RIONE 1 MONTI

 

GLI ITINERARI DI VISITA SI ARTICOLANO IN:

 

1 IL RIONE MONTI VERO E PROPRIO

 

(tra via Cavour e via Panisperna) pag. 2;

 

2 IL RIONE MONTI VERO E PROPRIO

 

(tra via Cavour e Colle Oppio) pag. 15;

 

3 LUNGO VIA NAZIONALE, pag. 21;

 

4 LUNGO VIA DEL QUIRINALE pag. 26;

 

6 IL COLLE OPPIO pag. 32;

 

7 LUNGO LO STRADONE, LA NAVICELLA, L’ESQUILINO pag. 35.

 

POSIZIONE GEOGRAFICA

 

E’ un rione molto grande, si estende a partire dalla zona dei Fori fino alle vette dell’Esquilino. I confini del rione Monti sono: via dei Fori Imperiali, Foro di Traiano (compreso), via Magnanapoli, via IV Novembre, largo Magnanapoli, via XXIV Maggio, piazza del Quirinale, via del Quirinale, via Quattro Fontane, via Depretis, piazza dell’Esquilino, via dell’Esquilino (compresa la Basilica di Santa Maria Maggiore), via Merulana, piazza di San Giovanni in Laterano, piazza di Porta San Giovanni, mura Aureliane da porta San Giovanni a porta Metronia, piazza di Porta Metronia, via della Navicella, via di Santo Stefano Rotondo, via di San Giovanni in Laterano, piazza del Colosseo, via dei Fori Imperiali.

 

 

TOPONOMASTICA

Il nome del rione ricorda la movimentata altimetria del suo territorio. Dopo il 1870 parte del rione andò a formare i rioni Esquilino e Castro Pretorio. Le vie sono per la maggior parte toponimi.

 

 

STORIA

Nella storia più antica di Roma gran parte del rione rientra nella Suburra, era all’interno delle mura Serviane. Le strade ricalcano quelle antiche. L’argiletum era l’attuale via Madonna dei Monti che sotto il Cispio si biforca in vicus Patricius oggi via Urbana e clivus Suburanus oggi via in Selci, schema riproposto nelle moderne via Cavour e via Lanza. L’età imperiale confermò l’aspetto residenziale, nella parte sud sorse la Domus Aurea poi coperta dalle terme di Tito e di Traiano.

Con l’avvento del Cristianesimo sorsero luoghi di culto in dimore private, i tituli, origine di Santa Prassede, Santa Pudenziana, San Martino ai Monti e San Pietro in Vincoli. Nel medioevo si spopolò e sorsero varie torri che restano ancora oggi come elemento caratterizzante del rione.

Sostanziali cambiamenti avvennero con Sisto V che realizzò l’acquedotto Felice, tracciò via Panisperna e sistemò via dei Serpenti. Gli interventi furono le premesse per il popolamento della zona. Non vi sorsero palazzi nobiliari a conferma del carattere popolare dell’area.

Il 1870 comportò cambiamenti ben più radicali con l’apertura di via Nazionale e via Cavour che con i palazzi di stile piemontese maschera le retrostante case basse più antiche. Dopo il 1870 sorse il rione Esquilino.

Secondo i dati del Comune di Roma del 2015 nel rione Monti abitano 13.028 persone.

 

 

 

 

 

ITINERARIO 1

 

IL RIONE MONTI VERO E PROPRIO

 

TRA VIA CAVOUR E VIA PANISPERNA

 

 

PIAZZA DELLA MADONNA DEI MONTI

L’itinerario non può che partire da qui, vero cuore del rione. Centro della movida giovanile. Nel centro la bella fontana di piazza Madonna dei Monti o dei Catecumeni (dal vicino palazzo del 1635, adiacente alla chiesa) di Giacomo Della Porta. Si tratta di una vasca ottagonale in travertino con i lati ornati da quattro stemmi alternati, due del papa Sisto V, due del comune di Roma. La vasca poggia su quattro gradini che hanno anche la funzione di livellamento orizzontale della piazza che è in pendenza verso la chiesa. Ebbe un restauro nel 1879-80 quando si trovava in una piazza sede di mercato di un rione densamente abitato, un altro nel 1997 (sindaco Rutelli) quando la piazza venne ripavimentata e finalmente pedonalizzata.

Sul lato Est una bella palazzina settecentesca di quattro piani con bel portoncino ornato e balcone a mensole, caratteristiche le finestre ovali sul lato destro.

Sul lato Nord la chiesa dei Santi Sergio e Bacco degli Ucraini, ufficiali dell’esercito romano e martiri della fede in Siria nel 303. La chiesa è di origini antiche, forse anteriore al IX secolo, ampiamente restaurata da Urbano VIII, affidata ai Minimi di San Francesco di Paola, a questi subentrarono i monaci ruteni di San Basilio che tutt’ora la gestiscono. Nel 1718, sotto l’intonaco fu rinvenuta una Madonna con Bambino comunemente conosciuta come Madonna del Pascolo, termine passato alla chiesa. E’ chiesa nazionale degli ucraini. La facciata è ottocentesca con portale in travertino del Seicento con statue di padri della chiesa d’Oriente inserite in nicchie. Il lato Ovest della piazza è attraversato da via dei Serpenti. Hai foto d’epoca (1940) di piazza Madonna dei Monti.

Qui sono stati girati i film “Notte prima degli esami” (2006), nel bar dove si ritrovano i ragazzi protagonisti del film; e il film “To Rome with love (2012) di Woody Allen.

 

Sul lato Ovest della piazza inizia via Baccina. Il nome gli viene dalla famiglia Baccini che qui ebbe proprietà. All’Ara Coeli si vede la tomba di Bartolomeo Baccini, fiorentino, datata 1581. Vi sorse l’albergo ad “Crucem Militensem”, che ricordava l’Ordine di Malta (come la scomparsa via della Croce Bianca). Fino al 1943 vi fu il giardino degli Agostiniani, area espropriata per la costruzione del mercato coperto. Vi sono due edicole sacre, una ad angolo con via Tor de Conti, l’altra con una lapide di Pio VI che ricorda le indulgenze ricevute. Nella strada anche un oratorio dedicato alla Vergine Addolorata, già granaio

La strada è in leggera salita, si incontra prima il mercato rionale, costruito come “mercato dei fiori” che nel 1965 è stato trasferito al Trionfale. Sempre sul lato destro la lapide dedicata a Ettore Petrolini1: “Qui / abitò / Ettore Petrolini / autore e interprete insuperato / legò il proprio nome a quello di Roma / con inimitabile spirito satirico / degnamente rappresentando / da solo / la folla anonima che creò Pasquino / Nel XIII anniversario della morte / XXIX giugno MCMXLIX”. La strada termina all’Arco dei Pantani (via Tor de Conti).

“E’ questa la zona dove operarono le loro opere di carità San Giuseppe Labre, il santo dei pidocchi che non li uccideva in quanto creature di Dio e Sant’Alfonso Maria de’ Liguori2 che qui abitò con i suoi padri operai”. Da: Rendina Paradisi “Le strade di Roma”, Newton, 2004, pag. 746.

 

CHIESA DELLA MADONNA DEI MONTI

Al suo posto era un fienile, ma quando gli operai iniziarono a smantellare il muro sentirono una voce di donna che li pregava di non fare del male al Bambino. Stupiti i manovali misero allo scoperto un affresco con la Vergine e il Bambino che adesso si ammira sull’altare maggiore.

E’ il capolavoro di Giacomo della Porta3, con armoniosa facciata (lapide Gregorio XIII4) a due ordini: lesene corinzie in quello inferiore, formanti cinque campate con portale e nicchie laterali; composite quelle superiori a tre campate e raccordi a volute, con finestrone a colonne e timpano, nicchie nei lati.

Interno a una navata e a croce latina, con volta a botte, cupola e abside decorate da stucchi e affreschi di Cristofano Casciani e altri (1620 circa – in restauro nel dicembre 2022). L’ultimo altare sinistro racchiude il corpo del francese San Giuseppe Labre, che, vissuto per umiltà da mendicante, morì qui presso nel 1783. Sotto la mensa la figura giacente del santo di Achille Albacini del 1892. Era detto il "santo dei pidocchi" perché non li uccideva in quanto creature di Dio.

 

Prendiamo via Madonna dei Monti.

 

VIA MADONNA DEI MONTI

A sinistra della chiesa, si trova il Monumento ai Caduti della Prima Guerra Mondiale (aquile e fasci in alto; stemma del rione in basso), segue un ampio palazzo conventuale a mattoni in vista con grande portale, una grande lapide ricorda che fu costruito da Urbano VIII5. Oggi è sede di facoltà di Architettura di Roma Tre (dipartimento Studi Urbani).

Nella prima traversa a sinistra – via del Pozzuolo - si trovano delle case medioevali con i servizi igienici sul balcone. Qui si trova un murales dedicato a Totti, rappresenta il capitano della Roma che esulta per lo scudetto del campionato 2000/01, è stato restaurato nel dicembre 2020. E’ opera di Lucamaleonte6.

Più avanti sulla destra si trova la chiesa San Salvatore ai Monti, oggi parrocchia ortodossa di Georgia. Nella strada al civico 82 si trovano 20 pietre d’inciampo7 delle famiglie Di Consiglio, Di Castro, Moscato e Di Tivoli. Nel dicembre 2018 furono rubate e subito riposizionate. I residenti si opposero alla pedonalizzazione della strada, di via Urbana (parziale) e all’allargamento dei marciapiedi di via dei Serpenti. Il Tar ha dato ragione al Comune nel novembre 2019.

Notare case medioevali con inserti di materiali di recupero.

Si avanza avendo come sfondo il muro del Foro di Augusto e la torre del Campidoglio. Alla fine della via si trova l’hotel Forum, con stupenda terrazza sui Fori, preferito da Beppe Grillo e Mario Monti. Si tratta di un antico convento dei frati domenicani costruito tra il 1750 e il 1753 dall’architetto Gabriele Valvassori8, sembra che l’artista non volle alcun compenso se non quindici messe annuali a suffragio della sua anima. Nel 1962 il convento fu trasformato in albergo.

Alla fine della strada ecco la:

TORRE DE’ CONTI

Fu, con la torre delle Milizie la maggiore di Roma. Ricordata dal Petrarca. Costruita nel 1203 per volontà di papa Innocenzo III9 e destinata alla sua famiglia che erano conti di Segni. La base appare esageratamente larga e poderosa in relazione alle dimensioni attuali, infatti era alta 60 metri mentre oggi arriva a 29 metri. Fino al 9 settembre 1349 quando Roma fu scossa da un violento terremoto che demolì anche parte di torre delle Milizie inclinandola come vediamo oggi, e fece crollare l’anello del Colosseo che guarda il Celio. E’ un esempio di torre-abitazione, venne costruita con il materiale prelevato dal tempio della Pace. In un primo tempo venne ricoperta di travertino, sempre prelevato dai fori, poi asportato per la costruzione di porta Pia. In seguito al violento terremoto del 1349 venne abbandonata, fin quando il papa Alessandro VIII10 la restaura con i contrafforti che ancora oggi si vedono. Dobbiamo immaginarla immersa in un dedalo di stradine, così possiamo capire l’effetto di potenza, forza e sicurezza che emanava. Hai una foto del 1843 e una del 1906.

Un lato della torre affaccia sul largo Corrado Ricci.

Il largo Corrado Ricci ricorda il direttore generale di Antichità e Belle Arti che diresse gli scavi dei Fori Imperiali (Ravenna 1858 – Roma 1934), era scrittore e storico dell’arte, fu senatore. Prima degli sventramenti degli anni Trenta, qui era piazza delle Carrette. Il largo si estende sul Foro della Pace o Tempio della Pace, voluto da Vespasiano di cui il resto più evidente è la grande aula che oggi costituisce la chiesa dei Santi Cosma e Damiano. Si sono rialzate il 21 aprile 2015 sette colonne in granito rosa di Assuan, al di là di via dei Fori Imperiali.

 

Si procede in via Tor de Conti, in salita verso la piazza del Grillo.

 

VIA TOR DE’ CONTI

 

All’inizio della strada, attaccata all’hotel Forum, si trova la chiesa dei Ss. Quirico e Giulitta (rispettivamente figlio e madre martirizzati sotto Diocleziano a Tarso in Cilicia). Antichissima chiesa risalente ai tempi di San Girolamo, ovvero al IV secolo, restaurata radicalmente da papa Vigilio (nel sec. VI tempo di Giustiniano), in origine dedicata ai santi Stefano e Lorenzo, al posto della facciata c’era l’abside (così è descritta nell’Itinerario dell’Anonimo di Einsiedeln della fine dell’VIII secolo). Nel 1606 Paolo V Borghese volle un radicale restauro e venne girata verso l’arco dei Pantani. I Domenicani, che ebbero la chiesa nel 1722 da Innocenzo XII la fecero restaurare dal Raguzzini11 e dal Valvassori12. Nell’interno, l’altare maggiore è costituito da un’imponente edicola del Seicento. Si può scendere a livello inferiore, altomedioevale, dove è allestito il Museo del Presepe (ingresso al civico 31).

La via corre lungo una grandiosa muraglia di blocchi squadrati di peperino, dove si stagliano aperture di epoche posteriori, è la muraglia del Foro di Augusto che serviva a proteggerlo da eventuali incendi. Qui si trova l’arco dei Pantani, magnifico nella sua rude architettura, era la via di comunicazione più battuta tra i Fori e la Suburra, il nome allude ai frequenti allagamenti. Edicola con la Vergine ad angolo con via Baccina.

Le due bifore lungo la muraglia e il sottostante portale con Annunciazione seicentesca, sono della scomparsa chiesa di San Basilio che ebbe anche altri nomi, come Ss. Annunziata.

 

PIAZZETTA DEL GRILLO

 

TORRE DEL GRILLO

 

La piazzetta è dominata dal palazzo del Grillo. Si tratta di una dimora seicentesca sovrastata da una torre medioevale, tutto il complesso è ancora oggi proprietà privata. L’edificio si compone di due parti, a sinistra quello a cinque piani con la torre; a destra da un altro a tre piani; i due sono collegati da un arco detto dei Conti. Le finestre presentano sia decorazioni con volute e fregi, sia teste di leone, sia conchiglie. Un magnifico portale barocco al civico 5 è decorato da una doppia conchiglia sovrastata da una protome leonina dalla quale dipartono due festoni. Uno scalone porta ad un piccolo giardino ricco di fontane e ninfei di stucco. Nel giardino un altro portale con quattro colonne affiancate dalle statue di Minerva e Mercurio. Nel secondo dopoguerra (1965-1987) ha ospitato lo studio e l'abitazione del pittore neorealista Renato Guttuso13 che vi è morto nel 1987.

La torre fu edificata a partire dal 1223, nel 1675 i marchesi del Grillo la ristrutturarono per integrarla al nuovo palazzo di famiglia e vi aggiunsero il caratteristico decoro a beccatelli. La torre detta anche della Miliziola per distinguerla dalla più grande torre delle Milizie, fu edificata come proprietà dei Carboni, poi dei Conti, finché nel 1675 fu acquistata dai del Grillo che la ristrutturarono nel contesto del palazzo aggiungendovi l'originale coronamento a beccatelli come indica l'epigrafe commemorativa "Ex marchione de Grillis" Hai una stampa del Seicento della piazzetta con il palazzo e la torre.

 

Il marchese Onofrio del Grillo è una figura storica realmente esistita, un burlone ai limiti della legalità, sordo ad ogni senso di giustizia, prevaricatore verso gli ebrei che, alla fine si ravvide di tutti i mali combinati per dare ascolto alla sua coscienza. Oggi la sua popolarità è dovuta al celebre film con Alberto Sordi del 1981 dal titolo: "Il marchese del grillo"14.

Nato a Fabriano nel 1714 si trasferì a Roma dove divenne ricchissimo per una eredità, così entrò nella Corte Pontificia e vi divenne celebre per il suo carattere eccentrico. La fama dei suoi colossali scherzi si diffuse in tutta Roma e fu ampliata dalla voce popolare che probabilmente fuse episodi appartenuti a personaggi diversi. Ritiratosi nella villa di famiglia a Fabriano (che tutt'ora esiste), vi trascorse gli ultimi anni della sua vita, si spense nel 1787, riposa in San Giovanni dei Fiorentini. Resta quindi un divario tra la figura storica che ha occupato tutto il Settecento e quella leggendaria a cui si è ispirato il film di Mario Monicelli che invece è riferita all'Ottocento, precisamente al periodo dell'occupazione napoleonica di Roma.

Nei racconti popolari ci appare come un uomo di mezza età annoiato da una vita di lussi tra il soglio papale chiaramente decadente e una plebe povera e senza speranza di emancipazione. Non perde mai l'occasione di tirare qualche brutto scherzo alla plebe che essendo in una posizione inferiore nulla può contro la nobiltà. Getta monete a due povere zingare, ma queste sono state rese incandescenti sul fuoco. Si rifiuta di pagare il falegname ebreo, chiamato in giudizio corrompe i giudici e il povero falegname è condannato, allora fa suonare a morto tutte le campane delle chiese di Roma, la gente pensa che sia morto il Papa, mandato a chiamare da Pio VII Chiaramonti gli rivela lo scherzo, "la giustizia è morta". Tira un brutto scherzo al carbonaio Gasperino, suo sosia, lo mette al suo posto, viene catturato dai gendarmi per alto tradimento, ma all'ultimo può beneficiare dell'amnistia e torna al suo posto.

 

Dalla piazzetta inizia via degli Ibernesi, prende il nome dal collegio degli Irlandesi - anticamente Ibernesi – che si trovava nella strada. La strada termina con una scalinata dominata da una fontanella, qui è stato girato il film “Film d’amore e di anarchia” (1973) di Lina Wertmuller con Giancarlo Giannini e Mariangela Melato.

Dalla piazzetta un passaggio pedonale, sotto alla Casa dei Cavalieri di Rodi, conduce in via dei Fori Imperiali (via Alessandrina), è un luogo molto suggestivo perché si affaccia sul Foro di Traiano e i Mercati di Traiano da un punto di vista straordinario. Alla fine di questo passaggio c’era piazza Campo Carleo con la Chiesa di Santa Maria in Campo Carleo. Il nome deriva dalla corruzione di Carolei di Leone, dignitario bizantino che aveva proprietà nella zona.

 

CASA DEI CAVALIERI DI RODI

In piazza del Grillo. Antica sede del Priorato romano dell'Ordine dei Cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme (detti poi di Rodi e di Malta). Fu eretta verso la fine del XII secolo come monastero di San Basilio sorto a sua volta sui resti del tempio di Marte Ultore. Restaurata e abbellita tra il 1467 e il 1470 dal cardinale Marco Barbo, nipote del papa Paolo II (Paolo Barbo), amministratore del Priorato che si giovò probabilmente delle stesse maestranze che avevano lavorato a palazzo Venezia. L'ingresso è da piazza del Grillo. Notare il pittoresco ingresso sormontato da una finestra crociata. La facciata sul foro d'Augusto presenta un bellissimo balcone trilobato (stile gotico) e due finestre crociate (tipiche del primo rinascimento romano). Su questo lato nel XV secolo c'era una scala. Un'altra bella finestra trilobata è sul lato che guarda i fori Imperiali.

Attraversato il salone d'onore con le bandiere dell'ordine, si passa nell'arengario15, nella sala della loggetta con i resti delle sculture del portico del foro d'Augusto, seguono alcune sale con soffitti in legno, sculture e dipinti di varie epoche, infine si accede nell'ariosa loggia a otto arcate affacciata sui fori. La pittura ad affresco molto deteriorata raffigura entro medaglioni imperatori romani e paesaggi, tali pitture sono attribuite alla cerchia di Andrea Mantegna16.

La cappella è ricavata nell'atrio di una casa di epoca romana, è dedicata a San Giovanni Battista patrono dell'ordine. La Casa è stata utilizzata nel film “Il marchese del Grillo” (1981) di Mario Monicelli come residenza del marchese.

 

LARGO CAMPO CARLEO

La piazza si trovava ai piedi del Mercato di Traiano, tra questo il Foro di Traiano e la Colonna stessa. Il nome resta ad un passaggio che unisce la via Alessandrina con la salita del Grillo. Tale passaggio non sempre è aperto.

Secondo le fonti la famiglia Kaloleo, originaria di Bisanzio, trasferitasi a Roma nel X secolo, acquisì numerose proprietà nella zona. Nel Catalogo del 1192 di Cencio Savelli si nomina una Chiesa di Santa Maria in Campi Caroleonis, al tempo di Alessandro VII17 (1655-1667), è definitivamente intitolata a Santa Maria in Campo Carleo per corruzione del nome originario. Nella pianta del Falda, del 1672, per la prima volta viene tratteggiata e citata una piazza Campo Carleo. Pochi anni dopo G. Vasi realizza una scenografica incisione del Campo Carleo e della Chiesa, da notare che questa appare come voluta da Sisto V18 (1585-1590). Nel 1884 in attuazione del programma di recupero di una parte delle vestigia del Foro di Traiano, precisamente della Basilica Ulpia, vennero demoliti gli edifici che delimitavano il largo di Campo Carleo che quindi scomparve. Negli anni 1932-36 venne realizzata la via dell’Impero, oggi via dei Fori Imperiali, per cui la zona assunse il volto attuale.

 

 

Torniamo in piazza della Madonna dei Monti e imbocchiamo via dei Serpenti. Che è

 

la strada che costeggia il lato Ovest della piazza.

 

VIA DEI SERPENTI

Nel Seicento chiamata Corso dei Monti, ha preso questo nome per una immagine della Madonna che schiaccia i serpenti o una bottega con l’immagine del Laocoonte. La pianta del Nolli (1748) testimonia il cambio di nome. Una lapide ricorda Mario Monicelli19, che qui ha vissuto, al civico 29 come “maestro di cinema e uomo libero”. Al civico 14 abita l’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano (2006-2015), già presidente della Camera, nato a Napoli nel 1925.

Contro la pedonalizzazione di via della Madonna dei Monti, via Urbana e allargamento dei marciapiedi in via dei Serpenti, i residenti protestano, ci sono incidenti in Campidoglio (giugno 2018). Nel novembre 2019 il TAR si è espresso contro le richieste dei residenti.

 

VIA CIMARRA

E’ la prima traversa di destra, va da via dei Serpenti a via Panisperna. In questa strada vi erano due case di tolleranza.

La via prende il nome dal palazzo appartenente a questa famiglia. Il palazzo sorge sul culmine della salita di via Panisperna, di fronte alla chiesa di San Lorenzo. Fu abitato da questa famiglia fino alla fine del Settecento, quindi divenne caserma, ancor oggi vi si trova la Pubblica Sicurezza.

 

 

Prendiamo ora la via degli Zingari che incrocia subito via del Boschetto.

 

VIA DEL BOSCHETTO

Da via degli Zingari a via Nazionale. Nelle adiacenze della chiesa di Sant’Agata dei Goti vi erano vigne, giardini e un boschetto di olmi voluti dal cardinale Gonzaga titolare della chiesa. Il boschetto ha dato il nome alla via. Al civico 124 una modestissima immagine di carta colorata della Madonna del Carmine attorniata da molti ex voto. Al civico 72 testa di satiro. In via del Boschetto era la sez. PCI Monti.

 

VICOLO DEI SERPENTI

Da via del Boschetto a via dei Serpenti. Siamo ormai in cima a via del Boschetto, prossimi a via Nazionale. Nel vicolo vecchie case con cassettoni alla romana e intelaiature alle finestre. Sul nome della strada si sono fatte varie ipotesi, i serpenti presenti nella zona quando la strada era in aperta campagna, la famiglia Serpenti che vi abitava, l'immagine della Madonna che schiaccia il serpente, il palazzetto Cerasola sulla cui facciata era affrescata l'immagine del Laocoonte20.

 

VIA DEGLI ZINGARI

 

ANGELO MAI

La strada prese il nome dalle carovane di zingari che affluivano a Roma e venivano nel Seicento concentrate in questa zona, che allora si chiamava del Pozzo per un pozzo qui esistente del quale conserva memoria il vicolo del Pozzuolo, dietro Madonna dei Monti. Dopo via San Giuseppe Labre la strada si restringe, sulla sinistra si trova una lapide che ricorda lo sterminio di rom, sinti e caminanti avvenuto nei campi di concentramento nazisti

Il regime nazista aveva dichiarato che gli zingari erano una “razza inferiore”. I rom, sinti e camminanti vennero sottoposti all’internamento, ai lavori forzati e al termine del loro sfruttamento venivano sterminati (erano segnalati con un triangolo marrone, i politici rosso, gli omosessuali rosa, gli asociali nero, la stella di David gli ebrei). Molti vennero uccisi in Serbia (stime tra 1.000 e 12.000) con la collaborazione dei governi fantoccio che appoggiavano il regime nazista, altri in Unione Sovietica (negli stati baltici almeno 30.000), migliaia nei campi di concentramento di Auschwitz-Birkenau (dove esisteva un settore riservato agli zingari, contrassegnati con un triangolo marrone), Chelmo, Belzec, Sobibor e Treblinka. La polizia francese internò almeno 3.000 rom, ma il numero di quelli inviati in Germania fu minore. La Romania, paese alleato della Germania, non procedette all’eliminazione dei rom, ma circa 26.000 furono deportati in Transnistria, una regione dell’Ucraina amministrata dalla Romania. In Croazia, paese alleato della Germania e governato dagli Ustascia, le autorità trucidarono l’intera popolazione rom, circa 25.000 persone. Non si hanno notizie precise di quanti zingari siano stati uccisi, si calcola il 25% di quelli che vivevano in Europa, cioè almeno 220.000. Solo alla fine del 1979 la Repubblica Federale di Germania riconobbe che la persecuzione dei Rom ad opera dei nazisti fosse motivata da pregiudizio razziale ed aprì la strada ai risarcimenti.

Dopo il crollo del muro di Berlino, nella capitale tedesca è stato creato un monumento in ricordo dello sterminio degli zingari, questo si trova a pochi passi dal Reichstag, il parlamento tedesco. Si compone di una fontana circolare larga 12 metri dal fondale nero con un triangolo vuoto nel centro (nei campi di concentramento erano identificati con un triangolo marrone), intorno ha dei massi con i nomi dei campi di concentramento dove sono stati uccisi uomini, donne e bambini zingari. Ai margini sono incisi i versi del componimento “Auschwitz” del poeta italiano di etnia rom Santino Spinelli. Il monumento è opera di un artista israeliano Dani Karavan. Nelle vicinanze si trova il memoriale in ricordo degli omosessuali uccisi nei campi di concentramento.

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Nello stesso tratto si trova l’istituto Angelo Mai o Casa Stefanoni, si tratta di un edificio di grandi proporzioni a pianta ferro di cavallo con ampio giardino che arriva quasi a via Cimarra. Venne acquistato nel 1829 dalla Camera Apostolica per installarvi l’istituto Sant’Antonio, una scuola gestita dai Lasalliani che accoglieva i figli di artigiani e operai. Il palazzo conserva un ninfeo e nel sottosuolo una domus romana. Nel 2004 un gruppo di artisti occupò l’ex convento Angelo Mai in abbandono. Due anni dopo quello spazio venne liberato e agli artisti fu assegnata un’ex bocciofila nel parco di via San Sebastiano, dal 2018 è affiliato Arci. L’istituto Angelo Mai è tutt’ora in abbandono (dicembre 2022).

Il cardinale Angelo Mai è vissuto nell’Ottocento. Si tratta di una figura importante dal punto di vista culturale perché scoprì l’epistolario dello scrittore latino Frontone, opera fondamentale per conoscere la vita degli imperatori Marco Aurelio, Lucio Vero e Antonino Pio; inoltre a lui si deve la scoperta di frammenti di importanti opere politiche di Cicerone come il De Repubblica. Nel gennaio del 1820 Leopardi gli dedicò un’ode intitolata appunto “Ad Angelo Mai”.

Poco oltre, sulla destra della strada, al civico 50, si trova un palazzetto di tre piani con portone sovrastato da balconcino, qui è stato girato il film “Sindrome di Stendhal” (1996) di Dario Argento con Asia Argento.

Al civico 54 a si trova il Milzio’s Street Food con cucina rapida, hamburger, panini e dintorni. Si tratta di una piccola bottega, nei panini culatello con il lardo di colonnata, stracciatella di bufala e taleggio. Cavallo di battaglia è la tiella di Gaeta in più varianti, con polpo, scarola o baccalà. Selezione di birre artigianali laziali. Da Guida Rapida d’Italia del Tci, 2021.

 

PIAZZA DEGLI ZINGARI

Parzialmente pedonalizzata negli ultimi anni, è diventata un punto di ritrovo dei giovani nelle sere della movida. Qui ambientato il film “La banda degli onesti” con Totò e Peppino De Filippo (1956). In questa piazza, gli zingari di passaggio da Roma, tenevano i loro spettacoli circensi per l’ottima acustica. Sulla piazza si trova una originale panchina, un blocco di marmo bianco lungo 10 metri, un parallelepipedo, con incisa una frase di Ovidio. Sulla piazza la gelateria Fatamorgana, con gusti particolari tipo finocchio miele e liquirizia. Ha già due sedi: via Lago di Lesina e via Bettolo.

 

VIA DEI CAPOCCI

Da piazza degli Zingari a via Panisperna. La via prende il nome dalla famiglia romana dei Capocci, potentissima nei secoli XII e XIII. Il nome gli deriva dal soprannome di Capoccione dato al capostipite della famiglia. Giovanni detto Capoccio prese parte alla disfida di Barletta. La via prima era chiamata dei Paradisi per l’omonima famiglia che vi abitava.

 

Torniamo a piazza Madonna dei Monti e imbocchiamo via Leonina la continuazione

 

di via della Madonna dei Monti.

 

VIA LEONINA

E’ ignota l’origine del nome, se dipendesse dal nome di un papa Leone, sarebbe utile sapere quale Leone gli ha dato il nome. Qualche storico romanista ha avanzato l’ipotesi che sulle facciate delle case vi fossero rilievi con teste di leone, ma resta un’ipotesi.

 

PIAZZA DELLA SUBURRA

Via Leonina conduce a piazza della Suburra sin dall’antichità uno dei nodi del sistema viario della zona che qui si biforcava per salire all’Esquilino evitando la prominenza del Cispio. Tale ruolo è ora svolto da largo Visconti Venosta con via Cavour e via Lanza. Una colonna addossata a un palazzo reca inciso “Subura” e una lunga iscrizione del tempo di Alessandro VI Borgia rammenta l’esistenza di una edicola dedicata al Salvatore. Qui si trova la stazione della metro B Cavour, aperta al pubblico nel 1955, il tunnel della stazione venne usato come rifugio antiaereo durante la seconda guerra mondiale.

