA DI SAN CLEMENTE

Tra le chiese più importanti di Roma, eretta prima del 385 e dedicata al quarto papa. Si compone di due chiese sovrapposte, sorte – a loro volta – su costruzioni romane. La chiesa inferiore, ricordata da San Girolamo, sede di concili, fu distrutta da Roberto il Guiscardo nel 1084. Nel 1108 papa Pasquale II edificava, sulle sue rovine, la chiesa superiore che fu rimaneggiata da Carlo Fontana nel 1715-19. La chiesa meriterebbe una lunga e accurata descrizione, noi siamo qui per la semicalotta dell’abside decorata dal grandioso mosaico con il TRIONFO DELLA CROCE, di stupenda e armoniosa composizione e ammirevole per i colori. Sull’arcone in alto il Redentore tra i simboli degli Evangelisti, a destra san Pietro e san Clemente, Geremia, la città di Gerusalemme; a sinistra san Paolo e san Lorenzo (con i piedi sulla graticola), Isaia e la città di Betlemme. Nel catino dell’abside la Mano del Padreterno protende la corona del trionfo sulla CROCIFISSO CON LE DODICI COLOMBE (gli Apostoli), ai lati Maria e san Giovanni, dai piedi della croce un motivo a girali si diparte da un cespo di foglie di acanto, sviluppandosi in tutto il fondo e comprendendo le figure dei dottori della Chiesa e altre minuscole figure, eroti, volatili di ogni genere, lampade, fiori e ceste di frutta, mentre le acque della Fede scendono a irrigare i pascoli dei fedeli. Nell’orlo inferiore del mosaico l’Agnus Dei con le dodici pecore che rappresentano gli Apostoli.

Non possiamo non citare, seppure di sfuggita, all’inizio della navata sinistra, protetta da una cancellata, la cappella di santa Caterina, affrescata da Masolino da Panicale, prima del 1431. Nella chiesa inferiore l’affresco dell’XI-XII secolo con il miracolo di San Clemente, la leggenda di Sant’Alessio e la leggenda di Sisinnio con una delle primi frasi scritte in “volgare”. Il prefetto di Roma, Sisinno, seguito da un gruppo di soldati, sorprende la moglie Teodora ad ascoltare la messa celebrata da Clemente. Sisinno ordinò ai soldati di arrestare Clemente. L’ira divina fece si che i soldati, resi ciechi, invece del santo presero una colonna, Sisinno incita i soldati: “Fili de pute, traite”, la traduzione mi sembra chiara, mentre i soldati dicono: “Falite dereto co lo palo Carvoncele!” (fatti dietro con palo Carvoncello), “Albertel trai” (Albertello tira); nell’ultima scena Clemente risponde: “Ex duritia cordis vestri saxa trahere meruistis” (Per la durezza dei vostri cuori avete meritato di trascinare pietre). Tutto questo dialogo, con la relativa traduzione è presa da Colaiacono, 501 luoghi di Roma, pag. 102.

Ad un livello ancora più basso: resti di un mitreo e si vede scorrere un torrente sotterraneo.

 

“E ora scendiamo verso San Clemente, un’altra chiesa edificata su più piani, su più tempi. In qualche modo fa pensare alla struttura della nostra psiche, così come Freud l’ha descritta: qualcosa di visibile e qualcosa di invisibile, sotterraneo, decisivo”. Marco Lodoli, da: National Geographic Traveler, n. 15 inverno 2021/22, pag. 86 “A passeggio per Roma”.

 

La strada prosegue dritta in leggera salita fino a raggiungere il fianco dell’Ospedale San Giovanni, subito dopo si arriva in piazza San Giovanni in Laterano.

 

PIAZZA SAN GIOVANNI IN LATERANO

Per la Basilica, il Battistero, l’obelisco

vedi il documento Basilica di San Giovanni

 

OSPEDALE SAN GIOVANNI

Piazza di San Giovanni in Laterano. Rione Monti. Fondato nel 134890 dalla Compagnia dei Raccomandati del Santo Salvatore, che aveva in custodia l’immagine acheropita del Sancta Sanctorum. Il corpo sulla piazza fu eretto nel 1634-40 da Giacomo Mola coadiuvato da Carlo Rainaldi91, con prospetto austeramente spartito da un doppio ordine di lesene inquadranti le finestre e i cinque ingressi e sormontato da un campanile a vela. Tra via Merulana e via di San Giovanni in Laterano si trova l’ospedale delle Donne, costruito secondo criteri di funzionalità da Giovanni Antonio De Rossi92 nel 1655-56 utilizzando in parte strutture di un ospizio duecentesco. In occasione dell’anno santo del 2000 il complesso è stato restaurato su progetto dell’arch. Paolo Portoghesi e realizzata la scala antincendio. Sul lato destro dell’ospedale si trova un portale trecentesco e, più avanti, un portico romanico con colonne più antiche.

Scendendo per via di San Giovanni in Laterano, al civico 153 si trova l’ingresso all’antico cimitero dell’ospedale, formato da un piccolo cancello sormontato da architrave e da un timpano curvilineo con lo stemma di Pio VII Chiaramonti ed epigrafe dei restauri.

 

Al di sotto della Sala Mazzoni dell’Ospedale San Giovanni (l’edificio che guarda la piazza stessa), uno scavo del 1959-64 ha portato alla luce varie fasi di un edificio di età compresa tra il I e il IV secolo. E’ possibile che si tratti della Villa Domizia Lucilla, madre di Marco Aurelio. Si è scoperto un peristilio con al centro una vasca. Sotto il palazzo dell’Inps di via dell’Amba Aradam, a dieci metri sotto il livello strada, sono stati trovati gruppi di edifici digradanti su terrazze, si tratta di edifici dell’età Giulio-Claudia con restauri del II secolo, inseriti nel IV secolo in un unico insieme caratterizzato da un lungo corridoio largo cinque metri. Il corridoio era decorato con pitture di personaggi a grandezza maggiore del naturale. Questi si trovano a Palazzo Massimo. Dovevano essere la casa dei Pisoni e dei Laterani, espropriate da Nerone in seguito alla congiura, divennero poi un unico edificio, la Domus Faustae, sorella di Massenzio e moglie di Costantino. Tra via dei Laterani e via Amba Aradam si trova un impianto termale del III secolo. Sotto il battistero vi sono i resti di una villa del I secolo, sostituiti da un edificio termale dell’età di Adriano, rifatto sotto Settimio Severo e Caracalla. Il complesso più notevole è quello sotto la Basilica di San Giovanni. Una casa del III secolo, di forma trapezoidale era stata scoperta negli anni 1877-78 da Vespignani. Al di sotto delle navate e in parte sotto il chiostro vi sono i resti di una ricca casa del primo secolo costruita su terrazzamenti (scoperta del 1934-38). La decorazione ci fa pensare alla casa dei Laterani, espropriata da Nerone nel 65. Alla fine del II secolo, questa abitazione fu sostituita dalla seconda caserma degli equites singulares, la guardia dell’imperatore. All’inizio del IV secolo la costruzione fu tagliata per creare lo spazio per la basilica che aveva la lunghezza di m 99,76, più piccola di San Pietro. La costruzione avvenne tra il 314 e il 318, la consacrazione avvenne il 9 novembre 318, si tratta della più antica basilica cristiana di Roma93.

Hai due foto d’epoca dell’ospedale San Giovanni in costruzione, una è del 1957. Mappa dell’area archeologica.

 

PALAZZO DEL LATERANO

In piazza di San Giovanni in Laterano (rione Monti). Eretto sul luogo dell’antico Patriarchio, residenza dei Papi dal tempo di Costantino fino alla cattività di Avignone (1305), era un complesso fortificato che andava da porta Asinaria fino ai Santi Quattro Coronati dove il papa si poteva rifugiare in caso di pericolo. Il Patriarchio fu devastato da un incendio nel 1308, quando i papi tornarono da Avignone (1377) furono costretti a trasferire la propria sede al Vaticano. Sisto V fece demolire tutto quanto rimaneva dell’antico palazzo e fece erigere l’attuale da Domenico Fontana94 (1586) con l’dea di farne la sede estiva del pontefice, venne invece preferito il Quirinale.

Per questo palazzo Fontana si è ispirato a palazzo Farnese, ma per la monotonia delle finestre, uguali sui tre piani, e per i portali affiancati da pesanti colonne bugnate, tale costruzione non regge il confronto. L'edificio è su tre piani e presenta tre facciate. Le finestre hanno alternativamente timpani curvi o triangolari, il portale centrale è sovrastato da balcone (su due è lo stemma di Sisto V, sul terzo di Clemente XII Corsini 1730-40). A coronamento si trova un imponente cornicione decorato da un fregio a motivi araldici e al disopra, all'angolo, originale altana a colonne a giorno. All'interno si trova un cortile circondato da un portico a tre ordini, la loggia al piano terreno è interamente decorata a grottesche e nelle lunette sono dipinte "Storie di San Francesco". La scala regia conduce alla loggia delle benedizioni e all'appartamento papale. La sala della Conciliazione ricorda il luogo della firma dei patti lateranensi. Nelle sale del piano nobile è stato allestito un museo storico del Vaticano che documenta la storia dello Stato Pontificio con ritratti di papi, documentazione del cerimoniale, cimeli dei corpi armati e della marineria pontificia.

L’11 febbraio 1929 venne qui firmato il Trattato del Laterano95 che poneva fine alla questione romana (Benito Mussolini e Pietro Gasparri). Da allora il palazzo gode della extraterritorialità. Fino al 1960 vi avevano sede i musei Lateranensi poi trasferiti ai musei Vaticani (oggi museo Gregoriano, perché la raccolta fu voluta da Gregorio XVI nel 1836). Contiene l'appartamento del Vicariato di Roma, carica attualmente ricoperta da Agostino Vallini96. Nella notte del 28 luglio 1993 il palazzo ha subito un attentato terroristico, causato da un’auto bomba. Contemporaneamente un analogo attentato ha colpito la chiesa di San Giorgio al Velabro presso l’arco di Giano, tali azioni non sono state rivendicate e gli autori sono rimasti ignoti. Gli inquirenti hanno avanzato l’ipotesi di un attentato di stampo mafioso perché in quel periodo lo Stato stava assestando gravi colpi all’associazione criminale siciliana. Hai foto d’epoca del palazzo Lateranze del 28 luglio 1993.

 

Tra la Basilica e via dei Laterani si trovano la Pontificia Università Lateranense e il Pontificio Seminario Maggiore. L’Università offre corsi di laurea triennali e magistrali in: Scienze della Pace, Filosofia; Teologia e Teologia Pastorale; Diritto Canonico; Utroque Iure; Diritto civile. Per l’anno accademico 2020-2021 vi è un nuovo indirizzo: “Teologia interconfessionale in prospettiva ecumenica e comunionale”. Da informazione pubblicitaria in Trovaroma di Repubblica del 25.6.20.

 

Prima di dirigerci verso via Merulana e la Basilica di Santa Maria Maggiore, torniamo sui nostri passi, fatto il primissimo tratto di via di San Giovanni in Laterano prendiamo via di Santo Stefano Rotondo.

 

VIA DI SANTO STEFANO ROTONDO

La via presenta i resti dell’acquedotto Neroniano, sulla destra, di fronte alla chiesa era la villa Casali con il Casino, venne distrutta per la costruzione dell’Ospedale Militare del Celio.

 

SANTO STEFANO ROTONDO

 

L'ARABO EDRISI E LE MERAVIGLIE DI ROMA

In via di Santo Stefano Rotondo. Tanto grande era l'ammirazione per la nostra città che sentite come la descrive uno dei più grandi geografi e cartografi della storia, l'arabo Edrisi vissuto verso il 1100. "Il letto del Tevere è lastricato di rame e nessuna lingua può descrivere le magnificenza della città... Il mercato degli uccelli è lungo una parasanga97. Le terme sono più di seimila. La chiesa di Santo Stefano è la più straordinaria: è costruita in un unico blocco di marmo scavato dall'interno. Alla chiesa si accede da 101 porte di ottone, avorio, ebano e oro. Ma ciò che la rende straordinaria è che è circondata da 3.000 colonne su di ognuna c'è un penitente che prega Iddio notte e giorno senza scendere mai... (una specie di muezzin) ".

Idrisi (Ceuta 1099- Sicilia 1165) è stato un geografo e viaggiatore berbero. Fu invitato dal re Ruggero II di Sicilia a Palermo dove realizzò una raccolta di carte geografiche note con il titolo "Il libro di Ruggero". Aveva viaggiato per tutti i paesi del mar Mediterraneo, quindi si stabilì presso la corte del re normanno Ruggero II intorno al 1145. Ci ha lasciato il cosiddetto Libro di Ruggero in nove volumi edito dall'Istituto Orientale di Napoli e dall'Ismeo di Roma, in esso sono raccolte tutte le informazioni raccolte da Idrisi durante i suoi viaggi attraverso il Mediterraneo, nonchè i resoconti di vari viaggiatori arabi. Per quei tempi è un'eccezionale testimonianza di cultura geografica.

A lui si deve anche un planisfero che riassume le conoscenze geografiche del tempo, inciso su una lastra d'argento nel 1154, ci è noto per le copie realizzate dai copisti perché l'originale è stato predato durante una rivolta contro i normanni e fuso.

 

La chiesa di Santo Stefano Rotondo risale al V secolo, è stata gestita fino al 1580 dai Paolini ungheresi, dopo questa data è in cura al Pontificio Collegio Germanico-Ungarico. Oggi è chiesa nazionale di Ungheria. Fa parte della parrocchia di Santa Maria in Domnica alla Navicella.

La chiesa venne edificata su di una parte della caserma romana dei Castra peregrina, alloggi delle truppe provinciali e in corrispondenza di un mitreo (anno 180) rimesso in luce negli anni 1973-75. Nei pressi era la domus dei Valeri. La chiesa fu voluta da papa Leone I Magno (440-461) sotto il quale venne costruita anche la chiesa di Santo Stefano a via Latina. Tuttavia dalle fonti sappiamo che la chiesa venne consacrata da papa Simplicio (468-483).

L'edificio aveva una pianta circolare, costituita in origine da tre cerchi concentrici: uno spazio centrale dal diametro di 22 metri delimitato da 22 colonne architravate sulle quali poggia il tamburo (alto 22,16 metri), intorno a questo spazio centrale c'era un anello in muratura che formava un ambulacro di 42 metri di diametro e di un altezza inferiore rispetto al corpo centrale dell'edificio, questo anello era delimitato da colonne collegate da archi oggi inseriti nel muro continuo. Il terzo anello, quello più esterno oggi è scomparso (diametro 66 metri). Da questo anello più esterno partivano quattro ambienti di maggiore altezza che trasformavano la pianta centrale della chiesa in una pianta a croce greca. Lo spazio del secondo anello era probabilmente scoperto come testimonia il disegno fatto nel Trecento.

Gli interni erano decorati con lastre di marmo, sono state rinvenute tracce di esso nel pavimento (cipollino) e i fori sulle pareti testimoniano la presenza di un rivestimento.

Il colonnato che circonda lo spazio centrale è formato da 22 colonne di riutilizzo, infatti sono di altezze diverse, mentre i capitelli ionici furono eseguiti nel V secolo. Anche gli architravi hanno altezze leggermente diverse.

La chiesa presenta analogie con la chiesa del Santo Sepolcro a Gerusalemme, modello dell'architettura rinascimentale per tutto il medioevo.

Nel VI secolo fu ornata di mosaici. Nel monastero attiguo trovarono rifugio i seguaci di San Benedetto messi in fuga da Subiaco dai Longobardi nel 601. Nel VII secolo papa Tedoro vi portò le reliquie dei santi Primo e Feliciano collocate nel braccio nord orientale, il catino absidale venne decorato da un mosaico a fondo oro eseguito da artista di origine bizantina. Nell'XI secolo la cappella fu ristretta per ospitare la sacrestia, nel 1586 le pareti furono affrescate da Antonio Tempesta98 con le storie del martirio dei due santi. Nei secoli seguenti la chiesa decadde, perse la copertura originaria, l'anello esterno e tre dei quattro bracci, restaurata da Innocenzo II nel 1139 1143 fu creato il porticato di ingresso coperto a volta a cinque arcate su colonne di reimpiego e capitelli tuscanici. Le 14 finestre aperte sul tamburo vennero murate.

Di nuovo un periodo di abbandono finché papa Niccolò V affidò il restauro completo allo scultore fiorentino Bernardo Rossellino99 che rifece coperture e pavimento, rialzandone la quota, collocò al centro un altare marmoreo. Rimase solo il braccio utilizzato come vestibolo in corrispondenza dell'atrio. Alcuni autori ipotizzano anche, in questi lavori, un ruolo di Leon Battista Alberti. Nel 1580 venne costruito un recinto ottagonale intorno all'altare con affreschi di Niccolò Circignani, detto il Pomarancio100, che raffigurano la storia di Santo Stefano. Tre anni dopo lo stesso pittore affrescò il muro che chiude l'ambulacro con 34 scene di martirio impressionanti per la rappresentazione delle atrocità inflitte ai martiri cristiani. Secondo alcuni autori oltre al Pomarancio vi lavorarono anche il Tempesta e allievi. Il ciclo inizia con la Strage degli Innocenti, la Crocefissione di Gesù, il martirio di Santo Stefano con sullo sfondo i supplizi degli Apostoli. Ogni dipinto ha didascalie in latino e italiano. Alcune scene vennero malamente ridipinte dell'Ottocento.

 

Santo Stefano è stato il primo dei martiri, ucciso solo tre anni dopo la morte di Cristo, lapidato dagli ebrei che, evidentemente non gradivano i seguaci di Gesù. Il corpo fu trasportato a Roma nel V secolo ma la sua sepoltura non è mai stata trovata. A Roma esistono quattro chiese a lui dedicate: Santo Stefano del Cacco, Santo Stefano degli Abissini in Vaticano, Santo Stefano Rotondo e Santo Stefano Protomartire a Tor Fiscale.

 

Torniamo ora in piazza di San Giovanni in Laterano e prendiamo via Merulana.

Solo il lato sinistro della strada fa parte del rione, quello destro è dell’Esquilino.

 

VIA MERULANA

E’ la via dei merli, perché conduceva ai cosiddetti “Prata Meruli”, un possedimento che si trovava all’incirca dove oggi è l’ospedale San Giovanni. La via attuale fu aperta da Gregorio XIII e completata da Sisto V per avere un diretto collegamento tra le due basiliche. La via è stata riqualificata nel 2018 con contributi della Regione Lazio, nuovi marciapiedi, nuove panchine, aiuole, stalli per le bici.

Partendo da piazza San Giovanni in Laterano, abbiamo, a sinistra reparti dell’Ospedale San Giovanni, segue, ad angolo con via Labicana, la

 

CHIESA DEI SANTI MARCELLINO E PIETRO

 

AL LATERANO

La chiesa è dedicata ai martiri Marcellino e Pietro uccisi durante la persecuzione di Diocleziano e seppelliti nelle catacombe “ad duos lauros” sulla via Casilina. Riedificata nel 1751 da Girolamo Theodoli, nel complesso edilizio si insediarono le monache Carmelitane del Corpus Domini che vi restarono fino al 1906, quando si trasferirono a Fano. La parrocchia è affidata al clero secolare.

 

Sul lato opposto, quindi nel rione Esquilino, quasi di fronte, ecco la

 

SANT’ANTONIO DA PADOVA.

Costituisce con palazzo Brancaccio l’opera più impegnativa di Luca Carimini101 (1884-87) e la prima realizzazione monumentale dell’architettura sacra romana dopo il 1870. La facciata in laterizio a vista ed elementi architettonici in travertino, si leva su una scalinata a doppia rampa; l’eclettismo neorinascimentale dell’architetto accostò le forme quattrocentiste a quelle del Sangallo nel portico a cinque arcate. Caratteristico il campanile a cella ottagona con cuspide in maioliche policrome e dorate.

L’interno è di un’eleganza raggelata, è a tre navate (quella centrale con copertura a capriate lignee) suddivise da colonne di granito rosa che si ripetono in proporzioni minori nel secondo ordine, formando così, un matroneo che continua sulla retro facciata. Ai piedi della scalinata è l’ingresso alla chiesa inferiore.

 

Il complesso edilizio “Santa Maria” creato nel 1928 ha tolto risalto alla chiesa. Nel complesso edilizio si trova un auditorium, la biblioteca ecclesiastica e il convitto residenza universitaria.

 

Ancora più avanti, superato l’incrocio con via Labicana / viale Manzoni, la strada prosegue in leggera salita, sulla destra (rione Esquilino):

 

PALAZZO MERULANA

 

COLLEZIONE CERASI

La famiglia di costruttori romani ha quasi ultimato un intervento da cinque milioni di euro con il quale aprirà al pubblico la propria collezione di opere di artisti della cosiddetta Scuola Romana, da Donghi a Scipione nel palazzo che un tempo ospitava l’Ufficio d’Igiene.

A primavera, quando saranno completati i lavori all’interno dell’edificio, si potranno ammirare i capolari come il “Ballo sul fiume” di Giuseppe Capogrossi, il “Ritratto di Primo Carnera” di Giacomo Balla, la “Pettinatrice” di Antonietta Raphael, e i “Piccoli saltimbanchi” di Antonio Donghi.

Questi capolavori, anche opere di De Chirico, sono stati acquistati da Claudio Cerasi (lo stesso che ha realizzato il Maxxi) e dalla moglie Elena, ora saranno esposti per iniziativa e sotto la cura di una fondazione intitolata ai due costruttori romani. Nel palazzo 1.000 mq di esposizioni e 700 di uffici.

 

Ancora avanti, la seconda a sinistra è via Ruggero Bonghi che conduce alla Scuola Elementare Ruggero Bonghi, grande edificio posto ad angolo con via Guicciardini.

Dal 2016 la scuola è diventata una scuola museo. Un gruppo di artisti ha realizzato dipinti murali e installazioni, sono: Felice Levini, Bruno Ceccobelli, Gianfranco Notargiacomo, il progetto è di Teresa Coratella ex alunna. Anche poesie scritte sui muri tra cui quelle di Plinio Perilli e Tommaso Binga alias Bianca Menna. Roma è protagonista di alcuni lavori, come quello di Giancarlino Benedetti Corcos, una fila di maioliche con la circolare. Otto i murales di grandi dimensioni di cui quattro, di Claudio Bianchi, Teresa Coratella, Andrea Fogli e Tommaso Cascella, realizzati con i bambini dell’istituto. Levini riprende il discorso di Pericle agli ateniesi sulla democrazia, l’opera di Ceccobelli porta a riflettere sulla noia. Il murales all’entrata è stato affidato a Mark Kostabi. Inaugura a ottobre, aperto al pubblico tutti i sabati. Da Repubblica del 11.8.16.

 

In fondo a via Ruggero Bonghi c’è uno degli ingressi al parco del Celio, ma noi prendiamo la prima a sinistra, via Ludovico Muratori, al civico 28 si trova il primo esempio di casa prefabbricata in pannelli ancora in piedi, la sua realizzazione è degli anni Cinquanta.

 

Torniamo su via Merulana, sulla sinistra:

 

CHIESA DI SANT’ANNA

Consacrata nel 1885 fa parte del complesso edilizio di proprietà delle Figlie di Sant’Anna, che qui hanno anche la loro Casa Generalizia con Studentato per convegni ed esercizi spirituali.

 

Ancora avanti, sulla destra troviamo

 

La coltelleria Sergio Zoppo in via Merulana 66 vende coltelli di tutti i tipi, sciabole, spade Katana e coltelli in ceramica giapponesi, rasoi e forbici da sarto. Il negozio è qui dal 1921, in mezzo una bici Bianchi che usava il padre di Sergio Zoppo nel 1945 per fare l’arrotino nelle strade del quartiere.

 

Prima di giungere a largo Leopardi con il teatro Brancaccio, imbocchiamo a sinistra

 

VIA POLIZIANO

 

CHIESA DI SAN GIUSEPPE DI CLUNY

Nella strada, sulla destra, ad angolo con via Carlo Botta, si trova la Chiesa di San Giuseppe di Cluny di Luca Carimini (lo stesso della chiesa di Sant’Ivo dei Bretoni in vicolo della Campana e della chiesa di Sant’Antonio a via Merulana) che interpreta il quattrocento toscano con rigorosa disciplina senza però dimenticare il contesto architettonico in cui agisce. Da Irene de Guttry, Guida di Roma moderna, Ed. De Luca, 1978, pag. 21.

Nella vicina via Carlo Botta al n. 23 si trova la biscotteria Cipriani. Nata nel 1906 con gli Oswego, i Novellini, i Vittorio, i Napoleoni bianchi e al cacao e i Sigarettoni offre una vasta quantità di biscotti. Pietro Cipriani nasce nel 1876 a Pescia di Norcia in Umbria, giovanissimo viene a Roma dove comincia a lavorare come garzone di fornaio. Ancora ragazzo apre un laboratorio in via del Corallo (vicino a via del Governo Vecchio) e nel 1906 si mette in proprio. Nel 1908 nasce Amleto, a lui subentrano i tre figli, uno di questi Piero con il figlio Luca sono tutt’ora titolari dell’azienda. Oggi è anche pasticceria. Qui venne girato “Matrimonio all’italiana”, film del 1964, regia di Vittorio de Sica, con Sophia Loren e Marcello Mastroianni. Il soggetto è ispirato a Filumena Marturano di Eduardo De Filippo.

 

 

Procedendo ancora avanti per via Merulana, in leggera salita, si arriva in largo Leopardi, qui sulla destra è l’Auditorium di Mecenate che ricade nel rione Esquilino. Sul largo affaccia anche il celebre forno Panella.

 

AUDITORIUM DI MECENATE

Si tratta di una sala seminterrata decorata di affreschi, unico resto della villa o horti di Mecenate.

Il suo ritrovamento è avvenuto nel 1874 quando si procedeva a costruire il rione Esquilino. Oggi ha una moderna tettoia, mentre originariamente aveva una copertura a volta. La sala è larga 13 metri e lunga 24 metri con un’abside semicircolare sul fondo che presenta una gradinata costituita da sette stretti gradini concentrici. Per realizzare la sua lussuosa residenza l’area venne bonificata del sepolcreto che si estendeva fuori dalle mura Serviane. La caratteristica è la decorazione pittorica degli inizi del I sec. d.C. conservata sia nelle nicchie che sopra di esse, dove corre un lungo fregio su sfondo nero con scene dionisiache e giardini miniaturistici. Raffigurazioni analoghe erano anche nelle nicchie affrescate internamente come se fossero delle finestre aperte su lussureggianti giardini. La gradinata che caratterizza la parete di fondo, dai gradini troppo stretti per far pensare ad una cavea teatrale è identificabile invece come una fontana monumentale. Questa sala, allietata da giochi d’acqua doveva essere un triclinio estivo. Tutto il paragrafo è tratto da: sovraintendenzaroma.it.

 

PANETTERIA PANELLA

Un antico forno che negli anni è diventato pasticceria, bar, caffetteria, bistrot, ristorante, enoteca, gelateria. Inizia la sua attività nel lontano 1929 per opera del capostipite Augusto Panella, nato e cresciuto in una famiglia di panificatori. Oggi a tenere le redini di famiglia è uno degli otto figli del patron Augusto, Mariagrazia. Ad assisterla ci sono 4 fornai, 5 pasticceri, 3 cuochi, un aiuto cuoco, 3 operatori che si occupano del pane artistico e tra sala e bar 14 persone con 7 commessi, un barmaid e una sommelier. Il direttore di sala è Simone Braghetta.

E’ stata una delle prime attività del territorio ad adottare prodotti biologici o senza glutine, vi si possono trovare 70 tipi di pane compresa la ciriola romana, la crocetta ferrarese, il coccoi sardo e il pane danese. Dolci come la pastiera napoletana, il cannolo siciliano o la treccia di Venere, fino ai biscotti e alla pizza ripiena di manzo del Chianti o tradizionale con prosciutto e mozzarella.

E’ aperto dalle ore 8 alle ore 23, la domenica e i festivi fino alle 16, venerdì e sabato fino alle 24102.

 

 

Ma l’edificio che richiama la nostra attenzione è:

 

TEATRO BRANCACCIO

In via Merulana 244. Il teatro ha oggi una sala rettangolare con galleria, la fossa è assente, i posti disponibili sono 1.400. Venne inaugurato il 16 gennaio 1916 con il nome di Teatro Morgana, il progetto è dell'ingegnere Carlo Sacconi. Nel 1937 prese il nome attuale in omaggio al palazzo e alla famiglia Brancaccio che aveva dato il terreno per il teatro.

Ha subìto nel corso degli anni diversi rifacimenti e ampliamenti, è stato creato un secondo piano utilizzato come Ridotto, oggi detto Brancaccino con 100 posti, utilizzato anche come sala prove. Dal 2001 al 2007 il direttore artistico è stato Gigi Proietti (qui tenne la sua scuola di teatro, tra i suoi allievi Enrico Brignano, Gabriele Cirilli, Paola Tiziana Cruciani, Giampiero Ingrassia, Flavio Insinna, Rodolfo Laganà, Pino Quartullo, Francesca Reggiani, Giorgio Tirabassi ed Edoardo Leo) per poi passare a Maurizio Costanzo fino al 2010. Dal settembre 2012 la direzione artistica è di Alessandro Longobardi (lo è ancora nell’aprile 2022). Nel febbraio del 1991 dopo lo scioglimento del Partito Comunista Italiano, con il congresso di Rimini, in questa sala si sono riuniti coloro che erano contrari a tale decisione per dare vita al Partito della Rifondazione Comunista. Recentemente ha ospitato i musical "La bella e la bestia" e "Mamma mia" dedicato agli Abba. Hai foto d’epoca del teatro quando si chiamava Morgana.

 

Prendendo via Mecenate che inizia proprio davanti al teatro, si arriva ad angolo con via delle Terme di Traiano. Qui si trovano, a destra:

 

CISTERNA DELLE SETTE SALE

Vedi il Colle Oppio.

 

Prendendo a sinistra per via Carlo Botta si trova al civico 23 la biscotteria Cipriani, è aperta dal 1906, con gli Oswego, i Novellini, i Vittorio, i Napoleoni bianchi e al cacao e i Sigarettoni offre una vasta quantità di biscotti. Pietro Cipriani nasce nel 1876 a Pescia di Norcia in Umbria, giovanissimo viene a Roma dove comincia a lavorare come garzone di fornaio. Ancora ragazzo apre un laboratorio in via del Corallo (vicino a via del Governo Vecchio) e nel 1906 si mette in proprio. Nel 1908 nasce Amleto, a lui subentrano i tre figli, uno di questi Piero con il figlio Luca sono tutt’ora titolari dell’azienda. Oggi è anche pasticceria. Qui venne girato “Matrimonio all’italiana”, film del 1964, regia di Vittorio de Sica, con Sophia Loren e Marcello Mastroianni. Il soggetto è ispirato a Filumena Marturano di Eduardo De Filippo.

 

Torniamo al teatro Brancaccio, proseguiamo per via Merulana, sempre sul lato sinistro troviamo il

 

PALAZZO BRANCACCIO

Il vicino palazzo Brancaccio, è l'ultimo palazzo nobiliare in Roma, venne costruito tra il 1886 e il 1912 su progetto di Gaetano Koch prima e di Luca Carimini103 poi, per volere della moglie del principe napoletano Salvatore Brancaccio: Mary Elisabeth Field. Mary Field, americana, portò come dote di nozze un milione di dollari. Nel parco, cresciuto sul sito delle Terme di Traiano, vi era una torre, detta di Mecenate, da cui Svetonio sosteneva che Nerone avesse assistito all’incendio di Roma del 64. Il parco fu poi espropriato per destinarlo a parco archeologico negli anni 1935-36. Attualmente nel parco si trova la Casina del Laghetto, ricca di affreschi.

Il piano nobile di circa 1700 mq, tutt’ora proprietà dei Brancaccio, ha ospitato dal 1958 al 2017 il Museo Nazionale d’arte orientale Giuseppe Tucci, poi traferito all’Eur nel costituendo Museo delle Civiltà. Purtroppo solo una piccola parte della collezione è stata portata ed esposta all’Eur. Il resto chiuso in casse; da Repubblica del 19.5.18.

Nelle sale al piano nobile Mary Field organizzava sontuose feste da ballo in onore del Re Umberto I. Gli interni vennero affrescati da Francesco Gai, tra questi “La toletta di Venere”. E’ ancora in funzione il primo ascensore di Roma.

Alle spalle si estende il Parco Traiano utilizzato, come il palazzo, per eventi.

 

Nel 2009 la principessa Fernanda Brancaccio in un testamento pubblico destina il palazzo al Comune vincolandone i proventi ai poveri attraverso una fondazione. La principessa muore nel 2012. Esistono altri due testamenti, uno del 2012, giudicato apocrifo dal tribunale un terzo è stato rivendicato dal principe Ferdinando Massimo: il giudizio è in corso. Da Repubblica del 21.1.18.

Nel palazzo si è tenuta la serata d’avvio della kermesse del Festival del Cinema. Dopo il red carpet, 400 invitati a palazzo Brancaccio. Presenti il ministro Dario Franceschini e la moglie Michela Di Biase, il vicesindaco Luca Bergamo. Da Repubblica del 18.10.19

 

 

Si è giunti così in largo Brancaccio dove la strada spiana e si vede davanti a noi la Basilica di Santa Maria Maggiore. A destra via dello Statuto porta a piazza Vittorio, a sinistra via Lanza conduce a via Cavour e ai Fori Imperiali. Sul primo incrocio a destra, ad angolo con via di San vito, si trova la

 

CHIESA DI SANT’ALFONSO DE’ LIGUORI

 

Il primo esempio pubblico di stile neogotico a Roma. Eretta nel 1855-59 su progetto di George Wigley nella seicentesca villa Caetani, una delle ultime chiese di Roma pontificia. Notevolmente modificata nel 1898-1900 da Maximilian Schmalzl. La facciata in mattoni e travertino, si caratterizza per il grande arco ogivale che include il rosone ed è preceduta da un protiro a tre ingressi aggiunto nel 1898.1900.

L’interno con endonartece è a navata unica con sei cappelle per lato intercomunicanti, i soprastanti matronei risalgono, come la ricca decorazione in marmi, ai restauri del 1900. Pitture di Eugenio Citerna. All’altare maggiore veneratissima “Madonna del Perpetuo Soccorso” tavola di scuola cretese del secolo XIV.

 

Ancora avanti, ma sulla destra si trova al civico 267 una lapide che ricorda Emilio Gadda: “A questa via / all’umanità vitale e dolente / della Roma fra le due guerre / si ispirò / Carlo Emilio Gadda / per il suo PASTICCIACCIO / capolavoro della letteratura del 900. Spqr 1997”.

Ancora pochi passi e siamo giunti in piazza Santa Maria Maggiore.

 

 

 

 

 

 

 

IL RIONE NEL CINEMA

 

Il film “La banda degli onesti” (1956) con Totò e Peppino De Filippo (consacrò la coppia) è ambientato in piazza degli Zingari dove è la tipografia di Lo Turco, interpretato da Peppino De Filippo. In piazza della Suburra è il bar dove Totò, in una delle scene più divertenti, utilizza una tazzina di caffè e lo zucchero per spiegare il capitalismo; il bar conservava su una parete la tavola di legno del vecchio bancone del bar, ma a chiuso durante il covid, adesso c’è un negozio di abbigliamento con dj.. Regia di Camillo Mastrocinque, soggetto e sceneggiatura di Age e Scarpelli.

Il film “Il marchese del Grillo” (1981) con Alberto Sordi per la regia di Mario Monicelli, vede l’abitazione del marchese nella Casa dei Cavalieri di Rodi.

Il film “Film d’amore e d’anarchia” (1973) della Wertmuller racconta la storia d’amore tra Tunin, Giancarlo Giannini e Salomè Mariangela Melato in un bordello situato in via Baccina presso la scalinata con fontanella di via degli Ibernesi.

Il film “I ragazzi di via Panisperna” (1989) di Gianni Amelio con Andrea Prodan, Ennio Fantastichini, Laura Morante e Virna Lisi, fa riferimento al gruppo di scienziati, fisici e matematici che, riuniti intorno a Enrico Fermi compirono ricerche di fisica nucleare. La scena iniziale si svolge nel chiostro della facoltà di ingegneria.

Il film “La sindrome di Stendhal” (1996) di Dario Argento con Asia Argento e Thomas Kretschmann con musiche di Ennio Morricone è un horror psicologico, presenta una scena in via degli Zingari 50, dove abita Anna Manni interpretata da Asia Argento.

Il film “Notte prima degli esami” (2006) di Fausto Brizzi con Nicolas Vaposidis, Cristiana Capotondi e Giorgio Faletti, vede la casa del professore (Faletti) in via Sant’Agata dei Goti 21, il bar dove si ritrovano i ragazzi in piazza della Madonna dei Monti, il liceo Classico è la facoltà di Ingegneria.

Il film “Cuore sacro” (2005) di Ferzan Ozpetek con Barbora Bobulova, film non certo tra i suoi più riusciti, ha una scena girata nella chiesa di San Lorenzo in Fonte di via Urbana, qui l’attrice si siede e incontra padre Carras.

Il film “To Rome with love” (2012) di Woody Allen ha vari episodi, in uno di questi Alec Baldwin abita in via dei Neofiti, frequenta bar e giornalaio di piazza Madonna dei Monti.

Il film tv “Nero a metà” diretto da Marco Pontecorvo con Claudio Amendola è ambientato in piazza San Martino ai Monti (prima puntata il 19 novembre 2018 / prima di dodici puntate), dove in un villino stile medioevale è situato il commissariato Monti, in esso lavora il protagonista Carlo Guerrieri ovvero Claudio Amendola (ispettore), nel cast anche Antonia Liskova e Angela Finocchiaro.

Il film “Poli opposti” (2015) con Luca Argentero e Sara Felberbaun, ha molte scene girate nel parco di Colle Oppio.

 

BIOGRAFIA

- AA.VV. Guida d’Italia, Roma, ed. Tci, 1993.

- AA.VV. Roma, libri per viaggiare, ed. Gallimard – Tci, 1994.

- AA.VV. I rioni e i quartieri di Roma, ed. Newton & Compton, 1989.

- AA.VV. Le strade di Roma, ed. Newton & Compton, 1990.

- Claudio Rendina (a cura di), Enciclopedia di Roma, ed. Newton & Compton, 2005.

- Giorgio Carpaneto, I palazzi di Roma, ed. Newton & Compton, 1991.

- Mariano Armellini, Le chiese di Roma, ed. Pasquino, 1982.

- Carlo Zaccagnini, Le ville di Roma, ed. Newton Compton, 1991.

- Willy Pocino, Le fontane di Roma, Newton & Compton, 1996.

- Giuliano Malizia, Gli archi di Roma, ed. Newton Compton, 1994.

- Giuliano Malizia, Le statue di Roma. Storia, aneddoti, curiosità, ed. Newton Compton, 1996.

 

SITOGRAFIA

- AA.VV. Guida d’Italia, Roma, ed. Tci, 1993.

- AA.VV. Roma, libri per viaggiare, ed. Gallimard – Tci, 1994.

- AA.VV. I rioni e i quartieri di Roma, ed. Newton & Compton, 1989.

- AA.VV. Le strade di Roma, ed. Newton & Compton, 1990.

- Claudio Rendina (a cura di), Enciclopedia di Roma, ed. Newton & Compton, 2005.

- Giorgio Carpaneto, I palazzi di Roma, ed. Newton & Compton, 1991.

- Mariano Armellini, Le chiese di Roma, ed. Pasquino, 1982.

- Carlo Zaccagnini, Le ville di Roma, ed. Newton Compton, 1991.

- Willy Pocino, Le fontane di Roma, Newton & Compton, 1996.

- Giuliano Malizia, Gli archi di Roma, ed. Newton Compton, 1994.

- Giuliano Malizia, Le statue di Roma. Storia, aneddoti, curiosità, ed. Newton Compton, 1996.

 

CARTOGRAFIA

- AA.VV. Stradaroma, ed. Lozzi, 2005.

- AA.VV. Tutto Città, 2011/2012, ed. Seat.

- AA. VV. Carta dei parchi e delle aree naturali protette.

- Mappa dei percorsi ciclopedonali, 2008.

- Roma in bici. Mappa delle pc presenti e future, Comune di Roma, 2001-08.

- Mappa delle piste ciclabili del Comune di Roma, Lozzi, Il Messaggero, 2020.

- Mappa dei parchi naturali e ville storiche del Comune di Roma, Lozzi, Il Messaggero, 2020.

- www.maps.google.it

- www.viamichelin.it

- www.tuttocittà.it

FILMOGRAFIA

 

Roma de na vorta, Rione Monti, film di Rai del 1955 di Antonello Falqui

Piero Tucci

Ultima revisione del testo 18.3.2020

 

AGGIORNAMENTI

 

6.7.17 Monti. I residenti contro il piano del Comune di pedonalizzazione, allargamento dei marciapiedi ed eliminazione di posti auto deciso in una riunione del 5 giugno. Pedonalizzate: via della Madonna dei Monti, via dei Neofiti, via del Pozzaiolo, via Urbana e via Leonina nel tratto tra via dell’Angeletto e salita del Grillo. Allargamento dei marciapiedi in via dei Serpenti.

16.11.17 Resistenza a Roma. Monti. Ritrovati i guantoni del pugile ebreo Leone Lefrati, per tutti Lelletto, deportato ad Auschwitz, ma riuscì a salvare il figlio di sei anni gettandolo dal camion che lo portava via da Roma durante una delle tante retate. Morì in quel campo di concentramento il 19 aprile del 1944, nelle camere a gas (aveva picchiato tre SS). Si allenava nella palestra Audace (via Frangipane 12), fu uno dei dieci migliori pesi piuma del mondo. Con le leggi razziali del 1938 dovette abbandonare la boxe. I guantoni ritrovati dalla fondazione museo della Shoah e inviati alla famiglia in Israele.

9.2.18 Colle Oppio. La sede di Fratelli d’Italia di via delle Terme di Traiano 15/a è occupata abusivamente, per il Tar del Lazio deve tornare al Comune.

16.3.18 Parco di Colle Oppio. Sarà riqualificato dal Coni, c’è l’okay della conferenza dei servizi a cura del Coni. Sorgeranno nella zona della Polveriera due campetti di calcio, sarà rifatto il campo di basket, sorgerà una pista di pattinaggio e di skate.

10.4.18 Rione Monti. Largo Agnesi. Parte la pedonalizzazione e riqualificazione della piazza con affaccio sul Colosseo. Problemi con una strada che vedrà il passaggio delle macchine davanti a tre scuole.

13.4.18 Rione Monti. L’hotel Forum in via Tor de Conti è il preferito di Beppe Grillo, lo era anche di Monti. Da il Venerdi di Repubblica.

17.4.18 Parco di Colle Oppio. Qui girate molte scene del film “Poli opposti” con Luca Argentero e Sarah Felberbaum del 2015.

26.5.18 Teatro Eliseo. Compie 100 anni, sarà emesso un francobollo commemorativo. Previsto un fitto cartellone di nuove produzioni, grandi successi e riscoperte.

9.6.18 Rione Monti. Rissa in Campidoglio tra i residenti e la commissione Trasporti. Non vogliono la pedonalizzazione di via Urbana, via Madonna dei Monti, il restyling di via dei Serpenti dove sarà eliminata la sosta e allargato il marciapiede, via 200 posti auto ritorno del tram in via Cavour. Ancora da definire la sistemazione di piazza della Suburra per l’accesso alla rimessa, si pensa al senso unico alternato.

30.5.18 Monti. Botteghe storiche. Chiude la bottega dell’ultimo maestro della pittura antica. Miche Paternuosto è tra i pochi a conoscere l’arte dell’encausto. Ha lavorato a palazzo Spada, alla galleria Corsini e a palazzo Venezia, restaurato chiese e basiliche. L’attuale bottega è in via del Cardello 21 b, vicino al Colosseo. La sua bottega è punto di riferimento di studiosi archeologi e appassionati di pittura.

5.8.18 Monti. Basilica di Santa Maria Maggiore. Questa sera dalle ore 21 alle 24 andrà in sena una intensa nevicata artificiale sulle note del Messiah di Handel. E’ la rievocazione storica del prodigio della Madonna della Neve avvenuto nel 358. Luci effetti speciale al laser proiezioni e musica trasformerà la piazza in un multischermo.

15.9.18 Monti. Largo Agnesi, una terrazza sul Colosseo, da ieri completamente pedonale.

21.9.18 Monti. Colosseo. Colle Oppio. Conclusa la conferenza dei servizi, ok dalla Sovrintendenza, saranno restaurati i campetti sportivi di Colle Oppio zona Polveriera, il tutto a spese del Coni (50.000€). Due campi di calcetto, uno da basket, una pista di pattinaggio e una da skateborad. Si tratta di campi con vista sul Colosseo.

22.9.18 Cultura. Angelo Mai. Il Consiglio di Stato conferma lo sgombero del Centro Sociale in viale delle Terme di Caracalla 55.

20.10.18 Cultura. Rione Monti. Riaffiorano in un locale della Banca d’Italia presso il Traforo Umberto I le decorazioni che Giacomo Balla aveva realizzato negli anni Venti. Si tratta di 80 metri quadri di pitture per un cabaret futurista, il Bal Tic Tac. Diventeranno parte del museo dell’educazione monetaria e finanziaria della Banca d’Italia la cui apertura è previst anel 2021.

11.12.18 Monti. Rubate 20 pietre d’inciampo dedicate a vittime della Shoah. Erano dedicate alle famiglie ebree Di Castro e Di Consiglio. Sono state divelte nella notte in via Madonna dei Monti 82.

2.1.19 Rione Monti. Nascerà nel 2019 una isola ambientale, un restyling completo della zona con nuove aree pedonali a velocità ridotta e ampliamento e ripavimentazione di marciapiedi e strade. Il primo lotto di lavori prevede la pedonalizzazione di via Madonna dei Monti, la parziale chiusura al traffico di via Urbana, ampliamento e rifacimento dei marciapiedi di via dei Serpenti, tra via Panisperna e via Baccina. Saranno istallati tre nuovi varchi elettronici.

16.1.19 Rione Monti. Riposizionate le pietre d’inciampo in via della Madonna dei Monti alla presenza dell’artista e della sindaca. Le pietre sono dedicate alle famiglie Di Consiglio e Di Castro.

8.2.19 Monti. Stop alle auto e nuovi varchi entro la fine dell’anno. A giugno partiranno i cantieri da 700.000 euro. Via Madonna dei Monti pedonale, via Urbana chiusa in parte, in via dei Serpenti allargamento dei marciapiedi, due nuovi varchi in via Panisperna e via Cimarra. Entro il 2019 isola ambientale.

15.2.19 Cronaca. Rione Monti. Ultrà laziali inseguono e accoltellano tifosi spagnoli. Cinque feriti, tre indagati per raid armato. Il più grave è un americano che non c’entrava nulla. Le aggressioni mercoledì sera. Locale Ciuri Ciuri di via Leonina. La prima miccia si sarebbe accesa alle 20 in un pub del Colosseo, qui tifosi spagnoli del Real Madrid stavano guardando la partita contro l’Aiax. Alle ore 21,30 i laziali hanno organizzato una spedizione punitiva in via dei Serpenti dove si trovavano i supporter del Siviglia, solo alcuni sono riusciti a scappare nei locali della zona.

9.5.19 Monti. Smontati i gazebo di piazza della Madonna dei Monti, erano irregolari.

9.5.19 Monti. Domus Aurea. Si scopre la sala della Sfinge. Una parete su sfondo bianco con fauni, centauri, uccellini, creature marine, fiori, ghirlande. Anche una piccola sfinge. Ora la sala prenderà questo nome. Il ritrovamento è avvenuto a fine novembre, ma solo ieri dopo mesi di lavori consolidamenti e studi la stanza è stata resa accessibile a una piccola schiera di fortunati. L’obiettivo è quello di concludere i lavori di scavo entro la fine del 2019, al momento si vede solo la volta e parte delle pareti. E’ tutto ben conservato ma va ripulito. Ci vorranno almeno sei mesi di lavoro perché l’area è grande: alta almeno 5 metri e lo spazio, a occhio di almeno sei mesi per tre. Gran parte della sala è ancora interrata.

25.5.19 Monti. Dagli scavi in via Alessandrina affiora una testa di Dioniso incastrata in un muro medioevale. Un capolavoro. Si tratta di una statua di dimensioni di poco più grandi del vero, con ciocche di capelli mossi che ricadono morbidamente sulla nuca. Dallo stile risulterebbe appartenere al I, II sec. un periodo di grande splendore per l’impero romano. “I capelli sono cinti da una fascia decorata con il fiore del corimbo, e sul lato della testa si vede una foglia d’edera – dice Claudio Perisi Presicce, ex sovrintendente e responsabile scientifico dello scavo – si tratta di elementi riconducibili al dio Dioniso”. A conferma del valore dell’opera, anche gli occhi cavi, un tempo riempito di pasta vitrea o di pietre preziose. Saranno state le ore 9 del mattino quando si è trovata la testa incastrata in un muro del XII secolo. Si potrebbero ritrovare tracce della stessa statua che andrà nei Mercati di Traiano. Il cantiere della sovrintendenza è realizzato grazie a un milione di euro donati dall’Azerbaijan, stato asiatico già nell’Unione Sovietica. Si sta rimuovendo la via Alessandrina (da papa Pio V detto Alessandrino) che separa i Mercati di Traiano dal Foro di Traiano.

10.8.19 Centro Storico. Viabilità. I sanpietrini torneranno in via del Corso, torneranno anche in via dei Serpenti e nel rione Borgo, all’Aventino; via sanpietrini da via Veneto, via Nazionale, via Battisti e via IV Novembre, piazza Vittorio. I sanpietrini sono arrivati a Roma nel Cinquecento quando vennero utilizzati per il transito delle carrozze nell’ambito della grande riqualificazione voluta da Sisto V. L’operazione interessò oltre 10.000 mq, andò avanti fino alla ultima guerra mondiale.

15.10.19 San Giovanni. Rione Monti. Con 106 nuove luci brilla la facciata e i campanili della Basilica di San Giovanni. Ieri sera l’inaugurazione della nuova illuminazione Acea con la sindaca e il vicario Angelo De Donatis.

27.10.19 Monti. Cultura. Apre domani il Centro di ricerca e spazio espositivo di via Panisperna dove lavorarono Majorana, Fermi (Nobel per la fisica nel 1938 che da Stoccolma fuggi negli USA per sfuggire alle leggi razziali), Segre e Amaldi. Ingresso in piazza del Viminale 1. Qui compirono gli esperimenti che portarono alla scissione dell’atomo, tra il 1928 e il 1938.

29.10.19 Monti. Iniziati oggi i lavori di via dei Capocci, piazza degli Zingari, via degli Zingari, via San Giuseppe Labre e piazza Madonna dei Monti per il rifacimento dei sanpietrini e allacci alla fogna dei discendenti dei fabbricati. Lavori per 180 giorni. Previste modifiche al traffico.

11.11.19 Monti. Monteverde Vecchio. Vanessa Scalera, l’attrice famosa per “Imma Tataranni” film in sei puntate su Rai1, dichiara: “Sono pugliese e a 19 anni il Mosè fu un’emozione forte, la stessa che mi lega a questa città dove venni per studiare teatro. Ha abitato a Talenti, sulla Nomentana, a San Basilio, a piazza Sempione, in via della Caffarelletta, ora a Monteverde Vecchio. E’ di Latiano (BR) ha 42 anni.

19.11.19 Monti. Il TAR respinge il ricorso di residenti contro l’isola pedonale. Via Madonna dei Monti e via Urbana (parziale) saranno pedonalizzate, ampliati i marciapiedi in via dei Serpenti. Saranno istallati i varchi elettronici. Gara aggiudicata a dicembre.

28.11.19 Teatro Eliseo. Monti. Processo sui fondi all’Eliseo, Barbareschi a giudizio. L’inchiesta sui quattro milioni destinati al teatro coinvolge anche Monorchio (ragioniere generale dello Stato), per l’accusa: “Traffico di influenze”, 70.000 euro a Luigi Tirelli e assunzione della figlia Giulia per quattro mesi nella società Casanova Spa delle stesso Barbareschi.

14.12.19 Piazza San Giovanni. Manifestazione Nazionale delle Sardine.

 

18.1.20 Monti. Il rione aspetta Tom Cruise. A marzo verrà nel rione per girare un nuovo film tipo “Mission impossible” con rocamboleschi inseguimenti nei vicoli. Già allertati gli alberghi, si tratta di ospitare oltre al cast, tutto top secret, la troupe, anche il servizio d’ordine. Tra i set già individuati piazza Navona, piazza di Spagna ma soprattutto Monti. Cruise è molto legato all’Italia, il figlio è fidanzato con una ragazza di Bergamo, nel 2006 si è sposato nel castello di Bracciano con Katie Holmes, nella discoteca Follia di via Crescenzio ballò tutta la notte con Nicole Kidman, quella discoteca ora non c’è più.

31.1.20 Coronavirus. Monti. Gianicolense. Due cittadini cinesi ammalati, ricoverati allo Spallanzani. Erano all’hotel Palatino di via Cavour. Alle ore 14 del 31.1.20 erano 12 i casi sotto osservazione. Psicosi all’Esquilino: negli hotel piovono disdette e si svuotano i ristoranti cinesi.

1.2.20 Coronavirus. Monti. Gianicolense. In quarantena anche tre impiegati dell’hotel Palatino, in casa 14 giorni, hanno avuto contatti con la coppia di Wuhan ora ricoverata allo Spallanzani. All’aeroporto di Fiumicino, terminal Tre predisposte 400 brande per i cinesi bloccati. Uno studente del Conservatorio è a caccia di un certificato per poter cantare, neanche lo Spallanzani glielo dà. Nei ristoranti cinesi calo del 50-70%. Ogni anno a Fiumicino 900.000 cinesi che hanno speso 45 milioni. Disdette le prenotazioni negli hotel. Gli acquisti di lusso è dei cinesi per il 28%.

2.2.20 Coronavirus. Monti. Gianicolense. La psicosi per il coronavirus nelle strade della Capitale tra turismo sotto scacco e venditori abusivi di protezioni per il viso a prezzi esorbitanti. I presidi del Lazio (Mario Rusconi) recepiscono le direttive del ministero: “Emarginare è sintomo di ignoranza”. Fermate le partenze degli allievi del Convitto. La comunità cinese romana raccoglie fondi per i connazionali, il maggiore sforzo per la ricerca e l’acquisto di mascherine protettive.

4.2.20 Coronavirus. Monti. Gianicolense. I 56 italiani rientrati da Wuhan con un volo dell’aeronautica militare a Pratica di Mare, sono stati concentrati nel centro sportivo della Città Militare della Cecchignola, saranno in quarantena.

5.2.20 Monti. Aprirà nell’ospedale San Giovanni un centro di accoglienza per pazienti dimessi ma senza fissa dimora.

7.2.20 Esquilino. Monti. Il presidente Mattarella visita la scuola Manin in via dell’Olmata 6, la scuola è frequentata da tanti alunni cinesi. La preside Manuela Manferlotti ha detto che il 45% degli alunni sono migranti di seconda e terza generazione: 332 di cui 224 nati in Italia, di questi 120 sono cinesi.

15.2.20 Monti. Santa Maria Maggiore. Da ieri sera, nuova luce con criteri artistici nella Basilica. La statua sulla colonna , la facciata, il campanile e le cupole hanno una nuova illuminazione grazie all’Acea che ha sostituito 90 proiettori su 130.

17.2.20 Monti. Partiti i lavori di riqualificazione del parco di Colle Oppio.

27.4.20 Rione Monti. Via di San Vitale, restaurati i sampietrini.

24.5.20 Monti. A causa dell’emergenza sanitaria, per evitare assembramenti è stata transennata la fontana dei catecumeni in piazza Madonna dei Monti.

6.6.20 Monti. Il Consiglio di Stato boccia il progetto di isola ambientale a Monti. Il ricorso presentato dai residenti contro il progetto che prevedeva strade pedonali, strade con aree pedonali più larghe e varchi di controllo.

12.6.20 Cultura. Monti. Testaccio. Salario. Palaexpo, Macro e Mattatoio saranno un unico polo culturale, via libera dalla giunta capitolina, vent’anni all’azienda speciale Palaexpo.

25.8.20 Monti. Foro di Traiano. Un mecenate Alisher Usmanov (uzbeco presidente della federazione internazionale della scherma) dona due milioni di euro per il restauro della fontana del Quirinale e la sala degli Orazi e Curiazi ma per il restauro della Basilica Ulpia, la gara finalmente assegnata dopo cinque anni. Previsti 600 giorni lavorativi.

28.8.20 Monti. Palazzo Rivaldi. Dopo decenni di degrado lo stanziamento di 35 milioni deciso dal Mibact inserito nel Piano Strategico Grandi Progetti, potrebbe salvarlo. Reggia del rinascimento nasce nel 1536 su progetto di Antonio da Sangallo per il cameriere di Paolo III. Nel 1975 la proprietà passa all’Istituto Santa Maria in Aquiro, viene occupato per anni da un centro sociale, il Convento Occupato.

Nello studiolo di Alessandro Medici poi papa Leone XI vi sono dipinti pompeiani con pavoni e ghirlande; Nella stanza delle Ghirlande un affresco sul soffitto; nella sala degli Imperatori si trova Costantino e condottieri romani forse dipinti di Perin del Vaga. Nella sala delle Virtù vi sono le ninfe e finte architetture di Giovanni Battista Viola. Nella Cappella di Psiche le scene della mitologia con dee seminude fatte ricoprire quando diventò Conservatorio delle Zitelle Mendicanti. Nel giardino un nicchione ninfeo animato da un cogegno che emetteva il suono del canto degli uccelli.

A settembre il Mibact convocherà un tavolo con la Regione per mettere a punto il progetto. Diventerà scuola di alta formazione del ministero ma luogo di esposizioni.

7.10.20 Viabilità. Monti. Castro Pretorio. L’asfalto copre i sampietrini sulla corsia dei bus, il cantiere iniierà ai primi del 2021 con lavori da 4,3 milioni di euro. Sarà asfaltata con i sampietrini ai lati.

12.12.20 Monti. Museo dei Fori Imperiali nei Mercati di Traiano. Terminati gli scavi nell’area di via Alessandrina, strada distrutta negli anni Trenta. Due anni di lavori finanziati dalla repubblica dell’Azerbaigian, sono tornati alla luce l’apparato decorativo del Foro di Traiano, tra questi 60 fanno parte del Fregio d’armi motivo marmoreo che rappresentava le spoglie belliche dei popoli vinti e quelle dei vincitori e decorava il ricco fronte della Basilica Ulpia e forse i portici della piazza del Foro. I ritrovamenti più importanti sono stati: la testa dio Dioniso riutilizzata in un muro tardo medioevale, e un’altra testa raffigura Augusto giovane.

 

15.1.21 Monti. Colle Oppio. Il parco donato dal Coni con campi di palla canestro e una pista di Skate resta chiuso anche se i lavori si sono conclusi l’estate. Una lastra pericolante impedisce l’apertura.

31.1.21 Domus Aurea. Progetto di Stefano Boeri – architetto del Bosco Verticale di Milano - per un nastro di luce e acciaio fino alla Aula Ottagona. Sarà permanente. Un intervento leggerissimo non intacca le murature , una struttura leggera autoportane senza lavorazioni di impatto ne saldature

13.1.21 Monti. Dodicenne della scuola media di via Panisperna riceve una nota e si butta dalla finestra. E’ ricoverato al Policlinico Umberto I in terapia intensiva, non è in pericolo di vita.

3.4.21 Monti. Giardini di via del Quirinale riaperti al pubblico dopo la crepa apertasi nel 2016.

4.6.21 Monti. Il comune studia un percorso pedonale tra la stazione Termini e i Fori Imperiali. Vie D’Azeglio, via Urbana, via Leonina, via Madonna dei Monti, via Tor de Conti e piazza Corrado Ricci.

2.9.21 Monti. Albergo Forum, per il TAR la terrazza è abusiva, deve essere rimossa. I proprietari presentano ricorso.

14.9.21 Monti. Ospedale San Giovanni. Attacco hacker, non si riescono a leggere le cartelle cliniche.

22.9.21 Monti. Primo municipio. Candidati presidenti di municipio per le elezioni del 3-4 ottobre 2021: Lorenza Bonaccorsi per il centro-sinistra; Lorenzo Santonocito per il centro destra; Federica Festa per il M5S; Giuseppe Lobefaro per la lista Calenda.

1.10.21 Monti. Chiesa di San Pietro in Vincoli. Il Mosè di Michelangelo torna al suo splendore grazie alla pulitura dei marmi fatta sotto la tutela della Soprintendenza da IGT (da Repubblica del 28.9.21)

5.10.21 Monti. Primo municipio. Bonaccorsi (sinistra) 39,8% Santonocito (destra) 27,9%.

19.10.21 Monti. I Municipio eletto presidente Lorenza Bonaccorsi (centro sinistra) con il 56,2%.

26.11.21 Monti. Via Frangipane. In questa via è girato il film tv “Un professore” regia di Alessandro D’Alatri con Alessandro Gassman (Dante Balestra) e Claudia Pandolfi (Anita), in onda su Rai 1 dall’11 novembre al 16 dicembre 2021. Dante è un professore dell’I.S. Leonardo Da Vinci che si trova nella strada. Davanti al portone è collocato un chiosco bar che nella realtà non esiste, al suo posto una fontanella.

26.11.21 Monti. Primo municipio. Per il seggio lasciato libero da Gualtieri alla Camera il 16 gennaio sivota per le suppletive. Incognita di Giuseppe Conte. Il Pd pensa a:Enrico Gasbarra, già presidente della provincia, già vicesindaco di Roma; Annamaria Furlan già segretaria della Cisl o Cecialia D’Elia già assessore alle pari opportunità con Veltroni.

 

2.12.21 Monti. Al liceo Cavour di via delle Carine si trova Andrea, ma sul registro risulta ancora Anna. Orfano, dislessico e trans, per la scuola è ancora legalmente Anna. Il 20 novembre 2012 Andrea Spaccandela, alunno del liceo Cavour, si tolse la vita, amava indossare pantaloni rosa.

15.12.21 Monti. Palazzo Rivaldi. La regione sta concludendo l’acquisto di palazzo Rivaldi, reggia del Rinascimento (Antonio da Sangallo), che vede basilica di Massenzio e Colosseo dall’alto, per 25 milioni (ora proprietà della Asp Isma Istituto Santa Maria in Aquiro.. Il ministero dei Beni Culturali investirà 35-50 milioni per il restauro. Il ministro Franceschini rilancia: vorremmo che lì andasse la collezione Torlonia. Sarebbe straordinario.

14.1.22 Ama. Monti. La presidente del I municipio Lorenza Bonaccorsi scrive ad Ama per eliminare i cestini che sembrano “urne cinerarie”, sembra che la bocca sia troppo stretta, c’è un problema a svuotarli. Sono 1.000, costati 360 € l’uno. Nel frattempo partita la sostituzione di 2.700 cassonetti danneggiati sempre nel I municipio.

14.1.22 Monti. La resa di Barbareschi. Il teatro Eliseo è in vendita per 24 milioni di euro. Ultimo atto di una lunga crisi finanziaria.

17.1.22 Monti. Elezioni suppletive a Roma centro nel seggio della Camera lasciato libero da Gualtieri diventato sindaco di Roma. Viene eletta Cecilia d’Elia, del Pd. Alle urne appena l’11,3% degli elettori. Il centro destra non supera il 12%.

29.1.22 Monti. I Savoia fanno causa allo Stato italiano per riavere i gioielli di famiglia. Dal 1946 sono nel caveau della Banca d’Italia. Fu Umberto II ad affidare i gioielli a Luigi Einaudi dopo il referendum monarchia o repubblica.

4.2.22 Comune. Monti. Parioli. Gualtieri firma l’ordinanza per cui gli esercizi commerciali del settore alimentare e misto nei municipi I e II chiuderanno alle ore 22 nei municipi primo e secondo. Il provvedimento per fermare la movida selvaggia specie a Trastevere e San Lorenzo.

9.2.22 Monti. Terminato il restauro dell’Aurora di Guido Reni nel casino Pallavicini Rospigliosi sul Quirinale. Il lavoro è stato condotto dai tecnici dell’Icr pagato dalla famiglia che è proprietaria dell’immobile. Da marzo visite guidate gratuite. Dipinto del 1614 come fosse un quadro da cavalletto.

11.3.22 Monti. Castro Pretorio. I commercianti di via Nazionale lamentano i lavori sulla strada senza fine. Sono iniziati a luglio ma ancora non sono finiti. Previsto un costo di 2,8 milioni.

21.3.22 Monti. Ama. Rifuti. Via dal rione gli ultimi 56 cassonetti, avanza il porta a porta.

8.4.22 Monti. Tolti i cassonetti per le strade, passati al porta a porta, ci sono problemi nella raccolta dei rifiuti.

 

15.5.22 Monti. Ventuno tra associazioni di quartiere e comitati di residenti contro la malamovida e la sporcizia. Da Campo de Fiori a Trastevere, dall’Ostiense a Ponte Milvio, sit in di protesta in Campidoglio.

17.5.22 Monti. La presidente del municipio I Lorenza Bonaccorsi: “Ogni giorno mi lamento con Ama, lo spazzamento in strada non c’è, da giugno altre assunzioni”.

18.5.22 Monti. Contro la malamovida squadre speciali Ama per ripulire le strade e nuovi cestini. Misure estese a piazza Bologna, Trastevere e Ponte Milvio. Un piano interventi antidegrado è stato messo a punto nel vertice tra sindaco, presidente primo municipio e responsabili Ama.

24.5.22 Ama. Rifiuti. Monti. Trastevere. Da ieri è partito il doppio turno di raccolta dei rifiuti organici prodotti dalle utenze non domestiche. Alle ore 20 nei negozi, alle ore 24 nei locali. Il servizio verrà appaltato a ditte esterne per recuperare risorse Ama. Nuove squadre anche a Prati.