Nella piazza è stato girato il film “La banda degli onesti” (1956) con Totò e Peppino De Filippo, nel bar (oggi negozio di abbigliamento) c’è la famosa scena dello zucchero nel caffè.

 

Si prosegue per via Urbana.

 

La prima strada a sinistra è via de’ Ciancaleoni che incrocia via Capocci e quindi diventa una scalinata che porta in via Panisperna. Nella pianta del Nolli (1748) era chiamata vicolo. Il nome dipende dal palazzo della famiglia Ciancaleoni che ancora esiste al civico 45. Ma torniamo in via Urbana.

 

VIA URBANA

Da piazza della Suburra a via Agostino Depretis. Corrisponde all’antico vicus Patricius, la strada prese questo nome da quando Urbano VIII21 la ampliò e la migliorò. Si lascia a destra la facciatina della neoclassica chiesa di San Lorenzo in Fonte o Ss. Lorenzo e Ippolito, così detta dalla presenza nei sotterranei di età romana di un ambiente ritenuto prigione di san Lorenzo, qui il santo avrebbe battezzato un prigioniero cieco facendogli tornare la vista, così il suo carceriere Ippolito e tutta la guarnigione di soldati si sarebbe convertita. Nello stesso si trova un pozzo con la cui acqua Lorenzo avrebbe battezzato il suo carceriere Ippolito, purtroppo Lorenzo e Ippolito furono uccisi. Sull’altare maggiore tela di Andrea Camassei22 che raffigura tale leggenda. Nella chiesa è ambientato il film “Cuore sacro” (2005) di Ferzan Ozpetek con Barbora Bobulova.

 

Aromaticus. La panzanella è fatta con una fetta di pane casareccio, bagnato con acqua, olio, aceto. Se la si vuole rifinire si aggiunge basilico, pepe e pomodori.

Per assaggiare la vera panzanella romana, come la descrive Aldo Fabrizi, bisogna andare in via Urbana al civico 134, qui si trova Aromaticus, servono la panzanella in maniera originale al bicchiere realizzata con prodotti della campagna romana e del Lazio, quindi a Km Zero, come si dice oggi.

Il locale possiede anche un negozio con ampia selezione di piante aromatiche in vaso, di oggetti per giardinaggio “in piccolo” pensato per terrazze o balconi. In vendita Sali, pepi, peperoncini, spezie, oli extravergini di altissima qualità, vini bio e birre artigianali. Si possono mangiare insalate, tartare piemontesi, carpaccio di baccalà, carpaccio di carne sala trentina, prosciutto di tonno e tonno di coniglio. Per tripadvisor è al posto 1.517 di 9.403 ristoranti di Roma.

Se avete tempo e voglia di approfondire l’argomento ecco la Sagra della Panzanella a Monterotondo che si tiene nel periodo estivo.

Biciclettaro. Al civico 122. Laboratorio specializzato nella riparazione e vendita di biciclette. Un punto di riferimento per gli amanti delle due ruote, nasce da un’idea di Fabio Corrente e Massimiliano Baccanico (nel dicembre 2022 chiuso).

Al civico 100, sulla sinistra, un bel palazzetto completamente ricoperto di rampicante.

 

Superato l’incrocio con via Panisperna abbiamo a destra il prospetto della chiesa del Bambin Gesù, iniziata da Carlo Buratti nel 1731 e completata da Ferdinando Fuga nel1736. Adiacente il convento delle Oblate Agostiniane. Nell’interno a croce greca allungata dal profondo coro e dal vestibolo in cui si apre a destra la cappella della Passione di Virginio Vespignani del 1856 con le decorazioni di Francesco Grandi. All’altare destro Sant’Agostino trionfa sull’eresia di Domenico Maria Muratori del 1736.

 

Sulle mura del convento, presso l’angolo con via Ruinaglia (ricorda la famiglia Rovinaglia che aveva possedimenti nella zona), si trova la lapide che ricorda Don Pietro Pappagallo.

In via Urbana 2 abitava Don Pietro Pappagallo. Pugliese di Terlizzi, concittadino e amico di Gioacchino Gesmundo, venne a Roma come gestore di un convitto per gli operai della Snia Viscosa, chierico di Santa Maria Maggiore, divenne cappellano del convento del Bambin Gesù in via Urbana, dove risiedeva. Ospitò ebrei, militari italiani e soldati fuggiti dai campi di concentramento, partigiani. Qualche giorno prima del suo arresto aveva ospitato un ufficiale che si era dichiarato disertore, era il delatore Giacomo Cherubini. Il 29 gennaio alle ore 12,30 don Pappagallo andò ad aprire alla porta, erano i nazisti che prima di portarlo a via Tasso, aspettarono la sera, per poter arrestare altre persone che si sarebbero recate da lui per documenti falsi. Fu rinchiuso nella cella n. 13 al terzo piano insieme ad altri detenuti. “Il suo arrivo fu quello di un padre” ricorda Oscar Caggegi. Lo stesso ha raccontato che la mattina del 24 don Pietro si svegliò raccontandogli di averlo sognato uscire illeso da una fornace. Il disertore austriaco Josef Reider, presente all’eccidio delle Ardeatine, dichiarò che poco prima della morte don Pappagallo riuscì a liberarsi i polsi, con le mani impartì la benedizione ai presenti. A strage avvenuta si seppe che Kappler aveva deciso di far morire don Pappagallo “così quelli delle Ardeatine avranno anche un prete”. La sua figura, insieme a quella di don Morosini, ispirò a Roberto Rossellini la figura del prete (don Pietro) interpretata da Aldo Fabrizi nel film “Roma città aperta” (1945).

E’ medaglia d’oro al valor civile, Giovanni Paolo II ha incluso don Pappagallo tra i martiri della Chiesa. La Rai ha trasmesso un film in due puntate a lui dedicato, nel 2006, dal titolo “La buona battaglia” nel quale don Pappagallo è interpretato da Flavio Insinna, la sua perpetua Paola Tiziana Cruciani, per la regia di Gianfranco Albano.

 

In via Urbana 152 era il teatro Manzoni inaugurato il 4 novembre 1876 con “I Lombardi alla prima crociata” di Verdi. Furono messe in scena commedie dialettali. Costruito su progetto di Fiorentino Delluni era poco più grande del Valle, vi recitò Ettore Petrolini, lentamente decadde, divenne un cinema, nel 1960 fu acquistato dal Messaggero e trasformato per ospitarvi le rotative per la stampa del quotidiano. Oggi è un condominio. L’esterno non è stato toccato. Oggi il teatro Manzoni si trova in via Monte Zebio 147C (Della Vittoria).

Di fronte al convento si trova la chiesa di Santa Pudenziana.

 

CHIESA DI SANTA PUDENZIANA

In via Urbana. E' una chiesa che risale al IV secolo, è dedicata ad una santa sorella di santa Prassede entrambe figlie del senatore romano Pudente, che avrebbero ospitato l'apostolo Pietro e li avrebbe battezzati. Sorge sulla domus del senatore Pudente i cui resti sono stati individuati nove metri sotto la basilica. Attualmente è chiesa nazionale dei filippini di Roma.

E' una delle più antiche di Roma, negli atti del sinodo del 499 risulta un titulus Pudentis. Il campanile fu aggiunto nel XIII secolo, per la sua erezione fu chiuso un vano della navata laterale sinistra. L'edificio attuale è in gran parte frutto di un restauro del Cinquecento che demolì un portico, il coro e costruendo alcuni pilastri per rinforzare le colonne. La facciata fu restaurata nel 1870 per volontà del cardinale titolare della chiesa che per ironia della storia era un nipote di Napoleone: Lucien Louis Joseph Napoleon.

L'interno era a tre navate ma nel restauro cinquecentesco fu ridotta ad una unica navata su progetto del Volterra23 (Francesco Cipriani) a cui si deve anche la cupola, mentre gli affreschi della cupola stessa sono del Pomarancio24 (Niccolò Circignani). La cappella Caetani, che si apre sulla sinistra, è di Carlo Maderno25.

Importantissimo il mosaico dell'abside raffigurante Cristo circondato dagli apostoli, risale al 390 (il mosaico absidale più antico è quello di Santa Costanza 360). Si possono vedere Cristo in trono circondato dagli apostoli (ne sono rimasti dieci, gli altri sono scomparsi con le ristrutturazioni cinquecentesche) e da due donne che porgono una corona ciascuna, sarebbero le sante Pudenziana e Prassede, altri affermano che sarebbe la raffigurazione delle due chiese quella cristiana e quella ebraica. Solo il Cristo ha l'aureola e tiene in mano un libro. Sullo sfondo un'esedra porticata con una città da identificare con Gerusalemme (forse con le chiese fatte costruire da Costantino), al centro una croce ricoperta di gemme (come quella fatta erigere da Costantino sul Calvario). Intorno alla croce nuvolette azzurre e rosacee e i quattro viventi dell'Apocalisse: l'angelo, il bue, il leone e l'aquila.

 

Torniamo all’incrocio con via Panisperna e saliamo per via Santa Maria Maggiore fino

 

a trovare le absidi della basilica. La strada che costeggia la basilica si chiama via

 

Liberiana

 

VIA LIBERIANA

CASA DI BERNINI

In un edificio ad angolo con via di Santa Maria Maggiore, al civico 24, ha abitato Gianlorenzo Bernini. Il palazzo fu costruito dal padre Pietro che qui abitò con lui dal 1606 al 1642, una targa posta dal Comune nel 1968 ricorda questo evento. Il pianterreno del palazzo era utilizzato per realizzare opere di scultura, qui Pietro realizzò (1627-1629) la struttura portante della fontana della Barcaccia oggi in piazza di Spagna.

Qui il giovane Gian Lorenzo Bernini ha realizzato tre sculture commissionate dal cardianle Scipione Borghese ed ora alla Galleria Borghese: il “Ratto di Proserpina” (1621-22), il “David” (1623-24) e “l’Apollo e Dafne” (1624-25). Tutte opere che furono apprezzate da Maffeo Barberini, futuro papa Urbano VIII26.

La via prende questo nome dalla basilica di Santa Maria Maggiore che la fiancheggia perché per tradizione si ritiene fondata da papa Liberio (352-366).

 

EDICOLA DI SANTA MARIA MAGGIORE

L'edicola sacra o "Madonnella", come si chiamano a Roma, si trova in via Liberiana che prende il nome da papa Liberio27 colui che fece costruire la primitiva chiesa di Santa Maria Maggiore. E' posta sull'angolo con via Paolina che prende il nome da papa Paolo V Borghese28 a cui va il merito di aver aperto la strada.

All'interno di una cornice ovale, sostenuta da due grandi angeli di stucco, si trova l'immagine della Madonna della Pietà di epoca ottocentesca. Davanti una lampada in ferro battuto decorata con fiori e arabeschi. Purtroppo l'immagine di Maria non è ben visibile a causa del riflesso della luce, ella ha le mani giunte in atto di pregare davanti al corpo senza vita di Gesù. Ai lati dell'edicola due quadri raccolgono numerosi ex voto. All'angolo anche una fontanella, l'acqua sgorga dalla testa di un angioletto.

 

PIAZZA DELL’ESQUILINO

Solo il lato Ovest è nel rione Monti. Risulta dall’unione di due antichissime piazzette, del Pozzo Roncone e delle Case d’Orlando, scomparse. Fu Sisto V a creare la piazza attuale per la collocazione dell’obelisco che giaceva spezzato in via San Rocco. La piazza venne chiamata della Tribuna di Santa Maria Maggiore. Hai foto di piazza dell’Esquilino del 1850, è impressionante.

 

OBELISCO ESQUILINO

Nella piazza dell'Esquilino. Ancora una volta fu Sisto V a commissionare a Domenico Fontana l'erezione in questo sito, ai piedi della scalinata della basilica di Santa Maria Maggiore, dell'obelisco alto m 14,80 imitazione di quelli egizi che, con il gemello che ora è al Quirinale, ornava l'ingresso del Mausoleo di Augusto. Hai foto di piazza dell’Esquilino del 1850, è impressionante.

 

PIAZZA SANTA MARIA MAGGIORE

Per la descrizione della piazza vedi testo

Basilica Santa Maria Maggiore

Hai foto della piazza del 1955 con i filobus che passano.

Hai foto della colonna dell’Abiura posta in quella che oggi è via Carlo Alberto.

 

BASILICA DI SANTA MARIA MAGGIORE

Vedi testo omonimo

 

VIA PANISPERNA

Incerta l’etimologia. Tracciata da Sisto V per collegare Santa Maria Maggiore con piazza Venezia, fa un doppio saliscendi tra Esquilino, Viminale e Quirinale. Lasciata a destra via Balbo con il muraglione del Viminale, si costeggia il palazzo Cimarra (civico 198), iniziato nel 1736, con facciate articolate da cornici e paraste angolari.

Sul lato opposto è la chiesa di San Lorenzo in Panisperna, eretta secondo la tradizione da Costantino sul luogo del martirio del santo e riedificata nel 1300, ancora nel 1574. Il portale esterno, restaurato da Leone XIII che fece costruire la doppia scala nel 1893, si apre su un cortile che conserva a destra una rara casa d’impianto medioevale con scale esterne. La facciata cinquecentesca accoglie una porta lignea del 1664. Interno a unica navata con tre cappelle per lato, decorato nel 1756-57, nella tribuna Martirio di San Lorenzo di Pasquale Cati, a sinistra Crocifisso del sec. XV.

Sulla vigna del monastero sorse l’edificio del Viminale e l’edificio dell’Istituto di Fisica dell’Università di Roma, legato agli esperimenti che portarono alla scissione dell’atomo tra il 1928 e il 1938 di Enrico Fermi (Nobel per la fisica nel 1938 che da Stoccolma fuggì negli USA per sfuggire alle leggi razziali), Ettore Majorana, Segre e Arnaldi. Il 26 ottobre 2019 ha aperto il Centro di Ricerca e Spazio Espositivo con ingresso in piazza del Viminale 1. Hai un afoto del 1934 dei ragazzi di via Panisperna nella quale il primo a destra è Enrico Fermi.

 

Nella perpendicolare via Milano, all’interno dell’edificio che accoglie l’Istituto di Patologia del Libro “Alfo Gallo”, è una torre medioevale mozza ritenuta dei Capocci. In via Milano, al civico 76, si trova l’Istituto Italiano per la Storia Antica, fondato nel 1935, promuove e coordina la ricerca scientifica nel campo della storia delle prime civiltà del vicino Oriente fino alla tarda età antica.

Torniamo in via Panisperna, al civico 55 si trova una lapide che ricorda Achille Tomei. “Qui dimorò / Achille Tomei / capitano delle brigate Garibaldi / eroe della Resistenza / fece olocausto della sua vita perché l’Italia / fosse libera dalla tirannide fascista / e del tedesco oppressore / n. 12.4.1918 m. 14.6.1945 / I famigliari e il popolo del rione Monti / nel V anniversario della sua morte / posero questa lapide a perpetuarne la gloria”. Notare nell’ultima riga RERPETUARNE invece di PERPETUARNE.

Andando ancora avanti, in salita sulle pendici del Quirinale, ad angolo con via Sant’Agata dei Goti, si trova la chiesa di San Bernardino da Siena, consacrata nel 1625, restaurata nel 1991-92. Presenta un interno a pianta ellittica, nella cupola Gloria di San Bernardino e di santi francescani di Bernardino Gagliardi, mentre sulla porta della sacrestia i Santi Francesco, Chiara e Agata di Giovanni Baglione del 1617.

L’ultima traversa sulla destra è via Mazzarino, qui si trova la chiesa di Sant’Agata dei Goti o in Suburra. Facciata di Francesco Ferrari del 1729, fondata nel sec. V, unica testimonianza rimasta del culto ariano praticato dalla comunità gotica di Roma, venne consacrata da Gregorio Magno alla religione cattolica con il titolo attuale. L’interno conserva in parte la struttura del sec. V, con aggiunte barocche e ottocentesche. E’ divisa in tre navate divise da colonne con capitelli ionici e pulvini rivestiti in stucco del Seicento. All’altare maggiore ciborio cosmatesco del sec. XII-XIII, nel catino Gloria di Sant’Agata di Paolo Gismondi (1633-36). Nel quadriportico tra facciata e interno, bel pozzo cinquecentesco.

Da via Mazzarino è anche l’ingresso a

 

VILLA ALDOBRANDINI

L’ingresso è da via Mazzarino 11, dal 1926 è proprietà dello Stato italiano. E’ un giardino pensile racchiuso da muraglioni. Nel Novecento il palazzo e parte del giardino furono assegnati all’Istituto Internazionale per l’Unificazione del Diritto Privato.

La storia di questa villa inizia nel 1566 quando monsignor Giulio Vitelli, originario di città di castello, acquistò una vigna in località monte Magnanapoli. Secondo una schema diffuso nel Cinquecento la villa comprendeva: il casino, il giardino segreto e un parco che arrivava fino a palazzo Pallavicini Rospigliosi (ancora non esistente). L’architetto Carlo Lambardi29 vi fece lavori di restauro e abbellimento come il portone d’ingresso ad angolo con via Panisperna. Nei primissimi anni del Seicento la villa fu acquistata da papa Clemente VIII per donarla al nipote Pietro Aldobrandini. Giacomo della Porta30 dotò il palazzo di scale e logge e di una facciata sul giardino. Il giardino stesso fu arricchito con alberi di alto fusto in parte ancora esistenti, statue, vasi, cippi, sedili, alcune fontane e una peschiera oggi non più esistente.

Ai piani superiori era ospitata una ricchissima collezione di opere d’arte lasciate in eredità da Lucrezia d’Este duchessa d’Urbino. Vi erano quadri di Giovanni Bellini, Tiziano, Dosso Dossi, della scuola veneta e ferrarese, oltre a Raffaello e ambiente romano. “Le nozze aldobrandini”, pittura romana ad affresco, di epoca augustea, venute alla luce all’Esquilino nel 1601 sono ora ai musei vaticani. La villa passò ai Pamphili e ai Borghese che spostarono la collezione nelle proprie gallerie.

Tra il 1811 e il 1814 la villa fu sede del governatore francese di Roma, con la restaurazione tornò agli Aldobrandini che la tennero fino al 1926 quando passò allo Stato ormai ridotta per l’apertura di via Nazionale. Negli anni Trenta Piacentini aggiunse un corpo neocinquecentesco su via Panisperna. La scalinata di ingresso su via Mazzarino si deve a Cesare Valle (1938).

 

E’ stata restituita alla cittadinanza, il 21 aprile 2016 in occasione del Natale di Roma, era chiusa dal 2013. Grazie ai fondi Arcus, la società per lo sviluppo dell’arte, della cultura e dello spettacolo. L’Arcus ha ripristinato l’impianto idrico delle fontane fermo da anni, recuperato specie botaniche in via di estinzione, rinnovato gli arredi, restaurato la pavimentazione e messo a norma gli affacci. La sovrintendenza è intervenuta su marmi antichi, statue e fontane ora totalmente riqualificate.

 

Esiste una imponente villa Aldobrandini a Frascati voluta sempre da Clemente VIII per il nipote Pietro Aldobrandini. Anch’essa si deve a Giacomo della Porta a cui subentrarono Carlo Maderno e Giovanni Fontana. Nella villa affreschi del Domenichino, Zuccari e Cavalier d’Arpino.

 

Si è giunti così a largo Magnanapoli.

 

Subito sulla sinistra si trova – in angolo con la salita del Grillo – la Chiesa dei Santi

 

Domenico e Sisto e l’Angelicum.

 

CHIESA SANTI DOMENICO E SISTO

Si trova in largo Angelicum, presso la salita del Grillo, detta anche San Sisto Nuovo per distinguerla dalla chiesa presso le terme di Caracalla. E’ caratterizzata dall’ampia scalinata a due rampe terminante in una terrazza ellittica. La chiesa è dedicata al fondatore dell’ordine dei Domenicani e al papa Sisto II. Fu voluta dal papa Pio V insieme all’annesso convento perché il precedente alle terme di Caracalla era infestato dalla malaria. Il progetto della chiesa è di Giacomo Della Porta, Nicola Torriani, Orazio Torriani e Vincenzo Della Greca che terminò la facciata nel 1655. Sull’architrave del portale è posto lo stemma dei Domenicani: un cane con una torcia accesa tra i denti. Nel 1870 lo Stato italiano confiscò parte del convento e lo destinò a sede della Corte dei Conti e poi del Fondo per il Culto. Nel 1928 il governo italiano autorizzò il Collegio di San Tommaso d’Aquino ad acquistare l’ex convento nel quale si insediò il Pontificio Collegio dell’Angelicum proveniente da Santa Maria Sopra Minerva. I lavori di restauro e adattamento furono condotti dall’arch. Tullio Passarelli. Nel 1963 il collegio fu trasformato in Pontificia Università di San Tommaso.

L’interno della chiesa, a navata unica, è ricco di decorazioni e marmi ed è adornato di bellissimi affreschi del Seicento. Di particolare suggestione il gruppo scultoreo Noli me tangere di Antonio Raggi. Sia l’altare maggiore che la prima cappella adiacente all’ingresso sono del Bernini.

 

In questa chiesa è stato ambientato il film “Prima comunione” di Blasetti nel 1950, con Aldo Fabrizi. Verso la fine del film “La grande bellezza” (2013), in questa chiesa si tengono i funerali del figlio di Viola; Jep e Romano con altri due amici portano la bara fuori dalla chiesa, in tale esercizio Jep, piange vistosamente, facendo tutto l’opposto di quello che si dovrebbe fare in una tale occasione. Così almeno aveva detto a Ramona. Nel film “Gli anni più belli” con Pierfrancesco Favino, Micaela Ramazzotti e altri del febbraio 2020, una scena importante è girata davanti all’Angelicum che funge da scuola media superiore. Qui la protagonista dice al suo compagno che lo lascia per il suo migliore amico.

 

Sul largo Magnanapoli si trovano la chiesa di Santa Caterina e un piccolo giardino con i resti delle Mura Aureliane. Vedi l’itinerario dedicato a via Nazionale.

 

ITINERARIO 2

 

IL RIONE MONTI VERO E PROPRIO

 

TRA VIA CAVOUR E COLLE OPPIO

 

Ripartiamo da piazza della Madonna dei Monti

 

Imbocchiamo via Cavour in salita verso Termini. Dopo poco ecco l’hotel Palatino, qui il 29 gennaio 2020 due coniugi cinesi di Wuhan si ammalarono, vennero portati nel reparto di terapia intensiva dello Spallanzani (resteranno ricoverati oltre un mese per poi essere trasferiti al San Filippo Neri per la riabilitazione, da questo ospedale usciranno il 20 aprile finalmente guariti. Lo Spallanzani fu il primo in Europa che il 2 febbraio isolò il virus). Il sospetto del coronavirus si rivelò fondato. Si trattò del primo caso in Italia di covid, il 21 febbraio 2020 vennero confermati 16 casi a Codogno (Lodi) in Lombardia, aumentati a 60 il giorno successivo, con i primi decessi segnalati il 22 febbraio a Casalpusterlengo e a Vo’.

Torniamo sui nostri passi fino alla Torre dei Conti. In questo tratto di via Cavour troviamo sulla sinistra la scuola Istituto di Istruzione Superiore Leonardo da Vinci che si trova in un complesso di più edifici scolastici, posti alle spalle di questo, che arrivano fino a largo Agnesi con vista sul Colosseo. Hai foto d’epoca di via Cavour con gli scavi per la costruzione della metropolitana. Prendiamo a destra via del Colosseo, uno dei principali accessi all’anfiteatro prima dell’apertura di via dei Fori Imperiali. Da questa si diparte via Frangipane, si tratta di un tracciato di età romana che conduceva alla Basilica di San Pietro in Vincoli (ora non più per l’apertura di via degli Annibaldi. In via Frangipane 12 si trova la palestra Audace, qui si allenava il pugile ebreo Leone Lefrati, per tutti Lelletto. Ebreo, deportato ad Auschwitz, riuscì a salvare il figlio di sei anni gettandolo dal camion che lo portava via da Roma. Morì in quel campo di concentramento il 19 aprile 1944, nelle camere a gas. Con le leggi razziali del 1938 non potè proseguire la carriera sportiva. Era uno dei migliori 10 pesi piuma al mondo. I guantoni ritrovati nel luglio 2017 e restituiti alla famiglia in Israele. hai alcune foto d’epoca.

 

Ma restiamo in via del Colosseo, al civico 61 di via del Colosseo si presenta la severa fabbrica cinquecentesca di

 

PALAZZO RIVALDI

anche detto villa Rivaldi, iniziato negli anni Quaranta del Cinquecento da Antonio da Sangallo il Giovane per Eurialo Silvestri, cameriere segreto di Paolo III. L’edificio venne decorato con ricchi soffitti a cassettone e con affreschi attribuibili alla bottega di Perin del Vaga e di Francesco Salviati. Svanite le speranze di carriera del Silvestri alla morte di Paolo III i lavori furono interrotti. Gli eredi vendettero la proprietà nel 1577 ad Alessandro de Medici il quale avviò lavori di ristrutturazione affidati a Jacopo del Duca. Nel 1660 la residenza fu venduta al Conservatorio delle Zitelle Mendicanti, istituzione a cui andò il lascito di Ascanio Rivaldi. Divenne anche luogo di lavorazione di lana e filati. Il complesso perse gran parte del giardino che arrivava alla Basilica di Massenzio, per l’apertura di via dei Fori Imperiali. Nel 1957 divenne proprietà degli Istituti Santa Maria in Aquiro, attuale proprietario dell’immobile. Negli anni Settanta venne occupato, conosciuto a Roma con il nome di Convento occupato. E’ in abbandono e minacciato di cedimenti strutturali, esiste – dal 10 luglio 2007 un progetto sottoscritto da Comune, Regione Lazio e Istituto, per il suo restauro e di uso in funzione dell’area archeologica dei Fori Imperiali. Importo dei lavori: 21 milioni.

 

Al termine di via del Colosseo si arriva al largo Gaetana Agnesi31

 

LARGO AGNESI

pedonalizzata a settembre del 2018. Sul largo affaccia la Scuola Elementare Vittorino da Feltre che ha il suo ingresso in via delle Carine (sul lato opposto). Oltre al bel panorama sul Colosseo, possiamo attraversare il bel ponte pedonale su via degli Annibaldi, strada aperta alla fine dell’800 che taglia in due le ultime propaggini dell’Esquilino. Dal ponte guardando verso sinistra si vedono diversi edifici scolastici, prima la scuola Elementare Vittorino da Feltre (è la scuola frequentata da Gigi Proietti bambino), poi il liceo Scientifico Cavour. Guardando verso destro abbiamo la mozza torre degli Annibaldi dei primi del Duecento.

 

PONTE PEDONALE SU VIA ANNIBALDI

Il ponte venne realizzato in vista del Giubileo del 2000, è stato progettato dall’architetto Francesco Cellini, quello a cui si deve il progetto di sistemazione dell’area tra Mausoleo di Augusto e Ara Pacis. Il ponte si rese necessario per favorire l’afflusso dei turisti che avevano il pullman al Colle Oppio e volevano raggiungere il Colosseo o la stazione metro. Il ponte recupera il tracciato di via della Polveriera. I due muraglioni su cui poggia il ponte presentano una differente quota, per cui il ponte arriva su largo Agnesi ad un’altezza di circa 120 cm maggiore del piano stradale. Presenta una panca centrale. Il ponte è illuminato di notte.

 

TORRE DEGLI ANNIBALDI

Si trova in via del Fagutale ma domina via degli Annibaldi. Fu costruita nel 1204 da Pietro Annibaldi, cognato di papa Innocenzo III (1198-1216). L’edificio è formato alla base da tufelli e sopra in laterizi, poggia sul ciglio dell’altura detta Fagutale, una delle tre dell’Esquilino. Gli Annibaldi costruirono questa torre in contrapposizione ai Frangipane che avevano fatto del Colosseo la loro roccaforte. Con il decadimento della famiglia la torre passò ai Caetani, quindi ai Maroniti che ancora ne sono proprietari. Si noti il vano semicilindrico nel lato Sud, è il vano delle scale. Era tristemente nota perché qui venivano inchiodate le mani dei ladri, soprattutto chi aveva trafugato oggetti preziosi dalle chiese.

 

NINFEO DEGLI ANNIBALDI

In via degli Annibaldi si trova un Ninfeo scoperto nel 1895 durante i lavori per il taglio della via. Si tratta di un ambiente con una vasca centrale riccamente decorato, databile tra la fine del I secolo a.C. e l’inizio del I secolo d.C. Apparteneva a una famiglia aristocratica.

In origine aveva una forma simiellittica con una vasca al centro ed era ornato da nicchie delle quali quattro sono tuttora visibili; sopra clipei e lesene. Tutta la parete ricurva è decorata con un mosaico volutamente rustico; le lesene sono ornate da file di conchiglie piccolissime, mentre altre più grandi sono incastrate al centro. Ugualmente sono sagomati capitelli e cornici; altre decorazioni sono in madreperla e smalto con frammenti di pietra pomice e brecce.

Nel 1986 è stata eseguita una complessa opera di risanamento delle pareti.

 

Da largo Gaetana Agnesi via Cesare Salvi scende alla piazza del Colosseo, a destra di questa, nei giardini, sono visibili le terme di Tito (anno 80 contemporaneo del Colosseo). Caratteristica dei Flavi fu quella di restituire ad uso pubblico gli spazi in precedenza occupati da Nerone. Il complesso ci era noto soprattutto grazie ai disegni redatti da Andrea Palladio alla fine del Cinquecento, occupava le pendici meridionali del Colle Oppio e aveva una scalinata di accesso dal Colosseo. Gli scavi eseguiti tra il 1986 e il 1991 hanno evidenziato una serie di murature di notevole consistenza che costituiscono una piccola parte del complesso.

 

Torniamo al ponte pedonale che scavalca via degli Annibaldi, lo attraversiamo, la strada che è parallela a via degli Annibaldi, ma a un livello più alto, è via del Fagutale.

 

VIA DEL FAGUTALE

Qui era l’appartamento del ministro delle Infrastrutture Claudio Scajola di cui non seppe dire chi glielo avesse acquistato. La vicenda in merito allo scandalo Grandi Eventi del 2010 (G8 alla Maddalena, Mondiali di nuoto di Roma del 2009) che vide coinvolto anche Guido Bertolaso. L’imprenditore Diego Anemone.