15.7.22 Monti. Riapre il parco di Colle Oppio, un luogo di degrado diventa una cartolina di Roma. Si è appena concluso il campionato mondiale di Skate che ha selezionato i concorrenti per le Olimpiadi di Parigi, ora quell’area diventa pubblica, inoltre è stato ripristinato il campo di basket/pallavolo e due campi polivalenti di calcetto.

29.8.22 Monti. Chiusa da mesi la scalinata che collega Colle Oppio con la piazza del Colosseo, è pericolante e piena di rifiuti.

9.10.22 Monti. Castro Pretorio. Crisi e degrado in via Nazionale. Chiusi 45 negozi, un terzo del totale, appello di esercenti e residenti: “La strada va rivalutata”.

10.11.22 Monti. Liceo Cavour. Un professore rifiuta il tema di un alunno perché firmato con nome di uomo invece di donna, si tratta di un caso di persona in attesa di cambiare sesso. Via delle Carine.

16.11.22 Monti. Chiesa Madonna dei Monti. E’ in corso il restauro della chiesa a cura della Soprintendenza Speciale di Roma, diretta da Daniela Porro a cura dell’architetto Alessandra Centroni, della restauratrice Maria Milazzi della storica dell’arte Ilaria Sgarbozza.

5.12.22 Monti. Palazzo Rivaldi. Una tre giorni di studi sul palazzo in abbandono ma di proprietà pubblica.

23.12.22 Monti. Nel Centro Storico 350 dehors sono fuorilegge. I tavolini all’aperto si sono moltiplicati a dismisura, sono abusivi il 10%. Manca il personale per i controlli, in arrivo agenti amministrativi per intensificarli.

 

1 Ettore Petrolini. Roma 1884 -1936. Attore, cabarettista, cantante, drammaturgo, sceneggiatore, compositore e scrittore specializzato nel genere comico. E’ considerato il massimo esponente di quelle forme di spettacolo a lungo considerate teatro minore, ovvero teatro di varietà, la rivista e l’avanspettacolo. Riassumendo in se l’attore e l’autore, Petrolini ha inventato un repertorio e una maniera che hanno profondamente influenzato il teatro comico italiano del Novecento. Sua la canzone “Tanto pe cantà” interpretata da Nino Manfredi, Gigi Proietti e altri.

2 Sant’Alfonso Maria de’ Liguori Napoli 1696 – Nocera dei Pagni 1787. Vescovo cattolico e compositore, fondatore della Congregazione del Santissimo Redentore, autore di opere letterarie, teologiche melodie celebri, beatificato nel 1816, proclamato santo nel 1839 e dichiarato dottore della Chiesa nel 1871.

3 Giacomo Della Porta (Genova 1533 - Roma 1602), allievo e aiuto del Vignola, a Roma costruì palazzi e chiese. Sua la fontana di piazza Colonna e quella delle Tartarughe, la facciata della chiesa del Gesù. Realizzò, su progetto di Michelangelo, la cupola di San Pietro. Da Enciclopedia Treccani.

4 Gregorio XIII Ugo Boncompagni di Bologna. Papa dal 1585-1590. Riformò il calendario decidendo il salto dal 4 al 15 ottobre 1582. A Roma promosse la costruzione del Quirinale, della cappella Gregoriana in San Pietro,

terminò la chiesa del Gesù, aprì la via Appia Nuova. Adattò alcuni ambienti delle terme di Diocleziano a granaio. Ha fondato la Pontificia Università Gregoriana erede del Collegio Romano. Permise la nascita del Conservatorio di Roma. Istituì la Congregazione Romana dell'Indice organo slegato dalla biblioteca Vaticana.

5 Urbano VIII Maffeo Barberini, papa dal 1623 al 1644. Nello stemma tre api in campo blu. Papa durante la guerra dei Trent'anni. Si intromette nella guerra del Monferrato. All’estinzione della famiglia Della Rovere annette il ducato di Urbino. Riconquistò il ducato di Castro e di Ronciglione ai Farnese. A Roma realizzò palazzo Barberini, il palazzo della Propaganda Fide, la fontana del Tritone e il baldacchino di San Pietro usando come cave il Pantheon e il Colosseo per cui Pasquino disse: "Quod non fecerunt barbari...". Commissionò il proprio monumento funebre in San Pietro al Bernini. Fece costruire le mura Gianicolensi che integravano le mura Leonine, a maggior tutela del Vaticano. Sotto di lui si tenne il processo a Galilei con l'abiura nel 1633.

6 Lucamaleonte street artist nato a Roma nel 1983, laureato all’Istituto Centrale per il Restauro. Ha realizzato il murales sulla facciata del deposito Atac di piazza Ragusa e il murales a Totti in via Sibari sul muro della scuola Media Pascoli. Suo il murales ritratto a Proietti al Tufello pochi giorni dopo la scomparsa dell’attore. Al Quadraro, in via Monte del Grano, ha realizzato il murales del Nido di Vespe. Alla Garbatella, in via Ignazio Persico un murales ritratto di Alberto Sordi. Nel maggio 2021 un murale ad Anna Magnani a Tiburtino III. Nel 2022 un murales a Sergio Leone in via Tor de Schiavi angolo via Fiuggi. Nel novembre 2022 in piazza Lotto all’Ardeatino ha realizzato un murales ritratto in onore di Ennio Morricone.

7 Pietre d’inciampo. Sono un’iniziativa dell’artista tedesco Gunter Demnig per lasciare una memoria diffusa dei cittadini deportati nei campi di sterminio nazisti. Si tratta di un blocco di pietra ricoperto da una piastra in ottone posto davanti all’abitazione delle vittime. L’iniziativa è iniziata Colonia nel 1992, a inizio 2019 erano state installate oltre 71.000 pietre. In Italia a Roma dal gennaio 2010.

8 Gabriele Valvassori architetto romano del Settecento, ha lavorato a villa Doria Pamphili, all'altare maggiore di Sant'Agnese in Agone, nella chiesa di Santa Maria dell'Orto a Trastevere e in quella dei Santi Quirico e Giulitta in via Tor de Conti (rione Monti), piccoli interventi in villa Aldobrandini a Frascati. Sua la facciata di palazzo Pamphili sul Corso.

9 Innocenzo III. E’ il papa che affermò il principio teocratico, indisse un concilio lateranense. Papa dal 1198-1216.

10 Alessandro VIII. Pietro Vito Ottoboni, papa dal 1689 al 1691.

11 Filippo Raguzzini (Napoli 1680-Roma 1771) il più originale e brioso progettista del rococò a Roma. Le sue opere più note le realizzò a Roma: ospedale di San Gallicano a Trastevere nel 1725, la chiesa di San Sisto Vecchio nello stesso anno, la chiesa della Madonna della Quercia nel 1727, la chiesa di San Filippo Neri nel 1728, la chiesetta del santuario del Divino Amore nella campagna romana, la sistemazione della piazza di Sant'Ignazio considerata il suo capolavoro. Probabilmente completò la scalinata di Trinità de Monti nel 1731. E' da considerarsi il maggior seguace di Borromini.

12 Gabriele Valvassori vedi nota 8.

13 Renato Guttuso. Bagheria 1912 – Roma 1987, pittore e politico italiano protagonista della pittura neorealista che si espresse nel Fronte Nuovo delle Arti, senatore dal 1976 al 1983. Tra le sue opere più famose: Fuga dall’Etna, Crocifissione, Funerali di Togliatti, Battaglia di Ponte Ammiraglio.

14 Film "Il marchese del Grillo" anno 1981, regia Mario Monicelli, Riccardo Billi è l'ebanista Piperno, Paolo Stoppa è il pontefice Pio VII, Flavio Bucci è il capo brigante don Bastiano, Cochi Ponzoni è il cognato conte Rambaldo,

15 Arengario palazzo del comune dotato di balcone esterno per arringare il popolo. Specialmente nell'Italia Settentrionale il palazzo aveva al piano terreno un portico, al primo piano la sala delle riunioni a cui corrispondeva la porta-finestra con balcone per i discorsi pubblici. Celebre l'Arengario di Milano, in piazza Duomo.

16 Andrea Mantegna (Isola di Mantegna frazione di Piazzola sul Brenta PD 1431 – Mantova 1506) pittore e incisore cittadino della repubblica di Venezia. Si formò a Padova, venne a contatto con i toscani di passaggio in città quali Filippo Lippi, Paolo Uccello, Andrea del Castagno e soprattutto Donatello dai quali imparò una precisa applicazione della prospettiva. Si distinse per la perfetta impaginazione spaziale, il gusto per il disegno nettamente delineato e per la forma monumentale delle figure. Il contatto con Piero della Francesca marcò ancora di più i suoi risultati sullo studio prospettico tanto da raggiungere livelli illusionistici. Attraverso la conoscenza delle opere di Giovanni Bellini – di cui sposò la sorella Nicolosia – le forme dei suoi personaggi si addolcirono senza perdere monumentalità e vennero inserite in scenografie più ariose. Celebre il “Cristo morto” a Brera.

17 Alessandro VII (Fabio Chigi di Siena, papa dal 1655 al 1677). Lo stemma quadripartito ha i tre monti con una stella e la quercia con i frutti. Membro di una famiglia di banchieri si avvalse del nepotismo in maniera ampia. Protettore del Bernini gli diede l'incarico di progettare il colonnato di piazza San Pietro e la sua tomba nella Tribuna di San Pietro. A lui si deve la biblioteca universitaria oggi nella città universitaria, già alla Sapienza. Impartì il battesimo a Cristina di Svezia. E' sepolto in San Pietro nel passaggio tra abside e transetto sinistro.

18 Sisto V (Felice Peretti, papa dal 1585 al 1590 di Grottammare AP) Reprime il brigantaggio, riorganizza la Curia, lascia una impronta nell’attività edilizia. Quando era cardinale fece costruire villa Peretti a Termini. Risanò le finanze, tentò di prosciugare le paludi Pontine. Terminò la costruzione della cupola di San Pietro, la loggia in Vaticano, cappella del presepe in Santa Maria Maggiore. Fece erigere quattro obelischi da Domenico Fontana, aprì nuove strade tra cui la via Sistina.

19 Mario Monicelli Roma 1915 -2010, regista, sceneggiatore e scrittore. Uno dei massimi esponenti della commedia all’italiana, tra i suoi film più famosi: Guardie e ladri, I soliti ignoti, La grande guerra, L’armata Brancaleone, Amici miei, Un borghese piccolo piccolo (1977), Il marchese del Grillo Candidato sei volte al premio Oscar, nel 1991 Leone d’oro alla carriera al festival del cinema di Venezia.

20 Laocoonte era un sacerdote che si oppose affinché il cavallo di Troia fosse portato all'interno della città. Alcuni serpenti usciti dal mare lo soffocarono insieme ai figli. Celebre è la statua del Laocoonte che si trova in Vaticano.

21 Urbano VIII vedi nota 5.

22 Camassei Andrea (Bevagna 1602 – Roma 1649) pittore e incisore. Allievo del Domenichino, lavorò con Andrea Sacchi, sotto la guida di Pietro da Cortona a Castel Fusano. Lavorò per Urbano VIII e le nobili famiglie romane dei Barberini, Altieri e Caracciolo. Il suo capolavoro resta “Il massacro delle Niobidi” a Palazzo Barberini.

23 Volterra suo il progetto di Santa Maria della Scala (fine Cinquecento)

24 Pomarancio pittore del Cinquecento, padre di Antonio, suoi gli affreschi del Belvedere in Vaticano e nella chiesa di Santo Stefano Rotondo al Celio. Nativo di Pomarance in alta val di Cecina.

25 Carlo Maderno architetto di origine svizzera vinvitore del concorso per la facciata di San Pietro, sua anche la facciata della chiesa di Santa Susanna.

26 Urbano VIII. Maffeo Barberini di Firenze. Papa dal 1623 al 1644. Nello stemma tre api in campo blu. Papa durante la guerra dei Trent'anni. Si intromette nella guerra del Monferrato. All’estinzione della famiglia Della Rovere annette il ducato di Urbino. Riconquistò il ducato di Castro e di Ronciglione ai Farnese. A Roma realizzò palazzo Barberini, il palazzo della Propaganda Fide, la fontana del Tritone e il baldacchino di San Pietro usando come cave il Pantheon e il Colosseo per cui Pasquino disse: "Quod non fecerunt barbari...". Commissionò il proprio monumento funebre in San Pietro al Bernini. Sotto di lui si tenne il processo a Galilei con l'abiura nel 1633.

27 Papa Liberio 36° vescovo di Roma e Papa della Chiesa cattolica, ricoprì questa carica dal 352 al 365. Fu relegato in Tracia dall'imperatore Costanzo II perchè si rifiutava di accettare l'eresia di Ario. E' sepolto nelle catacombe di Priscilla, suo successore fu papa Damaso.

28 Papa Paolo V Camillo Borghese pontefice dal 1605 al 1621. Fu in conflitto con Venezia, si dedicò alla riforma della Chiesa e allo sviluppo delle attività missionarie oltre l'Europa. Fece costruire la cappella Paolina in San Pietro e in Santa Maria Maggiore.

29 Carlo Lambardi o Lombardi autore della facciata di Santa Francesca Romana, di palazzo Costaguti in piazza Mattei (dove si trova la fontana delle Tartarughe) e di villa Aldobrandini.

30 Giacomo della Porta (Genova 1533 - Roma 1602), architetto e scultore, allievo e aiuto del Vignola, costruì la chiesa del Gesù a Roma, la chiesa di Santa Maria ai Monti, la fontana di piazza Colonna, la fontana del Tritone, la fontana delle Tartarughe in piazza Mattei, le fontane minori in piazza Navona. E’ passato alla storia per aver realizzato la cupola di Michelangelo in San Pietro dopo la morte del grande artista, sua la facciata di palazzo Altemps.

 

31 Gaetana Agnesi (Mantevecchia LE 1718 – Milano 1799) matematica, filosofa, teologa, accademica e filantropa italiana. Riconosciuta come una delle più grandi matematiche di tutti i tempi, fu la prima donna autrice di un libro di matematica e la prima a ottenere una cattedra universitaria di matematica presso l’Università di Bologna. Un suo busto è a Brera.

32 Valentiniano III (imperatore romano d’Occidente 425-455) era figlio di Galla Placidia. Generale Ezio era al suo servizio, affrontò gli Unni guidati da Attila.

33 Baccio Pontelli (1450-1495) architetto, soprattutto militare ed ebanista nativo di Firenze. Rocca di Ostia e chiesa di Sant'Aurea, rocca di Senigallia, mura di Jesi, progetto della Cappella Sistina realizzata da Giovannino De Dolci. Chiesa di San Pietro in Montorio. Sue le tarsie nello studiolo di Federico da Montefeltro ad Urbino.

34 Marmo imezio proveniente da cave del monte Imetto nell'Attica a sud est di Atene.

35 Lia e Rachele sorelle, prima e seconda moglie di Giacobbe che dalla prima ebbe sette figli, dalla seconda due, da loro originarono le dodici tribù di Israele (Genesi).

36 Sette fratelli Maccabei Fratelli martiri ad Antiochia in Siria, sotto il regno di Antioco Epifane, nel 168, insieme alla loro madre. Morirono perché si rifiutarono di abbandonare la religione cristiana. Memoria il 1° agosto.

37 Giuliano da Sangallo (Firenze 1445 – 1516) Giuliano Giamberti detto, architetto, ingegnere e scultore prediletto da Lorenzo il Magnifico. A Firenze realizzò la villa di Poggio a Caiano, a Prato la chiesa di Santa Maria delle Carceri, a Loreto la cupola del Santuario. Fu capomastro di San Pietro, eseguì fortificazioni a Colle Val d’Elsa, Grottaferrata e Nettuno. In Santa Maria Maggiore gli è attribuito il soffitto.

38 Tullia Minore. Avrebbe complottato con Tarquinio il Superbo per uccidere il padre Servio Tullio. Tarquinio aveva sposato la sorella Tullia Maggiore.

39 Luigi Barattoni autore della risistemazione interna di Santa Cecilia in Trastevere nel Settecento. Suo il disegno dell’altare di Santa Maria dell’Orto, la risistemazione della chiesa stessa. Lavori in San Giovanni Calibita all’isola Tiberina.

40 Giuseppe Chiari Giuseppe Bartolomeo (Roma 1654-1727) allievo prediletto di Carlo Maratta, uno degli artisti più caratteristici della Roma di inizio Settecento. Raggiunse l'apice della fama con Clemente XI (1700-21) che lo affiancò al maestro Carlo Maratta per i cartoni dei mosaici delle navate laterali di San Pietro, per l'ovale di un profeta di San Giovanni e dipinse la Gloria di San Clemente nella basilica omonima.

41 Giovanni Antonio De Rossi 1616-1695) è un architetto simbolo del barocco romano, le sue opere principali sono la cappella del Monte dei Pegni e il palazzo Altieri. Con Bernini ha sovrainteso ai lavori di costruzione del palazzo Pontificio a Castel Gandolfo, ha ristrutturato le mura di Roma tra porta Portese e porta San Pancrazio, palazzo Bonaparte in piazza Venezia.

42 Sassoferrato. Sassoferrato AN 1609- Roma 1685) pittore formatosi nella bottega del Domenichino e di Annibale Carracci. Esistono più di trecento opere del Sassoferrato nei musei del mondo. Il più importante e riconosciuto lavoro è la pala d’altare per la basilica di Santa Sabina all’Aventino. Molte opere nella basilica di San Pietro a Perugia. Il suo autoritratto è agli Uffizi.

43 Giovanni Lanfranco (Terenzo 1582 - Roma 1647) pittore, elaborò uno stile dinamico derivato dal Correggio e manifestò la sua decorazione barocca nelle decorazioni illusionistiche del Casino di villa Borghese (l'Olimpo) e negli affreschi della cupola della chiesa di Sant'Andrea della Valle.

44 Camassei (Bevagna 1602 – Roma 1649) pittore e incisore. Allievo del Domenichino, lavorò con Andrea Sacchi, sotto la guida di Pietro da Cortona a Castel Fusano. Lavorò per Urbano VIII e le nobili famiglie romane dei Barberini, Altieri e Caracciolo. Il suo capolavoro resta “Il massacro delle Niobidi” a palazzo Barberini.

45 Pietro da Cortona Pietro Berrettini detto (Cortona 1596 - 1669) pittore e architetto, fra i protagonisti del barocco. Elaborò uno stile illusionistico come si vede negli affreschi di palazzo Pitti a Firenze o nel Trionfo della Divina Provvidenza in palazzo Barberini a Roma. Affrescò la navata centrale della chiesa di Santa Bibiana a Roma con episodi della vita della santa. In architettura usò un linguaggio scenografico basato sul classicismo cinquecentesco. A Roma eresse la chiesa dei Santi Luca e Martina ai Fori e Santa Maria della Pace. Sua la cupola di San Carlo al Corso.

46 Apocalisse di Giovanni o Rivelazione. Ultimo libro del Nuovo Testamento, uno dei più difficili da interpretare, scritta dallo stesso apostolo oo nei circoli che facevano riferimento al suo insegnamento. Di 404 versetti, 278 contengono almneo una citazione del Vecchio Testamento (Daniele, Ezechiele, Isaia, Zaccaria, Libro dei Salmi ed Esodo).

47 Papa Pasquale I (papa dal 817-824, romano, santo) Fu lui a ritrovare il corpo di Santa Cecilia nelle catacombe di San Callisto e portarlo nella omonima chiesa di Trastevere. Fece costruire S. Cecilia, S. Prassede e S. Maria in Domnica.

48 George Edmund Street (1824-1881) architetto che ha fatto rivivere lo stile gotico, la sua opera principale resta la Royal Courts of Justice.

49 Edvard Burne Jonas (1833-1898) pittore inglese tra i maggiori rappresentanti della corrente dei Preraffaelliti, risentì di Dante Gabriele Rossetti e dell’arte rinascimentale italiana.

50 Luca Carimini (Roma 1830-1890) Autore della Chiesa di Sant'Ivo dei Bretoni in via Campana presso via della Scrofa nel 1877, palazzo Brancaccio tra il 1880 e il 1896, chiesa e collegio di Sant'Antonio a via Merulana nel 1888, chiesa e collegio di san Giuseppe di Cluny in via Poliziano 38 nel 1888, chiesa e collegio di Santa Chiara nella piazza omonima nel 1889, palazzo Blumensthil in via Vittoria Colonna 1 al rione Prati, la cappella del Crocefisso in Santi Apostoli, cappelle funebri in Verano delle famiglie Lais, Vannutelli, Chiassi, Carimini, Di Cette, Blumensthil, D'Arcangelo.

51 Mario Paniconi e Giulio Pediconi Fontana della Sfera al Foro Italico nel 1930, la chiesa di San Felice da Cantalice a Centocelle nel 1935, i palazzi per l'INA e l'INPS all'Eur nel 1939, il quartiere INA Casa Valco San Paolo con altri nel 1950, il quartiere INA Casa Torre Spaccata con altri nel 1960, chiesa dei Sacri Cuori di Gesù e Maria in via Poggio Moiano al quartiere Trieste nel 1960, ville a Casal Palocco, la chiesa di San Gregorio VII nella via omonima nel 1961-63, chiesa di San Giuseppe Cafasso al borghetto degli Angeli nel 1968, chiesa di santa Teresa a corso Italia nel 1969 con curia generalizia, ministero delle Poste e Telegrafi in viale America all'Eur con altri.

52 Manfredo Manfredi (Piacenza 1859 – Roma 1927) Arrivato secondo al concorso per il Vittoriano vinto da Giuseppe Sacconi. Realizzò la tomba di Vittorio Emanuele II al Pantheon, ricostruisce il campanile di San Marco a Venezia e restaura la basilica, nel 1905, in seguito alla morte di Sacconi proseguì i lavori al vittoriano con Koch e Pio Piacentini. Nel 1911 realizza il faro sul Gianicolo voluto dagli italiani di Argentina, progetta il palazzo del Viminale che sarà presidenza del Consiglio dei Ministri fino al 1961. Ha lavorato anche in Brasile.

53 Foschini Arnaldo. Roma 1884 – 1968) architetto e professore universitario. La stima di Marcello Piacentini lo affiancherà tutta la vita, sarà uno dei protagonisti dell’architettura fascista. Realizza il teatro Nazionale in via Depretis nel 1927, partecipa alla realizzazione della Città Universitaria, per questa realizza il portico di ingresso, l’Istituto di Igiene e l’Istituto di Ortopedia. Suo il progetto dell’Istituto George Eastman. Con Del Debbio e Ballio Morpurgo vince il concorso per il palazzo del PNF poi Ministero degli Esteri. Suo il progetto della chiesa dei Santi Pietro e Paolo all’Eur, dal 1944 preside della facoltà di architettura, poi direttore dell’INA Casa.

54 Spaccarelli Attilio. 1890-1975) ha realizzato il Supercinema a via Depretis (Viminale, oggi teatro Nazionale) nel 1927, i giardini di Castel Sant’Angelo nel 1933-34, la demolizione della spina dei Borghi e la progettazione di via della Conciliazione nel 1937-50 con Piacentini, il quartiere INA Casa a Casal Bernocchi (Acilia) nel 1961 con la chiesa parrocchiale di San Pier Damiani nello stesso quartiere, l’edificio polifunzionale (Upim) a Santa Maria Maggiore nel 1965 e l’edificio polifunzionale a viale Regina Margherita via Morgagni nel 1967.

55 Pio Piacentini 1846-1928) Padre di Marcello. Palazzo delle Esposizioni in via Nazionale nel 1880-82, facciata Sud del Traforo di via Milano in collaborazione con Podesti, il ministero di Grazia e Giustizia nel 1913-20.

56 Gaetano Koch (Roma 1849- 1910) Famiglia di origine tirolese, nonno famoso pittore. Sistemazione generale di piazza Vittorio con gli edifici dei lati lunghi nel 1880-83, Palazzo e palazzina Piombino poi Margherita oggi ambasciata Usa nel 1895, sede ufficiale della Banca d'Italia in via Nazionale nel 1903, edifici dell'Esedra nell'attuale piazza della Repubblica nel 1898, albergo Majestic in via Veneto nel 1896.

57 Luigi Piccinato (Legnago, Verona 1899 - Roma 1983) architetto e urbanista, teorico della storia dell'architettura. Nel 1959 vinse il concorso per la stazione di Napoli, nel 1953 ha redatto il PRG di Matera, nel 1961 quello per lo stadio Adriatico di Pescara. Nel 1945 ha fondato con Zevi, Ridolfi e Nervi l'APAO l'Associazione per l'Architettura Organica che voleva portare in Italia le idee di Wright. Ha insegnato nelle Università di Napoli, Venezia e Roma. E' stato consigliere comunale a Roma per il PSI. Case in piazza Santa Maria Liberatrice - via Branca - via Vanvitelli, villini in via Monte Parioli.

58 Giuseppe Patroni Griffi (Napoli 1921 - Roma 2005) regista teatrale, drammaturgo e sceneggiatore, è stato direttore artistico del teatro Eliseo, allievo di Luchino Visconti.

59 Giovanni Battista Soria 1581-1651) architetto italiano attivo negli anni Venti e Trenta del secolo. Si è ispirato ai modelli del Vignola e di Maderno. Sua la chiesa di Santa Caterina a Magnanapoli, la facciata di Santa Maria della Vittoria, Santa Susanna, quella di San Crisogono a Trastevere. Il suo capolavoro resta la facciata di San Gregorio al Celio.

60 Romano Romanelli (Firenze 1882 – 1969) scultore, accademico d’Italia dal 1930, figlio d’arte, con l’avvento della Repubblica si ritirò nelle sue tenute in Somalia perché convinto monarchico. E’ sepolto a Firenze. E’ sua la statua a Scanderbeg in piazza Albania a Roma e la statua di Gesù Divin Maestro sull’entrata laterale della Cappella Universitaria alla Sapienza.

61 Carlo Marchionni. (Roma 1702 – 1786) Architetto e scultore. Allievo di Barigioni. Tra le sue sculture, intonate a un’eleganza trattenuta propria del tardo barocco romano, ricordiamo in Santa Maria Sopra Minerva il monumento funebre a Benedetto XIII, progettò la sagrestia di San Pietro, il palazzo e il caffeaus di villa Albani Torlonia.

62 Domenichino Domenico Zampieri detto (Bologna 1581 - Napoli 1641) pittore. Chiarezza compositiva, moderazione cromatica e meditazione sull'antico rendono la sua opera realizzazione esemplare di classicismo seicentesco. Famosi i paesaggi con scene mitologiche, le "Storie di Santa Cecilia" in San Luigi de Francesi del 1614, gli affreschi nell'abbazia di San Nilo a Grottaferrata. Suoi gli affreschi nei pennacchi della cupola di Sant'Andrea della Valle. Alla Galleria Borghese "La caccia di Diana", il "Guado" alla galleria Doria e "La fuga in Egitto" al Louvre. “La sibilla Cumana” ai Capitolini.

63 Alessandro Algardi Bologna 1598 - Roma 1654) scultore e celebre restauratore di statue antiche soprattutto per incarico di Ludovico Ludovisi, oggi tutti i suoi lavori si trovano a palazzo Altemps. Celebre la statua in bronzo di Innocenzo X al Campidoglio e la tomba di Leone XI in San Pietro e il Casino Algardi all'interno di villa Pamphili che oggi appartiene alla Presidenza del Consiglio dei

64 Vasanzio architetto del Seicento originario dei Paesi Bassi, ha italianizzato il suo nome Jan Van Santen di Utrecht (1550-1621). Allievo di Ponzio gli subentrò come architetto. Palazzo Pallavicini Rospigliosi sul Quirinale, villa Mondragone (sede della terza università di Roma) a Frascati, fontanone del Gianicolo su disegno di Ponzio. Il suo capolavoro resta il Casino di villaBorghese.

65 Carlo Maderno (Capolago 1556 - Roma 1629) Deve la sua fama ad aver progettato e realizzato la facciata e la navata trasversale della basilica di San Pietro. Sua anche la chiesa di Santa Susanna in via XX Settembre, san Giovanni de Fiorentini (dove è sepolto) e sant'Andrea della Valle. Cappella Salviati in San Gregorio al Celio.

66 Guido Reni Bologna 1575-1642) pittore e incisore, si accostò ventenne all'Accademia dei Carracci. Sue opere nei principali musei del mondo. San Michele Arcangelo nella chiesa romana di Santa Maria della Concezione, il Suicidio di Cleopatra nella pinacoteca Capitolina, Atalanta e Ippomene al museo di Capodimonte a Napoli (1615-20) che è considerato il suo capolavoro, l'Aurora al palazzo Rospigliosi di Roma. Una sala gli è dedicata al museo Nazionale d'Arte Antica a palazzo Barberini: Santa Maria Maddalena Penitente e Beatrice Cenci. Nella chiesa della Trinità dei Pellegrini al rione Regola sull'altare maggiore "La Trinità" grande pala realizzata in soli 27 giorni su commissione di Ludovico Ludovisi.

67 Dioscuri Castore e Polluce, personaggi della mitologia greca, etrusca e romana. Figli di Zeus e Leda, oppure di Tindaro e Leda quando la leggenda li considera nati da padre umano, detti anche Castori o Gemini o Tindaridi. Castore era domatore di cavalli e Polluce era ottimo pugile. Erano considerati protettori dei naviganti durante le tempeste e associati alla costellazione dei Gemelli. Loro statue sulla cordonata del Campidoglio. Altre in bronzo davanti al palazzo Reale di Torino.

68 Raffaele Stern (Roma 1774-1820) architetto, famoso per aver restaurato monumenti antichi, come il Colosseo, dove bloccò lo sperone che minacciava di franare sul lato del Celio, isolò l’Arco di Tito, opera continuata dal Valadier. Progettò l’adattamento del palazzo del quirinale a palazzo imperiale per Napoleone. Progettò il braccio nuovo del Museo Chiaramonti in Vaticano con la consulenza di Canova. Docente all’Accademia di San Luca.

69 Gae Aulenti (Palazzolo della Stella, Udine 1927 - Milano 31 ottobre 2012) Si laurea in architettura al Politecnico di Milano nel 1953, due anni dopo redattrice della rivista Casabella. Museo d'Orsay a Parigi (1980-86), Museo Nazionale d'Arte Catalana a Barcellona (1985-2004), New Asian Art Museum a San Francisco, piazzale Cadorna e facciata della sede delle Ferrovie Nord a Milano. Istituto Italiano di Cultura a Tokyo, Stazione Metropolitana, museo e Dante in piazza Cavour a Napoli (1999-2002), Palasport per pattinaggio artistico a Torino (2005). Scuderie del Quirinale a Roma

70 Mascherino Ottaviano Nonni detto. (Bologna 1536 – Roma 1606) architetto di scuola romana, allievo del Vignola, è ricordato per la scala elicoidale nel palazzo del Quirinale (realizzata durante il pontificato di Gregorio XIII). Ha progettato la Chiesa di San Salvatore in Lauro (1591), la chiesa di Santa Maria in Traspontina, nella chiesa di San Silvestro al Quirinale la cappella Bandini. A Manziana il palazzo e la piazza con fontana.

71 Raffaello Romanelli Firenze 1882 – 1969) scultore, accademico d’Italia dal 1930, figlio d’arte, con l’avvento della Repubblica si ritirò nelle sue tenute in Somalia perché convinto monarchico. E’ sepolto a Firenze. E’ sua la statua a Scanderbeg in piazza Albania a Roma e la statua di Gesù Divin Maestro sull’entrata laterale della Cappella Universitaria alla Sapienza.

72 Innocenzo X Giovanni Battista Pamphili, Papa dal 1644 al 1655. Nunzio in Francia e Spagna, cardinale dal 1629, cercò di rafforzare lo Stato della Chiesa mantenendone l'autonomia. Protesse gli artisti, tra questi Bernini e Borromini. Lottò contro i Barberini del predecessore Urbano VIII. Condannò Giansenio, fu attivo nella Controriforma. La cognata donna Olimpia Maidalchini detta la Pimpaccia curò i suoi interessi e venne odiata dal popolo come testimonia Pasquino. Incaricò il Bernini di progettare la chiesa di Sant'Andrea al Quirinale, la fontana dei Quattro Fiumi in piazza Navona.

73 Borgognone (1621-1675) pittore francese noto in Italia come Giacomo Cortese. La sua formazione artistica è essenzialmente italiana visse in Italia, a Roma si accostò alla lezione accademica del Reni e a Pietro da Cortona. “Miracolo dei pani e dei pesci” in Santa Croce.

74 San Francesco Saverio missionario gesuita spagnolo, proclamato santo nel 1622 da Gregorio XV, il suo culto è ammesso dalla chiesa anglicana. E' vissuto nella prima metà del Cinquecento, è morto in India, la sua tomba nella cattedrale di Goa.

75 Stanislao Kostka gesuita polacco proclamato santo da papa Benedetto XIII nel 1726, è morto a soli 18 anni. Di nobile famiglia, è vissuto tra il 1550 e il 1568.

76 Carlo Maratta (Camerano, Ancona 1625 - Roma 1713) Pittore. La sua produzione è caratterizzata da un suggestivo accademismo, realizzò grandi tele a soggetto religioso come l'Immacolata Concezione a Siena in Sant'Agostino, oppure la Morte di San Francesco Saverio a Roma nella chiesa del Gesù e ancora, la Madonna in Gloria a Roma in Santa Maria del Popolo. Sua la "Fuga in Egitto" nella chiesa di Santa Maria in Trastevere. Ha realizzato vasti affreschi celebrativi a Roma nel palazzo Altieri e a Frascati in villa Falconieri.

77 Carlo Emanuele IV di Savoia, detto l'Esiliato. Fu re di Sardegna dal 1796 al 1802. Scacciato dai francesi la sua sovranità rimase limitata alla sola Sardegna. Dopo la morte della moglie entrò nel noviziato dei gesuiti, abdicò in palazzo Colonna a Roma in favore del fratello Vittorio Emanuele I. Morì nel noviziato annesso a questa chiesa.

78 Carlo Borromeo (Arona 1538 - Milano 1584) arcivescovo di Milano e cardinale. Canonizzato nel 1610 da papa Paolo V. E’ considerato tra i massimi riformatori della chiesa cattolica nel Cinquecento con Sant’Ignazio e San Filippo Neri. Sua la proposta, accolta dal concilio di Trento di istituire i Seminari per la formazione dei presbiteri. Era nipote, per parte di madre, di papa Pio IV. Da non confondere con Federico Borromeo (1564-1631) citato nei Promessi Sposi, arcivescovo di Milano dal 1595.

79 Antonio Raggi detto il Lombardo, scultore seicentesco originario del Canton Ticino, fu il principale collaboratore del Bernini per circa 30 anni. Suo il gruppo "Noli me tangere" nella chiesa di San Sisto Nuovo (largo Magnanapoli). E' autore del Danubio nella fontana dei Fiumi a piazza Navona. Oltre all'Angelo con la colonna della flagellazione sul ponte di Castel Sant'Angelo.

 

80 Raffaele de Vico. Parco di Villa Glori nel 1924, giardino di piazza Mazzini nel 1925, monumento ai Caduti della Prima Guerra Mondiale al Verano nel 1926, il serbatoio dell'Acqua a Porta Maggiore nel 1927, ingresso di Colle Oppio, serbatoio dell'acqua dello zoo, sistemazione ampliamento dello zoo, parco Nemorense in piazza Crati nel 1930, parco Savello all'Aventino nel 1932, uccelliera dello zoo nel 1935, sistemazione arborea dei giardini del laghetto dell'Eur nel 1960.

81 Fortunato Mizzi (1844-1905) Uomo politico maltese, strenuo sostenitore dell’italianità di Malta. Avvocato, fondò il giornale Malta. Malta è indipendente dal 1964.

82 Alfredo Oriani. Scrittore, storico e poeta nato a Faenza nel 1852, morto a Casola Valsenio nel 1909. La sua fama di scrittore si deve ai trattati di storia e politica come “Fino a Dogali” del 1889, in questa e nelle altre affermò la sua idea di stato forte che regola la vita sociale con ampi poteri. Tra le opere letterarie: Gelosia del 1894 e Vortice del 1899. Uno dei suoi ultimi lavori Bicicletta del 1902, una raccolta di novelle. La sua opera fu apprezzata da Benedetto Croce, il fascismo vide in lui un precursore. Mussolini curò l’edizione completa delle sue opere. A Roma gli era dedicato un istituto magistrale con sede a piazza Indipendenza 7 oggi Liceo Macchiavelli, esiste un Istituto Comprensivo e una piazza a Monteverde Vecchio.

83 Ercole Drei. (Faenza 1886 - Roma1973) Soprattutto scultore ma anche pittore e disegnatore. Studiò all'Accademia di Firenze dove insegnava Fattori. Dal 1913 a Roma, ha abitato a villa Strohl Fern dal 1921 alla morte. Prende parte alla Secessione Romana e alle Biennali di Venezia. Dopo la prima guerra mondiale rielabora alcuni soggetti in base ai canoni classici dell'essenzialità formale e dell'equilibrio compositivo. Bassorilievi per il ponte Duca d'Aosta a Roma, la stele per il lavoro nei campi nel giardino dell'Eur, il Seminatore alla Galleria d'Arte Moderna di Roma Capitale. Presente alla Quadriennale romana. Sue opere nella chiesa di Don Bosco a Roma, per la facciata della galleria Colonna.

84 Antonio Munoz (1884-1960) architetto e storico dell'arte, fu sovrintendente alle antichità del Lazio, a lui si deve la sistemazione di diverse zone del centro storico durante gli sventramenti del fascismo: via dell'Impero, via dei Trionfi, largo Argentina, mausoleo di Augusto. La sua opera più importante fu il restauro di Santa Sabina. Fu primo direttore del museo di Roma a via dei Cerchi. Restaurò molte chiese di Roma.

85 Un ettaro = 10.000 mq.

86 Raffaele De Vico A lui si deve la sistemazione del parco di Villa Glori, il giardino di piazza Mancini, il monumento ai caduti della I guerra mondiale al Verano. Il serbatoio dell'Acqua a Porta Maggiore, l'ingresso al Giardino Zoologico, il parco Virgiliano il parco Savello e i giardini del laghetto dell'Eur.

87 Tito (79-81) Definito "delizia del genere umano". Figlio di Vespasiano, di lui resta l'Arco nel Foro Romano. Durante il suo impero l'eruzione del Vesuvio causò la distruzione di Pompei. Prima di diventare imperatore aveva condotto la repressione della rivolta giudaica conclusasi con la distruzione di Gerusalemme (70). Inizia la diaspora. Portò a termine la costruzione del Colosseo.

88 Traiano (98-117) Con lui l'impero romano raggiunse la massima estensione. Nativo della Spagna, fu il primo imperatore non italiano. Resse l'impero con senso di giustizia e conducendo vittoriose campagne militari. Di lui ci resta il Foro con la colonna e il Mercato.

89 Giuseppe Perugini 1914) Mausoleo (con Nello Aprile e Mario Fiorentini) e Museo delle Fosse Ardeatine, quartiere INA Casa Tuscolano e quartiere INA Casa Acilia sulla via del Mare con altri, le Nuove Preture a piazzale Clodio con Monteduro nel 1960, la ristrutturazione dell'hotel Raphael in largo Febo, l'hotel Delta in via Labicana nel 1975 con Tonelli. Casa sperimentale a Fregene in via Porto Azzurro 57, fine anni Sessanta.

90 Ospedale San Giovanni. La data è presa dalla Guida Rossa del Tci1993, invece la Guida Rossa del Tci del 1968 riporta la data del 1398, il sito internet dell’Ospedale San Giovanni Addolorata parla del 1338.

91 Carlo Rainaldi. (Roma 1611-1691) Autore della facciata della chiesa di Santa Maria in Campitelli e dell'abside di Santa Maria Maggiore. Facciata di Sant'Andrea della Valle. La chiesa del Suffragio in via Giulia, la cappella Spada nella Chiesa Nuova, la tomba di Clemente IX in Vaticano. Presentò un progetto per il Louvre.

Collaborò con il padre Girolamo (Roma 1570-1655 catafalco per Alessandro Farnese al Gesù e a Sisto V in Vaticano, chiesa di santa Teresa a Caprarola e santa Lucia a Bologna, tomba Sfrondati in Santa Cecilia in Trastevere) sia nel Palazzo Nuovo al Campidoglio che nel palazzo Pamphili in piazza Navona. Suo il progetto delle chiese gemelle di piazza del Popolo

92 Giovanni Antonio De Rossi. (1616-1695) è un architetto simbolo del barocco romano, le sue opere principali sono la cappella del Monte dei Pegni e il palazzo Altieri. Con Bernini ha sovrainteso ai lavori di costruzione del palazzo Pontificio a Castel Gandolfo, ha ristrutturato le mura di Roma tra porta Portese e porta San Pancrazio, palazzo Bonaparte in piazza Venezia.

93 Tutte le notizie di questo paragrafo, riferite all’area archeologica di San Giovanni da: annazelli.com.

94 Domenico Fontana (Melide, Canton Ticino 1543 - Napoli 1607) è l'architetto che rialzò gli antichi obelischi, spicca l'episodio dell'erezione dell'obelisco vaticano, per Sisto V iniziò il rinnovamento di Roma, progettando nuove arterie stradali come via Sistina e le strade che portano a Santa Maria Maggiore. A Napoli costruì il palazzo Reale.

95 Trattato del Laterano fu firmato dal capo di governo italiano Benito Mussolini e dal cardinale segretario di Stato Pietro Gasparri.

96 Agostino Vallini nato a Poli nel 1940, sacerdote dal 1964, vescovo dal 1989, cardinale dal 2006, dal giugno 2008 è cardinale vicario della diocesi di Roma.

97 Parasanga antica unità di misura lineare persiana utilizzata anche in Egitto e presso altri popoli del Medio Orinete. Corrisponde a circa Km 6.

98 Antonio Tempesta (Firenze 1555 - Roma 1630) pittore e incisore del primo periodo del barocco. Collaborò alla decorazione di palazzo Vecchio. Trasferitosi a Roma lavorò per papa Gregorio XIII affrescando alcune mappe della Sala delle Carte Geografiche in Vaticano, tra cui quella famosa di Roma 1593. Sue opere a San Giovanni de Fiorentini e a palazzo Farnese di Caprarola. Tornato a Firenze lavorò agli Uffizi alla decorazione dei soffitti. Tornato a Roma si dedicò alle illustrazioni, celeberrime le 150 della Bibbia, detta "del Tempesta". Suoi disegni al Louvre, al museo di Berlino, alla National Gallery di Edimburgo.

99 Bernardo Rossellino (Bernardo di Matteo Gamberelli o Gambarelli, Settignano 1409 - Firenze 1464) architetto e scultore. E' fratello di Antonio anch'egli artista. Fu lui a codificare il genere della tomba umanistica volta a celebrare il defunto laico per le sue opere terrene (monumento a Leonardo Bruni in Santa Croce a Firenze). Il suo più importante contributo architettonico è nella piazza di Pienza, fu il continuatore di Leon Battista Alberti.

100 Pomarancio (Pomarance PI 1530-1597 circa), padre di Antonio, suoi gli affreschi del Belvedere in Vaticano tra i primi lavori. Lo troviamo a Orvieto nella Cattedrale, Umbertide, Città di Castello e Città della Pieve. Lavorò tra il 1582 e il 1583 nella chiesa di Santo Stefano Rotondo al Celio per realizzare le 24 scene del martirio del santo titolare in toni di giallo da imitare rilievi scultorei. E' documentata la sua presenza all'abbazia di Valvisciolo presso Sermoneta.

101 Luca Carimini (Roma 1830 - 1890) appartenente a una famiglia di scalpellini. Sue Sant'Ivo de Bretoni, il Collegio Canadese, il Collegio Francese, la Cappella del Crocefisso in Santi Apostoli.

102 Panella. Tutte le notizie da Repubblica, cronaca di Roma del 22.11.15, pag. VIII e dal sito internet panellaroma.com.

103 Luca Carimini (Roma 1830-1890) architetto autore della chiesa di Sant'Antonio a via Merulana, sant'Ivo dei Bretoni presso via della Scrofa. Si è ispirato all'arte quattrocentesca.

 

 

VIA APPIA ANTICA

 

VISITIAMO LA PRIMA E PIU'

 

IMPORTANTE TRA LE GRANDI STRADE

 

COSTRUITE DAI ROMANI

 

Per tutta la sua lunghezza, la via Appia era un monumento unico da custodire religiosamente intatto, per la sua storia e le sue leggende, per le sue rovine e per i suoi alberi, per la campagna e per il paesaggio, per la vista, la solitudine, il silenzio, per la sua luce, le sue albe e i suoi tramonti… Andava custodita religiosamente e salvata, perché per secoli uomini di talento di tutto il mondo l’hanno amata, raccontandola, dipingendola, cantandola, e trasformandola così in realtà fantastica, in un monumento dello spirito, creando l’opera d’arte di un’opera d’arte: la via Appia era intoccabile, come l’Acropoli di Atene”.

 

Antonio Cederna

 

 

Ansioso di volgere i passi

Là dove, per un noto sentiero,

si snoda l’Appia,

regina delle lunghe vie”.

Publio Papinio Stazio, Selve,

traduzione di Luca Canali, Locarno 2000.

 

 

STORIA

 

La via Appia, la "Regina viarum" dei romani, fu un'opera imponente fatta costruire da Appio Claudio Cieco (percorse a piedi scalzi un tratto di strada per verificare che i lastroni fossero ben essi senza spazzi tra uno e l’altro) nel 312 a.C. per congiungere Roma con Capua1 senza seguire le vie naturali, anticipando così il concetto di autostrada. Vennero lasciati i centri abitati intermedi (provvisti però di appositi raccordi) e mirava dritto alla meta. La via fu perciò realizzata superando grosse difficoltà naturali, come le paludi Pontine, con importanti opere di ingegneria. Il tratto da Cisterna a Terracina è un unico rettifilo di circa Km 50, la cosiddetta “Fettuccia di Terracina”. La strada fu un modello per le successive. In seguito venne lastricata di selci e prolungata (verso il 190 a.C.) fino a Benevento e Venosa (fondata con 20.000 coloni romani), ancora dopo fino a Taranto e Brindisi divenendo la strada per l'Oriente. Il tratto Benevento Taranto Brindisi perse importanza quando venne sostituito dalla via Appia Traiana che toccava invece Aecaes (Troia), Canusium (Canosa), Barium (Bari). Con questa strada era possibile andare da Roma a Brindisi in 13/14 giorni lungo un percorso di 365 miglia2 pari a poco meno di 540 Km. Era la più importante delle vie consolari anche per gli splendidi monumenti sepolcrali che sorgevano ai lati di essa. Conservatasi fino al VI secolo, dopo la decadenza dell'impero rimase a lungo inutilizzata e si deve a Pio VI Braschi (fine Settecento) la sua riapertura.

All'occupazione francese si deve la prima proposta di creare un parco archeologico (1809). A Pio VI Braschi si devono i lavori per il restauro della via, ma fu Pio VII Chiaramonti ad affidare ad illustri studiosi il compito di restaurare i monumenti ai lati della strada, tra questi Antonio Canova, ma soprattutto l’archeologo Luigi Canina3 che dà alla strada l’aspetto attuale. Canina invita a collaborare al progetto anche l’illustre padre gesuita Angelo Secchi, grande astronomo. Utilizzò Cecilia Metella e Frattocchie per misurare la base geodetica, ovvero il lato su cui poggia la topografia di una regione. Una targa posta sulla torre di Capo di Bove ricorda questo esperimento.

Il PRG del 1965, a seguito delle accese battaglie di Italia Nostra e dell'INU (Istituto Nazionale di Urbanistica) vincolò a parco pubblico l'intero comprensorio dell'Appia Antica. Antonio Cederna parlò di gangster dell’Appia in un articolo pubblicato su Il Mondo dell’8 settembre 1953, denuncia la presenza di una pompa di benzina a due passi dal Quo Vadis. Si può considerare il padre spirituale del parco dell’Appia Antica. Qui sorgono le ville di Franco Zeffirelli, Carlo Ponti e Sophia Loren, di Gina Lollobrigida. Si riesce a bloccare la costruzione di un quartiere a villa dei Quintili, Giulio Onesti, presidente del Coni, presenta un progetto di costruire uno stadio sopra le catacombe di San Callisto. La lotta degli ambientalisti, guidati da Antonio Cederna, ha portato nel 1988 alla creazione del parco Regionale dell'Appia Antica4 (che comprende i primi 16 Km della via Appia Antica) che ha gli strumenti per la tutela e valorizzazione di questa strada e del territorio che la circonda (Caffarella, parco degli Acquedotti, parco di Tor Fiscale, parco della Farnesiana) per circa 3.500 ettari5.

In occasione dell'Anno Santo del 2000 la via è stata sottoposta a importanti lavori di manutenzione, sono stati riportati alla luce tratti del basolato romano e restaurati molti dei monumenti ai lati. E’ stata realizzato un tunnel del GRA della lunghezza di 1.150 metri che sottopassa l’Appia Antica e permette di riunire la strada ripristinando l’unità paesaggistica del territorio. Dopo Cecilia Metella la strada è chiusa sempre alle automobili, tranne per i residenti. E' stata compiuta un'opera di salvaguardia del paesaggio facendo passare in galleria il GRA nel tratto in cui incrociava e interrompeva la via. Nel 2006 è stata aperta villa Cederna (civico 222) nella ex villa Bove (una villa privata degli anni Cinquanta), acquisita nel 2002 per 1,5 milioni di euro, 8.500 mq di terreno, ospita l'archivio Cederna che contiene 4.000 pezzi, anche ricordi personali come un quaderno di IV elementare. Ad agosto del 2011 sono state impiantate delle telecamere per il controllo di eventuali incendi (anche in Caffarella). Nell’agosto 2021 è stato ampliato il parco dei Castelli Romani di 780 ha nei comuni di Ciampino e Marino che lo unisce al parco dell’Appia Antica (15.000 ha + 4.500 ha). Nel maggio 2022 il ministro della cultura Franceschini presenta la candidatura del parco dell’Appia Antica come sito Unesco.

 

La via Appia era lastricata con grandi lastroni o basoli di pietra basaltica di forma variamente poligonale. La carreggiata aveva una larghezza standard di 14 piedi romani uguale a m 4,15 circa sufficienti a consentire il passaggio contemporaneo di due carri nel doppio senso di marcia. Due marciapeiedi in terra battuta delimitati da un cordolo di pietra (crepidine) e larghi ognuno almeno un metro e mezzo fiancheggiavano la carreggiata.

Ogni sette o nove miglia nei tratti più frequentati (= Km 10-13) e ogni 10 o 12 miglia (= Km 14-17) in quelli meno importanti si allineavano lungo la strada le stazioni di posta per il cambio dei cavalli (stationes) unitamente a luoghi di ristoro e di alloggio per i viaggiatori (mansiones). In prossimità dei centri abitati la strada era fiancheggiata da grandi ville e soprattutto da tombe o monumenti funerari di vario genere.

 

 

ITINERARIO

 

PORTA SAN SEBASTIANO

La più imponente e tra le meglio conservate delle porte di Roma. Il nome originario era ovviamente porta Appia perchè da lì passava la regina viarum che iniziava da Porta Capena delle mura Serviane. Ebbe vari nomi porta Accia dal fiume Almone o Accia, poi porta Domine Quo Vadis, solo dopo la metà del XV secolo prese il nome attuale perchè conduceva alla basilica e alle catacombe di quel santo.

Inizialmente aveva due porte tra due torri semicilindriche con copertura in travertino. In seguito le due torri furono ampliate e collegate all'arco di Druso in modo da formare un cortile interno e controporta. Ma fu con Onorio6 che prese l'aspetto attuale, ebbe un solo fornice, fu dotata di un attico rialzato nel quale si aprono due file di sei finestre ad arco e venne fornita di un camminamento di ronda scoperto e merlato. Le due torri ebbero una base quadrata rivestita di marmo. Stranamente mancano lapidi commemorative.

Nelle vicinanze della porta esisteva un parcheggio per i mezzi di trasporto privati, una specie di parcheggio di scambio, ovviamente per chi poteva permetterselo. Sullo stipite sinistro della porta è incisa la figura dell'Arcangelo Michele mentre uccide un drago, a fianco si trova un'iscrizione in latino medioevale in caratteri gotici in cui viene ricordata la battaglia combattuta il 29 settembre 1327 (giorno di San Michele) dai romani ghibellini contro i guelfi del re di Napoli Roberto d'Angiò.

Vi sono inoltre molte scritte incise dai pellegrini almeno fino al 1622, sono in parte leggibili, di fronte all'angelo c'è il monogramma di Cristo JHS con la croce sopra l'H, un certo Giuseppe Albani ha scritto tre volte il suo nome, fuori dalla porta a sinistra c'è anche una indicazione stradale: "DI QUA SI VA A S.GIO..." qualcuno o qualcosa l'ha interrotto.

In occasione dell'ingresso in Roma dell'imperatore Carlo V Antonio da Sangallo addobbò la porta e tutto il percorso fino al Campidoglio con statue, colonne fregi. L'avvenimento è ricordato dalla scritta sopra l'arco: "CARLO V ROM. IMP. AUG. III. AFRICANO". Un altro corteo trionfale fu quello del 4 dicembre 1571 in onore di Marcantonio Colonna il vincitore della battaglia navale di Lepanto, in tale corteo sfilarono 170 prigionieri turchi in catena.

Sulla sinistra ci sono i segni di una posterula (porta secondaria), gli stipiti non presentano segni di usura come se fosse stata usata pochissimo e poi richiusa.

Nei primi anni Quaranta gli ambienti interni furono trasformati in casa di piacere dal gerarca fascista Ettore Muti, allora segretario del partito, di quella sistemazione rimangono i mosaici in bianco e nero.

Oggi gli spazi interni ospitano il Museo delle Mura che documenta con modelli e materiale ritrovato nei lavori di restauro la storia millenaria delle mura. Il museo fu aperto al pubblico in via definitiva nel 1984 (gli ambienti era aperti al pubblico in maniera non continuativa), con l'attuale allestimento nel 1990. In occasione dei lavori di restauro compiuti in vista dell'Anno Santo è stata resa accessibile al pubblico la terrazza della torre Ovest tramite una scala a chiocciola. Vi si sono tenute anche mostre di artisti contemporanei. E’ possibile percorrere un camminamento coperto di circa 400 metri che congiunge con la via Cristoforo Colombo (è stato chiuso per problemi di stabilità delle mura stesse dal 3 maggio 2011 per un lungo periodo). E' aperto tutti i giorni dalle ore 9 alle 14, chiuso il lunedì.

 

Il 7 dicembre 1869 arrivò a Roma la principessa Sissi, sposa di Francesco Giuseppe d’Austria, passò da qui per partecipare ad una caccia alla volpe sull’Appia Antica, ne avvistarono tre ma non ne catturarono alcuna. Da Emiliani, Roma capitale malamata, ed. Mulino, pag. 50.

 

Subito sulla sinistra una simpatica FONTANELLA che usa come vasca un sarcofago romano, sulla fronte il rilievo funerario di un uomo e una donna. Sulla destra uno degli ingressi alla tenuta dell'ambasciata della Repubblica Federale della Germania detta Villa San Sebastiano. Si segue la strada in discesa detta anticamente clivo di Marte per il tempio che è stato recentemente ritrovato. Incassata nel muro di destra si trova

 

LA COLONNA DEL PRIMO MIGLIO

con iscrizioni di Vespasiano e di Nerva, si tratta di una copia perché l'originale si trova sulla balaustra di piazza del Campidoglio. Si procede in discesa, si sottopassa la via Cilicia e la linea ferroviaria per l'aeroporto di Fiumicino e per Pisa. Nei lavori per la costruzione del viadotto che collega via Marco Polo con via Cilicia è stato rinvenuto un sepolcreto che è recintato e non visitabile. Ormai siamo in pianura, a destra si stacca via della Travicella (da Traversella o Traversa) che negli anni Cinquanta portava fino alla Garbatella, subito dopo altra deviazione per il GRUPPO STORICO ROMANO Scuola di Gladiatori con museo storico didattico dei legionari romani (si tratta di ricostruzioni moderne di macchine da guerra). Quasi di fronte si trova un casolare che ingloba i resti del cosiddetto “Sepolcro di Orazio”. Ancora più avanti - dove una volta era il ristorante francese Escargot - si trova la sede dell'associazione Roma sotterranea, segue il ristorante Quo Vadis in abbandono, di fronte il bellissimo vivaio "Idea Verde".

Sulla sinistra ecco

 

IL FIUME ALMONE

che proprio in questo tratto risulta incassato e poco oltre finisce ingloriosamente intubato.

L’Almone nasce dalle pendici dei Colli Albani dalla sorgente Ferentina nel comune di Marino, ha una lunghezza di 22 Km, è l’affluente più lungo del Tevere dopo l’Aniene. Era conosciuto con vari nomi. Il fosso che corre lungo l’Appia (il fosso dell’Acqua Mariana) viene deviato, all’altezza del circolo di Golf dell’Acqua Santa, nell’Almone negli anni Settanta.

Per gli antichi romani il fiume Almone veniva identificato con una divinità, il dio Almone, che dava l'acqua o la siccità come egli desiderava. Aveva un culto importante, il suo rito si svolgeva ogni anno il 27 marzo proprio dove le sue acque sfociavano nel Tevere. Dal Palatino, dove c'era il tempio della Magna Mater (la dea Cibele, divinità anatolica, simboleggia la natura creatrice e distruttrice, madre degli dei), si portava il simulacro della dea con una solenne processione fino alla via Ostiense, l'immagine veniva immersa nell'acqua del fiume insieme agli arnesi del culto. La cerimonia rievocava un episodio della Roma repubblicana narrato da Tito Livio. Nel 205 a.C. a causa di una calamità naturale, una delegazione di autorità romane, dopo aver consultato i libri sibillini, si recò al santuario di Cibele a Pessinunte, in Asia Minore. Al rientro a Roma, la nave che trasportava il simulacro della dea si incagliò nel punto della confluenza dell’Almone nel Tevere. Riprese la navigazione dopo una cerimonia di purificazione che da allora venne ripetuta ogni anno. Invece nel fondovalle, alle idi di luglio, arrivavano i cavalieri romani ed eseguivano una cavalcata in onore di Marte Gradivo in ricordo della battaglia del lago Regillo (493 a.C.). Il nome Almone deriva - secondo l'Eneide - dall'eroe troiano Almo, figlio di Tirro, custode degli armenti dell'esercito di Enea, morto nella guerra con i latini. Fu il primo morto nella guerra con i latini.

Quasi di fronte si trova

 

L'EX CARTIERA LATINA

al civico 32, dal 1998 sede del parco Regionale dell'Appia Antica, è attivo un centro visitatori dove è possibile usufruire di numerosi servizi, è centro espositivo e sede di convegni. Una vasta sala convegni è intitolata ad Antonio Cederna. Già sede della biblioteca della Bicicletta Lucos Cozza, oggi è sede della Biblioteca “Fabrizio Giucca”7, aperta il lun. mer. ven. dalle ore 9,30 alle ore 13,30 e il mer. gio. dalle 9,30 alle ore 16,30 (settembre 2021). Contiene circa 3.000 titoli, su archeologia e beni culturali da un lato e su natura e aree protette su un altro con particolare riferimento al parco dell’Appia Antica.

Storia. Dal medioevo questo luogo ha avuto una spiccata vocazione artigianale per la presenza del fiume. Un documento del 1081 attesta la presenza nell’area di impianti per la follatura8 dei tessuti di lana fondata sullo sfruttamento del flusso delle acque della Marrana. Nel XV secolo tali strutture sono chiamate gualchiere o valche dal termine logobardo “walkan” rotolare. Il termine valca veniva utilizzato prevalentemente per gli impianti per la follatura della lana, a volte anche per le cartiere. Quando nel 1656 Roma venne colpita dalla peste, la valca d’Acquataccio, qui localizzata, fu utilizzata per la disinfezione delle lane dei materassi. Nel 1677 il modenese Domenico Atimani acuqistò dai fratelli Muti duchi di Rignano la valca d’Acquataccio e gli edifici annessi al prezzo di 2000 scudi e ne cedette il libero uso ai Cappucci per valcare e purgare tutte le pezze di panno di lana e le coperte che si fabbricavano nel loro convento di Santa Maria della Concezione in via Veneto.

Il 16 dicembre 1804 la valca d’Acquataccio fu concessa a Giuseppe Pericoli che ottenne il permesso di trasformare la valca in mola per marinare la vallonea. La polvere estratta dalle ghiande della quercia vallonea era utilizzata nella concia delle pelli, poiché conteneva buone quantità di tannino. I Cappuccini ricevettero in cambio della mancata valcatura un compenso di 15 scudi annui.

Un documento del 1855 cita la valca ma lo stesso atto parla anche di mola, i due termini sono usati come sinonimi. In un documento del 1875 la mola viene definita “molinello da colori”. L’impianto era stato adattato alla macinazione di colori destinati alle fabbriche di ceramiche. Tale struttura rimase di proprietà dei Cappuccini fino al 1912, anno in cui fu intestata a Giuseppe Borghese principe di Poggio Nativo (Rieti).

Nel 1919 al civico 12 dell’Appia Antica era attestata una porzione di casa ad uso cartiera con caldaia a vapore a tre motori elettrici della forza complessiva di 67 Ampere, con corte annessa: il proprietario era il principe Giuseppe Borghese. Il 21 settembre 1923 si costituì la Società Anonima per Azioni Cartiera Appia”, dal 10/1/1931 divenne Società Anonima Cartiera Latina, mentre la proprietà degli immobili era passata a Loreto Costnatini e Enrico Zuanelli. Negli anni Trenta nella cartiera lavoravano 40 operai e l’azienda produceva carta di qualità per l’editoria dagli stracci di cotone. Dal 1937 lavorò per qualche anno alla Cartiera, come ragazzo di macchina, con salario di 30 lire a settimana, un giovanissimo Claudio Villa, la cui famiglia abitava in quegli anni sulla via Ardeatina. Dal PRG del 1931 la cartiera si trovava nell’area di rispetto dell’Appia Antica che configura il futuro parco.

Nel 1966 lo stabilimento occupava 60 operai e produceva anche sacchetti di carta. Nel 1971 venne emanato dal Comune di Roma un decreto di esproprio in quanto ricadeva nella zona N – Verde Pubblico del PRG. La chiusura dell’impianto avvenne nel 1986.

 

Le lavorazioni. Sul finire degli anni Quaranta, a causa del crescente inquinamento dell’Almone si passò all’uso degli stracci alla carta da macero che giungeva alla cartiera confezionata in balle. Il materiale passava alla cottura o lisciviazione, che avveniva in contenitori sferici rotativi con liscivio contentente soda caustica o calce viva a 120°-130°. Dopo la cottura la carta da macero passava nella molazza che, sotto la pressione delle sue pesanti ruote di granito, provvedeva ad una prima gorossolana sfilacciatura delle fibre. Successivamente l’impasto veniva messo nelle pile olandesi (vasche piene d’acqua in cui ruotava un cilindro a coltelli che, sfiorando altre lame fisse, riduceva il materiale in filamenti) per una più fine lavorazione delle fibre, con l’eventuale aggiunta di colla e/o colere e/o sbiancante. In seguito l’impasto veniva versato nella tine di macchina per un’aggiunta finale di acqua, tale da renderlo sufficientemente liquido per essere depositato uniformemente, per depressione, nelle tele di rame dei tamburi rotanti della macchina continua. La pasta da carta passava quindi alla macchina continua, distinta in parte umida e seccheria, da cui usciva il telo di carta avvolto su se stesso in bobine. L’ultimo passaggio era alla calandra, che lisciava perfettamente la superficie della carta o se necessario la lucidava. A seconda delle richieste la carta veniva tagliata in vari formati da una taglierina continua.

I prodotti della Cartiera Latina erano distribuiti su tutto il territorio nazionale.

 

Dall’abbandono alla rinascita. Entrata a far parte del Demanio Comunale la struttura è caduta in abbandono. Nel 1998 è stata concessa all’Ente Parco Regionale dell’Appia Antica, con l’obiettivo di farne la sede del Parco stesso e dei servizi di accoglienza. La Cartiera ricopre un’area di 8.444 mq di cui 2.913 coperti. Gli uffici sono stati realizzati tra il 1998 e il 1999 riutilizzando gli uffici della cartiera. I lavori di restauro sono stati terminati nel 20109 con una spesa di 2,8 milioni di euro. Oggi il complesso è dotato di due sale espositive, una sala conferenze, uno spazio didattico espositivo per scuole e famiglie. Uno spazio verde esterno ospita un orto didattico e un’area dedicata alle tradizioni della campagna romana.

Tutte le notizie di questo paragrafo dedicato alla Cartiera Latina sono prese da pannelli illustrativi posti nella cartiera stessa e visionati nell’ottobre 2013.

 

Nei pressi, sempre sulla destra, si trova l’osteria Priscilla (via Appia Antica 68) di antichissima origine. Hai foto d’epoca, di quando si chiamava osteria Acquataccio.

 

Ancora più avanti ma sulla sinistra ecco

 

IL SEPOLCRO DI GETA

erroneamente attribuito al figlio di Settimio Severo fatto uccidere dal fratello Caracalla. In origine a più piani sovrapposti e decrescenti, la tomba è ora ridotta a un nucleo di calcestruzzo, sul quale è stata costruita una casetta nel Cinquecento. Subito prima del sepolcro e alle spalle di esso è stata rinvenuta negli ultimi anni il santuario di Marte di cui le antiche fonti ci parlano.

 

Segue sulla destra una fontanella, una entrata al parco Scott, si tratta di un sentiero in terra battuta che ufficialmente si chiama circonvallazione Ostiense. Di fronte un vecchio capannone industriale già sede della Hyundai. Ancora avanti un UFFICIO INFORMAZIONI DELL'ENTE PARCO con noleggio bici e un bar denominato "L'incontro". Al di sopra una casa abbandonata.