 

Dal ponte pedonale procediamo dritti, percorriamo via della Polveriera e via Eudossiana, si arriva infine alla

 

CHIESA DI SAN PIETRO IN VINCOLI

detta anche basilica Eudossiana perché ricostruita da Eudossia moglie dell'imperatore Valentiniano III32, per custodirvi le catene di San Pietro rivenute a Gerusalemme e a lei regalate da sua madre Eudocia, moglie di Teodosio II. Consacrata nel 439 da papa Sisto III, fu restaurata da Adriano I (774-95) e poi dopo il mille; notevoli lavori vi fece il nipote di Sisto IV il cardinale Giuliano della Rovere dal 1471 al 1503, anno in cui fu eletto papa con il nome di Giulio II. All'inizio del Settecento fu modificata da Francesco Fontana. In scavi degli anni Cinquanta sono stati rinvenuti resti di precedenti costruzioni risalenti al periodo repubblicano della storia di Roma antica. Questi sono in parte accessibili da sotto il portico a destra.

La facciata è preceduta e nascosta da un elegante portico a cinque arcate su pilastri ottagonali che si innalza da un'ampia gradinata. L'opera è attribuita dal Vasari a Baccio Pontelli33, altri la attribuiscono a Meo del Caprino. Nei capitelli l'emblema araldico di Giuliano della Rovere. Notare il grande portale marmoreo quattrocentesco con stemmi rovereschi sull'architrave.

Interno di una certa grandiosità per la sfilata delle venti splendide colonne scanalate di marmo imezio34 con capitelli dorici e basi ioniche che lo dividono in tre navate.

Il soffitto della navata principale è a volta molto ribassata, inciso da un profondo cassettonato, al centro luminoso affresco di G.B. Parodi "Il miracolo delle catene" del 1706. Prima di questo soffitto ve n’era un altro quattrocentesco di cui si conserva in alto a destra la trave della catena centrale divisa in due, vi si legge ancora in latino il nome del cardinale Cusano e l’anno 1465.

L'arco trionfale in fondo è sostenuto da due colonne di granito con capitelli corinzi.

Nella controfacciata le cinque arcate in laterizio della polifora che metteva in comunicazione con il nartece. Subito a sinistra dell'ingresso il monumento ad Antonio e Piero del Pollaiolo con i busti dei due fratelli artisti, opera di Luigi Capponi (dopo il 1498).

Navata destra. Primo altare: Sant'Agostino del Guercino. Secondo altare: Liberazione di San Pietro del Domenichino (copia).

Braccio destro del transetto. Qui è il Mausoleo di Giulio II di Michelangelo, riduzione in modeste proporzioni dell'opera colossale ordinata dal pontefice nel 1513 e concepita dall'artista che vi attese per tre anni e ne fu stornato, con suo grande disdegno, da Leone X (la definì la tragedia della sepoltura). Altre sculture destinate al monumento sono i Prigioni che si trovano tra Firenze e Parigi. Grandeggia in basso la statua seduta di Mosè che sceso dal Sinai contempla sdegnoso gli Ebrei idolatri. Lo sguardo terribile, la posa solenne, la gran barba biblica, danno a questa figura una grandiosità suprema. Le curiose corna sulla testa rappresentano i raggi della "Divina Sapienza".Sul ginocchio si può notare una lieve linea di frattura legata alla famosissima leggenda secondo la quale Michelangelo avrebbe colpito la statua con un mazzuolo gridando: "Perchè non parli?". Venne realizzata tra il 1514 e il 1516. Ai lati, entro nicchie, le due belle statue di Lia e di Rachele35 (1542-45) simboli della vita attiva e contemplativa, di Michelangelo che le fece ultimare da Raffaellino da Montelupo. Le restanti parti del mausoleo sono di discepoli. Significativa è la posa del pontefice rappresentato nell'atto di risorgere dal sarcofago come per destarsi dal torpore della morte fisica.

 

A sinistra del monumento bella porta lignea intagliata della prima metà del XVI secolo immette nell'antisagrestia in cui è "La liberazione di San Pietro" del Domenichino.

Nella cappella a sinistra del Mosè è "Santa Margherita" del Guercino.

L’abside è stata dipinta da Giacomo Coppi nel 1577. Nel catino sono rappresentate le scene della Ricrocifissione di Beyrt, avvenuta nel VII secolo, l’immagine di Cristo per sfregio crocifissa gettò sangue. La parete è coperta da tre grandi affreschi: a sinistra la “Liberazione di Pietro dal carcere di Gerusalemme per opera dell’angelo”; al centro “Eudocia che riceve le catene da Giovenale”; a destra Eudossia che mostra le catene al Papa”. Sempre nell’abside si trova una antica cattedra marmorea, l'altare maggiore è dominato dal baldacchino di Virginio Vespignani del 1872.

Al di sotto si trova la confessione sempre del Vespignani nella quale, sopra l'altare vi sono due sportelli con scene della vita di San Pietro, bassorilievo in bronzo dorato del Caradosso 1477, all'interno le catene di San Pietro che si espongono il 1° agosto (secondo la tradizione le due catene che avevano avvinto l'apostolo in Palestina e a Roma, poste a contatto, si saldarono). Nella cripta sotto l'altare si trova un sarcofago paleocristiano con le reliquie dei sette fratelli Maccabei36.

Navata sinistra. Al secondo altare un mosaico bizantino del VII secolo raffigura San Sebastiano barbuto e anziano; segue il monumento al cardinale Cinzio Aldobrandini di marmi policromi, con la morte che esce da dietro il sarcofago, è del 1707. Al primo altare "Cristo deposto" del Pomarancio (Cristoforo Roncalli); a sinistra tomba di Niccolò Cusano, vescovo di Bressanone, cardinale e governatore di Roma, con bassorilievo policromo di Andrea Bregno: "San Pietro tra il cardinale e l'angelo liberatore".

 

A proposito del Mosè di Michelangelo scrive Argan: “Michelangelo l’aveva concepita come monumento classico alla Cristianità: sintesi di architettura e scultura, fusione di eroico antico e delle spirituale cristiano…”, da Argan, Storia dell’arte italiana, ed. Sansoni, vol. III pag. 52.

 

“Freud ha amato molto Roma, come scrive ai familiari o nei suoi libri, anche se ha aspettato quarantasette anni per vederla. Poi però ci ha soggiornato sette volte, la prima col fratello nel 1901, l’ultima con la figlia nel 1923. Ma già in precedenza l’aveva sognata, come racconta per esempio in L’interpretazione dei sogni: “Una volta sognai di vedere il Tevere e il ponte Sant’Angelo dal finestrino della carrozza, poi il treno si mette in moto e mi accorgo di non essere neppure sceso in città.”

Nel 1912 dedicò molto tempo al Mosè di Michelangelo, per lui quasi un’ossessione poiché vi si recò ogni giorno per cercare di carpirne il significato. “Quante volte ho salito la ripida scalinata che porta dall' infelice via Cavour alla solitaria piazza della chiesa deserta; e sempre ho cercato di tener testa allo sguardo corrucciato e sprezzante dell' eroe”. La statua rappresenta la “più alta impresa psichica possibile all' uomo” ovvero la capacità, espressa dagli equilibri di forze creati da Michelangelo, di “soggiogare la propria passione a vantaggio e in nome di una causa alla quale ci si è votati”. Da Memorie di Roma. Lilli Ticchi 11.12.21”.

 

Hai una stampa di San Pietro in Vincoli. Hai foto da quadro di Franz della piazza con torre.

 

A destra della basilica si trova il palazzo della Facoltà di Ingegneria progettato da Enrico Guj nel 1885 ma portato a termine da Giovanni Battista Milani (autore del distrutto stabilimento Roma ad Ostia, della stazione di Napoli Mergellina) nel 1925. Include un bel chiostro ad arcate con colonne d'ordine ionico, attribuito a Giuliano da Sangallo37 (1489-92, terminato nel 1503), nel mezzo elegante pozzo che il Vasari attribuisce a Antonio da Sangallo il Giovane.

Nella finzione del film “Notte prima degli esami” (2006) la facoltà è il liceo classico dei ragazzi protagonisti del film. Nel film “I ragazzi di via Panisperna” (1989) con Virna Lisi e Laura Morante sugli studi di Enrico Fermi che portarono all’energia atomica, la scena iniziale è ambientata nel chiostro.

 

Sulla piazza si trova un mandorlo piantato – nel 2014 - in ricordo di Carlo Macro che abitava nelle vicinanze. Il 17 febbraio il giovane di 30 anni è stato ucciso in via Garibaldi da un indiano che viveva in una roulotte, la radio della macchina del giovane lo disturbava, è uscito dalla roulotte e con un cacciavite lo ha colpito al petto uccidendolo. L’albero venne piantato dal sindaco Marino.

Dalla piazza si vede il campanile della chiesa di San Francesco di Paola, è la medioevale (sec. XII) torre dei Borgia in laterizio, a base quadrata, coronata nel XV secolo a beccatelli in travertino; ad essa venne aggiunta la cella campanaria. In realtà appartenne prima ai Cesarini poi ai Margani. E’ vicinissima alla torre degli Annibaldi che si vede bene dalla via omonima.

 

Da un basso arcone sulla piazza si scende in via di San Francesco di Paola, suggestiva scalinata che sottopassa il cosiddetto palazzo dei Borgia, in realtà appartenuto ai Margani; secondo la tradizione questo sarebbe il vicus sceleratus, ove Tullia38 passò sul corpo del padre il re Servio Tullio. Hai foto del quadro di Franz della Casa dei Borgia. Si arriva in piazza San Francesco di Paola, una terrazza aperta su via Cavour. A sinistra sostruzioni medioevali a fasce bianche e nere di fortificazioni dei Cesarini, cui fa angolo l’omonimo ex convento, costruito per i Minimi a metà Seicento ma riedificato nel successivo da Luigi Barattoni39 e oggi sede dell’istituto Centrale per il Restauro. Gli è contigua la chiesa nazionale dei calabresi.

 

CHIESA DI SAN FRANCESCO DI PAOLA

Costruita da Orazio Torregiani nel 1624-30, ampliata nel 1645-50 e completata nella decorazione dal Barattoni agli inizi del sec. XVIII. La parte inferiore della facciata è in travertino, con portale e due nicchie a edicola tra lesene con teste di cherubini; la superiore ebbe una modesta finitura a intonaco nel Settecento. L’interno è a navata unica coperta a botte con tre cappelle per lato di cui le centrali più ampie. Nella seconda cappella destra Miracoli del santo di Giuseppe Chiari40. All’altare maggiore di Giovanni Antonio de Rossi41 (1655), con scenografica panneggio di stucco imitante il bronzo e sostenuto da angeli. Nella volta della sacrestia Apparizione della Vergine a San Francesco di Paolo del Sassoferrato42 (1660); nella cappella attigua Crocifissione e San Francesco di Paola di Francesco Cozza.

 

A destra della chiesa di San Pietro in Vincoli si prende via delle Sette Sale (prende nome dalla grandiosa cisterna che Nerone fece costruire per la sua Domus Aurea, in seguito utilizzata per le terme di Traiano. Le Sette Sale si possono vedere nella via omonima angolo via Mecenate) e si scende nella prima scalinata a sinistra in largo Visconti Venosta, punto nevralgico del traffico.

 

CHIESA DEI SANTI GIOACCHINO E ANNA

Eretta alla fine del Cinquecento ma completata nel 1770-78 da Giovanni Francesco Fiori con interno a croce greca. Nel 1774 durante lavori di ampliamento della chiesa venne trovato, racchiuso in una camera murata, un ricco tesoro con oggetti in oro e argento, statue di metallo dorato, candelabri di cristallo, era parte di un corredo nuziale di Secundus e Proiecta della famiglia degli Aproniani (la notizia ce la danno l’Armellini e Visconti). La tradizione popolare attribuiva il tesoro ad un re polacco che abitava in zona, da qui il nome della rampa di scale che costeggia la chiesa, ossia monte Polacco. Qui si riunisce la comunità ortodossa etiope su concessione di papa Giovanni Paolo II. Segue il monastero delle Agostiniane che racchiude la chiesa di Santa Lucia in Selci, diaconia sorta sul lato Nord del portico di Livia e già esistente nel sec. VIII, l’edificio sacro fu ricostruito da Carlo Maderno. Oggi il convento è sede del Comando dell’Arma dei Carabinieri legione Lazio. Nella vicina via Monte Polacco, con scalinata che raggiunge via delle Sette Sale, si trova il ristorante Cuoco e Camicia. “Un locale di recente e convincente storia, con una clientela giovanile. Rustico e moderno al contempo propone un menu degustazione a un prezzo corretto. Pane e dessert sono fatti in casa”. Da Guida Rapida d’Italia del Tci, 2021.

 

Si prende via in Selci con la

 

CHIESA DI SANTA LUCIA IN SELCI

Diaconia sorta sul lato Nord del portico di Livia e già esistente nel sec. VIII, ricostruito da Carlo Maderno nel 1604.

L’interno è un’aula rettangolare voltata a botte con due altari per lato in nicchie tra lesene doriche. Sulla controfacciata cantoria attribuita a Francesco Borromini e Dio Padre del Cavalier d’Arpino. Primo altare destro: “Martirio di Santa Lucia” di Giovanni Lanfranco43. Secondo altare “Visione di Sant’Agostino” di Andrea Camassei44. L’altare maggiore ottocentesco, sostituisce quello originario di Borromini , sua la grata della mensa: “Annunciazione” di Anastasio Fontebuoni del 1606. Secondo altare sinistro “Comunione della Madonna” dalle mani di San Giovanni del Camassei, ciborio con marmi policromi e statue dorate e in alabastro attribuito al Maderno. Prima cappella Landi opera di Borromini del 1637-39, “Ss. Trinità e i Santi Agostino e Monica” del Cavalier d’Arpino.

 

L’ultimo tratto della via in Selci è fiancheggiata a destra dal prospetto di un edificio databile al sec. I a.C. ne resta un portico murato con pilastri in travertino. Potrebbe essere il Portico di Livia, dedicato da Augusto alla moglie.

Si sbocca in:

 

PIAZZA DI SAN MARTINO AI MONTI

alberata con magnolie (come via Giovanni Lanza), vi sorgono due torri, a sinistra dei Graziani, a destra, isolata, quella dei Capocci di m. 36,10.

 

TORRE DEI CAPOCCI E DEI CERRONI

In piazza San Martino ai Monti. Forse la torre più vistosa di Roma, quella che dà meglio l’idea di come doveva essere la Roma medioevale. Dopo gli sventramenti di fine Ottocento la torre dei Capocci si erge solitaria al centro della piazza, di fronte alla torre dei Cerroni. La costruzione si deve alla famiglia Arcioni (di fatti è detta anche torre Arcioni), poi passata in proprietà alla famiglia Capocci che attorno vi edificarono una piccola cittadella fortificata. E’ databile al XII secolo. Oggi la torre è alta ben 36 metri, poggia su base quadrata ed è decorata da finestrelle, in cima i tipici merli medioevali non originali.

Tra via Giovanni Lanza e via dei Quattro Cantoni sorge la torre dei Cerroni, costruita tra il XII e il XIII secolo, oggi è inglobata nella Casa Generalizia dell’Istituto delle Figlie di Maria Santissima dell’Orto. E’ appartenuta ai Cerroni, come dice il nome, in seguito ai Graziani. Presenta poche aperture, tipico il coronamento a merli pieni. Hai una foto del 1900 e una stampa del 1600 circa.

 

Sulla piazza osservare l’abside romanica della chiesa di San Martino ai Monti, costruita su massi di tufo forse di età repubblicana, a sinistra pittoresca e movimentata scala su archi rampanti adducenti all’ingresso posteriore della chiesa; a destra edificio moderno della Curia Generalizia dei Caarmelitani, d’ispirazione barocco-rinascimentale. Questo edificio venne utilizzato come commissariato di Polizia Monti nel film tv “Nero a metà” (2018) diretto da Marco Pontecorvo con Claudio Amendola, il commissario Carlo Guerrieri.

 

Prima di andare a visitare l’interno della chiesa, imbocchiamo a sinistra della piazza la via dei Quattro Cantoni. Il nome della strada deriva dall’incrocio con via Paolina per la dispozione dei fabbricati che formano quattro angoli con un piccolo largo al centro (da Rendina – Paradisi, Le strade di Roma, ed. Newton, pag. 1091). Al civico 50, oltre un recinto settecentesco rimaneggiato a fine Ottocento, si trova l’ex Villa Sforza ora Ufficio delle Imposte di Fabbricazione. Costruita nella prima metà del Seicento su modelli palladiani con salone centrale. La facciata è preceduta da doppia scalinata con belle cornici barocche, è sormontata da un belvedere in corrispondenza del salone centrale.

 

CHIESA DI SAN MARTINO AI MONTI

La chiesa di San Martino ai Monti è originata da un oratorio istituito da San Silvestro Papa (314-35) nella casa di un sacerdote Equizio, era il titulus Equitii, papa Simmaco (498-414) fece edificare la basilica, dedicata a Martino di Tours apostolo della Gallia, restaurata e ricostruita varie volte, finché dal 1635 al 1664 subì un radicale rimodernamento per opera di Pietro da Cortona45, del quale è pure la facciata (portale del 1575). Lungo le pareti delle navate laterali affreschi con paesaggi.

Nella navata destra Storie di Sant’Elia, al primo altare Santa Maria Maddalena dei Pazzi con busto di Giovanni Paolo II (reliquia); tra il secondo e il terzo altare urna contenente statua del Beato Angelo Paoli.

Nella navata sinistra “Paesaggi della Campagna Romana” di Gaspare Dughet e prospettive, un affresco riproduce “la basilica di San Giovanni” prima del rinnovamento borrominiano, segue altro affresco con San Silvestro che convoca due concili, ancora oltre “l’antica basilica di San Pietro” di ignoto.

Dalla cripta si scende al titolo di Equizio, raro esempio di chiesa domestica del III secolo, ricavata in annessi alle terme di Traiano. Si scende di tre livelli rispetto all’attuale.

 

Dalla piazza si prende via di San Martino ai Monti fino a raggiungere sulla sinistra la chiesa di Santa Prassede.

 

In via di San Martino ai Monti, sulla sinistra si trova una lapide che l’abitazione del Domenichino (Bologna 1581 - Napoli 1641) pittore, fervente fautore del classicismo, nei suoi dipinti, dove il disegno appreso da Ludovica Carracci, assume un ruolo preponderante, tende a realizzare composizioni di semplicità e chiarezza narrativa, trasfigurate in un ideale di bellezza classica. Suoi i dipinti della cupola e il coro di Sant’Andrea della Valle; a Grottaferrata nell’abbazia di San Nilo ha dipinto la cappella dei Santissimi Fondatori Bartolomeo e Nilo.

 

CHIESA DI SANTA PRASSEDE

 

CAPPELLA DI SAN ZENONE

Ha origini molto antiche come attesta una lapide del 491 che parla di un “titulus Praxedis”, quindi si riferisce alla famiglia del senatore Pudente che la tradizione vuole convertito al cristianesimo da san Paolo. Nove metri sotto l’attuale chiesa si trovano i resti della villa di Pudente. La chiesa attuale si deve al rifacimento di papa Pasquale I nell’anno 817, la chiesa accolse le ossa dei martiri sepolti nel cimitero di Priscilla. Papa Innocenzo III affidò la chiesa ai monaci di Vallombrosa che ancora adesso la possiedono. Nel XIII secolo fu aggiunto il campanile occupando parte del transetto di sinistra.

Interno. Nel presbiterio si trova il ciborio sostenuto da quattro colonne in porfido rosso. All’interno della cupola dipinto di Antonio Bicchierai del 1730. Catino absidate ricoperto di mosaici del IX secolo fatti eseguire da Pasquale I. Parte superiore. Al centro il Cristo in piedi con aureola dorata ha la mano destra alzata per mostrare i segni dei chiodi, la mano sinistra ha un rotolo. Sopra il Cristo è la mano di Dio Padre con la corona della gloria. A sinistra di Gesù: san Pietro, santa Pudenziana e un diacono; a destra: san Paolo, santa Prassede e papa Pasquale I con l’aureola quadrata. Le due palma richiamano il paradiso. La parte inferiore è separata dalla superiore dal fiume Giordano. Parte inferiore. Sono rappresentati i 13 agnelli. Al centro il Cristo, Agnello pasquale, da questo sgorgano quattro fiumi, rappresentano i quattro evangelisti, i dodici agnelli rappresentano i dodici apostoli, ai lati le città di Betlemme e Gerusalemme.

Arco absidale. Si fa riferimento al libro dell’Apocalisse46, al centro il Cristo – Agnello seduto in trono, ai lati sette candelabri, quattro angeli e simboli dei quattro evangelisti.

Arco trionfale. Anche qui si fa riferimento al libro dell’Apocalisse. Al centro di una cittadella si trovano 21 personaggi con il Cristo in tunica rossa, affiancato da due angeli, al di sotto a sinistra Maria e Giovanni Battista, a destra santa Prassede. Seguono i dodici apostoli, sei per lato. Alle estremità si trovano Mosè con una tavola in mano (Legge), a destra il profeta Elia con le braccia verso il Cristo. All’esterno della cittadella su due ordini sono rappresentati gli eletti di cui parla l’Apocalisse.

Navata destra. Tra la cappella del Crocifisso (all’interno Crocifisso ligneo dipinto del XIV secolo che secondo la tradizione ha parlato a Santa Brigida di Svezia) e quella di San Zenone si trova il monumento funebre a Giovanni Battista Santoni, opera giovanile di Gian Lorenzo Bernini, la sua prima opera compiuta a sedici anni. La cappella che segue quella di San Zenone è dedicata alla Serva di Dio Enrichetta Beltrame Quattrocchi (figlia dei beati Luigi e Maria Beltrame Quattrocchi i primi sposi beatificati, sepolti nella cripta del Santuario del Divino Amore) con il sarcofago moderno di Santa Prassede.

A metà della navata destra si trova la Cappella di San Zenone eretta da Pasquale I47 come mausoleo per la madre Teodora. Le due colonne di granito nero ai lati del portale e la ricca cornice curva - sono di recupero - sostengono un'urna cineraria di età classica con i resti di Zenone, sacerdote e martire. Nel giro interno di medaglioni “Madonna con Bambino”, i santi Novato e Timoteo, Prassede e Pudenziana e sei busti di donna non identificabili. Nel giro esterno di medaglioni Cristo e gli Apostoli. L'interno è a volta con colonne di granito negli angoli, è magnifica in quanto ricoperta da mosaici che sono stati definiti "Il giardino del Paradiso". Nella volta il Salvatore entro medaglione sorretto da quattro angeli. Nel lunettone di destra San Giovanni Evangelista, Andrea e Giacomo; nella lunetta sottostante Cristo tra i santi Pasquale I e Valentiniano. Nella piccola nicchia all’altare “Madonna con Bambino in trono e le sante Prassede e Pudenziana. Ai lati della finestrella quadrata sopra l’altare “San Giovanni Battista e la Madonna”. Nel lunettone di sinistra Sant’Agnese a destra e le Sante Prassede e Pudenziana a sinistra. Nella lunetta della nicchia sottostante “Teodora episcopa” con il nimbo quadrato dei viventi, la Madonna e due Sante. Il pavimento è in opus sectile. A destra è custodita la colonna portata a Roma da Gerusalemme nel 1223 che secondo la tradizione è quella a cui fu legato e flagellato Gesù.

 

 

ITINERARIO 3

 

LUNGO VIA NAZIONALE

 

Via Nazionale appartiene al rione Monti

da via Quattro Fontane / via Depretis alla fine. Qui è descritta tutta.

 

Via Nazionale è la prima strada della Roma moderna che voleva unire la stazione al cuore della città. Il primo tratto della strada (Repubblica-IV Fontane) venne ideato e realizzato da monsignor De Merode (1864-66), ministro delle Armi di Pio IX. Con l’unità nazionale la strada ebbe questo nome anche nel tratto che ora è corso Vittorio. Riprende il percorso del vicus Longus tra le terme di Diocleziano e il foro di Augusto. Le strade che la intersecano ricordano le capitali degli stati pre-unitari.

Il primo incrocio è via Torino che inquadra l’abside di Santa Maria Maggiore e la Chiesa di Santa Susanna. Hai foto di un negozio di giocattoli di via Nazionale del 1910. Più avanti a sinistra la

 

CHIESA DI SAN PAOLO ENTRO LE MURA

Il primo tempio non cattolico accolto in città, chiesa anglicana, costituisce un documento unico in Italia del movimento inglese Arts and Crafts. Il progetto è di George Edmund Street48 (1872-76) che gli diede un carattere romanico-gotico a linee orizzontali di travertino e mattoni rossi, nel campanile bifore e trifore. Intorno al rosone e al portale doppio, mosaici di George Breck (1909), le porte in bronzo sono del 1977.

Nell’interno a tre navate, con archi ogivali su pilastri polistili, soffitto ligneo a carena trilobata di tipo veneto e volte a crociera sulle navate laterali, torna la dicromia nei corsi di mattoni e pietra rosa di Arles ed è presente un raffinato apparato decorativo, con maioliche parietali su disegno di William Morris. Nel presbiterio, mosaici ispirati all’iconografia bizantino-medioevale, su cartoni del preraffaellita Edward Burne Jones49 (1885-94). E terminati nella parte inferiore da Thomas Matthews Rooke (1906-07).

 

Prima di giungere all’incrocio con via delle Quattro Fontane, sulla destra della via si trova la farmacia Piram, al civico 228. Hai foto d’epoca del Milite Ignoto che transita nella via su un carro trainato da cavalli.

 

Si giunge così all’incrocio con via Quattro Fontane e via Depretis, l’antica strada Felice, sullo sfondo ancora l’abside di Santa Maria Maggiore. Entriamo nel rione Monti.

Lungo via Quattro Fontane l’ex Pontificio Collegio Canadese di Luca Carimini50 del 1888 (oggi sede dello SPRAR Sistema protezione richiedenti asilo e rifugiati) e il palazzo dell’Istituto Mobiliare Italiano e dell’Ufficio Italiano Cambi di Mario Paniconi51, Giulio Pediconi e Vincenzo Passarelli degli anni 1953-56 (nel marzo 2020 lavori in corso). Si tratta di una delle più espressive architetture romane degli anni Cinquanta e uno dei più intelligenti inserimenti nel tessuto storico. Il prospetto, rivestito di travertino con bugne irregolari lisce e rustiche, è concepito come quinta urbana che si apre, tramite l’atrio trasparente, sulla retrostante via Piacenza.

 

Lungo via Depretis, sulla destra, si trova la chiesa di San Paolo primo eremita, sconsacrata, ultima espressione del barocco romano, opera di Clemente Orlandi del 1767-75. Si arriva così in piazza del Viminale, sistemata ad Esedra nel 1929-30, al centro la fontana di Publio Morbiducci.

A marzo del 1945 si svolge in questa piazza la manifestazione di protesta per la fuga “pilotata” del gen. Roatta, capo di stato maggiore dell’esercito, accusato di non aver difeso Roma l’8 settembre 1943; tragico il bilancio: 2 morti e 17 feriti. Il 5 giugno 1946 alle ore 18 il ministro dell’interno Romita annunciò dal palazzo del Viminale i risultati del referendum monarchia o repubblica.

La piazza è dominata dal grandioso

 

PALAZZO DEL VIMINALE – MINISTERO DELL’INTERNO

Venne costruito nel 1920 su progetto dell’architetto Manfredo Manfredi52, in stile neo cinquecentesco, si caratterizza per una scalea centrale e una doppia rampa carrozzabile che sale al palazzo. Al centro della piazza una fontana a livello della strada con una tazza quadrangolare sulla quale sono scolpiti tre monti (simbolo del rione) e la lupa. Le rampe e la piazza con la fontana furono sistemate nel 1930. I lavori per la costruzione del palazzo portarono alla demolizione del convento di San Paolo e della chiesa di Santa Maria della Sanità con il suo ospizio dei Convalescenti. L’area di 60.000 mq venne spianata ad opera del Genio Civile, la terra rimossa venne scaricata dove oggi è la Città Universitaria. A ridosso di San Lorenzo in Panisperna furono trovati resti di un impianto termale.

Attuale ministro dell’Interno (marzo 2020 - oggi denominato al singolare) è Luciana Lamorgese, nata a Potenza nel 1953, indipendente.

 

Di fronte, al civico 14, il palazzo per appartamenti di Marcello Piacentini del 1914-19. Segue il palazzo dell’ex Supercinema ora Teatro Nazionale di Arnaldo Foschini53 e Attilio Spaccarelli54 del 1924-25.

Fu qui, al Supercinema, nell’ottobre del 1930 che a partire dal giorno 6 venne presentato al pubblico il primo film sonoro italiano: “La canzone dell’amore” di Gennaro Righelli (il giorno prima era stato presentato a Mussolini). La grande novità era stata preceduta da Hollywood da tre anni.

Proseguendo ancora per via Depretis si raggiunge in angolo con via Cesare Balbo il monumentale palazzo dell’Istituto Nazionale di Statistica del 1929-31, la biblioteca specializzata, con 150.000 volumi.

 

Oltrepassato l’incrocio con via Genova si trova la

 

CHIESA DI SAN VITALE

Titolo completo: “Chiesa di San Vitale e compagni martiri in Fovea”. E’ parrocchia. Consacrata da Innocenzo I nel 412, in gran parte ricostruita da Leone III nei secoli VIII – IX e restaurata in età romanica. Originariamente a tre navate precedute da nartece fu ridotta alle dimensioni attuali da Sisto IV nel 1475; nel 1589 Clemente VIII la concesse ai Gesuiti che la collegarono alla ciesa di Sant’Andrea al Quirinale e ne iniziarono un integrale restauro. Gli interventi degli anni Trenta hanno ripristinato il prospetto evidenziando la rarissima tipologia facciata aperta degli inizi del V secolo: alle cinque arcate su colonne del protiro ne corrispondevano altrettante poi murate nella facciata che ospita al centro un portale con iscrizione e stemma di Sisto IV e battenti lignei magnificamente scolpiti degli inizi del Seicento.

L’interno è oggi ridotto ad una sala rettangolare absidata. Alle pareti, entro riquadri incorniciati da colonne binate dipinte, e sulla controfacciata, “Storie di martiri e profeti” di Tarquinio Ligusti e Andrea Commodi. Le Sante Vergini martiri al primo altare e i Santi Confessori al primo altare di sinistra sono di G. B. Fiammeri. Gli affreschi del transetto con la Lapidazione e il Martirio di San Vitale sono di Agostino Ciampelli del 1601-03, quelli dell’abside del Commodi.