Subito dopo c'è l'ingresso al parco Scott e punto migliore per vedere il sepolcro di Priscilla. Nella vietta si nota un casolare abbandonato. Prima del bivio si nota sulla destra una osteria abbandonata che era anche una pompa di benzina.

Siamo giunti ad un bivio, a sinistra si vede un vecchio cartello stradale che indica il Santuario Divino Amore, la particolarità deriva dal fatto che ha tanti piccoli catarifrangenti. A destra si stacca la via Ardeatina. All'incrocio si trova l'ingresso alle catacombe di San Callisto, di fronte ecco la famosissima

 

LA CHIESETTA DEL QUO VADIS

o Santa Maria in Palmis rifacimento seicentesco di una cappella eretta nel IX secolo sul luogo dove, secondo la tradizione10, San Pietro che fuggiva da Roma per sottrarsi alla persecuzione di Nerone avrebbe avuto la visione di Gesù che lo invitava a tornare indietro. La facciata si deve al cardinale Francesco Barberini che la commissionò nel 1637. All'interno è conservata l'impronta dei piedi di Gesù (è una copia, l'originale si trova nella basilica di San Sebastiano fuori le mura) inserita in un selciato stradale in pietra scura che non è la pietra utilizzata per pavimentare la via Appia. Sulla sinistra è affrescata l'immagine intera di San Pietro e sulla destra il Cristo. Si tratta in realtà di un ex voto pagano per il buon esito di un viaggio (qualcuno ha anche calcolato il numero di scapa, il 45, un numero di tutto rispetto; da Loiacono, 501 lughi di Roma, pag. 100). A sinistra dell'ingresso si trova il busto di Henryk Sienkiewicz autore del romanzo storico Quo Vadis, premio Nobel per la letteratura nel 1905 (è sepolto nella cattedrale di Varsavia). Il busto è opera dello scultore polacco Boguslaw Langman. Da questo romanzo di grande successo è stato liberamente tratto il film omonimo (1951) del filone colossal con Robert Taylor, Deborah Kerr, nel ruolo della schiava Licia, Leo Genn e Peter Ustinov nell'indimenticabile ruolo di Nerone.

Sull'altare maggiore la Santa Maria in Transitum della scuola di Giotto. Ai lati dell'altare maggiore San Pietro e Cristo sulla Croce.

Con le spalle alla chiesetta, guardando a destra, nascosto dal verde e da una vecchia osteria in abbandono ecco

 

IL SEPOLCRO DI PRISCILLA

si tratta di una tomba cilindrica di cui rimane solo il nucleo cementizio, il tutto è sormontato da una torre medioevale tronca eretta dai Caetani nel XIII secolo. In questo sepolcro vi si riconosce la tomba di Priscilla, moglie del potente liberto dell'imperatore Domiziano, Flavio Abascanto.

La cella funeraria in cui erano collocatii sarcofagi è collocata al piano inferiore e vi si accede oggi attraverso un casale addossato al monumento nei primi del Novecento con la funzione di “caciara” per la produzione dei formaggi prodotti nella campagna romana11.

 

Invece di proseguire per l’Appia Antica, prendiamo la via Ardeatina – di fronte alla chiesetta del Quo Vadis. La strada sale leggermente fino a giungere a via delle Sette Chiese, pieghiamo a destra, in breve si trovano le

 

CATACOMBE DI DOMITILLA

Si tratta di una delle più vaste di Roma con 17 Km di gallerie e corridoi distribuiti in quattro differenti livelli per un totale di 150.000 sepolture. Visitandole si ha la possibilità di conoscere più da vicino alcuni aspetti della vita dei cristiani dei primi secoli. La catacomba si trova nell’antico praedium Domitillae, attestato da fonti letterarie e da ritrovamenti epigrafici. L’area fu donata ai cristiani da Flavia Domitilla, nipote dell’imperatore Vespasiano tra la fine del II secolo e l’inizio del III. Fin dall’antichità la catacomba è conosciuta come luogo di sepoltura dei martiri Nereo e Achilleo. Il loro martirio avvenne nel V o VI secolo, benché fantasiosa è molto ricca di particolari. La tradizione afferma pure che qui si trova la figlia di san Pietro, santa Petronilla. L’errore risale alla derivazione del nome: Petrus anziché Petronius.

Scavi archeologici del Novecento hanno portato alla luce un cimitero di età repubblicana e tardo imperiale. Un altro cimitero sotterraneo si sviluppò invece nel II – III secolo. Papa Damaso trasformò il luogo in santuario e divenne luogo di pellegrinaggi. Abbandonata e dimenticata fu scoperta da Antonio Bosio alla fine del Cinquecento e studiata da Giovanni Battista De Rossi nella metà dell’Ottocento.

Dall’attuale ingresso si accede alla basilica di Nereo e Achilleo, databile fra il 390 e il 295, nella zona dell’abside sono stati scoperti i resti del ciborio edificato sopra la tomba dei martiri. La regione più conosciuta è quella denominata ipogeo dei Flavi, è del II secolo, di carattere familiare e in origine pagano, è formata da un’ampia galleria con ricca decorazione, su di essa si aprono quattro nicchioni ove erano i sarcofagi dei membri più importanti della famiglia, in fondo i servi e liberti.

 

 

Torniamo sulla via Appia Antica, altezza Quo Vadis.

 

Da ora in poi (dopo il Quo Vadis) l'Appia inizia un percorso in rettilineo con il quale raggiunge i colli Albani. Poco più avanti sulla sinistra si trova l'inizio di via della Caffarella che porta nella valle omonima, di grande interesse naturalistico e storico. In questo punto vi è la CAPPELLA DI REGINALD POLE. Edicola rotonda a cupola fatta costruire come ex voto dall'omonimo cardinale inglese che, contrario alla riforma anglicana, sfuggì nel 1539, in questo punto a un agguato dei sicari di Enrico VIII. La famiglia di Reginald Pole era imparentata con i sovrani d’Inghilterra, suo padre Richard era cugino di Enrico VII, mentre la madre era nipote di Edoardo IV. Quindi il nostro era uno dei pochi a poter vantare diritti di successione al trono inglese. L'elegante costruzione richiama nell'uso del cotto policromo, la tradizione classica delle tombe romane a tempietto e in particolare il vicino tempio del dio Redicolo.

La strada sale.

Sulla sinistra c’era un luogo molto turistico, l'Hosteria Antica Roma, alcune sale con i tavoli erano alloggiati all'interno di colombari in parte crollati (il locale ha chiuso intorno al 2015). All'altezza del civico 103, che corrisponde al portale della seicentesca VILLA CASALE sorgeva la colonna del II miglio, la ricorda una lapide nel muro destro, cioè di fronte al portale della villa. Nella villa si trova l'ipogeo di Vibia datato al IV secolo. Il complesso, in cui furono seppelliti insieme cristiani e pagani aderenti alla setta di Bacco Sabazio, consta di tre gallerie, di un cubicolo con colonne e di un arcosolio con pitture (Introduzione della defunta Vibia nel paradiso sabazianista, Vibia sul carro di Plutone e Mercurio e il Banchetto sacro dei sette sacerdoti di Sabazio).

Al civico 105 è l'ingresso alle piccole catacombe dette della Santa Croce, del IV secolo, dalla pittura con una croce greca posta sotto il lucernaio.

Di fronte all'ingresso delle catacombe, ma all'interno di una proprietà privata, si vede una cappellina, certamente antica.

 

LE CATACOMBE DI SAN CALLISTO

Sono le catacombe più vaste e più importanti di Roma. Sorte verso la fine del II secolo da ipogei cristiani privati e da un'area funeraria direttamente dipendente dalla Chiesa di Roma, prendono nome dal diacono Callisto, preposto dal papa San Zeferino all'amministrazione del cimitero stesso. Callisto12 salì poi al soglio pontificio. In questo cimitero trovarono la sepoltura più di 50 martiri e 16 pontefici, le gallerie si sviluppano su quattro piani per un'area di oltre 15 ettari per una lunghezza di quasi 20 Km. I nuclei più antichi sono le cripte di Lucina e la regione detta dei Papi (che De Rossi definì il Piccolo Vaticano) e di Santa Cecilia dove si conservano alcune tra le memorie più sacre del luogo. La loro scoperta e studio sistematico si deve a Giovanni Battista De Rossi13 fondatore dell'archeologia moderna, che proprio qui iniziò gli studi e le esplorazioni delle catacombe romane.

Sono chiuse il mercoledì.

 

Si arriva al BIVIO DELLA VIA APPIA PIGNATELLI dal nome del papa Innocenzo XII (Antonio Pignatelli) che alla fine del Seicento l'aprì. Sul bivio si trova l'ingresso alla Vigna San Sebastiano. Cento metri più avanti, al civico 119a è l'ingresso alle

 

CATACOMBE EBRAICHE IN VIGNA RONDANINI

scoperte da Raffaele Garrucci nel 1897, uno dei sette cimiteri ebraici conosciuti e l'unico, con i due di villa Torlonia, attualmente agibile, per la visita rivolgersi alla Sovrintendenza Archeologica di Roma. Utilizzato nei secoli III-IV, ha un aspetto simile a una catacomba cristiana salvo che per la presenza di tombe a forno "kokim" di origine orientale. Quattro vani funerari sono dipinti con motivi ebraici o di repertorio classico riferibili ad una fase pagana della catacomba.

 

Segue l'INCROCIO CON VIA DELLE SETTE CHIESE. Subito si apre uno spiazzo con al centro una colonna eretta nel 1852 che ricorda i lavori di sistemazione dell'Appia compiuti da Luigi Canina14 per volere del papa Pio IX. Fontanella. A destra ecco

 

LA BASILICA DI SAN SEBASTIANO

Secondo la tradizione qui erano custoditi i corpi di San Pietro e Paolo (dal 258) in epoca di persecuzioni e ritornate nei siti originari quando sorsero le basiliche costantiniane. Costruita agli inizi del IV secolo ma rifatta nel XVII. Già intitolata a San Pietro e Paolo, dopo il IX secolo fu intitolata al martire sepolto nelle adiacenti catacombe alle quali si accede dall'atrio a destra.

La chiesa venne fatta ricostruire da Scipione Borghese, i lavori affidati a Flaminio Ponzio15 iniziarono nel 1608 e furono portati a termine da Giovanni Vasanzio16. La facciata, compiuta da quest'ultimo nel 1613 è costituita da un portico a tre archi su colonne ioniche binate di granito, la cui partitura è ripresa dalle paraste laterizie dell'ordine superiore inquadranti tre finestre a timpano curvilineo e dal timpano di coronamento.

Interno. Solenne navata unica scandita sui lati da tre arcate inquadrate da coppie di paraste. Il soffitto ligneo, su disegno del Vasanzio, conserva la figura di San Sebastiano e gli stemmi del cardinale Scipione e di Gregorio XVI che lo restaurò. Subito a destra il “Salvator Mundi” ultima opera del Bernini (restauro 2006) che eseguì per se stesso e lasciò in eredità a Cristina di Svezia. La prima cappella a destra contiene le impronte dei piedi di Cristo relative all'episodio del Quo Vadis, posizionate sull'altare, dentro una ringhiera si trovano una delle frecce che colpirono san Sebastiano e la colonna a cui fu legato. La seconda cappella sempre di destra è la cappella Albani, del 1706-12, su disegno di Carlo Maratta17 per ordine di Clemente XI e dedicata a San Fabiano papa con cancellata in ferro e bronzo, splendida cupola. All'altare maggiore nell'edicola tra quattro colonne di verde antico del Ponzio (1610-12), Crocifissione, affresco di Innocenzo Tacconi del 1609-14, ai lati busti dei Santi Pietro e Paolo di Nicolas Cordier. L'altare conciliare è formato da un sarcofago pagano. La cappella di fronte a quella delle reliquie e la cappella di San Sebastiano di Ciro Ferri (1672) è in asse con la sepoltura del santo nella catacomba, sotto l'altare statua giacente del santo opera di Antonio Giorgetti del 1671-72 su disegno del Bernini. All'ingresso, subito a sinistra, lapide proveniente dalla catacomba, con elogio del martire Eutichio scritto da papa Damaso. Tra la prima e la seconda cappella di destra era l'ingresso originario alle catacombe.

LE CATACOMBE DI SAN SEBASTIANO furono le prime ad essere indicate con l'espressione generica derivata dal greco "Katà Kymbas" che significa "presso le cave" e dalla quale fu tratto il nome usato per designare tutti i cimiteri sotterranei. Iniziate dopo la metà del III secolo e poi ampiamente sviluppate, sono le uniche rimaste sempre accessibili e frequentate per cui molto devastate (il primo è quasi completamente distrutto). Dei quattro piani di galleria si visita solo il secondo.

Appena fuori dalla basilica si trova una lapide che ricorda i caduti in guerra della zona. Subito a sinistra si stacca vicolo della Basilica che conduce all'Appia Pignatelli, poco più avanti - quando già si vede la villa di Massenzio, sulla destra la via di San Sebastiano che conduce alla via Ardeatina.

 

Duecento metri dopo la basilica, ma sulla sinistra, la vista si apre sul

 

LA VILLA DI MASSENZIO

Si tratta dei ruderi della residenza imperiale di Massenzio. Uno dei più estesi e importanti complessi monumentali della strada che l'imperatore costruì nel Pago Trioprio di Erode Attico passato alla morte di questi nel demanio imperiale. In primo piano, parzialmente nascosto da un casale ottocentesco dei Torlonia che vi è addossato (oggi restaurato e destinato a diventare sede museale), si vede il mausoleo noto come la MAUSOLEO di ROMOLO dal nome del figlio dell'imperatore che vi fu sepolto nel 309, ma utilizzato anche per altri membri della famiglia imperiale. Posto al centro di un'area cinta da un quadriportico con pilastri di laterizio e pareti in opus listatum (m 107 x 120), il mausoleo era costituito da una "rotonda" (diametro m 33) coperta a cupola e preceduta da un pronao in tutto simile al Pantheon. In secondo piano si vede il CIRCO, l'esemplare meglio conservato di questo tipo di insediamento, lungo 513 metri e largo 90, delimitato sul lato di testa da due torri semicilindriche tra le quali erano i dodici box (carceres) da cui partivano i carri per le corse. Al centro dell'area è la "spina" (m 296) attorno alla quale i carri giravano, qui era l'obelisco ora posto al centro di piazza Navona; sul lato un arco trionfale. Sulle gradinate potevano trovare posto oltre 10.000 persone. Qui è stato girato il film Ben Hur (film del 1959 diretto da William Wyler con protagonista Charlton Heston). Al di là del circo sorgeva la VILLA (ancora in gran parte da scavare) che era direttamente collegata al palco imperiale del circo, si intravedono le parti absidali di tre grandi ambienti. Sotto di essa e da quella inglobata, si trova una precedente villa del II secolo, sorta a sua volta sopra una di età tardo repubblicana.

 

La strada prosegue in salita, sulla destra si trova un bellissimo vivaio "Florovivaistica del Lazio" con ristorante, segue una villa privata, la Domus Magnanimi, utilizzata per eventi. Alla sommità della salita ecco

 

LA TOMBA DI CECILIA METELLA

uno dei monumenti più famosi di Roma e simbolo dell'Appia Antica, eretta poco dopo il 50 a.C. per la figlia di Quinto Cecilio Metello Cretico (conquistatore di Creta), moglie di Marco Grasso, figlio di un triumviro e generale di Cesare in Gallia (Cesare, Pompeo e Crasso). E' del tipo a corpo cilindrico impostato sul basamento quadrato. Il cilindro, rivestito di travertino e coronato da un fregio marmoreo in rilievo di marmo pentelico con festoni tra bucrani18 e scudi gallici, è alto 11 metri, con 29,50 m di diametro. In origine doveva terminare con una struttura conica o, più probabilmente, con un cumulo di terra. Una lapide di marmo ricorda Cecilia. Al suo interno accoglieva la cella funeraria che era chiusa in alto da una volta a calotta. I merli ghibellini fanno parte di una sopraelevazione medioevale allorché la tomba fu trasformata in torre (prima dai conti di Tuscolo nel IX secolo, quindi nel Trecento dai Caetani) e inserita in un quadrilatero fortificato che inglobava l'Appia. All'inizio del XIV secolo, come un mastio, fu compresa nel CASTELLO DEI CAETANI, del quale faceva parte il palazzo addossato alla tomba. Il complesso fu distrutto in parte da Sisto V, divenne un covo di briganti pronti ad assaltare i passanti, ne rimangono resti pittoreschi con bifore trilobate e merlature. Nei suoi ambienti recentemente restaurati sono esposti i materiali raccolti lungo la strada agli inizi del XX secolo per costituire il primo nucleo del "museo della via Appia". Anche l'interno della tomba è stato recentemente restaurato e aperto al pubblico. Nel piano ipogeo è visibile una spettacolare colata lavica risalente a 260.000 anni fa. Sull'altro lato della strada si trova la piccola CHIESA DI SAN NICOLA scoperchiata, che è un raro esempio di stile gotico cistercense a Roma. Fontanella. Circa 80 m più avanti era posta la colonnina del III miglio, ed è visibile un tratto dell'antica pavimentazione stradale con i grandi basoli di lava vulcanica.

Segue l'incrocio con via di Cecilia Metella. Qui si trova uno dei pochi bar della storica strada (anche noleggio bici) e il capolinea del bus 660 che collega con largo dei Colli Albani dove è la stazione della metra A. La via Cecilia Metella scende verso l'Appia Pignatelli e poi prosegue per l'Appia Nuova con il nome di via dell'Almone.

La via continua tra le recinzioni di ville private costruite negli anni Cinquanta e Sessanta. Sulla destra troviamo una stazione dei Carabinieri, una "stazione sanitaria" oggi Asl Servizi per la tossicodipendenza, ancora più avanti la

 

VILLA CEDERNA GIA' CAPO DI BOVE

Civico 222. Siamo al IV miglio della via Appia, m. 450 dopo la tomba di Cecilia Metella. Costruita nel 1947. Acquistata nel 2002 dal ministero dei Beni Culturali, su proposta della Soprintendenza, per un milione e mezzo di euro esercitando il diritto di prelazione su un bene vincolato. Si tratta di un'area di 8500 mq, è diventata dal 2008 la sede del CENTRO di DOCUMENTAZIONE dell'APPIA e sede dell'ARCHIVIO CEDERNA19, il giornalista e scrittore che si è battuto per la salvaguardia della strada e non solo. L’Archivio Cederna contiene 4.000 pezzi, anche ricordi personali come un quaderno di IV elementare. Il fondo si compone di materiali che coprono un arco cronologico che va dagli anni Quaranta agli anni Novanta del Novecento: - circa 1.500 unità archivistiche ordinate in fascicoli e buste contenenti corrispondenza ufficiale, manoscritti, prime stesure di pubblicazioni, materiale riguardante argomenti di tutela paesaggistica, legislazione su tali temi; - mappe e planimetrie, - collezione fotografica. E’ anche conservata la biblioteca di Antonio Cederna composta di 4.000 volumi di diverso argomento (archeologia, storia di Roma, urbanistica, ambiente). Sono in corso lavori di digitalizzazione dell’intero complesso documentario.

Vi si tengo mostre temporanee.

Lo scavo archeologico ha portato alla scoperta di un IMPIANTO TERMALE la cui prima fase costruttiva si data alla metà del II sec. d.C. Una lapide con il nome di Annia Regilla ci induce a credere che possa essere pertinente ai vasti possedimenti di Erode Attico, tale lapide è conservata nella sala con camino all’interno della villa. Il complesso termale fu utilizzato almento fino al IV sec come attesta il ritrovamento di monete e la tipologia delle murature. Erano terme di particolare eleganza e raffinatezza.

Sul retro della villa si trovava una piscina, è stata coperta.

Sulla sinistra troviamo

 

LA TORRE DI CAPO DI BOVE

Alto nucleo di sepolcro presso il quale l'astronomo Angelo Secchi costituì nel 1870 una nuova base per la verifica della rete geodedica italiana20 (targa). Dopo poco - sulla sinistra - si trova una fontanella all'inizio di via Cinquetorri. Di fronte si dirama la via omonima con sepolcro in calcestruzzo. Circa duecento metri più avanti si trovano i resti di due sepolcri a torre. Superato il Casale Torlonia (civico 240) la via corre libera fiancheggiata da pini e cipressi. Sulla destra si trova il FORTE APPIO. Al di là della recinzione del forte si vede una torre-sepolcro. Dopo il Forte a destra il vicolo di Tor Carbone.

 

LA TOMBA DI MARCO SERVILIO

sulla sinistra, su una quinta ottocentesca in mattoni, sono murati i frammenti e l'epigrafe della tomba. Tali frammenti furono rinvenuti da Antonio Canova nel 1808, contro l'uso del tempo di spogliare i monumenti volle lasciarli sul posto.

 

TOMBA DI PERSONAGGIO IN NUDITA' EROICA

sulla destra si trova prima l'epigrafe di Gneo Bebio Tampilo e l'iscrizione della famiglia Turania, poi la tomba di personaggio in nudità eroica, si tratta di un altorilievo marmoreo.

Dopo le rovine di un sepolcro a torretta

 

LA TOMBA DI SENECA

un'altra quinta moderna in laterizio raccoglieva frammenti marmorei recuperati nei paraggi e ora asportati. Qui era la colonna del IV miglio.

 

MAUSOLEO ROTONDO

con un basamento quadrato, restaurato nel 2006, sul retro del mausoleo si apre il cancello di una villa privata. Quasi di fronte si trova un antico edificio agricolo ora abitazione, subito dopo, ma a sinistra una villa che è simbolo della strada: "Beata Solitudo", realizzata su un disegno rustico e l'utilizzo di resti archeologici. Quindi dopo un tratto del basolato antico, il nucleo di un sepolcro a camera e

 

IL SEPOLCRO DI SESTO POMPEO GIUSTO

o meglio dei figli del liberto Sesto Pompeo Giusto con la grande epigrafe in versi sul jconsueto pilastro ottocentesco dal quale sono stati asportati molti frammenti architettonici che vi erano murati. Quasi di fronte via dei Lugari (strada privata). Più avanti sorge, sulla sinistra, arretrato rispetto alla strada

 

IL TEMPIO DI GIOVE

un grande monumento in laterizio, su podio e con absidi sui tre lati, attribuiti ad un tempio dedicato a Giove. Di fronte, all'interno di una proprietà privata

 

IL SEPOLCRO DI SANT'URBANO

del tipo a tempietto con grandinata frontale in opera laterizia nel quale sarebbe stato sepolto papa Urbano successore di Callisto. E' di età antonina ma nel medioevo al di sopra fu eretta la torre dei Borgiani. Il tratto che segue è uno dei meglio conservati anche se l'attuale stato di molte tombe è frutto di ricostruzioni fatte eseguire dal Canina. Ai nostri giorni rilievi e statue sono stati sostituiti da copie per ovvie ragioni.

Si succedono sul lato destro:

LA TOMBA DEI LICINI

LA TOMBA DORICA

un tipo di sepolcro ad ara di età sillana,

 

LA TOMBA DI ILARIO FUSCO

sulla destra, con il calco del rilievo originale con cinque ritratti di defunti,

 

LA TOMBA DI TIBERIO CLAUDIO SECONDINO

sormontata da due basi per statue.

 

UN COLOMBARIO

ancora sulla destra, un tempo contenenete una statua acefala al centro del lato di fondo,

 

TOMBA DI QUINTO APULEIO

con un grosso frammento di lacunare in travertino pertinente al soffitto. Segue a destra via degli Eugenii con indicazione di un punto di ristore a 100 metri (non l'ho trovato!?),

 

UN SEPOLCRO A TEMPIETTO

sempre sulla destra, si tratta di un rudere ben conservato nella parte posteriore, ha base rettangolare, con alto podio e scalinata,

 

LA TOMBA DEI RABIRI

sempre a destra, del I secolo, con la copia del rilievo originale raffigurante i busti con le iscrizioni funebri di Usia Prima, sacerdotessa di Iside, e di due liberti di un Rabirius. L'originale è a palazzo Altemps.

 

UN SEPOLCRO A TORRE

sempre a destra, ne rimane solo il nucleo in calcestruzzo,

LA TOMBA DEI FESTONI

sempre a destra, del tipo ad ara, ornata da un fregio in rilievo con putti sorreggenti festoni,

LA TOMBA DEL FRONTESPIZIO

sempre a destra, ricostruita, appoggiata ad un alto nucleo in selce, in forma di edicola, con la copia del rilievo a quattro busti, della seconda metà del I secolo a.C.

L'ARCO QUADRIFRONTE

finalmente a sinistra, presso il quadrivio, sorge una tomba quadrangolare in forma di arco quadrifronte.

 

QUADRIVIO ERODE ATTICO - TOR CARBONE

la via Erode Attico, a sinistra, conduce alla via Appia Pignatelli all'altezza del quartiere del Quarto Miglio, prosegue con il nome di via Annia Regilla fino alla via Appia Nuova. La via di Tor Carbone conduce, in un paesaggio agricolo, alla via Ardeatina, all'altezza del quadrivio con via di Vigna Murata. Segue un altro dei tratti più suggestivi della via.

 

TORRE DI CALCESTRUZZO

sulla destra, ai piedi del quale è un epigrafe con il nome di tre liberti ebrei, sul lato opposto

 

I DUE SEPOLCRI A TEMPIETTO

del II secolo, mentre di nuovo a destra

IL MAUSOLEO ROTONDO

su basamento quadrato, sormontato dai resti di una torre medioevale. Subito dopo la via piega leggermente a sinistra forse per rispettare un luogo sacro (siamo al V miglio) forse connesso con l'antico confine con il territorio di Alba Longa e al ricordo del combattimento fra gli Orazi e Curiazi. Più avanti ecco, a destra,

IL TUMULO DEI CURIAZI

databile alla fine della Repubblica e l'inizio dell'impero. Sul lato opposto, dopo il casale medioevale di Santa Maria si innalza un grande rudere il

SEPOLCRO A PIRAMIDE

Secondo gli studiosi si tratterebbe di una piramide simile a quella di Caio Cestio a porta San Paolo. Alcuni blocchi obliqui, frammenti di lastre di marmo con raffigurazioni di sfingi e frammenti di statue colossali, lasciano intendere che potrebbe proprio trattarsi di una piramide la cui altezza dovrebbe essere superiore a venti metri, la cui datazione potrebbe essere del II secolo d.C. Hai foto anche dall’archivio Cederna.

Circa cento metri più avanti, sulla destra, sono i cosiddetti

TUMULI DEGLI ORAZI

anche essi, come i precedenti, legati alla tradizione, secondo studi recenti sarebbero stati costruiti in età augustea come memoria del famoso duello.

 

VILLA DEI QUINTILI

si tratta del ninfeo della villa, formato da un emiciclo con una nicchia sul fondo e un bacino sul davanti. A destra è un loggiato medioevale. La villa, che era la più vasta fra tutte quelle del suburbio romano e che ha restituito importanti opere d'arte, apparteneva a due fratelli mandati a morte da Commodo intorno al 182. Nella carta di Eufrosino della Volpaia del 1547 è chiamata villa di Lucio Cornelio Scipione Asiatico. L’identificazione certa dei proprietari della villa si deve ad Antonio Nibby21 tra il 1825 e il 1828.

 

Si scorgono gli imponenti resti della villa guardando verso la via Appia Nuova (spiccano due aule alte m 14 e caratterizzate da ampie finestre, dovevano essere ambienti termali), dove al civico 1092 è stato recentemente aperto l'ingresso per la visita dopo importanti lavori di scavo e di sistemazione e l'allestimento di un antiquarium in un vecchio casale opportunamente ristrutturato. Nella villa anche un ippodromo di m 300 x90.

Nell’area della villa dei Quintili è stata ritrovata una biga, un carro da guerr che risale al VI sec. a.C. La struttura lignea è moderna ma il rivestimento in bronzo laminato e fuso è di fattura etrusca. Il ritrovamento è sicuramente avvenuto prima del 1778 perché Piranesi lo aveva visionato, venne venduto al papa da Antonio Pazzaglia, noto incisore di pietre dure, che ne ha curato il restauro montando insieme pezzi di diversa provenienza.

Nell’area archeologica della villa dei Quintili si trova il

 

CASALE DI SANTA MARIA NOVA

detto anche “Statuario”, da cui il nome della vicina borgata sull’Appia Nuova. Prende questo nome perché appartenuto ai monaci olivetani del monastero di Santa Maria Nova sul Palatino. Il 16 aprile 1485, mentre si scava per trovare marmi antichi, viene alla luce uno splendido sarcofago i di marmo, il coperchio è sigillato con il piombo fuso, all’interno il copro di una fanciulla intatto nonostante il trascorrere del tempo con capelli biondi racchiusi in una retina intessuta d’oro, denti bianchissimi. I conservatori di Roma espongono questi resti in Campidoglio. Comincia una sorta di pellegrinaggio laico che irrita il papa Innocenzo VII. Il corpo viene fatto sparire. Si fanno varie ipotesi sul nome della defunta, ma restano ipotesi22.

 

 

Circa 300 metri dopo il Ninfeo, a destra, si trova il

 

SEPOLCRO DI SETTIMIA GALLA

di forma circolare sormontato da un'epigrafe, segue

 

UN SEPOLCRO CON PORTA AD ARCO

sulla sinistra della strada, ed altri resti tra cui quelli con

LA STATUA ACEFALA

si tratta di un grosso nucleo di selce. Sul lato opposto sono i resti di un impianto termale forse pertinenti a una villa e la tomba di un magistrato dalla quale è stato asportato il fregio a rilievi con armi e fasci consolari. Di fronte

CASAL ROTONDO

la mole del più grande mausoleo dell'Appia (m 35 di lato). Al di sopra vi è stato costruito un casale oggi trasformato in villetta. E' di età augustea, ritenuto, senza fondamento, di Messalla Corvino23, console nel 31 a.C. E' formato da un corpo cilindrico, originariamente rivestito di travertino, impostato su un basamento quadrangolare di metri 35 di lato. Gli elementi architettonici murati nella parete laterizia eretta dal Canina a fianco del mausoleo, contrariamente a quanto creduto in passato, non sembrano appartenergli e sono stati invece riferiti ad un altro sepolcro in forma di edicola circolare con tetto conico a squame coronato da un pinnacolo, attribuibile, in base a un frammento di iscrizione, a un membro della famiglia degli Aureli Cotta.

Subito dopo era collocata la colonna del VI miglio.

 

QUADRIVIO VIA DI CASAL ROTONDO E VIA DI TORRICOLA

via di Casal Rotondo porta in breve all'Appia Nuova all'altezza dell'ippodromo delle Capannelle mentre, via di Torricola attraversa un'area tipica della campagna romana, è tutta zona agricola ancora oggi coltivata, conduce alla via Ardeatina all'altezza di Torricola.

In questo punto la ferrovia per Napoli sottopassa la strada in galleria.

Proseguendo si vedono nuclei in calcestruzzo di sepolcri più o meno alti, zoccoli di tombe in peperino, residui di selciato. A destra c'è una tomba in laterizio rivestita di lastre marmoree con figure di grifoni, la cui camera funebre è ancora in buono stato. Segue sulla sinistra la

 

TORRE IN SELCE

cosiddetta per le vicine cave, costruita nel XII secolo sopra il nucleo di un mausoleo che doveva essere simile a quello di Cecilia Metella. Poco oltre, a sinistra, tra due pini, su un piedistallo, è collocata una cornice con una bella iscrizione funeraria. Prima di giungere al punto in cui la via desegna una vlieve curva sulla destra, appoggiata a un rudere di un calcestruzzo c'è la

 

STATUA ACEFALA DI UOMO TOGATO

a sinistra giace sull'erba il calco di un rilievo marmoreo di tarda età repubblicana con i ritratti di tre defunti. Da lontano sulla sinistra si vedono le arcate dell'acquedotto che riforniva la villa dei Quintili. Poco prima del sottopasso del GRA era la colonna del VII miliario della straada che dal 1848 sta sulla balaustra del Campidoglio dalla parte dell'Ara Coeli.

 

GRANDE RACCORDO ANULARE

proseguendo, dopo alcuni nuclei di sepolcro in calcestruzzo , a sinistra, c'è

UNA GRANDE ESEDRA

su basamento quadrato che conteneva la camera sepolcrale, con una quinta a edicola sopraelevata sul prospetto e, una nicchia centrale forse per una statua, inquadrata da due semicolonne sormontate da un timpano. Più avanti su una collinetta a destra ci sono gli avanzi di un sepolcro sul quale nel medioevo è stata costruita una torre:

 

LA TORRE APPIA

crollata nel 1985 durante un violento temporale. Ancora più avanti sulla destra, ci sono i ruderi di un altro grande mausoleo rotondo seguiti sullo stesso lato, da un'area con alcuni

 

TRONCONI DI COLONNE IN PEPERINO

che indicano l'antica presenza di un portico già riferito a un tempio di Ercole, ma più verosimilmente da attribuire a un edificio dedicato al dio Silvano. Una cinquantina di metri dopo stava la colonna del VIII miglio.

Ancora più avanti sulla sinistra preceduto da una tomba a edicola ben conservata, si trova ancora un mausoleo rotondo originariamente coperto da una cupola, detto per la sua forma:

 

LA BERRETTA DEL PRETE

pertinente alla tarda età imperiale era stato adattato nell'alto medioevo a piccola chiesa dedicata alla Madonna, già abbandonata nel secolo X. Poco oltre è l'incrocio con la

 

VIA DI FIORANELLO

questa via conduce verso destra sull'Ardeatina presso il GRA (prima del Santuario del Divino Amore), verso sinistra arriva all'Appia Nuova all'altezza dell'ingresso dell'aeroporto di Ciampino.

“Qui si può osservare un costone di roccia, è uno dei resti della colata lavica di 260.000 anni fa. La via Appia Antica corre su di essa per circa dieci chilometri. Nei pressi una vecchia cava molto frequentata da amanti dell’arrampicata” da: Sara Fabrizi, La storia di Appio San Giovanni, ed. Tipimedia, ed. 2020, pag. 22.

Dopo questo incrocio con via di Fioranello, presso il IX miliario, si trova un mausoleo rotondo in laterizio, originariamente coperto a cupola e circondato da un colonnato, è stato interpretato come la tomba dell'imperatore Gallieno.

L'Appia prosegue fino all'XI miglio nei pressi di Santa Maria delle Mole, qui il nuovo tracciato dell'Appia si sovrappone al vecchio.

 

APPIA ANTICA NEL CINEMA

Circo di Massenzio. Qui è stato girato il film Ben Hur (film del 1959 diretto da William Wyler con protagonista Charlton Heston).

 

 

BIBLIOGRAFIA

- AA.VV. Guida d’Italia, Roma, ed. Tci, 1993.

- AA.VV. Roma, libri per viaggiare, ed. Gallimard – Tci, 1994.

- AA.VV. I rioni e i quartieri di Roma, ed. Newton & Compton, 1989.

- AA.VV. Le strade di Roma, ed. Newton & Compton, 1990.

- Claudio Rendina (a cura di), Enciclopedia di Roma, ed. Newton & Compton, 2005.

- Mauro Quercioli, Le mura e le porte di Roma, ed. Newton Compton, 1993.

- Carlo Villa, Le strade consolari di Roma, ed. Newton Compton, 1995.

- Mario Spagnol e Giovenale Santi, Guida ai misteri e segreti di Roma, ed. Sugarco, 1992.

- AA.VV. Enciclopedia Universale, ed. Garzanti, 2003.

- AA.VV. Enciclopedia dell’Arte, ed. Garzanti, 2002.

- Roma ieri, oggi e domani, ed. Newton Compton.

- Forma Urbis, ed. Service Sistem.

- Capitolium, ed.

 

SITOGRAFIA

www.comune.roma.it

www.archeoroma.beniculturali.it

www.romasparita.eu

www.info.roma.it

www.abcroma.com

www.romanoimpero.com

www.archeoroma.com

www.romasotterranea.it

www.parcoappiaantica.it

www.caffarella.it

www.parcoacquedotti.it

www.latorredelfiscale.it

www.it.wikipedia.org

www.treccani.it

www.sapere.it

 

CARTOGRAFIA

www.maps.google.it

www.viamichelin.it

- AA.VV. Stradaroma, ed. Lozzi, 2005.

- AA.VV. Tutto Città, 2011/2012, ed. Seat.

- AA. VV. Carta dei parchi e delle aree naturali protette.

- Mappa dei percorsi ciclopedonali, 2008.

- Roma in bici. Mappa del pc presenti e future, Comune di Roma, 2001-08.

 

Piero Tucci

27.5.13

sopralluogo il 10.7.13

Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 

 

AGGIORNAMENTI

 

16.4.14 Appia Antica. Progetto del commissario dell’ente parco Mario Tozzi per istituire la zona 30 nel tratto porta san Sebastiano – Cecilia Metella. Previsto un marciapiede. Ora le macchine sfrecciano anche a 100 Km/h.

10.6.14 Riapre oggi il Mausoleo di Romolo. Dopo venti anni e un restauro di 873.000 euro, si trova all’interno del Circo di Massenzio. Ad esso si ispirò il Palladio. Entro l’estate una navetta lo collegherà al Colosseo.

 

9.7.14 Appia Antica. Da venerdì apre al pubblico la tenuta di Santa Maria Nova al V miglio dell’Appia Antica a due passi dalla Villa dei Quintili. Un complesso residenziale del II secolo con ambienti termali rivestiti di marmi e pavimenti a mosaico con splendide scene di gladiatori e di giochi circensi.

22.7.14 Chiesa del Quo Vadis. Una giovane archeologa, Rachele Dubbini, analizza gli archivi della Soprintendenza e individua affreschi e mosaici accanto alla chiesa del Quo Vadis. Un raro edificio, un tempio sconosciuto, ritrovato nelle foto degli anni Settanta, fu reinterrato. Un rarissimo edificio del III secolo a.C. venne alla luce durante lavori alle condotte di un cocessioario di auto che si trovava a fianco alla chiesa. Nella foto si vede chiaramente una teca con quattro lastroni, una sorta di cassetta delle offerte, in un’altra il frammento di parete affrescata e un tratto di mosaico paviementale. La doppia cella dell’edificio sacro indica che una coppia di divinità proteggeva il luogo.

9.9.14 Casale gioiello alle spalle del Quo Vadis. Lo Stato non ha fondi va all’asta il casale gioiello alle spalle del Quo Vadis in via Appia Antica 55. Andrà all’asta una proprietà con parco di 10 ettari con casale medioevale sui resti di una villa imperiale con mosaici e cisterna. La soprintendenza lancia l’allarme: “Ci offrono ville, come il complesso di Sant’Urbano, ma non possiamo acquistarle”.

10.9.14 Casale gioiello alle spalle del Quo Vadis. Mosaici, terme, antiche stanze, ecco i tesori del casale sull’Appia. “Lo offrimmo gratis allo Stato ma ci dissero che non potevano acquisirlo”. Il bene andrà all’asta a novembre per un valore di 5.250.000 €.. Il ministero chiede un report alla Soprintendenza. Nelle terme un mosaico a tessere bianche e nere del II secolo. Era stato coperto da una guaina ora rimossa rappresenta un Thiasos marino.

3.11.14 Appia Antica. Riapre Santa Maria Nova, nuovi orari per la villa dei mosaici. Da qui sarà possibile accedere alla villa dei Quintili. Sarà aperto dal martedì alla domenica dalle 9 alle 16,30. Tra giardini con piante officinali e ambienti termali romani si potrà visitare anche il casale medioevale. Quattro ettari di verde scavati tra il 2006 e il 2014 con 3,3 milioni di investimento. Il casale è stato costruito su una cisterna romana, il casale era proprietà dei monaci Olivetani del monastero di Santa Maria Nova ai piedi del Palatino. Gli ambienti termali con i mosaici gladiatori appartengono alla caserma delle guardie dell’imperatore Commodo.Costo biglietto sei euro con cui si potranno visitare la Tomba di Cecilia Metella e le Terme di Caracalla.

 

30.04.15 Appia Antica. Isola pedonale violata la domenica, auto a 80 Km/h. Non ci sono controlli. Dal 1988 è parco, dal 1997 è isola pedonale nei festivi. Lettera al sindaco del commissario straordinario del parco.

11.6.15 Parco Appia Antica. Via i rottamatori di auto. Il Comune sta per trasferire 40 autodemolitori, di questi nove si trovano nel parco di Centocelle e altri quattro in quello dell’Appia Antica. Queste le linee guida approvate in commissione ambiente.

12.6.15 Appia Antica. Il commissario straordinario del parco dell’Appia Antica Mario Tozzi, invita i cittadini ad una visita guidata in 20 tappe lungo l’Appia per scoprire quanto è brutta, degrado, lavori bloccati da anni, autodemolitori.

16.6.15 Catacombe di San Callisto. Trovati inediti affreschi sulla volta intorno all’immagine di Orfeo, qui decorazioni floreali in rosso cinabro, verde vegetale e azzurrite, uccelli e un mostro marino. Lo scavo del pavimento ha messo in luce nuove tombe davanti alla cripta dei papi (il pavimento è ora ricoperto da una lastra di vetro). Il cubicolo in origine era molto più ampio, una sorta di satellite della sala dei papi, qui tumulati vescovi e presbiteri. Il ritrovamento della sepoltura di un longobardo è la dimostrazione che il luogo era ancora visitato nell’VIII secolo. Domani l’inaugurazione del museo della Torretta, un edificio completamente ristrutturato, già deposito, qui esposta una selezione di 150 opere del III e IV secolo, anche sarcofagi recuperati dai carabinieri.

21.6.15 Appia Antica. E’ partito il restauro dell’acquedotto dei Quintili, durerà sei mesi, costo 450.000 euro, metterà in sicurezza la struttura che rischia di crollare. Il restauro pare dal secondo tratto con lavori su nove piloni e otto arcate a tutto sesto delle 120 oggi conservate, per impedire le infiltrazioni d’acqua, causa maggiore del degrado. Ma proseguirà nel terzo settore. Il progetto finale prevede un corridoio con ingresso dall’Appia Nuova Finiti i lavori nel cantiere di Santa Maria Nova, ambienti termali destinati alle guardie di Commodo.

6.9.15 Porta San Sebastiano. Terminati i lavori in via di Porta San Sebastiano, dove per la pioggia era caduto un muro di contenimento di oltre cento anni, la strada viene riservata a pedoni, ciclisti e bus 118 dell’Atac.

 

10.2.16 Appia Antica. Villa dei Quintili. Ritrovata una antica cisterna romana, rifornica la guarnigione della villa dei Quintili, nei mattoni i segni dell’età di Adriano.

14.2.16 Appia Antica. In marcia nel ricordo di Cederna dalla villa dei Quintili a Capo di Bove. Dopo la riforma dei Beni Culturali voluta da Franceschini, il parco dell’Appia Antica si sta trasformando in Istituto Autonomo, come Ostia Antica. Ma con i soldi dei biglietti in un anno si arriva a 100.000 euro, non basta per sfalciare l’erba. Come fare per sopravvivere?

5.4.16 Appia Antica. Un borgo abusivo sorto in via Appia Pignatelli 452, venti case costruite nel 2008 in piena area archeologica, oltre la metà in affitto a familgie italiane e straniere. L’ordine di demolizione è fermo da sette anni in Comune. In totale una trentina di abitanti.

20.4.16 Parco Appia Antica. Abusivismo nel parco, dodici appartamenti in più nell’ex Casa del Fascio. La costruzione era stata venduta alla società Immobiliare Polo Roma che aveva ottenuto il permesso di ristrutturare i nove appartamenti esistenti ma le case si stavano moltiplicando fino ad arrivare a ventuno. Ora sono sotto sequestro ma i provvedimenti di demolizione sono sospesi. Via Appia Antica 1244.

09.05.16 Appia Antica. Grande successo dell’Appia Day. Il ministro Franceschini: “Chiunque vinca si impegni a pedonalizzare l’Appia Antica”. Pronti 20 milioni per la valorizzazione dell’Appia.

12.05.16 Appia Antica. Casa Zeffirelli, fra quadri, fotografie, materiale di scena, la grandiosa testimonianza di un’esistenza segnata dalla costante ricerca della bellezza. “Vorrei che questo luogo fosse un posto dove i giovani artisti possano vivere. Il sogno sarebbe una galleria di opere immersa nella vita di campagna”. Ricordi di Placido Domingo, Maria Callas, Carla Fracci, le foto dei grandi del Novecento: la regina Elisabetta, John Kennedy, Luchino Visconti, Rudolf Nureyev, Arturo Toscanini, Coco Chanel, Eduardo De Filippo, Carlo Ponti, i presidenti Pertini, Ciampi, Napolitano e Mattarella, gli americani Clinton e Bush, Margart Thatcher. Un posto speciale per una Pietà napoletana del Settecento. Oltre alla pinacoteca con i suoi quadri e bozzetti, c’è un archivio che sarà il cuore della futura fondazione: contiene materiale relativo a tutte le sue produzioni artistiche-teatrali, cinematografiche e operistiche, 7 mila volumi, 250 tra adattamenti, trattamenti, sceneggiature e copioni originali, mille pagine di appunti e note di regia, 400 bozzetti incorniciati di scne e costumi, mille fogli di schizzi relativi a scene, costumi e oggetti di scena, 200 disegni tecnici relativi a teatri, teatri di posa e location varie, 500 dagherrotipi e foto d’epoca, 40.000 foto di scena, 2.700 litografie di bozzetti per scene e costumi di opere di teatro e cinema.

27.10.16 Appia Antica. Sette espropri dimenticati, da 11 anni, su 11 ettari del parco della Caffarella. Il Comune li espropriò nel 2005, con 800.000 euro, sindaco Rutelli, due anni dopo fu perfezionato da Veltroni. Sono passati venti anni dalla morte di Cederna ma ancora non si riescono a demolire interi villini sorti tra i ruderi, non verande o muretti, intere ville. I proprietari non rispondono più nemmeno al telefono.

Gio. 9.2.17 # L’archeologa Rita Paris dirigerà l’Appia Antica per conto della Soprintenza, è stata responsabile findal 1996, note le sue battaglie contro gli abusi edilizi. Ora il suo incarico prevede il coordianamento delle attività fino a Brindisi. Daniela Porro, sarà alla testa del Museo Nazionale Romano, è una storica dell’arte. Fabrizio Delusso è andato agli scavi di Ostia Antica. Maria Paola Guidobaldi è andata al museo di Villa Giulia. Filippo Maria Gambari andrà al Museo della Civiltà Romana. Andrea Bruciati a Villa Adriana e villa d’Este. Queste nomine nel gruppo di dieci nuovi direttori di musei tutti italiani. La commissione che ha deciso i nomi era preceduta da Paolo Baratta.

28.3.17 Appia Antica. Rita Paris alla guida dell’Istituto Autonomo Parco Appia Antica. Viene dalla direzione di palazzo Massimo. Il suo piano è ingresso libero e stop alle auto fino al Quo Vadis. Rifare le basole nel tratto da via di Fioranello verso fuori Roma. C’è un ettaro donato dal Demanio, lì creare un’area scambio auto + bici e un luogo di ristoro. La nuova direttrice lamenta un baget di un milione e 100.000 euro, rispetto ai tre di qualche anno fa. L’ufficio non ha nemmeno una sede, manca un amministrativo che possa firmare il bilancio e stanziare i fondi per il taglio della vegetazione. Il 95% è ancora in mano ai privati. La nuova direttrice si propone di acquisire i monumenti dei Calvenii e dei Cerceni.

10.5.17 Appia Antica. Villa dei Quintili. Ripartono gli scavi dove in passato era custodita la statua di Zeus tonate oggi nell’antiquarium. Dalla prossima settimana via alle opere di cantierizzazione in occasione dell’Appia Day. La villa è la più grande e fastosa del suburbio dopo villa Adriana, costo del progetto 900.000 euro. Due le aree interessate, quella del circo e quella del giardino, in parte privata, dove dovrebbe trovarsi una grande area sacra. Dopo la parte residenziale, le terme e il teatro si compelta la parte ludica. Il cantiere dovrebbe durare 7-8 mesi poi seguiranno interventi di restauro e di revisione dei percorsi per il pubblico, inaugurazione a fine 2018. A novembre apriranno gli spazi superiori restaurati di Santa Maria Nova che diventerà contenitore di mostre.

12.7.17 # Appia Antica. Incredibile vicenda, il ministero non si avvale del diritto di prelazione nell’acquisto del Colombario dei Liberti di Augusto, solo 240.000 euro. Ora non resta che avviare la trattativa con il ministero. Tanti altri tesori sono nelle mani dei privati. La famiglia Passarelli da anni si è detta disponibile a vendere il Sepolcro degli Equinozi di cui è proprietaria. A detta di molti il suo valore dovrebbe aggirarsi sotto al milione di euro. Il suo nome è dovuto al fatto che durante il solstizio d’estate il sole filtra al centro della camera funeraria, è un pregevole manfatto in buonissime condizioni che risale al II secolo avanti Cristo. Lo stesso vale per la Chiesa di Sant’Urbano che fu acquistata oltre trent’anni fa da Gianfranco Anzalone, denunciato, prescritto poi assolto per una serie di manomissioni. Ora la famiglia vuole vendere. Anche qui il prezzo è sotto il milione. Per altri beni non sono stati avviati contatti: i sepolcri dei Caventi e dei Cerceni nelle catacombe di Pretestato. Anche il mausoleo di Casal Rotondo è in mano a privati. E’ una grande tomba circolare della fine del I secolo a.C. In epoca medioevale su torre in blocchetti di peperino, poi un casale agricolo quindi una villa. Anche il Castrum Caetani è in parte in mano privata.

13.7.17 # Appia Antica. Un mausoleo di età imperiale che si trova in un circolo sportivo di via della Caffarella ha problemi di staticità. I proprietari sollecitati al restauro non rispondono.

11.10.17 Appia Antica. Finalmente il piano di assetto, con esso stop ad abusi e autodemolitori. E’ una specie di piano regolatore che fissa regole certe su cosa si può e non si può fare nei 3.700 ettari del parco. La Giunta regionale lo ha approvato ieri mattina, ora passa alla Pisana. Era pronto nel 2002. Il primo obiettivo è il trasferimento di tutte le attività incompatibili con il parco come gli sfasciacarrozze e i rivenditori di auto. Si potranno rispedire al mittente tutte le richieste di sanatoria avanzate dal 1985 al 1994 e procedere rapidamente per quelle del condono del 2003. Un nodo da sciogliere sarà l’apertura al pubblico delle aree private, il 70% del parco. Il piano di assetto intende valorizzare le attività agricole tradizionali con produzioni biologiche e proponendo un machio Appia Antica.

12.10.17 Abusi edilizi. Secondo i dati del dipartimento urbanistica negli ultimi sei anni 6.000 nuovi abusi edilizi e richieste di condono. Lungo l’Appia Antica si concentra più del 10% degli abusi edilizi, oltre 620 e per un terzo vanno demoliti: 200 già passati al vaglio del municipio. Nel 2016 1.586 nuovi casi. Da otto anni a questa parte la Regione assicura la libertà di mansarda. I sottotetti possono essere trasformati in case pagando gli oneri di concessione. Sull’Appia Antica nel centro sportivo “La Torre” sono spuntate due case, il circolo sportivo si trova in via dell’Acquedotto Felice 459.

23.10.17 Appia Antica. Caffarella. Croci celtiche e scritte su cisterna romana. Paura alla chiesetta del Quo Vadis dove è crollato parte dello stemma.

25.11.17 Parco Appia Antica. Sono 50 i pastori che praticano la pastorizia nella capitale sfruttando i parchi urbani e le aree verdi aperte. Sono oltre 200 le aziende ovine del comune di Roma, comprendono anche attività di produzione di derivati del latte come il pecorino romano dop, il cacio romano e la ricotta romana. 700 i pastori in tutto il Lazio.

11.5.18 Appia Antica. Domenica Appia Day, apertura straordinaria di tutti i monumenti (dalle 10 alle 18), visite guidate gratuite, concerti animazione per bambini, bici e trekking.

28.6.18 Appia Antica. Terminato il restauro di Santa Maria Nova acquistata nel 2006, i cittadini tornano in possesso di un pezzo di storia, diciannove secoli. Il nucleo originario è stato costruito nella prima metà del secondo secolo per essere una cisterna, presto trasfromatoa in quartiere della gurardia militare dell’impareatore. Nella tarda atnichità sorge una torre, nel medioevo il casale diventa il cuore di una vasta tenuta agricola. Gli ultimi prorpietari sono produttori cinematografici, la casa si trasfroma in villa e ci fanno tappa i divi del cinema. Ora una mostra fotografica che racconta cosa è stata la Regina Viarum vista da fotografi celebri e fratelli Alinari. Si pensa di eliminare i biglietti a Cecilia Metella e Villa dei Quintili, gli unici siti a pagamento dell’Appia, una caffetteria nel Casale.

19.7.18 Regione Lazio. Parco Appia Antica. Il Consiglio Regionale ha approvato il Piano d’assetto del Parco dell’Appia Antica. Si tratta di un piano che tutela 3.500 ettari. Ora si lavora per estende di altri 1.500 ettari il parco (Divino Amore). L’80% del territorio è di privati.

27.7.18 Appia Antica. In vendita a 19 milioni la villa che fu di Carlo Ponti negli anni Cinquanta. 680 mq e un ettaro e mezzo di parco.

25.9.18 Regione Lazio. Approvazione del bilancio e il Parco dell’appia Antica si amplia di altri 1.213 ettari, il 36% in più. Con il voto favorevole del M5S. Si amplia a Tor Fiscale, tra porta Latina e la Colombo, la città di Tellene, il Divino Amore e parte del comune di Marino. No invece al Laurentino/Acqua Acetosa.

10.10.18 Appia Antica. Mario Tozzi confermato presidente dell’Ente Parco Appia Antica. A lui spetterà rendere operativo l’ampliamento del Parco.

29.11.18 Parco Appia Antica. La direttrice Rita Paris lascia per raggiunti limiti di età. Solo 100.000 euro l’anno dai biglietti (villa dei Quintili e Cecilia Metella), un milione arriva dal ministero, ma serve per le bollette, tagliare l’erba e le pulizie. Servono due milioni di euro per la manutenzione e 5 per la messa in sicurezza dell’acquedotto Claudio. Tra le priorità gli interventi conservativi dell’Appia da via di Fioranello a Marino.

19.3.19 Appia Antica. Cede la collina su cui si trova il tumulo dei Curiazi. Fissate palizzate per frenare lo smottamento

11.5.19 Appia Antica. Un museo a cielo aperto trasformata in scorciatoia per il traffico. “Non potrebbe accadere in nessun luogo del mondo, tranne che a Roma”, lo afferma Mario Tozzi, presidente del Parco Regionale dell’Appia Antica. Da anni denuncia lo scempio che è in atto.

13.5.19 Appia Antica. Il presidente della commissione Mobilità Enrico Stefano annuncia che entro la fine dell’estate chiudiamo gli accessi del parco alle auto private. Ci saranno telecamere ai varchi.

4.8.19 Appia Antica. Aperto da sette anni “l’Hortus urbis” che ricrea le aree verdi degli antichi romani. Si trova in una area verde e abbandonata presso porta San Sebastiano. L’orto è composto da 16 aiuole e occupa un’area di circa 50 piedi romani di lunghezza, per una superficie di 225 mq. Nell’area sono state piantate circa 100 varietà tra cui la borragine, che veniva usata per decorare le case durante i matrimoni, la malva di cui era ghiotto cicerone, la lattuga con cui fu curato Augusto e le pratoline che spremute curavano le ferite da taglio dei legionari.

30.8.19 Appia Antica. Crollo nel parco, cede il tetto nel fienile ottocentesco, accanto una concessionaria senza alcun titolo. Illegali anche i due vivai e un’azienda. La Regione: “Entro settembre lascino o via allo sgombero”. L’area del fienile è occupato dalla concessionario Hyundai, si trova davanti alla fontanella prima del bivio del Quo Vadis.

9.9.19 Appia Antica. Progetti fermi, pochi fondi, incuria e abbandono, la villa dei Quintili ha mosaici a rischio come le stesse mura per le piante infestanti.

11.9.19 Appia Antica senza cure da quattro mesi. Manca la manutenzione ordinaria e straordinaria. Ultimo appalto scaduto l’8 maggio

11.9.19 Ostia. Appia Antica. Nel porto di Roma mostra a Sergio Musmeci, ingegnere romano autore del ponte sul Basento (1967-1975) a Potenza e del ponte sull’Appia Antica. “La ricerca della forma. Sergio Musmeci, il genio”, fino al 10 ottobre. Tra le sue opere la chiesa del Villaggio del Sole, quartiere Ina Casa Vicenza, ristorante nello stadio del Nuoto al Foro Italico, tre palazzine in via Vallombrosa (Cassia). Fino al 10 ottobre.

 

18.1.21 Appia Antica. Festa clandestina, multate 41 persone, nella villa ex Casamonica.

17.4.21 Appia Antica. Rapina nella villa del calciatore della Roma Chris Smalling nella notte di giovedì 15. Sequestrati e minacciati lui e la moglie da tre uomini armati. Nella stessa villa tre anni fa venne rapinata la giornalista Paola Ferrari.

21.6.21 Appia Antica. Cartiera Latina. Realizzato lo stazzo del pastore.

5.8.21 Appia Antica. Ieri il consiglio regionale ha approvato la proposta di due consiglieri (Più Europa e Lista Civica Zingaretti) che allarga il parco dei Castelli Romani fino a congiungerlo con quello dell’Appia Antica di ben 780 ettari nei comuni di Marino e Ciampino e che comprende l’area archeologica di Bovillae e la cosiddetta Tenuta Mura dei Francesi. Insieme ai 15.000 ettari dei Castelli Romani e i 4.500 dell’Appia Antica si aggiungono i 780 attuali. Il sogno di Antonio Cederna si sta realizzando.

21.10.21 Appia Antica. Villa Grande già appartenuta a Zeffirelli ora è di Berlusconi.

Berlusconi ha lasciato palazzo Grazioli per Villa Grande appartenuta al grande amico di Berlusconi Franco Zeffirelli e acquistata da Berlusconi nel 2001 ma ad abitarci era rimasto Zeffirelli che rischiava di essere sfrattato per problemi economici. Nel giugno 2019 è morto Zeffirelli.

11.2.22 Celio. Campitelli. Trevi. Trastevere. Europa. Appia Antica. Regione Lazio. Su Roma e il Lazio arrivano 53,6 milioni dal Mibac per i beni culturali. Al Colosseo 4,5 milioni per completare la ricostruzione in legno dell’arena, restaurare porta Triuphalis (dove entravano i gladiatori) e porta Libitinensis (dove uscivano i gladiatori morti), sistemare il podio e l’iscrizione di Teodosio II e Valentiniano III. Per il Vittoriano 14 milioni per l’impianto antincendio e la messa in sicurezza di tutto l’edificio. Per Palazzo Poli e il palazzo della Calcografia 4,3 milioni per valorizzare i percorsi espositivi, per i laboratori e restaurare la facciata sulla fontana di Trevi. Per il palazzo del San Michele sede del ministero ci sono 2,5 milioni per il consolidamento e il recupero del palazzo seicentesco. Per il palazzo dell’Archivio Centrale dello Stato ci sono 4,4 milioni per sistemare 10 Km lineari di depositi. Sull’Appia Antica, nella villa di Massenzio con 7,5 milioni verrà realizzato un laboratorio di restauro, una biblioteca e una archivio. Nella regione Lazio ci sono 14 milioni per il borgo di Viterbo e 2,4 milioni per sistemare il palazzo baronale di Colonna.

24.2.22 Appia Antica. Su proposta di Roma Futura, sarà pedonalizzato il tratto della via Appia Antica davanti a Cecilia Metella e la villa di Massenzio.

8.5.22 Appia Antica. Candidata a patrimonio dell’Umanità dell’Unesco su iniziativa del ministro Franceschini. Ricordare Antonio Cederna, fu lui nel 1953 ad iniziare la battaglia per salvare il parco con un articolo sul Mondo di Pannunzio.

20.5.22 Appia Antica. Caffarella. Il 28 maggio inaugura la millenaria Cava romana che si estende per 35 km. Un team di speleologi al lavoro: ritrovati mitrei, catacombe, fungaie e rifugi antiaerei. L’ingresso è all’interno della Caffarella. Sarà un museo, all’interno della cava sarà allestito a scopo didattico un mitreo e un rifugio antiaereo, saranno presenti rievocatori sotirci in collaborazione con associazioni di prestigio scientifico. Tra le cerimonie quelle del rito mitraico realizzato in un vero mitreo dell’Appia Antica. Porte aperte dalle ore 10 alle ore 19 con visite guidate ma anche dimostrazioni e laboratori, spettacoli storici anche legati ai mestieri della cava. Info al 347.38.11.874. Da: Il Messaggero, articolo a firma di Laura Larcan.

17.9.22 Appia Antica. Il ministro Franceschini presenta la candidatura di tutta l’Appia Antica all’Unesco, “Ha le caratteristiche per diventare uno dei più grandi cammini europei”. Da Roma Today del 5 maggio 2022.

17.1.23 Comune. Campo Marzio. Appia Antica. Appio Latino. Trevi. Trastevere. E’ morta Gina Lollobrigida nella clinica Pio XI in via Aurelia 559 (dopo piazza Irnerio). Ha studiato all’Accademia di Belle Arti di via Ripetta, abitava sull’Appia Antica, ha lavorato alla Scalera Film di circ. Appia dove ha girato Il segreto di Don Chisciotte di Camillo Mastrocinque nel 1947, ha lavorato in via del Lavatore nel rione Trevi e a vicolo Moroni a Trastevere per la La città si difende nel 1951 di Pietro Germi. Camera ardente nella sala della Protomoteca in Campidoglio, funerali nella chiesa degli Artisti di piazza del Popolo.

29.4.23 Appia Antica. Simone Quilici, architetto e paesaggista, direttore del Parco Archeologico dell’Appia Antica dal giugno 2019 appena riconfermato. E’ fiducioso sul responso Unesco per inserire la strada nel patrimonio dei siti. L’Appia Antica va liberata dal traffico privato.

 

 

 

1 Capua. Oggi indicata come Capua Antica si trova nel comune di Santa Maria Capua Vetere, è una città sorta nel IX secolo a.C. fondata dagli etruschi (secondo Strabone) era una delle città più grandi dell’Italia antica. La popolazione osca ottene nel V secolo la cittadinanza.

2 Miglio romano pari a m 1.480.

3 Luigi Canina. Casale Monferrato 1795 – Firenze 1856. A lui si deve l’ingresso monumentale a villa Borghese da piazzale Flaminio, la Casina Vagnuzzi nel primo tratto di via Flaminia, la sistemazione di Tuscolo, importanti i suoi testi sull’architettura romana, Ostia, prime indagini nel Foro Romano. E’ sepolto in Santa Croce a Firenze.

4 Nascita del parco Regionale presidente della Regione Lazio era il socialista Bruno Landi (1987-90, lo era già stato tra il 1983 e il 1984). Nato a Capalbio nel 1939, è stato deputato del PSI all'XI legislatura tra il 1992 e il 1994. Legge regionale n. 66.

5 Estensione parco Appia Antica il dato proviene dall'opuscolo dell'Apt di Roma "La via Appia Antica".

6 Onorio imperatore romano, il primo dell’impero romano d’Occidente dalla morte del padre Teodosio (395) fino alla sua morte avvenuta nel 423. Contemporaneamente il fratello Arcadio reggeva l’impero d’Oriente. Con lui Alarico saccheggiò Roma nel 410.

7 Fabrizio Giucca guardiaparco e naturalista, ha partecipato alla redazione del Piano del Parco.

8 Follatura. La follatura è un’operazione del processo di fissaggio dei tessuti di lana che consiste nel compattare il tessuto attraverso l’infeltrimento per renderlo compatto e in alcuni casi impermeabile (da: it.wikipedia.org).

9 Presidente della Regione Lazio dal 2005 al 2010 è stato Piero Marrazzo (indipendente con l’Ulivo).

10 Tradizione del Quo Vadis è riportata negli Atti di Pietro, uno dei Vangeli apocrifi, escluso nel canone della Bibbia, risale al II secolo d.C. Da: Sara Fabrizi, La Storia di Appio San Giovanni, ed. Typimedia, anno 2020, pag. 54.

11 Sepolcro di Priscilla. Il secondo paragrafo di questo testo sul sepolcro di Priscilla è preso da Open House Roma 2015.

12 San Callisto, romano? secondo una versione iniziatore della chiesa di Santa Maria in Trastevere, era stato preposto dal papa Zeferino all'amministrazione delle catacombe che ora hanno il suo nome sull'Appia, venne sepolto nella catacomba di Calepodio sull'Aurelia poi papa Adriano I fece traslare la sua reliquia in Santa Maria in Trastevere. Secondo la tradizione subì il martirio durante una sollevazione popolare per cui fu gettato in un pozzo con una pietra al collo e così è ritratto.

13 Giovanni Battista De Rossi (1822-1894) Laureato in giurisprudenza ma appassionato di archeologia, scoprì queste catacombe, costiuì e fu primo responsabile del museo cristiano lateranense oggi parte dei Vaticani. Con Mommsen compilò un Corpo delle iscrizioni latine. Nel 1863 fondò il Bollettino di Archeologia Cristiana.

14 Luigi Canina (Monferrato 1795- Firenze 1856) architetto, teorico e archeologo. Di ispirazione neoclassica. Dal 1825 diresse, come architetto di famiglia, i lavori di ampliamento di villa Borghese realizzando i propilei su piazzale Flaminio. E' più noto per i suoi studi di architettura antica. Diresse gli scavi di Tuscolo e quelli sull'Appia Antica che poi sistemò in maniera scenografica. Sua la casina Vagnuzzi fuori porta del Popolo. E' sepolto in Santa Croce in Firenze.

15 Flaminio Ponzio (Viggiù 1560 - Roma 1613) architetto di Paolo V, progettò palazzi e chiese in uno stile severo derivato da Domenico Fontana. E' autore della cappella Paolina in Santa Maria Maggiore, della facciata di palazzo Borghese su via Ripetta, del casino di villa Borghese oggi sede della galleria omonima e della basilica di San Sebastiano fuori le mura. Sua la facciata della chiesa di Sant'Eligio degli orefici.