 

Segue il

 

PALAZZO DELLE ESPOSIZIONI

Eretto su disegno di Pio Piacentini55 e inaugurato nel 1883 destando critiche per le caratteristiche distributive come l’enfatizzazione dell’ingresso, un enorme serliana su colonne corinzie sotto cui prosegue la scalinata e l’assenza di aperture sulle pareti delle ali, ritmate da paraste e coronate da 12 statue di artisti celebri. Ai lati del fornice “Arte industriale a architettura” di Giuseppe Trabacchi, la “Pittura e la Scultura” di Giovanni Biggi; i due altorilievi raffigurano i “Festeggiamenti per la Modonna di Cimabue” di Giovanni Puntoni e il “Ritrovamento del Laocoonte” di Filippo Ferrari. Il gruppo marmoreo a fastigio “l’Arte tra la Pace e lo Studio” e di Adalberto Cencetti. Nell’interno riallestito da Costantino Dardi, le sale sono illuminate tramite lucernai.

Alla base del palazzo Keith Haring realizzò un murales durante la mostra Arte di frontiera a lui dedicata nel 1984. Venne cancellato nel 1992 in occasione della visita di Gorbaciov a Roma, insieme ad altri muri cittadini. Sembra che il presidente del Palazzo delle Esposizioni Marco Delogu voglia ripristinare il murale di Haring (dal Corriere della Sera del 25.7.22).

 

In questa strada, di fronte al palazzo delle Esposizioni, negli anni dell’ultima guerra, c’era un negozietto dove il grande Federico Fellini faceva delle caricature o ritratti veloci ai soldati americani di passaggio per Roma. Il tutto per sbarcare il lunario. Inoltre disegnava cartelloni con monumenti di Roma antica o scenette riferite alla sua storia nella quale il soldato americano poteva infilar la testa. Scattata la foto l’acquirente mandava un ricordino a casa.

 

 

Subito dopo vi è l’incrocio con via Milano, rettifilo in prosecuzione di via del Babuino e via Due Macelli, secondo il PRG del 1909 avrebbe dovuto proseguire fino a San Giovanni in Laterano.

Il 7 dicembre 1931 entra in funzione il primo semaforo della Capitale tra via Milano e via Nazionale, anche in largo del Tritone, tra via Due Macelli e via Capo le Case, e tra via del Parlamento e via del Corso.

 

TRAFORO UMBERTO I

Permette di passare sotto il Quirinale, fu aperto da Alessandro Viviani, inaugurato il 6 dicembre 1901 dal re Vittorio Emanuele III alle ore 15,35 (lo percorre a piedi); ma già il 15 gennaio gli operai si erano incontrati a metà della struttura, il sindaco Prospero Colonna percuote l’ultimo diaframma. Un’altra inaugurazione avvenne il 20 ottobre 1902. I lavori previsti per tre anni si conclusero in sei mesi. Durante i lavori venne scoperta l’abitazione di Fulvio Plauziano, prefetto del pretorio e padre di Plautilla, moglie di Caracalla. Si recuperarono colonne intere e a pezzi, su un tubo di piombo il nome del proprietario. Il traforo è lungo 347 metri e 70 centimetri. La testata su via Milano fu realizzata da Pio Piacentini e Giulio Podesti nel 1905, quello verso piazza di Spagna da Angelo Tommasi. La copertura interna al traforo era in maioliche bianche decorate a fiori della Richard Ginori. Hai foto d’epoca delle maioliche che si trovavano all’interno del traforo e una foto dell’imboccatura lato Nazionale. Hai foto del Traforo trasformato in rifugio antiaereo negli anni 1943-44.

 

Seguono ai numeri 191-193 il villino Huffer (oggi Centro Convegni della Banca d’Italia) di Jules Antonie Pellechet del 1880-83, che si distingue per lo stile tra il rinascimentale e Luigi XVI. Sull’altro lato abbiamo il palazzo della Banca d’Italia di Gaetano Koch56, in stile tardo cinquecentesco, con parte centrale in leggero aggetto coronata da attico e ingresso a tre fornici. Foto d’epoca dell’11 maggio 1945 in cui si vedono i camion che riportano 50.000 Kg di oro sottratti dai tedeschi e trovati a Fortezza sul Brennero.

 

Sulla destra ecco il

 

TEATRO ELISEO

Il teatro Eliseo è il più giovane dei grandi teatri romani sorto nella primavera del 1900 come teatro all'aperto dotato del solo palcoscenico in legno, era situato praticamente sulla terrazza del palazzo Rospigliosi. Il nome era praticamente obbligato Arena Nazionale. Solo sei anni dopo si decise di erigere un vero e proprio teatro in muratura e fu il primo teatro interamente in cemento armato, cambiò il proprio nome in teatro Apollo.

Nel 1912 il ridotto (spazio separato per eventi minori) venne reso indipendente. Il teatro si chiamò Cines, mentre il ridotto Sala Apollo divenne un locale notturno. Nel 1914 la facciata assume lo stile liberty attuale e il Cines divenne sala cinematografica ma saltuariamente vi si tennero spettacoli teatrali. Durante la prima guerra mondiale cambiò ancora nome in Gran Cinema.

Con la fine della "grande guerra" il teatro assunse finalmente il nome di teatro Eliseo. Vi si tennero operette, opere liriche e ancora prosa. Nel 1938 avvenne un ulteriore rifacimento ad opera di Luigi Piccinato57 che diede al teatro una forma più elegante e simile all'attuale. Venne aumentata la capienza del teatro, si passò da 600 a 1300 spettatori, venne ampliato lo spazio scenico per l'introduzione di nuovi macchinari e allargato il boccascena.

Nel 1979 si entrò in possesso del Piccolo Eliseo dove si tennero regolari stagioni di prosa in uno spazio per 300 spettatori. Nel 1982 Giancarlo Capolei ristrutturò l'Eliseo riducendo i posti a 956, per una maggiore comodità e visibilità, ammodernando gli impianti.

Attualmente il teatro Eliseo e il Piccolo Eliseo Patroni Griffi58 hanno un cartellone regolare che spazia dalla prosa classica alla contemporanea, è tra i teatri più frequentati della capitale.

 

Tra l'Eliseo e il Piccolo Eliseo si trovano gli ex magazzini Rovatti del 1901, poi salone Renault, negozio de La Gardenia e Golden Point, oggi Ubi Banca, con strutture in ghisa e cemento armato che consentono superfici vetrate a tutta altezza. Insieme teatro e ex magazzini costituiscono uno degli esempi più rilevanti del liberty romano.

 

LARGO MAGNANAPOLI

La strada termina in largo Magnanapoli che si è formato negli anni 1875-76 in seguito all’abbassamento del livello stradale che portò al ritrovamento di esigui resti di mura Serviane, ora nell’aiuola al centro, un altro tratto con un arco è visibile nel palazzo Antonelli al civico 158 (porta Senqualis). Palazzo di origine cinquecentesca, ristrutturato da Andrea Busiri Vici nel 1854-69, appartenne al cardinale Giacomo Antonelli, oggi della Banca d’Italia. In fondo all’androne, decorato da numerosi frammenti antichi, è un eccezionale avanzo delle mura Serviane con un arco a conci di tufo pertinente a una camera balistica del I secolo a.C.

Il nome del luogo pare derivi da Bannum Neapoli: si sarebbe trattato di un campo fortificato di bizantini dove bannum significa bando, cioè luogo di raccolta delle milizie. La presenza dei bizantini nella zona sarebbe provata dalla chiesa di Sant’Abbaciro sulla via Biberatica nei mercati di Traiano. Questo toponimo ricorre fin dal X secolo.

Un alto muraglione sostiene il giardino di Villa Aldobrandini vedi itinerario precedente.

Indirettamente affaccia sulla piazza la chiesa di San Domenico e Sisto detta anche San Sisto Nuovo per distinguerla da quella alle Terme di Caracalla, vedi itinerario precedente. Hai foto della piazza del 1874, è incredibile.

A sinistra si trova la

 

CHIESA DI SANTA CATERINA A MAGNANAPOLI

Fondata col convento delle domenicane da Porzia Massimi intorno al 1575, la ricostruzione della chiesa, a opera di Giovanni Battista Sorìa59, avvenne tra il 1628 e il 1641. La facciata di gusto tardo cinquecentesco, compiuta nel 1641, è a due ordini della stessa ampiezza; al portico a tre navate si accede dalla scala a doppia rampa (moderna), sotto cui è stata ricavata la cripta dei caduti (1934, all’altare Crocifisso bronzeo di Romano Romanelli60).

Interno a sala con tre cappelle per lato e luminoso presbiterio, armoniosamente ricco di decorazioni. Nella volta “Gloria di Santa Caterina” di Luigi Garzi. Al monumentale altare maggiore a due ordini di colonne di marmo nero, “Spirito Santo ed Estasi di Santa Teresa” di Melchiorre Caffà (prima del 1667), prezioso tabernacolo in agata, lapislazzuli e bronzo dorato di Carlo Marchionni61 del 1787. Ai lati “Santa Rosa da Lima e Sant’Agnese da Montepulciano”, altorilievi in stucco di Pietro Bracci. Nella cupola “Eterno in gloria” di Francesco Rosa.

Hai foto della chiesa da quadro di Franz.

 

TORRE DELLE MILIZIE

In largo Magnanapoli. La torre pendente di Roma, la torre che conoscono anche i turisti, quelli che vengono in città per una visita veloce di 2/3 giorni. La pendenza sembra sia dovuta al terremoto del 1348 che provocò il crollo del terzo piano, di cui resta un moncone. Ci troviamo sul colle del Quirinale, è chiamata anche torre di Nerone per la leggenda che la vuole punto di affaccio su Roma dal quale il triste imperatore si godette lo spettacolo della città incendiata. Ma è solo una leggenda, è del XIII secolo, fu fatta erigere da papa Gregorio IX dei conti di Segni. Il crudele imperatore romano assistette si all’incendio ma dalla villa di Mecenate (all’incirca dove oggi è palazzo Brancaccio e il cosiddetto Auditorium di Mecenate). A pianta quadrata, si compone di tre corpi sovrapposti e si eleva “a stringere” verso l’alto, giunge a quota 50 metri. Bellissimo il colpo d’occhio da via dei Fori Imperiali. In alcune occasioni viene aperta al pubblico, allora si può salire fino in cima, da qui si gode un panorama unico al mondo. Hai foto del 1929 e un’altra d’epoca (anno non conosciuto).

 

 

 

ITINERARIO 4

 

LUNGO LA VIA DEL QUIRINALE

 

Partiamo da largo Magnanapoli dove si è concluso l’itinerario precedente. Percorriamo via XXIV Maggio, la piazza del Quirinale, quindi via del Quirinale (fino a via Quattro Fontane), dando la descrizione dal lato sinistro anche se appartiene al rione Trevi.

 

VIA XXIV MAGGIO

La strada è in leggera salita, ricorda l’entrata in guerra dell’Italia nella prima guerra mondiale. Sulla sinistra (quindi rione Trevi) si trova

 

CHIESA DI SAN SILVESTRO AL QUIRINALE

Fu riedificata tra il 1524 e il 1527 sul luogo di una chiesa medievale concessa da Giulio II ai domenicani. Nel 1877, per lavori di allargamento della strada furono demolite alcune campate e ricostruita la facciata. Interno a una navata a croce latina, soffitto a cassettoni, intagliato e dorato, il presbiterio a volta con affreschi tardo cinquecenteschi dei fratelli Alberti rappresenta uno dei primi esempi di pittura prospettiva nelle volte delle chiese. Nella prima cappella a sinistra notare il pavimento a piastrelle maiolicate, i graziosi paesaggi e fasce decorative di Polidoro da Caravaggio e di Maturino. Nel transetto sinistro si trova la cappella Bandini (su progetto del Mascherino, vedi più avanti il palazzo del Quirinale) ornata di pitture del Domenichino62 e statue di Algardi63. Nella seconda cappella di destra la “Madonna del Latte”, grazioso dipinto del Duecento.

 

Andando più avanti, ormai quasi in piazza ecco il

 

PALAZZO PALLAVICINI ROSPIGIOSI

Costruito tra il 1611 e il 1616 da Vasanzio64 e Maderno65 per il cardinale Scipione Borghese sui resti delle Terme di Costantino. Appartenne, tra gli altri al cardinale Mazzarino che lo fece ingrandire e infine passò ai Pallavicini Rospigliosi, tuttora proprietari del palazzo. Nel Casino dell’Aurora si conserva il celebre dipinto dell’Aurora di Guido Reni66 del 1613. Al primo piano del palazzo è la splendida Galleria Pallavicini con capolavori del Botticelli, Rubens, Carracci, Poussin, Signorelli e Domenichino. Alle spalle del palazzo c’è un altro giardino che aveva un loggia demolita per l’apertura di via Nazionale. E’ rimasta una fontana disegnata dal Vasanzio con statue del Tevere e dell’Arno che svettano dalle cavità delle grotte.

 

Quasi di fronte si trova

 

VILLA COLONNA

Giardini del Cinquecento collegati, per mezzo di tre archi su via della Pilotta, a palazzo Colonna che affaccia su piazza Santi Apostoli. Il portale e la balaustrata con imponente coronamento di statue risale al 1617. A questo ingresso venne aggiunta una scalinata di effetto scenografico per lavori di abbassamento del livello stradale. Il casino fu costruito sui resti del tempio di Serapide (dei tempi di Caracalla), negli anni Venti altri edifici furono abbattuti per la costruzione dell’Università Gregoriana.

Qui una lapide ricorda Luigi Albertini, direttore del Corriere della Sera dal 1900 al 1925, abitò in questo luogo dal 1926 al 1941.

 

Siamo giunti in

 

PIAZZA DEL QUIRINALE

La piazza del Quirinale è una delle più belle di Roma, cinta su tre lati da edifici e aperta sul panorama della città dominato in fondo dalla cupola di San Pietro. Ci troviamo sul colle Quirinale (m 61 s.l.m.), il più elevato dei Sette Colli di Roma, così detto da un tempio di Quirino o dalla città di Curi da cui mossero e Sabini per stabilirsi in questo sito. Al centro della piazza si trovano le colossali statue dei Dioscuri67 (alte m 5,60) replica romana di un originale greco del V – VI secolo a.C. I due gruppi furono ritrovati nelle vicine Terme di Costantino e qui portati da Sisto V, sotto Pio VI furono spostati per far posto all’obelisco tolto al Mausoleo di Augusto. Nel 1818 vi fu aggiunta la fontana per la quale Raffaele Stern68 utilizzò la grande vasca di granito bigio che si trovava come abbeveratoio nel Foro Romano. Sul lato opposto a quello del Palazzo del Quirinale si trovano le Scuderie del Quirinale opera anch’essa di Ferdinando Fuga (primo progetto di Alessandro Specchi) su incarico di Clemente XII, ma private della facciata quando il papa Pio IX decise di aprire la strada che saliva direttamente dal rione Trevi. Dopo essere stata utilizzata per secoli come scuderia e poi come autorimessa (dal 1938) ad uso del Quirinale, così utilizzata fino al 1997 quando passò in uso al Comune di Roma (sindaco Rutelli) in vista dell’Anno Santo del 2000, per essere convertita in sede espositiva su progetto dell’architetto Gae Aulenti69. Sono stati ridisegnati gli interni disposti su tre piani per una superficie complessiva di 3.000 mq. Si è creato uno spazio per la caffetteria con un suggestivo affaccio sulla piazza. Al piano terra, lungo le pareti corrono a vista le murature romane del Tempio di Serapide, mentre al livello superiore un sistema di contropareti, lasciando intatto lo spazio storico del vecchio Stallone per 86 cavalli, nasconde sofisticati impianti per valorizzare e tutelare le opere d’arte. Delle sette sale del secondo piano, dove alloggiavano i cocchieri e poi gli autisti, si arriva ad una scala in acciaio e vetro voluta da Gae Aulenti. Gran parte di questa descrizione, soprattutto gli interni da: Guida alla Nuova Roma, Newton, pag. 66.

 

PALAZZO DEL QUIRINALE

Iniziato da Gregorio XIII Boncompagni nel 1574, sul posto di una villa del cardiale Ippolito d’Este (il figlio del duca Alfonso e di Lucrezia Borgia), per farne la residenza estiva dei papi. Vi lavorarono successivamente il Mascherino, Domenico Fontana, Flaminio Ponzio, Carlo Maderno, il Bernini e Ferdinando Fuga, fu compiuto sotto Clemente XII Corsini (1730-40), ma già Clemente VIII era andato ad abitarvi e, dopo di lui tutti i papi fino al 1870. Da quell’anno divenne la reggia dei Re d’Italia e, dopo il 1947, la residenza del Presidente della Repubblica Italiana.

L’ampia facciata del tardo Rinascimento è a due piani con finestre a piattabanda e a timpano, a sinistra basse costruzioni e un baluardo circolare ne nascondono la parte inferiore. A destra il grande portale di Carlo Maderno, fra due colonne reggenti un ricco timpano arcuato con cornice spezzata su cui le statue di San Pietro (di Stefano Maderno) e San Paolo del 1615. Al di sopra grande balcone fiancheggiato da lesene, fregiato nel mezzo del timpano spezzato da una Madonna con Bambino, di Pompeo Ferrucci (1635). Sulla destra emerge il lato breve della sopraelevazione della “Manica lunga”.

Nell’interno il vasto cortile porticato è di Domenico Fontana, mentre la torretta dell’orologio, la scala a chiocciola a colonne doriche binate sono del Mascherino70. Le tre finestre del piano nobile, ad angolo con via del Quirinale corrispondono alla Cappella Paolina che prende il nome da Paolo V Borghese che la fece costruire da Carlo Maderno, ha le stesse dimensioni della Cappella Sistina in Vaticano. Nell’Ottocento quattro papi vi furono eletti. Ad essa segue il Salone dei Corazzieri o sala Regia, sempre del Maderno con affreschi di Giovanni Lanfranco e C. Saraceni, in essa si svolgono le principali cerimonie tra cui l’insediamento del Presidente della Repubblica. Al balcone corrisponde la sala del Balcone, seguono – affacciando sulla piazza: la sala Gialla, la sala di Augusto, la sala degli Ambasciatori. Queste sale furono ricavate da un’unica galleria in epoca napoleonica.

Al piano nobile del palazzo del Quirinale si trova la Biblioteca di Piffetti, uno studiolo realizzato in legni pregiatissimi con tarsie di avorio, dal famosissimo ebanista piemontese Pietro Piffetti. Manufatti di grandissimo pregio realizzati per la Regina a Torino, poi trasferiti nel 1879 ed adattati all'appartamento privato del Quirinale, di Margherita moglie di Umberto I . L'ambiente è molto suggestivo ed è visitabile su prenotazione.

Sul “Torrino” sventola la bandiera italiana, una delle più grandi del nostro paese, misura m 6x4; insieme ad essa c’è la bandiera europea e la bandiera del Presidente della Repubblica. Quest’ultima è issata quando il presidente è in sede o a Castel Porziano.

Hai foto d’epoca del palazzo del Quirinale in occasione del matrimonio del principe Umberto.

 

PALAZZO DELLA CONSULTA

Il Palazzo della Consulta fu eretto da Clemente XII Corsini su progetto dell’architetto Ferdinando Fuga tra il 1732 e il 34 per il Tribunale della Sacra Consulta, dopo il 1870 fu sede del Ministero degli Esteri, quindi del Ministero dell’Africa Italiana, oggi vi risiede la Corte Costituzionale. La facciata, forse la più bella del Fuga, a due piani con interposto ammezzato, divisa da paraste, ha tre ricchi portali con frontoni ornati da trofei e statue di Filippo Valle (1739); al sommo stemma di Clemente XII fiancheggiato da stemmi alati e con grandi angeli.

La Corte Costituzionale è un organo previsto dall’art. 135 della Costituzione composto di 15 giudici 1/3 di nomina presidenziale, 1/3 di nomina parlamentare e 1/3 di nomina dei giudici stessi; durano in carica 9 anni. La Corte giudica sulle controversie relative alla legittimità costituzionale delle leggi, sui conflitti di attribuzione tra i poteri dello Stato, sulle accuse contro il Presidente della Repubblica, sull’ammissione dei referendum. Il presidente è (dall’ 11 dicembre 2019) Marta Cartabia (nata a San Giorgio su Legnano MI nel 1963), dura in carica tre anni.

 

TERME DI COSTANTINO

Le terme di Costantino sono l'ultimo complesso termale costruito a Roma dal grande imperatore nel 315 ma probabilmente iniziato da Massenzio. Si trovavano in un'area oggi compresa tra piazza del Quirinale, via Ventiquattro Maggio e villa Aldobrandini.

Costruite con imponenti lavori di livellamento del terreno, tenere presente che non esisteva l'attuale via Nazionale, le terme furono danneggiate da un incendio nel 367 e saccheggiate dai Visigoti di Alarico nel famoso Sacco di Roma del 410. Restaurate sotto Teodorico e quindi abbandonate con il taglio degli acquedotti durante la guerra gotica. I resti delle terme sono rappresentati in stampe e disegni cinquecenteschi, soprattutto del Palladio, ma vennero distrutti per la costruzione di palazzo Rospigliosi prima e per il palazzo della Consulta poi

Per le dimensioni ridotte erano praticamente limitate al solo edificio termale con pochi annessi e una semplice area aperta.

Da qui provengono i Dioscuri che oggi si trovano alla base dell'obelisco della piazza del Quirinale, due statue di Costantino (una in San Giovanni, l'altra in piazza del Campidoglio), una del figlio Costantino II anch'essa sulla balaustrata del Campidoglio, le statue del Nilo e del Tevere oggi nella fontana che si trova sulla piazza del Campidoglio.

Altri resti sono nel muro di cinta del palazzo Rospigliosi, nel piano cantinato del palazzo e sotto il giardino. Il palazzo fu costruito dal cardinale Scipione Borghese, nipote di Paolo V come grande dimora al lato della residenza papale del Quirinale. La costruzione fu affidata a Flaminio Ponzio (autore del Casino di villa Borghese, della basilica di San Sebastiano fuori le mura, della cappella Paolina in Santa Maria Maggiore) nel 1613 e dopo la sua morte a Carlo Maderno. E' ancora proprietà della famiglia che vi custodisce una collezione di quadri rinascimentali e barocchi. Pregevole è l'affresco di Guido Reni (1614) nel Casino dell'Aurora.

In via della Dataria, proprio sotto la piazza del Quirinale, si trovano alcune copie di sculture ritrovate nelle terme, sono posizionate in quattro nicchioni, al centro una grande lapide ricorda che la strada fu aperta da papa Pio IX. La via porta questo nome perché qui si trovava la Dataria Apostolica sede del Tribunale di Benefici che apponeva la data sui documenti, analogo al nostro Ufficio del Bollo. La strada si chiamava anche salita di Montecavallo.

 

 

VIA DEL QUIRINALE

Sulla destra della via si trova il Giardino Pubblico del Quirinale o Villa Carlo Alberto, realizzato nel 1888 per la visita del kaiser Guglielmo II di Germania a Roma. Per questo furono abbattute due chiesette: Santa Maria Maddalena e Santa Chiara. Si disse che gli occhi del kaiser si dovevano posare su qualcosa di ameno, per i romani divennero i giardini del Kaiser. Nel 1900 vi fu inaugurato il monumento equestre a Carlo Alberto, un’opera di Raffaello Romanelli71 per il cinquantenario dello Statuto Albertino. Il giardino sovrasta la galleria Umberto I, permette di scendere rapidamente in via Milano e quindi in via Nazionale. Hai foto di via del Quirinale del 1890.

 

CHIESA DI SANT'ANDREA AL QUIRINALE

Sede del Noviziato della Compagnia di Gesù, situata di fronte alla manica lunga del Quirinale, la chiesa fu costruita tra il 1658 e il 1671 su progetto di Gian Lorenzo Bernini per commissione del nipote di Innocenzo X72 il cardinale Camillo Pamphili.

La facciata si apre su un piccolo sagrato dilatato da due ali concave che ampliano lo spazio in modo illusionistico. La facciata è completata da una gradinata semicircolare ed un portico monumentale con lo stemma dei Pamphili retto da colonne corinzie che copre la finestra della facciata.

L'interno ha una pianta ovale con l'asse maggiore trasversale, è splendido di marmi, dorature, stucchi. L'altare maggiore è costituito da una cappella in cui la pala d'altare è illuminata da una fonte di luce nascosta secondo un espediente teatrale (la stessa cosa aveva fatto Bernini nella cappella Cornaro in Santa Maria della Vittoria) Crocifissione di Sant'Andrea del Borgognone73 al di sopra splendida raggera dorata con angeli e cherubini del Raggi. Nella prima cappella di destra all'altare Morte di San Francesco Saverio74 del Baciccia 1706. Nella seconda cappella a sinistra La Madonna appare a San Stanislao Kostka75 di Carlo Maratta76, 1687.

Il successivo ampliamento della strada ha comportato la riduzioni delle ali della facciata in modo che oggi appaiono arretrate rispetto alla scalinata. Nelle stanze annesse alla chiesa, la statua di San Stanislao Kostka morente, di Pierre Legros.

Nell'andito a sinistra dell'altare maggiore è sepolto Carlo Emanuele IV di Savoia77.

 

GIARDINO DI SANT’ANDREA AL QUIRINALE

Faceva parte del convento di Sant’Andrea al Quirinale. Ha un’estensione di 6.000 mq. E’ stato aperto al pubblico nel 1969 su iniziativa del Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat, ma solo nel settembre 1998 consegnato ufficialmente al Comune di Roma. Il 22 maggio 2014, in occasione del bicentenario dell’Arma dei Carabinieri, è stato inaugurato il monumento “Pattuglia di Carabinieri nella tormenta” dell’artista fiorentino Antonio Berti (1909-1990 autore della statua a Pio XII Pacelli nel piazzale del Verano). Il giardino permette di scendere rapidamente a via Genova e quindi in via Nazionale.

 

CHIESA SAN CARLINO ALLE QUATTRO FONTANE

In via del Quirinale angolo via delle Quattro Fontane (rione Monti). Uno dei massimi capolavori dell'architettura barocca, non solo romana. Fa parte del convento dei Trinitari. La chiesa è dedicata a Carlo Borromeo78, arcivescovo di Milano ma è soprannominata dai romani san Carlino per le ridotte dimensioni, la sua base è uguale a quella di uno dei quattro pilastri che sorreggono la cupola di San Pietro in Vaticano.

Chiesa, chiostro e convento vennero realizzati da Francesco Borromini tra il 1634 e il 1644. Dopo la morte dell'architetto i lavori vennero continuati dal nipote Bernardo Borromini sulla scorta dei disegni del maestro. Ci sono rimasti molti progetti originali per la chiesa che Borromini aveva realizzato per trovare una soluzione che si adattasse a due importanti necessità: il costo minore possibile, in quanto i frati non disponevano di molto denaro ed il massimo sfruttamento del poco spazio a disposizione. Grazie al genio dell'artista, che seppe unire queste qualità ad un risultato elegante e innovativo, la chiesa e il convento possono dirsi massima espressione dell'architettura barocca. I Trinitari sono un ordine di origine spagnola, si erano insediati da poco a Roma, avevano una regola che imponeva una vita "non sfarzosa", quindi anche nei materiali doveva essere "povera", materiali umili come l'intonaco e lo stucco che anche Borromini prediligeva.

La chiesa è a pianta mistilinea e le parti corrispondenti ai vertici sull'asse maggiore sono concluse da absidi semicircolari. La cupola, costruita in laterizio, poggia su un ovale, è incisa da un profondo cassettonato nel quale si alternano forme diverse (ottagoni, esagoni, croci) illuminate da due finestre poste alla base della lanterna superiore. Il movimento ondulatorio dei muri, l'alternarsi di forme sporgenti e rientranti danno luogo a un organismo palpitante senza decorazioni sontuose.

Nella facciata il Borromini utilizza due ordini: nella parte inferiore è concava- convessa - concava, nella superiore presenta tre parti concave di cui la centrale ospita un'edicola convessa. Nella nicchia la statua di San Carlo Borromeo di Antonio Raggi79 (1675 - 1680), due cherubini hanno le ali che si uniscono e formano una copertura per la statua. La facciata culmina con un medaglione ovale sorretto da angeli in volo.

Il chiostro. Piccolissimo, ha una pianta derivata da un ottagono: gli ambienti si dividono su due ordini di loggiati. Quello inferiore è composto di serliane, quello superiore formato da semplici colonne è abbellito da una balaustra a eleganti pilastrini triangolari dritti e rovesci realizzata nel 1644. In questo modo, con grande raffinatezza, Borromini riesce a dare un senso di accoglienza togliendo il senso di oppressione che deriverebbe dalle esigue dimensioni.

 

QUATTRO FONTANE

Quando Sisto V aprì la via Felice volle che l’incrocio con la via Porta Pia (oggi Quirinale – XX Settembre) fosse adornato di quattro statue di santi, ma Domenico Fontana preferì quattro fontane e riuscì a realizzarle, queste sono: il Tevere, l’Aniene (secondo altri l’Arno), la Fedeltà e la Fortezza. Quest’ultima si dice che sia opera di Pietro da Cortona, ma è da escludere su valutazione artistica. Le statue sono in travertino e giacciono in nicchioni, accompagnate da un pittoresco sfondo di alberi e grotte.

Caratteristica unica di Roma, dall’incrocio si possono vedere tre obelischi e la michelangiolesca Porta Pia. Siccome Sisto V aveva finito i soldi con la costruzione dell’acquedotto Felice e la fontana del Mosè, per queste Quattro Fontane si rivolse ai privati. Due fontane furono finanziate da Muzio Mattei, che già aveva costruito la fontana delle Tartarughe, le altre da monsignor Grimani e Giacomo Gridenzoni che avevano proprietà nell’incrocio. Furono realizzate tra il 1588 e il 1593, presentano due figure maschili barbute: Tevere e Arno e due femminili Diana e Giunone, ovvero Fedeltà e Fortezza.

Questo è il punto di incontro di tre rioni diversi: Monti, Trevi e Castro Pretorio.

 

 

 

 

 

 

ITINERARIO 5

 

IL COLLE OPPIO

 

 

PARCO DI COLLE OPPIO

Il parco ha un ingresso dal Colosseo, uno da via delle Terme di Traiano e un altro da via delle Terme di Tito (attraverso quest’ultimo si entra in viale del Monte Oppio).

Il colle Oppio, insieme al Fagutale (oltre via Cavour- Monti) e al Cispio (dove si trova Santa Maria Maggiore) fa parte del colle Esquilino, il più alto ed esteso tra i sette colli di Roma.

Fu sede di uno dei villaggi che diede origine a Roma, in età neroniana fu occupata dalla Domus Aurea, su di essa sorsero le terme di Tito e quelle di Traiano. Nel medioevo, la zona rimase disabitata sorsero le chiese di San Pietro in Vincoli e San Martino ai Monti. Subito dopo il 1870 l’area venne destinata a giardini pubblici e fu più tardi inserita nel grandioso progetto di tutela della zona monumentale. Il primo nucleo del parco fu realizzato tra il 1928 e il 1932 dall’arch. Raffaele De Vico80. Il giardino si impernia sull’incrocio di due grandi assi viari: viale Mizzi81 e viale della Domus Aurea dotati di ingressi monumentali arricchiti da una serie di fontane, tra queste il grande ninfeo con decorazioni in tufo realizzate da Giorgiutti e le due fontane affacciate sul via Labicana. La più importante è la fontana delle anfore. Nei viali si trova la statua di Alfredo Oriani82, opera di Ercole Drei83 del 1935. La sistemazione del settore superiore del colle, comprendente i resti delle terme di Traiano, si deve a Antonio Munoz84 e venne realizzata tra il 1935 e il 1936.

Il grande ninfeo con decorazioni in tufo e le due fontane gemelle affacciate su via Labicana fu scelto dalla Contessa Mary Gailey Senni come sede del Premio Roma per le nuove varietà di rose. Il concorso si svolgerà presso il Roseto Comunale al Parco di Colle Oppio fino a che lo stesso non sarà trasferito presso il cimitero Ebraico dell'Aventino, tutt'ora sede del Roseto di Roma.

Nel 1910, un certo Ruggero Partini, lavorando nella sua proprietà tra via Labicana e Via Mecenate, trovò a 9 metri di profondità una statua di Augusto in veste di Pontefice Massimo. (scultura che possiamo ammirare a Palazzo Massimo alle terme).

 

Era un luogo di ritrovo per le manifestazioni operaie prima dell’avvento del fascismo. Qui nel 1922 si tenne l’ultima manifestazione del Primo Maggio, prima che il fascismo ne vietasse la celebrazione. Hai foto dell’ingresso al parco di Colle Oppio degli anni Venti/Trenta. La foto è scattata da via delle Terme di Traiano.

 

E’ stato restaurato nel marzo del 2016 (sindaca Raggi) nell’arco degli interventi per impermeabilizzare la Domus Aurea. Da allora si è deciso di chiudere di notte i cancelli di Colle Oppio, un modo per tutelare il parco di 11 ettari85 con vista Colosseo e sottrarlo al degrado. Il provvedimento dopo la riqualificazione da 309.000 €. Sono stati restaurati i viali, i lampioni, le fontane e i nasoni, sono stati effettuati degli interventi di ingegneria ambientale per evitare il dilavamento delle colline verso il Colosseo, è stato ripristinato il roseto e sistemato il pozzo per l’irrigazione dei giardini.

Dove si trovano i due campetti di basket c’era la Polveriera. Fu una fabbrica e deposito di salnitro per la produzione di polvere da sparo. Fu costruita da Pio VI nei locali ceduti dai Canonici Lateranensi di San Pietro in Vincoli. Venne in seguito ampliato e rimodernato durante l’occupazione francese. Hai foto del 1860 di tale struttura.

 

 

TERME DI TRAIANO E DI TITO

L'ingresso del parco del Colle Oppio è all'inizio di via Labicana. Venne disegnato da Raffaele De Vico86 nel 1928-32 espropriando parte dei giardini di palazzo Brancaccio E' in pendio e di aspetto molto vario. Nella parte più alta le aiuole e le siepi segnano delle terme. Ai primi del Novecento era questo il roseto comunale, vi erano piantate oltre 2.000 rose. Girando da sinistra si trova: l'ingresso alla Domus Aurea, un avanzo grandioso delle terme, un ingresso al parco da via delle Terme di Traiano, una fontana con gruppi di anfore, un altro ingresso in via della Domus Aurea (bel panorama sul Colosseo), terrazze sulla via Labicana e altra fontana.

Al principio del Parco è l'entrata alle rovine della Domus Aurea di Nerone, il palazzo imperiale costruito dopo l'incendio del 64 che non sopravvisse all'imperatore, l'area su cui si trovava la Domus Aurea venne divisa con diverse funzioni e il palazzo venne sepolto per la costruzione delle terme di Traiano. I vastissimi ambienti sotterranei furono già visti, ammirati e disegnati da diversi artisti del Rinascimento che da queste grotte, dette allora terme di Tito trassero i motivi decorativi detti "grottesche" e lasciarono i loro nomi incisi sulle pareti. Vedi documento “Domus Aurea”.

Le Terme di Tito87 erano più piccole, si trovavano tra il Colosseo e l'attuale San Pietro in Vincoli, ne rimangono poche tracce visibili in via Nicola Salvi ad un livello più basso (i pilastri laterizi con semicolonne prospicienti il Colosseo appartengono al portico di accesso). Meglio conservate sono invece le murature grandiose delle terme di Traiano88, inaugurate nel giugno del 109, notevole è la cisterna denominata "Le Sette Sale" che si trova nel giardino di palazzo Brancaccio (ingresso al n. 9 di via delle Terme di Traiano), si tratta di una costruzione formata da nove ambienti paralleli intercomunicanti, coperti a volta, larghi 5 metri, lunghi da 30 a 40 metri dato l'andamento curvilineo della parete di fondo che è appoggiata al terrapieno. Un sistema di aperture tra una sala e l'altra, su assi diagonali, evitano le correnti o il ristagno delle acque. Sul terrazzo superiore della cisterna, disposta su due piani, si impiantò una ricca domus della quale gli scavi degli anni Sessanta hanno riconosciuto due fasi edilizie del II e del IV secolo. Nel medioevo uno degli ambienti fu utilizzato come sepoltura, in esso sono stati trovati circa 1.000 scheletri. Si è sempre pensato che le Sette Sale facessero parte della Domus Aurea, invece approfonditi studi archeologici hanno rinvenuto bolli laterizi nelle murature che attribuiscono la costruzione a Traiano. Sono così chiamate perché solo nel 1760 vennero scoperte altri due ambienti e allora divennero nove.

Nella costruzione delle sue terme l'imperatore Traiano si avvalse dell'opera dell'architetto Apollodoro di Damasco, lo stesso che aveva progettato il foro di Traiano e i mercati. La pianta di queste terme rimase un modello per i secoli successivi, infatti vi è quasi un'identità tra questa pianta e quella delle terme di Caracalla e Diocleziano. Le imponenti mura che rimangono a vista appartengono all' esedra della palestra Est e sale del muro di recinzione.

 

 

 

 

ITINERARIO 6

 

LUNGO LO STRADONE, LA NAVICELLA, L’ESQUILINO

 

Partiamo dal Colosseo, percorriamo lo stradone fino a San Giovanni, quindi andiamo verso la Navicella, torniamo a San Giovanni per percorrere via Merulana fino alla Basilica di Santa Maria Maggiore.

 

LO STRADONE

 

Attenzione, solo il lato sinistro appartiene al rione Monti,

il lato destro è del Celio.

Per i romani la via di San Giovanni in Laterano è semplicemente “lo stradone”. La via venne aperta e selciata da Sisto V che anzi voleva farla proseguire tagliando a metà il Colosseo per arrivare al Campidoglio, quindi a San Pietro. La strada costituiva l’ultimo tratto della via Papalis, ovvero del tragitto che il corteo pontificio faceva quando il papa appena eletto andava a prendere possesso del Laterano.

All’inizio, al civico 10 si trova il Casino Fini, del Seicento, il cui parco giungeva fino a via dei Santi Quattro. Notare il putto dentro nicchia sulla facciata. Nel primo tratto, sulla destra si vedono i resti del Ludus Magnus. Mentre sul lato destro si susseguono negozi di intrattenimento frequentati dai giovani per la movida.

 

 

LUDUS MAGNUS

La principale palestra per i gladiatori dell’antica Roma, rimessa in luce nel 1960, tra la piazza, via Labicana e via di San Giovanni in Laterano. Aveva l’aspetto di un piccolo anfiteatro con l’asse corrispondente a via di San Giovanni in Laterano. Intorno un cortile rettangolare e vari ambienti usati anche come abitazioni. All’esterno aveva dei portici.

“Scoperta nel 1937, ma si conosceva della sua esistenza dalla Forma Urbis. Ludus Magnus e Colosseo erano collegati da un passaggio sotterraneo. All’angolo nord occidentale è stata restaurata una delle quattro piccole fontane triangolari, che si inserivano negli spazi di risulta tra il muro curvo della cavea e il colonnato di cui restava un nucleo di calcestruzzo tra due pareti a cortina convergenti ad angolo acuto”. Da: sovrintendenzaroma.it.

 

Il primo tratto di strada è, dal 2007 (sindaco Veltroni), riconosciuto ufficialmente gay street, per la presenza di locali nei quali si ritrovano giovani appartenenti a questa comunità, qui anche sedi di tali associazioni LGBT. In occasione di tale inaugurazione (Fabrizio Marrazzo) la strada venne parzialmente pedonalizzata nelle ore serali dei fine settimana.

 

Dopo il Ludus Magnus spicca la facciata tardo barocca della chiesa di Santa Maria delle Lauretane (dedicata alla Madonna di Loreto), è quanto resta dell’omonimo monastero della prima metà del Settecento, un ospedale per convalescenti dimessi dall’Ospedale del Salvatore. Una lapide ricorda che tale ospedale venne fondato dal Beato Angelo Paoli. Hai foto della lapide. Nell’Ottocento nobildonne romane, guidate dalla principessa Tersa Doria Pamphili, si occupavano di dare asilo a fanciulle pericolanti. Sconsacrata la chiesa, il complesso fu acquistato dalla Banca Monte dei Paschi di Siena, praticamente demolito tra il 1959 e il 1961, quindi sede dell’esattoria comunale fino al 2007. Hai foto d’epoca dello smantellamento del monastero/ospedale. All’altezza del civico 71 si trova un’altra chiesa conosciuta come Oratorio del Preziosissimo Sangue dell’ottocento. All’angolo con via dei Querceti si trova una Madonnella risalente al Settecento, “Madonna con Bambino”. Un’altra Madonnella, sempre del Settecento è all’altezza del civico 55

 

Sull’altro lato si vede via Labicana che ricade in questo rione.

 

VIA LABICANA

La strada venne aperta a fine Ottocento e così denominato per ricordare la strada che usciva da porta Esquilina (via di San Vito) delle mura Serviane, percorreva piazza Vittorio, via Principe Amedeo e usciva da porta Maggiore per raggiungere la città di Labico (oggi Montecompatri).

Partendo dal Colosseo, subito dopo un hotel 5 Stelle lusso “Palazzo Manfredi” che ha sull’attico il ristorante Aroma, segue il palazzo dell’Ufficio Tributario della Regione Lazio, ancora dopo si vedono le costruzioni relative alla chiesa di San Clemente. Sul lato opposto si trova l’hotel Delta costruito su progetto di Giuseppe Perugini89 tra il 1972 e il 1975, completamente bianco, con la sua pianta ad H è riuscito a conservare le palme sulla facciata.

Molto più avanti si trova sulla sinistra via Pietro Verri che sale a piazza Iside, pedonalizzata, una scala la collega a via Ruggero Bonghi. I resti sono da identificare con il tempio di Iside, fondato da Cecilio Metello Pio, console con Silla nell’80 a.C. Si articolava scenograficamente con portici e fontane su una serie di terrazze collegate da rampe e scalinate, come nei santuari ellenistici (Fortuna Primigenia a Palestrina). I ruderi sono interpretabili come una fontana monumentale abbellita di vasche, stucchi e marmi. I primi scavi si devono a Pirro Ligorio, ad Altemps e a Bartoli. Alcune sculture qui ritrovate sono ora ai musei Capitolini.

Quasi di fronte a via Pietro Verri, si trovano dei magazzini militari con il Museo Vite di IMI (Internati Militari Italiani). Prima di arrivare in via Merulana si vede la chiesa dei Santi Marcellino e Pietro

 

Torniamo sullo Stradone di San Giovanni. Dopo via dei Normanni si trova la

 

CHIESA DI SAN CLEMENTE

Tra le chiese più importanti di Roma, eretta prima del 385 e dedicata al quarto papa. Si compone di due chiese sovrapposte, sorte – a loro volta – su costruzioni romane. La chiesa inferiore, ricordata da San Girolamo, sede di concili, fu distrutta da Roberto il Guiscardo nel 1084. Nel 1108 papa Pasquale II edificava, sulle sue rovine, la chiesa superiore che fu rimaneggiata da Carlo Fontana nel 1715-19. La chiesa meriterebbe una lunga e accurata descrizione, noi siamo qui per la semicalotta dell’abside decorata dal grandioso mosaico con il TRIONFO DELLA CROCE, di stupenda e armoniosa composizione e ammirevole per i colori. Sull’arcone in alto il Redentore tra i simboli degli Evangelisti, a destra san Pietro e san Clemente, Geremia, la città di Gerusalemme; a sinistra san Paolo e san Lorenzo (con i piedi sulla graticola), Isaia e la città di Betlemme. Nel catino dell’abside la Mano del Padreterno protende la corona del trionfo sulla CROCIFISSO CON LE DODICI COLOMBE (gli Apostoli), ai lati Maria e san Giovanni, dai piedi della croce un motivo a girali si diparte da un cespo di foglie di acanto, sviluppandosi in tutto il fondo e comprendendo le figure dei dottori della Chiesa e altre minuscole figure, eroti, volatili di ogni genere, lampade, fiori e ceste di frutta, mentre le acque della Fede scendono a irrigare i pascoli dei fedeli. Nell’orlo inferiore del mosaico l’Agnus Dei con le dodici pecore che rappresentano gli Apostoli.

Non possiamo non citare, seppure di sfuggita, all’inizio della navata sinistra, protetta da una cancellata, la cappella di santa Caterina, affrescata da Masolino da Panicale, prima del 1431. Nella chiesa inferiore l’affresco dell’XI-XII secolo con il miracolo di San Clemente, la leggenda di Sant’Alessio e la leggenda di Sisinnio con una delle primi frasi scritte in “volgare”. Il prefetto di Roma, Sisinno, seguito da un gruppo di soldati, sorprende la moglie Teodora ad ascoltare la messa celebrata da Clemente. Sisinno ordinò ai soldati di arrestare Clemente. L’ira divina fece si che i soldati, resi ciechi, invece del santo presero una colonna, Sisinno incita i soldati: “Fili de pute, traite”, la traduzione mi sembra chiara, mentre i soldati dicono: “Falite dereto co lo palo Carvoncele!” (fatti dietro con palo Carvoncello), “Albertel trai” (Albertello tira); nell’ultima scena Clemente risponde: “Ex duritia cordis vestri saxa trahere meruistis” (Per la durezza dei vostri cuori avete meritato di trascinare pietre). Tutto questo dialogo, con la relativa traduzione è presa da Colaiacono, 501 luoghi di Roma, pag. 102.

Ad un livello ancora più basso: resti di un mitreo e si vede scorrere un torrente sotterraneo.

 

“E ora scendiamo verso San Clemente, un’altra chiesa edificata su più piani, su più tempi. In qualche modo fa pensare alla struttura della nostra psiche, così come Freud l’ha descritta: qualcosa di visibile e qualcosa di invisibile, sotterraneo, decisivo”. Marco Lodoli, da: National Geographic Traveler, n. 15 inverno 2021/22, pag. 86 “A passeggio per Roma”.

 

La strada prosegue dritta in leggera salita fino a raggiungere il fianco dell’Ospedale San Giovanni, subito dopo si arriva in piazza San Giovanni in Laterano.

 

PIAZZA SAN GIOVANNI IN LATERANO

Per la Basilica, il Battistero, l’obelisco

vedi il documento Basilica di San Giovanni

 

OSPEDALE SAN GIOVANNI

Piazza di San Giovanni in Laterano. Rione Monti. Fondato nel 134890 dalla Compagnia dei Raccomandati del Santo Salvatore, che aveva in custodia l’immagine acheropita del Sancta Sanctorum. Il corpo sulla piazza fu eretto nel 1634-40 da Giacomo Mola coadiuvato da Carlo Rainaldi91, con prospetto austeramente spartito da un doppio ordine di lesene inquadranti le finestre e i cinque ingressi e sormontato da un campanile a vela. Tra via Merulana e via di San Giovanni in Laterano si trova l’ospedale delle Donne, costruito secondo criteri di funzionalità da Giovanni Antonio De Rossi92 nel 1655-56 utilizzando in parte strutture di un ospizio duecentesco. In occasione dell’anno santo del 2000 il complesso è stato restaurato su progetto dell’arch. Paolo Portoghesi e realizzata la scala antincendio. Sul lato destro dell’ospedale si trova un portale trecentesco e, più avanti, un portico romanico con colonne più antiche.

Scendendo per via di San Giovanni in Laterano, al civico 153 si trova l’ingresso all’antico cimitero dell’ospedale, formato da un piccolo cancello sormontato da architrave e da un timpano curvilineo con lo stemma di Pio VII Chiaramonti ed epigrafe dei restauri.

 

Al di sotto della Sala Mazzoni dell’Ospedale San Giovanni (l’edificio che guarda la piazza stessa), uno scavo del 1959-64 ha portato alla luce varie fasi di un edificio di età compresa tra il I e il IV secolo. E’ possibile che si tratti della Villa Domizia Lucilla, madre di Marco Aurelio. Si è scoperto un peristilio con al centro una vasca. Sotto il palazzo dell’Inps di via dell’Amba Aradam, a dieci metri sotto il livello strada, sono stati trovati gruppi di edifici digradanti su terrazze, si tratta di edifici dell’età Giulio-Claudia con restauri del II secolo, inseriti nel IV secolo in un unico insieme caratterizzato da un lungo corridoio largo cinque metri. Il corridoio era decorato con pitture di personaggi a grandezza maggiore del naturale. Questi si trovano a Palazzo Massimo. Dovevano essere la casa dei Pisoni e dei Laterani, espropriate da Nerone in seguito alla congiura, divennero poi un unico edificio, la Domus Faustae, sorella di Massenzio e moglie di Costantino. Tra via dei Laterani e via Amba Aradam si trova un impianto termale del III secolo. Sotto il battistero vi sono i resti di una villa del I secolo, sostituiti da un edificio termale dell’età di Adriano, rifatto sotto Settimio Severo e Caracalla. Il complesso più notevole è quello sotto la Basilica di San Giovanni. Una casa del III secolo, di forma trapezoidale era stata scoperta negli anni 1877-78 da Vespignani. Al di sotto delle navate e in parte sotto il chiostro vi sono i resti di una ricca casa del primo secolo costruita su terrazzamenti (scoperta del 1934-38). La decorazione ci fa pensare alla casa dei Laterani, espropriata da Nerone nel 65. Alla fine del II secolo, questa abitazione fu sostituita dalla seconda caserma degli equites singulares, la guardia dell’imperatore. All’inizio del IV secolo la costruzione fu tagliata per creare lo spazio per la basilica che aveva la lunghezza di m 99,76, più piccola di San Pietro. La costruzione avvenne tra il 314 e il 318, la consacrazione avvenne il 9 novembre 318, si tratta della più antica basilica cristiana di Roma93.

Hai due foto d’epoca dell’ospedale San Giovanni in costruzione, una è del 1957. Mappa dell’area archeologica.

 

PALAZZO DEL LATERANO

In piazza di San Giovanni in Laterano (rione Monti). Eretto sul luogo dell’antico Patriarchio, residenza dei Papi dal tempo di Costantino fino alla cattività di Avignone (1305), era un complesso fortificato che andava da porta Asinaria fino ai Santi Quattro Coronati dove il papa si poteva rifugiare in caso di pericolo. Il Patriarchio fu devastato da un incendio nel 1308, quando i papi tornarono da Avignone (1377) furono costretti a trasferire la propria sede al Vaticano. Sisto V fece demolire tutto quanto rimaneva dell’antico palazzo e fece erigere l’attuale da Domenico Fontana94 (1586) con l’dea di farne la sede estiva del pontefice, venne invece preferito il Quirinale.

Per questo palazzo Fontana si è ispirato a palazzo Farnese, ma per la monotonia delle finestre, uguali sui tre piani, e per i portali affiancati da pesanti colonne bugnate, tale costruzione non regge il confronto. L'edificio è su tre piani e presenta tre facciate. Le finestre hanno alternativamente timpani curvi o triangolari, il portale centrale è sovrastato da balcone (su due è lo stemma di Sisto V, sul terzo di Clemente XII Corsini 1730-40). A coronamento si trova un imponente cornicione decorato da un fregio a motivi araldici e al disopra, all'angolo, originale altana a colonne a giorno. All'interno si trova un cortile circondato da un portico a tre ordini, la loggia al piano terreno è interamente decorata a grottesche e nelle lunette sono dipinte "Storie di San Francesco". La scala regia conduce alla loggia delle benedizioni e all'appartamento papale. La sala della Conciliazione ricorda il luogo della firma dei patti lateranensi. Nelle sale del piano nobile è stato allestito un museo storico del Vaticano che documenta la storia dello Stato Pontificio con ritratti di papi, documentazione del cerimoniale, cimeli dei corpi armati e della marineria pontificia.

L’11 febbraio 1929 venne qui firmato il Trattato del Laterano95 che poneva fine alla questione romana (Benito Mussolini e Pietro Gasparri). Da allora il palazzo gode della extraterritorialità. Fino al 1960 vi avevano sede i musei Lateranensi poi trasferiti ai musei Vaticani (oggi museo Gregoriano, perché la raccolta fu voluta da Gregorio XVI nel 1836). Contiene l'appartamento del Vicariato di Roma, carica attualmente ricoperta da Agostino Vallini96. Nella notte del 28 luglio 1993 il palazzo ha subito un attentato terroristico, causato da un’auto bomba. Contemporaneamente un analogo attentato ha colpito la chiesa di San Giorgio al Velabro presso l’arco di Giano, tali azioni non sono state rivendicate e gli autori sono rimasti ignoti. Gli inquirenti hanno avanzato l’ipotesi di un attentato di stampo mafioso perché in quel periodo lo Stato stava assestando gravi colpi all’associazione criminale siciliana. Hai foto d’epoca del palazzo Lateranze del 28 luglio 1993.

 

Tra la Basilica e via dei Laterani si trovano la Pontificia Università Lateranense e il Pontificio Seminario Maggiore. L’Università offre corsi di laurea triennali e magistrali in: Scienze della Pace, Filosofia; Teologia e Teologia Pastorale; Diritto Canonico; Utroque Iure; Diritto civile. Per l’anno accademico 2020-2021 vi è un nuovo indirizzo: “Teologia interconfessionale in prospettiva ecumenica e comunionale”. Da informazione pubblicitaria in Trovaroma di Repubblica del 25.6.20.

 

Prima di dirigerci verso via Merulana e la Basilica di Santa Maria Maggiore, torniamo sui nostri passi, fatto il primissimo tratto di via di San Giovanni in Laterano prendiamo via di Santo Stefano Rotondo.

 

VIA DI SANTO STEFANO ROTONDO

La via presenta i resti dell’acquedotto Neroniano, sulla destra, di fronte alla chiesa era la villa Casali con il Casino, venne distrutta per la costruzione dell’Ospedale Militare del Celio.

 

SANTO STEFANO ROTONDO

 

L'ARABO EDRISI E LE MERAVIGLIE DI ROMA

In via di Santo Stefano Rotondo. Tanto grande era l'ammirazione per la nostra città che sentite come la descrive uno dei più grandi geografi e cartografi della storia, l'arabo Edrisi vissuto verso il 1100. "Il letto del Tevere è lastricato di rame e nessuna lingua può descrivere le magnificenza della città... Il mercato degli uccelli è lungo una parasanga97. Le terme sono più di seimila. La chiesa di Santo Stefano è la più straordinaria: è costruita in un unico blocco di marmo scavato dall'interno. Alla chiesa si accede da 101 porte di ottone, avorio, ebano e oro. Ma ciò che la rende straordinaria è che è circondata da 3.000 colonne su di ognuna c'è un penitente che prega Iddio notte e giorno senza scendere mai... (una specie di muezzin) ".

Idrisi (Ceuta 1099- Sicilia 1165) è stato un geografo e viaggiatore berbero. Fu invitato dal re Ruggero II di Sicilia a Palermo dove realizzò una raccolta di carte geografiche note con il titolo "Il libro di Ruggero". Aveva viaggiato per tutti i paesi del mar Mediterraneo, quindi si stabilì presso la corte del re normanno Ruggero II intorno al 1145. Ci ha lasciato il cosiddetto Libro di Ruggero in nove volumi edito dall'Istituto Orientale di Napoli e dall'Ismeo di Roma, in esso sono raccolte tutte le informazioni raccolte da Idrisi durante i suoi viaggi attraverso il Mediterraneo, nonchè i resoconti di vari viaggiatori arabi. Per quei tempi è un'eccezionale testimonianza di cultura geografica.

A lui si deve anche un planisfero che riassume le conoscenze geografiche del tempo, inciso su una lastra d'argento nel 1154, ci è noto per le copie realizzate dai copisti perché l'originale è stato predato durante una rivolta contro i normanni e fuso.

 

La chiesa di Santo Stefano Rotondo risale al V secolo, è stata gestita fino al 1580 dai Paolini ungheresi, dopo questa data è in cura al Pontificio Collegio Germanico-Ungarico. Oggi è chiesa nazionale di Ungheria. Fa parte della parrocchia di Santa Maria in Domnica alla Navicella.

La chiesa venne edificata su di una parte della caserma romana dei Castra peregrina, alloggi delle truppe provinciali e in corrispondenza di un mitreo (anno 180) rimesso in luce negli anni 1973-75. Nei pressi era la domus dei Valeri. La chiesa fu voluta da papa Leone I Magno (440-461) sotto il quale venne costruita anche la chiesa di Santo Stefano a via Latina. Tuttavia dalle fonti sappiamo che la chiesa venne consacrata da papa Simplicio (468-483).

L'edificio aveva una pianta circolare, costituita in origine da tre cerchi concentrici: uno spazio centrale dal diametro di 22 metri delimitato da 22 colonne architravate sulle quali poggia il tamburo (alto 22,16 metri), intorno a questo spazio centrale c'era un anello in muratura che formava un ambulacro di 42 metri di diametro e di un altezza inferiore rispetto al corpo centrale dell'edificio, questo anello era delimitato da colonne collegate da archi oggi inseriti nel muro continuo. Il terzo anello, quello più esterno oggi è scomparso (diametro 66 metri). Da questo anello più esterno partivano quattro ambienti di maggiore altezza che trasformavano la pianta centrale della chiesa in una pianta a croce greca. Lo spazio del secondo anello era probabilmente scoperto come testimonia il disegno fatto nel Trecento.

Gli interni erano decorati con lastre di marmo, sono state rinvenute tracce di esso nel pavimento (cipollino) e i fori sulle pareti testimoniano la presenza di un rivestimento.

Il colonnato che circonda lo spazio centrale è formato da 22 colonne di riutilizzo, infatti sono di altezze diverse, mentre i capitelli ionici furono eseguiti nel V secolo. Anche gli architravi hanno altezze leggermente diverse.

La chiesa presenta analogie con la chiesa del Santo Sepolcro a Gerusalemme, modello dell'architettura rinascimentale per tutto il medioevo.

Nel VI secolo fu ornata di mosaici. Nel monastero attiguo trovarono rifugio i seguaci di San Benedetto messi in fuga da Subiaco dai Longobardi nel 601. Nel VII secolo papa Tedoro vi portò le reliquie dei santi Primo e Feliciano collocate nel braccio nord orientale, il catino absidale venne decorato da un mosaico a fondo oro eseguito da artista di origine bizantina. Nell'XI secolo la cappella fu ristretta per ospitare la sacrestia, nel 1586 le pareti furono affrescate da Antonio Tempesta98 con le storie del martirio dei due santi. Nei secoli seguenti la chiesa decadde, perse la copertura originaria, l'anello esterno e tre dei quattro bracci, restaurata da Innocenzo II nel 1139 1143 fu creato il porticato di ingresso coperto a volta a cinque arcate su colonne di reimpiego e capitelli tuscanici. Le 14 finestre aperte sul tamburo vennero murate.

Di nuovo un periodo di abbandono finché papa Niccolò V affidò il restauro completo allo scultore fiorentino Bernardo Rossellino99 che rifece coperture e pavimento, rialzandone la quota, collocò al centro un altare marmoreo. Rimase solo il braccio utilizzato come vestibolo in corrispondenza dell'atrio. Alcuni autori ipotizzano anche, in questi lavori, un ruolo di Leon Battista Alberti. Nel 1580 venne costruito un recinto ottagonale intorno all'altare con affreschi di Niccolò Circignani, detto il Pomarancio100, che raffigurano la storia di Santo Stefano. Tre anni dopo lo stesso pittore affrescò il muro che chiude l'ambulacro con 34 scene di martirio impressionanti per la rappresentazione delle atrocità inflitte ai martiri cristiani. Secondo alcuni autori oltre al Pomarancio vi lavorarono anche il Tempesta e allievi. Il ciclo inizia con la Strage degli Innocenti, la Crocefissione di Gesù, il martirio di Santo Stefano con sullo sfondo i supplizi degli Apostoli. Ogni dipinto ha didascalie in latino e italiano. Alcune scene vennero malamente ridipinte dell'Ottocento.

 

Santo Stefano è stato il primo dei martiri, ucciso solo tre anni dopo la morte di Cristo, lapidato dagli ebrei che, evidentemente non gradivano i seguaci di Gesù. Il corpo fu trasportato a Roma nel V secolo ma la sua sepoltura non è mai stata trovata. A Roma esistono quattro chiese a lui dedicate: Santo Stefano del Cacco, Santo Stefano degli Abissini in Vaticano, Santo Stefano Rotondo e Santo Stefano Protomartire a Tor Fiscale.

 

Torniamo ora in piazza di San Giovanni in Laterano e prendiamo via Merulana.

Solo il lato sinistro della strada fa parte del rione, quello destro è dell’Esquilino.

 

VIA MERULANA

E’ la via dei merli, perché conduceva ai cosiddetti “Prata Meruli”, un possedimento che si trovava all’incirca dove oggi è l’ospedale San Giovanni. La via attuale fu aperta da Gregorio XIII e completata da Sisto V per avere un diretto collegamento tra le due basiliche. La via è stata riqualificata nel 2018 con contributi della Regione Lazio, nuovi marciapiedi, nuove panchine, aiuole, stalli per le bici.