16 Giovanni Vasanzio architetto del Seicento originario dei Paesi Bassi, ha italianizzato il suo nome Jan Van Santen di Utrecht (1550-1621). Allievo di Ponzio gli subentrò come architetto. Palazzo Pallavicini Rospigliosi sul Quirinale, villa Mondragone (sede della terza università di Roma) a Frascati, fontanone del Gianicolo su disegno di Ponzio. Il suo capolavoro resta il Casino di villa Borghese.

17 Carlo Maratta (Camerano, Ancona 1625 - Roma 1713) Pittore. La sua produzione è caratterizzata da un suggestivo accademismo, realizzò grandi tele a soggetto religioso come l'Immacolata Concezione a Siena in Sant'Agostino, oppure la Morte di San Francesco Saverio a Roma nella chiesa del Gesù e ancora, la Madonna in Gloria a Roma in Santa Maria del Popolo. Sua la "Fuga in Egitto" nella chiesa di Santa Maria in Trastevere. Ha realizzato vasti affreschi celebrativi a Roma nel palazzo Altieri e a Frascati in villa Falconieri.

18 Bucrano da questo deriva il nome Campo di Bove alla tenuta agricola della zona.

19 Antonio Cederna (Milano 1921 – Sondrio 1996), archeologo, giornalista e ambientalista, ha dedicato la sua vita alla difesa del patrimonio ambientale-storico-artistico italiano, esendone un pioniere, proprio negli anni del boom economico. Fratello di Camilla Cederna, dopo la laurea in archeologia e il diploma di perfezionamento alla scuola di Roma, lavora con Lucos Cozza a Carsoli. Abbandona l’attività di archeologo per dedicarsi a campagne di stampa sui temi della difesa dell’ambiente. Giornalista del Mondo, del Corriere della Sera, dell’Espresso e dopo la sua fondazione de la Repubblica. Nel 1955 fu fondatore di Italia Nostra, è stato consigliere comunale di Roma e deputato al Parlamento.

20 Rete geodetica italiana. E’ la rete che serve a identificare la posizione di un punto sulla superficie terrestre. La Rete Geodetica Italiana è costituita da punti geodetici o capisaldi formati da un basamento orizzontale in cemento e da un cippo cilindrico leggermente appuntito distanziato dagli altri di circa venti Km. Ogni caposaldo viene impiantato dall’Istituto Geografico Militare.

21 Antonio Nibby (Roma 1792 – 1839) storico, archeologo e topografo. Pose rigorosi basi scientifiche allo studio di queste discipline, fu studioso di topografia soprattutto di Roma antica e della Campagna Romana.

22 Ritrovamento presso casale di Santa Maria Nova. Tutte le info da: Sara Fabrizi, Storia di Cinecittà Don Bosco, ed. Typimedia, pag.65.

23 Messalla Corvino generale e scrittore romano, fu Mecenate della letteratura e delle arti, vissuto tra il 64 a.C. e l'8. Membro dell'antica gens Valeria di ideali repubblicani, combattè con Bruto e Cassio a Filippi, passò poi con Antonio, quindi con Ottaviano con il quale combattè nella battaglia di Azio. Il circolo di Messalla comprendeva Tibullo, Ligdamo e la poetessa Sulpicia. Fu amico di Orazio e Ovidio. La scultura di un'acquila che regge una spada era la parte superiore di un piedistallo che conteneva l'urna cineraria di Messalla Corvino, oggi al Prado.

 


RIONE 13 TRASTEVERE

 


GLI ITINERARI DI VISITA SI ARTICOLANO IN:


1 DA SANTA MARIA IN TRASTEVERE A VIA DELLA LUNGARA pag. 2;


2 DA SANTA MARIA IN TRASTEVERE A PORTA PORTESE pag. 20;


3 SALENDO VERSO IL GIANICOLO E IL GIANICOLO pag. 43 - 47.

 

POSIZIONE GEOGRAFICA
 

Il rione Trastevere si trova sulla sponda destra del fiume, i suoi confini sono: ponte Sublicio, mura Urbane, porta Portese, mura Urbane, largo di Porta San Pancrazio, mura urbane, piazza della Rovere, ponte Principe Amedeo di Savoia Aosta, fiume Tevere.

 

TOPONOMASTICA

 

Il nome del rione deriva dal latino “trans tiberim”, al di là del Tevere, era la XIV Regione della Roma di Augusto. La maggior parte dei nomi delle strade è storica, risale alle origini del rione stesso.

 

STORIA

 

In epoca dei sette re di Roma Trastevere rappresentava la sponda etrusca, il ponte Sublicio (subito a valle dell’isola Tiberina, attribuito al re Anco Marzio, di cui nulla resta) lo collegava alla città. In età repubblicana le zone vicine al fiume si popolarono di marinai, pescatori, lavoratori portuali e di immigrati orientali, specie di ebrei, pertanto vennero costruiti templi per i culti orientali. Sorsero ville in età imperiale come quella di Clodia, amica di Catullo, quella di Cesare che ospitò Cleopatra, un lago artificiale per le naumachie di Augusto. Augusto volle la sede della VII Coorte dei Vigili, l’excubitorium, oggi si trova tra viale Trastevere e via Montefiore (piazza del Drago), questi erano gli attuali vigili del fuoco. Restano tracce di case romane sotto San Crisogono e Santa Cecilia.

Nel medioevo il rione fu un intrigo di vicoli, non pavimentati, di torri che proteggevano le famiglie nobili. Con Sisto IV Della Rovere (tardo Quattrocento) alcune strade furono pavimentate con mattoni di laterizi, messi a coltello o a spina di pesce, ma si deterioravano presto per il passaggio dei carri. Con Sisto V Peretti si giunse alla pavimentazione silicea. Le strade non erano illuminate, lumi erano posti davanti alle edicole sacre e alle osterie.

I ponti che attraversavano il fiume erano: il ponte Sublicio, il più antico, voluto da Anco Marzio e difeso eroicamente da Orazio Coclite, rifatto in pietra, scomparve nel sec. XI; il ponte Emilio o Palatino, detto il ponte Rotto, del 179 a.C. (voluto da Emilio Lepido e Fulvio Nobiliore), oggi ne restano due arcate; i due ponti dell’isola Tiberina; il ponte di Probo del III secolo era nei pressi del San Michele. Si deve attendere il Rinascimento per avere un altro ponte sul Tevere, ponte Sisto, voluto da Sisto IV nel 1475.

La presenza del fiume e del porto di Ripa Grande attiravano commercianti di varia nazionalità, fra questi vi giunsero gli ebrei che ebbero qui la loro sinagoga finchè il papa Paolo IV Carafa, nel 1556, li chiuse nel Ghetto sull’altra sponda del Tevere. Molte le “fabbriche” presenti, filatoi di lana, arazzeria in San Michele, laboratori per vasi e vetri, fornaci erano attive ai piedi del Gianicolo, calcare a Sant’Onofrio. Vi erano i mugnai nelle mole sui mulini galleggianti fra l’isola Tiberina e porta Portese. Fuori tale porta sorse, ai primi del Settecento, l’Arsenale Pontificio, tanti i facchini che lavoravano al porto di Ripa Grande. Accanto agli artigiani vivevano i nobili: Papareschi da cui i Mattei, gli Alberteschi, gli Anguillara, i Ponziani, i Pierleoni, i Frangipane, gli Annibaldi, alcuni passarono il fiume e si stabilirono al di là. Vi abitò Raffaello in piazza Sant’Apollonia o via del Melangolo, Sebastiano del Piombo, Barozzi e Pomponio Leto. Nel Settecento sorse l’ospedale di San Gallicano.

Con l’unità d’Italia sorsero gli argini del Tevere che hanno completamente cambiato il panorama di Roma e messo in sicurezza la città spesso allagata dalle inondazioni del fiume. Il rione venne sventrato con la costruzione di viale Trastevere, già del Re, importanti lavori di risanamento vennero svolti in quegli anni. Il Gianicolo divenne parco pubblico in ricordo dell’eroica difesa della Repubblica Romana ad opera di Garibaldi nel 1849. Negli anni del dopoguerra è andato avanti lo spopolamento del rione (e la chiusura di tante attività artigianali) a vantaggio delle attività terziarie. Oggi la popolazione dovrebbe aggirarsi sui 19.000 abitanti. Negli anni Settanta e Ottanta del Novecento il rione ha conosciuto una violenta trasformazione in “quartiere della movida notturna”, tanti i locali per turisti e romani che offrono la possibilità di passare la serata.

E’ il rione più grande, ha una superficie di Kmq 1,8. Secondo i dati del Comune di Roma del 2015 gli abitanti del rione sono 19.229.

 

Sirene antiaeree. Palazzo del Ministero della Pubblica Istruzione in viale Trastevere. Da: Google My Maps.

 

 

ITINERARIO 1

 

DA SANTA MARIA IN TRASTEVERE

 

A VIA DELLA LUNGARA

 

L’itinerario non può che iniziare da piazza Santa Maria in Trastevere, cuore e centro del rione.

 

 

CHIESA DI SANTA MARIA IN TRASTEVERE

 

E’ uno dei gioielli medioevali di Roma. Secondo la tradizione è la prima chiesa di Roma aperta ufficialmente al culto, fondata secondo la tradizione da San Callisto (221-227), sulla “Taberna meritoria” (ospizio per reduci di guerra) dove sarebbe avvenuta nel 38 a.C. una prodigiosa eruzione di olio dalla terra – probabilmente petrolio – poi interpretata come annuncio della venuta del Messia, nello stesso giorno della nascita di Gesù. Non a caso una delle vie che portano alla piazza si chiama via della Fonte dell’Olio. Terminata nel IV secolo da papa Giulio I (337-352) fu anche la prima chiesa dedicata a Maria nella città.

Sulla facciata, del sec. XII, con tre grandi finestre centinate e coronamento orizzontale, mosaici dei secoli XII – XIII forse restaurati dal Cavallini. “Madonna in trono con bambino, due donatori e dieci figure femminili”, cinque per lato, le prime due a destra, diversamente dalle altre, sono senza corona e hanno la lampada spenta, particolare che ha fatto pensare ad una allusione alla parabola delle vergini prudenti e delle vergini stolte. A fianco, campanile romanico del sec. XII con in alto un’edicoletta “Madonna col Bambino” a mosaico e, sopra la copertura, un’antica campana.

Il portico fu aggiunto da Carlo Fontana1 nel 1702, a cinque arcate e sorretto da terrazza con statue seicentesche sulla balaustrata. Sotto il portico due affreschi con “L’Annunciazione” del sec. XV, attribuita erroneamente al Cavallini. I tre portali sono contornati da bellissime ricche cornici marmoree della media età imperiale.

Interno. Basilicale a tre navate divise da 22 colonne antiche di granito, di vario diametro, alcune con bellissime basi marmoree finemente ornate, tutte con capitelli ionici e corinzi antichi, sostenenti direttamente la trabeazione la cui cornice a mensole è fatta con frammenti di edifici romani. Le colonne forse provengono dalle terme di Caracalla.

I mosaici dell’abside con l’incoronazione della Vergine furono realizzati nel 1143, le storie della Vergine – invece – sono di Pietro Cavallini2 (1290). Al centro si trova un riquadro con un mosaico del sec. XIII di Pietro Cavallini con “Madonna con bambino in trono” ai lati Pietro, Paolo e il cardinale Bertoldo Stefaneschi committente. I mosaici con “Scene della vita della Vergine” del Cavallini presentano da sinistra verso destra: nascita, annunciazione, presepe, epifania, presentazione al tempio, transito (lei accolta in cielo come bambina). Nel catino dell’abside abbiamo l’incoronazione della Vergine seduta sullo stesso trono di Cristo; a destra: Pietro, Cornelio, Giulio e Calepodio; a sinistra: Callisto, Lorenzo e Innocenzo II che tiene in mano il modellino della chiesa. Al di sotto il Cristo con dodici pecore, i dodici apostoli, sono raffigurate due città, ovvero la Chiesa.

Questi mosaici documentano il graduale passaggio dall’elegante ma immobile linguaggio bizantino, a composizioni tridimensionali in cui figure e architetture acquistano sempre maggiore spessore. Non si può ancora parlare di prospettiva, ma è evidente una nuova concezione dello spazio. Siamo ormai prossimi alla rivoluzione di Giotto.

Pavimento cosmatesco rifatto nel 1870 dal Vespignani. Ricchissimo soffitto ligneo a lacunari del Domenichino3 (1617). All’inizio della navata centrale, sulla destra ecco il tabernacolo marmoreo firmato Mino del Reame4 con fine bassorilievo prospettico (sec. XV). Ciborio su quattro colonne di porfido, rifatto da Virginio Vespignani5 nell’Ottocento. A fianco elegante candelabro tortile cosmatesco per il cero pasquale dei Vassalletto. Sulla destra è indicato il punto dove nel 38 a.C. sarebbe scaturito l’olio (“fons olei”) per annunciare la nascita del Signore. Nel transetto destro si trova la cappella del Coro d’Inverno realizzata su progetto del Domenichino (1625), sull’altare “Madonna di Strada Cupa”, attribuita a Perin del Vaga6, a sinistra “Fuga in Egitto” di Carlo Maratta7. A sinistra dell’abside, in continuità prospettica con la navata sinistra si trova la cappella Altemps eretta per il cardinale Marco Sitticio Altemps, nipote di Pio IV, da Martino Longhi il Vecchio8 (1584-85); all’altare è la celebre “Madonna della Clemenza”, preziosa tavola a encausto (colori mescolati a cera con il calore), opera romana del VI – VII secolo.

Dalla navata sinistra si entra nel vestibolo della sagrestia. Pochi sanno che i mosaici più antichi sono nell’atrio della sacrestia, rappresentano uccelli palustri e scene di pesca, risalgono al I sec. forse vengono da Palestrina.

Navata sinistra. Cappella Avila. La fantasiosa cupola, circondata da balaustra, dove quattro angeli sorreggono la base anulare di un lanternino con colonne, incluso in un secondo cupolino, è opera di Antonio Gherardi (1680) che adottò un linguaggio plastico, borrominiano, per modellare le superfici in funzione della luce; la pala con San Girolamo è dello stesso artista. Tra la quarta e la terza cappella “tomba di Innocenzo II” del Vespignani del 1869, voluta da Pio IX.

Ogni anno a Natale la Comunità di Sant’Egidio offre il pranzo ai senza fissa dimora nella navata centrale della chiesa.

Nel 2018 è stata restaurata la facciata con lavori durati 15 mesi (da Repubblica dell’ 8.5.18).

 

PIAZZA SANTA MARIA IN TRASTEVERE

 

Definita ai primi del Seicento, oggi completamente pedonalizzata, con al centro la fontana a vasca ottagonale di Carlo Fontana (1692, con restauri nel 1873). Al fianco destro della basilica si appoggia la settecentesca casa dei Canonici. A sinistra si trova il palazzo di San Callisto, in origine monastero benedettino, ricostruito da Orazio Torriani nel 1618 circa e restaurato nel 1854, ancora nel 1934-37. Sullo stesso lato della piazza si trova il cinquecentesco palazzo Cavalieri o Leopardi, caratterizzato nella parte inferiore da muri a scarpa, spigoli bugnati e dal portale con decorazioni barocche. Su questo si trova una lapide ai partigiani del rione caduti nella guerra di Liberazione.

 

Prima di iniziare il nostro itinerario visitiamo subito a Sud:

 

PIAZZA SAN CALISTO

 

Sul lato destro della piazza si trova la chiesa di San Calisto con facciata a due ordini tardo rinascimentale. Eretta da Gregorio II nel 741 sul luogo del martirio del santo e ricostruita, come il citato palazzo dal Torriani nel 1610, subì analoghi restauri. All’interno, nella cappella destra due angeli attribuiti a Gian Lorenzo Bernini sostengono la pala con San Mauro abate di Pier Leone Ghezzi. Sull’altare maggiore è l’opera coperta “San Callisto e altri adorano la Vergine” di Avanzino Nucci. Nella cappella sinistra “San Callisto gettato nel pozzo” di Giovanni Bilivert. Nel 2017, a causa del gran freddo, la chiesa ha ospitato i senza fissa dimora (da Repubblica del 13.1.17).

Affacciano sulla piazza al n. 4-7 il palazzo Farinacci dei secoli VI-XVII, collegato al palazzo Cavalieri da un cavalcavia noto come arco di San Calisto . Nella via che da questo prende il nome al n. 42 minuscola casetta a due piani con scala esterna e al n. 9 il palazzo Dal Pozzo dell’inizio del Seicento.

Sul lato sinistro della piazza si trova il Bar San Calisto, punto di riferimento del rione, ad agosto 2019 ha festeggiato con musica in piazza i 50 anni di attività (da Repubblica del 5.8.2019).

Davanti al Bar San Calisto venne ucciso Franco Giuseppucci, detto “er Fornaretto”, un buttafuori di una sala corse di Ostia, egli fu il primo componente della banda della Magliana ad essere ucciso. Era il 13 settembre 1980, ad ucciderlo fu il clan della famiglia Proietti detti “i Pesciaroli” per via della loro attività. Colpito da un proiettile mentre saliva sulla Renault 5, riuscì a metterla in moto, a giungere fino all’ospedale dove spirò subito. Seguirono una serie impressionante di omicidi che cementò la banda.

 

Ad angolo con via della Cisterna si trova la:

Fontana della Botte. In via della Cisterna ad angolo con via di San Francesco a Ripa. E’ una delle fontanelle rionali di Pietro Lombardi. Per la fontana del rione XIII Trastevere l’artista si è ispirato alle tante bettole e osterie da sempre presenti nella zona. L’acqua fuoriesce da un “caratello9” (botte per il vino), scende in un catino per il mosto, ai lati due misure per il vino da un litro da cui esce l’acqua che si raccoglie in due concoline quasi a filo di terra. E’ alimentata dall’acquedotto dell’Acqua Marcia10.

 

Torniamo in piazza Santa Maria in Trastevere, verso Nord si dirama via della Fonte d’Olio che fa riferimento alla leggenda di cui abbiamo parlato nella chiesa di Santa Maria in Trastevere. Finalmente imbocchiamo via della Paglia. Siamo nella parte più caratteristica del rione, inoltriamoci nella prima a destra:

 

VICOLO DEL PIEDE

 

Siamo in una delle zone più caratteristiche di Roma, tra Santa Maria in Trastevere e piazza Sant'Egidio.

Numerose le spiegazioni sull'origine del nome: o per un osteria che aveva nell'insegna l'immagine di un piede, o per un resto di una statua, cioè un piede, murato in una casa, o perché ai piedi della chiesa di Santa Maria in Trastevere, infine per la forma stessa del vicolo.

Al n. 14 vi è l'Oratorio dell'Arciconfraternita del SS. Sacramento, sorto nel 1564 per l'adorazione eucaristica e per accompagnare le persone in gravi condizioni di salute. La facciata ha due ordini, nell'inferiore due nicchie sormontate da un ramo di gigli mentre una palma è ai lati del portale; nel superiore la finestra ha paraste e volute con due angeli che sollevano una tenda. Si noti la scritta: "La venerabile Arciconfraternita del SS. Sacramento in Santa Maria in Trastevere nell'anno del Giubileo 1675". Oggi l’Oratorio è sconsacrato e utilizzato da un ristorante che affaccia anche su via della Paglia.

 

Viveva in questo vicolo un vecchio e docile signore, tutti gli volevano bene perché amava raccontare le favole ai bambini, inoltre passava il tempo lavorando la maglia. Secondo la leggenda questo signore dall'aspetto tanto rassicurante non era altro che il terribile brigante Gasperone. Arrestato, aveva trascorso nelle carceri pontificie ben cinquant'anni, riavuta la libertà, venne a vivere in questo luogo ormai dimenticato da tutti. La leggenda vuole che ancora oggi appare ai bambini che si fermano nel vicolo a giocare.

Morale: vatti a fidare dei vecchietti!

Per la storia, quella vera, Antonio Gasbarrone, nato a Sonnino nel 1793 è stato uno spietato brigante italiano vissuto proprio negli anni che portarono all'unità nazionale. Rimasto orfano a soli 10 anni del padre e a 15 anni della madre, uccise il fratello della ragazza che avevo chiesto in sposa, quindi si diede al brigantaggio. Inizialmente fece parte di una banda calabrese, poi creò una banda tutta sua con lo pseudonimo di Gasperone. Un prete di Sezze lo incontrò e lo convinse a consegnarsi allo Stato. Rimase in carcere fino al 1870 quando fu graziato dall'amnistia seguita a Porta Pia. Tentò di tornare al suo paese ma non si sentì accettato, finì i suoi giorni in un ospizio di Abbiategrasso (MI) il primo aprile 1880. Il suo teschio, il suo fucile e i suoi abiti sono conservati al Museo di antropologia criminale Cesare Lombroso di Torino.

 

Si prosegue per via della Paglia fino a giungere a:

 

LARGO FUMASONI BIONDI

 

Maria Domenica Fumasoni Biondi. Ricorda una benemerita dell’artigianato vissuta tra la fine del Settecento e i primi dell’Ottocento; si dedicò tra l’altro alla filatura dell’amianto. Era la moglie dell’archeologo Luigi Biondi, esaminando alcune sepolture di età romana rinvenute presso villa Rufinella a Frascati, notò una tela di amianto dissotterrata e decifrò il modo in cui era stata tessuta. In seguito espose le sue conclusioni all’Accademia dei Lincei. Si può considerare la piazza più piccola di Roma, anche se ha il nome di “largo”, altrimenti è piazza Rondanini nei pressi del Pantheon. Incastrata nel muro della chiesa di Santa Maria in Trastevere una lapide sepolcrale con tanto di iscrizione e decorazioni. E’ tutto ciò che rimane di un cimitero annesso alla chiesa, cosa abbastanza comune nei secoli passati, quando si seppelliva tra le case. La cos che più desta meraviglia è che tale lapide si trova tra i tavolini di due ristoranti, il tempo passa…

 

Si prende a destra:

 

PIAZZA DI SANT’EGIDIO

 

Piazza di forma triangolare, prende il nome dalla chiesa di Sant’Egidio, già delle Carmelitane Scalze, eretta nel 1630, con facciata a ordine unico di paraste corinzie. Nell’interno, a una sola navata, a sinistra dell’ingresso, monumento funebre a Veronica Rondanini Origo su disegno di Carlo Fontana; sull’altare maggiore “Madonna del Carmine e San Simone Stock” di Andrea Camassei (1630 c.) e bel ciborio seicentesco; nella cappella di sinistra Sant’Egidio del Pomarancio; nel coro “Vergine e Santi Teresa e Giuseppe” di Andrea Pozzo. Egidio condusse vita eremitica in Francia nel sec. VII.

A sinistra della chiesa vi è l’entrata della Comunità di Sant’Egidio. Nel 2018 la Comunità ha festeggiato cinquant’anni di vita con una messa a San Giovanni celebrata dal cardinale Parolin.

La Comunità riuscì a far raggiungere la pace in Mozambico il 4 ottobre 1992, una guerra civile aveva fatto un milione di morti (da Repubblica dell’11.2.18).

 

Sul fianco destro della chiesa si trova l’edicola sacra dell’ Assunta. Si tratta di un’immagine ad affresco risalente al Seicento, Maria è avvolta da un insieme di nuvole e circondata da angeli. Al di sopra un aggraziato baldacchino a punta, ai lati due pilastri con puttini. L’iscrizione non è più leggibile.

Adiacente alla chiesa è il convento delle Carmelitane di cui Paolo V ratificò l’erezione nel 1611; questo dal 1976 ospita il Museo del Folklore e dei Poeti romaneschi, riallestito nel 1989 con il nuovo nome di Museo di Roma in Trastevere. Si tratta di un museo dedicato alla documentazione della vita quotidiana e delle tradizioni romane. Attraverso scene, acquerelli, dipinti e incisioni si raccontano la città nei suoi costumi, nelle sue feste e nelle sue tradizioni. A rotazione sono esposti gli acquerelli di Franz (una postazione multimediale permette di vedere l’intera serie di 119 acquerelli), vi sono sei rappresentazioni veristiche d’ambiente, meglio conosciute come Scene romane, a grandezza naturale sono rappresentate le feste laiche e religiose, il saltarello, la farmacia, il carnevale; è stato ricostruito lo studio di Trilussa; è sempre esposto un presepe romano ottocentesco. Il piano terra è dedicato alle mostre temporanee, spesso fotografiche.

 

Il museo è fronteggiato dal palazzo Velli del Quattrocento (civico 9). Vi ebbe sede la famosa accademia di recitazione diretta da Pietro Scharoff.

 

Tra questa piazza e il Tevere è tutto un dedalo di vie o vicoli completamente irregolari, questa è una delle parti più caratteristiche del rione, sempre più invasa da ristoranti o pizzerie, uno dei luoghi della movida romana. In via della Pelliccia si trova il busto ad Anna Magnani all’altezza del civico 45, in una nicchia, è opera dello scultore Gianluca Bagliani. E’ stato inaugurato il 28 ottobre del 2019. Vuole essere un omaggio alla più Romana de Roma delle attrici dei nostri tempi. Caratteristica anche la piazza de’ Renzi con una famosa osteria.

Imbocchiamo verso Nord:

 

VIA DELLA SCALA

 

Via della Scala prende nome da una scala di una casa in cui vi era una immagine della Madonna autrice di diversi miracoli tanto da convincere fedeli e autorità a trasformare la casa nell’attuale chiesa di Santa Maria della Scala (nella piazza omonima)

 

CHIESA DI SANTA MARIA DELLA SCALA

 

Iniziata nel 1593 da Francesco Capriani, completata nel 1610 e restaurata nel 1851.

Facciata formata da un doppio ordine di paraste con la parte centrale in leggero aggetto. Sopra il portale, entro nicchia, statua della Madonna con Bambino del 1633.

Interno a unica navata con cappelle laterali. 1° cappella destra: Decollazione del Battista, capolavoro di Gherardo delle Notti11 (1619). 2° cappella: pala di Antiveduto Grammatica12. Nel presbiterio il complesso dell’altare maggiore di Carlo Rainaldi13 (1647) reca al centro il prezioso ciborio, modello in scala di un tempietto a pianta centrale, con colonne in alabastro di Sicilia e cupola in bronzo. Al centro Madonna con Bambino del Cavalier d’Arpino14 (1612). Nel transetto sinistro la cappella della Madonna della Scala reca sull’altare classicheggiante di Alessandro Algardi15 l’immagine legata alla fondazione della chiesa; sulla destra monumento funebre di Prospero Santacroce sempre dell’Algardi.

 

Il convento, costruito nel Seicento, è in parte attribuito a Matteo da Città di Castello (chiostro grande) e in parte a Ottaviano Mascherino. Qui si trova la spezieria che conserva gli arredi e i vasi del Seicento. E’ la più antica di Roma, non è più in attività.

 

Spezieria della Scala. Al civico 23. Nata nella seconda metà del Cinquecento16, è una delle più antiche spezierie d’Europa, prende il nome dalla chiesa che affaccia sulla piazza. Venne fondata dai frati carmelitani scalzi e aperta al pubblico alla fine del Seicento ha continuato a preparare prodotti galenici fino al 1954, quando i carmelitani abbandonarono la produzione dei loro preparati con le spezie prodotte nei giardini del convento. Lo studio dei frati arrivò a tale fama che venne aperta una scuola per laici e frati come è attestato da un dipinto nell’atrio della farmacia. Tale fu il suo prestigio che divenne la “farmacia dei Papi”. Tra i rimedi della spezieria vi è l’Acqua della Scala, una lavanda antinevralgica usata per le malattie delle prime vie respiratorie, i dolori reumatici e le allergie. Fu creata da un tale fra Basilio che la utilizzò per curare la peste, la fama che ne ebbe lo portò ad essere consultato da re, cardinali e papi. L’Acqua di Melissa è usata come calmante. L’Acqua della Samaritana era un arcaico disinfettante.

Gli attuali ambienti della farmacia risalgono al 1700. Nella sala delle vendite vi sono gli scaffali di legno con gli attrezzi originari: vasi, rocchetti, torrette di distillazione. Il soffitto è ricoperto di tendaggi dipinti e dorati. Su uno scaffale il ritratto di Santa Teresa d’Avila. Nella sala dietro il bancone di vendita si custodivano le sostanze per la preparazione dei medicinali in scatole di legno di sandalo, non attaccate dai tarli. Sulle ante degli armadi ritratti di medici dell’antichità: Ippocrate, Galeno e Avicenna. Vi è poi il laboratorio e una stanzetta con un attrezzo per trasformare i prodotti dei frati in pillole17.

 

 

Di fronte alla chiesa ha inizio:

 

VICOLO DEL BOLOGNA

 

Ha uno strano percorso, del tutto irregolare per una strada di Roma. Va da vicolo del Cinque a via Benedetta e a piazza della Scala. Il toponimo deriva dal falegname o chiavaro Alessandro detto "il Bologna" perché proveniente da quella città. Al n. 40 edicola sacra di Madonna Addolorata, avrebbe mosso gli occhi nel Settecento. Al n. 37 mascherone con due putti ai lati su un edificio cinquecentesco con portone bugnato e altra edicola della Madonna.

Al n. 36 sono murate due tabelle di colombari del I secolo con i nomi dei defunti: Emilio e Valeria Peloride. Si nota anche in vicinanza un frammento di colonna tortile con capitello e un mascherone. Al n. 53 un edificio a torre con fregio e stemma. Al n. 7 altra edicola mariana del Settecento con cherubini, baldacchino e cupolino. Presso il n. 2 una lapide con il famoso bando che vieta di gettare mondezza.

 

Tornati a via della Scala la percorriamo tutta, fino in fondo. Giungiamo così ad un quadrivio che ha a sinistra via Garibaldi, di fronte via di Porta Settimiana, a destra via di Santa Dorotea. Ecco di fronte a noi:

 

PORTA SETTIMIANA

 

Era una delle tre porte delle mura Aureliane al di là del Tevere, il cui nome in qualche modo deriva dall’imperatore Settimio Severo. Sulla porta era un’iscrizione commemorativa di questo imperatore che fu sostituita da un’altra in onore di papa Alessandro VI che ricostruì tale porta nel 1498, conservò comunque il nome antico.

Sulla sinistra si trova l’edicola sacra dell’ Orazione nell’orto. L’affresco è collocato sulle mura a sinistra della porta e vicino ad un modesto bar di periferia. E’ sormontato da un baldacchino ligneo, si tratta di un tema speciale per le edicole romane in genere dedicate alla Madonna con Bambino. Gesù è sulla sinistra, sulla destra appare un angelo che lo distrae dalla preghiera. L’autore dell’opera è certamente un pittore manierista della seconda metà del Cinquecento. L’ultimo restauro risale al 1995/96.

 

Sulla sinistra c’è un caratteristico bar di tono popolare, mentre sulla destra ecco la:

 

CASA DELLA FORNARINA

 

la donna amata da Raffaello che non sopravvisse alla prematura morte dell’artista.

Secondo alcuni si tratta della cortigiana Beatrice Ferrarese, abitava vicino all’Osteria dell’Orso. Per altri è la soave Margherita Luti che rimase fedele tutta la vita a Raffaello ritirandosi, dopo la morte dell’artista, nel convento di Sant’Apollonia in Trastevere. La tradizione indica qui la sua abitazione e il forno del padre, ma si contendono questo primato anche una casa in via del Cedro (Trastevere, piazza sant’Egidio) e un’altra in via del Governo Vecchio 48 dove una iscrizione nell’androne la ricorda. Raffaello la ritrasse nella celebre tela conservata nel museo Nazionale d’Arte Antica di palazzo Barberini, ma anche nella “Donna velata” conservata a palazzo Pitti a Firenze e scrisse per lei:

 

Amore, tu mi incendiasti co due lumi,

i tuoi begli occhi dove io mi struggo e prendo focho,

(pelle) di bianca neve, (gote) di rosa vivace,

un bel parlare di donneschi costumi.

Tal che tanto ardo, che né mar , né fiumi,

spegner potrian quel focho

ma non mi spiace,

perché il mio ardore tanto di ben mi fa,

che ardendo ogni ora sempre più mi brucia.

Quanto fu dolce il giogo e la catena,

delle tue candide braccia strette al mio collo,

che sciogliendosi sento mortal pena.

D’altre cose io non dico,

perché la decenza mi guida,

perciò taccio,

altri pensieri a te rivolti.18

 

Prendiamo a destra:

 

VIA DI SANTA DOROTEA

 

Prende il nome dalla chiesa omonima. Ai tempi di Benedetto XIV fu sede della manifattura di tabacchi dell’imprenditore Michilli che usava la forza motrice dell’acqua del Tevere. Nel 1891 i fratelli Ciferri inaugurarono la Trattoria Caffè chantant Orti di Muzio Scevola con spettacoli di varietà. La via ricorda anche l’apertura della prima scuola pubblica gratuita di San Giuseppe Calasanzio nel 1597.

Chiesa di Santa Dorotea. Sorta sulla chiesa di San Silvestro a porta Settiminana, detta della Malva. Da questa chiesa partì il primo movimento di controriforma con la compagnia del Divino Amore, tra i componenti San Gaetano da Thiene, Paolo Carafa (Paolo IV), Sadoleto, Matteo Giberti e altri. Custodisce il corpo di Santa Dorotea, alla sua porta veniva affisso l’elenco dei non adempienti al precetto pasquale. Nel 1738 la chiesa venne riedificata su progetto di Giovan Battista Nolli, famoso per la pianta di Roma da lui redatta. Nei locali della sacrestia, nel 1597 nacque la prima scuola e gratuita aperta a tutti della città, era il 1597, l’iniziativa si deve a un sacerdote spagnolo di 40 anni, San Giuseppe Calasanzio. E’ una parrocchia.

Nella notte fra il 13 e il 14 marzo 1959, mentre era in corso il Consiglio Nazionale della DC, si un gruppo di dirigenti democristiani si riuniscono nel convento di Santa Dorotea per dare vita alla corrente dorotea dal nome del luogo di riunione, ne fanno parte Moro, Gui, Piccoli, Taviani, Colombo, Rumor e Segni19. Sarà il centro di tutte le alleanze all’interno della DC.

 

 

 

VIA BENEDETTA

 

Prende nome dalla famiglia Benedetti che vi aveva proprietà come da un documento del 1586.

 

PIAZZA SAN GIOVANNI DELLA MALVA

 

Prende il nome dalla chiesa omonima. Non si sa se il nome deriva dalla pianta della malva che spontaneamente fioriva sui ruderi della chiesa in abbandono, o se esistesse una famiglia con questo nome in zona. La piazza è stata parzialmente pedonalizzata recentemente (maggio 2019) con parcheggio bici e panchine in marmo.

Chiesa di Santa Giovanni della Malva. Ricostruita nel 1851 sull’antica chiesa ormai demolita. Fu progettata da Giacomo Moraldi. E’ a croce greca con cupola emisferica, preceduta da un atrio separato dalla chiesa da due colonne corinzie che sostengono la cantoria. All’altare maggiore: “Madonna tra i santi Giovanni Battista e Evangelista” di ignoto del Settecento. Nella chiesa si riuniva la compagnia dei Beccamorti.

 

La breve, ma sempre animata, via di ponte Sisto conduce in breve a:

 

PIAZZA TRILUSSA

 

La piazza è stata creata a fine Ottocento con l’erezione dei muraglioni del Tevere. E’ parzialmente pedonalizzata, la sera è luogo di raduno dei giovani della movida. Sulla sinistra si trova il monumento a Trilussa20, grande poeta romanesco del Novecento, il busto bronzeo è di Lorenzo Ferri (1954) che lo ritrae “nell’atteggiamento caratteristico di quando recitava accompagnando con un lento movimento delle mani … l’armoniosa cadenza dei versi” (Ceccarius). Al di sotto una celebre poesia riferita agli anni della dittatura fascista: “Mentre me leggo er solito giornale spaparacchiato all’ombra d’un pajaro, vedo un porco e je dico: “Addio majale!” Vedo un ciuccio e je dico: “Addio somaro!” Forse ste bestie nun me capiranno, ma provo armeno la soddisfazzione de potè di le cose come stanno senza paura de finì in priggione” Di fronte il ponte costruito da Sisto IV su disegno di Baccio Pontelli (1474), la sua costruzione fu un fatto memorabile perché da oltre 1000 anni non veniva gettato un ponte sul fiume. E’ caratteristico per l’occhio in corrispondenza del pilone mediano. In occasione dell’anno santo fu restaurato con polemica per le spallette metalliche.

 

FONTANONE DI PONTE SISTO

 

O FONTANA DELL’ACQUA PAOLA

 

La fontana di ponte Sisto. Si tratta della mostra terminale dell'acquedotto dell'Acqua Paola voluta da Paolo V21, un'altra mostra è sul Gianicolo, dai romani è chiamata "Fontanone del Gianicolo". Edificata da Giovanni Vasanzio22 nel 1613 per rifornire d'Acqua l'Ospizio dei Cento Frati sullo sbocco sinistro del ponte e quindi sulla sponda sinistra del Tevere, nel 1898 fu trasferita dall'altro lato del fiume in questa piazza, a causa delle demolizioni per la costruzione degli argini del Tevere. Nell’operazione di demolizione e di ricostruzione molte parti della fontana si ruppero o vennero disperse in vari magazzini comunali, sicché per la ricostruzione si poté usare solo una metà del materiale originario.

Si tratta di un nicchione delimitato da due colonne in marmo appoggiate su una parete bugnata in cima alla quale si trova l'iscrizione commemorativa con lo stemma pontificio di Paolo V. Nella nicchia l'acqua si versa in un piccolo catino dal quale tracima nella vasca sottostante che riceve acqua da due draghi alati alla base delle colonne e da due teste di leone (aquila e drago erano nello stemma di Paolo V).

La popolazione del rione lamenta gli schiamazzi notturni e il conseguente degrado della movida soprattutto il venerdì e il sabato. E’ stata restaurata tra il 2013 e il 2014. Il 28 giugno 2014 la fontana è stata reinaugurata, tutte le spese sostenute per i lavori sono stati pagati dalla pubblicità affissa ai ponteggi del restauro.

 

 

PONTE SISTO

 

Ponte a quattro arcate e con un grande occhio in corrispondenza del pilone mediano. Quando l’acqua del fiume arrivava all’occhialone era allarme grave per rischio di inondazione. Fu costruito da Sisto IV23, si trattò di un evento memorabile perché fu il primo ponte costruito sul Tevere dopo molti secoli, dopo il periodo imperiale (1000 anni circa). Bisognerà aspettare l’unità d’Italia per vedere gettare altri ponti sul fiume.

In questo sito vi era un ponte romano, costruito sotto Marco Aurelio e rovinato nel 792. Il ponte attuale si deve a Baccio Pontelli24 (1474). Intorno al 1879 fu allargato con la costruzione di spallette, per i marciapiedi, in ghisa. In occasione dell’Anno Santo del 2000 anche questo ponte, come altri, fu restaurato. Si aprì il dibattito se conservare i marciapiedi che oramai si erano storicizzati. Prevalse l’idea di riportare il ponte alla sistemazione originaria25.

Sul lato del rione Regola si trova l’inizio di via Giulia e via dei Pettinari.

 

Una leggenda legata a ponte Sisto. Roma vanta anche il primato del numero di fantasmi vip. Su questo ponte la leggenda ci parla della Pimpaccia, cioè donna Olimpia Maidalchini, cognata di papa Innocenzo X, si dice che appare nelle notti di luna piena a ponte Sisto, viene dalla sua villa, la Pamphili, ed è diretta a piazza Navona dove è il suo palazzo. Era odiata dai romani perché faceva e disfaceva tutte le questioni di interesse che spettavano al Papa.

 

Da piazza Trilussa parte vicolo del Cinque che risale a via della Scala.

 

VICOLO DEL CINQUE

 

Si fanno due ipotesi sul nome della strada: vi sono cinque vicoli che si dipartono da questo, l’altra – più concreta e documentata – per la presenza del palazzo del famiglia Cinque al civico 66 che conserva ancora le linee cinquecentesche. Il portone ad angolo con via del Moro ha un balcone su mensole. Tale famiglia è documentata nel vicolo dal 1416.

Al n.30 c’è un edificio del Cinquecento già appartenente alla nobile famiglia dei Theoli con portone bugnato e bel balconcino su mensole al secondo piano. Ai numeri 24 – 24a - 24b si trova una casa barocca a due piani. Al n. 58a si può leggere il bando che vieta di fare “monnezzaro”. Al n. 2 vi è una edicola sacra del Settecento con l’effige della Madonna della Pietà a forma di tempietto su mensola sorretta da un cherubino. La illumina una caratteristica lampada su braccio girevole. Al civico 58 si trova Glass Hostaria con cucina classica e di ricerca. “Ambiente dal design contemporaneo e dall’atmosfera cosmopolita che si distingue dal resto dei ristoranti di Trastevere. Si viene accolti da un servizio che predilige l’informalità mantenendo alta l’attenzione verso gli ospiti. Cristina Bowerman è una delle più eclettiche chef del panorama italiano che, attraverso la meticolosa tecnica, la continua ricerca e una visione internazionale ha creato una cucina inconfondibile. I suoi piatti si sviluppano su abbinamenti sudaci che sfociano in esperienze gustative dai sapori nitidi”. Da Guida Rapida d’Italia del Tci, 2021.

Su questo vicolo grava un denso mistero. Nel 1920 un carabiniere entrò in una casa e non ne uscì più, di lui non si seppe più nulla. Per la serie: sarebbe servita anche allora la trasmissione “Chi l’ha visto?”.

In questa strada è nato Lando Fiorini, nome d’arte di Leopoldo Fiorini (Roma 1938 – Roma 2017), cantante attore e cabarettista (la info del luogo di nascita in questa strada da: Romasegreta.it). In vicolo del Cinque era la sez. PCI Trastevere.

 

Torniamo sui nostri passi a porta Settimiana.

 

Passiamo sotto porta Settimiana, percorriamo per breve tratto via della Lungara, subito a sinistra si stacca via Corsini, addossata al prospetto laterale di palazzo Torlonia ecco l’edicola della:

 

Madonna con bambino e i santi Gaetano e Antonio. Un certo Dionigi Alberti di Padova fece costruire l’edicola nel 1635 per atto di fede. In anni successivi e non precisati, al di sotto, è stato collocato un sarcofago romano strigilato adattato a fontana. Un bel connubio di fontana ed edicola sacra presente anche alla rampa di San Sebastianello presso piazza di Spagna.

 

Più avanti si trova:

 

LARGO CRISTINA DI SVEZIA

 

Orto Botanico di Roma. Occupa i giardini di palazzo Corsini, dal 1983 costituisce la struttura museale del dipartimento di Biologia vegetale dell’Università di Roma “la Sapienza”. L’istituzione di un orto botanico si fa risalire al 1278 a Niccolò III, ma questo cambiò varie destinazioni: dall’interno delle mura leonine, al Gianicolo (1660), al giardino di palazzo Salviati (al termine di via della Lungara 1820), al convento di San Lorenzo in Panisperna (1876), finalmente qui (1883).

Con circa 3.500 specie, occupa una superficie di 12.000 mq. La zona pianeggiante rispecchia, almeno in parte il giardino di palazzo Corsini. E’ stato ricostruito un ambiente desertico, presso l’arancera si trova un lago artificiale con le serie acquatiche e ripariali. La serra Corsini ha una collezione di piante grasse; la serra storica (1877) ha piante tropicali.

Le serre liberty dell'Orto Botanico

La sistemazione definitiva dell'Orto nell’attuale sede del giardino di Palazzo Corsini (che fu residenza di Cristina di Svezia) risale al 1883, quando la proprietà passò allo Stato, con l’impegno di realizzare la sede dell’Accademia dei Lincei nel palazzo e quella dell’Orto Botanico nel giardino.

1) Serra Monumentale

È stata costruita dalla ditta Mathian di Lione nel 1877, in ferro e ghisa, all'epoca tecnologicamente all'avanguardia, quando l'Orto era sito in via Milano. La serra fu quindi smantellata e collocata nella nuova sede. Ospita una collezione di euforbie e due rampicanti. Addossati lateralmente alla Serra, si trovano due serre a spiovente unico. Secondo la guida che ci ha accompagnato nella visita si tratta di uno dei primi esempi di stile liberty all'interno di un Orto botanico.

2) Serra Corsini

Realizzata nel XIX secolo, rappresenta la prima serra calda edificata nel giardino. Ospita una collezione di succulente e di caudiciformi (piante grasse). Sono inoltre presenti due vasche marmoree di bardiglio che i documenti indicano essere stati presenti nella sala da bagno della Regina Cristina di Svezia nel periodo in cui alloggiava (dal 1659 al 1689) presso la Villa Riario, ora Palazzo Corsini.

3) Serra francese

Fu costruita in Francia intorno al 1883-84. È costituita di due parti: una antecedente, caratterizzata da centine in ferro curvato, decori in ferro battuto e vetri sovrapposti parzialmente; la seconda, più recente, è caratterizzata da una copertura a falda inclinata, in profilato di ferro e lastre di vetro. Da Memorie di Roma.

 

Galleria Giacomo Guidi. Al civico 17. Inaugurata nel 2014 possiede un’area di 1.000 mq espositivi che all’origine hanno ospitato una tipografia e poi, per una decina di anni, lo studio dell’artista Sandro Chia. E’ uno spazio bianco suddiviso in tre ambienti autonomi e altri spazi aperti alla contaminazione dei linguaggi26.

 

Torniamo sui nostri passi, dalla porta Settimiano inizia

 

VIA DELLA LUNGARA

 

Lungo asse rinascimentale voluto da Giulio II tra il 1508 e il 1512, costituiva con via Giulia, aperta dallo stesso pontefice sulla sponda gemella del Tevere un sistema viario unitario, parallelo, progettato dal Bramante. La strada è fiancheggiata da ville, palazzi e chiese eretti tra il Cinquecento e il Settecento. Subito a sinistra la Biblioteca dell’Istituto Nazionale per la Grafica. Sezione Gabinetto Disegni e Stampe. Subito a destra la John Cabot University.

Al civico 3 di via della Lungara abitava Bernardo Bertolucci (Parma 1941 – Roma 2018), regista, sceneggiatore, produttore cinematografico; ogni mattina andava al bar Settimiana e poi a piedi fino a Santa Maria in Trastevere. Ha diretto film come “Ultimo tango a Parigi”, “Novecento” e “L’ultimo imperatore” che gli valse l’Oscar per la regia e per la sceneggiatura. Gli è stato assegnato il Leone d’oro alla carriera (2007). Camera ardente in Campidoglio.

 

PALAZZO TORLONIA

 

Subito a sinistra dopo la porta. Si tratta di un palazzo cinquecentesco già sede del museo Torlonia, ancora proprietà della famiglia. Ma il palazzo è stato lottizzato e la raccolta di statuaria classica (oltre 600 pezzi) è finito nei sotterranei.

Nel 2020, in piena pandemia, si è fatta una scelta di 96 marmi su oltre 600 in collezione, che sono stati esposti a palazzo Caffarelli. Questa raccolta fu iniziata da Alessandro Torlonia, lo stesso banchiere che si fece costruire villa Torlonia sulla via Nomentana (poi residenza di Mussolini), in essa confluirono per acquisto collezioni già esistenti: quella di busti del banchiere Vincenzo Giustiniani (1564-1637), quella del cardinale Rodolfo Pio di Carpi (1500-1564), quella dello scultore Bartolomeo Cavaceppi (seconda metà del Settecento). Ma qui si trovano anche opere d’arte provenienti dalle tenute della famiglia Torlonia: la Caffarella, la villa dei Quintili sull’Appia Antica, la zona di Porto presso Fiumicino. Tutte queste opere erano collocate nelle settanta sale del palazzo Torlonia di via della Lungara (Trastevere), purtroppo negli anni Settanta vennero ammassate nei sotterranei del palazzo per farne un centinaio di appartamenti.

Tra i pezzi forti della collezione ci piace ricordare: la Fanciulla di Vulci, la Hestia Giustiniani, copia romana da originale ellenistico del V secolo a.C. la tazza in marmo greco con le Fatiche di Ercole, il rilievo votivo proveniente dall’Appia Antica e il bassorilievo con la veduta del porto di Ostia con indicazioni utili della marineria romana. Bisogna ricordare che prima di essere esposte tutte le opere sono state restaurate con il contributo di Bulgari.

 

 

Dopo palazzo Torlonia e via Corsini sulla destra ecco:

 

PALAZZO CORSINI

 

Il palazzo sorge sul luogo di un precedente palazzo della famiglia Riario risalente al XV secolo, in questo ha abitato Cristina di Svezia27 che vi diede inizio a quelle riunioni che divennero poi l'Accademia dell'Arcadia. Nel 1736 l'edificio e il giardino furono acquistati dal cardinale fiorentino Neri Maria Corsini, nipote di Clemente XII28, che affidò i lavori di completa ricostruzione del palazzo a Ferdinando Fuga29 il quale stava contemporaneamente lavorando al Quirinale e al palazzo della Consulta. La facciata venne raddoppiata e aggiunte le dieci lesene giganti, più vicine le une alle altre nell'asse centrale. Più movimentata è la facciata posteriore, rivolta verso i vastissimi giardini, con tre corpi di fabbrica aggettanti, di cui quello centrale, occupato dal monumentale scalone tra i più belli di Roma. Le grandi finestre dello scalone fungono anche da belvedere panoramico sui giardini. Durante il periodo napoleonica il palazzo ospitò Giuseppe Bonaparte, fratello dell'imperatore, poi il gen. Duphot fidanzato di Paolina, questi fu ucciso in una rivolta tra il palazzo e porta Settimiana. Tale avvenimento causò l'occupazione militare di Roma da parte dell'esercito francese, l'arresto di Pio VI e la proclamazione della repubblica Romana.

Proprietà dello Stato dal 1883, che l'acquistò direttamente dalla famiglia Corsini, con la collezione di opere d'arte in essa contenuta Oggi è sede dell’Accademia Nazionale dei Lincei e della Galleria Corsini oggi la galleria di palazzo Corsini è l'unica quadreria settecentesca che si è conservata intatta fino a noi. La Galleria Corsini fa parte della Galleria Nazionale d’Arte Antica. In tutto solo otto sale. Tra gli artisti più importanti presenti in galleria menzioniamo: Andrea del Sarto, Baciccia, Beato Angelico, Marco Benefial, Caravaggio (San Giovanni Battista), Orazio Gentileschi, Luca Giordano, Giovanni Lanfranco, Mattia Preti, Guido Reni.

Durante lavori di messa in sicurezza nel giardino del palazzo Corsini vengono riportati alla luce resti di un negozio, forno per la ceramica e molte anfore olearie, testimonianza della vita degli artigiani dal I secolo a.C. al III d.C. E’ il più antico laboratorio nel cuore della città (da Repubblica del 15-18.4.19).

 

Fronteggia palazzo Corsini la:

 

VILLA FARNESINA

 

bellissimo esempio di villa rinascimentale, eretta da Baldassarre Peruzzi30 (1506-10 con interventi protrattisi fino al 1520) per il banchiere Agostino Chigi e decorata da Raffaello, da Giulio Romano, dal Peruzzi, da Sebastiano del Piombo e dal Sodoma. Dopo vari passaggi di proprietà nel 1927 è stata acquistata dallo Stato italiano, oggi è sede di rappresentanza dell’Accademia dei Lincei.

Riassume nell’architettura come nell’apparato decorativo interno, i principi di equilibrio, armonia e proporzione propri del classicismo romano del primo Cinquecento.

Voluta dal banchiere senese Agostino Chigi affidò i lavori a Baldassarre Peruzzi, dopo la sua morte decadde e fu depauperata degli arredi e delle opere d’arte. Nel 1490 passò ai Farnese da cui prese il nome attuale. Nel 1714 fu proprietà dei Borboni di Napoli quindi dell’ambasciatore Bermudez che la fece pesantemente restaurare. Nel 1884 la costruzione degli argini del Tevere comportò la distruzione di parte dei giardini e della loggia sul fiume forse opera di Raffaello. Nel 1927 divenne proprietà dello Stato italiano che vi eseguì restauri a più riprese.

E’ uno dei primi esempi di villa a blocco centrale, con loggia a cinque arcate, serrata tra due avancorpi laterali. La superficie è scandita da due ordini sovrapposti di paraste doriche coronate da un alto fregio scolpito a putti e festoni. La chiusura a vetrate della loggia è stata necessaria per la protezione degli affreschi, ma modifica la percezione dei pieni e dei vuoti.

 

Dall’atrio si entra nella Loggia di Psiche: nella volta i celebri affreschi relativi alla leggenda di Psiche tratta dall’Asino d’Oro di Apuleio, eseguiti su cartoni di Raffaello da Giulio Romano, Giovanni Francesco Penni, Raffaellino del Colle e Giovanni da Udine (autore dei festoni), compiuti nel 1517; ripassati da Carlo Maratta nel 1693-94. Al centro del complesso sistema figurativo “Il concilio degli Dei” e “Il convito nuziale”, entro finti arazzi tesi tra festoni; nei peducci, vari episodi della leggenda; nelle vele delle lunette, geni con gli attribuiti delle varie divinità. A sinistra nella sala del Fregio, le belle raffigurazioni mitologiche furono affrescate al sommo delle pareti da Baldassarre Peruzzi. Dalla loggia si accede alla Sala di Galatea i cui archi aperti sul giardino furono chiusi nel 1650. I dipinti, in gran parte ritoccati nel 1863, sono stati restaurati nel 1969-73. Il soffitto di Peruzzi (1511 circa) si articola in spazi geometrici divisi dall’architettura dipinta che si raccorda alle pareti; i temi mitologici e astrologici compongono l’oroscopo di Agostino Chigi. Sulla parete grande il celebre affresco di Raffaello (1513-14) mostra Galatea su un cocchio tirato da delfini, con le creature marine del corteggio. A sinistra di questa Polifemo31 di Sebastiano del Piombo (1512-13) al quale si devono anche le lunette che rivelano il vivace cromatismo della cultura veneziana dell’artista e illustrano le “Metamorfosi” di Ovidio (1511-12): i miti di Teseo, di Filomele, di Agraulo e Erse, di Dedalo e Icaro; la Caduta di Fetonte; Giunone sul carro alato; Scilla; Orizia. Al Peruzzi va attribuita la testa monocroma tradizionalmente assegnata a Michelangelo; le grottesche delle paraste sono state riferite a Domenico Beccafumi; i paesaggi degli altri riquadri sono del 1650.

 

Piano superiore. Il salone delle Prospettive, affrescato dal Peruzzi e da aiuti (1518-19), completamente ridipinto nel 1863 e ripristinato dai restauri del 1976-83, è interessante per l’impianto prospettico delle finte logge che si affacciano su vedute di Roma. Sopra il camino, la fucina di Vulcano; al sommo delle pareti, scene mitologiche. In questa sala tenne banchetto nuziale Agostino Chigi nel 1519; alle nozze allude la decorazione della sala attigua, già camera da letto, affrescata dal Sodoma nel 1517 con le Nozze di Alessandro e Rossane, Alessandro e la famiglia di Dario, la Fucina di Vulcano e Alessandro e Bucefalo, ritoccati da Carlo Maratta, restaurati nel 1974-76.

 

Si supera via dei Riari, ancora avanti, sempre sulla sinistra ecco:

 

VIA DELLA PENITENZA

 

La via prende il nome dal monastero annesso alla chiesa di Santa Maria della Penitenza o santa Croce alle Scalette, detto comunemente “Le scalette” per le due rampe di scale che conducono alla porta principale, è più noto con il nome “Buon Pastore”.

Teatro “Stanze segrete”. Al civico 3 si trova il più piccolo teatro di Roma, si chiama “Stanze segrete” che porta avanti una programmazione strettamente legata a testi letterari e poetici. E’ stato fondato nel 1992 da Aurora Cafagna, oggi il direttore artistico è Ennio Coltorti. Si tratta di un’unica stanza di circa 40 posti, un salotto che permette un’esperienza particolare, superando la barriera tra attori e pubblico, quindi un piccolo spazio per grandi emozioni32.

Studio Lipoli e Lopez. Al civico 5. La galleria d’arte di Trastevere, anche lei vicinissima a via della Lungara e a Regina Coeli, espone opere di Claudio Asquini, Claudio Abate, H.H. Lim, Felice Levini, Marisa Paris, Olieviero Rainaldi, Giuseppe Salvatori33.

La galleria concede spazio a giovani artisti, a volte alle prime esperienze espositive, con una particolare attenzione all’uso dei nuovi media e del design. Per rendersi conto delle produzioni delle nuove generazioni di artisti34.

 

Proseguiamo su via della Lungara, ad angolo con la salita del Buon Pastore rimane la parte basamentale delle scuderie Chigi (1514-20) attribuite a Raffaello per l’uso binato di paraste dorico-tuscaniche su alti basamenti, le scuderie vennero demolite nel 1808. Di fronte si trova la chiesa di Santa Croce delle Scalette, ma da quando (1839) l’attiguo monastero fu affidato alle Suore del Buon Pastore di Eufrasia Pelletier, chiesa e convento si chiamarono del Buon Pastore. La chiesa è a navata unica, senza transetto, venne rimaneggiata nell’Ottocento. Il Crocifisso sull’altare maggiore e l’Annunciazione sull’altare di destra sono di Francesco Troppa; la Maddalena sulla sinistra di Ciccio da Napoli. Nell’attiguo monastero erano accolte le donne che volevano redimersi, questa casa di rieducazione fu sempre circondata da un senso di mistero, in genere si trattava di minorenni violentate dal padre a cui era stata tolta la patria potestà, o giovani orfane avviate alla prostituzione, altre venivano dal carcere delle Mantellate. Qui suore e ragazze erano impiegate in laboratori e servizio di pulitura della biancheria delle caserme. E’ rimasto in funzione fino al 1979. Proprietà di un’Opera Pia sciolta dopo l’entrata in vigore della legge che aboliva i cosiddetti “enti inutili”, è proprietà del Comune. Il convento in abbandono venne occupato dalle femministe nel 1983, le stesse che prima erano in palazzo del Governo Vecchio, ha preso il nome di Casa Internazionale delle Donne. Oltre 30 associazioni vivono in questa casa, 100 donne sono coinvolte quotidianamente al servizio di altre donne. Si svolgono servizi di ristoro, ospitalità, ludoteca, biblioteca, spazio eventi, sale congressi e orto biodinamico. Si svolge azione di contrasto al sessismo, si accolgono donne vittime di violenza, si offrono servizi per la salute delle donne, attenzione e sostegno alla produzione culturale delle donne e si costruiscono reti internazionali di donne.

Subito dopo la salita del Buon Pastore, sul lato destro ecco la succursale del Liceo Scientifico Statale Kennedy, già scuola Elementare Tavani Arquati35. Sul mura di questa una lapide ricorda “In questa via al civico 25 nacque il 1° gennaio 1926 Claudio Villa36 che ha espresso con il canto l’anima di romana” (la casa ovviamente non esiste più). Subito dopo, sempre sulla destra si trova la chiesa di San Giacomo in Settignano, fondata nel secolo IX con campanile romanico del sec. XIII visibile dal lungotevere, è l’unico monoforo a Roma di quel periodo. La chiesa venne completamente ristrutturata da Luigi Arigucci nel 1643 e restaurata nel 1901. Interno a navata unica, nel presbiterio, a destra, “macabro” monumento funebre di Ippolito Merenda di Gian Lorenzo Bernini.

 

Ancora avanti sulla destra ecco:

 

VIA SAN FRANCESCO DI SALES

 

La via ha uno strano percorso a L, inizia da via della Lungara, corre tra il carcere di Regina Coeli e la Casa Internazionale delle Donne, curva a 90° e prosegue parallelo al colle del Gianicolo fino a via delle Mantellate. Proprio nel punto della curva sorge la chiesa. Un vicolo si stacca da destra e torna sulla stessa strada, è il vicolo di San Francesco di Sales, protettore dei giornalisti. La via fu detta anche vicolo Lante alla Lungara perché costeggia la villa Lante al Gianicolo. Al n. 17 vi abitò Santa Maddalena Sofia Barat.

Vi hanno sede la Casa della Memoria e della Storia, la galleria d’arte Volume, la chiesa di San Francesco di Sales e quella del Sacro Cuore di Gesù (prima chiesa di Roma dedicata al Sacro Cuore, è del 1843, restauro nel 1963, è sede della Curia romana del Sacro Cuore).

La chiesa di San Francesco di Sales, situata alla fine di via di San Francesco di Sales, ad angolo con via delle Mantellate, fu voluta da papa Clemente IX (Giulio Rospigliosi, papa dal 1667 al 1669), dopo il 1870 fu sconsacrata e adibita, con l’annesso convento, ad uffici della colonia penale di Roma. Il 22 novembre 2005, alla presenza del Ministro della Giustizia Castelli e di mons. Giuseppe Betori, segretario generale della Cei fu nuovamente consacrata.

Fondazione Volume. Al civico 86/88. In una ex vetreria gli artisti sono ospitati per il tempo della realizzazione del loro progetto e dell’allestimento e il pubblico fruisce gratuitamente di tutte le iniziative, anche dell’accesso alla biblioteca e alla videoteca.

La chiesa di Santa Teresa del Bambin Gesù fu costruita su progetto di M. Brandi e consacrata in concomitanza con la canonizzazione di Teresa del Bambin Gesù (1925). Con l’annesso convento fu affidata alle cure delle Carmelitane Scalze per poi passare (1942) al ramo maschile che ne fecero la loro Cura generalizia. Alla fine della guerra tutto il complesso passò al Ministero della Difesa che ne è ancora oggi il proprietario (vi ha sede la Direzione Generale del Contenzioso Militare).

Cereria Di Giorgio. Al civico 85. Fondata nel 1908 iniziò la sua attività come fornitore di candele realizzate a mano per il Vaticano, a colaggio negli stampi ed erano essenzialmente ad uso liturgico. Entrando si è attirati dal profumo di aromi naturali, degli oli essenziali biologici e dalle oltre 5000 tipologie di decorazioni per la casa e il giardino.

 

Ancora avanti sulla destra iniziamo a percorrere il fianco del:

 

CARCERE DI REGINA COELI

 

Il più noto carcere di Roma, in via della Lungara 29 a Trastevere, fondato nel 1881 riconvertendo per l’uso un convento del 1654, recependo così il nome della struttura Maria Regina Coeli. L’edificazione si deve a Urbano VIII Barberini e al suo successore Innocenzo X Pamphili. Venne confiscato nel periodo napoleonico e nuovamente e definitivamente dal regno d’Italia. I lavori di adattamento delle strutture furono diretti da Carlo Morgini e si completarono nel 190037. Fu anche sede della prima scuola di polizia scientifica (vi rimase fino agli anni Venti) e del casellario giudiziario. A fine Ottocento venne acquisito un plesso attiguo che venne adibito a carcere femminile, detto popolarmente Carcere delle Mantellate, per il lungo mantello delle suore dell’ex convento di Santa Maria della Visitazione. Celebre lo stornello romanesco “Le Mantellate”.

In principio fu concepito con tre distinti fabbricati: uno su via della Lungara per la Direzione, gli alloggi, il corpo di guardia, cucina, magazzini e il parlatorio. Due fabbricati a crociera con una rotonda centrale coperta da una grande volta a padiglione, ospitanti le celle. Dopo l’ultima guerra, a Regina Coeli furono installati nuovi laboratori di radiologia e analisi, infermeria medica e chirurgica, alla tipografia e legatoria già esistenti si aggiunsero la falegnameria, la sartoria e la calzoleria.

Durante il fascismo furono detenuti Gaetano Salvemini, Alcide De Gasperi, Gramsci, Cesare Pavese e Luchino Visconti. I politici erano nel VI braccio. Sei anni vi rimase Ernesto Rossi. Dopo la caduta del fascismo e l’occupazione tedesca, il terzo braccio fu occupato dai tedeschi, si arrivò a 2.500 detenuti. Celebre l’evasione di Pertini e Saragat nei nove mesi di occupazione tedesca di Roma. Subito dopo la guerra Donato Carretta, direttore del carcere, venne riconosciuto e ucciso dalla folla inferocita.

Il 20 maggio del 1945 vi fu una rivolta dei detenuti che chiedevano l’amnistia, fu repressa dai Carabinieri. Nel 1973 vi fu una rivolta nel carcere, le guardie carcerarie lasciarono temporaneamente l’edificio. Negli anni Settanta i terroristi uccisero il dirigente sanitario di Regina Coeli, un’impiegata del centro studi del ministero, una vigilatrice di Rebibbia e il generale dei Carabinieri Galvaligi che si occupava delle misure di sicurezza negli istituti penitenziari.

Resta il ricordo della visita di papa Giovanni XXIII Roncalli, il 26 dicembre 1958, papa Paolo VI nel 1964, papa Giovanni Paolo II nel 2000 e nel marzo 2018 papa Francesco.

Ha una capienza massima di 750 persone, ma durante la visita della presidente della Camera Laura Boldrini nel 2013, vi erano 1.050 detenuti. Secondo Antigone nel maggio 2018 erano presenti 965 detenuti (492 stranieri), mentre la capienza massima è di 619 posti, non vi sono donne. La struttura è stata investita da recenti lavori di ristrutturazione. Vi sono otto sezioni, la quarta è destinata ai tossicodipendenti in trattamento metadonico, l’ottava per i soggetti di particolare cautela, la seconda per i detenuti in osservazione psichiatrica in attesa di trasferimento. Tutte le sezioni, tranne la settima e la seconda, sono in regime aperto per otto ore al giorno, nella quinta i detenuti sono tutti lavoranti. Le celle sono da 3/5 posti, dotate di camera da letto con tv, cucinotto e bagno. Sono dotate di riscaldamento e luce naturale. 131 su 195 sono dotate di doccia (dati dal sito del ministero di Giustizia).

 

Nella tradizione romanesca ha sempre ispirato una certa retorica. Una canzone cantata anche da Gabriella Ferri diceva “Chi non sale quel gradino non è romano”. “Le mantellate” è anche una canzone. Ancora ispirate a carcere romano sono le canzoni di Lando Fiorini “Il canto dei carcerati”, quella di Renato Zero “Via della Lungara” e quella di Franco Califano “Impronte digitali”. Nella storia del carcere anche quella di Donato Carretta, direttore al tempo dell’occupazione tedesca, linciato il 18 settembre 1944 in piena occupazione americana e appeso nudo a testa in giù alle inferriate del carcere.

 

Costeggia il fianco destro del carcere:

 

VIA DELLE MANTELLATE

 

Studio Stefania Miscetti. Al civico 14. In un ex spazio industriale, dal 1990 si è data la possibilità ad artisti italiani e stranieri di realizzare installazioni e performance. Hanno esposto: Marina Abramovic, Bizhan Bassiri, Doris Blom, Alberto di Fabio, Yoko Ono.

 

Si prosegue per via della Lungara avendo sulla destra il lungotevere ad un livello più alto della nostra strada. Poco dopo ecco sulla sinistra:

 

VIA DEGLI ORTI D’ALIBERT

 

La via degli Orti d’Alibert è così chiamata dalle proprietà del conte Giacomo di questa famiglia autore anche della costruzione del teatro Alibert a Tor di Nona. Alla fine del Seicento qui esistevano dei giardini, quindi orti nel senso di giardini, della famiglia Alibert che avevano il casino nella parte più alta e quindi sovrastavano i giardini stessi. Di questi giardini nulla resta, al suo posto vennero impiantate le serre di un commerciante di fiori, oggi un campo di calcio. Al centro della facciata si trova un ninfeo che una volta era fornito di acqua. Una grata tra le rocce del ninfeo introduce al condotto. A questa grata è associata una storia rivelata dal Messaggera in un articolo del febbraio 2017 a firma di Laura Larcan. L’associazione Sotterranei di Roma guidato da Lorenzo Grassi ha percorso un tratto di quel cunicolo alla ricerca di tracce dell’ultima guerra. I religiosi della chiesetta del Sacro Cuore avrebbero salvato degli ebrei nascondendoli in quel passaggio. Hai foto della villa e del condotto sotterraneo.

 

Filmstudio. In via degli Orti d’Alibert 1/a c’era – negli anni Sessanta e Settanta – il Filmstudio, il primo club privato di proiezioni cinematografiche per la proiezione di pellicole escluse dai circuiti commerciali (aperto nel 1967). Si trattava di due salette polverose con piccoli schermi. Sulla scia di questo aprirono il Rialto presso largo Magnanapoli, il Planetario, l’Ausonia in via Padova.

Grazie al Filmstudio divenne famoso, Nanni Moretti con “Io sono un autarchico” del 1976, in programmazione per intere settimane. Dopo anni di chiusura e abbandono, nell’estate del 1999 venne acquistato dalla Regione Lazio (presidente Piero Badaloni della coalizione Ulivo), restaurato da Paolo Portoghesi, e riaperto al pubblico come sala d’essai.

Nel giugno 2017 è morto Americo Sbardella, cofondatore nel 1967 con Annabella Miscuglio del Filmstudio, primo cineclub italiano. Diede spazio al cinema indipendente e alle avanguardie. Frequentato da Moravia, Verdone, Bellocchio, Monicelli e Bertolucci. Si entrava sottoscrivendo una tessera. Qui vide la luce il fenomeno Nanni Moretti che realizzò il suo primo film in pellicola super 8 “Io sono un autarchico” (da Repubblica del 22.6.17).

 

Galleria Lorcan O’Neill. Via degli Orti d’Alibert 14. La galleria si trovava in questa via. Fra gli artisti che esposero con frequenza in questa sede ci furono: Francesco Clemente (Napoli 1952, uno dei maggiori artisti della transavanguardia teorizzata da Achille Bonito Oliva, ha compiuto un viaggio in India, vivendo in povertà nei templi buddisti, ha attraversato a piedi l’Afghanistan, le sue opere sono nei maggiori musei del mondo, tra questi alla Gnam “Senza titolo” ritratto di un uomo con il dito insanguinato), Martin Creed, Tracey Emin, Anselm Kiefer (sue opere nei maggiori musei del mondo, tra questi al MAXXI), Masbedo, Luigi Ontani (di Grizzana Morandi 1943, considera il corpo un’opera d’arte, la sua può definirsi boky art, Ha esposto alla Biennale di Venezia, sue opere nei maggiori musei del mondo, tra questi Il Guggenheim di New York, al Pompidou di Parigi, al MAXXI “Le ore” la sua immagine fotografica con vari costumi che hanno riflessi della cultura dell’estremo oriente, alla GNAM “Meditazione d’apres de la Tour”), Emilio Prini, Pietro Ruffo.

La galleria si è trasferita in vicolo dei Catinari 3, presso via Arenula; con una preapertura in giugno 2013 con la mostra di Martin Creed38.

“E’ forse la più in di Roma, i suoi vernissage sono veri e propri eventi mondani, durante i quali si fanno conoscenze interessanti tra un aperitivo e l’altro nel grazioso cortile di fronte alla galleria. L’ambiente è variegato e giovane, con una tendenza al glam-fashion: artisti, critici, amanti d’arte o semplicemente amanti della mondanità”39.

 

Case popolari. La traversa sulla destra porta ad un complesso singolare di case popolari, costruite ad un solo livello con al centro un cortile, il complesso edilizio è preceduto da un arco sovrastato da occhialoni. In fondo alla traversa un portale chiuso che dovrebbe dare accesso ai giardini di palazzo Salviati.

 

Riprendiamo via della Lungara fino ad avere sulla sinistra il convento e la

 

CHIESA DI SAN GIUSEPPE ALLA LUNGARA

 

Con il palazzetto simmetrico (civici 46-49) costituisce un unico insieme architettonico. La chiesa eratta su progetto di Ludovico Rusconi Sassi (1730-34), fu restaurata nel 1858-61 da Antonio Cipolla; nel 1872 ne fu ricostruita la cupola crollata.

A pianta centrale, sembra una reinterpretazione del San Carlino alle Quattro Fontane per la cupola ellittica su pennacchi e la parte basamentale con superfici piane e convesse. All’altare maggiore “Sogno di San Giuseppe di Marino Rossi del 1774, di cui sono pure i laterali. L’atttiguo convento venne edificato nel 1760-64 da Giovanni Francesco Fiori.

 

Avanzando ancora si arriva a:

 

PALAZZO SALVIATI ALLA LUNGARA

 

In via della Lungara 82-83. Costruito nella prima metà del Cinquecento per Filippo Adimari, camerario segreto di Leone X40 su un terreno coltivato a vigna di proprietà dei Farnese, questo palazzo è una delle maggiori opere giovanile di Giulio Romano41. La lunga facciata si presenta simmetricamente divisa in cinque sezioni da bugnature verticali con al centro il grande portale di ingresso sormontato da balcone che poggia su mensole. All'interno, al primo piano Giulio Romano progettò una cappella di stile bramantesco.

Nel 1552 il palazzo fu venduto al cardinale Giovanni Salviati, ma presto passò di proprietà al fratello Bernardo priore dell'Ordine di Malta. Nel 1569 fu ristrutturato da Nanni di Baccio Bigio42 che completò l'alzato e ne ampliò il retro. Passò varie proprietà finché nel 1840 fu acquistato dallo Stato Pontificio per farne un archivio. Espropriato dallo Stato Italiano nel 1870, divenne sede del Tribunale Militare, nel 1883 divenne sede del Collegio Militare di Roma, poi Scuola Militare fino al 1943. Durante la seconda guerra mondiale, nei giorni dell'occupazione tedesca di Roma, vi furono rinchiusi per pochi giorni oltre 1.000 ebrei del ghetto prima di essere deportati (16-18 ottobre). Dal 1971 è sede dell'Istituto di Alti Studi Militari e dispone di un'importante biblioteca di discipline militari.

In un locale del portico del cortile d'onore esiste il sacrario (1938) che ricorda i 311 ex allievi caduti sui campi di battaglia, 40 sono decorati con medaglia d'oro.

 

La via termina in piazza Della Rovere, uno slargo informe che ha sulla destra il ponte Principe Amedeo di Savoia Aosta, di fronte il complesso Ospedaliero di Santo Spirito (Rione Borgo), a sinistra la Galleria Principe Amedeo di Savoia Aosta che sottopassa il Gianicolo, costruita negli anni 1938-42 per raccordare le nuove zone di espansione intorno alla via Aurelia con il centro.

La galleria PASA è stata progettata da Cesare Bazzani (autore della Gnam) a partire dal 1930 i lavori iniziarono nel 1938 e si conclusero dopo 24 mesi, inizialmente chiamata Gianicolense è lunga 250 metri e larga 16, venne progettata insieme al ponte omonimo, entrambi sono intitolati al Principe Amedeo Savoia Aosta detto eroe dell’Amba Alagi, vicerè d’Etiopia, morto prigioniero degli inglesi a Nairobi il 3 marzo 1942. Dal gennaio 2019 è stato rinnovato l’impianto di illuminazione con luci a led (da Repubblica del 2.1.19).

Ancora a sinistra si trova la via del Gianicolo che sale sul colle. Prima ancora si trova la Salita di Sant’Onofrio con la via omonima che porta di fronte alla chiesa di Sant’Onofrio.

 

ITINERARIO 2

 

DA SANTA MARIA IN TRASTEVERE

 

A PORTA PORTESE

 

Ci inoltriamo nella parte Est del rione, per poi ritornare in questa piazza da Sud. Imbocchiamo:

 

 

 

VIA DELLA LUNGARETTA

 

La strada non è altro che il primo tratto della via Aurelia. Detta nel Cinquecento via Transtiberina. All’inizio della strada, quasi sulla piazza si trova la farmacia storica Rellegati.

 

Subito si trova sulla sinistra:

 

PIAZZA SANT’APOLLONIA

 

La chiesa omonima è andata distrutta, ma ha lasciato il nome alla piazza. Nella piazza abitò, secondo la tradizione Raffaello. Nel convento annesso alla chiesa trovarono rifugio prima la Fornarina, poi Lorenza Feliciani, moglie di Cagliostro. Nella piazza, al civico 11, si trova il

teatro Belli uno dei più antichi teatri romani in quello che era il monastero di Sant’Apollonia, il teatro è sorto nella seconda metà dell’Ottocento. I palchi in legno andarono distrutti negli anni Trenta. Qui recitarono: Gustavo Modena, Ermete Novelli, Leopoldo Fregoli, Lina Cavalieri che proprio qui debuttò giovanissima per sostituire la madre ammalata di tisi ed Ettore Petrolini. Nel teatro Garibaldi tenne un discorso ricordato da una lapide nel foyer del teatro. Negli anni Dieci diventa cinema, negli anni Cinquanta e Sessanta un locale notturno, venne chiuso per un omicidio avvenuto nell’ingresso. A metà degli anni Sessanta torna teatro con il nome attuale, diventa un teatro sperimentale, da qui passarono artisti come Pasolini, attori e registi importanti. Nel 1969 Antonio Salines rileva il teatro che era in crisi, lo restaura e lo riapre al pubblico nel 1972. Da allora per oltre 40 anni Salines è stato direttore artistico, qui sono passati Falvio Bucci, Roberto Herlitzka, Bruno Cirino, Sergio Castellitto, Mario Scaccia, Dario Fo, Tinto Brass e altri.

Chiesa di Santa Margherita. Fondata da Niccolò IV nel 1288, ricostruita dal cardinale Girolamo Gastaldi su progetto di Carlo Fontana (1678-80) con orientamento ruotato di 90°. La facciata è sullo schema cinquecentesco a due ordini sovrapposti. Interno a unica navata, all’altare maggiore: “Santa Margherita in carcere” di Giacinto Brandi; nella cappella di sinistra “Immacolata fra i Santi Francesco e Chiara” del Baciccia.

Una leggenda. Nelle notti fredde d’inverno, si vede scivolare lungo le mura delle case, una donna di cui nessuno a mai visto il volto, secondo questa leggenda si tratta di Lorenza Feliciani, la moglie del Conte di Cagliostro43. La giovane era nata a Trastevere in una povera casa, appena quindicenne era andata in sposa all’avventuriero prendendo il nome di Serafina Cagliostro, fu amica di nobili e reali, regina di dimore principesche e perfino nominata Gran Maestra della Loggia parigina di Iside; ma anche mendicante e prostituta per volere del marito. Stanca di tante avversità fu proprio lei a denunciare alle autorità di Roma Giuseppe Balsamo il conte di Cagliostro, alchimista, massone, indovino, astrologo, eretico. Il suo fantasma ripercorre la strada che fece con animo tormentato per andare a denunciare il marito al Santo Uffizio. Cagliostro fu arrestato in piazza di Spagna, in quello stesso momento lei scomparve e nessuno ebbe più notizie della bella trasteverina.

 

Dalla piazza inizia in direzione Nord:

 

VIA DEL MORO

 

Già vicolo. Da piazza Santa Apollonia a piazza Trilussa. Il toponimo deriva dall'insegna di una osteria che si trovava in questo vicolo nel Cinquecento. Nel vicolo è ambientato il dramma “Er Fattaccio” di Americo Giuliani, del 1911. Si tratta di un fatto realmente accaduto, è la storia di un ragazzo che uccide il fratello, questi aveva preso una cattiva strada, stava dilapidando ogni bene della famiglia, costringendo la madre vedova a vendere ogni cosa. Questo racconto venne rappresentato in teatro e nelle feste popolari in dialetto romanesco, suscitando grande commozione e successo. Anche Cesare Pascarella ne "La serenata" nomina il vicolo del Moro.

Al n. 37 a/b si trova la pasticceria Valzani, dal 1925 aperta la pubblico, dal 2003 il Comune l’ha inserita nell’elenco delle botteghe storiche di Roma. Fra le specialità: pangiallo romano, panpepato romano, mostacciolo romano, diavoletti al peperoncino, praline, cioccolato fuso con panna, marasche e tanto altro.

Al n. 24 si trova in angolo con via della Pelliccia l'antico Caffè del Moro con un'insegna molto lunga e vistosa raffigurante due bersaglieri e un marinaio che porgono a tre abissine il Fernet Branca. Si tratta dei Bersaglieri del I Battaglione d'Africa sbarcati a Massaua nel 1885. Anche ristorante.

Al n. 48 si nota un edificio del Settecento con leoni, conchiglia e caratteristica scaletta esterna.

Al n. 58 una casa con graffiti cinquecenteschi e portale rinascimentale. Sembra che in questa strada abbia abitato il noto brigante Antonio Gasbarrone di Sonnino.

Oggi la via è tanto tranquilla la mattina, quanto piena di vita la sera poiché si anima per la movida notturna.

 

Da via del Moro, altezza Caffè del Moro ha inizio via della Pelliccia. Ebbe questo nome da proprietà di una famiglia Pelliccia che nel 1803 è registrata in possesso di una casa nel vicolo del Cipresso che taglia la via. Una colonna scalanata antica è stata posta come paracarro, al civico 39 c’è una casa del Trecento. Questa strada in breve conduce a vicolo de’ Renzi, famiglia trasteverina con proprietà nella zona. Qui si trova la trattoria “da Augusto”, una delle più tipiche del rione.

 

Torniamo a via della Lungaretta.

 

Sull’incrocio tra via della Lungaretta e vicolo Santa Rufina si trova il campanile a tre piani di bifore della chiesa delle Sante Rufina e Seconda. Il campanile è del secolo XII, la chiesa è stata restaurata nel sec. XVII e chiusa all’interno dell’omonimo convento dei secoli XVII-XVIII.

 

Ancora avanti sulla sinistra:

LAPIDE IN RICORDO DI

 

GIUDITTA TAVANI ARQUATI

 

La lapide fu posta il 25 ottobre 1877 in ricordo del sacrificio della patriota Giuditta Tavani Arquati, del marito Francesco e del figlio Antonio, uccisi dai gendarmi pontifici nel tentativo di insurrezione del 1867. Il busto di Giuditta venne collocato due anni dopo, ed è opera dello scultore Achille Della Bitta. In quel periodo storico, l’Italia è già nata, al suo completamento mancano solo Roma, Trento e Trieste. Garibaldi prepara una spedizione di volontari che vuole entrare in città per liberarla dal dominio pontificio, contemporaneamente si prepara una insurrezione nell’interno della città stessa. Nel mese di ottobre patrioti arrivano a Roma da ogni parte d’Italia, sono esuli della Repubblica Romana, vengono accolti e nascosti nel Lanificio Ajani, dove il marito di Giuditta, Francesco Arquati, lavorava come direttore; ma altri vengono accolti anche in casa di Giuditta nella vicina piazza Santa Rufina. Il 22 ottobre Giuseppe Monti e Gaetano Tognetti fanno saltare con due barili di polvere da spara la Caserma Serristori a Borgo (saranno arrestati e poi condannati a morte, gli ultimi ghigliottinati dello Stato Pontificio). Il 23 ottobre un piccolo gruppo di volontari, guidati dai fratelli Enrico e Giovanni Cairoli cercano di entrare a Roma discendendo il corso del Tevere, ma vengono bloccati a villa Glori, in 78 affrontano 300 militari pontifici, vengono sopraffatti. Enrico morì nei combattimenti, Giovanni morirà poco dopo per le ferite riportate. Composta di cinque fratelli, la famiglia Cairoli ne aveva già perso uno nella prima guerra d’indipendenza 1859 e un altro nella spedizione dei Mille, l’ultimo Benedetto, che aveva partecipato alla spedizione dei Mille, ferito a Palermo nel 1860, divenne presidente della Camera, ministro e capo del Governo. Il 25 ottobre, in seguito ad una denuncia di un delatore, trecento gendarmi circondano e attaccano il lanificio. I patrioti sono armati, Giuditta dà istruzioni militari, organizza la difesa. Per tre volte gli attacchi vengono respinti. Quando finiscono le munizioni lanciano tegole, mobili, stoviglie, sassi. Al quarto diventa un corpo a corpo, per permettere agli altri di fuggire sui tetti. Giuditta, il marito e il figlio dodicenne vengono sventrati con le baionette. Il 3 novembre Garibaldi e le sue camicie rosse sono fermati a Mentana solo grazie all’aiuto dei francesi il cui moderno armamento – i famosi fucili chassepots44 – aveva ragione dei garibaldini. Alla Camera francese, il ministro della guerra Rouher poté vantare che gli chassepots avevano fatto meraviglie ed assicurare, fra gli applausi generali, che jamais jamais l’Italia sarebbe arrivata a Roma.

L’associazione Giuditta Tavani Arquati, sorto nel 1887, venne sciolta dal fascismo, perché troppo indipendente, sarà ricostruita dopo la guerra e ancora commemora la strage del 25 ottobre. La targa è firmata: “I cittadini di Trastevere – La società operaia centrale romana”.

 

Quasi di fronte, sulla destra:

Romastore. Al civico 63. Una profumeria artistica che nasce nel 1995 dalla volontà di abbandonare la grande distribuzione e lasciare libero spazio alla creatività. Vengono proposte solo fragranze d’autore, profumi di nicchia e maison storiche. Alle pareti confezioni retrò.

 

Segue uno slargo sullo sinistra che è frutto degli sventramenti operati con la costruzione degli argini del Tevere. Segue sulla destra:

 

OSPEDALE SAN GALLICANO

 

Con entrata da via di San Gallicano. Al centro del lungo prospetto si trova la chiesa dei Santi Maria e Gallicano progettato da Filippo Raguzzini45 (1724-26) su richiesta di papa Benedetto XIII, con ai lati l’ospedale, modello per l’architettura ospedaliera del tempo. Lo sviluppo longitudinale, a semplici superfici scompartite da pilastri, specchiature e ballatoio continuo (per aprire e chiudere le finestre senza disturbare i pazienti), è movimentato al centro dal volume della chiesa che, con eleganti e misurati aggetti, è ripartito da paraste e lesene su un alto basamento. Il Raguzzini tenne anche il punto di vista frontale da vicolo di Mazzamurelli46, che isola l’edificio sacro dal resto del complesso.

L’ospedale, formato da due lunghe corsie, una per gli uomini e un’altra per le donne, venne ampliato da Benedetto XIV47 con una sala per i ragazzi (1754) e da Leone XII48 con un teatro anatomico (1826) a due emicicli con cupola a quattro vele, decorato di un fregio a stucco con la leggenda del serpente di Esculapio e dell’Isola Tiberina e ritratti di medici celebri di Ignazio Sarti.

La chiesa è a croce greca con pilastri che sostengono la calotta ribassata e separano le quattro absidi schiacciate, su due delle quali si aprono finestre ad arco che permettevano ai malati di assistere alle funzioni dalle corsie. La pala “San Gallicano raccomanda gli infermi alla Vergine” e due lunette laterali sono di Marco Benefial.

Il San Gallicano è stato il primo ospedale in Europa dedicato al trattamento delle malattie cutanee, veneree e contagiose (esistevano le sale celtiche dedicate alle donne affette da malattie sessualmente trasmesse; la loro funzione era di offrire discrezione e isolare le prostitute fino alla completa guarigione; da Colaiacono, 501 luoghi di Roma, pag. 129.. Dal 1860 divenne sede della prima cattedra di dermatologia dell’Università La Sapienza di Roma. Dal 2000 le sue attività sono state spostate a Mostacciano presso l’IFO Istituti Fisioterapici Ospitalieri, in via Elio Chianesi 53. Riunisce l’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena e l’Istituto Dermatologico San Gallicano.

Adesso è sede dell’Istituto Nazionale per la promozione della salute delle popolazioni migranti e per il contrasto delle malattie della Povertà (INMP), nato nel 2007, un ente pubblico punto di riferimento delle problematiche sanitarie dei migranti. Dal 2019 è anche centro collaboratore dell’OMS.

 

Riprendiamo via della Lungaretta, in breve si apre sulla destra il largo San Giovanni de Matha49,

In angolo si trova il ristorante Rugantino (via della Lungaretta 54), è il locale nel quale si tenne lo spogliarello di Aichè Nanà (1958), ballerina turca di origini armene nata a Beirut nel 1936, fotografata da Tazio Secchiaroli. Da questo episodio prese spunto Federico Fellini per il film “La dolce vita” del 1960.

Sulla sinistra di largo San Giovanni de Matha:

 

CHIESA DI SANT’AGATA

 

Antichissima, per tradizione fondata da Gregorio II sulla sua casa, quando al pontefice morì la madre. Se ciò fosse provato la chiesa risalirebbe al 716 circa. Di certo era esistente agli inizi del ssec. XII. Quella che vediamo oggi è sorta su progetto di Giacomo Onorato Recalcati, con facciata del 1710 caratterizzata dal leggero aggetto della parte centrale e dall’inserimento di elementi borrominiani. E’ stata restaurata nel 1820-21.

All’interno, lo spazio unitario rettangolare è scandito da un ordine corinzio e da archi con strombi pseudoprespettici ed è coperto da una volta a botte lunettata decorata da Girolamo Troppa, autore anche dell’affresco dell’abside. La pala nell’abside con il “Martirio di Sant’Agata” e la Crocifissione sono di Biagio Puccini. Presso l’altare maggiore, a sinistra, la popolare immagine della Madonna de’ Noantri (Madonna del Carmine), patrona del rione festeggiata nel mese di luglio in occasione della festa de’ Noantri. Il giorno principale della festa è il 16 luglio con la processione da questa chiesa per le strade del rione (San Francesco a Ripa – San Cosimato) fino a San Crisogono dove rimane otto giorni per tornare in questa chiesa. Le origini risalgono al 1535 quando la statua fu rinvenuta alla foce del Tevere da pescatori della Corsica. La Madonna, in legno di cedro, venne chiamata “Madonna fiumarola”, e donata ai carmelitani della chiesa di San Crisogono in una cappella che venne demolita per la costruzione di viale Trastevere. Allora venne ospitata in San Giovanni dei Genovesi dove rimase alcuni decenni, quindi nella sede attuale. La Madonna è protettrice dei trasteverini. Possiede numerosi vestiti del Settecento, lo stilista Guillermo Mariotto le ha fatto un vestito completamente rosso. Foto d’epoca della statua della Madonna in processione, senza data.

 

Siamo in vista di:

 

PIAZZA SIDNEY SONNINO

 

Ricorda l'uomo politico pisano che fu ministro delle Finanze e del Tesoro con Francesco Crispi, due volte presidente del consiglio nel 1906 e nel 1910, ministro degli Esteri durante la prima guerra mondiale (1914-1919). Ad angolo con piazza San Giovanni de Matha si trova la farmacia storica Sant’Agata. Di fronte alla chiesa si trova il cinema Roma, chiuso dal 2002, è stato posto in vendita nel 2020 (da Repubblica del 9.2.20). Hai foto d’epoca di piazza Sonnino, precedente al 1935, quando ancora non c’era il cinema Roma, si intravede la Casa degli Anguillara. Ecco subito a destra la:

 

CHIESA DI SAN CRISOGONO

 

E' una delle chiese più antiche di Roma, faceva parte dell'elenco dei titulus del 499. La prima chiesa venne costruita nel IV secolo sotto papa Silvestro I, venne ricostruita nel XII secolo, poi ancora nel 1626 su disegno di Giovanni Battista Soria50 per incarico del card. Scipione Borghese Caffarelli51 (il nome è sulla fronte, gli stemmi araldici sono ovunque: aquila e drago). Il campanile risale al XII secolo, in occasione del restauro seicentesco il campanile venne intonacato e sovrastato dalla cuspide che vediamo adesso. In seguito a ciò rischiò di crollare per cui vennero accecate alcune trifore. Questo è il campanile che si vede sovrapposto alla cupola di San Pietro dal famoso buco della serratura della villa dei Cavalieri di Malta (Aventino). Sotto l'attuale chiesa sono visibili i resti della prima (ritrovati nel 1907, vi si accede dalla sacrestia).

La facciata, sempre del Soria, culmina a timpano, preceduta da un ampio portico dorico con quattro colonne di granito. Sull'attico è una sfilata di vasi, aquile e draghi dei Borghese.

Notiamo il portale laterale che affaccia su piazza De Matha, è un tipico portale barocco, la particolarità sta nel fatto che è sovrapposto ad uno più antico, qui vediamo una delle caratteristiche di Roma, il sovrapporsi e il coesistere di stili diversi. “A lato dell’ingresso laterale si vede un simbolo bianco e nero, sbiadito e malridotto, è un’indicazione di un rifugio antiaereo dell’ultima guerra mondiale”, da Colaiacono, Roma in 501 luoghi, pag. 74. Passiamo ad osservare i tre portali che si trovano all'ingresso principale sotto il portico, ad esso se ne aggiunge un quarto, sulla sinistra, che dà accesso direttamente al convento. Sono tipici e bellissimi portali barocchi.

L'interno risale al Seicento anche se vi sono molti elementi anteriori. Le 22 colonne sono di spoglio hanno il capitello ionico. Notare il bellissimo pavimento e l'altare cosmatesco52 (1127). Da non perdere la cappella del Ss. Sacramento, a destra dell'abside, opera di Gian Lorenzo Bernini, bianca e tratteggiata in oro. Il soffitto ligneo a cassettoni è del periodo barocco, in esso una copia del celebre dipinto del Guercino53 "Gloria di San Crisogono", l'originale fu trafugato e venduto in Inghilterra nel 1808 dove si trova ancora oggi alla Stafford House. Due colonne in porfido, considerate le più grandi di Roma, sorreggono l'arco trionfale. Il ciborio dell'altare maggiore, sorretto da quattro colonne di alabastro, è opera di Giovanni Battista Soria, sotto l'altare maggiore si trovano le reliquie del santo54. Il mosaico absidale - chiuso in una cornice come fosse un quadro - appartiene alla scuola di Pietro Cavallini55. Nell'unica cappella laterale sinistra si trova il corpo imbalsamato della Beata Anna Maria Taigi, madre di famiglia, nata a Siena nel 1769, trasferitasi a Roma fu sposa e madre di sette figli. Perfetto modello di sposa e madre si consacrò alle opere di misericordia particolarmente tra i poveri e gli ammalati, morì nel 1837.

San Crisogono è la chiesa dei Corsi di Roma, è una parrocchia, vi sono sepolti diverse persone originarie dell'isola. Qui era conservata, fino al Settecento, la "Madonna de Noantri", oggi nella chiesa di Santa Agata.

 

Dalla sagrestia si scende ai resti della Basilica paleocristiana e altomedioevale, parallela – ma spostata verso sinistra – alla chiesa attuale. La scaletta conduce in prossimità della zona absidale del titulus eretto nel sec. V sui resti di un edificio di età imperiale, a navata unica, preceduto da un portico. Dell’ampia abside rimane il muro perimetrale con frammenti di decorazione a losanghe e clipei del sec. VIII; all’interno Gregorio III ricavò la confessione a ferro di cavallo (in un andito resti di figure di santi del sec. VIII). Le fondazioni della chiesa superiore e del convento hanno occupato la parte centrale della navata, lasciando liberi due spazi ai lati dell’abside: in quello di destra resti delle storie dei Santi Benedetto e Silvestro, inquadrate da colonne tortili e su doppio registro (il superiore tagliato dal pavimento della chiesa attuale) importanti affreschi del sec. XI (nel fondo orami illeggibili, sono alcune figure gigantesche del sec. IX o X); quello di sinistra, affrescato con riquadri e medaglioni clipeati di santi e martiri dei secoli VIII e X, è collegato al supposto battistero, con vasca circolare.

 

Da questa piazza inizia in direzione Sud Ovest viale Trastevere, già viale del Re. Sul lato opposto alla chiesa si trova il cinema Reale. Mentre verso Nord si trova la contigua

 

PIAZZA GIUSEPPE GIOACCHINO BELLI

 

La piazza è il prodotto degli sventramenti effettuati a fine Ottocento per la realizzazione degli argini del Tevere. Al centro si trova un giardino, al centro ecco il:

 

monumento a Giuseppe Gioacchino Belli, opera di Michele Tripisciano, del 1913, si tratta di un monumento-fontana. Giuseppe Gioacchino Belli (Roma 1791-1863), fu il più grande poeta dialettale romano che nei suoi 2279 sonetti ha tracciato un affresco della società romana, in essi mette spietatamente in luce la decadenza civile della città e del potere politico-religioso che la regge. Il monumento venne realizzato da pubblica sottoscrizione e con l'autorizzazione e il contributo del sindaco di Roma Nathan. Il poeta è raffigurato sul ponte dei Quattro Capi mentre, appoggiato alla spalletta, osserva i romani che a sera ritornano dai campi nelle loro case. Le ironiche battute del popolo, le facce, le espressioni, servivano da spunto al poeta per i suoi sonetti. Il bastone del poeta era originariamente in legno, siccome venne ripetutamente rubato, per averlo come souvenir, si decise di sostituirlo con uno in ferro dipinto di nero, in modo da somigliare al legno. Alla base si trova una personificazione del Tevere, sul retro la statua parlante di Pasquino attorniata da popolani, alle estremità due fontane gemelle con mascheroni che raffigurano la Poesia (quello verso il Tevere), la Satira l'altro.

 

Tra piazza Sidney Sonnino e piazza Belli si trovano le

 

Case degli Anguillara. E’ uno dei simboli di Trastevere. La struttura originaria di questo imponente edificio con torre risale al XIII secolo, dopo un violento terremoto (1542), rimase per la maggior parte diroccato e quindi in abbandono, tanto che i romani lo chiamarono “Palazzaccio”. Nel 1827 vi si insediò una fabbrica di smalti e vetri colorati. Soltanto tra il 1893 e il 1902, in relazione all’apertura del viale Trastevere, la struttura venne isolata e restaurata in maniera non fedele rispetto all’edificio originario. Dal 1921 (per la guida di Roma del Tci dal 1914) ospita la Casa di Dante, una società che ha per scopo la divulgazione delle opere del sommo poeta. Possiede una biblioteca con sala di lettura molto suggestiva. Hai due acquerelli di Franz, una sotto il titolo Fortezza degli… l’altra Case degli…

 

Ponte Garibaldi. Progettato da Angelo Vescovali56, realizzato tra il 1884-88, ha due campate metalliche originarie, poggiate su un pilone centrale e su due spalle rivestite in travertino, furono allargate e ricostruite in cemento armato da Giulio Krall (1955-57); sulla sponda sinistra era la spiaggia della Renella da cui Arenula, da cui il rione Regola. Alle estremità del ponte si trovano due colonne con i nomi delle battaglie più celebri dell’eroe dei Due Mondi. Alla base della colonna di sinistra una lapide non autorizzata ricorda Giorgiana Masi uccisa il 12 maggio 1977, negli anni di piombo.

Punto di imbarco. A destra dell’imboccatura del ponte una scala scende alla banchina del Tevere, qui si trova il punto di imbarco dei traghetti sul Tevere che arrivano fino a ponte Duca d’Aosta.

Lapide a Giorgiana Masi. Studentessa romana di 18 anni, per l’anagrafe Giorgina, uccisa il 12 maggio 1977 durante una manifestazione del partito Radicale (non autorizzata) a cui si erano uniti membri della sinistra extraparlamentare (Autonomia Operaia) che erano armati. Qualche minuto prima delle ore 20 la ragazza fu colpita all’addome da un proiettile calibro 22, subito soccorsa fu portata in ospedale dove fu costatato il decesso. Il ministro dell’interno Francesco Cossiga sostenne che a sparare fossero stati i dimostranti, mentre l’avvocato di parte civile sosteneva che fosse stato un poliziotto in borghese che sparò con una pistola non d’ordinanza. La pistola che non è mai stata trovata. L’autore dell’omicidio è rimasto ignoto. In quegli anni la stampa pubblicò una foto degli scontri nella quale si vedeva un agente della Polizia in borghese vicino ad un agente in divisa e a un funzionario con una pistola in mano (foto su it.wikipedia). Tutte le notizie da: it.wikipedia.org alla voce “omicidio di Giorgiana Masi”.

La lapide recita: “A Giorgiana Masi, 19 anni / uccisa il 12 maggio 1977 / dalla violenza del regime/ Se la rivoluzione d’ottobre / fosse stata di maggio / se tu vivessi ancora / se io non fossi impotente di fronte al tuo assassinio / se la mia penna fosse un’arma vincente / se la mia paura esplodesse nelle piazze / se i fiori che abbiamo regalato / alla tua coraggiosa vita nella nostra morte / almeno diventassero ghirlande / della lotta di noi tutte donne / se… non sarebbero le parole a cercare di affermare la vita / ma la vita stessa senza aggiungere altro”.

 

Riprendiamo via della Lungaretta.

Abbiamo sulla sinistra le Case degli Anguillara. Poco dopo sulla destra si apre:

 

PIAZZA DEL DRAGO

 

Il toponimo della piazza deriva dall’insegna di un’osteria che esisteva ancora nel 1852, non ha riferimento con la famiglia Drago che non ebbe mai casa a Trastevere.

 

VICOLO DEL BUCO

 

Per il Rufini il nome è dovuto alla strettezza del vicolo, per altri ad un'osteria molto angusta, detta "il Buco" e che poi si chiamò dell'"Antica Villetta", scomparsa nel 1860.

Questo vicolo costeggia la chiesa di Santa Maria della Luce. Nel vicolo del Buco vediamo il transetto e l'abside del secolo XIII dalla parte esterna. Sul muro vi è un arco chiuso e una piccola lapide con la scritta: "Questo muro è sacro alla Madonna della Luce, rispettatelo".

Più oltre vi è una porta con architrave e stipiti di marmo chiusa da mattoni. Sull'architrave si legge appena questa epigrafe: "...in Dominicus Maurus Cusentiunus huius eccl(esiae) rector / fecit anno 1668". Al n.7 vi è una casetta medioevale.

A giugno del 2018 sul muro della casa al civico 60 è stata posta una targa in ricordo di Lucio Dalla che in questa casa ha abitato dal 1980 al 1986. Qui scrisse “La sera dei miracoli”. A farsi promotore di questa istallazione è stato Antonello Venditti. Ora la casa è gestita da Sweet Inn società leader nel settore dell’ospitalità.

 

Tornati a piazza del Drago si procede per via Monte Fiore (il nome ricorda il monte formato dalle rovine dell’excubitorium sul quale erano giardini fioriti), quindi la prima a destra:

 

VIA DELLA VII COORTE

 

Al n. 9 della via si trova l’Excubitorium della VII Coorte. Erano la sede dei vigili del fuoco di Trastevere. Il termine deriva da ex cubare, dormire fuori, vegliare, fare la guardia. La scoperta del luogo avvenne intorno al 1865. Nel 1966 fu dato al monumento una sistemazione adeguata con copertura, nel 1986 venne restaurata la decorazione architettonica e pittorica. L’edificio, in origine privato, fu adattato a corpo di guardia verso la fine del II secolo. Il corpo dei vigili fu istituito da Augusto nel 6. Il monumento è segnalato da una iscrizione murata sulla sinistra del portale di ingresso sormontato da un fregio con gli utensili dei vigili e lo stemma di Pio IX. Il pavimento della coorte si trova a 8 metri sotto il livello stradale, l’edificio si compone di una grande aula con grande mosaico in bianco e nero riproducente mostri marini e due tritoni. Il mosaico è scomparso nel corso dell’ultima guerra. Al centro dell’aula si trova un bacino di fontana esagonale a lati concavi, in asse si apre un’esedra rettangolare, con ingresso ad arco inquadrato da due paraste corinzie e sormontate da un timpano, tutto in mattoni: gli affreschi si conservano in parte. Un graffito ci aiuta a comprenderne la funzione: si tratta del larario, cappella per il genio tutelare dei vigili. Tutto intorno si aprivano altri ambienti, alcuni di incerta destinazione, forse solo stanze dei vigili. Un ambiente con pavimento in cocciopesto e chiusino al centro era il bagno, un altro con un dolio interrato era un magazzino. Numerosi graffiti scoperti al momento del ritrovamento ci sono noti solo grazie alle trascrizioni perché il tempo li ha cancellati. In uno era scritto: “Sono stanco – datemi il cambio”. C’erano ringraziamenti agli dei o all’imperatore.

 

 

Torniamo a via della Lungaretta, andiamo ancora avanti, all’angolo con vicolo della Luce si trova una casa medioevale con archetti gotici su mensole e scala esterna. Si tratta di un esempio raro. Foto da acquerello di Franz di questa casa e del vicolo. Ancora avanti a destra:

 

VIA DELLA LUCE

 

Già via delle Rimesse e via dei Monticelli, la strada prese questo nome dalla chiesa omonima. Al civico 21 si trova il biscottificio Innocenti, qui il tempo sembra essersi fermato agli anni Cinquanta con il forno sempre al lavoro, i colori pastello, le vecchie bilance. Si possono assaggiare i “Brutti ma buoni”, i “Canestrelli” oppure le “Lingue di gatto”.

 

CHIESA DI SANTA MARIA DELLA LUCE

 

La chiesa venne edificata come San Salvatore in Corte perché sorta (IV secolo) presso l'excubitorium (acquartieramento) della VII coorte dei vigili, il corpo per la protezione dagli incendi voluto da Augusto per ognuna delle 14 regiones in cui era stata divisa Roma.

La chiesa venne ricostruita nel XII, di quei lavori ci resta il campanile. Nel 1728 papa Benedetto XIII Orsini insediò nella chiesa i Padri Minimi dell'Ordine di San Francesco di Paola. Nel 1730 una immagine della Madonna posta sul muro esterno di una casa vicina venne vista brillare di luce propria da un cieco che subito riacquistò la vista. Tale immagine fu trasferita nella chiesa che cambiò la denominazione. In tale occasione la chiesa venne risistemata da Gabriele Valvassori57 anche se la facciata è rimasta incompiuta.

Dal 2003 la chiesa - perfettamente restaurata - è sede della missione Latinoamericana, ed è a servizio dei migranti di quelle terre residenti a Roma. In essa i migranti vi trovano le immagini che sono oggetto di culto popolare nei diversi paesi. A destra quadro con Cristo in croce fra due donne che piangono, è il Signore dei Miracoli, copia di analogo quadro molto venerato e portato in processione a Lima in Perù. A sinistra dell'altare maggiore Nostra Signora Apparsa patrona del Brasile e ricordata il 12 ottobre. E' una Madonna di pelle nera e vestita di un abito lungo nero. Nella navata sinistra Nostra Signora di Los Angeles patrona del Costa Rica con sette spade conficcate nel cuore; segue sulla stessa navata Nostra Signora di Suyapa, patrona dell'Honduras. Nella navata destra mons. Romero58 e - di fronte - Nostra Signora di Jajan. Le celebrazioni avvengono in portoghese il giovedì, la domenica in spagnolo alle ore 12 e in portoghese alle ore 17,30.

I locali della chiesa sono proprietà del Ministero dell'Interno che l'ha data in gestione alla diocesi di Roma, oggi la chiesa è affidata ai padri Scalabriniani. Sull'altare maggiore l'immagine della Madonna della Luce.

 

Torniamo in via in via della Lungaretta fino a giungere in:

 

PIAZZA IN PISCINULA

 

La piazza ha questo nome da uno stabilimento per i bagni detto appunto piscinula o piccola piscina. A Roma ve ne erano tantissime, questa è l'unica piazza a conservare questo nome.

 

CASA DEI MATTEI

 

Al civico 9-10. Furono realizzate inglobando case precedenti di proprietà del casato. Si tratta di una famiglia presente a Roma fin dal Duecento, questo era il ramo più antico che alla fine del secolo aveva la carica di guardiano dei ponti e delle ripe. Furono sempre di parte pontificia fino a che nel 1484 Paolo appoggiò i Colonna contro gli Orsini59 legati a Sisto IV. Allora il Papa ordinò il saccheggio delle case dei Mattei, in quell'occasione vi furono cinque morti. Le tracce più antiche si rilevano nelle finestre centinate e a crociera, nelle bifore e nel portichetto con una colonna medioevale e una loggia. Nel 1555 furono lo scenario di una tragedia familiare nella quale morirono cinque membri della famiglia e incentivò la scomparsa di questo ramo della famiglia Mattei. Nella proprietà subentrarono i Della Molara che dettero il nome alla piazza sul lato Tevere non più esistente. Dal 1870 il piano terreno ospitò la "locanda della Sciacquetta" un termine poco onorevole in quanto a Roma indica una servetta o sgualdrinella finché nel 1890 subentrarono nuovi proprietari che fecero restaurare il complesso. Un altro restauro si ebbe negli anni Trenta (1926-27 Lorenzo Corrado Cesanelli), molto fantasioso, più rispondente alla nostra idea del Medioevo che alla realtà documentale. Nel 1960 il complesso venne suddiviso in varie unità immobiliari.

Rocche di colonne agli spigoli, monofore e bifore del Trecento, logge e finestre crociate del Quattrocento, sono comunque la caratteristica dell'edificio, uno dei più belli di Trastevere e di Roma.

Sul lato sinistro della piazza – guardando la chiesetta – si trova il palazzetto Nunez Leslie risalente alla metà del Cinquecento quando vi si apriva la locanda in Piscinula di Mario Moretti. Qui trascorse gli ultimi giorni della sua vita la poetessa e letterata, nonché cortigiana Tullia d’Aragona, figlia della cortigiana ferrarese Giulia Campana. Una epigrafe del 1954 la ricorda, a quell’anno risale l’edicola sacra con Madonna, Gesù Bambino e San Giovanni in angolo con via in Piscinula. E’ costituito da un grande disco raggiato in terracotta e sovrastato da un padiglione bronzeo.

 

CHIESA DI SAN BENEDETTO IN PISCINULA

 

Nella piazza si trova la chiesetta di San Benedetto in Piscinula con due primati: il più piccolo campanile di Roma e la più antica campana di Roma, datata 1069. Sembra che qui sorgesse la casa degli Anicii, la famiglia del santo di Norcia60. La chiesa sembra sia stata fondata da San Benedetto stesso nel 543. La facciata riprende lo schema neoclassico di San Pantaleo di Valadier, è opera di Pietro Camporese il Giovane61 (1844). Nel piccolo atrio a sinistra, porta cosmatesca che immette a un sacello a pianta quadrata detto "Cella di San Benedetto", con quattro antiche colonne agli angoli sostenenti la volta a crociera. Interno basilicale a tre navate sostenute da quattro colonne antiche per lato, pavimento cosmatesco; dietro l'altare maggiore San Benedetto in trono, tavola del sec. XIV. L’affresco con San Benedetto del sec. XIII che era nell’atrio si trova ora sulla parete destra della chiesa.

 

Farmacia Figuccio. A destra della chiesa si conserva la lapide della farmacia che non esiste più.

Il Pastarellaro. Nella piazza si trova, al civico 47, sul lato Sud, il ristorante Il Pastarellaro. Era luogo di ritrova della corrente Andreottiana. Da “Il Venerdì di Repubblica” del 13.4.18.

 

 

Si prosegue per la breve

VIA DELLA LUNGARINA

 

L’origine del nome è lo stesso di Lungara e Lungaretta. Prima della costruzione degli argini la via giungeva a ponte Rotto ed era caratterizzata dalla presenza di torri, qui era il palazzo Castellani che ha dato il nome alla piazza, oggi demolito.

Palazzo Nunes, sulla destra, ai numeri 63-65, in stile tardo barocco che ingloba strutture più antiche.

 

la strada termina in:

 

PIAZZA CASTELLANI

 

aperta sul lungotevere degli Alberteschi proprio di fronte a ponte Palatino, per i romani “ponte inglese” in quanto le macchine transitano sulla sinistra. Ricorda la famiglia trasteverina che aveva nei pressi un palazzo andato distrutto con la sistemazione della zona dopo la realizzazione degli argini e del lungotevere. Il palazzo doveva risalire al secolo XIV, le linee generai erano quelle dei palazzi comunali, ma finestre e porte erano del primo Rinascimento. Alla fine dell’Ottocento era destinato a osteria, come si vede in un celebre acquarello di Franz.

Ponte Palatino. Progettato da Angelo Vescovali, fu costruito tra il 1886 e il 1890 in sostituzione di ponte Emilio o ponte Rotto. Presenta cinque luci in muratura con pianale in metallo ed è lungo 155 metri (il ponte più lungo di Roma) largo 18 metri.

Palazzo del Ministero della Salute. Già palazzo dell’Opera Nazionale Maternità e Infanzia progettato da Cesare Valle62 nel 1939.

La Scarpetta. Ospedale pediatrico. Di competenza della Asl Rm1. Fondato nel 1892 come ambulatorio e successivamente ampliato. Fu il primo ospedale pediatrico di Roma.

 

Da piazza Castellani si prende verso Sud

 

VIA TITTA SCARPETTA

 

La via, già vicolo, è dedicata ad un eroe della difesa di Malta del 1559 contro i Turchi, a sacrificio della propria vita riuscì ad impedire la conquista dell’isola. Titta Scarpetta era un trasteverino che abitava in questo vicolo. Le case della via sono tutte adorne di frammenti marmorei incassati nel muro. All’angolo con il vicolo omonimo vi è una casa fatta costruire nel 1958 dal marchese Pierfrancesco Honorati vi è una tabella con quattro pesci e la scritta: “Laurenti – Landi / de pisciula et eorum / descentium 1571”.

 

La strada termina in:

 

VIA DEI SALUMI

 

Il nome ricorda i depositi di salumi che qui esistevano nel Settecento. La strada è dominata dal grande edificio dell’IPSEOA Vincenzo Gioberti che ha snaturato la zona. Si tratta di un Istituto Professionale per i Servizi per l’Enogastronimia ed Ospitalità Alberghiera con sede centrale in via della Paglia 50. Sul portone di ingresso si legge ancora Scuola Goffredo Mameli, tale titolo è riportato anche in via dei Genovesi 30 dove è specificato che era una scuola elementare.

Arco de’ Tolomei. In via dei Salumi, al termine dell’edificio scolastico, ma sull’altro lato si trova questo arco, indicato anche come arco del Lauro. Mette in comunicazione con la via omonima e quindi giunge in piazza in Piscinula. Risulta esistente nel 1358 quando tutto il complesso era proprietà dei Tolomei, antica famiglia senese stabilitasi a Roma. L’arco fu restaurato nel 1928 come indica la scritta posta sotto il cornicione. A lato si nota una muratura antica di una casa in laterizi, si tratta della torre dei Tolomei, risalente al sec. XIII ma scapitozzata, cioè tagliata.

Checco Durante. Nella strada, al civico 35, si trova una lapide che ricorda: “In questa casa / nacque il 19 novembre 1893 / Checco Durante / attore poeta cantore della romanità / morto a Roma il 5 gennaio 1976 / S.P.Q.R. 2004”.

 

Si piega prima a sinistra quindi la prima a destra è:

 

VICOLO DELL’ATLETA

 

Già vicolo delle Palme. Il nome deriva dal fatto che in questo luogo venne scoperta nel 1844 la statua dell'Atleta Apoxiomenos63, cioè detergentesi, copia dell'originale bronzeo di Lisippo del IV secolo a.C. già alle terme di Agrippa (Pantheon). Oggi si trova ai Vaticani. Ai n. 13-15 del vicolo, durante i lavori di fondazione di una casa adibita a fornace, si rinvennero un ambiente con pareti dipinte e nicchie, parti di statue bronzee e frammenti di un cavallo bronzeo. Tutte queste opere provenivano dal portico d'Ottavia, portate a Roma dalla Grecia da Quinto Metello Macedonico. Ora sono ai Capitolini.

In questo vicolo si trova una bella casa medioevale con loggia ad arcate su colonne cornice ad archi su mensolette in pietra, si ritiene sia la sede della Sinagoga fondata dal lessicografo Nathan Ben Jechiel (1035-1106). Il 28 agosto 1268 un grave incendio distrusse l'edificio, vari rotoli della Legge andarono distrutti con gli arredi sacri. Oggi vi si trova un ristorante che non poteva non chiamarsi "dell'Atleta", anche se da qualche anno ha mutato il nome in “Spirito Di Vino”.

Ai n. 2-4 vi è una casa rinascimentale, presso il n. 23 è murata una colonna scanalata romana, al n.20 è murato un frammento di sarcofago strigilato, ai n. 6-7 vi è un grande edificio ottocentesco, le finestre hanno timpani triangolari alternati a curvilinei, il cornicione poggia su mensole.

Il nome "delle Palme" gli fu dato perché tali alberi rappresentavano la Giudea. Il nome venne cambiato il primo agosto 1873 per evitare l'omonimia con un vicolo del rione Ponte.

E' un vicolo particolare, presenta salita, discesa, due curve e due variazioni di ampiezza.

 

 

Alla fine del vicolo si trova:

VIA DEI GENOVESI

I genovesi residenti a Roma qui vollero costruire un ospizio per i propri connazionali con annessa chiesa intitolata a San Giovanni. Al n. 23 vi era l’osteria delle Lavandaie perché frequentate da queste signore. Nella via nacque il baritono Toto Cotogni (Antonio 1831-1918), una lapide lo ricorda.

Chiesa di San Giovanni dei Genovesi. Fondata nel 1489 da Meliaduce Cigala, tesoriere di Camera Apostolica con annesso ospizio, la chiesa venne completamente rifatta nel 1864. Gioiello della chiesa è il chiostro attribuito a Baccio Pontelli64, al centro un pozzo antico, che in origine aveva anche un secondo recinto forse adibito a cimitero, ma questo fu demolito nel 1775. Sulla quinta colonna a destra una lapide ricorda che nell’anno 1588 Pietro Antonio Lanza di Savona piantò qui la prima palma introdotta a Roma (oggi scomparsa).

 

Percorrendo la via verso sinistra si arriva – in fondo piegare a sinistra - a:

 

VIA DEI VASCELLARI

Il toponimo ricorda i vasai e i fabbricanti di boccali che qui avevano le loro botteghe. Nella strada si trovano: il Niji Cafe, un locale eclettico, frequentato da Carolina Crescentini (da supplemento di Repubblica Gusto del 28.7.22, pag. 7; da google risulta chiuso); il The Hole, locale specializzato in cocktail. Al civico 29 si trova il ristorante Da Enzo al 29, spesso la fila è lunga per sedersi ai tavoli di questa ben conosciuta trattoria giunta alla seconda generazione. Chiave del successo è la rigorosa selezione delle materie prime, alle spalle c’è un’azienda agricola di famiglia che offre le verdure e gli ortaggi secondo stagione, spiccano i carciofi, invece il pane è di Roscioli. Da: Guida Rapida d’Italia del Tci. Una lapide al civico 44 ricorda Omero Ciai (Maitardi), partigiano caduto a Sestri Levante, medaglia d’oro al valor militare.

Chiesa di Sant’Andrea de Scaphis. Al civico 70. Attualmente sconsacrata. Risale al sec. IX, affidata nel Settecento ai Vascellari e Barillari, il nome è una corruzione dagli scafi delle piccole imbarcazioni che si usavano sul Tevere. La chiesa è sulla sinistra della strada, presso piazza dei Ponziani, il nome ricorda la famiglia di Santa Francesca Romana (meglio del marito) che ebbe proprietà nella zona. La piazza è stata parzialmente pedonalizzata nel lato Ovest, il più bello. Qui si trova il bar Terra Satis, ristorante, pizzeria e bar, sempre aperto. Il piatto forte è “Terra salis” con mozzarelle di bufala, verdure grigliate, frittata alla mentuccia, melanzane al prosciutto crudo.

Da piazza dei Ponziani inizia vicolo dei Vascellari, la strada più stretta di Roma (m 1,20) dopo vicolo San Trifone presso piazza Navona.

Una traversa di via dei Vascellari è via della Scalaccia da certe scale per mezzo delle quali si accedeva ad alcune casupole (da Rendina, Paradisi, Le strade di Roma).

 

Torniamo sui nostri passi, giunti all’incrocio con via dei Genovesi, invece di proseguire dritti per via di Santa Cecillia, giriamo a sinistra per la strettissima via Augusto Jandolo. Ricorda il poeta dialettale romanesco (1872-1959) antiquario. In breve si arriva:

 

VICOLO DI SANTA MARIA IN CAPPELLA

Qui sorge la chiesa omonima collegata alla quale Santa Francesca Romana istituì un piccolo ospedale al quale subentrò un ospizio fondato dai Doria Pamphili (1857), ancora in funzione. Qui erano i giardini della Pimpaccia con un piccolo impianto termale, giungevano fino al Tevere.

Chiesa di Santa Maria in Cappella. Antichissima, risale al 1090, consacrata da papa Urbano II (il papa che invocò la prima crociata) con il nome di Santa Maria ad pineam. Nonostante un restauro dell’Ottocento, si può considerare intatta nelle sue forme romaniche (sec. XI), la piccola facciata attuale è opera di Andrea Busiri Vici65, ha coperto gli affreschi che invece si possono vedere nell’acquarello di Achille Pinelli. Piccolo campanile romanico. Qualche anno fa nella piccola chiesa furono rinvenute, sotto l’altare, due olle medioevali in terracotta risalenti all’epoca di Urbano II contenenti frammenti ossei umani. Sul coperchio di una delle due è inciso il nome Petrus, si è ipotizzato possano essere i frammenti ossei mancanti dallo scheletro rinvenuto sotto la basilica di San Pietro che, secondo insigni studiosi, fra i quali Margherita Guarducci, sembri appartenere proprio al Principe degli Apostoli.

 

Torniamo indietro, all’incrocio tra via dei Vascellari, via dei Genovesi e via di Santa Cecilia; finalmente prendiamo quest’ultima (in via di Santa Cecilia era la sez. PCI Ripa Grande) e raggiungiamo:

 

PIAZZA DI SANTA CECILIA

Una leggenda vuole che al civico 19 della piazza abitasse Ettore Fieramosca, la casa mediovale certamente risale a quel periodo e doveva far parte di un complesso fortificato più grande, si vedono avanzi di una torre merlata, ma l'eroe della disfida di Barletta non abitò mai qui. E’ anche chiamata casa Venditti66 perché negli anni Novanta vi ha abitato il famoso cantautore romano, qui vedeva le partite della Roma con Verdone, Zero e Fuksas. Qui sono state girate alcune scene di “Ladri di biciclette”, poi della “Banda della Magliana” per una casa di tolleranza.

Al civico 30 c’era un l’ “Osteria Del Vecchio” perché il proprietario morì alla bella età di 108 anni.

 

CHIESA DI SANTA CECILIA IN TRASTEVERE

Santa Cecilia (Roma… - 22 novembre 230) nobile romana convertita al cristianesimo, vergine e martire. Il suo culto è molto popolare perché Cecilia è patrona della musica, degli strumentisti e dei cantanti, viene ricordata da cattolici e ortodossi. Condannata a morte per bruciatura, ma invece di morire soffocata ella cantava, allora venne decapitata. Il papa Urbano I le diede degna sepoltura nelle catacombe di San Callisto tra i vescovi di Roma e trasformò la sua casa in chiesa. Nell’821 le sue spoglie vennero traslate da papa Pasquale I nella basilica di Santa Cecilia. Nel 1599, durante lavori di restauro, venne ritrovato il sarcofago con il corpo intatto di Cecilia emanante profumo di gigli e di rose.

Un ingresso monumentale di Ferdinando Fuga67 (1725) dà accesso al vasto cortile piantato a giardino. Al centro del giardino si trova un bellissimo grande antico cantaro marmoreo al centro di una bassa fontana.

La chiesa, fondata prima del V secolo sul luogo di una casa romana, forse quella di San Valeriano, il marito di Santa Cecilia, patrizia romana, martirizzata sotto Marco Aurelio, fu rifatta da papa Pasquale I nel IX secolo, mentre nel XII gli furono aggiunti campanile e portico, fu restaurata nel Settecento per il cardinale Francesco Acquaviva da Domenico Paradisi e Luigi Barattoni68 (circa venti anni dopo venne realizzata la facciata del convento sulla piazza). Nel 1823 su incarico del cardinale Giacomo Doria furono inglobate per ragioni statiche le colonne delle navate in pilastri. Altri interventi alla fine dell’Ottocento, nel 1955 e nel 1979-81.

La facciata della chiesa, rimaneggiata nel Settecento (sulla destra campanile romanico del sec. XII), è preceduta da un portico che conserva le colonne antiche e l’originario architrave con fregio musivo del sec. XII, pietre tombali e frammenti medioevali. A destra il sontuoso monumento del cardinale Paolo Emilio Sfrondati (m. 1618) su progetto di Girolamo Rainaldi69, con rilievi marmorei che ricodano la ricognizione del corpo di Santa Cecilia voluta dal cardinale nel 1599.

L’interno, preceduto da un vestibolo è a tre navate; la maggiore absidata e con volta a botte ribassata. Solo la navata destra presenta cappelle laterali. A sinistra monumento del cardinale Nicolò Forteguerri (m. 1473) attribuito a Mino da Fiesole70, ricomposto nel 1895. Alla parete destra del vestibolo si addossa una cappella con un Crocifisso fra la Madonna e San Giovanni Evangelista, affresco staccato del tardo sec. XIV e altro quattrocentesco sulla parete sinistra della Madonna in trono e santi.

Ampia e luminosa navata centrale di carattere settecentesco, nella volta Apoteosi di Santa Cecilia di Sebastiano Conca71. Dalla navata destra, attraverso un corridoio affrescato con paesaggi e santi di Paul Brill (in fondo statua di San Sebastiano della prima metà del sec. XVI attribuita a Lorenzetto; a sinistra i Santi Valeriano e cecilia di Guido Reni72) si accede alla cappella del bagno, il calidarium dove secondo la tradizione la santa restò tre giorni esposta ai vapori prima del martirio (visibili le antiche condutture termali); decorato da affreschi attribuiti ad Andrea Lilli restaurati nel 1988; sull’altare una decollazione della santa di Guido Reni (1603 circa).

Sulla navata destra segue la cappella dei Ponziani (abbiamo incontrato la piazza dei Ponziani poco prima di giungere qui) con volta a crociera decorata di un “Dio Padre tra gli Evangelisti” di Antonio del Massaro autore anche degli affreschi alle pareti (1470 circa); altare con paliotto cosmatesco. Segue la cappella delle Reliquie su disegno di Luigi Vanvitelli che eseguì anche la pala e l’affresco della volta. Alla testata della navata (parete destra) affresco, quasi illeggibile, con Santa Cecilia che appare a Pasquale I del sec. XII staccato dal portico.

Nel presbiterio: al centro il ciborio, capolavoro di architettura e scultura gotica di Arnolfo di Cambio73 (firmato e datato 1293) su quattro colonne di marmo nero e bianco, con archi trilobi, timpani e cuspidi, decorato con rilievi e statuette di angeli, santi, profeti ed evangelisti; sotto l’altare, sepolcro in marmi e bronzi dorati con la celebre Santa Cecilia di Stefano Maderno (1600) che ritrasse il corpo della santa come fu visto all’atto della ricognizione (1599).

Nel catino: mosaico (820 circa) del Redentore benedicente con, a sinistra i Santi Paolo, Cecilia e Pasquale I (che reca il nimbo quadrato dei viventi e il modellino della chiesa); a destra i Santi Pietro, Valeriano e Agata; intorno, simboli cristiani; nella fascia inferiore “Agnello mistico” e due teorie di agnelli. Ai lati dell’abside, entro nicchie, busti di Clemente XI e di Innocenzo XII attribuiti a Giuseppe Mazzuoli (1723-25).

Alla testata della navata sinistra: Santi Pietro e Paolo di Giovanni Baglione.

Dalla navata sinistra si viene accompagnati nel chiostro del secolo XII, scandito da pilastri e caratterizzato da una serie di archetti su colonnine, è stato alterato dall’inserimento di un muro con arcate rette da capitelli e colonne antiche del 1559 per sostenere il refettorio del convento. Una scala dà accesso al Coro delle Monache, addossato alla controfacciata su cui sussiste il Giudizio Universale capolavoro di Pietro Cavallini (1289-93 circa, restaurato nel 1980). Riscoperto nel 1900, è l’opera più significativa della pittura pregiottesca romana. In alto: “Gesù tra la Madonna, il Battista e gli Apostoli”. In basso gli “Angeli” che suonano le trombe e le schiere dei beati e dei reprobi. L’Annunciazione a lato dell’ingresso, e il Sogno di Giacobbe e l’Inganno di Isacco, sulla parete opposta, sono parte del ciclo cavalliniano.

 

Nei sotterranei è visibile un esteso complesso archeologico di non facile lettura rimesso in luce nel 1899. Abbiamo una serie di costruzioni dall’età tardo repubblicana al II secolo al IV. Rimangono i pavimenti in “opus signatum” e a mosaico bianco e nero; un ambiente termale, una stanza con otto silos circolari. L’ultimo ambiente è la cripta, opera bizantineggiante di G. B. Giovenale74 (1899-1901), da una finestrella si vedono i sarcofagi dei Santi Cecilia, Valeriano, Tiburzio e Massimo e dei papi Lucio e Urbano.

Recenti indagini (1988) eseguite sotto la cappella delle Reliquie e sotto l’attiguo convento hanno individuato una vasca battesimale circolare in laterizio, forse del V secolo, sopraelevata nel Medioevo, testimonianza rarissima in Roma del battesimo per immersione.

 

Si esce dalla chiesa e di fronte si trova la irregolare:

 

PIAZZA DEI MERCANTI

Deriva il nome dal fatto che qui si riunivano armatori, capitani di marina commercianti e anche contrabbandieri per trattare di noli e vendite. Siamo in prossimità del porto di Ripa Grande. La piazza ha uno strano sviluppo ad angolo, qui si trovano due tipici ristoranti per turisti: Meo Patacca (dal nome della maschera di Roma) e la Taverna dei Mercanti già (Ettore Fieramosca, hai foto dell’Ottocento e del 1940).

 

Prendiamo via di San Michele, la strada costeggia sulla sinistra l’Istituto San Michele, sulla destra il retro della caserma dei Carabinieri a Cavallo con scuderia. Sulla destra si apre via della Madonna dell’Orto con la

 

SCUOLA ELEMENTARE REGINA MARGHERITA

E’ stato il primo edificio costruito a Roma con la funzione di scuola elementare, inaugurata nel 1888 proprio dalla regina di cui porta il nome, è sotto tutela dei Beni Culturali. E’ stato progettato dall’ingegnere D’Ambrosio rispondendo in tutto alle indicazioni normative e alle raccomandazioni tecnico igieniche del Regolamento pubblicato in quello stesso anno sugli edifici scolatici. Servì quindi da modello per la moderna edilizia scolastica. Accoglieva anche un giardino d’infanzia. Con il tempo ha accolto la scuola Media Ugo Foscolo e la succursale Badini all’Aventino.

Dal dicembre 2017 la scuola ha un cinema gioiello di 150 mq e 85 poltrone grazie ai fondi del Mibact. E’ stato trovato, nei depositi della scuola, un proiettore a lanterna a carbone (da Repubblica del 17.12.17).

 

Fa da sfondo a via Madonna dell’Orto la

 

CHIESA DI SANTA MARIA DELL’ORTO

Ha avuto origine da una cappella eretta nel 1492 per venerare l’omonima immagine della Madonna. L’edificio attuale fu iniziato nel 1495 e portato a termine dalla omonima confraternita da un anonimo seguace del Bramante o da Giulio Romano (era a pianta basilicale), ma completamente rimaneggiato da Guidetto Guidetti nel 1554-60. Nella seconda metà del Cinquecento il Vignola75 costruì la parte inferiore della facciata, conclusa in forme semplificate da Francesco da Volterra76. Nel 1825 fu restaurata e fu eretto il nuovo campanile (restauro anno 1992). Il fronte della chiesa rivela la partizione degli spazi interni con una disparità di sviluppo orizzontale.

Interno a tre navate con tre cappelle per lato e terminazione con tre absidi. Gli interventi decorativi settecenteschi sono di Luigi Barattoni e Gabriele Valvassori. Sulla volta della navata centrale “Assunzione della Vergine” di Giacinto Calandrucci (1706).

Presbiterio. All’altare maggiore, su disegno di Valvassori77, metà sec. XVIII, immagine venerata della Madonna col Bambino staccata dal muro di un orto (metà XV secolo). Nell’abside affreschi con storie della Vergine di Taddeo e Federico Zuccari (1560 circa); belle grottesche in stucco della fine del sec. XVI.