Partendo da piazza San Giovanni in Laterano, abbiamo, a sinistra reparti dell’Ospedale San Giovanni, segue, ad angolo con via Labicana, la

 

CHIESA DEI SANTI MARCELLINO E PIETRO

 

AL LATERANO

La chiesa è dedicata ai martiri Marcellino e Pietro uccisi durante la persecuzione di Diocleziano e seppelliti nelle catacombe “ad duos lauros” sulla via Casilina. Riedificata nel 1751 da Girolamo Theodoli, nel complesso edilizio si insediarono le monache Carmelitane del Corpus Domini che vi restarono fino al 1906, quando si trasferirono a Fano. La parrocchia è affidata al clero secolare.

 

Sul lato opposto, quindi nel rione Esquilino, quasi di fronte, ecco la

 

SANT’ANTONIO DA PADOVA.

Costituisce con palazzo Brancaccio l’opera più impegnativa di Luca Carimini101 (1884-87) e la prima realizzazione monumentale dell’architettura sacra romana dopo il 1870. La facciata in laterizio a vista ed elementi architettonici in travertino, si leva su una scalinata a doppia rampa; l’eclettismo neorinascimentale dell’architetto accostò le forme quattrocentiste a quelle del Sangallo nel portico a cinque arcate. Caratteristico il campanile a cella ottagona con cuspide in maioliche policrome e dorate.

L’interno è di un’eleganza raggelata, è a tre navate (quella centrale con copertura a capriate lignee) suddivise da colonne di granito rosa che si ripetono in proporzioni minori nel secondo ordine, formando così, un matroneo che continua sulla retro facciata. Ai piedi della scalinata è l’ingresso alla chiesa inferiore.

 

Il complesso edilizio “Santa Maria” creato nel 1928 ha tolto risalto alla chiesa. Nel complesso edilizio si trova un auditorium, la biblioteca ecclesiastica e il convitto residenza universitaria.

 

Ancora più avanti, superato l’incrocio con via Labicana / viale Manzoni, la strada prosegue in leggera salita, sulla destra (rione Esquilino):

 

PALAZZO MERULANA

 

COLLEZIONE CERASI

La famiglia di costruttori romani ha quasi ultimato un intervento da cinque milioni di euro con il quale aprirà al pubblico la propria collezione di opere di artisti della cosiddetta Scuola Romana, da Donghi a Scipione nel palazzo che un tempo ospitava l’Ufficio d’Igiene.

A primavera, quando saranno completati i lavori all’interno dell’edificio, si potranno ammirare i capolari come il “Ballo sul fiume” di Giuseppe Capogrossi, il “Ritratto di Primo Carnera” di Giacomo Balla, la “Pettinatrice” di Antonietta Raphael, e i “Piccoli saltimbanchi” di Antonio Donghi.

Questi capolavori, anche opere di De Chirico, sono stati acquistati da Claudio Cerasi (lo stesso che ha realizzato il Maxxi) e dalla moglie Elena, ora saranno esposti per iniziativa e sotto la cura di una fondazione intitolata ai due costruttori romani. Nel palazzo 1.000 mq di esposizioni e 700 di uffici.

 

Ancora avanti, la seconda a sinistra è via Ruggero Bonghi che conduce alla Scuola Elementare Ruggero Bonghi, grande edificio posto ad angolo con via Guicciardini.

Dal 2016 la scuola è diventata una scuola museo. Un gruppo di artisti ha realizzato dipinti murali e installazioni, sono: Felice Levini, Bruno Ceccobelli, Gianfranco Notargiacomo, il progetto è di Teresa Coratella ex alunna. Anche poesie scritte sui muri tra cui quelle di Plinio Perilli e Tommaso Binga alias Bianca Menna. Roma è protagonista di alcuni lavori, come quello di Giancarlino Benedetti Corcos, una fila di maioliche con la circolare. Otto i murales di grandi dimensioni di cui quattro, di Claudio Bianchi, Teresa Coratella, Andrea Fogli e Tommaso Cascella, realizzati con i bambini dell’istituto. Levini riprende il discorso di Pericle agli ateniesi sulla democrazia, l’opera di Ceccobelli porta a riflettere sulla noia. Il murales all’entrata è stato affidato a Mark Kostabi. Inaugura a ottobre, aperto al pubblico tutti i sabati. Da Repubblica del 11.8.16.

 

In fondo a via Ruggero Bonghi c’è uno degli ingressi al parco del Celio, ma noi prendiamo la prima a sinistra, via Ludovico Muratori, al civico 28 si trova il primo esempio di casa prefabbricata in pannelli ancora in piedi, la sua realizzazione è degli anni Cinquanta.

 

Torniamo su via Merulana, sulla sinistra:

 

CHIESA DI SANT’ANNA

Consacrata nel 1885 fa parte del complesso edilizio di proprietà delle Figlie di Sant’Anna, che qui hanno anche la loro Casa Generalizia con Studentato per convegni ed esercizi spirituali.

 

Ancora avanti, sulla destra troviamo

 

La coltelleria Sergio Zoppo in via Merulana 66 vende coltelli di tutti i tipi, sciabole, spade Katana e coltelli in ceramica giapponesi, rasoi e forbici da sarto. Il negozio è qui dal 1921, in mezzo una bici Bianchi che usava il padre di Sergio Zoppo nel 1945 per fare l’arrotino nelle strade del quartiere.

 

Prima di giungere a largo Leopardi con il teatro Brancaccio, imbocchiamo a sinistra

 

VIA POLIZIANO

 

CHIESA DI SAN GIUSEPPE DI CLUNY

Nella strada, sulla destra, ad angolo con via Carlo Botta, si trova la Chiesa di San Giuseppe di Cluny di Luca Carimini (lo stesso della chiesa di Sant’Ivo dei Bretoni in vicolo della Campana e della chiesa di Sant’Antonio a via Merulana) che interpreta il quattrocento toscano con rigorosa disciplina senza però dimenticare il contesto architettonico in cui agisce. Da Irene de Guttry, Guida di Roma moderna, Ed. De Luca, 1978, pag. 21.

Nella vicina via Carlo Botta al n. 23 si trova la biscotteria Cipriani. Nata nel 1906 con gli Oswego, i Novellini, i Vittorio, i Napoleoni bianchi e al cacao e i Sigarettoni offre una vasta quantità di biscotti. Pietro Cipriani nasce nel 1876 a Pescia di Norcia in Umbria, giovanissimo viene a Roma dove comincia a lavorare come garzone di fornaio. Ancora ragazzo apre un laboratorio in via del Corallo (vicino a via del Governo Vecchio) e nel 1906 si mette in proprio. Nel 1908 nasce Amleto, a lui subentrano i tre figli, uno di questi Piero con il figlio Luca sono tutt’ora titolari dell’azienda. Oggi è anche pasticceria. Qui venne girato “Matrimonio all’italiana”, film del 1964, regia di Vittorio de Sica, con Sophia Loren e Marcello Mastroianni. Il soggetto è ispirato a Filumena Marturano di Eduardo De Filippo.

 

 

Procedendo ancora avanti per via Merulana, in leggera salita, si arriva in largo Leopardi, qui sulla destra è l’Auditorium di Mecenate che ricade nel rione Esquilino. Sul largo affaccia anche il celebre forno Panella.

 

AUDITORIUM DI MECENATE

Si tratta di una sala seminterrata decorata di affreschi, unico resto della villa o horti di Mecenate.

Il suo ritrovamento è avvenuto nel 1874 quando si procedeva a costruire il rione Esquilino. Oggi ha una moderna tettoia, mentre originariamente aveva una copertura a volta. La sala è larga 13 metri e lunga 24 metri con un’abside semicircolare sul fondo che presenta una gradinata costituita da sette stretti gradini concentrici. Per realizzare la sua lussuosa residenza l’area venne bonificata del sepolcreto che si estendeva fuori dalle mura Serviane. La caratteristica è la decorazione pittorica degli inizi del I sec. d.C. conservata sia nelle nicchie che sopra di esse, dove corre un lungo fregio su sfondo nero con scene dionisiache e giardini miniaturistici. Raffigurazioni analoghe erano anche nelle nicchie affrescate internamente come se fossero delle finestre aperte su lussureggianti giardini. La gradinata che caratterizza la parete di fondo, dai gradini troppo stretti per far pensare ad una cavea teatrale è identificabile invece come una fontana monumentale. Questa sala, allietata da giochi d’acqua doveva essere un triclinio estivo. Tutto il paragrafo è tratto da: sovraintendenzaroma.it.

 

PANETTERIA PANELLA

Un antico forno che negli anni è diventato pasticceria, bar, caffetteria, bistrot, ristorante, enoteca, gelateria. Inizia la sua attività nel lontano 1929 per opera del capostipite Augusto Panella, nato e cresciuto in una famiglia di panificatori. Oggi a tenere le redini di famiglia è uno degli otto figli del patron Augusto, Mariagrazia. Ad assisterla ci sono 4 fornai, 5 pasticceri, 3 cuochi, un aiuto cuoco, 3 operatori che si occupano del pane artistico e tra sala e bar 14 persone con 7 commessi, un barmaid e una sommelier. Il direttore di sala è Simone Braghetta.

E’ stata una delle prime attività del territorio ad adottare prodotti biologici o senza glutine, vi si possono trovare 70 tipi di pane compresa la ciriola romana, la crocetta ferrarese, il coccoi sardo e il pane danese. Dolci come la pastiera napoletana, il cannolo siciliano o la treccia di Venere, fino ai biscotti e alla pizza ripiena di manzo del Chianti o tradizionale con prosciutto e mozzarella.

E’ aperto dalle ore 8 alle ore 23, la domenica e i festivi fino alle 16, venerdì e sabato fino alle 24102.

 

 

Ma l’edificio che richiama la nostra attenzione è:

 

TEATRO BRANCACCIO

In via Merulana 244. Il teatro ha oggi una sala rettangolare con galleria, la fossa è assente, i posti disponibili sono 1.400. Venne inaugurato il 16 gennaio 1916 con il nome di Teatro Morgana, il progetto è dell'ingegnere Carlo Sacconi. Nel 1937 prese il nome attuale in omaggio al palazzo e alla famiglia Brancaccio che aveva dato il terreno per il teatro.

Ha subìto nel corso degli anni diversi rifacimenti e ampliamenti, è stato creato un secondo piano utilizzato come Ridotto, oggi detto Brancaccino con 100 posti, utilizzato anche come sala prove. Dal 2001 al 2007 il direttore artistico è stato Gigi Proietti (qui tenne la sua scuola di teatro, tra i suoi allievi Enrico Brignano, Gabriele Cirilli, Paola Tiziana Cruciani, Giampiero Ingrassia, Flavio Insinna, Rodolfo Laganà, Pino Quartullo, Francesca Reggiani, Giorgio Tirabassi ed Edoardo Leo) per poi passare a Maurizio Costanzo fino al 2010. Dal settembre 2012 la direzione artistica è di Alessandro Longobardi (lo è ancora nell’aprile 2022). Nel febbraio del 1991 dopo lo scioglimento del Partito Comunista Italiano, con il congresso di Rimini, in questa sala si sono riuniti coloro che erano contrari a tale decisione per dare vita al Partito della Rifondazione Comunista. Recentemente ha ospitato i musical "La bella e la bestia" e "Mamma mia" dedicato agli Abba. Hai foto d’epoca del teatro quando si chiamava Morgana.

 

Prendendo via Mecenate che inizia proprio davanti al teatro, si arriva ad angolo con via delle Terme di Traiano. Qui si trovano, a destra:

 

CISTERNA DELLE SETTE SALE

Vedi il Colle Oppio.

 

Prendendo a sinistra per via Carlo Botta si trova al civico 23 la biscotteria Cipriani, è aperta dal 1906, con gli Oswego, i Novellini, i Vittorio, i Napoleoni bianchi e al cacao e i Sigarettoni offre una vasta quantità di biscotti. Pietro Cipriani nasce nel 1876 a Pescia di Norcia in Umbria, giovanissimo viene a Roma dove comincia a lavorare come garzone di fornaio. Ancora ragazzo apre un laboratorio in via del Corallo (vicino a via del Governo Vecchio) e nel 1906 si mette in proprio. Nel 1908 nasce Amleto, a lui subentrano i tre figli, uno di questi Piero con il figlio Luca sono tutt’ora titolari dell’azienda. Oggi è anche pasticceria. Qui venne girato “Matrimonio all’italiana”, film del 1964, regia di Vittorio de Sica, con Sophia Loren e Marcello Mastroianni. Il soggetto è ispirato a Filumena Marturano di Eduardo De Filippo.

 

Torniamo al teatro Brancaccio, proseguiamo per via Merulana, sempre sul lato sinistro troviamo il

 

PALAZZO BRANCACCIO

Il vicino palazzo Brancaccio, è l'ultimo palazzo nobiliare in Roma, venne costruito tra il 1886 e il 1912 su progetto di Gaetano Koch prima e di Luca Carimini103 poi, per volere della moglie del principe napoletano Salvatore Brancaccio: Mary Elisabeth Field. Mary Field, americana, portò come dote di nozze un milione di dollari. Nel parco, cresciuto sul sito delle Terme di Traiano, vi era una torre, detta di Mecenate, da cui Svetonio sosteneva che Nerone avesse assistito all’incendio di Roma del 64. Il parco fu poi espropriato per destinarlo a parco archeologico negli anni 1935-36. Attualmente nel parco si trova la Casina del Laghetto, ricca di affreschi.

Il piano nobile di circa 1700 mq, tutt’ora proprietà dei Brancaccio, ha ospitato dal 1958 al 2017 il Museo Nazionale d’arte orientale Giuseppe Tucci, poi traferito all’Eur nel costituendo Museo delle Civiltà. Purtroppo solo una piccola parte della collezione è stata portata ed esposta all’Eur. Il resto chiuso in casse; da Repubblica del 19.5.18.

Nelle sale al piano nobile Mary Field organizzava sontuose feste da ballo in onore del Re Umberto I. Gli interni vennero affrescati da Francesco Gai, tra questi “La toletta di Venere”. E’ ancora in funzione il primo ascensore di Roma.

Alle spalle si estende il Parco Traiano utilizzato, come il palazzo, per eventi.

 

Nel 2009 la principessa Fernanda Brancaccio in un testamento pubblico destina il palazzo al Comune vincolandone i proventi ai poveri attraverso una fondazione. La principessa muore nel 2012. Esistono altri due testamenti, uno del 2012, giudicato apocrifo dal tribunale un terzo è stato rivendicato dal principe Ferdinando Massimo: il giudizio è in corso. Da Repubblica del 21.1.18.

Nel palazzo si è tenuta la serata d’avvio della kermesse del Festival del Cinema. Dopo il red carpet, 400 invitati a palazzo Brancaccio. Presenti il ministro Dario Franceschini e la moglie Michela Di Biase, il vicesindaco Luca Bergamo. Da Repubblica del 18.10.19

 

 

Si è giunti così in largo Brancaccio dove la strada spiana e si vede davanti a noi la Basilica di Santa Maria Maggiore. A destra via dello Statuto porta a piazza Vittorio, a sinistra via Lanza conduce a via Cavour e ai Fori Imperiali. Sul primo incrocio a destra, ad angolo con via di San vito, si trova la

 

CHIESA DI SANT’ALFONSO DE’ LIGUORI

 

Il primo esempio pubblico di stile neogotico a Roma. Eretta nel 1855-59 su progetto di George Wigley nella seicentesca villa Caetani, una delle ultime chiese di Roma pontificia. Notevolmente modificata nel 1898-1900 da Maximilian Schmalzl. La facciata in mattoni e travertino, si caratterizza per il grande arco ogivale che include il rosone ed è preceduta da un protiro a tre ingressi aggiunto nel 1898.1900.

L’interno con endonartece è a navata unica con sei cappelle per lato intercomunicanti, i soprastanti matronei risalgono, come la ricca decorazione in marmi, ai restauri del 1900. Pitture di Eugenio Citerna. All’altare maggiore veneratissima “Madonna del Perpetuo Soccorso” tavola di scuola cretese del secolo XIV.

 

Ancora avanti, ma sulla destra si trova al civico 267 una lapide che ricorda Emilio Gadda: “A questa via / all’umanità vitale e dolente / della Roma fra le due guerre / si ispirò / Carlo Emilio Gadda / per il suo PASTICCIACCIO / capolavoro della letteratura del 900. Spqr 1997”.

Ancora pochi passi e siamo giunti in piazza Santa Maria Maggiore.

 

 

 

 

 

 

 

IL RIONE NEL CINEMA

 

Il film “La banda degli onesti” (1956) con Totò e Peppino De Filippo (consacrò la coppia) è ambientato in piazza degli Zingari dove è la tipografia di Lo Turco, interpretato da Peppino De Filippo. In piazza della Suburra è il bar dove Totò, in una delle scene più divertenti, utilizza una tazzina di caffè e lo zucchero per spiegare il capitalismo; il bar conservava su una parete la tavola di legno del vecchio bancone del bar, ma a chiuso durante il covid, adesso c’è un negozio di abbigliamento con dj.. Regia di Camillo Mastrocinque, soggetto e sceneggiatura di Age e Scarpelli.

Il film “Il marchese del Grillo” (1981) con Alberto Sordi per la regia di Mario Monicelli, vede l’abitazione del marchese nella Casa dei Cavalieri di Rodi.

Il film “Film d’amore e d’anarchia” (1973) della Wertmuller racconta la storia d’amore tra Tunin, Giancarlo Giannini e Salomè Mariangela Melato in un bordello situato in via Baccina presso la scalinata con fontanella di via degli Ibernesi.

Il film “I ragazzi di via Panisperna” (1989) di Gianni Amelio con Andrea Prodan, Ennio Fantastichini, Laura Morante e Virna Lisi, fa riferimento al gruppo di scienziati, fisici e matematici che, riuniti intorno a Enrico Fermi compirono ricerche di fisica nucleare. La scena iniziale si svolge nel chiostro della facoltà di ingegneria.

Il film “La sindrome di Stendhal” (1996) di Dario Argento con Asia Argento e Thomas Kretschmann con musiche di Ennio Morricone è un horror psicologico, presenta una scena in via degli Zingari 50, dove abita Anna Manni interpretata da Asia Argento.

Il film “Notte prima degli esami” (2006) di Fausto Brizzi con Nicolas Vaposidis, Cristiana Capotondi e Giorgio Faletti, vede la casa del professore (Faletti) in via Sant’Agata dei Goti 21, il bar dove si ritrovano i ragazzi in piazza della Madonna dei Monti, il liceo Classico è la facoltà di Ingegneria.

Il film “Cuore sacro” (2005) di Ferzan Ozpetek con Barbora Bobulova, film non certo tra i suoi più riusciti, ha una scena girata nella chiesa di San Lorenzo in Fonte di via Urbana, qui l’attrice si siede e incontra padre Carras.

Il film “To Rome with love” (2012) di Woody Allen ha vari episodi, in uno di questi Alec Baldwin abita in via dei Neofiti, frequenta bar e giornalaio di piazza Madonna dei Monti.

Il film tv “Nero a metà” diretto da Marco Pontecorvo con Claudio Amendola è ambientato in piazza San Martino ai Monti (prima puntata il 19 novembre 2018 / prima di dodici puntate), dove in un villino stile medioevale è situato il commissariato Monti, in esso lavora il protagonista Carlo Guerrieri ovvero Claudio Amendola (ispettore), nel cast anche Antonia Liskova e Angela Finocchiaro.

Il film “Poli opposti” (2015) con Luca Argentero e Sara Felberbaun, ha molte scene girate nel parco di Colle Oppio.

 

BIOGRAFIA

- AA.VV. Guida d’Italia, Roma, ed. Tci, 1993.

- AA.VV. Roma, libri per viaggiare, ed. Gallimard – Tci, 1994.

- AA.VV. I rioni e i quartieri di Roma, ed. Newton & Compton, 1989.

- AA.VV. Le strade di Roma, ed. Newton & Compton, 1990.

- Claudio Rendina (a cura di), Enciclopedia di Roma, ed. Newton & Compton, 2005.

- Giorgio Carpaneto, I palazzi di Roma, ed. Newton & Compton, 1991.

- Mariano Armellini, Le chiese di Roma, ed. Pasquino, 1982.

- Carlo Zaccagnini, Le ville di Roma, ed. Newton Compton, 1991.

- Willy Pocino, Le fontane di Roma, Newton & Compton, 1996.

- Giuliano Malizia, Gli archi di Roma, ed. Newton Compton, 1994.

- Giuliano Malizia, Le statue di Roma. Storia, aneddoti, curiosità, ed. Newton Compton, 1996.

 

SITOGRAFIA

- AA.VV. Guida d’Italia, Roma, ed. Tci, 1993.

- AA.VV. Roma, libri per viaggiare, ed. Gallimard – Tci, 1994.

- AA.VV. I rioni e i quartieri di Roma, ed. Newton & Compton, 1989.

- AA.VV. Le strade di Roma, ed. Newton & Compton, 1990.

- Claudio Rendina (a cura di), Enciclopedia di Roma, ed. Newton & Compton, 2005.

- Giorgio Carpaneto, I palazzi di Roma, ed. Newton & Compton, 1991.

- Mariano Armellini, Le chiese di Roma, ed. Pasquino, 1982.

- Carlo Zaccagnini, Le ville di Roma, ed. Newton Compton, 1991.

- Willy Pocino, Le fontane di Roma, Newton & Compton, 1996.

- Giuliano Malizia, Gli archi di Roma, ed. Newton Compton, 1994.

- Giuliano Malizia, Le statue di Roma. Storia, aneddoti, curiosità, ed. Newton Compton, 1996.

 

CARTOGRAFIA

- AA.VV. Stradaroma, ed. Lozzi, 2005.

- AA.VV. Tutto Città, 2011/2012, ed. Seat.

- AA. VV. Carta dei parchi e delle aree naturali protette.

- Mappa dei percorsi ciclopedonali, 2008.

- Roma in bici. Mappa delle pc presenti e future, Comune di Roma, 2001-08.

- Mappa delle piste ciclabili del Comune di Roma, Lozzi, Il Messaggero, 2020.

- Mappa dei parchi naturali e ville storiche del Comune di Roma, Lozzi, Il Messaggero, 2020.

- www.maps.google.it

- www.viamichelin.it

- www.tuttocittà.it

FILMOGRAFIA

 

Roma de na vorta, Rione Monti, film di Rai del 1955 di Antonello Falqui

Piero Tucci

Ultima revisione del testo 18.3.2020

 

AGGIORNAMENTI

 

6.7.17 Monti. I residenti contro il piano del Comune di pedonalizzazione, allargamento dei marciapiedi ed eliminazione di posti auto deciso in una riunione del 5 giugno. Pedonalizzate: via della Madonna dei Monti, via dei Neofiti, via del Pozzaiolo, via Urbana e via Leonina nel tratto tra via dell’Angeletto e salita del Grillo. Allargamento dei marciapiedi in via dei Serpenti.

16.11.17 Resistenza a Roma. Monti. Ritrovati i guantoni del pugile ebreo Leone Lefrati, per tutti Lelletto, deportato ad Auschwitz, ma riuscì a salvare il figlio di sei anni gettandolo dal camion che lo portava via da Roma durante una delle tante retate. Morì in quel campo di concentramento il 19 aprile del 1944, nelle camere a gas (aveva picchiato tre SS). Si allenava nella palestra Audace (via Frangipane 12), fu uno dei dieci migliori pesi piuma del mondo. Con le leggi razziali del 1938 dovette abbandonare la boxe. I guantoni ritrovati dalla fondazione museo della Shoah e inviati alla famiglia in Israele.

9.2.18 Colle Oppio. La sede di Fratelli d’Italia di via delle Terme di Traiano 15/a è occupata abusivamente, per il Tar del Lazio deve tornare al Comune.

16.3.18 Parco di Colle Oppio. Sarà riqualificato dal Coni, c’è l’okay della conferenza dei servizi a cura del Coni. Sorgeranno nella zona della Polveriera due campetti di calcio, sarà rifatto il campo di basket, sorgerà una pista di pattinaggio e di skate.

10.4.18 Rione Monti. Largo Agnesi. Parte la pedonalizzazione e riqualificazione della piazza con affaccio sul Colosseo. Problemi con una strada che vedrà il passaggio delle macchine davanti a tre scuole.

13.4.18 Rione Monti. L’hotel Forum in via Tor de Conti è il preferito di Beppe Grillo, lo era anche di Monti. Da il Venerdi di Repubblica.

17.4.18 Parco di Colle Oppio. Qui girate molte scene del film “Poli opposti” con Luca Argentero e Sarah Felberbaum del 2015.

26.5.18 Teatro Eliseo. Compie 100 anni, sarà emesso un francobollo commemorativo. Previsto un fitto cartellone di nuove produzioni, grandi successi e riscoperte.

9.6.18 Rione Monti. Rissa in Campidoglio tra i residenti e la commissione Trasporti. Non vogliono la pedonalizzazione di via Urbana, via Madonna dei Monti, il restyling di via dei Serpenti dove sarà eliminata la sosta e allargato il marciapiede, via 200 posti auto ritorno del tram in via Cavour. Ancora da definire la sistemazione di piazza della Suburra per l’accesso alla rimessa, si pensa al senso unico alternato.

30.5.18 Monti. Botteghe storiche. Chiude la bottega dell’ultimo maestro della pittura antica. Miche Paternuosto è tra i pochi a conoscere l’arte dell’encausto. Ha lavorato a palazzo Spada, alla galleria Corsini e a palazzo Venezia, restaurato chiese e basiliche. L’attuale bottega è in via del Cardello 21 b, vicino al Colosseo. La sua bottega è punto di riferimento di studiosi archeologi e appassionati di pittura.

5.8.18 Monti. Basilica di Santa Maria Maggiore. Questa sera dalle ore 21 alle 24 andrà in sena una intensa nevicata artificiale sulle note del Messiah di Handel. E’ la rievocazione storica del prodigio della Madonna della Neve avvenuto nel 358. Luci effetti speciale al laser proiezioni e musica trasformerà la piazza in un multischermo.

15.9.18 Monti. Largo Agnesi, una terrazza sul Colosseo, da ieri completamente pedonale.

21.9.18 Monti. Colosseo. Colle Oppio. Conclusa la conferenza dei servizi, ok dalla Sovrintendenza, saranno restaurati i campetti sportivi di Colle Oppio zona Polveriera, il tutto a spese del Coni (50.000€). Due campi di calcetto, uno da basket, una pista di pattinaggio e una da skateborad. Si tratta di campi con vista sul Colosseo.

22.9.18 Cultura. Angelo Mai. Il Consiglio di Stato conferma lo sgombero del Centro Sociale in viale delle Terme di Caracalla 55.

20.10.18 Cultura. Rione Monti. Riaffiorano in un locale della Banca d’Italia presso il Traforo Umberto I le decorazioni che Giacomo Balla aveva realizzato negli anni Venti. Si tratta di 80 metri quadri di pitture per un cabaret futurista, il Bal Tic Tac. Diventeranno parte del museo dell’educazione monetaria e finanziaria della Banca d’Italia la cui apertura è previst anel 2021.

11.12.18 Monti. Rubate 20 pietre d’inciampo dedicate a vittime della Shoah. Erano dedicate alle famiglie ebree Di Castro e Di Consiglio. Sono state divelte nella notte in via Madonna dei Monti 82.

2.1.19 Rione Monti. Nascerà nel 2019 una isola ambientale, un restyling completo della zona con nuove aree pedonali a velocità ridotta e ampliamento e ripavimentazione di marciapiedi e strade. Il primo lotto di lavori prevede la pedonalizzazione di via Madonna dei Monti, la parziale chiusura al traffico di via Urbana, ampliamento e rifacimento dei marciapiedi di via dei Serpenti, tra via Panisperna e via Baccina. Saranno istallati tre nuovi varchi elettronici.

16.1.19 Rione Monti. Riposizionate le pietre d’inciampo in via della Madonna dei Monti alla presenza dell’artista e della sindaca. Le pietre sono dedicate alle famiglie Di Consiglio e Di Castro.

8.2.19 Monti. Stop alle auto e nuovi varchi entro la fine dell’anno. A giugno partiranno i cantieri da 700.000 euro. Via Madonna dei Monti pedonale, via Urbana chiusa in parte, in via dei Serpenti allargamento dei marciapiedi, due nuovi varchi in via Panisperna e via Cimarra. Entro il 2019 isola ambientale.

15.2.19 Cronaca. Rione Monti. Ultrà laziali inseguono e accoltellano tifosi spagnoli. Cinque feriti, tre indagati per raid armato. Il più grave è un americano che non c’entrava nulla. Le aggressioni mercoledì sera. Locale Ciuri Ciuri di via Leonina. La prima miccia si sarebbe accesa alle 20 in un pub del Colosseo, qui tifosi spagnoli del Real Madrid stavano guardando la partita contro l’Aiax. Alle ore 21,30 i laziali hanno organizzato una spedizione punitiva in via dei Serpenti dove si trovavano i supporter del Siviglia, solo alcuni sono riusciti a scappare nei locali della zona.

9.5.19 Monti. Smontati i gazebo di piazza della Madonna dei Monti, erano irregolari.

9.5.19 Monti. Domus Aurea. Si scopre la sala della Sfinge. Una parete su sfondo bianco con fauni, centauri, uccellini, creature marine, fiori, ghirlande. Anche una piccola sfinge. Ora la sala prenderà questo nome. Il ritrovamento è avvenuto a fine novembre, ma solo ieri dopo mesi di lavori consolidamenti e studi la stanza è stata resa accessibile a una piccola schiera di fortunati. L’obiettivo è quello di concludere i lavori di scavo entro la fine del 2019, al momento si vede solo la volta e parte delle pareti. E’ tutto ben conservato ma va ripulito. Ci vorranno almeno sei mesi di lavoro perché l’area è grande: alta almeno 5 metri e lo spazio, a occhio di almeno sei mesi per tre. Gran parte della sala è ancora interrata.

25.5.19 Monti. Dagli scavi in via Alessandrina affiora una testa di Dioniso incastrata in un muro medioevale. Un capolavoro. Si tratta di una statua di dimensioni di poco più grandi del vero, con ciocche di capelli mossi che ricadono morbidamente sulla nuca. Dallo stile risulterebbe appartenere al I, II sec. un periodo di grande splendore per l’impero romano. “I capelli sono cinti da una fascia decorata con il fiore del corimbo, e sul lato della testa si vede una foglia d’edera – dice Claudio Perisi Presicce, ex sovrintendente e responsabile scientifico dello scavo – si tratta di elementi riconducibili al dio Dioniso”. A conferma del valore dell’opera, anche gli occhi cavi, un tempo riempito di pasta vitrea o di pietre preziose. Saranno state le ore 9 del mattino quando si è trovata la testa incastrata in un muro del XII secolo. Si potrebbero ritrovare tracce della stessa statua che andrà nei Mercati di Traiano. Il cantiere della sovrintendenza è realizzato grazie a un milione di euro donati dall’Azerbaijan, stato asiatico già nell’Unione Sovietica. Si sta rimuovendo la via Alessandrina (da papa Pio V detto Alessandrino) che separa i Mercati di Traiano dal Foro di Traiano.