La porta della navata destra si apre su un locale affrescato con finte lapidi a ricordo dei benefattori, che precede l’aula del vestiario dell’arciconfraternita ancora attiva e nata come espressione delle università di arti e mestieri (vermicellari, pollaroli, pizzicaroli, molinari, fruttaroli, ortolani e altre) legate alla chiesa. Da qui si accede all’oratorio costruito nel 1563 e decorato tra il 1702 e il 1706. In questa chiesa si riunivano ben 13 confraternite, corporazioni professionali (dal latino universitas, unione).

 

Nei locali sopra la chiesa è stato creato nel 1981 il Centro studi Luigi Hutter sulle confraternite e le università di arti e mestieri di Roma con biblioteca e piccolo museo.

 

“L’aspetto elegante e suggestivo degli interni ha incantato il regista Roberto Rossellini che qui, nel 1945, rappresentò la chiesa di don Pietro, interpretato da Aldo Fabrizi, nel film Roma città aperta”. Da Colaiacono, 501 luoghi di Roma, pag. 204.

 

Torniamo a via di San Michele che costeggia:

 

ISTITUTO SAN MICHELE

Detto anche Ospizio di San Michele, oppure Ospizio Apostolico di San Michele a Ripa Grande, oppure Complesso Monumentale di San Michele a Ripa. E’ uno dei palazzi più grandi d’Europa, si sviluppa per 334 metri (alto 23 metri)a ridosso del Tevere dove era il porto di Ripa Grande. Dal 1969 è adibito a sede del Ministero dei Beni Culturali78 e Ambientali e dell’Istituto Centrale del Restauro (oggi Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro). Venne costruito come ospizio per bambini abbandonati e vecchi poveri, come carcere minorile e femminile.

Il primo nucleo si deve a Carlo Fontana79 e Mattia de Rossi 1686-89; successivamente per incarico di Innocenzo XII il Fontana costruì il lanificio (1693-1701) su via di San Michele e il cortile dei Ragazzi creando una istituzione rieducativa e assistenziale. Su incarico di Clemente XI, sempre il Fontana progettò la casa di correzione modello per i ragazzi 1701-04 (tra il 1850 e il 1870 fu adibito a carcere per detenuti politici), la caserma dei doganieri 1706-09 e una serie di edifici per l’arazzeria e la chiesetta del Buon Viaggio 1710-14, l’ospizio dei Vecchi, il cortile dei Vecchi e quello delle Carrette, la chiesa di San Michele 1710-15 interrotta per la mancata acquisizione dell’area interessata, poi conclusa con l’abside di Luigi Poletti 1831-35. Successivamente venne costruito il conservatorio delle Zitelle. Clemente XII fece costruire da Ferdinando Fuga80 1734-35 il carcere femminile su piazza di Porta Portese, altri edifici furono costruiti in seguito. Nel 1938 l’Istituto fu trasferito a Tor Marancia (piazzale Antonio Tosti, progetto di Calza Bini del 1932, trasferimento nel 1938), il carcere minorile continuò a funzionare fino al 197281.

In occasione di mostre, attraverso i cortili dei Ragazzi e dei Vecchi, dove è allestita una mostra permanente sulla storia del complesso, si può accedere alla chiesa di San Michele e alla sala dello Stenditoio all’ultimo piano. Quest’ultima è stata ristrutturata da Franco Minissi e Miarelli Mariani.

 

L’Istituto Penale per Minorenni di Casal del Marmo è sorto negli anni Sessanta, si trova in via Giuseppe Barellai 140. Per Antigone al novembre 2017 erano presenti 68 ragazzi (24 italiani), di cui 56 maschi.

 

Nell’ex carcere minorile De Sica girò alcune scene di Sciuscià nel 1946.

 

Fontana del Timone. Si trova sul muro dell’Istituto San Michele in lungotevere Ripa. E’ una delle fontanelle rionali di Pietro Lombardi. Il timone di una nave allude al sottostante porto che esisteva finché non furono costruiti gli argini. Il timone (da cui esce l’acqua) e la barra nautica sono i simboli del rione XII Ripa, ma noi ci troviamo nel rione Trastevere. Ai lati due volute portano a due bocchette che gettano acqua direttamente nello scarico a terra. E’ alimentata dall’acquedotto dell’Acqua Paola82.

 

Ci portiamo in piazza di Porta Portese, qui si trovano:

 

Porta Portese. Si tratta di una delle porte delle Mura Gianicolensi volute da papa Urbano VIII Barberini nel 1644 per includere nel perimetro delle mura di Roma anche il Gianicolo troppo vicino al Vaticano. Il progetto fu redatto dall'architetto Marcantonio De Rossi, padre di Mattia De Rossi, il quale riuscì ad avere l'incarico grazie all'interessamento di Donna Olimpia Maidalchini cognata del papa. Anche la porta si deve al De Rossi, ma fu terminata dopo la morte del papa, quindi su di essa si trova lo stemma di Innocenzo X Pamphili.

L'aspetto generale è comunque quello di una porta incompiuta e con uno stile diverso dalle altre per le nicchie vuote, le maestose colonne, la balconata invece del cammino di ronda. Mancano inoltre le due torri laterali.

 

Ponte Sublicio. Venne costruito nel 1918 su progetto di Marcello Piacentini83 (tra le sue prime opere), unisce il rione di Testaccio al rione Trastevere (Porta Portese). E’ un ponte a tre arcate a sesto ribassato, in laterizio, le ghiere delle arcate e le spallette sono in travertino. Il nome ricorda l’antico ponte che si trovava poco a valle dell’isola Tiberina che la leggenda vuole costruito da Anco Marzio (Tito Livio e Dionigi di Alicarnasso). Il nome deriva dalla lingua dei Volsci, vuol dire ponte di tavole in legno. Al ponte è collegata la leggenda di Orazio Coclite. Di tale ponte rimasero delle tracce fino al 1890, quando furono demolite nelle opere di sistemazione del fiume e come misura di prevenzione delle piene.

 

Pista ciclabile “Dorsale Tevere”. E’ la più importante, lunga e panoramica pista ciclabile romana. Dal lato di ponte Sublicio è possibile scendere alla banchina del Tevere e imboccare la pc. E’ stata realizzata nel 2004 (sindaco Veltroni).

 

Prendiamo verso Ovest:

 

VIA DI PORTA PORTESE

La via corre tra un edificio pertinente al convento di San Francesco a Ripa, sulla destra e un altro moderno del cinema Nuovo Sacher sul quale si legge “Dopolavoro dei Monopoli di Stato” con un’aquila, al di sopra affreschi in stile Novecento. In breve di arriva a:

 

LARGO ASCIANGHI

Prende il nome un lago dell’Etiopia dove si tenne l’ultima battaglia della guerra italo-etiopica nei giorni 3-5 aprile 1936. Una curiosità: esiste anche una via Ascianghi, dal largo a viale Trastevere, ma questa è interrotta dalla presenza di un campo di calcio e uno di tennis dal 22 febbraio 1952. Il largo si apre sulla sinistra della strada, ed è caratterizzato dalla presenza di un edificio che spicca per la sua originalità, la

Casa della GIL. Progettata nel 1933 da Luigi Moretti84 per la Gioventù Italiana del Littorio. Un edificio significativo dello stile razionalista. “Il progetto di Moretti si segnalò subito per il suo valore di prototipo tanto che venne sposto nella sezione Italia che si rinnova della Mostra dell’architettura alla V Triennale del 1933. L’anno successivo Moretti venne chiamato alla direzione dell’Ufficio Edilizio dell’Opera Nazionale Balilla. A Trastevere l’area disponibile era molto ridotta. Si trattava di un piccolo lotto a ridosso delle mura già in parte occupato da un edificio di sette piani. La necessità di organizzare i numerosi ambienti destinati all’educazione politico sportiva dei giovani costrinse Moretti a studiare una soluzione prevalentemente sviluppata in altezza. In sostanza l’edificio comprendeva tre nuclei: quello ricreativo e sportivo con ingresso da via Induno e quello degli uffici con ingresso da largo Ascianghi. Quest’ultimo, sottolineato da una torre di cinque piani e con un arengario proteso all’esterno, costituiva l’ingresso principale e rappresentativo… Nel complesso più di 2000 persone contemporaneamente potevano utilizzare i vari servizi… L’edificio è stato modificato con le tamponature delle palestre all’aperto, con la sopraelevazione del corpo basso di collegamento, è stato alterato il disegno delle grandi finestre, la via Ascianghi è stata trasformata in una sorta di campo sportivo”85.

 

 

Qui ha sede il Trastevere Calcio, società sportiva nata nel 1909, oggi gioca nel campionato dilettanti, ha il logo della Comunità di Sant’Egidio sulla sua maglia (da Repubblica del 19.9.19).

 

Nuovo Sacher. La sala, fondata e diretta da Nanni Moretti è un luogo sacro per i cinefili, per tutti coloro che si sono formati sui film di Chaplin e Keaton, di Fellini e Godard, di Bertolucci e Wenders. Negli anni Settanta esistevano tanti cineclub, templi del cinema d’autore, un poco alla volta sono scomparsi, questo cinema resta a tener viva quella tradizione. Arena estiva. E’ anche casa di produzione cinematografica dal 1986 (Caro diario, La stanza del figlio).

 

Più avanti la strada cambia nome si chiama via Girolamo Induno, pittore e patriota milanese (1827-1890) che partecipò alla difesa della Repubblica Romana con Garibaldi rimanendo gravemente ferito. Suoi quadri anche alla Galleria Nazione d’Arte Moderna e Contemporanea (Trasteverina ferita da una bomba). Il fratello Domenico, pittore anche lui ha realizzato “L’arrivo del bollettino di Villafranca” sempre alla Gnam. Sulla strada, all’interno della Casa Gil si trova il cinema Troisi. Chiuso dal 2013, dal 25 novembre 2019 sono partiti i lavori di restauro. Sarà una sala da 300 posti con uno schermo da 13 metri, digitalizzazione 5K di ultima generazione, un foyer bar, un’aula studio e biblioteca da 40 postazioni. A gestirlo saranno i ragazzi del Cinema America, il costo del restauro (1,4 milioni di euro) è sostenuto dal Mibac. Foto del progetto di restauro.

 

Torniamo indietro a largo Ascianghi, prendiamo di fronte a noi:

 

VIA JACOPA DE’ SETTESOLI

Ricorda la giovane romana della famiglia Frangipane, amica di San Francesco che la chiamava frate Jacoba, da alcuni indicata come fondatrice della chiesa di San Francesco; l’appellativo de’ Settesoli deriva dalla torre in cui abitava, la torre dei Frangipane al Circo Massimo che era di fronte al Settizodio. Al civico 3 si trova il Teatro Trastevere dal 2009, anche associazione culturale. Già cinema, poi abbandonato, tornato a nuova vita come teatro. Al civico 7 si trova l’Hotel San Francesco con all’interno il ristorante Jacopa, un piccolo locale “essenziale nei toni dal verde scuro e con tavoli in legno lasciati spogli. La cucina è in mano a Jacopo Ricci e Piero Drago (entrambi allievi del bistellato Anthony Genovese) che propongono una cucina regionale ma rivisitata con estro”. Da Guida Rapida d’Italia del Tci, 2021.

 

Si arriva in breve a:

 

PIAZZA SAN FRANCESCO D’ASSISI

La piazza si apre al termine di via di San Francesco a Ripa. Presenta al centro una colonna scanalata con capitello dorico e croce in cima. La colonna è incatenata, dedicata a Pio IX. Ben due lapidi sono sul muro che segue la facciata della chiesa. La prima ricorda i trecento bersaglieri usciti dalla vicina caserma per andare in Libia (1911); la seconda ricorda i militari caduti nella Grande Guerra (1915-18). Una vistosa lapide è in angolo con una immagine di Cristo verso il Calvario, porta la data del 1962.

Sul lato Nord della piazza è la casa dove nacque il pittore Nino Costa (sue opere alla GNAM e alla Galleria d'Arte Moderna di Roma Capitale) e dove Garibaldi pose il suo quartier generale in occasione della difesa della Repubblica Romana. La lapide recita: “Nino Costa / del rifiorimento della pittura italiana promotore insigne / alta in oscuri tempi ne tenne fra stranieri la fama / con la legione romana nel 1848 combatté a Vicenza / con Garibaldi nel 1849 Roma difese fino agli estremi / con Vittorio Emanuele militò nel 1859 / cospirò per la insurrezione di Roma / combatté a Mentana / in testa alla prima colonna d’assalto rientrò in Roma nel 1870/ fu tra i promotori del plebiscito / che la città leonina restituì all’Italia / in questa casa ove Nino Costa nacque / il 15 ottobre 1826 / ove Garibaldi ebbe il suo quartier generale nel 1849 / Lodovico Spada Potenziani governatore / volle porre questa lapide a memoria / del concittadino illustre / 15 ottobre 1926”. Questa lapide è stata sostituita pochi anni fa perché la precedente si era gonfiata e minacciava di crollare sui passanti.

 

CHIESA DI SAN FRANCESCO A RIPA

La facciata di Mattia de Rossi è scandita da due ordini, in quello inferiore prevale lo sviluppo orizzontale e la rigida partitura architettonica, in quello superiore gli elementi curvilinei del frontone e delle due volute che individuano le navate laterali e costituiscono quasi un timpano spezzato.

Chiesa e annesso convento sorgono dove erano la chiesa di San Biagio e un monastero benedettino del secolo X che avrebbe ospitato San Francesco nei suoi soggiorni romani. Passato nel 1229 ai frati minori. Il convento venne trasformato in fasi successive alla fine del Cinquecento e agli inizi del Settecento. Trasformato in gran parte in caserma dal 1873 al 1943. La chiesa, dopo un progetto di modifica di Baldassarre Peruzzi (non eseguito) fu ampliata nel coro da Onorio Longhi (1603) e successivamente da Mattia De Rossi86 (1681-85). Facciata restaurata nel 1992.

Interno a tre navate su pilastri con tre cappelle per lato e transetto. Il transetto destro prosegue spazialmente nella cappella Rospigliosi Pallavicini di Nicola Michetti completata da Ludovico Rusconi Sassi (1710-25), elegante creazione del barocchetto romano. La pala: Santi Pietro d'Alcantara e Pietro Baylonne è di Giuseppe Chiari87, mentre gli ovali della volta: Allegorie di virtù sono di Tommaso Chiari; ai lati i monumenti funebri di Stefano e Lazzaro Pallavicini e di Maria Camilla e G.B Rospigliosi, su disegno di Michetti, con sculture allegoriche e ritratti di Giuseppe Mazzuoli (1713-19).

Sull'altare maggiore (1746) statua di San Francesco attribuita a fra Diego da Careri (ante 1588); rivolta verso il coro: Trinità e santi di Paris Nogari.

Nel transetto sinistro si apre la cappella Paluzzi-Albertoni di Giacomo Mola (1622-25), dove si ammira uno dei capolavori di Gian Lorenzo Bernini: la Beata Ludovica Albertoni, collocata senza modificare l'architettura preesistente, ma arretrando la parete di fondo e utilizzando un'illuminazione teatrale (1671-75); si tratta di una delle ultime opere di Bernini; dietro la statua fu posto un dipinto con Sant'Anna e la Vergine del Baciccia88. Nel gennaio 2020 sono terminati i lavori di restauro della statua, un’estasi innegabilmente erotica (da Repubblica del 31.1.20). Citata in Formilli – Marini. Percezione, immagine, arte. Ed. Sei, 1993. Pag. 495.

Nel 1671 vi era stata la beatificazione della terziaria francescana Ludovica Albertoni, morta nel convento nel 1533, la famiglia si impegnò a rinnovare la cappella. Bernini fu costretto a lavorare a questa cappella senza compenso in cambio della protezione per il fratello coinvolto in uno scandalo.

Nella prima cappella della navata sinistra, sulla parete di sinistra si trova Natività della Vergine di Simone Vouet (1620 circa) celebre caravaggista. Nei pennacchi Sibille attribuite alla sua scuola.

Dalla prima cappella a sinistra, due porticine si entra in un’altra cappella con la tomba di De Chirico (inizialmente sepolto al Verano, dal 1992 qui). Ospita tre quadri di DeChirico dono della vedova: un autoritratto, uno di Isa che è anche detto “La donna velata” e una caduta di Cristo, la sua maggiore opera sacra in cui si vede San Francesco. L’artista lo volle per se, non la espose mai, la teneva nel suo studio. Accanto alla sua sepoltura si trova quella di Maria Mustari (1923-2012), moglie di Franco Evangelisti, politico vicino a Giulio Andreotti (Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri 1972-73, ministro della Marina Mercantile). Dai suoi quaranta anni è stata l’amore platonico del maestro che le ha scritto 500 lettere e mandato le bozze di un romanzo che non è mai stato pubblicato. Da un articolo di Fabio Isman sul Messaggero del 17.7.22.

Dalla sagrestia un frate accompagna alla cappella di San Francesco, unico resto dell'antico ospizio con lo scenografico armadio delle reliquie (1696) con al centro la copia della tavola attribuita a Margaritore d'Arezzo, considerata uno dei veri ritratti del santo, alla pinacoteca Vaticana, tale copie venne fatta eseguire da Jacopa de Settesoli. A una parete il sasso dove il santo posava il capo.

 

Dalla piazza inizia via Anicia che ricorda la famiglia romana che ha dato due grossi nomi nella storia della Chiesa: san Benedetto e San Gregorio Magno. Nella via si trova la chiesa di Santa Maria dell’Orto (vedi pag. 32).

 

Imbocchiamo finalmente via di San Francesco a Ripa che ci conduce a piazza San Calisto, concludiamo così il giro del quadrante Sud del rione.

 

VIA DI SAN FRANCESCO A RIPA

La via fu chiamata anche stradone o corso di Trastevere, fu aperta da Paolo V89 nel 1611 che vi fece porre le stazioni della via Crucis oggi scomparsa. E’ sempre stata assai frequentata anche per le fabbriche artigiane di seta e tessuti, anche di paste alimentari.

Libreria Anicia. Al civico 67, specializzata in testi per la didattica, è anche casa editrice.

Società Asili d’Infanzia. Una lapide ricorda che a sinistra della libreria venne aperto il primo asilo d’infanzia nel 1845.

Chiesa dei Santi Quaranta Martiri. San Pasquale Baylon. Si trova ad angolo con via delle Fratte di Trastevere. E’ anche conosciuta come chiesa delle zitelle in quanto il santo è protettore delle fanciulle e delle donne in cerca di marito come recita la filastrocca: “San Pasquale Baylonne protettore delle donne fammi trovare marito bianco rosso e colorito come voi tale e quale o glorioso san Pasquale”. Era protettore anche delle donne maritate con uomini maneschi e violenti o che non assolvevano ai doveri coniugali. Si racconta che una donna, dopo aver pregato, ebbe una visione, il santo gli consigliò una ricetta con uova e Marsala, da qui è nato il San Baylon o sanboion quindi zabaione.

Fontana della Botte. Ad angolo con via della Cisterna, vedi piazza San Calisto.

Da Ivo. Locale più conosciuto come pizzeria, fa anche ristorazione classica (filetto di baccala, bucatini alla amatriciana, fettuccine ai funghi e pachino, maiale in porchetta, etc.).

Don. Al civico 103. La vera pizza fritta napoletana con l’impasto che è lo stesso della pizza classica – acqua sale farina e lievito. Scegliere la Spaccanapoli con ricotta di pecora , cicoli di maiale, provola, pomodoro San Marzano dop, oppure la Posillipo con salame napoletano.

Primo asilo d’infanzia. Al civico 65 una lapide ricorda che qui nacque il primo asilo d’infanzia.

 

Via di San Francesco a Ripa incrocia, dopo poco:

 

VIALE TRASTEVERE

Già viale del Re, per un breve periodo dei Lavoratori, quindi Trastevere dal 1949.

Se andiamo verso Sud troviamo: ad angolo con via Emilio Morosini si trova l’Ospedale Nuovo Regina Margherita (Asl1). Di fronte si trova il palazzo degli Esami. Costruito nel 1912 su progetto dell’ingegnere Edmondo Del Bufalo in stile razionalista, ha l’ingresso al civico 4 di via Induno. Fino al 2013 è stato utilizzato per concorsi per l’ammissione di funzionari pubblici, è stato privatizzato, oggi è sede di esposizioni temporanee. E’ stato completamente restaurato con una spesa di 12 milioni di € (da Repubblica del 25.10.15). Subito dopo il palazzo del Ministero dell’Istruzione (vedi più avanti). Poco oltre si giunge a piazza Bernardino da Feltre, recentemente riqualificata, la piazza si sviluppa sulla sinistra del viale. In questo punto ci sono le mura Gianicolensi che segnano il confine tra il nostro rione e il quartiere Portuense.

Se andiamo verso Nord troviamo sulla sinistra via Cardinale Merry Del Val. La strada ricorda nel nome il cardinale spagnolo (1865-1930) che fu segretario di Stato di papa Pio X, ad angolo con via di San Francesco a Ripa ci sono ancora delle case popolari costruite da Pio IX per i trasteverini.

Nel 2017 ha riaperto al civico 14 il cinema Alcazar, dopo un anno di lavori, è anche teatro e palco per concerti (da Repubblica del 16.5.17). In continuazione di via Cardinale Merry Del Val si trova via Natale del Grande dove è il cinema America, in abbandono, la proprietà voleva trasformarlo in mini appartamenti, poi in supermercato. Occupato da giovani nel 2012 che hanno riaperto il cinema con una programmazione di qualità. Nel 2014 il cinema è stato sgomberato, quindi è iniziata l’arena estiva di piazza San Cosimato. Nello stesso anno 2014 gli eredi del progettista Angelo di Castro si mossero per chiedere il riconoscimento artistico della sala. Nel luglio 2018 il ministero dei Beni Culturali ha fissato un principio di tutela perché “esempio di rilievo nel panorama dell’architettura italiana della seconda metà del Novecento”, precedentemente erano stati tutelati i mosaici di Anna Maria Cesarini Sforza e Pietro Cascella.

 

Busto e lapide per Bartolomeo Pinelli. Sulla sinistra della strada, andando verso il Tevere. Pinelli (1781-1835) è stato pittore, incisore e ceramista, artista estremamente prolifico, ha illustrato i costumi dei popoli italiani, i grandi capolavori della letteratura, il tema più ricorrente è stato Roma. Oltre al valore artistico la sua opera ha valore documentario. Anche il figlio Achille è stato pittore. Il monumento è sul luogo della sua casa natale non più esistente.

Torniamo su viale Trastevere, sulla destra, si apre:

 

PIAZZA MASTAI

Il nome della piazza ricorda papa Pio IX che qui volle la Manifattura Tabacchi e case popolari per i trasteverini chiamate “quartiere Mastai”. Tutto il progetto dell’area si deve a Andrea Busiri Vici90, con l’apertura di viale Trastevere il prospetto con memoria monumentale del papa andarono distrutti. Il palazzo della Manifattura Tabacchi venne eretto tra il 1860 e il 1863 su progetto di Antonio Sarti91, originariamente aveva due lunghi fabbricati laterali poi demoliti. Sulla fronte otto colonne doriche sovrastate da una trabeazione con la scritta riferita a Pio IX, danno un tono neoclassico all’edificio. Tra le colonne tre stemmi, al centro quello del papa, a sinistra della Camera Apostolica, a destra quello di monsignor Giuseppe Ferrari ministro delle Finanze. Pio IX durante una sua visita ironizzò sulle ridotte dimensioni del portone centrale dicendo: “Adesso che sono entrato dalla finestra, fatemi vedere dov’è la porta”. Venne ristrutturato nel 1927, ancora negli anni Cinquanta su progetto di Cesare Pascoletti, allora vennero demoliti i fabbricati laterali, il palazzo destinato a sede della Direzione Generale dei Monopoli di Stato, la manifattura trasferita in circonvallazione Ostiense (1958). Le case esistono ancora in via Cardinal Merry del Val. Sul muro del palazzo si trova una lapide a firma CNL ricorda il 25 aprile 1945. Al centro della piazza si trova la fontana di piazza Mastai, alimentata dall’Acqua Paola, è opera di Andrea Busiri Vici. Alta su tre scalini, con vasca ottagonale con stemmi di Pio IX e quattro targhe che ricordano chi ha creato piazza e fontana. Al di sopra quattro delfini con le code intrecciate sostengono un elegante catino centinato sul quale quattro amorini fanno da sostegno al cappelli finale, quattro bocche di leone versano acqua. Ad angolo con il viale Trastevere, sul muro del palazzo si trova il monumento ai Caduti della Prima Guerra Mondiale del rione, due grandi angeli reggono il cartiglio con i nomi dei caduti. Nelle vicinanze una lapide ricorda il poeta francese Apollinaire con queste parole: “Nei pressi di questa piazza / in una casa ora scomparsa / il 26 agosto del 1880 / vide la luce / Guillaume Apollinaire / creatore di nuove forme poetiche 7 che chiuse la movimentata esistenza / a Parigi / il 9 novembre 1918” segue una poesia in francese e la dicitura: “Auspici gli amici del Tormargana / nel decennale del gemellaggio Roma – Parigi / il comune di Roma pose / 1966”.

 

Subito dopo si intravede l’Ospedale San Gallicano, il viale prosegue fino a piazza Sidney Sonnino.

 

PALAZZO DEL MINISTERO DELL’ISTRUZIONE

Al n. 76/a, è opera di Cesare Bazzani. La costruzione fu iniziata nel 1914 ma interrotta per la prima guerra mondiale, i lavori furono ripresi e completati nel 1928, doveva avere di fronte un viale che arrivava fino al Tevere. Durante lo scavo delle fondamenta venne alla luce il tempio della dea Fors. L’edificio sorge su un area di 17.000 mq, la facciata ha una lunghezza di 140 m, con il corpo centrale fortemente aggettante. La facciata è sormontata da un attico con statue in travertino della Filosofia di Morescalchi, della Didattica di Vighi e dell’Arte di Volterrani. La precede un’ampia scalinata a due rampe ornate da candelabri che portano all’ingresso su un atrio con fasci di colonne dal quale si accede ad un cortile con dodici cariatidi, opere di Morbiducci e Marescalchi.

Al piano nobile si trova il “salone d’onore” con affreschi di Calcagnadoro che hanno per tema “Il trionfo dell’Istruzione” con aspetti divisionisti, al centro un grande tavolo in legno con poltrone verdi, un grande lampadario in legno, tendaggi d’epoca e quadri raffiguranti i ministri dell’istruzione fino a Gentile (anche Benedetto Croce). Nello studio del ministro pitture di Paolo Paschetto. Nel salone del Cnpi, tutti i lampadari sono opera della società Vinini di Murano. Sul lato opposto si trova la “Biblioteca ovale”, contiene tutti i decreti e le riviste scolastiche, il libro più antico è del 1625: “Le Storie di Tito Livio”. Possiede le opere complete in edizione originale di Carducci.

 

Facciamo una deviazione da viale Trastevere, altezza ministero dell’Istruzione, per via Emilio Morosini arriviamo in breve a:

 

PIAZZA SAN COSIMATO

La piazza ha la forma di un imbuto, la parte che la precede è stata intitolata via di Roma Libera. In questa strada, davanti all’edicola di giornali, si trova un murales (2019) nel quale è dipinto un grande occhio, nella pupilla il profilo di Roma con le cupole e i campanili che caratterizzano la città. Piazza San Cosimato è circondata di palazzi di fine Ottocento, è stata quasi completamente pedonalizzata. Anticamente la piazza era detta “prato” perché non aveva costruzioni tranne la chiesa e l’ospizio di San Cosimato. Un tale santo non esiste, è derivato da santi Cosma e Damiano.

Monastero Benedettino e Chiesa di San Cosimato. Affaccia all’inizio della piazza con due colonne antiche e capitelli compositi e protiro. Il monastero sorse alla metà del X secolo, la chiesa fu consacrata nel 1069. Restaurata nel 1246 quando si costruì il primo chiostro. Nel 1475-84 Sisto IV rinnovò la prima, costruì il refettorio e l’aula capitolare, aggiunse il nuovo chiostro. Dal 1891 è destinato ad ospizio.

Dall’ingresso al civico 76 si arriva la primo chiostro romanico (1246) a pianta quadrata con arcate su pilastri che includono una serie di quattro arcatelle sorrette da colonnine binate. L’ordine superiore dell’epoca di Sisto V si conserva solo su un lato con frammenti scultorei e architettonici. Da questo si accede al secondo chiostro del tempo di Sisto IV con doppio ordine di pialstri ottagonali. Dal primo chiostro si accede all’atrio Scoperto con vasca romana di granito trasformata in fontana nel 1731 e alla chiesa. La facciata rinascimentale a capanna ha timpano rialzato con coronamento ad archetti goticizzanti e bel portale quattrocentesco. Semplice interno a pianta rettangolare, ridecorato nel 1871. All’altare maggiore del 1639 una copia della Madonna col Bambino della fine del sec. XIII, proveniente dalla primitiva basilica di San Pietro. In un ambiente annesso alla sagrestia si conservano sette tele provenienti dall’oratorio di Sant’Angelo in Pescheria.

 

Mercato di Trastevere. Si trova in piazza di San Cosimato, i clienti possono servirsi del parcheggio dell’ex deposito Atac di viale Trastevere. Una delibera comunale del 1913 parla di questo mercato come già esistente e al coperto. Ancora oggi ci sono venditori arrivati alla terza generazione. Durante i lavori di riqualificazione della piazza è stato spostato in piazza Mastai, dal 2006 è in questa sede con banchi tutti di uguale disegno dell’architetto Lorenzo Pignatti Morano. Purtroppo tutta la pavimentazione in pietra lavica è già dissestata. Tra le curiosità una bancarella di libri usati e un punto vendita per cibo di cani e gatti.

 

Via di San Cosimato. Una lapide, al civico 12, ricorda che qui era la casa in cui è nato Alberto Sordi. Così recita: “Qui di fronte al civico 7 di una casa che non c’è più / il 15 giugno 1920 nasceva / Alberto Sordi / attore ed indimenticabile interprete della / storia di goni italiano / parte ormai indelebile di ognuno di noi / Municipio I A ricordo Trastevere pose A.D. MMXII Rione XIII”. Attraverso questa strada torniamo a piazza San Calisto e quindi a piazza Santa Maria in Trastevere.

Sempre al civico 12, in un locale sottratto alla mafia, gli studenti dell’Istituto Alberghiero di Tor Carbone, hanno aperto una rosticceria che si chiama “I carbonari”, qui gli studenti a rotazione faranno i cuochi (da Repubblica del 15.6.17).

 

 

 

 

 

ITINERARIO 3

 

SALENDO VERSO IL GIANICOLO

 

IL GIANICOLO

 

Per villa Sciarra vedi il documento

Monteverde Vecchio”.

 

 

Varie strade salgono al Gianicolo; l’itinerario che si propone prende in considerazione via Garibaldi. In seconda ipotesi si sale al Gianicolo dalle strade alle spalle del ministero della Pubblica Istruzione (via Roma Libera – edicola): via Goffredo Mameli (che confluisce in via Garibaldi), oppure via Dandolo che poi prosegue con via Calandrelli o via XXX Aprile – via Giacomo Medici.

Anche via del Gianicolo sale sul colle da ponte Principe Amedeo Savoia Aosta, passa davanti all’Ospedale del Bambino Gesù e prosegue nella passeggiata del Gianicolo fino al monumento a Garibaldi. Ma questa strada la percorriamo al ritorno.

Quindi l’itinerario si articola in due sotto-itinerari.

 

SALENDO PER

 

VIA GARIBALDI

 

La strada ricorda l’eroe per eccellenza del risorgimento nazionale. E’ situata ai piedi del Gianicolo perché il suo nome resta legato alla difesa della Repubblica Romana. Sicuramente via Garibaldi è la salita più lunga e con più tornanti di Roma. Da Trastevere sale sul Gianicolo con sette curve di cui un tornante, è lunga Km 1,5. Viale Gabriele D’Annunzio che da piazza del Popolo sale al Pincio presenta due tornanti e prosegue fino a Trinità de’ Monti con il nome di viale della Trinità de’ Monti.

Nella via e nel ponte, Garibaldi è ricordato con il solo cognome, mentre sul piazzale dove c’è il suo monumento è segnato come “piazzale Giuseppe Garibaldi”.

Nel primo tratto presenta marciapiedi sopraelevati, è tutta in salita.

Targa Folkstudio. Al civico 58. Nato nel 1960 per iniziativa del chimico Giancarlo Cesaroni, proponeva musica popolare, gospel, spiritual, musica sudamericana, irlandese, jazz e canzone d’autore. Tra gli altri, hanno iniziato a cantare in questo locale: Antonello Venditti, Francesco De Gregori, Ernesto Bassignano, Mimmo Locasciulli, Grazia di Michele, Rino Gaetano. Nel 1962 si esibì davanti a non più di 15 spettatori uno sconosciuto Bob Dylan di passaggio a Roma per raggiungere l’allora fidanzata a Perugia. Il locale in via Sacchi al Flaminio ha chiuso nel 1998, tutto il materiale d’archivio è stato donato alla Discoteca di Stato.

Palazzo del Conservatorio delle Pericolanti. Al civico 88, costruito nel Settecento come proprietà nei nobili Vitelleschi, acquistato nel 1792 da Pio VI per il Coservatorio di San Giuseppe. Una targa sul portone d’ingressa lo ricorda. Era destinato a ragazze povere, aveva laboratori per la lavorazione della seta. La parte originaria era a due piani.

Madonnella del Sacro Cuore. L’immagine sacra è sovrastata da una raggera con la colomba sorretta da due angeli, a loro volta sovrastata da un grande timpano ligneo molto sporgente.

Palazzo del Conservatorio Pio. Al civico 41-45. Costruito nel 1744 come fabbrica del tabacco di proprietà privata con appalto concesso da Benedetto XIV. Il progetto è di Luigi Vanvitelli, l’edificio è su tre livelli più uno seminterrato. Le macine erano mosse dall’acqua di un canale proveniente dall’acquedotto dell’Acqua Paola. Nel 1775 Pio VI destinò il complesso a sede del Conservatorio Pio che aveva come scopo il ricovero e l’educazione di giovani orfane. Nel 1792 l’edifico, ampliato, venne destinato a lanificio. Nel 1880 fu acquistato dallo Stato italiano che lo assegnò al Ministero della Pubblica Istruzione. Nel 1905 il complesso passò al Ministero degli Esteri, dal 1951 la parte su via Garibaldi fu assegnata alla Scuola Ufficiali dell’Arma dei Carabinieri.

L’edificio sviluppa su due piani con finestre architravate, ed una sopraelevazione ottocentesca; al pianterreno bugnato aprono due portali ad arco sovrastati da balconi sorretti da mensole, tra finestre inferriate e finestrelle del seminterrato. Di fronte:

Convento di Santa Maria dei Sette Dolori. Preceduto da un portale chiuso da un cancello al civico 27. Appartiene alle suore Agostiniane Oblate del Bambin Gesù. Nel cortile si nota subito la grande facciata incompiuta in mattoni della chiesa progettata dal Borromini, su incarico di Camilla Virginia Savelli Farnese, ma i lavori furono condotti da Francesco Contini. Il complesso accoglieva le giovani nobili di salute cagionevole che volevano diventare suore. Il corpo della chiesa, disposto lungo un asse parallelo alla facciata, occupa la metà sinistra del complesso. La facciata della chiesa presenta al centro un corpo concavo molto sporgente con due contrafforti fortemente obliqui. Una parte del monastero, acquistata da privati è stata trasformata in albergo 4 stelle, l’albergo VOI Donna Camilla Savelli.

La strada fa una grande curva a sinistra, superato un giardino, ad angolo con via di Porta San Pancrazio, ecco la:

Fontanina di via Porta San Pancrazio. Addossata al muraglione, presenta in alto una lapide con stemma Barberini che ricorda i lavori di consolidamento eseguiti nel 1629 nella chiesa di San Pietro in Montorio che è subito sopra. Di questi stessi anni è la fontanina. Testa di leone murata in nicchia, due cannelle a forma di piccole stelle che versano acqua in una semplice vasca di marmo con indicazione dell’anno di restauro eseguito dal Comune, il 1936.

A questo punto la strada riceve da sinistra vi Goffredo Mameli, curva a destra, segue un’altra curva a destra, riceve da sinistra via Nicola Fabrizi, quindi un tornante sulla destra, dopo breve tratto un'altra curva a sinistra e siamo a piazza San Pietro in Montorio. Siamo sul Gianicolo.

 

La descrizione prosegue alla voce: Gianicolo, pag. 46.

 

 

Porta San Pancrazio. Anticamente chiamata Aurelia. Urbano VIII la costruì nella posizione strategica in cui si trovava durante i combattimenti della Repubblica Romana del 1849. La porta è opera di Marcantonio De Rossi (1648). Danneggiata dai bombardamenti di quella guerra fu ricostruita da Virginio Vespignani nel 1854. All’interno si trova il Museo della Repubblica Romana e della Memoria Garibaldina. Il 19 aprile 1951 il Comune consegnò i locali all’Associazione Nazionale Veterani e Reduci Garibaldini per la realizzazione del museo, venne aperto al pubblico nel 1976. In occasione del 150° dell’Unità d’Italia (2011) la Presidenza del Consiglio dei Ministri e la Sovraintendenza Comunale hanno rinnovato il museo che è anche luogo per conoscere tutto il Gianicolo. Busti, dipinti, incisioni e cimeli garibaldini, oltre a plastici e un ricco apparato multimediale, portano a conoscere le vicende della Repubblica Romana del 1849. Al civico 1 del largo si trova villa Aurelia, sorta sugli Orti di Geta. La vide e l’ha descritta Montaigne nel 1581, una palazzina venne costruita nel Seicento, di questa si conservano i due piani inferiori. La villa fu quartier generale di Garibaldi, danneggiata da quegli scontri e ricostruita nel 1856. Alla fine dell’Ottocento passò a Clara Jessup di Filadelfia, alla sua morte lasciata in eredità all’Accademia Americana.

 

SALENDO PER

 

VIA GOFFREDO MAMELI

La via ricorda il patriota genovese il cui inno “Fratelli d’Italia” fu musicato da Novaro e dal 1946 è l’inno della Repubblica Italiana. Prese parte alla difesa della Repubblica Romana del 1849 e ferito ad una gamba il 3 giugno sul Gianicolo morì di cancrena il 6 luglio presso la Trinità dei Pellegrini. Negli anni del fascismo prese il nome di Duilio Guardabassi, un militante fascista ucciso in un’imboscata a Trastevere nel 1923.

 

La fontana del Prigione. Commissionata a Domenico Fontana92 da papa Sisto V per la sua villa sull'Esquilino, fu realizzata tra il 1587 e il 1590 (è una conseguenza della costruzione dell'acquedotto Felice, ripristino dell'Alessandrino). E’ l’unica sopravvissuta delle trenta fontane che ornavano la villa Montalto. Quando negli ultimi anni dell'Ottocento la villa fu distrutta (nel frattempo era passata ai Massimo) per la costruzione della stazione Termini e la sistemazione urbanistica di tutta l'area, la fontana venne smontata e collocata in un magazzino del Comune di Roma, nel 1894 fu ricomposta come fondale di via Genova (nei pressi di via Nazionale). Ma, ancora una volta, per la costruzione del palazzo del Viminale, fu spostata e sistemata in questo luogo nel 1923 dal Genio Civile.

E' costituita da un nicchione centrale delimitato da due lesene – con ghirlande di fiori e frutti in rilievo - che sorreggono un frontone decorato. L'acqua sgorga in due piccole vasche alla base delle lesene e, da una testa di leone (simbolo araldico della famiglia Peretti, papa Sisto V), in una piscina centrale a livello stradale. Nella nicchia era posto un gruppo marmoreo, definitivamente perduto, raffigurante un prigioniero con le mani legate – per cui il nome di fontana del Prigione - con Apollo e Venere. Sulla sommità della fontana era la testa di Esculapio.

Nel 2005-06 la fontana è stata restaurata dal Comune che l'ha dotata di un'area di rispetto.

 

In via Mameli 23 si trova la Proloco Trastevere, creazione di Vincenzo Mancino fondatore del format Proloco e ideatore del marchio Dol di origine laziale. Una bottega con cucina incentrata sulle eccellenze produttive del territorio locale e sui piatti tipici della tradiazione romana e laziale a cui si aggiungono le pizze cotte a legna (un altro ristorante Proloco è in via Bergamo nel quartiere Salario). Da Guida Rapida d’Italia del Tci, 2021.

In via Mameli 40 si trova Zia Restaurant con cucina di ricerca, qui “Antonio Ziantoni e la compagna Ida Proietti propongono un’offerta unica per il rione che si distacca dai target turistici. Undici tavoli, dislocati in più sale progettate dall’architetto Anton Cristell, si vedono colorare di piatti estrosi, ma solidi”, da Guida Rapida d’Italia del Tci 2021.

 

 

VIA DANDOLO

 

Il nome della strada ricorda due eroi della difesa della Repubblica Romana. I fratelli di Varese Enrico morto a villa Corsini e Emilio ferito a villa Spada.

Sartoria Farani. Al civico 8, uno dei negozi storici più affascinanti di Trastevere, conserva i segreti dei costumi da palcoscenico. Tra stoffe, ricami, macchine da cucire e sarte dalle mani di fata, Farani è il simbolo dell’eccellenza italiana per gli abiti per il teatro e il cinema.

Palazzina Bazzani. Si trova sulla sinistra, al civico 27, subito prima della grande curva sulla destra. E’ caratterizzato da una grande bifora al centro, merlatura in cima, una torre con trifora.

Villino Palmerini. Angolo via Casini. Costruito nel 1924 da Camillo Palmerini (1893-1967), collaboratore dell’ICP di Roma per il quale ha realizzato numerose costruzioni. Qui prevale lo stile neo barocchetto come rivisitazione dello stile neo medioevale. Quasi di fronte, ma tutta su via Dandolo, in curva si trova la Palazzina Angelo di Castro. L’architetto deve la fama al tempio israelitico di Livorno realizzato tra il 1960 e il 1962. La palazzina in questione fu costruita tra il 1951 e il 1954 insieme al ragioniere Piperno noto costruttore di Roma. Per il suo appartamento Di Castro progettò anche l’arredamento. Nel 1963 realizzò la palazzina in via Nicola Fabrizi 15 riconoscibile per gli inconsueti balconi circolari.

Santuario Siriaco del Gianicolo. Poco più avanti sulla sinistra. Al civico 47. I resti sono venuti alla luce nel 1906. Si tratta di un cortile rettangolare con alle estremità un edificio basilicale a tre navate con abside, preceduto da un atrio. Tutti i resti sono al Museo Nazionale Romano.

 

VIALE GLORIOSO

Porta questo nome in onore dei difensori della Repubblica Romana del 1849. La strada prosegue con una scalinata che è chiamata Scalea del Tamburino. Spesso è stata dipinta dei colori giallorossi nelle occasioni in cui la Roma vinceva il campionato. Il “tamburino” è un giovane ciociaro, Domenico Subiaco, nato a Ripi il 4 dicembre 1832, appena sedicenne andò a combattere tra i difensori della Repubblica Romana del 1849. La scalea dove era caduto gli fu dedicata nel 1891. Subito prima, sulla parete destra una lapide ricorda il regista Sergio Leone (1929-1989), famoso per i film del genere spaghetti western. con le parole: “Il mio modo di vedere le cose / talvolta ingenuo un po’ infantile / ma sincero / come i bambini della scalinata / di viale Glorioso/ Sergio Leone / S.P.Q.R. 1999”. Qui il regista ha vissuto infanzia e giovinezza.

 

VIA CALADRELLI

Ricorda i due fratelli, Lodovico, colonnello direttore dell’artiglieria in difesa di Roma nel 1849, e Alessandro triunviro con Saliceti e Mariani negli ultimi quattro giorni della Repubblica Romana.

Su di essa si aprono i due ingressi a villa Sciarra. Sempre in salita termina alla Mura Gianicolensi.

 

VIA NICOLA FABRIZI

Ricorda il patriota modenese (1804-1885), mazziniano, combatté nella prima guerra di indipendenza, nella difesa della Repubblica Romana e partecipò alla spedizione dei Mille, Garibaldi lo nominò generale d’Armata. Fu per due legislature deputato del Regno d’Italia. Al civico 7 si trova il Liceo Scientifico Privato Kennedy già befotrofio di Roma dal 1905 al 1955. Foto d’epoca di ragazze che allattano (balie).

 

VIALE XXX APRILE

Ricorda il 30 aprile 1849 quando iniziò l’assedio francese a Roma, in questa occasione i garibaldini riuscirono a respingere l’attacco francese che dovettero effettuare una ritirata su Civitavecchia.

Tortuosa e sempre in salita conduce a via Angelo Masina. Al civico 33 si trova l’Istituto Norvegese di Archeologia Romana.

 

VIA GIACOMO MEDICI

Ricorda il patriota milanese (1817-1882) che fu al seguito di Garibaldi nella difesa del Vascello e guidando nel 1860 la seconda spedizione in Sicilia. Divenne poi aiutante di campo di Vittorio Emanuele II, ottenne il titolo di marchese del Vascello. Al comando nella III Guerra di Indipendenza. Prefetto in Sicilia. Senatore del Regno. E’ passato alla storia per aver arrestato Mazzini nel 1870.

 

VIA ANGELO MASINA

Ricorda il patriota garibaldino che cadde eroicamente al quarto assalto di villa Corsini durante la difesa della Repubblica Romana il 6 luglio 1849.

Accademia Americana. Al civico 5. Progettata dall’architetto Mckim nel 1890 ma realizzata dopo la sua morte tra il 1910 e il 1915, è sede di una biblioteca di 100.000 volumi relativi agli studi classici e di storia dell’arte. Annessa la Fototeca Unione, notevole raccolta di fotografie e antichità romane.

 

GIANICOLO

Il Gianicolo è un colle di Roma, non fa parte dei sette colli fatali alla nascita della città (non era incluso nel perimetro delle mura Serviane), giunge all’altezza massima di 88 metri s.l.m. digrada verso Est dove si estende il rione di Trastevere, mentre verso Sud l’altura prosegue dando origine al quartiere di Monteverde. Il nome del colle deriverebbe dal dio Giano che vi avrebbe fondato un centro abitato. Il colle era chiuso solo in parte dalle mura Aureliane. Non era molto abitato anche per carenza idrica, fino a che Traiano costruì l’acquedotto. La falsa tradizione che San Pietro avesse ricevuto il martirio su questo colle fece nascere la chiesa di San Pietro in Montorio. Nel Medioevo fu chiamato mons Aureus per i biondi strati della marna sabbiosa che si accendevano nei bagliori del tramonto. Paolo V Borghese93 riparò l’acquedotto di Traiano e fece costruire il Fontanone. Con il papa Urbano VIII Barberini94 (1642-44) tutto il colle venne compreso nelle mura dette Gianicolensi. Queste mura ebbero il battesimo del fuoco solo nel 1849, in tale occasione andò completamente distrutto il Casino dei Quattro Venti che faceva parte di villa Corsini. Il colle è famoso in tutto il mondo per i suoi panorami.

 

Giunti alla svolta in cui si trova piazza di San Pietro in Montorio.

 

CHIESA DI SAN PIETRO IN MONTORIO

La chiesa sorge sul luogo dove, secondo la tradizione, l’apostolo Pietro fu crocifisso sulla croce a testa in giù, sebbene la storia ritenga che il martirio sia avvenuto nel circo di Caligola e Nerone presso il Vaticano. L’appellativo Montorio deriva da Mons aureus per la marna gialla. La chiesa fu fondata nel medioevo per i monaci celestini, nel XII passò ai benedettini e alla fine del quattrocento fu affidata da papa Sisto IV ai frati Francescani. I frati, provvidero ad abbattere il vecchio edificio per costruirne uno nuovo. La chiesa fu eretta con donazioni di Luigi XI di Francia, poi dei reali di Spagna Ferdinando V ed Isabella di Castiglia, consacrata il 6 giugno 1500. Architetto fu Baccio Pontelli95. I bombardamenti per schiacciare la repubblica Romana del 1849 danneggiarono seriamente la chiesa e il campanile che venne ricostruito.

La chiesa presenta un’elegante facciata a timpano, forse della scuola di Andrea Bregno96, a due ordini con rosone gotico, preceduta da una doppia rampa di scale.

L’interno è a unica navata terminante ad abside poligonale, conserva notevoli opere d’arte di Giorgio Vasari (la cappella del Monte e la precedente), di Sebastiano del Piombo (la Flagellazione e la Trasfigurazione nella prima cappella di destra) e di Gian Lorenzo Bernini (seconda cappella di sinistra, Raimondi). La Trasfigurazione di Raffaello era sull’altare maggiore. Ora sull’altare maggiore si trova una copia della Crocifissione di San Pietro di Guido Reni realizzata da Vincenzo Camuccini.

Sotto l’altare maggiore, non ricordata da alcuna lapide, venne sepolta Beatrice Cenci. Con l’occupazione francese di Roma a fine Settecento, la tomba venne profanata da un soldato francese di nome Jean Maccuse per impossessarsi di un piatto d’argento. Il soldato prese a calci il teschio della povera sventurata. Il pittore Vincenzo Camuccini97 fu testimone del lugubre evento.

 

Nella chiesa si sono sposati Alessandro Florenzi e Ileana Atzori

 

TEMPIETTO DEL BRAMANTE

A destra della chiesa si trova un chiostro formato da una serie di arcate murate e da un portico di tre arcate rette da pilastri. Al centro si innalza il bellissimo tempietto del Bramante, nella cappellina sotterranea si può vedere il foro nel quale sarebbe stata piantata la croce del martirio. Qui il Bramante realizzo, nel 1502 quello che molti considerano il primo vero edificio rinascimentale di Roma. La forma circolare del tempio ricorda i martyria cristiani (le cappelline che ricordavano i primi martiri), dodici colonne doriche sostengono la trabeazione con metope sormontata a sua volta da una balaustra. Al di sopra si innalza la cupola, impostata su alto tamburo cilindrico.

 

Nel piazzale antistante la chiesa giunge la Rampa di Monte Aureo che giunge da via Goffredo Mameli. Nel 1963 crollò una parte del muraglione che sosteneva la piazza antistante la chiesa. In quella occasione vennero alla luce resti della fine del II secondo secolo di una latrina pubblica come testimoniano graffiti in latino e greco. Un’ala del Convento, ceduta alla Spagna nel 1876, è occupata dall’Accademia Spagnola di Storia, Archeologia e Belle Arti con biblioteca di 12.000 volumi.

 

PALLA DI CANNONE AL GIANICOLO

 

 

Si riprende a salire per via Garibaldi, sulla sinistra si vede il:

 

MAUSOLEO GARIBALDINO DEL GIANICOLO

O Mausoleo Ossario Gianicolense. Progettato dall’architetto Giovanni Jacobucci98 e solennemente inaugurato il 3 novembre 1941 dopo due anni di lavori. Accoglie i resti dei caduti nelle battaglie per Roma capitale dal1849 al 1870. Al centro di un’aria recintata, un austero quadriportico in travertino, costituito da tre archi a tutto sesto su goni lato, e in posizione elevata su una gradianta, racchiude il nucleo centrale del monumento: un’ara ricavata da un unico blocco di granito rosso di Baveno, arricchito da figurazioni allegoriche istiparete all’antichità romana, tra cui la lupa, l’aquila imperiale, scudi e gladi. Ai quattro angoli altrettanti piedistalli con bracieri bronzei decorati con teste di lupa che vengono accesi in occasione delle ricorrenze ufficiali. Sui piedistalli i nomi delle battaglie più significative per liberare Roma.

Sul retro un doppia rampa scende al sacrario chiuso da imponente portale bronzeo. Ci si trova in un vestibolo e un vano quadrato con al centro un grande pilastro circolare ornato con palme e croci votive in alabastro. Sulle pareti 36 loculi chiusi da lapidi che ricordano i nomi di oltre 1600 eroici caduti. Nei loculi solo pochi resti, circa 200, per lo più anonimi, rinvenuti nelle varie ricognizioni. Nella parete di fondo il sarcofago in porfido con le spoglie di Goffredo Mameli, genovese, autore dell’inno d’Italia. Tra i caduti: Ciceruacchio e i suoi due figli, Enrico Dandolo, Luciano Manara, Emilio Morosini e due donne: Giuditta Tavani Arquati e Colomba Antonietta Porzi.

Notare i cedri del libano che circondano il mausoleo. Sono stati censiti come alberi monumentali d’Italia.

 

Ancora pochi passi in salita ed eccoci al:

 

FONTANONE DEL GIANICOLO

La fontana dell’Acqua Paola, chiamata dai romani “Fontanone”, è la mostra terminale dell’acquedotto dell’Acqua Paola, ripristinato tra il 1608 e il 1610 da papa Paolo V Borghese99, in quanto le zone sulla sponda destra del Tevere (Trastevere, Borgo e il Vaticano stesso) erano scarsamente dotate di acqua potabile. Si trattava di ripristinare l’acquedotto di Traiano che captava l’acqua dal lago di Bracciano, i lavori terminarono nel 1610.

La fontana fu progettata da Giovanni Fontana100 in collaborazione con Flaminio Ponzio101, avendo come modello la mostra dell’acquedotto Felice. Si divide in due parti separate da una linea immaginaria orizzontale, nella parte inferiore vi sono tre arcate più alte e larghe delle due laterali leggermente arretrate, le arcate sono separate da colonne su pilastri. All’interno delle tre arcate centrali, invece di statue, si trovano tre finestroni per consentire una parziale visione del giardino botanico che all’epoca si trovava dietro il fontanone. La metà superiore è occupata da una grande iscrizione che ricorda la riattivazione dell’acquedotto, al di sopra un grande stemma pontificio sorretto da due angeli scolpiti da Ippolito Buzio.

Gran parte dei marmi per realizzare l’opera provengono dal foro di Nerva. Il progetto originario del Fontana venne modificato per volere del papa Alessandro VIII102 che commissionò l’opera al nipote di Giovanni, Carlo Fontana. A memoria di tale intervento, nella volta dell’arco centrale venne posizionato lo stemma del papa e una iscrizione commemorativa. In occasione di tali lavori venne creato il piazzale antistante con un colossale lavoro di terrazzamento, prima la fontana era a strapiombo sulla città.

Una grande lapide sulla fronte del Gianicolo ricorda che Paolo V fece restaurare nel 1613 l’antico acquedotto che portava la saluberrima acqua Alsietina (Augusto 2 d.C.) da Bracciano a Roma. E’ un errore, l’acqua Alsietina non era potabile, serviva per irrigare i campi e per le fontane monumentali, non veniva da Bracciano ma dal lago di Martignano. Quindi non si trattava di questo acquedotto, ma di quello di Traiano, costruito oltre un secolo più tardi.

Lavori di restauro si resero necessari dopo i combattimenti sul Gianicolo per la Repubblica Romana nel 1859, altri nel 2002-04. Tra il giugno e il novembre 2019 la fontana è stata interessata da lavori di manutenzione straordinaria, lavori resi possibili grazie ad una donazione della maison Fendi (insieme a questa vennero restaurate la fontana del Mosè, la fontana del Peschiera in piazzale degli Eroi e la mostra dell’Acqua Vergine al Pincio, per una spesa di 280.000 euro (da Repubblica del 4.6.19 e del 27.11.19).

 

 

Il Fontanone è stato spesso protagonista nel cinema e negli spot pubblicitari, ricordiamo: “Tre soldi nella fontana” del 1954, “Trastevere” del 1971, “Un’australiana a Roma” del 1987, “Stasera a casa di Alice” (1990), “La grande bellezza” (2013). Nel film “La grande bellezza” la seconda immagine è al Fontanone del Gianicolo, all’interno della fontana è in azione un coro polifonico, in basso nella fontana un gruppo di turisti giapponesi. Un turista fa le foto al panorama, ad un tratto sviene e cade a terra, la gente accorre.

Anche uno spot pubblicitario di una compagnia telefonica con Cristian De Sica. E’ questa la fontana a cui fa riferimento Antonello Venditti nella canzone “Roma capoccia” (1972): “Quanto sei bella Roma quann’è sera, quanno la luna se specchia dentro ar fontanone…”.

Nel maggio 2017 due sposi si sono baciati dentro il Fontanone, a sera, senza controlli, in abiti da sposi (da Repubblica del 28.5.17).

 

Davanti al Fontanone del Gianicolo c’è un grande edificio, dalla tinta vivace, si chiama Villa Vaini Ruspoli ed ha una storia particolare, che pochi conoscono, legata alla figura di Mary Dora. Partiamo dalla metà del Seicento, quando quasi tutto il Gianicolo era dei Barberini, diventati poi Barberini Colonna di Sciarra. Nel 1672 Guido Vaini (1648-1722), che apparteneva ad una famiglia di Imola trasferitasi a Roma da diversi decenni, era diventato principe di Cantalupo e aveva ereditato una parte della grande tenuta Barberini. Sulla tenuta fece costruire l’edificio, con panorama sulla città, ma con il limite impostogli di non coprire la vista della fontana. Nel 1705 sua figlia, Angela Vaini, sposò Ludovico Lante della Rovere, principe di Bomarzo, che aveva l’adiacente Villa Lante. Nel 1749 i banchieri francesi Giraud comprarono questa villa, oltre al Vascello, poco distante, e il palazzo del ‘400, ora Torlonia, a via della Conciliazione. Così Villa Vaini fu trascurata e nel 1790 venne addirittura trasformata in una fabbrica di panni e poi in un pastificio. Nel 1925 Eugenio Ruspoli, erede dell’importante famiglia, acquistò l’edificio e lo fece restaurare come oggi lo vediamo. Due anni dopo il principe Ruspoli si sposò con Mary Dora Labouchere ( 1884-1944), figlia di un politico inglese. Questa signora, che aveva dieci anni più del marito, aveva avuto un passato movimentato. Si era infatti sposata una prima volta nel 1903 con Carlo di Rudinì, figlio dell’ex capo del Governo. ( Ritratta da Corcos in quell'anno.) Testimone al matrimonio era stato il D’Annunzio, che con l'occasione conobbe Alessandra, sorella dello sposo, e ne divenne l'amante. Poi Mary Dora, rimasta vedova, si era risposata con il principe Baldassarre Odescalchi e infine( divorzio e annullamento all’estero), nel 1927, con Eugenio Ruspoli, innamorato di lei. Date queste vicende, non fu accettata negli ambienti dei nobili romani, e visse un po’ in questa villa e un po’ nel palazzo Ruspoli a via del Corso. Nel settembre del 1944 avvenne un grave incidente. Durante dei lavori nella villa, era rimasta inavvertitamente aperta una botola nel giardino e Dora, così era chiamata, morì cadendovi dentro. Eugenio Ruspoli non volle più risiedere nella villa e la vendette nel 1947 alla Spagna. Attualmente è la residenza dell’Ambasciatore spagnolo, oltre che sede di un centro culturale spagnolo.

 

 

Lasciamo via Garibaldi, giriamo a destra ed entriamo nella Passeggiata del Gianicolo fino a giungere a:

 

PIAZZA GIUSEPPE GARIBALDI

Uno dei punti panoramici più belli di Roma, una parte è stata pedonalizzata per rendere fruibile il luogo. Subito sotto la piazza, spostato appena a destra si trova il cannone che spara ogni giorno a mezzogiorno. Sulla destra vi è un teatro dei Burattini, ma il centro è:

 

MONUMENTO A GARIBALDI

Il monumento equestre a Giuseppe Garibaldi103 si trova nella piazza omonima nel punto più alto del colle Gianicolo, è opera di Emilio Gallori104, fu inaugurato il 20 settembre 1895.

La statua in bronzo che raffigura l’Eroe dei Due Mondi a cavallo si trova su un alto piedistallo di marmo, ai lati ci sono le figure allegoriche dell’Europa e dell’America, intorno i bassorilievi che raffigurano lo sbarco di Marsala, la resistenza di Boiada, la difesa di Roma e il gruppo della Libertà. Nella statua l’eroe volge lo sguardo verso il Vaticano, dopo i Patti Lateranensi, la statua fu voltata verso il Gianicolo, ma è il cavallo a guardare il Vaticano. E’ stato restaurato nel 1990.

Durante un temporale della notte tra il 6 e il 7 settembre 2018 (ore 5,30 del mattino) un fulmine colpì il basamento della statua di Garibaldi, l’area venne transennata, si valutò la stabilità del cavallo. Crollò un bassorilievo sul lato Nord che raffigura un leone e crepe nel basamento (da Repubblica del 8.9.18). Alla data del 20.12.20 il monumento non è stato ancora restaurato.

 

CANNONE DEL GIANICOLO

Il cannone del Gianicolo si trova in quel luogo dal 24 gennaio 1904, spara a salve a mezzogiorno in punto. Lo sparo si può sentire fino all’Esquilino. Viene azionato da tre militi dell’esercito che ricevono il comando dall’Istituto Elettrotecnico Galileo Ferraris di Torino. Il Comune di Roma paga la Direzione di Artiglieria dell’Esercito Italiano per questo servizio. Tale uso fu introdotto da papa Pio IX105 nel 1847 per regolarizzare le campane di tutte le chiese di Roma che suonavano a mezzogiorno (allora si passò dall’ora italiana con i quadranti degli orologi divisi in sei ore a quella francese con i quadranti degli orologi divisi in dodici ore. Il cannone allora era posto a Castel Sant’Angelo. “L’ordine di sparare alle ore 12 precise partiva dall’Osservatorio Astronomico del Collegio Romano, una palla nera di panno e vimini cadeva dal timpano della chiesa di Sant’Ignazio fino a toccare il tetto, quello era il segnale dell’ora esatta”. Da Colaiacono, 501 luoghi di Roma, pag. 213. Dopo il 20 settembre 1870 la consuetudine saltò per un po’ di tempo e riprese nel 1903 a Monte Mario nell’area della villa Mellini dove oggi è l’Hotel Hilton, il 24 gennaio 1904 venne posizionato dove è ora. Durante l’ultima guerra il suo uso fu interrotto, fu ripristinato il 21 aprile 1959. Fu il noto presentatore Mario Riva che aprì una rubrica “Aridatece er botto der cannone” nel programma televisivo Il Musichiere. Quando il poeta romanesco Checco Durante sentì il botto compose la poesia “Arispara er cannone a mezzogiorno”. Oggi il cannone è un 105/22 mod.14/61, la sua messa in opera si deve all’esercito italiano. Le spese sono a carico del Comune.

La prima inquadratura del film “La grande bellezza” è proprio per la bocca del cannone del Gianicolo, un attimo primo che spari a salve per segnare il mezzogiorno. La camera va poi sul monumento a Garibaldi, una persona anziana sembra rattristata sulla corona d’alloro. Seguono le immagini dei mezzibusti degli eroi garibaldini, la camera si concentra su Gustavo Modena, un patriota e attore (Venezia 1803-Torino 1861, Trento e Genova gli hanno intitolato un teatro, suoi busti a Torino, Milano, Genova e Padova).

 

Nei giardini si trovano molti mezzibusti di garibaldini che hanno combattuto tra i Mille o in difesa della Repubblica Romana. Tra il 1885 e il 1888 vennero collocate numerose statue di eroi garibaldini con firme di importanti scultori: Ettore Ximenes, Ettore Ferrari, Giovanni Prini, Giovanni Nicolini, Publio Morbiducci, Amleto Cataldi e altri. Oggi se ne contano 84, fra essi quattro stranieri: l’inglese John Peard (Giovanni Paganucci, 1860 collocato nel 1904), il finlandese Herman Lijkanen (Bino Bini 1961), l’ungherese Istvan Turr (Robert Csikszentmihalyi, 1998-99) e il bulgaro Petko Voivoda (Valentin Starcev, 2004). Tra i busti una donna: Colomba Antonietti (di Bastia Umbra) moglie dell’ufficiale Luigi Porzi, organizzò i soccorsi ai feriti, ma ha combattuto al fianco del marito per la difesa della Repubblica Romana ed è morta a porta San Pancrazio il 13 giugno 1849. Tutti sono stati restaurati in occasione del 150° dell’Unità d’Italia nel 1911. In questa occasione è stato portato in questa passeggiata il monumento a Ciceruacchio già al lungotevere in Augusta.

Dal 2005 è stata inserita anche la statua di Righetto, con la sua fedele amica “Sgrullarella”.

Righetto era un ragazzo Trasteverino, di dodici anni, allegro e vivace, ben voluto da tutti, grato alla vita, nonostante le difficoltà che aveva sempre dovuto affrontare.

Senza genitori e senza dimora, Righetto si guadagnava da vivere, accompagnato dalla sua inseparabile cagnetta “Sgrullarella”, facendo le consegne per un fornaio di Trastevere, che in cambio gli donava qualcosa con cui sfamarsi e lo faceva dormire nel magazzino del forno.

Roma venne stretta d’assedio e bombardata, nel giugno del 1849 la difesa era allo stremo, la popolazione romana aveva però capito che per disinnescare le bombe era sufficiente gettarvi sopra uno straccio bagnato, prima che la miccia provocasse l’esplosione. La Repubblica Romana aveva così istituito una ricompensa in denaro per chi avesse riconsegnato le bombe inesplose da riutilizzare contro il nemico. Il più coraggioso e veloce in questa cattura era proprio Righetto, che aveva creato dei veri e propri gruppi di raccolta, insieme a tutti i suoi coetanei. Colpire i ponti con le bombe era più difficile: la precisione doveva essere tanta e se avessero mancato il bersaglio, la bomba sarebbe finita direttamente nel fiume: per questo motivo in quegli anni, i mercati si svolgevano sempre sui ponti.

Era il 29 giugno del 1849 quando Righetto e Sgrullarella erano vicino a ponte Sisto durante il mercato settimanale, quando una bomba inesplosa con una miccia molto corta colpì il ponte; Righetto corse con tutto il fiato che aveva e si buttò con tutto il corpo sopra la miccia.

Non ci pensò due volte, sapeva che quell’azione sarebbe stata fatale, ma decise comunque di sacrificarsi per la patria.

Grazie al suo coraggio, Righetto divenne un simbolo di quella che fu la Repubblica Roma

 

 

 

Facciamo una breve deviazione. Dalla passeggiata del Gianicolo, prendendo verso porta San Pancrazio si arriva alla cosiddetta Casa di Michelangelo. Michelangelo visse gli ultimi trenta anni di vita a Roma, aveva acquistato casa in via Macel de Corvi presso il Foro di Traiano, strada demolita per la costruzione del Vittoriano. Morì in questa casa lasciando alcune opere incompiute come la Pietà di Palestrina destinata a Santa Maria Maggiore oggi alla Galleria dell’Accademia di Firenze.

 

Di fronte si trova il Monumento a Ciceruacchio. Il monumento nasce da una richiesta presentata da un comitato di cittadini tra i quali Luigi Cesana direttore de Il Messaggero. Angelo Brunetti detto Ciceruacchio (Roma 1800 – Ca’ Tiepolo, frazione di Porto Tolle 1849) carrettiere al porto di Ripetta, fu fervente patriota, combatté con Garibaldi in difesa della Repubblica Romana. Al crollo di questa fuggi verso Venezia. Intercettato da austriaci fu arrestato e fucilato con altri. E’ opera dello scultore siciliano Ettore Ximenes106, che presentò il progetto nel 1880. Il monumento venne inaugurato il 3 novembre 1907 su lungotevere Arnaldo da Brescia. In occasione dell’apertura dei sottovia, nel 1960, fu spostato a lungotevere in Augusta (Passeggiata di Ripetta). Venne portato qui nel 2011 in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia 1861-2011) Rappresenta l’eroe al momento della fucilazione, guarda in faccia il nemico e scopre il petto, indicando di mirare al cuore. Ai suoi piedi il figlio Lorenzo, in ginocchio bendato e con la bocca spalancata per un ultimo grido. Dal monumento venne escluso l’altro figlio Luigi, su di lui il sospetto di aver ucciso Pellegrino Rossi davanti al palazzo della Cancelleria.

 

Torniamo nella passeggiata del Gianicolo ed iniziamo la lenta discesa verso il Bambino Gesù

 

IL MURO DELLA COSTITUZIONE

Il muro riproduce tutti i 69 articoli della Costituzione della Repubblica Romana (3 luglio 1849), venne inaugurato per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia il 17 marzo 2011 dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Si tratta di un documento democratico e laico molto avanzato per quei tempi, si stabilisce il suffragio universale anche femminile, abolizione della pena di morte, non esisteva una religione di Stato, non esisteva una censura, gli ebrei erano liberi al pari di tutti gli altri cittadini, l’abolizione del monopolio del sale (il 40% del prezzo andava al principe Torlonia). Il monumento è costituito da un monolite di ferro e calcestruzzo lungo circa 50 metri in cui sono riportate circa 10.000 lettere. Il testo fu conservato da Giovanni Pennacchi, rappresentante alla Costituente per la provincia di Spoleto e, dopo la sua morte (1883) depositato alla Biblioteca Augusta di Perugia.

 

Proseguiamo la discesa della passeggiata del Gianicolo.

 

VILLA LANTE

Tra le ville romane è quella ad aver conservato di più l'aspetto rinascimentale. Costruita sui resti della villa di Marziale107. Residenza estiva per Baldassarre Turini un importante funzionario della corte dei papi Medici Leone X e Clemente VII, fu progettata e realizzata da Giulio Romano108 tra il 1518 e il 1531. La durata dei lavori si prolungò a causa del sacco di Roma del 1527. A Giulio Romano e alla scuola di Raffaello si devono anche le decorazioni interne.

Prestissimo nel 1551 passò alla famiglia Lante (famiglia di mercanti di origine pisana) da cui prese il nome che ingrandirono il giardino, quando un secolo dopo una parte del giardino venne espropriato da Urbano VIII per le mura Gianicolensi i Lante vennero compensati con la villa Lante di Bagnaia e il titolo di duchi di Bomarzo.

Nel 1817 i Lante vendettero la villa ai Borghese che fecero restaurare i piani superiori da Luigi Canina. Nel 1837 la villa passò all’Istituto del Sacro Cuore, in questa occasione vennero staccati gli affreschi di Polidoro da Caravaggio e Giulio Romano, considerati inadatti al noviziato, ora sono a palazzo Zuccari. Nel 1909 fu venduta all'archeologo tedesco Wolfgang Helbig che vi abitò. Nel 1950 passò allo stato di Finlandia che l'ha utilizzata come ambasciata presso la Santa Sede e come sede dell'Istituto Romano Finlandese, un centro di studi archeologici.

 

La pianta della villa è un quadrato, o meglio un cubo, presenta un piano seminterrato a monte, un imponente primo piano e un attico coperto da un tetto piramidale. Il giardino è terrazzato. Tutti gli ambienti, in particolare il salone, asimmetrico rispetto all’asse principale e la loggia che ne è il punto di arrivo, sono spazialmente proporzionati e presentano un’organica connessione tra architettura, pittura e scultura. Il vestibolo voltato a botte comunica con il salone, ornato di un Trionfo di Roma di Valentin de Boulogne e, sopra le porte, di altorilievi di Antonio Canova. Due sale furono affrescate da Vincenzo Tamagni (1525-27), forse su disegno di Giulio Romano, con copie dei “ritratti celebri di Raffaello (la Fornarina, la Velata, la Gravida) muse e uomini illustri”. Nel loggiato, raffinati stucchi attribuiti a Giovanni da Udine.

 

Sul lato opposto:

 

MONUMENTO EQUESTRE AD ANITA GARIBALDI

Opera di Mario Rutelli109. E’ l’unico monumento equestre femminile di Roma. Inaugurato il 4 giugno 1932 dalla regina Elena del Montenegro in occasione delle celebrazioni del 50° della morte di Giuseppe Garibaldi. Custodisce le spoglie di Anita Garibaldi che erano sepolti a Nizza. La bara venne portata a spalla da ex Garibaldini avvolta nello stesso tricolore usato per il feretro di Mazzini nel 1872.

Anita è raffigurata a cavallo con la pistola in pugno e sorreggente il figlio neonato Menotti, mentre cerca di sottrarsi alla cattura in Sud America. Il dado del piedistallo è ornato sui quattro lati da pannelli bronzei che raffigurano, in altorilievo, episodi dei quali Anita fu protagonista. I due pannelli a Est e Sud Anita guida i soldati in marcia nelle Pampas; il pannello a Ovest Anita cerca il corpo di Garibaldi tra i caduti in battaglia; nel pannello a Nord Anita è sorretta da Garibaldi nel Delta del Po.

 

LA SCUOLA GRILLI SUL GIANICOLO

La scuola Gaetano Grilli sul Gianicolo è un esempio di scuola basata su padiglioni in legno, chiamata “Scuola all’aperto”. Sembra che sia nata nel 1911 per accogliere bambini predisposti alle malattie infettive alla tubercolosi e dare loro una istruzione di base. Fu la prima scuola all’aperto stabile di Roma, è intitolata a Gaetano Grilli, pedagogista e sostenitore delle scuole all’aperto.

 

IL FARO DEL GIANICOLO

Disegnato da Manfredo Manfredi110 nello stile con cui venne realizzato anche il Vittoriano, donato dagli italiani emigrati in Argentina ed inaugurato nel 1911. E’ realizzato in pietra bianca di Botticino111, è alto 20 metri. La base circolare ha un diametro di 10 metri. In cima un abaco con la scritta: “A Roma capitale – Gli italiani d’Argentina – MCMXI”. La lanterna è raggiungibile attraverso una scala a chiocciola che conduce al capitello e poi attraverso una scala a pioli di ferro. La sera proietta sulla città fasci di luce tricolore, viene acceso nei giorni di festività nazionali.

A Roma si dice: “Sembri er faro der Gianicolo”, di una persona vestita in maniera eccentrica. Sembra che il piazzale sia stato usato dai parenti dei carcerati per parlare con i detenuti. E’ un luogo del cuore per l’attrice Carolina Crescentini.

A lato è stata posta dall’ambasciata dell’Argentina nel 2006 una lapide in ricordo del colpo di stato militare in Argentina del 1976. Il 24 marzo di quell’anno i militari portarono al potere il generale Videla, nel periodo della dittatura ben 30.000 persone scomparvero creando il fenomeno dei desaparecidos, la dittatura crollò con la sconfitta militare inflitta dai britannici nella guerra delle Falkland (1982).

 

QUERCIA DEL TASSO

Torquato Tasso amava passeggiare sul Gianicolo e sedersi all’ombra di una quercia diventata poi famosa. Bisogna immaginarla nell’orto del vicino convento di Sant’Onofrio. Anche Giacomo Leopardi passeggiava in questo luogo e vi si soffermava riflettendo sulla vita di Tasso. Questa quercia venne distrutta da un fulmine nel 1843, ma ancora esiste seppure puntellata. Tasso riposa in una cappella della vicina chiesa di Sant’Onofrio.

 

FONTANELLA ALLA QUERCIA DEL TASSO

Si tratta di una fontana sormontata da un sarcofago romano e dalla quercia del Tasso. Nel 1928 venne indetto dal Comune un concorso per realizzare una fontanella sul posto, il vincitore fu Emanuele Cito Filomarino (Napoli 1901-Roma1930) architetto e illustratore del libro per ragazzi Tarzan e la scimmia del 1929. La fontana in travertino reca – sul retro – un verso tratto dal XV canto della Gerusalemme Liberata. Sul fronte la spada, simbolo di Melpomene e la lira simbolo di Tersicore, le muse della poesia bucolica. Nel 2013 è stata restaurata. Tutte le notizie da: Giada Carboni, Per le vie di Monteverde, ed. Pav, pag.104.

 

ANFITEATRO QUERCIA DEL TASSO

E’ un teatro di Roma all’aperto, ha una programmazione solo estiva. Venne realizzato nel Seicento dall’oratorio di San Filippo Neri. E’ costituito da una gradinata in cotto, disposta in un’unica cavea: il nome anfiteatro è errato, non se ne conosce la ragione. Dal 1965 è sede stabile della compagnia teatrale “La Plautina”.

 

Ancora avanti, sulla prossima curva, sulla sinistra ecco il Collegio Pio Romeno, spicca una grande chiesa a pianta centrale con cupola, viene a trovarsi proprio sotto la scuola Grilli. Subito dopo, sullo stesso lato ecco il:

 

COLLEGIO UCRAINO DI SAN GIOSAFAT

Progettato da Giuseppe Momo112, realizzato negli anni 1919-32.

Dominato dalla chiesa di rito bizantino dell’Annunziata (Momo 1930).

Ospita religiosi ucraini a Roma per studio o formazione. Il Collegio esiste dal Cinquecento, è collegato con il Pontificio Collegio Ucraino in piazza Madonna dei Monti. Sembra che in questo collegio sul Gianicolo trascorse parte della sua latitanza il gerarca fascista e criminale di guerra Luigi Federzoni (Bologna 1878 – Roma 1967) per volere di monsignor Montini (Paolo VI) che lo fece scortare dai salesiani fino a Ciampino, da qui prese un volo per il Brasile.

 

 

OSPEDALE BAMBINO GESU’

Si tratta di un ospedale pediatrico, sorge su territorio italiano in un’area che beneficia del privilegio della extraterritorialità, è una eccellenza nazionale.

L’ospedale è nato in una stanzetta con quattro letti in via delle Zoccolette nel 1869 grazie alla intuizione della duchessa Arabella Fitz-James moglie del duca Scipione Salviati che rimase profondamente colpita dal fatto che i bambini venivano ricoverati con gli adulti. Il suo progetto venne sostenuto dal marito che, in occasione del compleanno, gli donarono i soldi contenuti nel salvadanaio in terracotta (i cocci sono conservati in ospedali). Nel 1870 venne aperta una sala chirurgica, l’ospedale venne ingrandito e riuscì a passare da 8 a 32 letti. Alle suore delle Figlie della Carità di San Vincenzo De Paoli, nel 1872, venne assegnato il compito dell’assistenza dei malati e un appartamento attiguo. La necessità di costruire gli argini del Tevere rese pericolante l’edificio e impossibile il suo ingrandimento, Comune e consiglio Provinciale assegnarono all’ospedale parte del convento di Sant’Onofrio che entrò in funzione nel 1888. Tra il 1908 e il 1909 si costruirono tre nuovi padiglioni per malattie infettive. Nel 1907 l’ospedale raggiunse i 1.000 degenti. Nel 1912 venne costruito un ambulatorio in modo da permettere la dimissione anticipata dei pazienti che potevano essere seguiti da casa. L’ospedale fu punto di riferimento in occasione di grandi tragedie nazionali come il terremoto di Avezzano nel 1915 e la prima guerra mondiale (epidemia di meningite, colera, difterite), subito dopo la grande guerra la città fu colpita dalla influenza spagnola: 300 bambini furono ricoverati in ospedale in soli tre mesi.Nel 1917 la regina Elena, moglie di Vittorio Emanuele III dette all’ospedale la gestione della colonia marina Jolanda di Savoia a Santa Marinella, questa accolse bambini affetti da tubercolosi ossea e nel periodo estivo bambini poveri. Nel 1924 la proprietà dei locali passò dalla famiglia Salviati al Vaticano. A partire dal 1926 l’ospedale fu ampliato con nuovi padiglioni e venne costruito l’ingresso principale. Durante la seconda guerra mondiale fu sempre aperto, vi si rifugiarono medici e sanitari ebrei. Nel dopoguerra il cardinale Spellman fece giungere una cospicua somma in denaro per rilanciare l’ospedale. Nel 1958 Giovanni XXIII vi fece visita. Nel 1978 Paolo VI affidò all’ospedale una vasta area di fronte al mare a Palidoro divenne il centro per le deformità vertebrali e la cura del diabete. Negli anni Ottanta venne creata un’area didattica, nel 1982 Giovanni Paolo II vi inaugurò un centro cardiochirugico. Nel 2012 è stato inaugurato il nuovo Polo Ospedaliero presso la Basilica di San Paolo fuori le Mura.

Oggi assiste bambini di tutto il mondo e conta 607 posti letto, 28.000 ricoveri l’anno, 84.000 accessi al Pronto Soccorso, quasi due milioni di prestazioni ambulatoriali. Vi sono impiegate 2.800 persone.

 

“Entro il 2022 raddoppierà la sua capacità di cura e inaugurerà tre nuovi poli sanitari. Il primo in viale di Villa Pamphili per un nuovo centro specialistico (in tre strutture cedute dalla città metropolitana) in trapianti e lottaa ai tumosi. Nei prossimi tre anni saranno realizzate altre due strutture: un nuovo proto soccorso al Gianicolo e un centro per le cure palliative a Palidoro, in una struttura già esistente. L’obiettivo è di avviare i lavori entro il 2020 e concluderli entro il 2022” (da Repubblica del 26.8.19).

 

MONASTERO E CHIESA

 

DI SANT’ONOFRIO

Nel monastero di Sant’Onofrio sul Gianicolo trascorse gli ultimi anni della sua infelice esistenza il grande poeta Torquato Tasso113. Il luogo piacque molto anche a Giacomo Leopardi, sempre molto critico verso Roma e i romani. Scrisse al fratello Carlo: “… fui a visitare il sepolcro del Tasso e ci piansi. Questo è il primo e unico piacere che ho provato a Roma”.

Tasso giunse a Roma nel 1594 , invitato dal cardinale Cinzio Aldobrandini, per essere incoronato poeta in Campidoglio. La cerimonia però veniva rinviata a causa di una malattia del porporato. Nel marzo del 1595 il poeta si ammalò gravemente e volle trascorrere gli ultimi mesi di vita in questo luogo “non solo perché l’aria è lodata dai medici più che d’alcun altra parte di Roma – come scrisse in una lettera -, ma quasi per cominciare da questo luogo eminente, e con la conversazione di questi devoti padri, la mia conversazione in cielo”. Morì il giorno prima dell’incoronazione, il 25 aprile 1595, la corona poetica gli fu posta sulla bara.

Nelle stanze dove visse il poeta è stato istituito il museo Tassiano si conservano manoscritti del poeta, antiche edizioni dei suoi libri, la maschera mortuaria e la lapide tombale proveniente dalla chiesa di Sant’Onofrio dove Tasso è sepolto nella prima cappella di sinistra.

Una lapide in via della Scrofa, presso piazza Nicosia, ricorda un altro luogo nel quale abitò Tasso.

 

Chiesa di Sant’Onofrio. E’ preceduta da un sagrato delimitato su due lati da un portico rinascimentale con archi a tutto sesto su colonne antiche. La chiesa fu costruita nel 1439 sul sito di un oratorio fondato nel 1419 dal Beato Nicola da Forca Palena, completata nel corso del sec. XVI, restaurata nel 1946 insieme al chiostro.

Sotto il portico tre lunette con “Storie della vita di San Gerolamo” del Domenichino114 (1605, restauri 1989). A destra la cappella della Madonna del Rosario con piccola facciata barocca riccamente ornata (1620) e decorata sopra la porta da sibille di Agostino Tassi115. Nella lunetta del portale della chiesa “Madonna con Bambino” affrescata da Claudio Ridolfi (1600).

L’interno è a una navata con volta a crociera, fiancheggiata da cinque cappelle e terminante in un’abside poligonale. 1° cappella destra: Annunciazione di Antoniazzo Romano116 in due vele della volta; il Padre Eterno nel tondo è attribuito a Baldassarre Peruzzi117. 2° cappella Madonna di Loreto della scuola di Annibale Carracci. Presso l’altare maggiore monumento di Giovanni Sacco della scuola di Andrea Bregno118. Nell’abside della chiesa affreschi con “Storie di Maria” di attribuzione assai dibattuta: opera giovanile di Peruzzi, oppure di Jacopo Ripanda in collaborazione con pittori lombardi. Nella 1° cappella di destra si trova il monumento funebre di Torquato Tasso di Giuseppe Fabris (1857); lampada votiva su disegno di Duilio Cambellotti (1928). A sinistra il monumento al Tasso del 1608.

 

Proseguendo nella discesa della via del Gianicolo si trova sulla sinistra al civico 14 il Pontificio Collegio Americano del Nord di Enrico Pietro Galeazzi (1949-53). Nella cappella opere di Francesco Nagni, Bruno Saetti, Pericle Fazzini, Giovanni Prini, Francesco Messina e Giorgio Quaroni.

 

Riprendendo la discesa, ma sulla destra: l’Istituto di Santa Dorotea, costituito da tre distinti corpi di fabbrica seicenteschi, i palazzi Giori, Borromeo e Bonelli (sono sulla Salita di Sant’Onofrio), ristrutturati nell’Ottocento.

 

Si supera il parcheggio del Gianicolo, costruito per l’Anno Santo del 2000. Finalmente si giunge in piazza Della Rovere, avendo di fronte il ponte PASA, alle spalle la galleria PASA, sulla sinistra l’Ospedale di Santo Spirito.

 

 

IL RIONE NEL CINEMA

 

TRASTEVERE

Trastevere è uno dei quartieri popolari di Roma, i veri romani sono di Trastevere o di Monti. Oggi non ce ne sono più, o ne restano pochi, ma nel cinema il rione è stato spesso citato. “Profumo di donna” (Risi, 1974) è la storia di un capitano cieco e del suo attendente, in una scena mangia in una osteria con lo sfondo della chiesa di Santa Maria in Trastevere.

Hanno avuto molta fortuna le pellicole del genere in costume romanesco, ambientate nell’Ottocento, di questa serie fanno parte “Er più, storia d’amore e di coltello” (Corbucci, 1971), “Rugantino” (Festa Campanile, 1973) entrambe interpretate da un improbabile Adriano Celentano, non va meglio a Gigi Proietti in “Meo Patacca” (Ciorciolini, 1973).

In “Roma” (Fellini, 1972) il rione è visto durante la festa de Noantri con il chiosco delle Grattachecche, la fontana di piazza Trilussa, Santa Maria in Trastevere, una piazza de’ Renzi con gli incontri di pugilato, poi cocomerari, venditori di porchetta e via dicendo. E’ quasi un documentario.

Nel film “Un sacco bello” (1980) con Carlo Verdone e la regia dello stesso, è presente più volte porta Settimiana e via Garibaldi, in piazza Santa Maria in Trastevere è ambientato l’ostello della Gioventù.

Le scene iniziali del film “Non ci resta che il crimine” (2019) regia di Massimiliano Bruno con Alessandro Gassman, Marco Giallini, Edoardo Leo, Gianmarco Tognazzi, Ilenia Pastorelli sono girate nella piazza antistante la chiesa di Sant’Aurea a Ostia Antica e davanti al bar San Calisto nella piazza omonima.

 

Bisogna ricordare che Alberto Sordi è nato qui, in una casa non più esistente di via San Cosimato 13.

 

In via degli Orti d’Alibert 1/a c’era – negli anni Sessanta e Settanta – il Filmstudio, il primo club privato di proiezioni cinematografiche per la proiezione di pellicole escluse dai circuiti commerciali (aperto nel 1967). Si trattava di due salette polverose con piccoli schermi. Sulla scia di questo aprirono il Rialto presso piazza Magnanapoli, il Planetario, l’Ausonia in via Padova.

Grazie al Filmstudio divenne famoso, tante per ricordarne uno, Nanni Moretti con “Io sono un autarchico” del 1976, in programmazione per intere settimane. Dopo anni di chiusura e abbandono, nell’estate del 1999 venne acquistato dalla Regione Lazio (presidente Piero Badaloni della coalizione Ulivo), restaurato da Paolo Portoghesi, e riaperto al pubblico come sala d’essai.

 

GIANICOLO

In uno dei primi film di Comencini “La bella di Roma” (1955) Silvana Pampanini è una bella popolana che vuole aprire una trattoria fuori porta: c’è una piccola casetta adatta allo scopo proprio al Gianicolo sotto il monumento a Garibaldi, da lì si vede sia il Colosseo che San Pietro. Peccato che dal piazzale non si vedono nessuno dei due e la località non è fuoriporta e non lo era nemmeno negli anni Cinquanta.

Il fontanone dell’Acqua Paola sul Gianicolo è stato protagonista in “I pappagalli” (Paolinelli, 1955), in “Ti ho sposato per allegria” (Salce, 1967) accanto ci abita Monica Vitti, in “Tre soldi nella fontana” (Negulescu, 1954) ci abitano tre giovani ragazze americane. Infine nel film “Innamorato pazzo” (Castellano e Pipolo, 1981) proprio dalla fontana parte un’inesistente linea 29 dell’Atac, il bus guidato da un surreale e stralunato Adriano Celentano.

Il fontanone dell’Acqua Paola sul Gianicolo e soprattutto la discesa di via Garibaldi compaiono nel film di Carlo Verdone “Sotto una buona stella” del febbraio 2014. La strada è percorsa in bicicletta dalla figlia del protagonista, l’attrice Tea Falco e da un suo amico giornalista che sta innamorandosi di lei.

 

NATI A TRASTEVERE

 

Ennio Morricone, compositore, direttore d’orchestra, nato a Roma nel 1928 ma originario di Arpino, abita a Trastevere (novembre 2018).

Giuliano Gemma (Roma 1938- Civitavecchia 2013), attore, nato a Testaccio ha vissuto a Trastevere. Fece il servizio di leva come vigile del fuoco a Capannelle, dove conobbe Nino Benvenuti, poi campione della box.

Alberto Sordi è nato a via San Cosimato il 15 giugno 1920.

Claudio Villa è nato a Trastevere il 1° gennaio del 1926, in via della Lungara.

Lando Fiorini è nato a Trastevere in vicolo del Cinque, nel 1938, vero nome Leopoldo Fiorini, ultimo di otto figli, affidato a una famiglia di Modena, Montanari, la madre naturale muore quando Lando ha 14 anni. Ha creato il locale di cabaret “Il Puff” con sede prima a via dei Salumi, poi in via Giggi Zanazzo. Camera ardente in Campidoglio, funerale a Santa Maria in Trastevere. Riposa al Verano.

Bartolomeo Pinelli, nato a Trastevere dove oggi è viale Trastevere, lapide e busto lo ricordano. E’ stato un illustratore, pittore del Settecento. Anche il figlio Achille è stato pittore.

Bernardo Bertolucci abitava a via della Lungara 3. Bertolucci (Parma 1941 – Roma 2018), regista, sceneggiatore, produttore cinematografico; ogni mattina andava al bar Settimiana e poi a piedi fino a Santa Maria in Trastevere. Ha diretto film come “Ultimo tango a Parigi”, “Novecento” e “L’ultimo imperatore” che gli valse l’Oscar per la regia e per la sceneggiatura. Gli è stato assegnato il Leone d’oro alla carriera (2007). Camera ardente in Campidoglio.

Sergio Leone (1929-1989) regista, famoso per i film spaghetti western, è nato e ha vissuto infanzia e giovinezza a viale Glorioso presso la scalinata, una lapide lo ricorda. Per un pugno di dollari, Per qualche dollaro in più, Il buono il brutto e il cattivo, C’era una volta il West, Giù la testa, C’era una volta in America. Nel 1972 ha vinto il David di Donatello per il miglior regista per il film “Giù la testa”.

 

BIBLIOGRAFIA

- AA.VV. Guida d’Italia, Roma, ed. Tci, 1993.

- AA.VV. Roma, libri per viaggiare, ed. Gallimard – Tci, 1994.

- AA.VV. I rioni e i quartieri di Roma, ed. Newton & Compton, 1989.

- AA.VV. Le strade di Roma, ed. Newton & Compton, 1990.

- Claudio Rendina (a cura di), Enciclopedia di Roma, ed. Newton & Compton, 2005.

- Giorgio Carpaneto, I palazzi di Roma, ed. Newton & Compton, 1991.

- Mariano Armellini, Le chiese di Roma, ed. Pasquino, 1982.

- Carlo Zaccagnini, Le ville di Roma, ed. Newton Compton, 1991.

- Willy Pocino, Le fontane di Roma, Newton & Compton, 1996.

- Giuliano Malizia, Gli archi di Roma, ed. Newton Compton, 1994.

- Giuliano Malizia, Le statue di Roma. Storia, aneddoti, curiosità, ed. Newton Compton, 1996.

- G. Mandas, Le guide rionali: Trastevere, ed. Gianfranco Mandas, 2010.

- Aleandro Servadei, Memorie di un barbiere di Trastevere (1875-1948), ed. Coneditor.

 

 

SITOGRAFIA

www.comune.roma.it

www.soprintendenzaspecialeroma.it

www.sovraintendenzaroma.it

www.museiincomune.roma.it

www.culturaroma.it

www.romasegreta.it

www.laboratorioroma.it

www.romasparita.eu

www.info.roma.it

www.abcroma.com

www.romanoimpero.com

www.archeoroma.com

www.amicidiroma.it

www.liveromeguide.wordpress

www.andreapollett.com

www.annazelli

www.palazzidiroma.it

www.villediroma.com

www.romaspqr.it

www.tesoridiroma.net

www.iloveroma.it

www.cosafarearoma.it

www.romasotterranea.it

www.repubblica.it

www.ilmessaggero.it

www.romatoday.it

 

CARTOGRAFIA

- AA.VV. Stradaroma, ed. Lozzi, 2005.

- AA.VV. Tutto Città, 2011/2012, ed. Seat.

- AA. VV. Carta dei parchi e delle aree naturali protette.

- Mappa dei percorsi ciclopedonali, 2008.

- Roma in bici. Mappa delle pc presenti e future, Comune di Roma, 2001-08.

- Mappa delle piste ciclabili del Comune di Roma, Lozzi, Il Messaggero, 2020.

- Mappa dei parchi naturali e ville storiche del Comune di Roma, Lozzi, Il Messaggero, 2020.

- www.maps.google.it

- www.viamichelin.it

- www.tuttocittà.it

 

Piero Tucci

Ultima revisione del testo 1.5.2020

 

AGGIORNAMENTI

 

10.2.16 Cinema. Trastevere. In crisi il Filmstudio chiusa da giugno, non ha riaperto dopo la pausa estiva. E’ stato il primo e più prestigioso cineclub romano, autentico tempio del cinema indipendente. Via Orti d’Alibert. Due problemi da affrontare: riconversione tecnologica di una delle due sale e saldo di una non indifferente bolletta dell’energia elettrica.

15.3.16 Trastevere. Rischio colata di cemento nell’area della vecchia stazione un piano per palazzine e un hotel. Il minisindaco: “Giù le cubature”. L’area pagata 44 milioni da Statuto ex furbetto del quartierino, ha comprato da Real Estate Ferrovie, società immobiliare della holding ferroviaria. La ex stazione diventerebbe un albergo con dietro un giardino di quasi seimila metri quadrati e due piscini. Accanto, dove ora c’è un vivaio nascerebbe un complesso residenziale con quattro palazzine tre di sei paini e una di quattro in tutto per più di 50.000 metri cubi. E’ questo il progetto presentato da Giuseppe Stauto proprietario del Danieli di Venezia e del Four Season di Milano che fu coinvolto nel 2005 nellapporti d’affari con Ricucci e Coppola e poi condanno per la scalata alla Bnl.

3.5.16 Trastevere. Palazzo di Venditti. E’ in vendita la casa in piazza dei Mercanti, 500 mq, su 5 piani, 11 locali tra cui una sala per il gioco delle carte, 3 camere da letto e 5 bagni con giardino, terrazzi e piscina. I dati diffusi da immobiliare.it. E’ stata la cas davanti alla quale girate alcune scene di Ladri di biciclette, poi della Banda della Magliana per una casa di tolleranza, quindi di Venditti negli anni Novanta. , vedeva le partite della Roma con Verdone, Fuksas, Zero. La negò a Michele Placido per il film Romanzo Criminale.

29.5.16 Carcere di Regina Coeli. Il governo vuole vendere questo insieme ad altri carceri (es. San Vittore a Milano). Regina Coeli ha sempre ispirato una certa simpatia retorica, “Chi non sale quel gradino non è romano” dice una canzone cantata anche da Gabriella Ferri, ma gli scalini sono tre, in un’altra “Le Mantellate” si parla di un edificio, antico convento, adibito a penitenziario femminile. Ancora “Il canto dei carcerati” di Lando Fiorini, “Via della Lungara” di Renato Zero, “Impronte digitali” di Franco Califano. Nella storia del carcere anche quella del direttore Donato Carretta ucciso nel 1944 e poi appeso nudo a testa in giù ad una inferriata del piano terra. La visita di Giovanni XXIII con un anziano detenuto che si butta ai piedi, la visita di Wojtyla, il carcerato che porta la croce morì la notte stessa per overdose. “Un magazzino di carne umana” lo ha definito Laura Boldrini; negli anni Settanta, aperta Rebibbia, sembra destinata alla chiusura, nel 1993 il guardasigilli Conso lo voleva chiudere al più presto, Rutelli lo incluse tra le opere del Giubileo.

25.10.15 Trastevere. Palazzo degli esami. Restaurato esternamente con 12 milioni di euro, restano da fare gli interni. Un fondo arabo vuol farne un hotel di lusso. E’ chiuso da 15 anni, è in vendita dal 2013.

3.12.16 Fontana di Trastevere. Transennata per acqua che fuoriesce dagli scalini, la fontana di piazza s. maria in trastevere.

3.12.16 Trastevere. Proteste per la soppressione del bus elettrico 125 da viale Garibaldi a via della Lungara passando da sant’Egido a san Cosimato.

22.12.16 Trastevere. Proteste degli abitanti contro il cantiere infinito di un parcheggio davanti alla stazione Trastevere.

23.12.16 Trastevere. La comunità di Sant’Egidio offrirà 50 pranzi per 15.000 poveri, di cui 2.000 nella chiesa. Sempre più famiglie in strada. Sono 7.700 i senza fissa dimora, un terzo vive in strutture pubbliche, un terzo in alloggi di fortuna, un altro terzo in strada.

13.1.17 Chiesa di San Callisto, nella piazza omonima adiacente a piazza Santa Maria in Trastevere. La chiesa utilizzata come dormitorio per i senza fissa dimora, in questi giorni di freddo eccezionale.

2.2.17 Carcere di Regina Coeli. L’arte è entrata nel carcere, questa estate tre artiste: Laura Federici, Camelia Mirescu e Pax Paloscia, insieme ad alcuni detenuti hanno creato opere per portare bellezza nelle sale del carcere. Nel futuro la mostra sarà aperta al pubblico.

Dom. 5.3.17 Trastevere. Cronaca. Venditti festeggia il 74° compleanno di Lucio Dalla, in vicolo del Buco (piazza del Drago), chiede una targa per ricordare il cantautore davanti alla sua casa romana. Vi ha abitato dal 1980 al 1986. Qui scrisse la sera dei miracoli. Marzo 2018 cerimonia pubblica di inaugurazione, a giugno la targa. Ora la casa è gestita da Sweet Inn società leader nel settore dell’ospitalità.

25.4.17 Trastevere. I residenti vanno in procura perché la notte musica ad alto volume, schiamazzi nei locali senza regole: un esposto contro il rumore.

16.5.17 Trastevere. Il cinema Alcazar riapre dopo un anno in stile vintage, sarà anche teatro e palco per concerti. Si trova in via Cardinale Merry del Val 14.

27.5.17 Trastevere. Polemiche per la stagione di film in piazza San Cosimanto voluta dagli ex occupanti del cinema America. I residenti lamentano rumore e sporcizia.

28.5.17 Trastevere. I big del cinema fermano il Campidoglio. Un appello di attori e registi fermano il progetto di fermare l’arena con soli 3 giorni di spettacoli. Tra le firme: Verdone, Bertolucci, Virzì, Benigni, Sorrentino e Martone.

28.5.17 Fontanone del Gianicolo. Due sposi si baciano dentro la fontana a sera, senza controlli, in abiti da sposi.

15.6.17 Trastevere. Il Consiglio di Stato ha annullato i vincolo storico che proteggevano il cinema America in via Natale del Grande, accogliendo il ricorso della società (2002) che vuole demolirlo per costruire appartamenti. Il cinema è in abbandono da 14 anni.

15.6.17 Scuole - Trastevere. Istituto Alberghiero di Tor Carbone. Gli studenti useranno un locale sottratto alla mafia per farne una rosticceria, si chiama “I carbonari” è in via San Cosimato 12, gli studenti a rotazione faranno i cuochi

Mer. 22.6.17# Cultura. Trastevere. E’ morto Americo Sbardella, cofondatore nel 1967 con Annabella Miscuglio del Filmstudio, primo cineclub italiano. In via degli Orti di Alibert a Trastevere. Diede spazio al cinema indipendente e alle avanguardie. Frequentato da Moravia, Verdone, Bellocchio, Monicelli e Bertolucci. Si entrava sottoscrivendo una tessera. Qui vide la luce il fenomeno Nanni Moretti che realizzò il suo primo film in pellicola super 8 “Io sono un autarchico”.

12.7.17 # Trastevere. Cinema America. Si sollecita la Soprintendenza a porre un vincolo per la presenza di mosaici di Pietro Cascella.

27.9.17 Trastevere. Dopo due anni di chiusura torna l’Alcazar, in via Cardinale Merry del Val, non solo film ma club bistrot.

10.11.17 Trastevere. Casa Internazionale delle donne. Appello della Boldrini a salvare l’istituzione. Ha un debito con il Comune di oltre 800.000 euro. Esiste da oltre 30 anni.

10.12.17 Cronaca. E’ morto Lando Fiorini, ultimo grande cantante interprete della canzone romana. A gennaio avrebbe compiuto 80 anni. Era nato a vicolo del Cinque.

8.12.17 Ex Gil di via Induno a Trastevere. Dopo 36 anni di abbandono è stato riqualificato e aperto al pubblico come sede di mostre, convegni e eventi. Al piano interrato ci sarà la scuola d’Arte Cinematografica Gian Maria Volontè. Si chiama WEGIL, sarà uno snodo culturale.

17.12.17 Trastevere. Un cinema gioiello nella scuola Regina Margherita di via Madonna dell’Orto, la scuola di Sordi e Magnani. Edificio del 1888, al suo interno un cinema di 150 mq, con 85 poltrone. Restaurato grazie ai fondi Mibact sarà riaperto al pubblico da mercoledì. A completare i murales di nove giovani artisti, uno per ogni laboratorio dell’istituto. Trovato un proiettore con lanterna a carbone recuperato durante il restauro.

29.12.17 Trastevere. Casa delle donne. Dalla Regione 90.000 euro come contributo per il sostegno ai servizi di consulenza di tipo legale, psicologico e a supporto della genitorialità erogati dalla struttura. La Casa delle Donne è a rischio sgombero, a novembre ha ricevuto una lettera dal Comune che chiede il pagamento di 800.000 euro per affitti non corrisposti.

26.1.18 Trastevere. A ottobre apre la Sala Troisi, i ragazzi del cinema America hanno avuto il via libera per entrare nel cinema Troisi.

11.2.18 Trastevere. La Comunità di Sant’Egidio festeggia cinquant’anni. Il pranzo di Natale nella chiesa di Santa Maria in Trastevere. Messa a San Giovanni per i 50 anni con Riccardi, Gentiloni, Raggi, Fedeli, Madia e Tajani. Ha celebrato il cardinale Parolin. La Comunità riuscì a far raggiungere la pace in Mozambico il 4 ottobre 1992, una guerra civile aveva fatto un milione di morti.

16.3.18 Trastevere. Il piccolo cinema America non andrà via da Trastevere dopo la chiusura di piazza San Cosimato. La rassegna cinematografica sarà ospitata dal liceo scientifico Kennedy nel suo cortile interno, si parte il primo giugno. Via Nicola Fabrizi angolo via Dandolo.

15.4.18 Gianicolo. Vandali in azione nella notte tra venerdì e sabato hanno scaraventato a terra i busti marmorei di due difensori della Repubblica Romana: Enrico Guastalla e Melchiorre Cartoni. Il primo è già stato collocato sul piedistallo.

18.4.18 Trastevere. Vandalizzata con scritte la fontana della Botte in via della Cisterna.

8.5.18 Trastevere. Risplende la facciata di Santa Maria in Trastevere. Maria che allatta il bambino, le vergini stolte e quelle sagge le sono accanto nel mosaico della facciata. 15 mesi di lavori. Grande cura alla meno nota e più moderna affresco di Silverio Capparoni nel timpano sotto tra i finestroni e al lato del mosaico. Questi dipinti sono il megafono del mosaico. Realizzate in stile neo medioevale. Gerusalemme nel triangolo di sinsitra sopra la navata era praticamente sparita, l’abbiamo ricostruita grazie ai molti dettagliati segni dell’incisione.. Betlemme sul lato opposto invece stava meglio, perché protetta dal campanile. Consolidata la foglia d’oro delle finte tessere di mosaico. Il restauro del 1987 si concentrò sul mosaico del XII secolo in cui si pensa che abbia operato il Cavallini. Restaurate anche le colonne n porfido, le statue del Settecento in travertino, fino ai dipinti dell’Ottocento. La spesa è stata di 400.000 euro, grazie agli incassi del Colosseo.

22.5.18 Casa delle donne al Buon Pastore. Manifestazione di donne in piazza del Campidoglio contro la decisione del Comune di mettere a reddito con un bando l’edificio. Da oltre 30 anni è sede della Casa delle Donne. In questi anni ha accumulato un debito di 800.000 euro. L’affitto richiesto, abbattuto del 90% rispetto ai prezzi di mercato è di 8.000 euro al mese, ma ogni mese vengono versati solo 3.000 euro. IL consorzio chiede di ricalcolare gli arretrati sulla base dei lavori svolti nell’immobile.

24.5.18 Trastevere. Duecento cittadini hanno deciso di ricorrere alla Corte Europea dei diritti dell’uomo. Chiedono di essere risarciti “per il sonno mancato”, troppo il chiasso di notte nel rione per la movida eccessiva. Nel gennaio scorso i giudici di Strasburgo hanno accolto il ricorso presentato da un signore 87° di Valenzia che lamentava le notti non dormite per la movida selvaggia.

26.5.18 Trastevere. Il bando per i film in piazza San Cosimato va deserto. Non ci sarà nulla questa estate.

30.5.18 Trastevere. Il cinema America trasloca, da piazza San Cosimato si divide in tre, per oltre 200 serate di proiezioni e 190 film. Zingaretti: Orgogliosi di aver dato una mano. Sarà nel liceo Kant e due sedi in periferia: alla Cervelletta (Tor Sapienza) e al porto turistico di Ostia. Il Cinema America era stato occupato nel 2012, se ne voleva fare appartamenti. Nel 2014 lo sgombero, parte l’esperienza piazza San Cosimato, quest’anno il Comune mette a bando l’arena.

20.6.18 Trastevere. Torna il cinema di notte in piazza San Cosimato, dal 2 luglio, accordo con il comune dopo il bando andato deserto.

29.6.18 Trastevere. Ressa al bar di San Calisto, tre giorni di chiusura per il locale. Gli abitanti si mobilitano in difesa del gestore. Il 3 giugno rave improvvisato da un gruppo di ragazzi che giunsero in piazza alle due del mattino con un furgone che sparava musica a tutto volume.

1.7.18 Cinema America. Trastevere. Il ministero dei Beni Culturali fissa una tutela per il cinema che la proprietà voleva prima trasformare in appartamenti poi in un supermercato. “Esempio di rilievo nel panorama dell’architettura italiana della seconda metà del Novecento”. Nel 2014 gli eredi del progettista Angelo Di Castro si mossero per chiedere il riconoscimento artistico della sala occupata nel 2012. Nel 2014 Dario Franceschini pose un vincolo storico ma nel 2017 il Consiglio di Stato considerò quella decisione illegittima. Tutelati rimanevano i mosaici di Anna Maria Cesarini Sforza e Pietro Cascella.

10.7.18 Trastevere. Clochard ucciso a bastonate da altro clochard per il possesso di una panchina nel giardinetto davanti al Ministero della Pubblica Istruzione. Il morto è Marian Dinu, romeno di 44 anni.

26.7.18 Trastevere. Casa delle Donne. Il Comune insiste: o paga o revoca della convenzione.

21.8.18 Villa Sciarra. Gianicolense. Trastevere. Amici di villa Sciarra, è un comitato di cittadini che cura il verde pubblico dal 2015, ogni mese pulizia della villa con decine di cittadini e famiglie, realizza progetti con le scuole per la tutela e valorizzazione del parco, nel 2017 una raccolta di 6.000 firme per i luoghi del cuore del Fai, nel 2018 piantate decine di rose con i bambini.

8.9.18 Trastevere. Gianicolo. Durante il temporale della notte (ore 5,30 del mattino) un fulmine a colpito il basamento della statua di Garibaldi, area transennata, si valuta la stabilità del cavallo. Crollato un bassorilievo, sul lato Nord che raffigura un leone e crepe nel basamento.

22.10.18 Cronaca. Gianicolo. Ubriaco e drogato alla guida di una Peugeot colpisce tre auto, tre feriti, uccide un uomo sulla Vespa, Jacopo Bruni di 50 anni, guardia giurata. E’ successo alle ore 4 di mattina. E’ successo all’altezza del Faro. L’autore del terribile incidente è un ragazzo di 21 anni della Magliana G. M.

7.11.18 Trastevere. Cultura. Riapre dopo ottanta anni la saletta Pompeiana all’interno della villa Farnesina. Era un semplice pianerottolo della scala che scendeva alle cucine di Agostino Chigi. Nell’Ottocento si trasforma in anticamera, ornata in stile pompeiano da un’artista ancora da indentificare. Gli scavi di Ercolano e Pompei, la riscoperta di Paestum, appassionarono la nobiltà e la borghesia dell’Ottocento e così queste decorazioni sono in stile pompeiano. Negli anni Trenta Guglielmo Marconi, in qualità di presidente dell’Accademia d’Italia, trasformò la saletta sul suo ambiente di servizio, gabinetto privato, negli anni Ottanta la saletta venne divisa mediante boiserie che coprirono parte degli affreschi.

23.11.18 Cultura. Collezione Torlonia. Trastevere. Problemi nell’eredità. Uno dei figli del principe Alessandro ha impugnato il testamento, il forse la mostra. La mostra a palazzo Caffarelli, consentirebbe per la prima volta di esporre 96 delle 620 oper della collezione che sono sepolte in alcuni stanzoni al piano terra di palazzo Torlonia in via della Lungara. Oltre la metà delle opere è già stata restaurata da Maria Carruba grazie allo sponsor Bulgari. Incaricato dell’allestimento è l’archistar David Chipperfield, poi al Louvre e alla National Gallery di Washington. Dal 1976 le opere sono chiuse in uno stanzone, al loro posto 90 mini appartamenti. Il principe venne denunciato per abusi edilizi. Da allora invisibile. Il tribunale diede incarico a Carlo Gasparri – come perito – di studiare la collezione. Le opere arrivavano dalle collezioni Vitali, Caetani e Giustiniani; altre dai possedimenti nella villa dei Quintili, villa di Massenzio e dalla Caffarella. Oltre che dalla via Latina, Porto e Centocelle. Tra i pezzo più pregiati: Hestia Giustiniani, Diadumenos di Policleto, la fanciulla di Vulci, l’Atleta Amelung e i busti di diversi imperatori. Antonio Cederna scrisse memorabili articoli. Si deve a Dario Franceschini l’accordo che prevedeva la mostra.

24.11.18 Cultura. Collezione Torlonia. Trastevere. Il consulente tecnico nominato dalla Procura certifica che le firme del defunto principe sono autentiche. Era in buone condizioni di salute. Il pm ha chiesto l’archiviazione. Sarà ora il gip a dover decidere.

27.11.18 Cronaca. Trastevere. E’ morto Bernardo Bertolucci all’età di 77 anni. Viveva in via della Lungara 3 (dal 1971, prima a Monteverde), ogni mattina colazione al bar Settimiano, sotto l’arco, poi passeggiata fino a Santa Maria in Trastevere. Camera ardente nella sala della Protomoteca in Campidoglio. E’ stato al fianco dei ragazzi del Cinema America.

29.11.18 Gianicolo. Comune. Il comune deve pagare l’Artiglieria per il cannone che spara a mezzogiorno, si tratta di 50.000 euro l’anno, mancano i pagamenti dal 2015.

30.11.18 Ponte Cestio. Iniziata l’operazione di pulizia dai graffiti del ponte.

28.1.19 Trastevere. Casa delle donne. Ultima offerta, pronti a consegnare 300.000 euro al Comune per l’affitto dei locali del Buon Pastore. Concerto nella sala Sinopoli con Fiorella Mannoia, Paola Turci, Emma, Luca Barbarossa, Laura Morante e altri.

8.2.19 Trastevere. Piazza San Calisto. Sarà riqualificata su progetto del I Municipio, sarà ripavimentata con lastre di basalto.

10.3.19 Trastevere. Ripulito ponte Cestio da una ditta, senza oneri per il comune.

15.03.19 Trastevere. Palazzo Corsini. Gli scavi per la messa in sicurezza dell’Accademia dei Lincei riportano alla luce i resti di un negozio e di un formo per la ceramica. Tali resti raccontano la vita degli artigiani di Trastevere nel terzo secolo dopo Cristo. Decine di olearie usate in edilizia per drenare l’umidità del fiume, ma tutto sarà ricoperto.

18.4.19 Trastevere. Palazzo Corsini. Una fornace di epoca romana con tante anfore olearie scoperta e indagata dalla soprintendenza nel giardino di palazzo Corsini. E’ il più antico laboratorio nel cuore della città. Ha operato tra il I sec a.C. e il III sec.

20.4.19 Trastevere. Parcheggia l’auto in viale Trastevere, ang. Via Induno blocca i binari della linea 8 per due ore. Per interruzione di pubblico servizio rischia l’arresto fino a un anno.

20.4.19 Trastevere. Scuola Regina Margherita. Il presidente del consiglio Giuseppe Conte incontra gli alunni di una classe II, il video diffuso online e nei tg senza il consenso dei genitori.

20.4.19 Trastevere. Torna agli eredi il tesoro dei Torlonia, i giudici revocano il sequestro. Ora la collezione di statue antiche composta di ben 623 pezzi potrà essere esposta a palazzo Caffarelli in autunno. Le opere sono chiuse nel sotterraneo di un palazzo di via della Lungara. La selezione di opere che saranno esposte sono un centinaio, in parte già restaurate. La lite tra gli eredi riguarda un patrimonio di un miliardo e 800 milioni, palazzi, terreni e quote societarie. Tutte le opere d’arte sono state trovate nei terreni dei Torlonia o acquistate sul mercato antiquario. Dopo l’esposizione di Roma le opere verranno esposte in altre città europee.

3.5.19 Cronaca. Trastevere. Ponte Sisto. Donna di 37 anni spinta giù dal ponte nella notte tra l’1 e il 2 maggio, si chiamava Imen Ghatbri. Si ipotizza che sia stata spinta da un uomo che ha tentato un approccio con lei che abitava a Montesacro. Forse è l’uomo che ha trascorso la serata con lei in un bar.

12.5.19 Trastevere. Ponte Sisto. Arrestato l’assassino di Imen. Incastrato dalle telecamere e dal super teste. Per giorni i poliziotti lo hanno cercato nei bar dell’Aurelio. Rintracciato in via Anastasio II. E’ Stephan Iulien Catoi di 30 anni, romeno con precedenti per reati contro il patrimonio. E’ sospettato di aver ucciso Imen Chatbri la 37enne ex campionessa di giavellotto di origini tunisine, uccisa nella notte tra il primo e il 2 maggio, gettato da lungotevere dei Vallati presso ponte Sisto. Lui nega tutto. Ma le telecamere di sicurezza lo hanno ripreso che seguiva la vittima dal bar di piazza Venezia dove aveva passato del tempo con lei e un’altra persona. Dopo averla gettata le ha rubato i telefonino e il portafogli per cancellare ogni traccia. C’è inoltre la testimonianza del coinquilino che ha passato con loro due la serata in un locale vicino piazza Venezia, si sono salutati verso le ore 1,30. Alla base del gesto il rifiuto della donna alle avances dell’uomo.

21.5.19 Trastevere. Cronaca. Il killer di Imen doveva essere in carcere. L’uomo era stato fermato per furto ma rimesso in libertà nonostante la richiesta di carcerazione. Il tribunale aveva disposto l’allontanamento da Roma mai rispettato: pochi giorni dopo l’assassinio.

29.5.19 Villa Sciarra. Trastevere. Monteverde Vecchio (Gianicolense). Dal 31 maggio mostra fotografica C’era una volta villa Sciarra, 230 foto d’epoca saranno esposte all’Istituto di Studi Germanici dalle 10 alle 13 e dalle 16,30 alle 18,30.

4.6.19 Fontane restaurate da Fendi. Trastevere. Sallustiano. Trionfale. Campo Marzio. Il fontanone del Gianicolo, del Mosè in piazza San Bernardo, fontana di piazzale degli Eroi e il ninfeo del Pincio. Questi restauri stanno per partire dopo che la maison ha restaurato fontana di Trevi e le Quattro Fontane.

2.8.19 Trastevere. Chiude il Cinema America con un grande successo: 100.000 presenze. Quest’anno tre le arene: San Cosimato, Ostia porto turistico e Parco della Cervelletta a Tor Sapienza. 104 i film proiettati ad ingresso gratuito.

5.8.19 Trastevere. Il bar San Calisto nella piazza omonima compie 50 anni. Il bar è gestito da Marcello Forte, ieri festa con musica in piazza.

13.8.19 Trastevere. Ponte Sisto chiude per invasione di api. Insetti sui lampioni e balaustre.

24.8.19 Trastevere. Gianicolo. Da un anno il monumento a Garibaldi è transennato. Venne colpito da un fulmine.

26.8.19 Trastevere. Ospedale Bambino Gesù. Nei prossimi anni raddoppierà la sua capacità di cura e inaugurerà tre nuovi poli sanitari entro il 2022. Il primo in viale di Villa Pamphili per un nuovo centro specialistico (in tre strutture cedute dalla città metropolitana) in trapianti e lottaa ai tumosi. Nei prossim tre anni saranno realizzate altre due strutture: un nuovo proto soccorso al Gianicolo e un centro per le cure palliative a Palidoro, in una struttura già esistente. L’obiettivo è di avviare i lavori entro il 2020 e concluderli entro il 2022. L’ospedale è nato in una stanzetta con quattro letti in via delle Zoccolette nel 1869, oggi assiste bambini di tutto il mondo e conta 607 posti letto, 28.000 ricoveri l’anno, 84.000 accessi al Pronto Soccorso, quasi due milioni di prestazioni ambulatoriali.

13.9.19 Trastevere. Piazza San Calisto, presto al via il progetto di riqualificazione della piazza completamente finanziato da alcuni esercenti (70.000 €), ampi marciapiedi, colonnini di travertino contro sosta selvaggia.

17.9.19 Trastevere. Per i senza casa, aperta una farmacia di strada in via della Lungara.

19.9.19 Trastevere. Il Trastevere Calcio 1909 festeggia oggi i 110 anni di attività sportiva, la festa si terrà nello storico locale ex GIL di largo Ascianghi 5, con Raggi, Malagò presidente del Coni. Oggi gioca nel campionato dilettanti. Il logo della Comunità di Sant’Egidio sulla sua maglia. Anche una mostra fotografica. Nella squadra hanno giocato Francesco Totti, Fulvio Bernardini.

8.10.19 Trastevere. Per l’aggressione squadrista ai ragazzi del cinema America nella notte tra il 15 e il 16 giugno arresti domiciliari ai tre aggressori di Casa Pound.

21.10.19 Trastevere. Torna la banda degli Atm, in un mese quattro colpi. Due furti a Trastever con modalità identiche e altri due tra via Nazionale e Monti. Le casse di prelievo contante portae via forzando le saracinesche o utilizzando l’esplosivo. Ultimo colpo in vicolo del Cinque il 13 ottobre alle 4,30.

19.11.19 Trastevere. Da maggio parzialmente pedonalizzata piazza San Giovanni della Malva (tra ponte Sisto e porta Settimiana).

20.11.19 Trastevere. Riapre il cinema Troisi chiuso dal 2013. Il 25 novembre prenderanno il via i lavori di riqualificazione della struttura per riaprirla nel 2020 autunno. Nella città 50 cinema chiusi o abbandonati. A gestirlo saranno i ragazzi del Cinema America, di via Natale del Grande, cinema chiuso, occupato 2012, sgomberato nel 2014, poi le arene estive in piazza San Cosimato, quest’anno anche a Ostia e Tor Sapienza. Sarà una sala da 300 posti, unico schermo da 13 metri, digitalizzazione 5K di ultima generazione, un foyer bar, un’aula studio e biblioteca da 40 postazioni aperta h24. Il progetto degli architetti Claudia Tombini e Raffaella Moscagiuri verrà realizzato attraverso un investimento di 1,4 milioni di euro la maggior parte attraverso un bando del Mibact. Valerio Carocci, di anni 28 è il leader dell’associazione cinema America.

24.11.19 Trastevere. Monteverde Vecchio. Iniziata la riqualificazione di villa Sciarra. Investiti 250.000 euro. Verranno riparati i viali ripristinate le cunette e le caditoie, sostituite le panchine, riqualificata l’area del ninfeo con nuovi alberi, saranno potate le siepi e gli arbusti.

26.11.19 Regione Lazio. Trastevere Appio Claudio. La Regione si impegna a tenere in vita Lucha y Siesta e la Casa Internazionale delle Donne.

27.11.19 Trastevere. Campo Marzio. Castro Pretorio. Trionfale. Terminati gli interventi di manutenzione straordinaria per quattro fontane: il Fontanone del Gianicolo o mostra dell’Acqua Paola, la Fontana del Mosè in piazza San Bernardo, la fontana del Peschiera in piazzale degli Eroi e la mostra della nuova Acqua Vergine al Pincio in viale Gabriele D’Annunzio. Lavori resi possibile grazie a una donazione della maison Fendi di 280.000 euro..

 

31.1.20 Trastevere. Chiesa di San Francesco a Ripa. Terminato il restauro della Beata Ludovica Albertone, capolavoro di Bernini, un’estasi mistica innegabilmente erotica.

4.2.20 Trastevere. Crollano vetrina e cornicione del cinema America. E’ successo nella notte tra domenica e lunedì.

6.2.20 Trastevere. La Casa delle Donne è salva. La maggioranza stanzia 900.000 euro nel decreto Milleproroghe per coprire i debiti della Casa al Buon Pastore in via della Lungara.

7.2.20 Trastevere. Salvataggio della Casa delle Donne bloccato dai Cinque Stelle. Nella commissione bilancio e affari costituzionali è stato bocciato l’emendamento (Pd M5S IV) che prevedeva lo stanziamento di 900.000 euro per saldare i debiti della Casa delle Donne. Già i grillini capitolini avevano votato una mozione che prevedeva lo sfratto.

9.2.20 Prati. Trastevere. Don Bosco. Ardeatino. Agonia dei cinema. In vendita l’Adriano (27 milioni), l’Atlantic (11 milioni), il Roma (chiuso dal 2002) e l’Ambassade (2,6 milioni) in via Accademia degli Agiati alla Montagnola. A Roma ci sono 40 cinema chiusi e abbandonati da anni. Si spera che pur cambiando la proprietà resti la loro funzione.

18.2.20 Trastevere. Casa delle Donne. L’attività della casa vale 700.000 euro l’anno, Zingaretti in soccorso dello spazio di via della Lungara: “Vittime di una sciatta aggressione istituzionale”. Parte la sperimentazione per calcolare il costo dei servizi offerti.

8.5.20 Trastevere. Roma in cronaca nera. Sulla banchina del Tevere nei pressi di ponte Sisto, lite tra clochard: un morto, un rumeno di 38 anni. Nuovo arresto per Massimo Galioto, punkabbestia di 45 anni, assolto per il delitto dello studente americano della John Cabot Beau Solomon avvenuto il 30 giugno 2016 nei pressi dell’Isola Tiberina. Questa volta è stato inchiodato dai video fatti con il telefonino dai passanti.

13.5.20 Trastevere. Roma in cronaca nera. Il pm accussa Massimo Galioto: “E’ il ras degli sbandati”, per l’autopsia il rivale è stato ucciso a botte.

29.5.20 Trastevere. Si potrebbe aprire una nuova era per il rione. Molti proprietari di b&b pronti ad affittare per lunghi periodi. Un’occasione unica per ristabilire la fisionomia della zona stravolta dal turismo mordi e fuggi. La presidente del I municipio “Dobbiamo far si che diventi conveniente affittare le case per un lungo periodo: propongo una cedolare secca”. Nel 2018 ben 10.000 residenti si sono trasferiti altrove. Per la scrittrice Laura Mancini uno dei simboli è il bar in piazza san Cosimato, i supplì di San Francesco a Ripa, la libreria Trastevere in via della Lungaretta 90 e.

13.6.20 Trastevere. Ospedale Bambino Gesù. Trapianto su bimbo positivo: usato il plasma di un malato che è guarito. L’intervento all’ospedale Bambino Gesù, il piccolo di sei anni è affetto da leucemia, ora sta bene. La trasfusione ha permesso l’operazione al midollo con le cellule staminali del padre. Intervento effettuato dal professor franco Locatelli.

2.7.20 Trastevere. All’ex Gil di Luigi Moretti inaugurato un polo culturale della Regione un food lab (prima scuola pubblica di cucina d’Italia) con chef stellati e piatti gournmet. Ci saranno le della scuola d’Arte Cinematografica Gian Maria Volontè, e uno spazio di formazione ai dipendenti regionali, comunale Asl.

2.7.20 Trastevere. Nuova illuminazione di Santa Maria in Trastevere.

5.7.20 Trastevere. Cinema America. Il presidente del consiglio Conte in piazza San Cosimato venerdì per il film del cinema America. Sabato Ama ha cancellato i quadranti blu in cui sedersi per seguire il film.

5.7.20 Trastevere. Filmstudio. La Regione ha dato il via al progetto di riqualificazione in accordo con i direttori artistici Armando Leone e Stefano Pierpaoli, sarà ultimato entro la prossima estate. Delle due sale una sarà mantenuta per le proiezioni l’altra per eventi, presentazioni e rassegne con una caffetteria. Sarà aperto anche la mattina con corsi di formazione sul cinema. Era stato inaugurato il 2 ottobre 1967 era un tempio per cinefili frequentato da Moravia, Pasolini, Rossellini, Dacia Maraini, Michelangelo Antonioni. Sfrattato nel 1985 era tornato nella sede storica nel 2000. Nel 2017 era morto il fondatore Americo

 

 

7.7.20 Trastevere. Campitelli. Eur. Morto il compositore Ennio Morricone nato a Trastevere il 10 novembre 1928. Diplomatosi a Santa Cecilia. Ha abitato all’Ara Coeli, negli ultimi anni viveva all’EUR. Proposta dei M5S di intitolargli l’Auditorium.

26.7.20 Trastevere. In barca la Madonna de Noantri, ma senza processione per le misure anti covid.

28.7.20 Trastevere. Casa delle Donne, il Comune insiste: “Debito a rate, poi spazio messo a bando”.

30.7.20 Trastevere. Cinema America. Dopo le aggressioni decisa la scorta per Valerio Carocci. Solidarietà dalla sindaca Raggi e da monsignor Matteo Zuppi ex parroco di Santa Maria in Trastevere o vescovo di Bologna.

1.8.20 Trastevere. Gianicolo. Apre il teatro dei Burattini del Gianicolo, due ventenni fanno ripartire l’attività avviata 60 anni fa dai coniugi Piantadosi. Sono Manuel Pernazza e Alessia Luongo di 21 e 28 anni.

5.8.20 Trastevere. Nasce a fine mese il parco sul Tevere tra ponte Sisto e ponte Mazzini. Al progetto stanno lavorando Agenda Tevere, Comune e Regione. Sarà un’arena per musica e cultura.

14.8.20 Trastevere. L’ufficio decoro urbano ha ripulito completamente su tutte e due le rive le dieci scalinate d’accesso al Tevere tra ponte Sisto e ponte Mazzini. Cancellate scritte vandaliche, eliminata la vegetazione infestante e sanificato il tutto. Dopo il lavaggio steso un prodotto anti graffiti (notizia del 12).

20.8.20 Trastevere. Violentata durante una festa. Arrestato un giovane della Sierra Leone (disposta la custodia in carcere), a chiamare la polizia un’amica della vittima. L’aggressione avvenuta in una casa in via della Lungara. Sentiti i testimoni. I fatti risalgono alla notte tra il 14 e il 15 agosto.

6.9.20 Trastevere. Inaugurata la “Piazza Tevere” una spiaggia aperta a tutti, gratuita tra ponte Sisto e ponte Mazzini, sarà aperta dalle ore 11 alle ore 22, venerdì e sabato fino alle 24. Fino al 25 ottobre.

13.9.20 Trastevere. Ospedale Bambino Gesù. Bambino di due anni – Giacomo di Taormina - muore per pacemaker posto al contrario. Otto medici dell’ospedale indagati per omicidio colposo.

4.10.20 Trastevere. Casa delle Donne. Un emendamento Pd Italia Viva salva la Casa internazionale delle donne. Il via libera è arrivato venerdì sera in Senato, commissione bilancio, garantirà alle femministe 900.000 euro. Servirà per pagare gli affitti arretrati, porrà fine al braccio di ferro con il Comune.

18.12.20 Trastevere. Gianicolo. La statua di Garibaldi colpita da un fulmine il 7 settembre 2018 è ancora danneggiata, non è stata restaurata.

30.1.21 Trastevere. Via al restauro della loggia di Galatea, fine lavori in autunno. Siamo nella villa Farnesina a Trastevere voluta dal banchiere senese Agostino Chigi che commissionò a Raffaello il Trionfo della ninfa marina Galatea nella villa progettata da Baldassarre Peruzzi. Quando nel Seicento la villa passò ai Farnese la loggia venne chiusa. Sono all’opera due squadre di restauratori composte da cinque studenti dell’Istituto Centrale del Restauro e un professore che studiano il disegno originario, gli interventi decorativi successivi che porterà al recupero cromatico dell’ambiente. Il cantiere è finanziato con trecentomila euro dal Mibact attraverso il Fondo per lo Sviluppo del Paese.

17.4.21 Trastevere. Ergastolo per Massimo Galioto il 45 enne accusato dell’ omicidio del clochard romeno Emauel Stoica di 38 anni il 7 maggio scorso sulla banchina sotto ponte Sisto.

17.5.21 Trastevere. Si sporge su ponte Garibaldi per un selfie precipita per 20 metri, è in coma. Era in vacanza a Roma con altri tre amici campani.

18.5.21 Trastevere. Casa delle Donne. Il Comune in una memoria di giunta elimina il bando per assegnare l’edificio occupato dalla Casa delle Donne, compare il comodato d’uso gratuito. Il parlamento aveva destinato 900.000 euro per estinguere il debito della casa delle Donne.

2.6.21 Trastevere. Trionfale. Collatino. L’associazione Piccolo Cinema America avrà come location il parco di Monte Ciocci, San Cosimato e parco della Cervelletta.

22.6.21 Trastevere. In piazza San Giovanni della Malva una statua della porchetta dell’artista Amedeo Longo. L’installazione temporanea fa parte di un progetto di rigenerazione del centro storico promosso dal municipio con il Mibac. Al progetto partecipano gli studenti delle Accademie di Belle Arti. Gli animalisti insorgono.

25.6.21 Trastevere. Un vino romano doc. All’orto botanico su un terreno di 520 mq adiacente alla foresta di bambù si trova un vigneto formato da una selezione di vigne delle 20 regioni italiane. Dal 2018 questo esperimento si deve a Luca Maroni e alla sorella Francesca. Da questo vigneto si ottiene un vino.

22.7.21 Celio. San Lorenzo. Trastevere. Per la movida selvaggia gli abitanti del Celio pronti alla class action contro il comune. Partiranno richieste di risarcimenti al Comune.

28.7.21 Trastevere. Addio a Dino Impagliazzo, lo chef dei poveri. Funerali in Santa Maria in Trastevere. Aveva fondato Romamor e preparava 300 pasti al giorno per i senza tetto. Venne premiato da Mattarella.

25.8.21 Trastevere. Riapre la sala Troisi con 300 posti e il film Palma d’oro. Il 21 settembre l’inaugurazione del cinema in via Induno dopo anni di sotacoli burocratici. Un milione di euro dai Beni Culturali più gli sponsor.