10.8.19 Centro Storico. Viabilità. I sanpietrini torneranno in via del Corso, torneranno anche in via dei Serpenti e nel rione Borgo, all’Aventino; via sanpietrini da via Veneto, via Nazionale, via Battisti e via IV Novembre, piazza Vittorio. I sanpietrini sono arrivati a Roma nel Cinquecento quando vennero utilizzati per il transito delle carrozze nell’ambito della grande riqualificazione voluta da Sisto V. L’operazione interessò oltre 10.000 mq, andò avanti fino alla ultima guerra mondiale.

15.10.19 San Giovanni. Rione Monti. Con 106 nuove luci brilla la facciata e i campanili della Basilica di San Giovanni. Ieri sera l’inaugurazione della nuova illuminazione Acea con la sindaca e il vicario Angelo De Donatis.

27.10.19 Monti. Cultura. Apre domani il Centro di ricerca e spazio espositivo di via Panisperna dove lavorarono Majorana, Fermi (Nobel per la fisica nel 1938 che da Stoccolma fuggi negli USA per sfuggire alle leggi razziali), Segre e Amaldi. Ingresso in piazza del Viminale 1. Qui compirono gli esperimenti che portarono alla scissione dell’atomo, tra il 1928 e il 1938.

29.10.19 Monti. Iniziati oggi i lavori di via dei Capocci, piazza degli Zingari, via degli Zingari, via San Giuseppe Labre e piazza Madonna dei Monti per il rifacimento dei sanpietrini e allacci alla fogna dei discendenti dei fabbricati. Lavori per 180 giorni. Previste modifiche al traffico.

11.11.19 Monti. Monteverde Vecchio. Vanessa Scalera, l’attrice famosa per “Imma Tataranni” film in sei puntate su Rai1, dichiara: “Sono pugliese e a 19 anni il Mosè fu un’emozione forte, la stessa che mi lega a questa città dove venni per studiare teatro. Ha abitato a Talenti, sulla Nomentana, a San Basilio, a piazza Sempione, in via della Caffarelletta, ora a Monteverde Vecchio. E’ di Latiano (BR) ha 42 anni.

19.11.19 Monti. Il TAR respinge il ricorso di residenti contro l’isola pedonale. Via Madonna dei Monti e via Urbana (parziale) saranno pedonalizzate, ampliati i marciapiedi in via dei Serpenti. Saranno istallati i varchi elettronici. Gara aggiudicata a dicembre.

28.11.19 Teatro Eliseo. Monti. Processo sui fondi all’Eliseo, Barbareschi a giudizio. L’inchiesta sui quattro milioni destinati al teatro coinvolge anche Monorchio (ragioniere generale dello Stato), per l’accusa: “Traffico di influenze”, 70.000 euro a Luigi Tirelli e assunzione della figlia Giulia per quattro mesi nella società Casanova Spa delle stesso Barbareschi.

14.12.19 Piazza San Giovanni. Manifestazione Nazionale delle Sardine.

 

18.1.20 Monti. Il rione aspetta Tom Cruise. A marzo verrà nel rione per girare un nuovo film tipo “Mission impossible” con rocamboleschi inseguimenti nei vicoli. Già allertati gli alberghi, si tratta di ospitare oltre al cast, tutto top secret, la troupe, anche il servizio d’ordine. Tra i set già individuati piazza Navona, piazza di Spagna ma soprattutto Monti. Cruise è molto legato all’Italia, il figlio è fidanzato con una ragazza di Bergamo, nel 2006 si è sposato nel castello di Bracciano con Katie Holmes, nella discoteca Follia di via Crescenzio ballò tutta la notte con Nicole Kidman, quella discoteca ora non c’è più.

31.1.20 Coronavirus. Monti. Gianicolense. Due cittadini cinesi ammalati, ricoverati allo Spallanzani. Erano all’hotel Palatino di via Cavour. Alle ore 14 del 31.1.20 erano 12 i casi sotto osservazione. Psicosi all’Esquilino: negli hotel piovono disdette e si svuotano i ristoranti cinesi.

1.2.20 Coronavirus. Monti. Gianicolense. In quarantena anche tre impiegati dell’hotel Palatino, in casa 14 giorni, hanno avuto contatti con la coppia di Wuhan ora ricoverata allo Spallanzani. All’aeroporto di Fiumicino, terminal Tre predisposte 400 brande per i cinesi bloccati. Uno studente del Conservatorio è a caccia di un certificato per poter cantare, neanche lo Spallanzani glielo dà. Nei ristoranti cinesi calo del 50-70%. Ogni anno a Fiumicino 900.000 cinesi che hanno speso 45 milioni. Disdette le prenotazioni negli hotel. Gli acquisti di lusso è dei cinesi per il 28%.

2.2.20 Coronavirus. Monti. Gianicolense. La psicosi per il coronavirus nelle strade della Capitale tra turismo sotto scacco e venditori abusivi di protezioni per il viso a prezzi esorbitanti. I presidi del Lazio (Mario Rusconi) recepiscono le direttive del ministero: “Emarginare è sintomo di ignoranza”. Fermate le partenze degli allievi del Convitto. La comunità cinese romana raccoglie fondi per i connazionali, il maggiore sforzo per la ricerca e l’acquisto di mascherine protettive.

4.2.20 Coronavirus. Monti. Gianicolense. I 56 italiani rientrati da Wuhan con un volo dell’aeronautica militare a Pratica di Mare, sono stati concentrati nel centro sportivo della Città Militare della Cecchignola, saranno in quarantena.

5.2.20 Monti. Aprirà nell’ospedale San Giovanni un centro di accoglienza per pazienti dimessi ma senza fissa dimora.

7.2.20 Esquilino. Monti. Il presidente Mattarella visita la scuola Manin in via dell’Olmata 6, la scuola è frequentata da tanti alunni cinesi. La preside Manuela Manferlotti ha detto che il 45% degli alunni sono migranti di seconda e terza generazione: 332 di cui 224 nati in Italia, di questi 120 sono cinesi.

15.2.20 Monti. Santa Maria Maggiore. Da ieri sera, nuova luce con criteri artistici nella Basilica. La statua sulla colonna , la facciata, il campanile e le cupole hanno una nuova illuminazione grazie all’Acea che ha sostituito 90 proiettori su 130.

17.2.20 Monti. Partiti i lavori di riqualificazione del parco di Colle Oppio.

27.4.20 Rione Monti. Via di San Vitale, restaurati i sampietrini.

24.5.20 Monti. A causa dell’emergenza sanitaria, per evitare assembramenti è stata transennata la fontana dei catecumeni in piazza Madonna dei Monti.

6.6.20 Monti. Il Consiglio di Stato boccia il progetto di isola ambientale a Monti. Il ricorso presentato dai residenti contro il progetto che prevedeva strade pedonali, strade con aree pedonali più larghe e varchi di controllo.

12.6.20 Cultura. Monti. Testaccio. Salario. Palaexpo, Macro e Mattatoio saranno un unico polo culturale, via libera dalla giunta capitolina, vent’anni all’azienda speciale Palaexpo.

25.8.20 Monti. Foro di Traiano. Un mecenate Alisher Usmanov (uzbeco presidente della federazione internazionale della scherma) dona due milioni di euro per il restauro della fontana del Quirinale e la sala degli Orazi e Curiazi ma per il restauro della Basilica Ulpia, la gara finalmente assegnata dopo cinque anni. Previsti 600 giorni lavorativi.

28.8.20 Monti. Palazzo Rivaldi. Dopo decenni di degrado lo stanziamento di 35 milioni deciso dal Mibact inserito nel Piano Strategico Grandi Progetti, potrebbe salvarlo. Reggia del rinascimento nasce nel 1536 su progetto di Antonio da Sangallo per il cameriere di Paolo III. Nel 1975 la proprietà passa all’Istituto Santa Maria in Aquiro, viene occupato per anni da un centro sociale, il Convento Occupato.

Nello studiolo di Alessandro Medici poi papa Leone XI vi sono dipinti pompeiani con pavoni e ghirlande; Nella stanza delle Ghirlande un affresco sul soffitto; nella sala degli Imperatori si trova Costantino e condottieri romani forse dipinti di Perin del Vaga. Nella sala delle Virtù vi sono le ninfe e finte architetture di Giovanni Battista Viola. Nella Cappella di Psiche le scene della mitologia con dee seminude fatte ricoprire quando diventò Conservatorio delle Zitelle Mendicanti. Nel giardino un nicchione ninfeo animato da un cogegno che emetteva il suono del canto degli uccelli.

A settembre il Mibact convocherà un tavolo con la Regione per mettere a punto il progetto. Diventerà scuola di alta formazione del ministero ma luogo di esposizioni.

7.10.20 Viabilità. Monti. Castro Pretorio. L’asfalto copre i sampietrini sulla corsia dei bus, il cantiere iniierà ai primi del 2021 con lavori da 4,3 milioni di euro. Sarà asfaltata con i sampietrini ai lati.

12.12.20 Monti. Museo dei Fori Imperiali nei Mercati di Traiano. Terminati gli scavi nell’area di via Alessandrina, strada distrutta negli anni Trenta. Due anni di lavori finanziati dalla repubblica dell’Azerbaigian, sono tornati alla luce l’apparato decorativo del Foro di Traiano, tra questi 60 fanno parte del Fregio d’armi motivo marmoreo che rappresentava le spoglie belliche dei popoli vinti e quelle dei vincitori e decorava il ricco fronte della Basilica Ulpia e forse i portici della piazza del Foro. I ritrovamenti più importanti sono stati: la testa dio Dioniso riutilizzata in un muro tardo medioevale, e un’altra testa raffigura Augusto giovane.

 

15.1.21 Monti. Colle Oppio. Il parco donato dal Coni con campi di palla canestro e una pista di Skate resta chiuso anche se i lavori si sono conclusi l’estate. Una lastra pericolante impedisce l’apertura.

31.1.21 Domus Aurea. Progetto di Stefano Boeri – architetto del Bosco Verticale di Milano - per un nastro di luce e acciaio fino alla Aula Ottagona. Sarà permanente. Un intervento leggerissimo non intacca le murature , una struttura leggera autoportane senza lavorazioni di impatto ne saldature

13.1.21 Monti. Dodicenne della scuola media di via Panisperna riceve una nota e si butta dalla finestra. E’ ricoverato al Policlinico Umberto I in terapia intensiva, non è in pericolo di vita.

3.4.21 Monti. Giardini di via del Quirinale riaperti al pubblico dopo la crepa apertasi nel 2016.

4.6.21 Monti. Il comune studia un percorso pedonale tra la stazione Termini e i Fori Imperiali. Vie D’Azeglio, via Urbana, via Leonina, via Madonna dei Monti, via Tor de Conti e piazza Corrado Ricci.

2.9.21 Monti. Albergo Forum, per il TAR la terrazza è abusiva, deve essere rimossa. I proprietari presentano ricorso.

14.9.21 Monti. Ospedale San Giovanni. Attacco hacker, non si riescono a leggere le cartelle cliniche.

22.9.21 Monti. Primo municipio. Candidati presidenti di municipio per le elezioni del 3-4 ottobre 2021: Lorenza Bonaccorsi per il centro-sinistra; Lorenzo Santonocito per il centro destra; Federica Festa per il M5S; Giuseppe Lobefaro per la lista Calenda.

1.10.21 Monti. Chiesa di San Pietro in Vincoli. Il Mosè di Michelangelo torna al suo splendore grazie alla pulitura dei marmi fatta sotto la tutela della Soprintendenza da IGT (da Repubblica del 28.9.21)

5.10.21 Monti. Primo municipio. Bonaccorsi (sinistra) 39,8% Santonocito (destra) 27,9%.

19.10.21 Monti. I Municipio eletto presidente Lorenza Bonaccorsi (centro sinistra) con il 56,2%.

26.11.21 Monti. Via Frangipane. In questa via è girato il film tv “Un professore” regia di Alessandro D’Alatri con Alessandro Gassman (Dante Balestra) e Claudia Pandolfi (Anita), in onda su Rai 1 dall’11 novembre al 16 dicembre 2021. Dante è un professore dell’I.S. Leonardo Da Vinci che si trova nella strada. Davanti al portone è collocato un chiosco bar che nella realtà non esiste, al suo posto una fontanella.

26.11.21 Monti. Primo municipio. Per il seggio lasciato libero da Gualtieri alla Camera il 16 gennaio sivota per le suppletive. Incognita di Giuseppe Conte. Il Pd pensa a:Enrico Gasbarra, già presidente della provincia, già vicesindaco di Roma; Annamaria Furlan già segretaria della Cisl o Cecialia D’Elia già assessore alle pari opportunità con Veltroni.

 

2.12.21 Monti. Al liceo Cavour di via delle Carine si trova Andrea, ma sul registro risulta ancora Anna. Orfano, dislessico e trans, per la scuola è ancora legalmente Anna. Il 20 novembre 2012 Andrea Spaccandela, alunno del liceo Cavour, si tolse la vita, amava indossare pantaloni rosa.

15.12.21 Monti. Palazzo Rivaldi. La regione sta concludendo l’acquisto di palazzo Rivaldi, reggia del Rinascimento (Antonio da Sangallo), che vede basilica di Massenzio e Colosseo dall’alto, per 25 milioni (ora proprietà della Asp Isma Istituto Santa Maria in Aquiro.. Il ministero dei Beni Culturali investirà 35-50 milioni per il restauro. Il ministro Franceschini rilancia: vorremmo che lì andasse la collezione Torlonia. Sarebbe straordinario.

14.1.22 Ama. Monti. La presidente del I municipio Lorenza Bonaccorsi scrive ad Ama per eliminare i cestini che sembrano “urne cinerarie”, sembra che la bocca sia troppo stretta, c’è un problema a svuotarli. Sono 1.000, costati 360 € l’uno. Nel frattempo partita la sostituzione di 2.700 cassonetti danneggiati sempre nel I municipio.

14.1.22 Monti. La resa di Barbareschi. Il teatro Eliseo è in vendita per 24 milioni di euro. Ultimo atto di una lunga crisi finanziaria.

17.1.22 Monti. Elezioni suppletive a Roma centro nel seggio della Camera lasciato libero da Gualtieri diventato sindaco di Roma. Viene eletta Cecilia d’Elia, del Pd. Alle urne appena l’11,3% degli elettori. Il centro destra non supera il 12%.

29.1.22 Monti. I Savoia fanno causa allo Stato italiano per riavere i gioielli di famiglia. Dal 1946 sono nel caveau della Banca d’Italia. Fu Umberto II ad affidare i gioielli a Luigi Einaudi dopo il referendum monarchia o repubblica.

4.2.22 Comune. Monti. Parioli. Gualtieri firma l’ordinanza per cui gli esercizi commerciali del settore alimentare e misto nei municipi I e II chiuderanno alle ore 22 nei municipi primo e secondo. Il provvedimento per fermare la movida selvaggia specie a Trastevere e San Lorenzo.

9.2.22 Monti. Terminato il restauro dell’Aurora di Guido Reni nel casino Pallavicini Rospigliosi sul Quirinale. Il lavoro è stato condotto dai tecnici dell’Icr pagato dalla famiglia che è proprietaria dell’immobile. Da marzo visite guidate gratuite. Dipinto del 1614 come fosse un quadro da cavalletto.

11.3.22 Monti. Castro Pretorio. I commercianti di via Nazionale lamentano i lavori sulla strada senza fine. Sono iniziati a luglio ma ancora non sono finiti. Previsto un costo di 2,8 milioni.

21.3.22 Monti. Ama. Rifuti. Via dal rione gli ultimi 56 cassonetti, avanza il porta a porta.

8.4.22 Monti. Tolti i cassonetti per le strade, passati al porta a porta, ci sono problemi nella raccolta dei rifiuti.

 

15.5.22 Monti. Ventuno tra associazioni di quartiere e comitati di residenti contro la malamovida e la sporcizia. Da Campo de Fiori a Trastevere, dall’Ostiense a Ponte Milvio, sit in di protesta in Campidoglio.

17.5.22 Monti. La presidente del municipio I Lorenza Bonaccorsi: “Ogni giorno mi lamento con Ama, lo spazzamento in strada non c’è, da giugno altre assunzioni”.

18.5.22 Monti. Contro la malamovida squadre speciali Ama per ripulire le strade e nuovi cestini. Misure estese a piazza Bologna, Trastevere e Ponte Milvio. Un piano interventi antidegrado è stato messo a punto nel vertice tra sindaco, presidente primo municipio e responsabili Ama.

24.5.22 Ama. Rifiuti. Monti. Trastevere. Da ieri è partito il doppio turno di raccolta dei rifiuti organici prodotti dalle utenze non domestiche. Alle ore 20 nei negozi, alle ore 24 nei locali. Il servizio verrà appaltato a ditte esterne per recuperare risorse Ama. Nuove squadre anche a Prati.

15.7.22 Monti. Riapre il parco di Colle Oppio, un luogo di degrado diventa una cartolina di Roma. Si è appena concluso il campionato mondiale di Skate che ha selezionato i concorrenti per le Olimpiadi di Parigi, ora quell’area diventa pubblica, inoltre è stato ripristinato il campo di basket/pallavolo e due campi polivalenti di calcetto.

29.8.22 Monti. Chiusa da mesi la scalinata che collega Colle Oppio con la piazza del Colosseo, è pericolante e piena di rifiuti.

9.10.22 Monti. Castro Pretorio. Crisi e degrado in via Nazionale. Chiusi 45 negozi, un terzo del totale, appello di esercenti e residenti: “La strada va rivalutata”.

10.11.22 Monti. Liceo Cavour. Un professore rifiuta il tema di un alunno perché firmato con nome di uomo invece di donna, si tratta di un caso di persona in attesa di cambiare sesso. Via delle Carine.

16.11.22 Monti. Chiesa Madonna dei Monti. E’ in corso il restauro della chiesa a cura della Soprintendenza Speciale di Roma, diretta da Daniela Porro a cura dell’architetto Alessandra Centroni, della restauratrice Maria Milazzi della storica dell’arte Ilaria Sgarbozza.

5.12.22 Monti. Palazzo Rivaldi. Una tre giorni di studi sul palazzo in abbandono ma di proprietà pubblica.

23.12.22 Monti. Nel Centro Storico 350 dehors sono fuorilegge. I tavolini all’aperto si sono moltiplicati a dismisura, sono abusivi il 10%. Manca il personale per i controlli, in arrivo agenti amministrativi per intensificarli.

 

1 Ettore Petrolini. Roma 1884 -1936. Attore, cabarettista, cantante, drammaturgo, sceneggiatore, compositore e scrittore specializzato nel genere comico. E’ considerato il massimo esponente di quelle forme di spettacolo a lungo considerate teatro minore, ovvero teatro di varietà, la rivista e l’avanspettacolo. Riassumendo in se l’attore e l’autore, Petrolini ha inventato un repertorio e una maniera che hanno profondamente influenzato il teatro comico italiano del Novecento. Sua la canzone “Tanto pe cantà” interpretata da Nino Manfredi, Gigi Proietti e altri.

2 Sant’Alfonso Maria de’ Liguori Napoli 1696 – Nocera dei Pagni 1787. Vescovo cattolico e compositore, fondatore della Congregazione del Santissimo Redentore, autore di opere letterarie, teologiche melodie celebri, beatificato nel 1816, proclamato santo nel 1839 e dichiarato dottore della Chiesa nel 1871.

3 Giacomo Della Porta (Genova 1533 - Roma 1602), allievo e aiuto del Vignola, a Roma costruì palazzi e chiese. Sua la fontana di piazza Colonna e quella delle Tartarughe, la facciata della chiesa del Gesù. Realizzò, su progetto di Michelangelo, la cupola di San Pietro. Da Enciclopedia Treccani.

4 Gregorio XIII Ugo Boncompagni di Bologna. Papa dal 1585-1590. Riformò il calendario decidendo il salto dal 4 al 15 ottobre 1582. A Roma promosse la costruzione del Quirinale, della cappella Gregoriana in San Pietro,

terminò la chiesa del Gesù, aprì la via Appia Nuova. Adattò alcuni ambienti delle terme di Diocleziano a granaio. Ha fondato la Pontificia Università Gregoriana erede del Collegio Romano. Permise la nascita del Conservatorio di Roma. Istituì la Congregazione Romana dell'Indice organo slegato dalla biblioteca Vaticana.

5 Urbano VIII Maffeo Barberini, papa dal 1623 al 1644. Nello stemma tre api in campo blu. Papa durante la guerra dei Trent'anni. Si intromette nella guerra del Monferrato. All’estinzione della famiglia Della Rovere annette il ducato di Urbino. Riconquistò il ducato di Castro e di Ronciglione ai Farnese. A Roma realizzò palazzo Barberini, il palazzo della Propaganda Fide, la fontana del Tritone e il baldacchino di San Pietro usando come cave il Pantheon e il Colosseo per cui Pasquino disse: "Quod non fecerunt barbari...". Commissionò il proprio monumento funebre in San Pietro al Bernini. Fece costruire le mura Gianicolensi che integravano le mura Leonine, a maggior tutela del Vaticano. Sotto di lui si tenne il processo a Galilei con l'abiura nel 1633.

6 Lucamaleonte street artist nato a Roma nel 1983, laureato all’Istituto Centrale per il Restauro. Ha realizzato il murales sulla facciata del deposito Atac di piazza Ragusa e il murales a Totti in via Sibari sul muro della scuola Media Pascoli. Suo il murales ritratto a Proietti al Tufello pochi giorni dopo la scomparsa dell’attore. Al Quadraro, in via Monte del Grano, ha realizzato il murales del Nido di Vespe. Alla Garbatella, in via Ignazio Persico un murales ritratto di Alberto Sordi. Nel maggio 2021 un murale ad Anna Magnani a Tiburtino III. Nel 2022 un murales a Sergio Leone in via Tor de Schiavi angolo via Fiuggi. Nel novembre 2022 in piazza Lotto all’Ardeatino ha realizzato un murales ritratto in onore di Ennio Morricone.

7 Pietre d’inciampo. Sono un’iniziativa dell’artista tedesco Gunter Demnig per lasciare una memoria diffusa dei cittadini deportati nei campi di sterminio nazisti. Si tratta di un blocco di pietra ricoperto da una piastra in ottone posto davanti all’abitazione delle vittime. L’iniziativa è iniziata Colonia nel 1992, a inizio 2019 erano state installate oltre 71.000 pietre. In Italia a Roma dal gennaio 2010.

8 Gabriele Valvassori architetto romano del Settecento, ha lavorato a villa Doria Pamphili, all'altare maggiore di Sant'Agnese in Agone, nella chiesa di Santa Maria dell'Orto a Trastevere e in quella dei Santi Quirico e Giulitta in via Tor de Conti (rione Monti), piccoli interventi in villa Aldobrandini a Frascati. Sua la facciata di palazzo Pamphili sul Corso.

9 Innocenzo III. E’ il papa che affermò il principio teocratico, indisse un concilio lateranense. Papa dal 1198-1216.

10 Alessandro VIII. Pietro Vito Ottoboni, papa dal 1689 al 1691.

11 Filippo Raguzzini (Napoli 1680-Roma 1771) il più originale e brioso progettista del rococò a Roma. Le sue opere più note le realizzò a Roma: ospedale di San Gallicano a Trastevere nel 1725, la chiesa di San Sisto Vecchio nello stesso anno, la chiesa della Madonna della Quercia nel 1727, la chiesa di San Filippo Neri nel 1728, la chiesetta del santuario del Divino Amore nella campagna romana, la sistemazione della piazza di Sant'Ignazio considerata il suo capolavoro. Probabilmente completò la scalinata di Trinità de Monti nel 1731. E' da considerarsi il maggior seguace di Borromini.

12 Gabriele Valvassori vedi nota 8.

13 Renato Guttuso. Bagheria 1912 – Roma 1987, pittore e politico italiano protagonista della pittura neorealista che si espresse nel Fronte Nuovo delle Arti, senatore dal 1976 al 1983. Tra le sue opere più famose: Fuga dall’Etna, Crocifissione, Funerali di Togliatti, Battaglia di Ponte Ammiraglio.

14 Film "Il marchese del Grillo" anno 1981, regia Mario Monicelli, Riccardo Billi è l'ebanista Piperno, Paolo Stoppa è il pontefice Pio VII, Flavio Bucci è il capo brigante don Bastiano, Cochi Ponzoni è il cognato conte Rambaldo,

15 Arengario palazzo del comune dotato di balcone esterno per arringare il popolo. Specialmente nell'Italia Settentrionale il palazzo aveva al piano terreno un portico, al primo piano la sala delle riunioni a cui corrispondeva la porta-finestra con balcone per i discorsi pubblici. Celebre l'Arengario di Milano, in piazza Duomo.

16 Andrea Mantegna (Isola di Mantegna frazione di Piazzola sul Brenta PD 1431 – Mantova 1506) pittore e incisore cittadino della repubblica di Venezia. Si formò a Padova, venne a contatto con i toscani di passaggio in città quali Filippo Lippi, Paolo Uccello, Andrea del Castagno e soprattutto Donatello dai quali imparò una precisa applicazione della prospettiva. Si distinse per la perfetta impaginazione spaziale, il gusto per il disegno nettamente delineato e per la forma monumentale delle figure. Il contatto con Piero della Francesca marcò ancora di più i suoi risultati sullo studio prospettico tanto da raggiungere livelli illusionistici. Attraverso la conoscenza delle opere di Giovanni Bellini – di cui sposò la sorella Nicolosia – le forme dei suoi personaggi si addolcirono senza perdere monumentalità e vennero inserite in scenografie più ariose. Celebre il “Cristo morto” a Brera.

17 Alessandro VII (Fabio Chigi di Siena, papa dal 1655 al 1677). Lo stemma quadripartito ha i tre monti con una stella e la quercia con i frutti. Membro di una famiglia di banchieri si avvalse del nepotismo in maniera ampia. Protettore del Bernini gli diede l'incarico di progettare il colonnato di piazza San Pietro e la sua tomba nella Tribuna di San Pietro. A lui si deve la biblioteca universitaria oggi nella città universitaria, già alla Sapienza. Impartì il battesimo a Cristina di Svezia. E' sepolto in San Pietro nel passaggio tra abside e transetto sinistro.

18 Sisto V (Felice Peretti, papa dal 1585 al 1590 di Grottammare AP) Reprime il brigantaggio, riorganizza la Curia, lascia una impronta nell’attività edilizia. Quando era cardinale fece costruire villa Peretti a Termini. Risanò le finanze, tentò di prosciugare le paludi Pontine. Terminò la costruzione della cupola di San Pietro, la loggia in Vaticano, cappella del presepe in Santa Maria Maggiore. Fece erigere quattro obelischi da Domenico Fontana, aprì nuove strade tra cui la via Sistina.

19 Mario Monicelli Roma 1915 -2010, regista, sceneggiatore e scrittore. Uno dei massimi esponenti della commedia all’italiana, tra i suoi film più famosi: Guardie e ladri, I soliti ignoti, La grande guerra, L’armata Brancaleone, Amici miei, Un borghese piccolo piccolo (1977), Il marchese del Grillo Candidato sei volte al premio Oscar, nel 1991 Leone d’oro alla carriera al festival del cinema di Venezia.

20 Laocoonte era un sacerdote che si oppose affinché il cavallo di Troia fosse portato all'interno della città. Alcuni serpenti usciti dal mare lo soffocarono insieme ai figli. Celebre è la statua del Laocoonte che si trova in Vaticano.

21 Urbano VIII vedi nota 5.

22 Camassei Andrea (Bevagna 1602 – Roma 1649) pittore e incisore. Allievo del Domenichino, lavorò con Andrea Sacchi, sotto la guida di Pietro da Cortona a Castel Fusano. Lavorò per Urbano VIII e le nobili famiglie romane dei Barberini, Altieri e Caracciolo. Il suo capolavoro resta “Il massacro delle Niobidi” a Palazzo Barberini.

23 Volterra suo il progetto di Santa Maria della Scala (fine Cinquecento)

24 Pomarancio pittore del Cinquecento, padre di Antonio, suoi gli affreschi del Belvedere in Vaticano e nella chiesa di Santo Stefano Rotondo al Celio. Nativo di Pomarance in alta val di Cecina.

25 Carlo Maderno architetto di origine svizzera vinvitore del concorso per la facciata di San Pietro, sua anche la facciata della chiesa di Santa Susanna.

26 Urbano VIII. Maffeo Barberini di Firenze. Papa dal 1623 al 1644. Nello stemma tre api in campo blu. Papa durante la guerra dei Trent'anni. Si intromette nella guerra del Monferrato. All’estinzione della famiglia Della Rovere annette il ducato di Urbino. Riconquistò il ducato di Castro e di Ronciglione ai Farnese. A Roma realizzò palazzo Barberini, il palazzo della Propaganda Fide, la fontana del Tritone e il baldacchino di San Pietro usando come cave il Pantheon e il Colosseo per cui Pasquino disse: "Quod non fecerunt barbari...". Commissionò il proprio monumento funebre in San Pietro al Bernini. Sotto di lui si tenne il processo a Galilei con l'abiura nel 1633.

27 Papa Liberio 36° vescovo di Roma e Papa della Chiesa cattolica, ricoprì questa carica dal 352 al 365. Fu relegato in Tracia dall'imperatore Costanzo II perchè si rifiutava di accettare l'eresia di Ario. E' sepolto nelle catacombe di Priscilla, suo successore fu papa Damaso.

28 Papa Paolo V Camillo Borghese pontefice dal 1605 al 1621. Fu in conflitto con Venezia, si dedicò alla riforma della Chiesa e allo sviluppo delle attività missionarie oltre l'Europa. Fece costruire la cappella Paolina in San Pietro e in Santa Maria Maggiore.

29 Carlo Lambardi o Lombardi autore della facciata di Santa Francesca Romana, di palazzo Costaguti in piazza Mattei (dove si trova la fontana delle Tartarughe) e di villa Aldobrandini.

30 Giacomo della Porta (Genova 1533 - Roma 1602), architetto e scultore, allievo e aiuto del Vignola, costruì la chiesa del Gesù a Roma, la chiesa di Santa Maria ai Monti, la fontana di piazza Colonna, la fontana del Tritone, la fontana delle Tartarughe in piazza Mattei, le fontane minori in piazza Navona. E’ passato alla storia per aver realizzato la cupola di Michelangelo in San Pietro dopo la morte del grande artista, sua la facciata di palazzo Altemps.