5.9.21 Trastevere. Chiude dopo 67 anni la scuola di Danza Mimma Testa di via di San Francesco di Sales

21.9.21 Trastevere. Inaugurato ieri il cinema Troisi nell’ex GIL di via Induno progettato da Luigi Moretti, 300 poltrone color amaranto, proiettore di ultima generazione e schermo di 13 metri. Con sala studio aperta h24, 7 giorni su sette, 150 metri quadri e 45 postazioni che diventano 80 considerando lo spazio esterno. Restauro degli architetti Raffaella Moscaggiuri e Claudia Tombini. Il restauro grazie al finanziamento del ministero della Cultura e in forma minore di Regione Lazio, Siae, Bnl e donazioni.

20.11.21 Trastevere. Minacce di morte a Valerio Carocci del cinema America. Solidarietà bipartisan.

25.12.21 Trastevere. Chiesa di Santa Maria in Trastevere. Il sindaco Gualtieri a pranzo con i poveri (150 senza fissa dimora) nella chiesa organizzato dalla comunità di Sant’Egidio.

6.1.22 Trastevere. Gli strappa la lingua durante una lite. E’ successo alle quattro della notte in un b&b di via degli Orti di Alibert, la cena fuori, l’alcool in eccesso, lei con un morso strappa la lingua a lui, portato all’ospedale San Camillo i medici provano a riattaccargli la lingua (che intanto lei conservava in frigo) ma il tentativo non riesce. Si tratta di turisti belgi di Liegi.

11.2.22 Celio. Campitelli. Trevi. Trastevere. Europa. Appia Antica. Regione Lazio. Su Roma e il Lazio arrivano 53,6 milioni dal Mibac per i beni culturali. Al Colosseo 4,5 milioni per completare la ricostruzione in legno dell’arena, restaurare porta Triuphalis (dove entravano i gladiatori) e porta Libitinensis (dove uscivano i gladiatori morti), sistemare il podio e l’iscrizione di Teodosio II e Valentiniano III. Per il Vittoriano 14 milioni per l’impianto antincendio e la messa in sicurezza di tutto l’edificio. Per Palazzo Poli e il palazzo della Calcografia 4,3 milioni per valorizzare i percorsi espositivi, per i laboratori e restaurare la facciata sulla fontana di Trevi. Per il palazzo del San Michele sede del ministero ci sono 2,5 milioni per il consolidamento e il recupero del palazzo seicentesco. Per il palazzo dell’Archivio Centrale dello Stato ci sono 4,4 milioni per sistemare 10 Km lineari di depositi. Sull’Appia Antica, nella villa di Massenzio con 7,5 milioni verrà realizzato un lavoratorio di restauro, una biblioteca e una archivio. Nella regione Lazio ci sono 14 milioni per il borgo di Viterno e 2,4 milioni per sistemare il palazzo baronale di Colonna.

1.4.22 Trastevere. Ospedale Bambino Gesù. Angelina Jolie in visita ai piccoli ucraini ricoverati.

26.4.22 Trastevere. Villa Sciarra. Transennata l’area giochi per i bambini da ottobre 2021.

24.5.22 Ama. Rifiuti. Monti. Trastevere. Da ieri è partito il doppio turno di raccolta dei rifiuti organici prodotti dalle utenze non domestiche. Alle ore 20 nei negozi, alle ore 24 nei locali. Il servizio verrà appaltato a ditte esterne per recuperare risorse Ama. Nuove squadre anche a Prati.

2.6.22 Trastevere. Colli Aniene. Aurelio. Tornano le arene del cinema a San Cosimato, alla Cervelletta e a Monte Ciocci dal 3 giugno al 31 luglio. Rimane attivo il cinema Troisi.

8.6.22 Trastevere. Nel carcere di Regina Coeli vi sono 943 reclusi quando la capienza massima è di 615. Nei giorni scorsi c’è stata una aggressione ad un agente penitenziario. Sovraffollati anche i detenuti a Rebibbia, Velletri, Civitavecchia e Viterbo. Nei 14 carceri del Lazio ci sono 5.653 detenuti di cui 2.093 stranieri e 407 donne. Altro grave problema è la riabilitazione attraverso il lavoro spesso assente.

10.6.22 Trastevere. Regina Coeli. Tre grandi murales realizzati nel carcere su progetto di 14 studenti dello Ied (Istituto Europeo del Design) realizzati con quattro detenuti per omaggiare le loro città: Roma, Lima e Buenos Aires.

12.6.22 Trastevere. Tangenti ai Bernabei, dopo dodici anni altri due vigili indagati. Si tratta dell’enoteca di via di San Francesco a Ripa angolo viale Trastevere.

16.7.22 Trastevere. Gianicolo. La base del monumento a Garibaldi sul Gianicolo, danneggiata da un fulmine il 7 settembre 2018, è ancora da restaurare nonostante siano stati reperiti i finanziamenti per il restauro che doveva essere completato nel 2021.

18.9.22 Trastevere. Witnesses, è il progetto dell’artista Maria Thereza Alves a cura di Sonia d’Alto vincitore del concorso indetto da Tevereterno in collaborazione con la Quadriennale di Roma che andrà a sostituire l’opera di William Kentridge sul muraglione del Tevere. Il murale di circa 400 metri si comporrà di quattro interventi nel tratto compreso fra ponte Sisto e ponte Mazzini. Maria Teresa Alves nata a San Paolo nel 1961, vive tra Napoli e Berlino è attivista per i diritti della popolazione indigena.

19.9.20 Sanità. Trastevere. Ospedale Bambino Gesù. Dopo due anni chiude il reparto covid.

23.9.22 Trastevere. Gianicolo. Il parcheggio del Gianicolo diventerà al Mall del Vaticano. Un centro commerciale aprirà per Natale con 50 esercizi commerciali di cui 12 food, un mix di brand noti e marchi di nicchia ma anche una galleria d’arte e iniziative solidali. Spazio anche alla tecnologia con sale immersive. Investimento di 15 milioni.

5.10.22 Trastevere. Restauri in corso sugli affreschi di Raffaello e del Sodoma a villa Farnesina.

8.10.22 Trastevere. Gianicolense. Villa Sciarra. Inaugurata dal sindaco Gualtieri nuova area giochi per bambini.

19.10.22 Trastevere. Via dell’Arco di San Calisto. Secondo alcuni qui è la casa più piccola di Roma.

Sembra una casa di paese, su due piani, con una scala esterna che poggia su un arco sotto il quale, originariamente, si trovava un ambiente riservato a stalla, a forno o a magazzino, che prende luce da una finestrella rettangolare protetta da inferriata. La scala termina su un piccolo ballatoio dal quale si accede all’unico ambiente di abitazione che prende luce dall’unica finestra, che a differenza di quella del pianoterra, è ad arco come le eleganti finestre quattrocentesche. Tra portone e finestra spicca una piccola edicola sacra con l’immagine della Madonna, inserita in una bella cornice a stucco e con una lanternina sempre accesa, davanti alla quale su un minuscolo piano d’appoggio sono sempre dei vasi di fiori. Il tetto sporgente protegge il ballatoio dall’acqua piovana, che viene raccolta da una grondaia, scende lungo un canale di lamiera introdotto nell’abitazione e viene probabilmente utilizzata per gli usi domestici. Sul tetto anche un minuscolo comignolo.

9.11.22 Trastevere. Domani inaugura una nuova galleria d’arte, Casa Triplef, di Federica Formilli Fendi in via delle Mantellate dov’era lo studio del pittore Mario Schifano.

24.11.22 Trastevere. Da inizio anno quattro ragazze che frequentano la John Cabot University sono state violentate, l’ultima una ventenne massacrata di botte nel suo appartamento, arrestato un cameriere. L’episodio si riferisce al 27 maggio.

2.12.22 Trastevere. Il cinema Troisi di via Induno vince il “Biglietto d’oro”, record di spettatori: 60.000. Valerio Carocci è il presidente dell’associazione Piccolo America.

27.12.22 Trastevere. Pranzo di Natale nella chiesa di Santa Maria in Trastevere della Comunità di Sant’Egidio con il sindaco Gualtieri.

17.1.23 Comune. Campo Marzio. Appia Antica. Appio Latino. Trevi. Trastevere. E’ morta Gina Lollobrigida nella clinica Pio XI in via Aurelia 559 (dopo piazza Irnerio). Ha studiato all’Accademia di Belle Arti di via Ripetta, abitava sull’Appia Antica, ha lavorato alla Scalera Film di circ. Appia dove ha girato Il segreto di Don Chisciotte di Camillo Mastrocinque nel 1947, ha lavorato in via del Lavatore nel rione Trevi e a vicolo Moroni a Trastevere per la La città si difende nel 1951 di Pietro Germi. Camera ardente nella sala della Protomoteca in Campidoglio, funerali nella chiesa degli Artisti di piazza del Popolo.

30.1.23 Trastevere. Guerriglia anarchica in piazza Trilussa dove si è tenuto un sit in di un centinaio di anarchici. Un poliziotto ferito, una trentina di manifestanti asserragliati in un garage per sfuggire alla Polizia. Fioriere devastate, danneggiati motorini e cassonetti, scritte su muri e vetrine. L’iniziativa per chiedere lo stop al 41 bis per Alfredo Cospito, denunciati 41 manifestanti.

5.2.23 Trastevere. Santa Maria in Trastevere. Oggi verrà ricordata a mezzogiorno Modesta Valenti, donna morta 40 anni fa alla stazione Termini perché l’ambulanza si rifiutò di caricarla e portarla in ospedale.

 

 

 

 

 

 

 

 

1 Carlo Fontana (Rancate 1638 - Roma 1714) architetto e scultore italo svizzero è vissuto tra Seicento e Settecento, sua la facciata di San Marcello al Corso, la cappella Albani in San Sebastiano, santa Rita in Campitelli, fontana di sinistra in piazza san Pietro e la fontana in Santa Maria in Trastevere. Sua la cappella Cybo in santa Maria del Popolo. Ha lavorato all’Istituto San Michele dove ha lasciato un segno importante. Basilica dei Santi Apostoli. Tomba della regina Cristina di Svezia in San Pietro e dei papi Clemente XI e Innocenzo XII in San Pietro. Suo il progetto di chiudere con un terzo braccio il colonnato del Bernini di piazza San Pietro e di aprire una viale nella spina di Borgo, l’attuale via della Conciliazione. Suo il progetto di una chiesa dentro il Colosseo.

2 Pietro Cavallini (notizie dal 1273 al 1308) Pietro de Cerroni, detto... Pittore. La conoscenza delle sua opera è sostanzialmente legata a questi mosaici e all'affresco del Giudizio nella basilica di Santa Cecilia in Trastevere riscoperti alla fine dell'Ottocento. Lavorò a Napoli, per conto degli Angiò, nel Duomo di Santa Mari Donnaregina. L'importanza di Cavallini è nel superamento della tradizione tardo bizantina, le figure ritrovarno il loro spessore e si inseriscono liberamente e naturalmente nello spazio. Cavallini operò questa trasformazione parallelamente a Giotto.

3 Domenichino Domenico Zampieri detto (Bologna 1581 - Napoli 1641) Pittore. Realizzò gli affreschi nella abbazia di Grottaferrata nel 1608-10, la Caccia di Diana alla Galleria Borghese. La sua attività più prestigiosa fu quella di pittore di paesaggi, come nel Guado alla galleria Doria o La fuga in Egitto al Louvre.

4 Mino del Reame scultore della seconda metà del XV secolo. Forse aiuto di Minoda Fiesole nella tomba di Pio II alle Grotte Vaticane, non lasciò alcuna opera certa, gli vengono attribuiti tra gli altri il ciborio del card. d'Eustoteville in santa Maria Maggiore e questo tabernacolo.

5 Virginio Vespignani (Roma 1808-1882) Architetto collaboratore di Poletti è stato molto attivo durante il pontificato di Pio IX soprattutto in opere di restauro essendo di formazione accademica. Sua la cappella della Madonna dell'Archetto nel rione Trevi (1851), il quadriportico del Verano, i restauri a porta San Pancrazio e Porta Pia.

6 Perin del Vaga (Firenze 1501 - Roma 1547) Pietro Bonaccorsi detto. Pittore. A Firenze lavorò nella bottega del Ghirlandaio, a Roma entrò in quella di Raffaello partecipando alle decorazione delle Logge Vaticane, eseguì in proprio la decorazione di palazzo Baldassini. Entrato al servizio dei Doria eseguì la decorazione di palazzo Fassolo a Genova, fondamentale per lo sviluppo della pittura nei palazzi genovesi. Tornato a Roma nel 1538 eseguì importanti commissioni per la corte papale come la sala Paolina e atre in Castel Sant'Angelo, il cartone per la spalliera del Giudizio Universale nella Cappella Sistina.

7 Carlo Maratta (Camerano, Ancona 1625 - Roma 1713) Pittore. La sua produzione è caratterizzata da un suggestivo accademismo, realizzò grandi tele a soggetto religioso come l'Immacolata Concezione a Siena in Sant'Agostino, oppure la Morte di San Francesco Saverio a Roma nella chiesa del Gesù e ancora, la Madonna in Gloria a Roma in Santa Maria del Popolo. Ha realizzato vasti affreschi celebrativi a Roma nel palazzo Altieri e a Frascati in villa Falconieri.

8 Martino Longhi il Vecchio (Viggiù ? - Roma 1591) E' il capostipite di una famiglia di architetti che dominarono a Roma alla fine del secolo. Progettò le facciate di San Gerolamo degli Schiavoni, di Santa Mari della Consolazione, il palazzo Borghese (che è la sua opera migliore), Santa Maria in Vallicella. Eseguì rifacimenti e completamenti di molti edifici. Il figlio Onorio iniziò San Carlo al Corso che fu completato dal figlio Martino Longhi il Giovane.

9 Caratello. Botte per trasportare il vino sui carri, dal latino carrus, in genere poteva contenere dai 25 ai 200 litri. Aveva una base molto larga. Ancor oggi in uso in Toscana per il vin santo.

10 Fontana della Botte. Per le notizie sull’acqua Marcia vedi la nota relativa alla fontana della Pigna.

11 Gherardo delle Notti Gerrit o Gerard van Honthorst, (Utrecht nel 1592 – 1656) pittore olandese. All’inizio della sua carriera visitò Roma dove venne a conoscenza delle opere dei maestri italiani, fu influenzato specialmente da Caravaggio. Le sue opere nei maggiori musei del mondo. Agli Uffizi “Adorazione del Bambino” del 1661-62. A Roma in Santa Maria della Scala il suo capolavoro “Decollazione del Battista” del 16

12 Antiveduto Grammatica Gramatica Pittore protobarocco nato a Siena nel 1571 e morto a Roma nel 1626. Così chiamato perché nato prima del termine. Chiamato Gran Capoccione a causa della sua specializzazione nel fare teste di uomini celebri. Nella sua bottega ebbe Caravaggio per un breve periodo. La sua prima opera è in San Stanislao dei Polacchi alle Botteghe Oscure. Sue tele in Santa Maria della Scala a Trastevere, alla Pinacoteca di Brera, a San Giacomo degli Incurabili al Corso.

13 Carlo Rainaldi (Roma 1611-1691) Autore della facciata della chiesa di Santa Maria in Campitelli e dell'abside di Santa Maria Maggiore. Facciata di Sant'Andrea della Valle. La chiesa del Suffragio in via Giulia, la cappella Spada nella Chiesa Nuova, la tomba di Clemente IX in Vaticano. Presentò un progetto per il Louvre.

Collaborò con il padre Girolamo (Roma 1570-1655 catafalco per Alessandro Farnese al Gesù e a Sisto V in Vaticano, chiesa di santa Teresa a Caprarola e santa Lucia a Bologna, tomba Sfrondati in Santa Cecilia in Trastevere) sia nel Palazzo Nuovo al Campidoglio che nel palazzo Pamphili in piazza Navona. Suo il progetto delle chiese gemelle di piazza del Popolo.

14 Cavalier d’Arpino Giusepppe Cesari detto (Arpino 1568 - Roma 1640)...pittore, autore degli affreschi nella sala degli Orazi e Curiazi in Campidoglio e della decorazione musiva della cupola di San Pietro. Giovanissimo lavorò con il padre alle Logge Vaticane sotto la direzione del Pomarancio, sarà presidente dell'Accademia di San Luca. Affresco con la Canonizzazione di San Francesco di Paola nel chiostro della Trinità de Monti e in Sant'Atanasio dei Greci (in via del Babuino). Affreschi oggi perduti in San Lorenzo in Damaso. A Napoli affresca il coro della Certosa di San Martino e quelli nella Sacrestia. Cappella Olgiati in Santa Prassede, cappella Contarelli in San Luigi dei Francesi. Nel 1600 affresca l'Ascensione nel transetto di San Giovanni in Laterano, villa Aldobrandini a Frascati tra il 1605 e 1612 e la cappella Paolina in Santa Maria Maggiore. Una sua tela nella chiesa della Trinità dei Pellegrini.

15 Alessandro Algardi (Bologna 1598 - Roma 1654) scultore e celebre restauratore di statue antiche soprattutto per incarico di Ludovico Ludovisi, oggi tutti i suoi lavori si trovano a palazzo Altemps. Celebre la statua in bronzo di Innocenzo X al Campidoglio e la tomba di Leone XI in San Pietro e il Casino Algardi all'interno di villa Pamphili che oggi appartiene alla Presidenza del Consiglio dei Ministri.

16 Farmacia della Scala. Secondo un’altra fonte la farmacia è stata aperta nel 1523. E’ rimasta aperta al pubblico fino al 1978.

17 Farmacia della Scala. Tutte le notizie da: it.wikipedia.org e amicidiroma.it.

18 Poesia di Raffaello alla Fornarina. Da: AA.VV. Enciclopedia di Roma (a cura di Claudio Rendina), Newton, 2005, pag. 469. Tutte le notizie sulla Fornarina anche da la rivista Roma ieri oggi e domani n. 29, del dicembre 1990, a pag. 26 articolo di Claudio Rendina “Le cortigiane del Rinascimento” con numerose foto.

19 Dorotei. Da Giorgio Bocca, cit. vol. III, pag.160.

20 Trilussa pseudonimo anagrammatico di Carlo Alberto Salustri (1871-1950). Nato da padre cameriere originario di Albano e da una sarta bolognese, secondogenito, nasce in via del Babuino (presso l’imbocco di piazza di Spagna). All’età di tre anni perde il padre, la famiglia si trasferisce in via Ripetta e subito dopo in piazza di Pietra dal marchese Del Cinque, padrino di Carlo, qui conosce Filippo Chiappini poeta romanesco seguace di Belli. Fece le scuole fino alla terza elementare. Nel 1887, all’età di sedici anni presentò a Giggi Zanazzo, direttore del Rugantino, un suo componimento per la pubblicazione. In tre anni pubblicò 50 poesie e 41 prose. Nel 1889 pubblicò la sua prima raccolta di poesie “Stelle de Roma. Versi romaneschi”. Nel 1890 pubblicò un almanacco con un sonetto per ogni mese dell’anno. Ormai in fin di vita venne nominato senatore a vita, quando lo seppe disse. “Sono senatore a morte”. E’ sepolto al Verano.

21 Papa Paolo V Borghese papa dal 1605-21, si dedicò allo sviluppo di attività missionarie, sotto di lui Galilei venne condannato. Restaurò l'acquedotto dell'Acqua Paola, per opera del cardinale nipote furono costruiti l'attuale palazzo Rospigliosi e villa Borghese.

22 Giovanni Vasanzio architetto olandese morto a Roma nel 1621, il suo nome è legato al casino di villa Borghese, sue la facciata della basilica di San Sebastiano fuori le mura e villa Mondragone a Frascati (oggi sede dell’Università di Tor Vergata).

23 Sisto IV. Francesco Della Rovere. Celle Ligure 1414 – Roma 1484, papa dal 1471, nepotista e mondano favorì le ambizioni territoriali in Romagna del nipote Gerolamo Riario e con lui promosse contro i Medici la congiura dei Pazzi, fallita la quale lanciò l’interdetto contro Firenze che più tardi ritirò. Fu mecenate (Cappella Sistina).

24 Baccio Pontelli (1450-1495) architetto, soprattutto militare ed ebanista nativo di Firenze. Rocca di Ostia e chiesa di Sant'Aurea, rocca di Senigallia, mura di Jesi, progetto della Cappella Sistina realizzata da Giovannino De Dolci. Chiesa di San Pietro in Montorio. Sue le tarsie nello studiolo di Federico da Montefeltro ad Urbino.

25 Ponte Sisto. Una foto di ponte Sisto con un mulino galleggiante in Roma ieri, oggi domani, n. 44, pag. 76.

26 Galleria Giacomo Guidi. Tutte le notizie da: Open house Roma, maggio 2015, pag.12.

27 Cristina di Svezia regina di Svezia dal 1632 al 1654. Nel 54 abdicò per abbracciare la religione cattolica, fece un ingresso trionfale in Roma, tale evento fu molto pubblicizzato dalla chiesa cattolica. In suo onore fu restaurata porta del Popolo dal Bernini.

28 Clemente XII Corsini, di Firenze, papa dal 1730 al 1740. Inaugurò fontana di Trevi e la fontana di Porta Furba, Condannò la Massoneria, cercò invano di annettere il ducato di Parma.

29 Ferdinando Fuga architetto fiorentino del Settecento. Palazzo della Consulta, facciata di Santa Maria Maggiore, albergo dei Poveri a Napoli.

30 Baldassarre Peruzzi (Sovicille SI 1596 – Roma 1536), pittore, architetto, ingenere militare e archeologo.Studioso di architettura tale da incidere sullo sviluppo artistico del suo tempo. A Roma ha realizzato palazzo Massimo alle Colonne, a Bologna la cappella Ghisilardi in San Domenico.

31 Polifemo. Lo spaventoso ciclope di innamorò di Galatea, promessa sposa al pastorello Aci, ma non riuscì a sedurre la ninfa e per vendicarsi uccise il ragazzo, allora l’infelice Galatea trasformò il sangue dell’amato in un dio fluviale.

32 Teatro Stanze segrete. Notizie da: stanzesegrete.it.

33 Studio Lipoli e Lopez. Tutte le notizie da: lipolilopez.com.

34 Questo capoverso è tratto da: Emanuela De Notaris “A spasso nell’arte”, pubblicato in Pit giovani n.2 del 2005.

35 Liceo Kennedy. Sede centrale in via Nicola Fabrizi (sulla salita del Gianicolo).

36 Claudio Villa nome d’arte di Claudio Pica (Roma1926 – 1987) cantante ma anche attore. Vanta con Modugno il record di vittorie a Sanremo, con quattro. Per il temperamento fiero venne soprannominato il Reuccio. Ha pubblicato 82 album e venduto 45 milioni di dischi. Nato da famiglia umile, il padre era vetturino. Realizzerà una trentina di film, un pretesto per le sue esibizioni canore. Per quattro anni partecipa a Canzonissima. Nel 1952 sposa l’attrice Miranda Bonansea che l’anno dopo gli darà il figlio Mauro. Il matrimonio finirà dopo dieci anni. Negli anni Sessanta ha una relazione, della durata di sette anni, con la soubrette siciliana Noemi Garofalo da cui avrà altri due figli, nel 1962 Claudio, nel 1966 Manuela (in arte Villa), entrambi vengono riconosciuti dopo la sua morte. Nel 1973 si innamora di Patrizia Baldi che sposerà nel 1975, lei era più giovane di 31 anni. Dal loro matrimonio nacquero due figlie. Muore per infarto a Padova, le sue ceneri sono inumate nel cimitero di Rocca di papa nel cimitero di San Sebastiano, sulla tomba: “Vita sei bella, morte fai schifo” La sua morte fu annunciata da Pippo Baudo durante il festival di Sanremo.

37 Carcere di Regina Coeli. Secondo il sito del ministero di Giustizia l’edificio è stato trasformato in carcere tra il 1870 e il 1890.

38 Galleria Lorcan O’Neill. Tutte le notizie da lorcanoneill.com, exibart.com, artribune.com.

39 Questo capoverso è una citazione dall’articolo di Emanuela De Notaris dal titolo “A spasso nell’arte”, pubblicato in Pit giovani n.2 del 2005.

40 Leone X Giovanni de Medici, fiorentino, papa dal 1513 al 1521. Secondo figlio di Lorenzo il Magnifico. Ultimo Papa ad essere semplice diacono al momento dell'elezione. Eletto a soli 37 anni, pare che disse: "Poichè Dio ci ha dato il papato, godiamocelo". Celebre il ritratto che gli fece Raffaello oggi agli Uffizi. In anni in cui Francia e Spagna si contendevano il potere sull'Italia cercò di rimanere equidistante e di procurare vantaggi per la propria famiglia. Si alleò con Spagna e Impero contro la discesa in Italia di Francesco I. Favorì l'elezione di Carlo V all'impero.

41 Giulio Romano architetto e pittore romano, 1499- 1546, il miglior allievo di Raffaello, autore del Palazzo Te a Mantova della Madonna con Bambino a palazzo Barberini. Nel palazzo Ducale di Mantova progettò il cortile della Cavallerizza. Villa Lante a Roma.

42 Nanni di Baccio Bigio pseudonimo di Giovanni Lippi, architetto del Cinquecento. Nacque a Firenze ma lavorò soprattutto a Roma dove diresse i lavori di ristrutturazione di Castel Sant'Angelo, progettò palazzo Sacchetti in via Giulia ed eresse porta del Popolo. Lasciò impronta duratura a Monte San Savino.

43 Conte di Cagliostro. Nato a Palemo nel 1743, morto a San Leo nel 1795. Alchimista, esoterico, avventuriero, condannato per eresia e rinchiuso nella fortezza di San Leo dove morì. Condusse una vita errabonda spesa tra imbrogli nelle principali corti europee. Anche Goethe scrisse dalla sua figura. E’ conservato l’atto di matrimonio nella chiesa di San Salvatore in Campo (forse quella in via delle Coppelle - Scrofa). Da it.wikipedia.org.

44 Chassepot. Un’arma individuale in dotazione all’esercito francese dal 1866. E’ uno dei primi fucili a retrocarica con percussione ad ago, utilizzati in operazioni di larga scala.

45 Filippo Raguzzini . (Napoli 1680-Roma 1771) il più originale e brioso progettista del rococò a Roma. Le sue opere più note le realizzò a Roma: ospedale di San Gallicano a Trastevere nel 1725, la chiesa di San Sisto Vecchio nello stesso anno, la chiesa della Madonna della Quercia nel 1727, la chiesa di San Filippo Neri nel 1728, la chiesetta del santuario del Divino Amore nella campagna romana, la sistemazione della piazza di Sant'Ignazio considerata il suo capolavoro. Probabilmente completò la scalinata di Trinità de Monti nel 1731. E' da considerarsi il maggior seguace di Borromini.

46 Mazzamurelli. Nelle credenze popolari di un tempo i mazzamurelli erano una sorta di folletti o spiritelli che si divertivano a fare dispetti tipo: mettere in disordine, nascondere oggetti. Erano immaginati come nani vestiti da chierici o ricoperti di peli. Nelle vicinanze c’era una casa di un mago infestata da mazzamurelli, oggi tale casa è andata distrutta dall’apertura di viale Trastevere.

47 Benedetto XIV. Papa 1740-1758. Una fama di gaudente lo accompagnò al punto che il commediografo Alfredo Testoni creò sulla sua figura la commedia "Il cardinale Lambertini" interpretata da Gino Cervi. Nel 1741 volle la bolla contro lo schiavismo in America, seguì una legge sulle missioni contro l'usanza di adattare pratiche indigene alla religione come il culto degli antenati in Cina. Consacrò il Colosseo alla passione di Cristo e lo dichiarò sacro per il sangue versato dai martiri, da allora cessò la spoliazione del monumento.

48 Leone XII. Papa dal 1823 al 1829. Sotto il suo pontificato furono condannati a morte (1825) i carbonari Targhini e Montanari in piazza del Popolo. La sua tomba in San Pietro è davanti a quella di Cristina di Svezia

49 San Giovanni de Matha (Faucon de Barcelonnette 1154 – Roma 1213) fondatore dell’Ordine della Santissima Trinità; detto Doctor Emines, proclamato santo da Alessandro VII nel 1666. Venne a Roma sotto la protezione di Innocenzo III dove fondò un convento e un ospedale per i pellegrini presso la chiesa di San Tommaso in Formis al Celio. Incontrò e diede ospitalità a San Francesco. La sua memoria liturgica è il 17 dicembre.

50 Giovanni Battista Soria (1581-1651) architetto, attivo prevalentemente a Roma tra il 1620 e il 1640, nelle facciate delle chiese si è ispirato ai modelli del Vignola e di Maderno. Sua la facciata di Santa Maria della Vittoria, quella di San Carlo ai Catinari. Il suo capolavoro resta San Gregorio al Celio.

51 Scipione Caffarelli Borghese (Roma 1577-1633) nipote del papa Paolo V. A lui si deve la costruzione di palazzo Borghese e della villa fuori porta Pinciana.

52 Cosmati denominazione di marmorari attivi a Roma e nel Lazio tra il XII e il XIII secolo come architetti e decoratori.

Formarono varie botteghe, se ne ricordano sette membri appartenuti a quattro diverse generazioni. Sono famosi per i mosaici e le decorazini in luoghi ecclesiastici. Tra le loro opere più alte il pavimento e il ciborio di Santa Maria in Cosmedin e il duomo di Civita Castellana. (Da Universale Garzanti 2003). Hanno operato anche ad Anagni, Terracina, ecc. Univano alla scienza dell’architetto l’arte dello scultore e la raffinatezza del mosaicista. Ornarono le chiese di campanili, pavimenti, chiostri e arredi. I rappresentanti più celebri furono i Vassalletto e i Cosmati che diedero il nome di arte cosmatesca. Meravigliosa la cattedra episcopale di San Lorenzo fuori le mura e il chiostro di San Paolo fuori le mura dove si conserva il candelabro pasquale in marmo. (da: Roma, Libri per viaggiare, Gallimard Tci, 1994) E' loro il pavimento della navata mediana della basilica di San Giovanni a Roma.

53 Guercino pittore italiano del Seicento originario di Cento. Giovanni Francesco Barbieri. Autore dell'Aurora e degli altri dipinti nel Casino Ludovisi, della Sepoltura di Santa Petronilla oggi ai musei Capitolini. Della Morte di Didone alla galleria Spada.

54 San Crisogono vescovo di Aquileia, martire sotto Diocleziano, festa il 24 novembre. Il nome deriva dall'ebraico e significa "nato nell'oro".

55 Pietro Cavallini pittore italiano del Duecento, autore dell'affresco del giudizio universale nella chiesa di Santa Cecilia. Mosaici nell'abside di Santa Maria in Trastevere sulla vita di Maria.

56 Angelo Vescovali. (Milano 1826 – Roma 1895) ingegnere, partecipò alla prima guerra di indipendenza come volontario. Nel 1849 partecipò alla difesa della Repubblica Romana con Garibaldi. Gli venne commissionata la costruzione della ferrovia Roma-Ancona di cui divenne direttore generale. Come capo dell’ufficio idraulico municipale progettò ponte Garibaldi, ponte Umberto, ponte Palatino, ponte Regina Margherita e ponte Cavour.

57 Gabriele Valvassori (1683-1761) architetto romano del Settecento, ha lavorato a villa Doria Pamphili, all'altare maggiore di Sant'Agnese in Agone, nella chiesa di Santa Maria dell'Orto a Trastevere e in quella dei Santi Quirico e Giulitta in via Tor de' Conti (rione Monti), piccoli interventi in villa Aldobrandini a Frascati. Sua la facciata di palazzo Pamphili sul Corso.

58 Oscar Romero (1917-1980) arcivescovo di San Salvador, denunciò le violenze della dittatura militare, fu ucciso da un cecchino mentre celebrava messa. Ai suoi funerali la polizia sparò nuovamente facendo un'altra strage.

59 Orsini. Il palazzo Orsini a Roma è sopra il teatro di Marcello.

60 San Benedetto (Norcia 480 - Montecassino 547) di famiglia agiata, a 20 anni si ritirò a vita ascetica presso Subiaco, poi si spostò a Montecassino dove fondò l'attuale monastero in cui fu sepolto con la sorella santa Scolastica. Fondatore dell'ordine dei benedettini, con la Regola (540) voleva venerare Dio attraverso la preghiera e il lavoro: Ora et labora; venerato come santo da tutte le chiese cristiane che ammettono il culto dei santi. Si festeggia il 21 marzo e l'11 luglio, patrono d'Europa e degli Ingegneri. La Regola benedettina è informato al robusto spirito pratico dell’antica Roma. Nei monasteri benedettini gli amanuensi copiano le opere degli scrittori antichi cristiani e pagani.

61 Pietro Camporese il Giovane. (1792-1873) Nipote del Vecchio. A lui si deve palazzo Wedekind in piazza Colonna come ufficio centrale delle Poste Pontificie, l'ospedale di San Giacomo degli Incurabili al Corso (1831-46), l'Istituto di Belle Arti a via Ripetta. Fu patriota, liberale moderato, favorevole ad una soluzione di forza per liberare Roma con Garibaldi, dopo il 1870 fu consigliere comunale.

62 Cesare Valle. Roma 1902-2000) Laureato in ingegneria e successivamente in architettura nel 1924, assistente di Gustavo Giovannoni, libero docente dal 1938, diventa professore di urbanistica alla facoltà di ingegneria della Sapienza nel 1941 e vi rimane fino al 1972. Collabora alla stesura di piani urbanistici di Roma e di altre città, progetta numerosi edifici pubblici come la Casa del Balilla "Arnaldo Mussolini" a Forlì (1933-35) e il palazzo del Collegio Aeronautico sempre a Forlì. Nel 1938 realizza il PRG di Addis Abeba insieme ad Ignazio Guidi. Si occupa dell'attuazione del piano regolatore di Roma e degli studi del nuovo piano regolatore che sarà adottato nel 1962, la sua influenza sarà determinante.

A Roma ha realizzato: Casa Viola in lungotevere Marzio nel 1935, gli edifici del Comune nell'attuale via Petroselli (ex anagrafe) nel 1936-39, la scuola Cagliero al quartiere Tuscolano nel 1936, il liceo Giulio Cesare in corso Trieste nel 1937, il nuovo ponte alla Magliana con Guidi nel 1939-48, il palazzo dell'opera nazionale Maternità e Infanzia oggi ministero della Salute in lungotevere Ripa nel 1939.

I suoi figli Tommaso (1934), architetto, e Gilberto (1935), ingegnere, hanno fondato nel 1957 lo Studio Valle

63 Atleta Apoxiomenos un altra statua è stata ritrovata casualmente durante un'immersione subacquea da un turista belga presso Lussino nel 1996, ma il suo recupero fu possibile solo nel 1999. E' in bronzo, è originale greco, ora si trova al museo Archeologico di Zagabria (Croazia).

64 Baccio Pontelli. 1450-1495) architetto, soprattutto militare ed ebanista nativo di Firenze. Rocca di Ostia e chiesa di Sant'Aurea, rocca di Senigallia, mura di Jesi, progetto della Cappella Sistina realizzata da Giovannino De Dolci. Chiesa di San Pietro in Montorio. Sue le tarsie nello studiolo di Federico da Montefeltro ad Urbino.

65 Andrea Busiri Vici 1818-1911) Capostipite di una famiglia di architetti, fu architetto della fabbrica di San Pietro e della famiglia Pamphili. Progettò il quartiere e la fontana di piazza Mastai nel 1863-65, la facciata, l'ampliamento e il cortile di palazzo Doria in via della Gatta, l'ampliamento di palazzo Colonna in piazza Santi Apostoli nel 1876.

66 Antonello Venditti. (Roma 8 marzo 1949) all’anagrafe Antonio, cantautore e pianista. Tra i più popolari e prolifici della canzone romana, dal 1970, anno del suo debutto ha venduto 30 milioni di copie, 46 album.

67 Ferdinando Fuga (Firenze 1699-Roma 1781) fu architetto dei palazzi pontifici, a Roma realizzò la Manica Lunga al Quirinale, il palazzo della Consulta, la facciata di Santa Maria Maggiore e a Napoli l'Albergo dei Poveri e la chiesa dei Girolamini. Palazzo Ferrini Cini in piazza di Pietra. Ha parzialmente ricostruito il Triclinio Leoniano in piazza di Porta San Giovanni.

68 Luigi Barattoni o Barattone. Allievo del Sassi. Direzione dei lavori di ricostruzione di San Giovanni Calibita all’isola Tiberina (1644), interventi di restauro interni con la creazione dei pilastri che inglobano le colonne della chiesa di Santa Cecilia (1712-25), ristrutturazione del Collegio dei Minimi di San Francesco di Paola (1728), restauri alla chiesa di San Francesco di Paola (1728), disegno dell’altare di Santa Maria dell’Orto nella cappella dei Vignaioli, terza di destra, nella stessa chiesa restauro della seconda cappella di destra, cappella dei Vermicellai o di Santa Caterina (1711).

69 Girolamo Rainaldi. Carlo Rainaldi (Roma 1611-1691) Autore della facciata della chiesa di Santa Maria in Campitelli e dell'abside di Santa Maria Maggiore. Facciata di Sant'Andrea della Valle. La chiesa del Suffragio in via Giulia, la cappella Spada nella Chiesa Nuova, la tomba di Clemente IX in Vaticano. Presentò un progetto per il Louvre.

Collaborò con il padre Girolamo (Roma 1570-1655 catafalco per Alessandro Farnese al Gesù e a Sisto V in Vaticano, chiesa di santa Teresa a Caprarola e santa Lucia a Bologna, tomba Sfrondati in Santa Cecilia in Trastevere) sia nel Palazzo Nuovo al Campidoglio che nel palazzo Pamphili in piazza Navona. Suo il progetto delle chiese gemelle di piazza del Popolo.

70 Mino da Fiesole Mino di Giovanni da Poppi, detto Mino da Fiesole (Poppi AR 1429 – Firenze 1484) scultore. Seguì lo stile di Bernardo Rossellino, interpretandoli con quella grazia ripresa da Desiderio da Settignano che lo rende simile, per taluni aspetti, a Francesco di Simone Ferrucci. Madonna con Bambino al Louvre, monumento funebre a Francesco Tornabuoni nella chiesa romana di Santa Maria sopra Min

71 Sebastiano Conca (Gaeta 1680 – Napoli 1764) pittore. Si formò alla scuola napoletana di Francesco Solimena. A Roma affiancò Carlo Maratta, dipinse “Geremia” in San Giovanni in Laterano. Aprì una sua Accademia, nel 1729 entrò nell’Accademia di San Luca, ne divenne direttore. Per la corte sabauda lavorò all’Oratorio di San Filippo e alla chiesa di Santa Teresa. Tornato a Napoli si ispirò alle opere di Luca Giordano. Alla Pinacoteca Vaticana: “Deposizione” e “Gesù nel giardino dei Getsemani”. Una discreta celebrità ebbe anche il nipote Tommaso.

72 Guido Reni. Bologna 1575-1642) pittore e incisore, si accostò ventenne all'Accademia dei Carracci. Sue opere nei principali musei del mondo. San Michele Arcangelo nella chiesa romana di Santa Maria della Concezione, il Suicidio di Cleopatra nella pinacoteca Capitolina, Atalanta e Ippomene al museo di Capodimonte a Napoli (1615-20) che è considerato il suo capolavoro, l'Aurora al palazzo Rospigliosi di Roma. Una sala gli è dedicata al museo Nazionale d'Arte Antica a palazzo Barberini: Santa Maria Maddalena Penitente e Beatrice Cenci. Nella chiesa della Trinità dei Pellegrini al rione Regola sull'altare maggiore "La Trinità" grande pala realizzata in soli 27 giorni su commissione di Ludovico Ludovisi.

73 Arnolfo di Cambio Colle Val d’Elsa 1245 circa – Firenze 1302 circa) scultore e architetto. Allievo di Nicola Pisano, lavorò a Roma, a Orvieto (tomba del cardinal De Braye) e a Firenze, dove eseguì il progetto di Santa Maria del Fiore, le sculture per la facciata, una “Madonna” al museo dell’Opera e la “Natività” al museo Nazionale, segnando del suo stile d’ispirazione gotica (ma con apporti classici) l’architettura e la scultura (da Enciclopedia Garzanti, 2003). E' suo il più antico presepio conservato nella basilica di Santa Maria Maggiore.

74 Giovanni Battista Giovenale Architetto (Roma 1849-1934) autore del villino Boncompagni Ludovisi, fu accademico, poi presidente dell’Accademia di San Luca. Eliminò le sovrastrutture barocche dalla chiesa di Santa Maria in Cosmedin.

75 Vignola Jacopo Barozzi detto il ... (Vignola MO 1507 - Roma 1573) architetto e teorico dell'architettura autore della chiesetta di Sant'Andrea in via Flaminia, di palazzo Farnese a Caprarola (il suo capolavoro), villa Giulia oggi sede del museo Etrusco, palazzo Mattei Paganica, la chiesa e la cupola del Gesù diventata prototipo delle chiese gesuitiche, l'incompiuto palazzo Farnese a Piacenza. E' sepolto al Pantheon.

76 Francesco da Volterra. Francesco Cipriani detto il Volterra o Francesco da Volterra (Volterra 1535 - Roma 1594) si segnalò come architetto in alcune opere romane: chiesa di San Giacomo in Augusta, palazzo Firenze, chiesa di Santa Susanna alle Terme di Diocleziano, chiesa di Santa Maria in Via, chiesa di Santa Maria in Orto, chiesa di San Silvestro in Capite, chiesa di Santa Pudenziana (rifacimento ad unica navata), ospedale di san Giacomo degli Incurabili. Fu architetto ufficiale della famiglia Caetani, progettò il palazzo di famiglia a Cisterna di La

77 Valvassori (1683-1761) architetto romano del Settecento, ha lavorato a villa Doria Pamphili, all'altare maggiore di Sant'Agnese in Agone, nella chiesa di Santa Maria dell'Orto a Trastevere e in quella dei Santi Quirico e Giulitta in via Tor de Conti (rione Monti), piccoli interventi in villa Aldobrandini a Frascati. Sua la facciata di palazzo Pamphili sul Corso e palazzo Rondanini al Corso.

78 Ministero dei Beni Culturali e delle Attività Culturali e del Turismo. L’ufficio del ministro è in via del Collegio Romano 27, dal 5 settembre 2019 il ministro è Dario Franceschini (Ferrara 1958) del Pd..

79 Carlo Fontana. (Rancate 1638 - Roma 1714) architetto e scultore italo svizzero è vissuto tra Seicento e Settecento, sua la facciata di San Marcello al Corso, la cappella Albani in San Sebastiano, santa Rita in Campitelli, fontana di sinistra in piazza san Pietro e la fontana in Santa Maria in Trastevere. Sua la cappella Cybo in santa Maria del Popolo. Ha lavorato all’Istituto San Michele dove ha lasciato un segno importante. Basilica dei Santi Apostoli. Tomba della regina Cristina di Svezia in San Pietro e dei papi Clemente XI e Innocenzo XII in San Pietro. Suo il progetto di chiudere con un terzo braccio il colonnato del Bernini di piazza San Pietro e di aprire una viale nella spina di Borgo, l’attuale via della Conciliazione. Suo il progetto di una chiesa dentro il Colosseo. Nel secolo precedente Domenico Fontana è quello che ha rialzato gli obelischi, Giovanni ha progettato l’acquedotto Felice.

80 Ferdinando Fuga. (Firenze 1699-Roma 1781) fu architetto dei palazzi pontifici, a Roma realizzò la Manica Lunga al Quirinale, il palazzo della Consulta, la facciata di Santa Maria Maggiore e a Napoli l'Albergo dei Poveri e la chiesa dei Girolamini. Palazzo Ferrini Cini in piazza di Pietra. Ha parzialmente ricostruito il Triclinio Leoniano in piazza di Porta San Giovanni.

81 Istituto San Michele. Tutte le notizie da Guida Rossa del Tci, ed. 1992, pag.531.

82 Fontana del Timone. L’acqua Paola. L’acquedotto, alimentato dall’acqua Traiana (109 d.C. lago di Bracciano), fu ricostruito nel 1605 per volere di papa Paolo V, ad opera di Giovanni Fontana e Carlo Maderno e termina con la fontana dell’Acqua Paola sul Gianicolo (1611). E’ alimentato da questo acquedotto anche il Fontanone di Ponte Sisto detto il “Fontanone dei Cento Preti”. Da: Fabrizio Di Mauro, I nasoni di Roma, ed. Innocenti, 2009.

83 Marcello Piacentini. (Roma 1881-1960) Figura controversa nella storia dell’architettura a causa del forte legame con il regime fascista, la sua opera è oggetto di rivalutazione critica solo da pochi anni. Alcune sue opere: ponte Aventino nel 1917, cinema Corso in piazza San Lorenzo in Lucina nel 1915, palazzo per la Banca d'Italia in piazza del Parlamento, nel 1920 pianificazione della Garbatella con Giovannoni, teatro Quirinetta in via Minghetti, hotel Ambasciatori a via Veneto con Vaccaro, Casa Madre dei Mutilati in piazza Adriana, cinema Barberini nella piazza omonima, nel 1932-35 pianificazione della Città Universitaria con il palazzo del Rettorato e della biblioteca Alessandrina, chiesa di Cristo Re in viale Mazzini nel 1924-34, il palazzo della Banca Nazionale del Lavoro a via Veneto, sventramento della spina dei Borghi, piano regolatore dell'E42 con Auditorium in via della Conciliazione, cinema Fiamma, chiesa della città universitaria, teatro Sistina, nuova facciata del teatro dell'Opera, palazzo dello Sport all'Eur con Pier Luigi Nervi

84 Luigi Moretti. (Roma 1907 - Capraia isola 1976) Due palazzine in piazza Regina Pacis a Ostia nel 1932-37 rappresentano un "peccato di gioventù" del geniale e innovativo architetto. Casa della Gioventù in via Induno nel 1933, Accademia di scherma al Foro Italico nel 1936, ristrutturazione di porta San Sebastiano come casa di piacere del gerarca Ettore Muti, casa detta il "Girasole" di Bruno Buozzi nel 1950, Villaggio Olimpico con altri nel 1960, Quartiere di Decima in collaborazione con altri nel 1961, parcheggio sotterraneo di villa Borghese nel 1973, centro residenziale Olgiata (isola 106-107) nel 1973, palazzo per la Banca Popolare di Milano in piazzale Flaminio via Luisa di Savoia nel 1973, ponte della metropolitana sul Tevere intitolato a Pietro Nenni nel 1977. Forse è anche l’autore del palazzo della Regione Lazio in via C. Colombo. IL MAXXI si è inaugurato con una mostra a lui

85 Casa della GIL. Tutto il testo è tratto da: “Piero Ostilio Rossi, Roma. Guida all’architettura moderna: 1909-1991. Ed. Laterza. 1991. Pag. 113.

86 Mattia de Rossi (Roma 1637-1695) ingegnere e architetto allievo del Bernini, attivo soprattutto a Roma. Figlio di Marco Antonio architetto autore di porta Portese, mura Gianicolensi e abbazia di San Martino al Cimino con Borromini. Andò con il Bernini a Parigi. Lavorò per il Bernini come direttore dei lavori per la balaustra di ponte Sant'Angelo, di San Pietro, effettuò la perizia tecnica per la stabilità della cupola di San Pietro. Ultimò i lavori a Sant'Andrea al Quirinale, innalzò i sepolcri a Clemente X in San Pietro, intervenne nella chiese di San Silvestro in Capite, in quella della Maddalena, in Santa Maria in Campitelli, il coretto per l'organo di Santa Maria della Vittoria. Lavorò a palazzo Altieri.

87 Giuseppe Chiari Giuseppe Bartolomeo (Roma 1654-1727) allievo prediletto di Carlo Maratta, uno degli artisti più caratteristici della Roma di inizio Settecento. Raggiunse l'apice della fama con Clemente XI (1700-21) che lo affiancò al maestro Carlo Maratta per i cartoni dei mosaici delle navate laterali di San Pietro, per l'ovale di un profeta di San Giovanni e dipinse la Gloria di San Clemente nella basilica omonima.

88 Baciccia Baciccia Giovanni Battista Gaulli, detto il... (Genova 1639 - Roma 1709) Pittore, celebre per questi affreschi che sono una delle più alte testimonianze del barocco romano. Uno dei più dotati collaboratori di Bernini. Sua la pala d'altare dietro la Beata Ludovica Albertoni in San Francesco a Ripa e la volta della basilica dei Santi Apostoli. Sulla volta della navata della chiesa del Gesù si trova "Il trionfo del Nome di Gesù" grandioso, movimentaato e luminosissimo affresco con straordinario effetto di prospettiva aerea sfondante la volta oltre la cornice sorretta dagli angeli in stucco.

89 Paolo V Camillo Borghese di Roma, papa dal 1605 al 1621. Fu un papa nepotista, il nipote diede avvio alla costruzione della villa e del Casino come pure della collezione d'arte oggi Galleria Borghese. Affidò a Carlo Maderno la costruzione della facciata di San Pietro su cui spicca il suo nome, eresse il transetto modificando il progetto michelangiolesco. Affidò a Flaminio Ponzio l'ampliamento del palazzo del Quirinale. Restaurò l'acquedotto che portava l'acqua da Bracciano detto di Traiano e da allora Acqua Paola, fece costruire il fontanone del Gianicolo e quello oggi in piazza Trilussa come mostra. In santa Maria Maggiore fece costruire la cappella Paolina di fronte alla Sistina e davanti alla chiesa fece erigere la colonna prelevata dalla basilica di Massenzio. Fermo sostenitore dei diritti della Chiesa entrò in conflitto con Venezia per cui lanciò l'interdetto a Venezia nel 1606. Appoggiò la lega cattolica nella Guerra dei Trent'Anni. Fece costruire i porti di Fano e Civitavecchia.

90 Andrea Busiri Vici 1818-1911) Capostipite di una famiglia di architetti, fu architetto della fabbrica di San Pietro e della famiglia Pamphili. Progettò il quartiere e la fontana di piazza Mastai nel 1863-65, la facciata, l'ampliamento e il cortile di palazzo Doria in via della Gatta, l'ampliamento di palazzo Colonna in piazza Santi Apostoli nel 1876.

91 Antonio Sarti (Budrio BO 1797-Roma 1880) Formatosi all'Accademia di Bologna si trasferì a Roma. Influenzato da Valadier costruì a Terracina la chiesa di San Salvatore che è il suo capolavoro. A Roma intervenne in palazzo Grazioli, villa Torlonia, nella Manifattura Tabacchi (1859-63) e nell'impianto urbanistico circostante che in seguito è stato alterato. Ha donato la sua biblioteca al comune di Roma oggi all'Accademia di San Luca di cui fu presidente.

92 Domenico Fontana architetto di origine ticinese, a lavorato a Roma e Napoli, è vissuto nella seconda metà del Cinquecento. E' l'uomo che ha rialzato gli antichi obelischi (vedi quello in piazza san Pietro), è autore della cappella Sistina in Santa Maria Maggiore, della fontana del Mosè. A Napoli ha eretto il palazzo Reale e la fontana del Nettuno (oggi in via Medina). Ha lavorato ai palazzi Vaticani, al palazzo del Laterano e al Quirinale.

93 Paolo V Camillo Borghese (papa dal 1605 al 1621).Fu un papa nepotista, il nipote diede avvio alla costruzione della villa e del Casino come pure della collezione d'arte oggi Galleria Borghese. Affidò a Carlo Maderno la costruzione della facciata di San Pietro su cui spicca il suo nome, eresse il transetto modificando il progetto michelangiolesco. Affidò a Flaminio Ponzio l'ampliamento del palazzo del Quirinale. Restaurò l'acquedotto che portava l'acqua da Bracciano detto di Traiano e da allora Acqua Paola, fece costruire il fontanone del Gianicolo e quello oggi in piazza Trilussa come mostra. In santa Maria Maggiore fece costruire la cappella Paolina di fronte alla Sistina e davanti alla chiesa fece erigere la colonna prelevata dalla basilica di Massenzio. Fermo sostenitore dei diritti della Chiesa entrò in conflitto con Venezia per cui lanciò l'interdetto a Venezia nel 1606. Appoggiò la lega cattolica nella Guerra dei Trent'Anni. Fece costruire i porti di Fano e Civitavecchia.

94 Urbano VIII Maffeo Barberini. Papa dal 1623 al 1644. Nello stemma tre api in campo blu. Papa durante la guerra dei Trent'anni. Si intromette nella guerra del Monferrato. All’estinzione della famiglia Della Rovere annette il ducato di Urbino. Riconquistò il ducato di Castro e di Ronciglione ai Farnese. A Roma realizzò palazzo Barberini, il palazzo della Propaganda Fide, la fontana del Tritone e il baldacchino di San Pietro usando come cave il Pantheon e il Colosseo per cui Pasquino disse: "Quod non fecerunt barbari...". Commissionò il proprio monumento funebre in San Pietro al Bernini. Fece costruire le mura Gianicolensi che integravano le mura Leonine, a maggior tutela del Vaticano. Sotto di lui si tenne il processo a Galilei con l'abiura nel 1633.

95 Baccio Pontelli. (1450-1495) architetto, soprattutto militare ed ebanista nativo di Firenze. Rocca di Ostia e chiesa di Sant'Aurea, rocca di Senigallia, mura di Jesi, progetto della Cappella Sistina realizzata da Giovannino De Dolci. Chiesa di San Pietro in Montorio. Sue le tarsie nello studiolo di Federico da Montefeltro ad Urbino.

96 Andrea Bregno. scultore e architetto del Quattrocento, nato ad Osteno presso Como, morto a Roma nel 1503. Il più grande rappresentante della scultura lombarda del Quattrocento. Il suo capolavoro è la cappella Piccolomini nel duomo di Siena. A lavorato su commissione di quattro papi, ha lasciato opere in molte chiese romane (Sant'Agnese fuori le Mura, San Gregorio al Celio). Diede l'aspetto attuale a Santa Maria del Popolo. E' sepolto in santa Maria sopra Minerva.

97 Camuccini Alla Gnam “La morte di Cesare”. Roma 1771-1844) pittore e restauratore. Uno dei maggiori pittori del Neoclassicismo italiano e della pittura di storia. Venne nominato da Pio VII direttore della Fabbrica di San Pietro e dei musei Vaticani. “Tolomeo Filadelfo nella biblioteca di Alessandria” a Capodimonte. Aveva lavorato per Napoleone, lavorò anche per i regnanti di Spagna e Alessandro II di Russia. Nel restauro della basilica di San Paolo sostenne la teoria integrativa contro Tommaso Minardi che voleva quella conservativa.

98 Giovanni Jacobucci (1895-1970) di Supino (FR) ha realizzato il monumento ai caduti nel suo paese, questa del mausoleo garibaldino resta la sua opera principale. Realizzò il palazzo della Provincia a Frosinone.

99 Paolo V Camillo Borghese di Roma (Papa dal 1605 al 21). Fu un papa nepotista, il nipote diede avvio alla costruzione della villa e del Casino come pure della collezione d'arte oggi Galleria Borghese. Affidò a Carlo Maderno la costruzione della facciata di San Pietro su cui spicca il suo nome, eresse il transetto modificando il progetto michelangiolesco. Affidò a Flaminio Ponzio l'ampliamento del palazzo del Quirinale. Restaurò l'acquedotto che portava l'acqua da Bracciano detto di Traiano e da allora Acqua Paola, fece costruire il fontanone del Gianicolo e quello oggi in piazza Trilussa come mostra. In santa Maria Maggiore fece costruire la cappella Paolina di fronte alla Sistina e davanti alla chiesa fece erigere la colonna prelevata dalla basilica di Massenzio. Fermo sostenitore dei diritti della Chiesa entrò in conflitto con Venezia per cui lanciò l'interdetto a Venezia nel 1606. Appoggiò la lega cattolica nella Guerra dei Trent'Anni. Fece costruire i porti di Fano e Civitavecchia.

100 Giovanni Fontana fratello maggiore di Domenico (colui che rialzò l'obelisco Vaticano), suo è il progetto per l'acquedotto Felice voluto da Sisto V, la fontana dell'Acqua Paola sul Gianicolo, il fontanone di ponte Sisto in piazza Trilussa e la fontana dell'Acqua Felice in piazza San Bernardo o del Mosè.

101 Flaminio Ponzio (Viggiù 1560 - Roma 1613) architetto di Paolo V, progettò palazzi e chiese in uno stile severo derivato da Domenico Fontana. E' autore della cappella Paolina in Santa Maria Maggiore, della facciata di palazzo Borghese su via Ripetta, del casino di villa Borghese oggi sede della galleria omonima e della basilica di San Sebastiano fuori le mura. Sua la facciata della chiesa di Sant'Eligio degli Orefici.

102 Alessandro VIII Vito Ottoboni di Venezia, papa dal 1689 al 91.

103 Giuseppe Garibaldi (Nizza 1807 – Caprera 1882) eroe nazionale italiano, il volto popolare del Risorgimento. Grazie alla sua impresa dei Mille l’Italia meridionale fu unita al resto del Paese.

104 Emilio Gallori (Firenze 1846 - Roma 1924) Studiò all'Accademia di Firenze e di Roma dove si trasferì. Per quattro anni soggiornò a Londra dove espose alla Royal Academy. La sua opera più celebre è il monumento a Giuseppe Garibaldi sul Gianicolo del 1895. Suscitò grandi polemiche un bozzetto in gesso di Nerone vestito da donna ora a palazzo Pitti. Sua la statua a Metastasio in piazza della Chiesa Nuova, il monumento a Ettore Socci a Grosseto.

105 Pio IX (Papa dal 1846 al 78) Giovanni Mastai Ferretti di Senigallia. Il Papa che all'inizio del suo pontificato sembrò aprirsi alle istanze liberali, nel 1848 aprì le porte del ghetto ebraico di Roma, allo scoppio della prima guerra d'indipendenza inviò soldati contro l'Austria. Li ritirò e fuggì da Roma per riparare a Gaeta sotto la protezione del re delle Due Sicilie mentre in città veniva proclamata la Repubblica (Mazzini). Tornato a Roma grazie alle armi dei francesi, fu anti-italiano e anti-liberale fino alla fine. Scomunicò il re Vittorio Emanuele II quando i bersaglieri entrarono a Porta Pia. E' sepolto nella basilica di San Lorenzo fuori

106 Ettore Ximenes (Palermo 1855 - Roma 1926) Scultore e illustratore. Fondamentale per la sua formazione fu la conoscenza di Vincenzo Gemito. Nel 1880 espose con successo il modello per il Ciceruacchio (poi realizzato in bronzo), l'anno successivo a Parigi fu apprezzato per la sua "Nanà". Più tardi si accostò a moduli simbolisti e neorinascimentali come in "Rinascita", 1895, alla Gnam. Fu eccellente illustratore, collaborò a lungo con l'Illustrazione Italiana. Lavorò in Russia e in Usa, alla Galleria d'Arte Moderna di Roma Capitale "Signora di Kiev" e "Principessa Letizia". Tra le sue opere più conosciute: "Gli scolari di Cuore", Ascoli Piceno, 1887, "Monumento a Garibaldi" a Milano in largo Cairoli, 1895, "Monumento ad Alessandro II" a Kiev nel 1911.

A Roma ha realizzato il gruppo allegorico marmoreo per l'Altare della Patria "Il diritto" posto sopra la fontana del Tirreno ( a destra per chi guarda dalla piazza), il monumento a Ciceruacchio, in bronzo alla passeggiata di Ripetta, dal 2011 alla passeggiata del Gianicolo, il villino Ximenes a piazza Galeno eretto per se nel più tipico stile liberty e la quadriga bronzea sul palazzo di Giustizia.

107 Marziale. Poeta romano, comunemente ritenuto il più importante epigrammista in lingua latina. E’ vissuto nel I secolo dopo Cristo. Spagnolo, cantò la inaugurazione del Colosseo.

108 Giulio Romano. Giulio Pippi de’ Jannuzzi o Giannuzzi, detto Giulio Romano (Roma 1499-1546) architetto e pittore, fu artista completo come era normale per un artista di corte. Cortile della Cavallerizza nel palazzo Ducale di Mantova. Villa Lante a Roma. Palazzo Maccarani Stati a Roma. Palazzo Te a Mantova. Duomo di Mantova.

109 Mario Rutelli scultore nato a Palermo nel 1859 e morto a Roma nel 1941. La sua opera più importante è la fontana delle Naiadi. Studiò all'Accademia di Belle Arti di Palermo e poi a Roma con Giulio Monteverde. Tra le opere più conosciute la quadriga bronzea sul teatro Politeama di Palermo, il monumento equestre ad Anita Garibaldi sul Gianicolo, una delle Vittorie al Vittoriano, il monumento a Nicola Spedalieri in piazza Sforza Cesarini lungo il Corso Vittorio. Alla Gnam: "Ritratto di Domenico Morelli" del 1884.

E' il bisnonno del politico, ex sindaco di Roma

110 Manfredo Manfredi. (Piacenza 1859 – Roma 1927) Arrivato secondo al concorso per il Vittoriano vinto da Giuseppe Sacconi. Realizzò la tomba di Vittorio Emanuele II al Pantheon, ricostrui il campanile di San Marco a Venezia e restaurò la basilica, nel 1905. In seguito alla morte di Sacconi proseguì i lavori al vittoriano con Koch e Pio Piacentini. Nel 1911 realizzò il faro sul Gianicolo voluto dagli italiani di Argentina, progettò il palazzo del Viminale che sarà presidenza del Consiglio dei Ministri fino al 1961. Ha lavorato anche in Brasile.

111 Marmo botticino. Proviene da cave in provincia di Brescia.

112 Giuseppe Momo. (Vercelli 1875 – Torino 1940) ingegnere e architetto, attivo nei primi quarant’anni del Novecento. Contribuì alla trasformazione architettonica della città del Vaticano dopo i patti Lateranensi su committenza di Pio XI. Numerose opere in Piemonte e Torino. Monumentale scala a doppia spirale elicoidale per i musei Vaticani, inaugurata il 7 dicembre 1932. Palazzo del Governatorato in Vaticano 1927-31. Stazione del Vaticano 1929-33. Cancello di Sant’Anna ingresso al Vaticano.

113 Torquato Tasso (Sorrento 1544 - Roma 1595) è l'autore della Gerusalemme liberata (1581), poema in ottave, in venti canti ispirati alle vicende della prima Crociata, in essa è riassunta la crisi dei valori rinascimentali (scompare la figura dell'uomo, affiorano preoccupazioni morali e religiose che conducono al dissidio tra moralismo e tendenza a libertà e piacere) ed è rispecchiata l'età della Controriforma. Orfano di madre, seguì il padre Bernardo, in varie città italiane. Nel 1562 pubblicè il Rinaldo, poema cavalleresco. Dal 1565 al 75 fu a Ferrara al servizio del cardinale Luigi d'Este e poi del duca Alfonso II. Qui compose il dramma pastorale in versi l'Aminta (1573) e condussse a termine il suo capolavoro. Dopo di ciò cominciò a dare segni di squilibrio mentale e fu chiuso per sette anni nell'ospedale di Sant'Anna a Ferrara. Liberato visse anni infelicissimi peregrinando per tutta l'Italia.

114 Domenichino Domenico Zampieri detto (Bologna 1581 - Napoli 1641) pittore. Chiarezza compositiva, moderazione cromatica e meditazione sull'antico rendono la sua opera realizzazione esemplare di classicismo seicentesco. Famosi i paesaggi con scene mitologiche, le "Storie di Santa Cecilia" in San Luigi de Francesi del 1614, gli affreschi nell'abbazia di San Nilo a Grottaferrata. Suoi gli affreschi nei pennacchi della cupola di Sant'Andrea della Valle. Alla Galleria Borghese "La caccia di Diana", il "Guado" alla galleria Doria e "La fuga in Egitto" al Louvre. “La sibilla Cumana” ai Capitolini. Da: Garzanti e Treccani.

115 Agostino Tassi. Ponzano Romano 1580 – Roma 1644) pittore tardo manierista. Nato Agostino Buonamici. Giovanissimo a Roma entrò al servizio del marchese Tassi, lavorò in Toscana, a Genova dove affrescò palazzo Spinola. Dal 1610 definitivamente a Roma, alla sua bottega si formò Claude Lorrain. Fu amico di Orazio Gentileschi, è accusato di aver violentato Artemisia Gentileschi. Lavorò al Casino Ludovisi, al Quirinale, al palazzo Pamphili e palazzo Lancellotti.

116 Antoniazzo Romano Antonio di Benedetto Aquilio degli Aquili detto... (attivo tra il 1460 e il 1510) pittore tra i più importanti del Rinascimento a Roma, influenzato da Beato Angelico e Piero della Francesca. Ha lavorato alla Cappella Sistina con Perugino. Sue opere a palazzo Barberini, nel palazzo Capranica. Celebre l'Annunciazione in santa Maria sopra Minerva. Anche nel monastero delle Oblate a Tor de Specchi (oggi su via del Teatro di Marcello). Un suo quadro in Sant'Antonio dei Portoghesi.

117 Baldassarre Peruzzi Siena 1481 - Roma 1536) architetto, ingegnere militare, pittore, e archeologo. A Roma fu a contatto con Bramante e gli altri artisti che lavoravano in Vaticano divenendo così uno dei maggiori architetti del Cinquecento, realizzò la villa Farnesina con l'originale pianta ad U, il palazzo Massimo alle Colonne, palazzo Altemps. A Bologna la cappella Ghisilardi in San Domenico. Introdusse nell'architettura temi manieristici.

118 Andrea Bregno scultore e architetto del Quattrocento, nato ad Osteno presso Como, morto a Roma nel 1503. Il più grande rappresentante della scultura lombarda del Quattrocento. Il suo capolavoro è la cappella Piccolomini nel duomo di Siena. A lavorato su commissione di quattro papi, ha lasciato opere in molte chiese romane (Sant'Agnese fuori le Mura, San Gregorio al Celio). Diede l'aspetto attuale a Santa Maria del Popolo. E' sepolto in santa Maria sopra Minerva.