 

31 Gaetana Agnesi (Mantevecchia LE 1718 – Milano 1799) matematica, filosofa, teologa, accademica e filantropa italiana. Riconosciuta come una delle più grandi matematiche di tutti i tempi, fu la prima donna autrice di un libro di matematica e la prima a ottenere una cattedra universitaria di matematica presso l’Università di Bologna. Un suo busto è a Brera.

32 Valentiniano III (imperatore romano d’Occidente 425-455) era figlio di Galla Placidia. Generale Ezio era al suo servizio, affrontò gli Unni guidati da Attila.

33 Baccio Pontelli (1450-1495) architetto, soprattutto militare ed ebanista nativo di Firenze. Rocca di Ostia e chiesa di Sant'Aurea, rocca di Senigallia, mura di Jesi, progetto della Cappella Sistina realizzata da Giovannino De Dolci. Chiesa di San Pietro in Montorio. Sue le tarsie nello studiolo di Federico da Montefeltro ad Urbino.

34 Marmo imezio proveniente da cave del monte Imetto nell'Attica a sud est di Atene.

35 Lia e Rachele sorelle, prima e seconda moglie di Giacobbe che dalla prima ebbe sette figli, dalla seconda due, da loro originarono le dodici tribù di Israele (Genesi).

36 Sette fratelli Maccabei Fratelli martiri ad Antiochia in Siria, sotto il regno di Antioco Epifane, nel 168, insieme alla loro madre. Morirono perché si rifiutarono di abbandonare la religione cristiana. Memoria il 1° agosto.

37 Giuliano da Sangallo (Firenze 1445 – 1516) Giuliano Giamberti detto, architetto, ingegnere e scultore prediletto da Lorenzo il Magnifico. A Firenze realizzò la villa di Poggio a Caiano, a Prato la chiesa di Santa Maria delle Carceri, a Loreto la cupola del Santuario. Fu capomastro di San Pietro, eseguì fortificazioni a Colle Val d’Elsa, Grottaferrata e Nettuno. In Santa Maria Maggiore gli è attribuito il soffitto.

38 Tullia Minore. Avrebbe complottato con Tarquinio il Superbo per uccidere il padre Servio Tullio. Tarquinio aveva sposato la sorella Tullia Maggiore.

39 Luigi Barattoni autore della risistemazione interna di Santa Cecilia in Trastevere nel Settecento. Suo il disegno dell’altare di Santa Maria dell’Orto, la risistemazione della chiesa stessa. Lavori in San Giovanni Calibita all’isola Tiberina.

40 Giuseppe Chiari Giuseppe Bartolomeo (Roma 1654-1727) allievo prediletto di Carlo Maratta, uno degli artisti più caratteristici della Roma di inizio Settecento. Raggiunse l'apice della fama con Clemente XI (1700-21) che lo affiancò al maestro Carlo Maratta per i cartoni dei mosaici delle navate laterali di San Pietro, per l'ovale di un profeta di San Giovanni e dipinse la Gloria di San Clemente nella basilica omonima.

41 Giovanni Antonio De Rossi 1616-1695) è un architetto simbolo del barocco romano, le sue opere principali sono la cappella del Monte dei Pegni e il palazzo Altieri. Con Bernini ha sovrainteso ai lavori di costruzione del palazzo Pontificio a Castel Gandolfo, ha ristrutturato le mura di Roma tra porta Portese e porta San Pancrazio, palazzo Bonaparte in piazza Venezia.

42 Sassoferrato. Sassoferrato AN 1609- Roma 1685) pittore formatosi nella bottega del Domenichino e di Annibale Carracci. Esistono più di trecento opere del Sassoferrato nei musei del mondo. Il più importante e riconosciuto lavoro è la pala d’altare per la basilica di Santa Sabina all’Aventino. Molte opere nella basilica di San Pietro a Perugia. Il suo autoritratto è agli Uffizi.

43 Giovanni Lanfranco (Terenzo 1582 - Roma 1647) pittore, elaborò uno stile dinamico derivato dal Correggio e manifestò la sua decorazione barocca nelle decorazioni illusionistiche del Casino di villa Borghese (l'Olimpo) e negli affreschi della cupola della chiesa di Sant'Andrea della Valle.

44 Camassei (Bevagna 1602 – Roma 1649) pittore e incisore. Allievo del Domenichino, lavorò con Andrea Sacchi, sotto la guida di Pietro da Cortona a Castel Fusano. Lavorò per Urbano VIII e le nobili famiglie romane dei Barberini, Altieri e Caracciolo. Il suo capolavoro resta “Il massacro delle Niobidi” a palazzo Barberini.

45 Pietro da Cortona Pietro Berrettini detto (Cortona 1596 - 1669) pittore e architetto, fra i protagonisti del barocco. Elaborò uno stile illusionistico come si vede negli affreschi di palazzo Pitti a Firenze o nel Trionfo della Divina Provvidenza in palazzo Barberini a Roma. Affrescò la navata centrale della chiesa di Santa Bibiana a Roma con episodi della vita della santa. In architettura usò un linguaggio scenografico basato sul classicismo cinquecentesco. A Roma eresse la chiesa dei Santi Luca e Martina ai Fori e Santa Maria della Pace. Sua la cupola di San Carlo al Corso.

46 Apocalisse di Giovanni o Rivelazione. Ultimo libro del Nuovo Testamento, uno dei più difficili da interpretare, scritta dallo stesso apostolo oo nei circoli che facevano riferimento al suo insegnamento. Di 404 versetti, 278 contengono almneo una citazione del Vecchio Testamento (Daniele, Ezechiele, Isaia, Zaccaria, Libro dei Salmi ed Esodo).

47 Papa Pasquale I (papa dal 817-824, romano, santo) Fu lui a ritrovare il corpo di Santa Cecilia nelle catacombe di San Callisto e portarlo nella omonima chiesa di Trastevere. Fece costruire S. Cecilia, S. Prassede e S. Maria in Domnica.

48 George Edmund Street (1824-1881) architetto che ha fatto rivivere lo stile gotico, la sua opera principale resta la Royal Courts of Justice.

49 Edvard Burne Jonas (1833-1898) pittore inglese tra i maggiori rappresentanti della corrente dei Preraffaelliti, risentì di Dante Gabriele Rossetti e dell’arte rinascimentale italiana.

50 Luca Carimini (Roma 1830-1890) Autore della Chiesa di Sant'Ivo dei Bretoni in via Campana presso via della Scrofa nel 1877, palazzo Brancaccio tra il 1880 e il 1896, chiesa e collegio di Sant'Antonio a via Merulana nel 1888, chiesa e collegio di san Giuseppe di Cluny in via Poliziano 38 nel 1888, chiesa e collegio di Santa Chiara nella piazza omonima nel 1889, palazzo Blumensthil in via Vittoria Colonna 1 al rione Prati, la cappella del Crocefisso in Santi Apostoli, cappelle funebri in Verano delle famiglie Lais, Vannutelli, Chiassi, Carimini, Di Cette, Blumensthil, D'Arcangelo.

51 Mario Paniconi e Giulio Pediconi Fontana della Sfera al Foro Italico nel 1930, la chiesa di San Felice da Cantalice a Centocelle nel 1935, i palazzi per l'INA e l'INPS all'Eur nel 1939, il quartiere INA Casa Valco San Paolo con altri nel 1950, il quartiere INA Casa Torre Spaccata con altri nel 1960, chiesa dei Sacri Cuori di Gesù e Maria in via Poggio Moiano al quartiere Trieste nel 1960, ville a Casal Palocco, la chiesa di San Gregorio VII nella via omonima nel 1961-63, chiesa di San Giuseppe Cafasso al borghetto degli Angeli nel 1968, chiesa di santa Teresa a corso Italia nel 1969 con curia generalizia, ministero delle Poste e Telegrafi in viale America all'Eur con altri.

52 Manfredo Manfredi (Piacenza 1859 – Roma 1927) Arrivato secondo al concorso per il Vittoriano vinto da Giuseppe Sacconi. Realizzò la tomba di Vittorio Emanuele II al Pantheon, ricostruisce il campanile di San Marco a Venezia e restaura la basilica, nel 1905, in seguito alla morte di Sacconi proseguì i lavori al vittoriano con Koch e Pio Piacentini. Nel 1911 realizza il faro sul Gianicolo voluto dagli italiani di Argentina, progetta il palazzo del Viminale che sarà presidenza del Consiglio dei Ministri fino al 1961. Ha lavorato anche in Brasile.

53 Foschini Arnaldo. Roma 1884 – 1968) architetto e professore universitario. La stima di Marcello Piacentini lo affiancherà tutta la vita, sarà uno dei protagonisti dell’architettura fascista. Realizza il teatro Nazionale in via Depretis nel 1927, partecipa alla realizzazione della Città Universitaria, per questa realizza il portico di ingresso, l’Istituto di Igiene e l’Istituto di Ortopedia. Suo il progetto dell’Istituto George Eastman. Con Del Debbio e Ballio Morpurgo vince il concorso per il palazzo del PNF poi Ministero degli Esteri. Suo il progetto della chiesa dei Santi Pietro e Paolo all’Eur, dal 1944 preside della facoltà di architettura, poi direttore dell’INA Casa.

54 Spaccarelli Attilio. 1890-1975) ha realizzato il Supercinema a via Depretis (Viminale, oggi teatro Nazionale) nel 1927, i giardini di Castel Sant’Angelo nel 1933-34, la demolizione della spina dei Borghi e la progettazione di via della Conciliazione nel 1937-50 con Piacentini, il quartiere INA Casa a Casal Bernocchi (Acilia) nel 1961 con la chiesa parrocchiale di San Pier Damiani nello stesso quartiere, l’edificio polifunzionale (Upim) a Santa Maria Maggiore nel 1965 e l’edificio polifunzionale a viale Regina Margherita via Morgagni nel 1967.

55 Pio Piacentini 1846-1928) Padre di Marcello. Palazzo delle Esposizioni in via Nazionale nel 1880-82, facciata Sud del Traforo di via Milano in collaborazione con Podesti, il ministero di Grazia e Giustizia nel 1913-20.

56 Gaetano Koch (Roma 1849- 1910) Famiglia di origine tirolese, nonno famoso pittore. Sistemazione generale di piazza Vittorio con gli edifici dei lati lunghi nel 1880-83, Palazzo e palazzina Piombino poi Margherita oggi ambasciata Usa nel 1895, sede ufficiale della Banca d'Italia in via Nazionale nel 1903, edifici dell'Esedra nell'attuale piazza della Repubblica nel 1898, albergo Majestic in via Veneto nel 1896.

57 Luigi Piccinato (Legnago, Verona 1899 - Roma 1983) architetto e urbanista, teorico della storia dell'architettura. Nel 1959 vinse il concorso per la stazione di Napoli, nel 1953 ha redatto il PRG di Matera, nel 1961 quello per lo stadio Adriatico di Pescara. Nel 1945 ha fondato con Zevi, Ridolfi e Nervi l'APAO l'Associazione per l'Architettura Organica che voleva portare in Italia le idee di Wright. Ha insegnato nelle Università di Napoli, Venezia e Roma. E' stato consigliere comunale a Roma per il PSI. Case in piazza Santa Maria Liberatrice - via Branca - via Vanvitelli, villini in via Monte Parioli.

58 Giuseppe Patroni Griffi (Napoli 1921 - Roma 2005) regista teatrale, drammaturgo e sceneggiatore, è stato direttore artistico del teatro Eliseo, allievo di Luchino Visconti.

59 Giovanni Battista Soria 1581-1651) architetto italiano attivo negli anni Venti e Trenta del secolo. Si è ispirato ai modelli del Vignola e di Maderno. Sua la chiesa di Santa Caterina a Magnanapoli, la facciata di Santa Maria della Vittoria, Santa Susanna, quella di San Crisogono a Trastevere. Il suo capolavoro resta la facciata di San Gregorio al Celio.

60 Romano Romanelli (Firenze 1882 – 1969) scultore, accademico d’Italia dal 1930, figlio d’arte, con l’avvento della Repubblica si ritirò nelle sue tenute in Somalia perché convinto monarchico. E’ sepolto a Firenze. E’ sua la statua a Scanderbeg in piazza Albania a Roma e la statua di Gesù Divin Maestro sull’entrata laterale della Cappella Universitaria alla Sapienza.

61 Carlo Marchionni. (Roma 1702 – 1786) Architetto e scultore. Allievo di Barigioni. Tra le sue sculture, intonate a un’eleganza trattenuta propria del tardo barocco romano, ricordiamo in Santa Maria Sopra Minerva il monumento funebre a Benedetto XIII, progettò la sagrestia di San Pietro, il palazzo e il caffeaus di villa Albani Torlonia.

62 Domenichino Domenico Zampieri detto (Bologna 1581 - Napoli 1641) pittore. Chiarezza compositiva, moderazione cromatica e meditazione sull'antico rendono la sua opera realizzazione esemplare di classicismo seicentesco. Famosi i paesaggi con scene mitologiche, le "Storie di Santa Cecilia" in San Luigi de Francesi del 1614, gli affreschi nell'abbazia di San Nilo a Grottaferrata. Suoi gli affreschi nei pennacchi della cupola di Sant'Andrea della Valle. Alla Galleria Borghese "La caccia di Diana", il "Guado" alla galleria Doria e "La fuga in Egitto" al Louvre. “La sibilla Cumana” ai Capitolini.

63 Alessandro Algardi Bologna 1598 - Roma 1654) scultore e celebre restauratore di statue antiche soprattutto per incarico di Ludovico Ludovisi, oggi tutti i suoi lavori si trovano a palazzo Altemps. Celebre la statua in bronzo di Innocenzo X al Campidoglio e la tomba di Leone XI in San Pietro e il Casino Algardi all'interno di villa Pamphili che oggi appartiene alla Presidenza del Consiglio dei

64 Vasanzio architetto del Seicento originario dei Paesi Bassi, ha italianizzato il suo nome Jan Van Santen di Utrecht (1550-1621). Allievo di Ponzio gli subentrò come architetto. Palazzo Pallavicini Rospigliosi sul Quirinale, villa Mondragone (sede della terza università di Roma) a Frascati, fontanone del Gianicolo su disegno di Ponzio. Il suo capolavoro resta il Casino di villaBorghese.

65 Carlo Maderno (Capolago 1556 - Roma 1629) Deve la sua fama ad aver progettato e realizzato la facciata e la navata trasversale della basilica di San Pietro. Sua anche la chiesa di Santa Susanna in via XX Settembre, san Giovanni de Fiorentini (dove è sepolto) e sant'Andrea della Valle. Cappella Salviati in San Gregorio al Celio.

66 Guido Reni Bologna 1575-1642) pittore e incisore, si accostò ventenne all'Accademia dei Carracci. Sue opere nei principali musei del mondo. San Michele Arcangelo nella chiesa romana di Santa Maria della Concezione, il Suicidio di Cleopatra nella pinacoteca Capitolina, Atalanta e Ippomene al museo di Capodimonte a Napoli (1615-20) che è considerato il suo capolavoro, l'Aurora al palazzo Rospigliosi di Roma. Una sala gli è dedicata al museo Nazionale d'Arte Antica a palazzo Barberini: Santa Maria Maddalena Penitente e Beatrice Cenci. Nella chiesa della Trinità dei Pellegrini al rione Regola sull'altare maggiore "La Trinità" grande pala realizzata in soli 27 giorni su commissione di Ludovico Ludovisi.

67 Dioscuri Castore e Polluce, personaggi della mitologia greca, etrusca e romana. Figli di Zeus e Leda, oppure di Tindaro e Leda quando la leggenda li considera nati da padre umano, detti anche Castori o Gemini o Tindaridi. Castore era domatore di cavalli e Polluce era ottimo pugile. Erano considerati protettori dei naviganti durante le tempeste e associati alla costellazione dei Gemelli. Loro statue sulla cordonata del Campidoglio. Altre in bronzo davanti al palazzo Reale di Torino.

68 Raffaele Stern (Roma 1774-1820) architetto, famoso per aver restaurato monumenti antichi, come il Colosseo, dove bloccò lo sperone che minacciava di franare sul lato del Celio, isolò l’Arco di Tito, opera continuata dal Valadier. Progettò l’adattamento del palazzo del quirinale a palazzo imperiale per Napoleone. Progettò il braccio nuovo del Museo Chiaramonti in Vaticano con la consulenza di Canova. Docente all’Accademia di San Luca.

69 Gae Aulenti (Palazzolo della Stella, Udine 1927 - Milano 31 ottobre 2012) Si laurea in architettura al Politecnico di Milano nel 1953, due anni dopo redattrice della rivista Casabella. Museo d'Orsay a Parigi (1980-86), Museo Nazionale d'Arte Catalana a Barcellona (1985-2004), New Asian Art Museum a San Francisco, piazzale Cadorna e facciata della sede delle Ferrovie Nord a Milano. Istituto Italiano di Cultura a Tokyo, Stazione Metropolitana, museo e Dante in piazza Cavour a Napoli (1999-2002), Palasport per pattinaggio artistico a Torino (2005). Scuderie del Quirinale a Roma

70 Mascherino Ottaviano Nonni detto. (Bologna 1536 – Roma 1606) architetto di scuola romana, allievo del Vignola, è ricordato per la scala elicoidale nel palazzo del Quirinale (realizzata durante il pontificato di Gregorio XIII). Ha progettato la Chiesa di San Salvatore in Lauro (1591), la chiesa di Santa Maria in Traspontina, nella chiesa di San Silvestro al Quirinale la cappella Bandini. A Manziana il palazzo e la piazza con fontana.

71 Raffaello Romanelli Firenze 1882 – 1969) scultore, accademico d’Italia dal 1930, figlio d’arte, con l’avvento della Repubblica si ritirò nelle sue tenute in Somalia perché convinto monarchico. E’ sepolto a Firenze. E’ sua la statua a Scanderbeg in piazza Albania a Roma e la statua di Gesù Divin Maestro sull’entrata laterale della Cappella Universitaria alla Sapienza.

72 Innocenzo X Giovanni Battista Pamphili, Papa dal 1644 al 1655. Nunzio in Francia e Spagna, cardinale dal 1629, cercò di rafforzare lo Stato della Chiesa mantenendone l'autonomia. Protesse gli artisti, tra questi Bernini e Borromini. Lottò contro i Barberini del predecessore Urbano VIII. Condannò Giansenio, fu attivo nella Controriforma. La cognata donna Olimpia Maidalchini detta la Pimpaccia curò i suoi interessi e venne odiata dal popolo come testimonia Pasquino. Incaricò il Bernini di progettare la chiesa di Sant'Andrea al Quirinale, la fontana dei Quattro Fiumi in piazza Navona.

73 Borgognone (1621-1675) pittore francese noto in Italia come Giacomo Cortese. La sua formazione artistica è essenzialmente italiana visse in Italia, a Roma si accostò alla lezione accademica del Reni e a Pietro da Cortona. “Miracolo dei pani e dei pesci” in Santa Croce.

74 San Francesco Saverio missionario gesuita spagnolo, proclamato santo nel 1622 da Gregorio XV, il suo culto è ammesso dalla chiesa anglicana. E' vissuto nella prima metà del Cinquecento, è morto in India, la sua tomba nella cattedrale di Goa.

75 Stanislao Kostka gesuita polacco proclamato santo da papa Benedetto XIII nel 1726, è morto a soli 18 anni. Di nobile famiglia, è vissuto tra il 1550 e il 1568.

76 Carlo Maratta (Camerano, Ancona 1625 - Roma 1713) Pittore. La sua produzione è caratterizzata da un suggestivo accademismo, realizzò grandi tele a soggetto religioso come l'Immacolata Concezione a Siena in Sant'Agostino, oppure la Morte di San Francesco Saverio a Roma nella chiesa del Gesù e ancora, la Madonna in Gloria a Roma in Santa Maria del Popolo. Sua la "Fuga in Egitto" nella chiesa di Santa Maria in Trastevere. Ha realizzato vasti affreschi celebrativi a Roma nel palazzo Altieri e a Frascati in villa Falconieri.

77 Carlo Emanuele IV di Savoia, detto l'Esiliato. Fu re di Sardegna dal 1796 al 1802. Scacciato dai francesi la sua sovranità rimase limitata alla sola Sardegna. Dopo la morte della moglie entrò nel noviziato dei gesuiti, abdicò in palazzo Colonna a Roma in favore del fratello Vittorio Emanuele I. Morì nel noviziato annesso a questa chiesa.

78 Carlo Borromeo (Arona 1538 - Milano 1584) arcivescovo di Milano e cardinale. Canonizzato nel 1610 da papa Paolo V. E’ considerato tra i massimi riformatori della chiesa cattolica nel Cinquecento con Sant’Ignazio e San Filippo Neri. Sua la proposta, accolta dal concilio di Trento di istituire i Seminari per la formazione dei presbiteri. Era nipote, per parte di madre, di papa Pio IV. Da non confondere con Federico Borromeo (1564-1631) citato nei Promessi Sposi, arcivescovo di Milano dal 1595.

79 Antonio Raggi detto il Lombardo, scultore seicentesco originario del Canton Ticino, fu il principale collaboratore del Bernini per circa 30 anni. Suo il gruppo "Noli me tangere" nella chiesa di San Sisto Nuovo (largo Magnanapoli). E' autore del Danubio nella fontana dei Fiumi a piazza Navona. Oltre all'Angelo con la colonna della flagellazione sul ponte di Castel Sant'Angelo.

 

80 Raffaele de Vico. Parco di Villa Glori nel 1924, giardino di piazza Mazzini nel 1925, monumento ai Caduti della Prima Guerra Mondiale al Verano nel 1926, il serbatoio dell'Acqua a Porta Maggiore nel 1927, ingresso di Colle Oppio, serbatoio dell'acqua dello zoo, sistemazione ampliamento dello zoo, parco Nemorense in piazza Crati nel 1930, parco Savello all'Aventino nel 1932, uccelliera dello zoo nel 1935, sistemazione arborea dei giardini del laghetto dell'Eur nel 1960.

81 Fortunato Mizzi (1844-1905) Uomo politico maltese, strenuo sostenitore dell’italianità di Malta. Avvocato, fondò il giornale Malta. Malta è indipendente dal 1964.

82 Alfredo Oriani. Scrittore, storico e poeta nato a Faenza nel 1852, morto a Casola Valsenio nel 1909. La sua fama di scrittore si deve ai trattati di storia e politica come “Fino a Dogali” del 1889, in questa e nelle altre affermò la sua idea di stato forte che regola la vita sociale con ampi poteri. Tra le opere letterarie: Gelosia del 1894 e Vortice del 1899. Uno dei suoi ultimi lavori Bicicletta del 1902, una raccolta di novelle. La sua opera fu apprezzata da Benedetto Croce, il fascismo vide in lui un precursore. Mussolini curò l’edizione completa delle sue opere. A Roma gli era dedicato un istituto magistrale con sede a piazza Indipendenza 7 oggi Liceo Macchiavelli, esiste un Istituto Comprensivo e una piazza a Monteverde Vecchio.

83 Ercole Drei. (Faenza 1886 - Roma1973) Soprattutto scultore ma anche pittore e disegnatore. Studiò all'Accademia di Firenze dove insegnava Fattori. Dal 1913 a Roma, ha abitato a villa Strohl Fern dal 1921 alla morte. Prende parte alla Secessione Romana e alle Biennali di Venezia. Dopo la prima guerra mondiale rielabora alcuni soggetti in base ai canoni classici dell'essenzialità formale e dell'equilibrio compositivo. Bassorilievi per il ponte Duca d'Aosta a Roma, la stele per il lavoro nei campi nel giardino dell'Eur, il Seminatore alla Galleria d'Arte Moderna di Roma Capitale. Presente alla Quadriennale romana. Sue opere nella chiesa di Don Bosco a Roma, per la facciata della galleria Colonna.

84 Antonio Munoz (1884-1960) architetto e storico dell'arte, fu sovrintendente alle antichità del Lazio, a lui si deve la sistemazione di diverse zone del centro storico durante gli sventramenti del fascismo: via dell'Impero, via dei Trionfi, largo Argentina, mausoleo di Augusto. La sua opera più importante fu il restauro di Santa Sabina. Fu primo direttore del museo di Roma a via dei Cerchi. Restaurò molte chiese di Roma.

85 Un ettaro = 10.000 mq.

86 Raffaele De Vico A lui si deve la sistemazione del parco di Villa Glori, il giardino di piazza Mancini, il monumento ai caduti della I guerra mondiale al Verano. Il serbatoio dell'Acqua a Porta Maggiore, l'ingresso al Giardino Zoologico, il parco Virgiliano il parco Savello e i giardini del laghetto dell'Eur.

87 Tito (79-81) Definito "delizia del genere umano". Figlio di Vespasiano, di lui resta l'Arco nel Foro Romano. Durante il suo impero l'eruzione del Vesuvio causò la distruzione di Pompei. Prima di diventare imperatore aveva condotto la repressione della rivolta giudaica conclusasi con la distruzione di Gerusalemme (70). Inizia la diaspora. Portò a termine la costruzione del Colosseo.

88 Traiano (98-117) Con lui l'impero romano raggiunse la massima estensione. Nativo della Spagna, fu il primo imperatore non italiano. Resse l'impero con senso di giustizia e conducendo vittoriose campagne militari. Di lui ci resta il Foro con la colonna e il Mercato.

89 Giuseppe Perugini 1914) Mausoleo (con Nello Aprile e Mario Fiorentini) e Museo delle Fosse Ardeatine, quartiere INA Casa Tuscolano e quartiere INA Casa Acilia sulla via del Mare con altri, le Nuove Preture a piazzale Clodio con Monteduro nel 1960, la ristrutturazione dell'hotel Raphael in largo Febo, l'hotel Delta in via Labicana nel 1975 con Tonelli. Casa sperimentale a Fregene in via Porto Azzurro 57, fine anni Sessanta.

90 Ospedale San Giovanni. La data è presa dalla Guida Rossa del Tci1993, invece la Guida Rossa del Tci del 1968 riporta la data del 1398, il sito internet dell’Ospedale San Giovanni Addolorata parla del 1338.

91 Carlo Rainaldi. (Roma 1611-1691) Autore della facciata della chiesa di Santa Maria in Campitelli e dell'abside di Santa Maria Maggiore. Facciata di Sant'Andrea della Valle. La chiesa del Suffragio in via Giulia, la cappella Spada nella Chiesa Nuova, la tomba di Clemente IX in Vaticano. Presentò un progetto per il Louvre.

Collaborò con il padre Girolamo (Roma 1570-1655 catafalco per Alessandro Farnese al Gesù e a Sisto V in Vaticano, chiesa di santa Teresa a Caprarola e santa Lucia a Bologna, tomba Sfrondati in Santa Cecilia in Trastevere) sia nel Palazzo Nuovo al Campidoglio che nel palazzo Pamphili in piazza Navona. Suo il progetto delle chiese gemelle di piazza del Popolo

92 Giovanni Antonio De Rossi. (1616-1695) è un architetto simbolo del barocco romano, le sue opere principali sono la cappella del Monte dei Pegni e il palazzo Altieri. Con Bernini ha sovrainteso ai lavori di costruzione del palazzo Pontificio a Castel Gandolfo, ha ristrutturato le mura di Roma tra porta Portese e porta San Pancrazio, palazzo Bonaparte in piazza Venezia.

93 Tutte le notizie di questo paragrafo, riferite all’area archeologica di San Giovanni da: annazelli.com.

94 Domenico Fontana (Melide, Canton Ticino 1543 - Napoli 1607) è l'architetto che rialzò gli antichi obelischi, spicca l'episodio dell'erezione dell'obelisco vaticano, per Sisto V iniziò il rinnovamento di Roma, progettando nuove arterie stradali come via Sistina e le strade che portano a Santa Maria Maggiore. A Napoli costruì il palazzo Reale.

95 Trattato del Laterano fu firmato dal capo di governo italiano Benito Mussolini e dal cardinale segretario di Stato Pietro Gasparri.

96 Agostino Vallini nato a Poli nel 1940, sacerdote dal 1964, vescovo dal 1989, cardinale dal 2006, dal giugno 2008 è cardinale vicario della diocesi di Roma.

97 Parasanga antica unità di misura lineare persiana utilizzata anche in Egitto e presso altri popoli del Medio Orinete. Corrisponde a circa Km 6.

98 Antonio Tempesta (Firenze 1555 - Roma 1630) pittore e incisore del primo periodo del barocco. Collaborò alla decorazione di palazzo Vecchio. Trasferitosi a Roma lavorò per papa Gregorio XIII affrescando alcune mappe della Sala delle Carte Geografiche in Vaticano, tra cui quella famosa di Roma 1593. Sue opere a San Giovanni de Fiorentini e a palazzo Farnese di Caprarola. Tornato a Firenze lavorò agli Uffizi alla decorazione dei soffitti. Tornato a Roma si dedicò alle illustrazioni, celeberrime le 150 della Bibbia, detta "del Tempesta". Suoi disegni al Louvre, al museo di Berlino, alla National Gallery di Edimburgo.

99 Bernardo Rossellino (Bernardo di Matteo Gamberelli o Gambarelli, Settignano 1409 - Firenze 1464) architetto e scultore. E' fratello di Antonio anch'egli artista. Fu lui a codificare il genere della tomba umanistica volta a celebrare il defunto laico per le sue opere terrene (monumento a Leonardo Bruni in Santa Croce a Firenze). Il suo più importante contributo architettonico è nella piazza di Pienza, fu il continuatore di Leon Battista Alberti.

100 Pomarancio (Pomarance PI 1530-1597 circa), padre di Antonio, suoi gli affreschi del Belvedere in Vaticano tra i primi lavori. Lo troviamo a Orvieto nella Cattedrale, Umbertide, Città di Castello e Città della Pieve. Lavorò tra il 1582 e il 1583 nella chiesa di Santo Stefano Rotondo al Celio per realizzare le 24 scene del martirio del santo titolare in toni di giallo da imitare rilievi scultorei. E' documentata la sua presenza all'abbazia di Valvisciolo presso Sermoneta.

101 Luca Carimini (Roma 1830 - 1890) appartenente a una famiglia di scalpellini. Sue Sant'Ivo de Bretoni, il Collegio Canadese, il Collegio Francese, la Cappella del Crocefisso in Santi Apostoli.

102 Panella. Tutte le notizie da Repubblica, cronaca di Roma del 22.11.15, pag. VIII e dal sito internet panellaroma.com.

103 Luca Carimini (Roma 1830-1890) architetto autore della chiesa di Sant'Antonio a via Merulana, sant'Ivo dei Bretoni presso via della Scrofa. Si è ispirato all'arte quattrocentesca.